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DISCORSO DI SUA SANTITÀ PIO PP. XII
ALLA GRANDE FAMIGLIA
DEL TERZ'ORDINE FRANCESCANO D'ITALIA*

Basilica Vaticana - Domenica, 1° luglio 1956

 

Nel darvi il Nostro affettuoso benvenuto, diletti figli, dirigenti, religiosi, confratelli e consorelle del Terzo Ordine Francescano d'Italia, Noi vogliamo anzitutto manifestarvi la osta gioia per la felice ripresa della vostra vita e della vostra azione individuale e collettiva, oltre che per lo spirito di concordia che regna fra voi. Leggendo la vostra storia, si rimane quasi attoniti nel vedere quanti e quali fiori di santificazione, quanti e quali frutti di opere apostoliche sono germogliati e maturati nei tre rami del vegeto e robusto tronco francescano. Dal beato Lucchesio fino agli innumerevoli laici di ogni condirione, a sacerdoti, a Vescovi, a Romani Pontefici, è una vera moltitudine di anime che attribuirono al Terz'Ordine gran parte dello spirito che li animava a muoversi nella via della perfezione. Nè meno sorprendente è la storia delle loro opere, dirette al riordinamento religioso, morale, sociale, e politico della società.

Dopo la provvidenziale istituzione del vostro Terz'Ordine, tutto pervaso dello spirito e della dottrina del Serafico fondatore e che fu subito arra di santificazione per tanti cuori, se non mancarono col volgere degli anni periodi di crisi e di minor fervore, la sua azione fu pur sempre notevole ed efficace. In tempi di lotte e di vendette i Terziari si fecero promotori di concordia e di pace; contro gli abusi dei signori feudali operarono con prudente ardimento, a vantaggio e a difesa delle classi più umili; per diminuire e, in quanto era possibile, per distruggere gli effetti delle eresie e degli scismi, praticarono e predicarono l'assoluta fedeltà alla Chiesa e al suo Capo visibile; per porre un argine al dilagare delle ingiustizie, delle prepotenze, delle rapine, diedero esempio di distacco da ricchezze, vanità ed onori. Si può ben dire che, ogniqualvolta la Chiesa chiamò a raccolta i suoi figli per un'opera di rinnovamento organico e profondo, li trovò pronti a cooperare, affinché i comuni sforzi non fossero vani. Per questo non è mancato a voi l'appoggio e la benedizione dei Romani Pontefici — da Onorio III, che, dicesi, ne approvò vivae vocis oraculo la regola, a Gregorio IX, grande amico del vostro Santo Patriarca, fino a Leone XIII, il quale con la Costituzione Apostolica Misericors Dei Filius del 30 Maggio 1883 riformò la vostra regola, avendo però cura che in nulla rimanesse toccata l'intima natura dell'Ordine, al Santo Pio X, che si disse certo dell'efficace contributo dei Terziari nella restaurazione di tutte le cose in Cristo (Lett. Apost. 5 Maggio 1909), a Benedetto XV e a Pio XI, che riaffermarono la perenne modernità del Terz'Ordine. Anche Noi, in varie occasioni, abbiamo voluto lodare il vostro spirito e incoraggiare il vostro lavoro; e oggi siamo lieti di incontrarvi per rinnovare a tutti le Nostre congratulazioni, il Nostro augurio e la Nostra paterna esortazione. Ma Noi, come voi, chiediamo al Signore che lo splendore di tante vostre glorie non venga in alcun modo offuscato, che la fiducia della Chiesa in voi non sia mai resa vana. Anche per voi — come per altre Istituzioni — la recente guerra può aver causato sul principio un periodo di stasi organica e forse di raffreddamento spirituale; ma ora, come testimonia questa vostra magnifica adunata, voi avete ritrovato il primitivo fervore, per far del Terz'Ordine vostro una scuola di perfezione cristiana. di genuino spirito francescano; di azione ardita e pronta per la edificazione del Corpo di Cristo.

1° - Siate anzitutto una scuola di perfezione cristiana integrale.

Il Terz'Ordine Francescano nacque in cuore al vostro Serafico Padre il giorno in cui una schiera di anime, commosse e sospinte dalle parole di lui, chiesero di accompagnarlo nelle strade che egli percorreva, seguendo le orme di Cristo, nel cui nome andava ripetendo: « Siate perfetti » (Matth. 5, 48). Siccome non era possibile che tutti praticassero i consigli evangelici, Francesco ricordò che tutti, se lo avessero voluto, avrebbero potuto tendere alla perfezione dello stato, e conseguirla senza abbracciare lo stato di perfezione. Tutti avrebbero potuto, rinnegando sè stessi, essere docili strumenti nelle mani di Cristo: pronti a qualsiasi desiderio di Lui, a qualunque suo cenno. D: questa adesione completa, perenne, alla volontà di Dio, questa affettuosa ma forte dedizione a Lui e al suo volere, questa completezza e perfezione di vita alla luce del Vangelo. può essere di tutti i cristiani, ed è stata infatti di tanti in ogni epoca.

Il Terz'Ordine Francescano nacque per corrispondere a tale sete di eroismo in coloro, che dovevano restare nel mondo, ma non volevano essere del mondo. Il Terz'Ordine, dunque, vuole anime che nel loro stato anelino alla perfezione.

Voi siete un Ordine: Ordine laico, ma Ordine vero, Ordo veri nominis, come lo chiamò il Nostro Predecessore di s. m. Benedetto XV (Ep. Encycl. Sacra propediem 6 Ian. 1921). Non sarete, come è ovvio, un'assemblea di perfetti; ma dovete essere una scuola di perfezione cristiana. Senza questa risoluta volontà non si può convenientemente far parte di una così scelta e gloriosa milizia.

2° - Siate una scuola di genuino spirito francescano.

Mentre nessuno nutre dubbi sull'importanza del Terz'Ordine Francescano nel mondo presente, sono tuttavia note le sollecitudini che i Francescani più ferventi hanno circa la effettiva vitalità dei Terz'Ordini in Italia e all'estero: alcuni temono che essi non diano oggi le falangi di santi e di apostoli, che un giorno si mettevano al completo servizio della Chiesa.

Le ragioni di tale fenomeno sembra che vadano cercate — fra l'altro — in una minore efficienza dello spirito francescano in non pochi Terziari e, talvolta, perfino in alcuni Direttori. Lamentano cioè taluni che si rimanga sovente troppo nel generico, mentre non basta conoscere la vita del S. Patriarca e narrarla, per essere sicuri di formare sè stessi e soprattutto gli altri secondo la mentalità e il metodo francescano. Se questo fosse vero, bisognerebbe rimediare con prontezza; ricordate che il vostro Terz'Ordine non potrà fiorire e fruttificare, come nei tempi gloriosi, se non sarà pienamente imbevuto di vera e genuina spiritualità francescana.

Voi sapete che la spiritualità di un Santo è la sua particolare maniera di rappresentarsi Dio, di parlare di Lui, di andare a Lui, di trattare con Lui. Ogni Santo vede gli attributi di Dio attraverso quello che più medita, che più approfondisce, che più lo attrae e lo conquista. Una particolare virtù di Cristo è per ogni Santo l'ideale cui bisogna tendere, mentre tutti i Santi — anzi tutta la Chiesa — cercano di imitare tutto il Cristo. Anche perciò la Chiesa è, per così dire, il Cristo totale e i singoli cristiani — i singoli Santi — sono membra di Lui più o meno perfette.

Vi è dunque una dottrina francescana, secondo la quale è Santo, è grande, ma è soprattutto Bene, anzi il sommo Bene Per essa Dio è amore, che di amore vive, per amore crea, per amore si incarna e redime, cioè salva e santifica.

Vi è anche una maniera francescana di contemplare Gesù: l'incontro dell'Amore Increato con l'amore creato. E vi è altresì un modo di amarlo e di imitarlo: si vede infatti l'Uomo-Dio e si preferisce considerarlo nella Sua santissima Umanità, perché meglio lo mostra e quasi lo fa toccare. Di qui una devozione ardente verso l'Incarnazione e la Passione di Gesù, perchè lo fanno vedere, non tanto nella gloria, nell'onnipotente grandezza o nel trionfo eterno, quanto piuttosto nel Suo amore umano, così dolce nella culla e così doloroso sulla croce.

Vi è finalmente una maniera francescana di imitare Gesù. Il vostro Serafico Padre cercò e trovò nel Vangelo, aperto quasi a caso, tre parole del divino Maestro. La prima diceva: « Se vuoi esser perfetto, va, vendi ciò che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo » (Matth. 19, 2 I ) ; la seconda ammoniva: « Chi vuol venire dietro a me, rinunzi a sè stesso, prenda la sua croce e mi segua » (Matth. 16, 24); la terza, finalmente: « Non portate borsa, né sacca, nè sandali » (Luc. io, 4). Disse allora il Santo Patriarca: « Questa sarà la nostra Regola » (Anonim. Perus. c. 10 e 11).

Di qui la povertà francescana, che rifugge dal lusso e ama particolarmente ciò che meno appaga gli occhi e la vanità; di qui la semplicità francescana, che porta l'anima a cercare direttamente Dio, seguendo la via breve, la via semplice, considerando, cioè, meno la propria deformità e più la bellezza infinita di Dio; di qui la rinuncia francescana, totale, perenne, ma senza scosse, senza urti, senza rimpianti; rinunzia soave, fatta per amore a Gesù. Di qui la schietta letizia francescana, che non è l'allegria chiassosa, nè la risata scomposta, ma piuttosto il sorriso tranquillo, pieno di amabile serenità.

Di qui soprattutto la carità universale, che tutti e tutto vedendo in Dio, tutti e tutto ama in Lui e per Lui; di tutti e di tutto gode, godendo di Dio. Deus meus et omnia!

Di questo spirito francescano, di questa francescana visione della vita ha bisogno il mondo. A voi, diletti figli, spetta conoscerla a fondo, amarla con trasporto, soprattutto viverla con la perfezione che consente il vostro stato.

3° - Scuola di azione ardita e pronta per la edificazione del Corpo di Cristo.

Il vostro Terz'Ordine saprà anche essere un reparto scelto nel pacifico esercito laico, che oggi, come non mai, è schierato in campo per la difesa e la dilatazione del regno di Cristo nel inondo.

Nella chiesa di S. Damiano il Serafico Padre udì la voce del Crocifisso, che lo esortava a restaurare la sua casa, minacciante rovina. Difendere la Chiesa, sorreggere la Chiesa: ecco l'ansia di Francesco d'Assisi. Volete, diletti figli, essere degni del vostro Padre e Maestro?

Osservate i tempi presenti. Essi non sono dissimili, in alcuni aspetti, da quelli che videro nascere l'Ordine francescano. Noi ripetutamente abbiamo avvertito il mondo, affinché si fermi in tempo sull'orlo del precipizio; abbiamo invitato gli uomini a riflettere che non vi è genuina e durevole salvezza se non in Gesù; abbiamo fatto reiterati appelli a tutti i veri cristiani, perchè — messo da parte ciò che divide — operino arditamente e concordemente per vivificare e dilatare la Chiesa. Molti hanno risposto, molti — ne abbiamo ferma fiducia — risponderanno ancora: si accorgono gli uomini che, lontani da Cristo, non vi è che sconforto e danno. In tante parti del mondo fervono le opere sotto la guida dei sacri Pastori.

All'opera dunque anche voi, diletti figli. Ve lo dice Gesù per bocca del suo, sebbene indegno, Vicario. Accorrete tutti, portate aiuto al mondo. Sostenete la Chiesa, dove, se non mancano purtroppo, in alcuni suoi membri, l'errore ed il male, vi è però tanto eroismo, tanta santità!

Con tali sentimenti e mentre vi ringraziamo dei numerosi e piissimi doni coi quali avete accompagnato la vostra venuta, impartiamo di cuore a voi tutti, alle vostre famiglie e a tutta l'opera vostra, pegno dei più abbondanti favori celesti, la Nostra Apostolica Benedizione.


*Discorsi e Radiomessaggi di Sua Santità Pio XII, XVIII,
 Diciottesimo anno di Pontificato, 2 marzo 1956 - 1° marzo 1957, pp. 315 - 319
 Tipografia Poliglotta Vaticana

 



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