Index   Back Top Print

[ IT ]

DISCORSO DEL SANTO PADRE PAOLO VI
ALLE MISSIONARIE DELL’ISTITUTO SECOLARE
DELLA REGALITÀ DI NOSTRO SIGNORE GESÙ CRISTO

Domenica, 2 agosto 1970

 

Carissime Missionarie
della Regalità di Cristo!

Grande compiacimento ci procura, oggi, la vostra presenza, per l’occasione, il significato, l’importanza di questo incontro. Si è infatti compiuto il cinquantesimo anniversario di fondazione dell’Istituto; è come un riandare alle origini, per trarne ispirazione e incoraggiamento; ed è un protendersi verso il futuro, col rinnovato impegno di vivere sempre più a fondo l’ideale della vostra consacrazione nel mondo, e di irradiarlo sempre più attorno a voi. Il vostro pensiero è proteso verso quel 19 novembre del 1919, quando le prime dodici componenti della vostra incipiente famiglia si consacrarono al Signore nella chiesa di San Damiano, ad Assisi, in quella fatidica oasi di spiritualità e di memorie francescane: era uno dei primi abbozzi di quegli Istituti Secolari che, allora agli albori, ebbero nel nostro secolo una luminosa affermazione. Sappiamo bene che le Missionarie della Regalità, da dodici che erano cinquant’anni fa, sono ora divenute circa quattromila, sparse in Italia e in tutto il mondo. La fisionomia dell’Istituto, la saggezza sobria e profonda alla vita interiore congiunta con l’azione apostolica, il bene compiuto hanno fatto sì che esso si estendesse con così ampio raggio, tanto da dimostrare la bontà dei suoi fini, e la ricchezza dei suoi motivi ispiratori.

Di tutto questo Ci rallegriamo vivamente; e pensiamo commossi con voi a quelle due anime grandi, oggi spiritualmente esultanti in mezzo a noi, che furono artefici, pur in mezzo a gravi difficoltà, della fondazione e dell’incremento dell’Istituto: Padre Agostino Gemelli O.F.M. e Armida Barelli, la cui memoria è per voi in benedizione, oltre che per i validissimi meriti acquistati rispettivamente nella vita culturale e nell’Azione Cattolica Italiana. Quegli spiriti nobilissimi seppero prevedere con intuito profetico le nuove responsabilità e i nuovi compiti apostolici, a cui erano chiamati i laici consacrati in seno alla Chiesa, pur restando ciascuno al suo posto di attività.
Le aspirazioni di quei due grandi apostoli dei tempi nostri, che cinquant’anni fa erano ardite anticipazioni, sono entrate nel grande alveo della Chiesa: dalle sollecitudini che per voi ebbe il Nostro Predecessore Pio XI, alla Costituzione Provida Mater Ecclesia e al Motu Proprio Primo feliciter di Pio XII, il quale istituiva ufficialmente con quei documenti gli Istituti Secolari, e riconosceva successivamente il vostro, prima col Decreto di lode, nel 1948, quindi con l’approvazione definitiva e perpetua, nel 1953, fino alle premure dedicate agli Istituti Secolari dal Concilio Ecumenico Vaticano II.

GLI INSEGNAMENTI DEL CONCILIO

E proprio dalle parole del Concilio desideriamo trarre quelle indicazioni, che in questa circostanza così suggestiva voi attendete da Noi: «Gli istituti secolari - sta scritto nel Decreto Optatam totius - . . . comportano una vera e completa professione dei consigli evangelici nel secolo, riconosciuta dalla Chiesa. Tale professione conferisce agli uomini e alle donne, ai laici e ai chierici che vivono nel secolo, una consacrazione. Perciò essi anzitutto intendano darsi totalmente a Dio nella perfetta carità, e agli istituti conservino la propria particolare fisionomia, cioè quella secolare, per essere in grado di esercitare efficacemente e dovunque il loro apostolato in seno al mondo» (Optatam totius, 11). Ancora il Concilio Vaticano II, nel Decreto Ad gentes, ha sottolineato l’importanza dell’opera che questi Istituti possono svolgere nelle missioni, «come segno di dedizione totale all’evangelizzazione del mondo» (Ad gentes, 40).

Sono qui tracciate, come ben vedete, le linee essenziali della fisionomia del vostro Istituto, che, dedicato alla Regalità di Cristo, cerca di seguire più da vicino il Salvatore nella pratica integrale dei consigli evangelici, nella costante imitazione della sua oblazione al Padre e ai fratelli, e nell’impegno di irradiare il suo regno nel mondo. Il che vuol dire soprattutto: vita interiore e apostolato. Sono due poli distinti, che non possono esistere l’uno senza l’altro, e, se disgiunti, non possono far scoccare la scintilla luminosa che alimenta la vostra vita, definita dai vostri Statuti come «un dono totale a Dio, un’umile testimonianza a Cristo e un generoso servizio alla Chiesa, al fine di collaborare al riconoscimento della sovranità universale di Cristo», vivendo autenticamente la propria condizione secolare (art. 2).

VITA INTERIORE E TESTIMONIANZA

Vita interiore, dunque: sia nella ricerca personale del contatto vivificante e rinnovatore con Dio, nello spirito di gioiosa serenità e di dedizione assoluta che caratterizza la spiritualità francescana; sia nella partecipazione liturgica al mistero pasquale di Cristo, che il vostro Istituto sa così bene alimentare anche con le sue apprezzate pubblicazioni di divulgazione liturgica; e tutto questo vissuto in quella concezione cristocentrica, che forma la gloria del francescanesimo.
Dalla vita interiore sgorga l’apostolato, compiuto nelle condizioni di vita laicale come una testimonianza generosa di servizio e di amore alla Chiesa, e con spirito di ascetico distacco, come una presenza lievitante il mondo esteriore, la quale lo permea dal di dentro senza lasciarsi suggestionare o influenzare dai suoi atteggiamenti, unicamente preoccupata dei supremi interessi di Dio, da far valere a ogni livello della propria condizione di vita.

Ecco le Nostre consegne, che ribadiscono a voi l’impegno già solennemente assunto davanti alla Chiesa; e a nome della Chiesa siamo lieti di confermarvi tutta la fiducia ch’essa ripone in voi, nella vostra preghiera, nel vostro apostolato, nella vostra vita spesa per il Regno di Cristo. La Chiesa vi guarda con grande amore, perché sa che siete nel suo cuore, e con esso pulsate sul ritmo stesso dell’amore di Cristo per le anime e per il mondo. Siate certe di questa fiducia, che non vi mancherà mai; e sappiate ad essa corrispondere con tutto l’ardore della vostra vocazione.
Ve ne sia garante e auspice la Nostra Apostolica Benedizione; la impartiamo a voi e a tutte le Missionarie della Regalità, sparse nel mondo, affinché siano sempre più lietamente e generosamente consacrate a Cristo, vita e sospiro delle anime nostre, nostro principio e nostro fondamento, nostra via e nostra guida, nostra speranza e nostra gloria, nostro modello e nostra corona. Amen.

                



Copyright © Dicastero per la Comunicazione - Libreria Editrice Vaticana