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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI VESCOVI DELLA CONFERENZA REGIONALE EPISCOPALE DI CINA
IN VISITA «AD LIMINA APOSTOLORUM»

Venerdì, 8 novembre 1985

 

Cari fratelli in Cristo.

Vi accolgo qui oggi nella grazia e nella pace di Dio nostro Padre e del Signore Gesù Cristo. Gli incontri coi miei fratelli nell’Episcopato, che vengono a Roma per visitare le tombe degli apostoli Pietro e Paolo e per raccontarmi le ansie e le speranze del loro ministero pastorale, sono fra i momenti più importanti e gratificanti del mio servizio di successore di Pietro.

Desidero condividere le vostre gioie e preoccupazioni, le vostre difficoltà e le più giuste speranze, per potervi aiutare e riconfermare nella fede.

1. Questa udienza ha luogo - ed è con grande piacere che richiamo il fatto - in seguito al significativo 125° anniversario dell’evangelizzazione di Taiwan, e durante gli intensi preparativi per il Simposio nazionale sull’evangelizzazione che voi avete saggiamente programmato per il 1987. Questo è un evento ecclesiale che produrrà ad ogni livello - diocesi, parrocchie, istituzioni e famiglie - una valutazione più profonda della parola di Dio e dell’insegnamento del Concilio per un’evangelizzazione più efficace dei vostri compatrioti.

2. Sì, come ben sapete, è alla grande famiglia cinese, così preminente per i suoi valori umani e culturali e per le sue tradizioni morali nobili, che sto pensando. Voi ne siete parte e ne condividete le più profonde aspirazioni a un processo e una prosperità autentici.

Voi siete chiamati ad essere portatori del messaggio di vita, e lo fate precisamente come Cinesi e come uomini che hanno sperimentato la consapevolezza che accettare la fede non implica in alcun modo l’abbandono della propria cultura né tanto meno una diminuzione della lealtà e dell’impegno al servizio del proprio Paese. Al contrario, la fede stimola i credenti ad offrire un contributo più umano e più qualificato. Le vostre comunità - e non si può qui essere immemori delle numerose e attive comunità della diaspora - hanno la responsabilità di dare, come affermò il mio predecessore Paolo VI “una più grande testimonianza comune a Cristo davanti a tutto il mondo” (Paolo VI, Evangelii nuntiandi, 77). E io aggiungo: voi, proprio per il fatto che siete Cinesi, siete naturali evangelizzatori della famiglia cinese.

3. La proclamazione della buona novella di Gesù Cristo, il Redentore dell’uomo, può illuminare la realtà umana dal suo interno, poiché “tramite la rivelazione del mistero del Padre e del suo amore, Cristo rivela l’uomo all’uomo stesso” (Gaudium et spes, 22).

Questa proclamazione non dovrà esprimersi in timido dialogo o con affermazioni rigide e arroganti, ma piuttosto nel modo così saggiamente indicatoci dal Concilio: come Cristo stesso, “così anche i suoi discepoli, profondamente penetrati dallo Spirito di Cristo, dovrebbero conoscere le persone in mezzo alle quali essi vivono, ed entrare in conflitto con loro. Essi stessi possono imparare, tramite un dialogo paziente e sincero, quali tesori un Dio generoso ha distribuito fra le nazioni della terra. Ma allo stesso tempo, cerchino di illuminare questi tesori con la luce del Vangelo, per liberarli, e per condurli sotto il dominio di Dio loro Salvatore” (Ad gentes, 11).

Nella significativa opera di evangelizzazione che la Comunità Cattolica di Taiwan ha deciso di intraprendere a beneficio di tutti i fratelli dell’Isola, deve essere data preminenza a questa proclamazione fondamentale legata alla salvezza della persona, che richiede inoltre la promozione autenticamente umana di tutti gli aspetti che contribuiscono a formare la vita.

So che a questo riguardo siete giustamente preoccupati per certe situazioni connesse con le ambiguità del progresso economico raggiunto dai vostri compatrioti. Questo progresso infatti è accompagnato da ovvie forme di consumismo e di materialismo pratico che hanno portato a un marcato indebolimento dei valori morali e, in alcuni casi, dei valori tradizionali e culturali che sono la vera anima del vostro popolo.

4. Cari fratelli, la Chiesa esamina attentamente queste situazioni, che stimolano la sua vocazione di servizio e che esigono una risposta che raggiunga veramente il profondo del cuore umano, con tutti i suoi bisogni più autentici. Apprezzando le elevate tradizioni culturali della famiglia cinese e seguendo con coraggioso discernimento i segni dei tempi, con grande fiducia in Cristo Signore, la Chiesa deve essere sempre pronta a promuovere la dignità di ogni persona e ad assicurare il rispetto e la difesa della vita umana.

Voi sapete bene che, nell’attuale contesto sociale e culturale, l’opera di evangelizzazione non può essere compiuta solo seguendo i metodi del passato, per buoni che possano essere stati. La Chiesa deve anche avere il coraggio di escogitare nuovi metodi, rimanendo sempre disposta, in non pochi casi, a tornare alle attività proprie della prima proclamazione apostolica.

Questo nuovo impegno, che avete così opportunamente deciso in comunione con i vostri collaboratori più stretti - siano essi sacerdoti, religiosi o laici - è diventato così pressante e urgente da richiedere un autentico stile missionario.

Da una parte, c’è bisogno di fedeltà alla Parola di vita così come è stata preservata e trasmessa dalla Chiesa. “Ai successori degli apostoli, la tradizione sacra consegna la Parola di Dio nella sua purezza, così come fu affidata agli apostoli da Cristo Signore e dallo Spirito Santo. Così, guidati dalla luce dello Spirito di Verità, questi successori potranno, nella loro predicazione, conservare fedelmente la Parola di Dio, spiegarla e diffonderla” (Dei Verbum, 9).

D’altra parte, occorre procedere con un apostolato che sia vigorosamente rinnovato e cioè che sia creativo e coraggioso.

5. A questo proposito, sarebbe utile dare nuovo impulso a tutti i centri di educazione e formazione. In essi dovrebbe essere data sempre più enfasi al fatto che solo la considerazione per la dimensione spirituale e religiosa dell’uomo può evitarne con certezza una definizione parziale e incompleta. Tali definizioni, infatti, conducono a progetti di sviluppo che distruggono l’animo dell’uomo e le sue aspirazioni più autentiche.

Sono a conoscenza delle meritorie attività culturali dell’Università Fu Jen, che in precedenza sperimentò lo zelo instancabile del defunto Cardinale Yu Pin ed è ora affidata alle cure attente e diligenti dell’attuale rettore, il caro arcivescovo Stanislaus Lokuang. La Chiesa guarda con notevole interesse a questo strumento importante nella formazione delle persone di oggi: la formazione delle loro coscienze al bene, a uno spirito di servizio, al senso di disciplina, alla correttezza etica in ogni campo d’azione. Tutti questi non sono che aspetti di sensibilità morale, già riconosciuti come valori dall’Umanesimo tradizionale cinese.

Questo Centro di studi superiori sarà un luogo d’incontro, speciale e di alto livello, fra il messaggio di salvezza nelle sue molteplici espressioni e la nobile cultura cinese, poiché potrà trarre vantaggio dal contributo di docenti ed esperti. Ciò è richiesto dalla sublime natura del messaggio evangelico, così come dalla dignità e nobiltà delle tradizioni e dei valori umani, propri della cultura cinese.

6. Un ruolo speciale in questa importante missione evangelizzatrice occupa il laicato cristiano, che, in virtù del Battesimo e della Confermazione, gioca una parte completa nella missione della Chiesa. Non dobbiamo mai cessare di ricordare a noi stessi e a loro ciò che Cristo Signore disse ai suoi discepoli: “Voi siete la luce del mondo. Risplenda la vostra luce davanti agli uomini affinché vedano le vostre opere buone e glorifichino il Padre vostro che è nei cieli” (Mt 5, 14-16). Sarebbe anche appropriato un riferimento alle parole illuminanti del Concilio, ispirate da questo brano evangelico, per trattare il tema dell’apostolato dei laici e della missione che li rende compartecipi della vita della Chiesa e del servizio alla società (cf. Apostolicam actuositatem, 6).

E se mai fosse necessario, il mio predecessore Paolo VI, nella sua esortazione apostolica Evangelii nuntiandi, così ha definito le diverse sfere dell’apostolato: “Il vasto e complesso mondo della politica, dell’economia e del sociale, ma anche il mondo della cultura, delle scienze e dell’arte, della vita internazionale e dei mass media. Esso include anche altre realtà aperte all’evangelizzazione, quali l’amore umano, la famiglia, l’educazione dei bambini e degli adolescenti, il lavoro, la sofferenza”. E conclude: “Più ci saranno laici di ispirazione evangelica impegnati in queste realtà, chiaramente coinvolti in esse, impegnati a promuoverle e consci delle necessità di impiegare a pieno le loro energie cristiane, spesso sepolte e soffocate, più tali realtà saranno al servizio del Regno di Dio e perciò della salvezza in Gesù Cristo” (Paolo VI, Evangelii nuntiandi, 70).

7. Cari fratelli, questo incontro con voi, vescovi della Conferenza Regionale Episcopale di Cina, non può che richiamarci alla memoria i molti confratelli, vinti nella nostra stessa fede, che sono chiamati a testimoniare la Parola di Dio sul vasto suolo cinese.

Quella Chiesa, a me così cara, è continuamente presente nel mio animo; e ogni giorno imploro lo Spirito affinché venga presto quel giorno in cui, rimossi gli ostacoli di ogni genere, ci sarà il momento desiderato della comunione vissuta pienamente, espressa e goduta.

Nel frattempo a noi è affidata la missione fruttuosa di pregare per quelle comunità, perché la loro fede nel Redentore dell’umanità possa essere sperimentata con vitalità e profondità, nella comunione dell’unica Chiesa santa, cattolica e apostolica che trova in Pietro e nei suoi successori la “sorgente costante e visibile e il fondamento dei vescovi e dell’intera compagnia dei fedeli” (Lumen gentium, 23).

Sì, come sapete, è questione di un legame che unisca ogni Chiesa locale con il Papa e con le comunità cattoliche di tutte le altre nazioni, legame che è essenziale per la fede dei cattolici. La coscienza di questo legame non diminuisce la realtà delle Chiese locali, ma la illumina e ne aumenta il significato; infatti, incoraggiando e promuovendo una sempre più ricca e matura accettazione, da parte di vescovi, sacerdoti e laici, della loro responsabilità, essa offre alle Chiese locali l’occasione e la gioia della corresponsabilità nella vita della Chiesa universale.

Allo stesso tempo, dovremo chiedere al Datore di ogni dono perfetto che la capacità dei nostri fratelli e sorelle ad amare, resa ancora più pura attraverso prove e sofferenze, possa estendersi al bisogno di benessere e di progresso del loro Paese, e ancora, che essi diano un contributo generoso e adeguato a livello di competenza, impegno, amore patriottico e integrità.

Anche per i confratelli Cinesi che vivono nei diversi Paesi del mondo, voi certamente chiedete al Signore ogni prosperità e benessere, e sperate che essi si impegnino in una sempre maggiore cooperazione all’evangelizzazione di chi con loro condivide un’origine e un’eredità culturale comuni.

8. Al termine dell’udienza dello scorso anno, io vi affidai, come Pastori della Chiesa di Taiwan, il compito di essere una testimonianza vivente di fede, per i vostri confratelli della Cina continentale. So che l’invito ha riecheggiato profondamente nei vostri cuori di vescovi e nelle comunità affidate alle vostre cure pastorali. Rendiamo grazie al Signore Gesù, affidandoci ancora più totalmente alla sua guida per scoprire e quindi realizzare i suoi disegni imperscrutabili.

Voi siete chiamati ad essere testimoni della fede, nella costruzione di una Chiesa che, autenticamente cinese, sia completamente dedita a servire l’uomo, ciascun individuo, alla luce della Parola di Dio e in comunione con la Chiesa universale, “cum Petro et sub Petro”. Maria, Madre e Regina della Cina, accolga questi desideri e le nostre decisioni e ottenga dal Padre la loro totale realizzazione.



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