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  DISCORSO DI SUA SANTITÀ PIO XII
AD UN GRUPPO DI PARLAMENTARI D'ITALIA
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Mercoledì, 13 dicembre 1950

 

La visita, che oggi riceviamo, di un folto gruppo di dirigenti la cosa pubblica d'Italia nel Senato e nella Camera dei Deputati, è omaggio di cui Ci gode l'animo di rilevare la particolare importanza, soprattutto nelle circostanze che l'accompagnano.

La vostra premurosa venuta e la cordiale accoglienza Nostra non hanno nè possono avere che un solo significato: da parte vostra, dare al Vicario di Cristo un pubblico attestato di quella fede che vi ha condotti a partecipare alle grazie straordinarie dell'Anno Santo; da parte Nostra, dirvi con quale viva sollecitudine seguiamo la vostra grave e delicata fatica, e — lasciateCi aggiungere — la Nostra compiacenza per lo zelo che voi mostrate nell'adempimento dei vostri ardui doveri e per la coscienza religiosa, con cui tanta parte delle due Camere veglia sui problemi dello spirito e promuove le opere morali e sociali, imperiosamente richieste dalla tormentata ora presente. Di questa vostra coscienza religiosa Ci è chiara testimonianza la vostra presenza e il desiderio che essa Ci esprime di una Nostra parola.

Chiunque, ai giorni nostri, è chiamato a collaborare nell'opera legislativa, assume con ciò stesso un ufficio, da cui dipendono spesso la vita o la morte, la contentezza o la esacerbazione, il progresso o il decadimento d'innumerevoli esseri umani. Dal momento in cui depongono la loro scheda nell'urna, migliaia di elettori mettono la loro sorte nelle vostre mani. Per la durata della legislatura, la loro felicità o infelicità, la loro prosperità economica, sociale, culturale, spirituale, sono, più o meno definitivamente, sospese al voto affermativo o negativo, che voi date alle proposte di legge, le quali formano oggetto delle vostre discussioni e deliberazioni.

È per questo che voi, pur associati in sincera volontà per il bene della Nazione, andate sperimentando, come pochi altri, l'inferiorità dell'uomo ai doveri della vita specialmente pubblica, e che non vi è superiorità d'ingegno, profondità di scienza, vastità di coltura, singolarità di doti, che garantisca, in così complessa concorrenza di uffici, il necessario favorevole successo ai fini del buon governo dello Stato. Voi sentite come questo non si regge con le sole forze umane, ma occorre lume di sapienza dall'alto, affinchè qualunque cosa facciate nell'interesse del Paese, sia in voi constantemente virtù, probità, integrità, e a quella dedichiate interamente voi stessi, lasciando da parte ogni mira personale.

A voi, come a quanti sono collocati in posizione di superiorità e di comando, possono applicarsi le parole di Gesù Cristo : « Filius hominis non venit ministrari, sed ministrare » (Matth. 20, 28): la superiorità è un servizio, il comando non un arbitrio, ma un atto di ubbidienza alle leggi eterne della verità e della giustizia.

E voi sentite altresì — come tutti debbono sentire — quanta forza occorra da Dio, per reagire fermamente, nell'esercizio del dovere, contro l'egoismo e l'orgoglio, e proporre sempre ai vantaggi particolari — dell'individuo del gruppo, del partito — i vantaggi comuni, e ciò unicamente al lume della giustizia, della carità, della fede.

A voi pertanto è doveroso tener presente, nel travaglio della vostra missione e della vostra responsabilità, l'avvertimento del Salmo, confortato dalla esperienza universale : « Se il Signore non edifica la casa, invano si affaticano gli edificatori. - Se il Signore non custodisce la città, invano veglia il custode » (Ps. 126, 1).

Questa superna assistenza voi siete venuti a implorare da Dio con la vostra manifestazione collettiva di fede e di pietà religiosa mentre è vicino a chiudersi l'Anno Santo.

E noi, interpretando il vostro pensiero, chiediamo al Signore che l'indulgenza di questo gran Giubileo, così fruttuoso per tutti e così consolante per Noi, si effettui per le vostre persone e per l'Italia in ogni sorta di grazie; che per la divina assistenza e per la vostra saggezza siano resi meno duri alla Patria i trepidi giorni che essa con tutto il mondo attraversa; che questo diletto popolo sia con tutti i popoli fratelli salvo, oggi e sempre, dalla calamità di nuove guerre, per attuare, in una pace feconda di lavoro e di civile progresso, i fini terreni ed eterni della umanità redenta da Cristo.

Con questi sensi, raccogliendo nel Nostro cuore i voti e le preghiere di ciascuno di voi, impartiamo con affetto a voi stessi, alle vostre famiglie, alle popolazioni dalle quali avete ricevuto il man dato parlamentare, la Nostra paterna Apostolica Benedizione.


*Discorsi e Radiomessaggi di Sua Santità Pio XII, XII,
 Dodicesimo anno di Pontificato, 2 marzo 1950 - 1° marzo 1951, pp. 369 - 370
 Tipografia Poliglotta Vaticana

 



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