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PELLEGRINAGGIO APOSTOLICO
DI SUA SANTITÀ PAOLO VI
IN ASIA ORIENTALE, OCEANIA E AUSTRALIA

DISCORSO DEL SANTO PADRE PAOLO VI
AI PROMOTORI DI ATTIVITÀ UMANE E SOCIALI

Sydney, Australia
Mercoledì, 2 dicembre 1970

 

L’alta funzione della scuola cattolica

È di proposito che abbiamo voluto fare questa breve visita al vostro Istituto, come alla prima Congregazione, fondata in Australia da una persona originaria di Australia. È, peraltro, a tutte le Istituzioni religiose insegnanti che rivolgiamo il Nostro saluto per le loro persone, l’espressione della Nostra stima per il loro apostolato, e del Nostro profondo desiderio d’incoraggiarle nel compimento della loro vocazione di insegnanti.

Vogliamo, parimente, associarvi i vostri collaboratori laici, la cui proporzione non ha cessato di crescere per realizzare con molta soddisfazione quest’opera di primaria importanza che è l’educazione.

Questo incontro troppo breve non è in proporzione dell’interesse che portiamo alla causa della scuola cattolica, dell’educazione cristiana della gioventù, di tutta questa pedagogia in perpetua evoluzione, che influisce sulla comunicazione della cultura profana o sull’insegnamento catechetico. La scuola cattolica, in un mondo secolarizzato, riceve particolare importanza dalla testimonianza che vi danno le persone consacrate, le quali avendo in maniera radicale optato per il regno di Dio, sanno essere con competenza al servizio del progresso del mondo. Noi desideriamo che non vi lasciate sorprendere dal dubbio, perché i servitori della scuola cattolica sono ancora e, diremmo, oggi più che mai, i grandi collaboratori della missione della Chiesa.

È evidente che i pubblici poteri, specialmente in questo Paese, hanno risposto in forma notevole al loro dovere di assicurare a ciascuno l’esercizio del diritto all’educazione; e bisogna rallegrarsene. Ma con ciò vien meno forse l’opportunità di mantenere una scuola cattolica? Certamente no: nella misura che è consentita - nel contesto di questa libertà, tanto cara alla vostra società democratica - una forma d’insegnamento originale nella sua pratica educativa.

Il Concilio ha definito tale specifica forma di educazione cristiana, quando rileva che è sua propria competenza creare per la comunità scolastica un’atmosfera animata di libertà e di carità per aiutare l’adolescente a vivere secondo le promesse battesimali e per dispensare una cultura illuminata dalla fede (Cfr. Gravissimum educationis, 8).

Conosciamo le gravi difficoltà che voi potete incontrare per mantenere le vostre istituzioni con l’esiguità delle risorse private, mentre il progresso reclama investimenti sempre più costosi per le costruzioni come per le attrezzature scolastiche. Noi crediamo che i benefici della scuola cattolica meritino che uno sforzo speciale sia consentito, a tutti i livelli, per mantenerla nella capacità di rispondere non soltanto ai desideri della Chiesa che l’ha promossa, ma bensì ancora alle legittime attese delle famighe, per un’educazione cristiana dei loro figli, e alle esigenze tecniche dello Stato che essa serve.

Siamo lieti, a tale proposito, dei rapporti cordiali, che esistono fra i pubblici poteri e la scuola cattolica. Ci rallegriamo per le crescenti forme dli associazione, che si stabiliscono fra le scuole governative e quelle indipendenti, per il grande vantaggio che ne deriva all’educazione della gioventù.

Imploriamo di tutto cuore la benedizione del Signore sulle vostre persone, sui vostri Istituti, su tutto il corpo insegnante cattolico e su tutta la grande famiglia dei vostri allievi.

Lunga sosta tra piccoli infermi

Miei cari ragazzi,

Nei Nostri viaggi attraverso il mondo proviamo sempre un grande piacere di incontrare dei ragazzi come voi. Sapete come il Signore Gesù abbia mostrato particolare affetto per quelli della vostra età, amando contornarsi di essi ed accarezzandoli. Siamo venuti a voi perché proprio così vi amiamo; Noi l’abbiamo voluto ancora di più perché voi siete malati. Pensiamo non solamente alla vostra sofferenza, ma anche alla pena di essere separati dai vostri cari genitori, dalla vostra casa. E preghiamo affinché al più presto la vostra salute si ristabilisca e voi ritroviate la gioia di essere in mezzo ai vostri cari.

Ogni ragazzo deve pensare che Gesù è stato anche lui un ragazzo. Egli che sapeva tutto, ha voluto come gli altri ragazzi di Nazareth ricevere gli insegnamenti di Sua madre, la Vergine Maria, e apprendere un mestiere da San Giuseppe. Pensate a questa casa di Gesù. Come essa era amata da Dio! Come Maria e Giuseppe erano lieti di vedere questo ragazzo applicarsi ai doveri della sua età, essere per i suoi compagni il migliore amico, pregare con tutto il cuore! Ecco l’esempio che bisogna imitare, cari ragazzi: Gesù è il vostro modello ed il vostro amico. Noi ci rivolgiamo anche ai medici, agli infermieri e infermiere e al personale di questo ospedale per manifestare loro la testimonianza della Nostra stima con il Nostro incoraggiamento a proseguire la loro mirabile opera. Il vostro modello, ugualmente per voi, è il Cristo, che ha manifestato tanta sollecitudine per i malati, gli infermi e tutti coloro che soffrono.

A voi tutti, qui presenti, che in una maniera o in un’altra, vi applicate alle opere di misericordia, ripetiamo l’amore che la Chiesa porta a questa forma di carità (Cfr. Apostolicam actuositatem, 8). È specialmente in questo contatto con l’infanzia, con la sofferenza e con le necessità altrui che il nostro cuore si difende contro il rischio di inaridirsi, che un sistema sociale dalla tecnica molto avanzata potrebbe in esso provocare.
Cari ragazzi, che Dio vi benedica, e benedica coloro che si prendono cura di voi, e benedica coloro che voi amate e coloro che amano voi! Che Iddio dia coraggio a coloro che soffrono e amore fraterno a coloro che Egli chiama a curare i più piccoli dei suoi figli (Cfr. Matth. 25, 40).

Ai sacerdoti anziani

Vi salutiamo con paterno affetto, cari Sacerdoti qui presenti. Non ignorate certo quale posto speciale occupino i Sacerdoti nel cuore del Papa, essendo essi, con i loro Vescovi, i più diretti collaboratori nell’opera della salvezza. Vi esprimiamo la Nostra riconoscenza per il lavoro meraviglioso compiuto nella realizzazione di questa comunità cattolica, tanto fervente e generosa, tanto fedele all’insegnamento della Chiesa. Voi avete seminato, altri raccolgono, ma è sempre la medesima messe, col suo unico Maestro, il Signore Gesù Cristo.

Se l’eta o la malattia vi hanno obbligato a ritirarvi dal ministero attivo, voi sapete che l’esercizio del vostro sacerdozio non è sostanzialmente diminuito, ma ha solo cambiato di espressione: oggi, come nel passato, voi potete per la vostra particolare conformità a Gesù Cristo, assicurare la sua funzioae sacerdotale di lode al Padre, mediante la celebrazione della Santa Messa e con la recita dell’Ufficio divino. Coloro poi, che sono visitati dalla sofferenza, come la loro sorte li rende vicini al Divin Maestro e li unisce alla sua Passione redentrice! In effetti è nel Cristo e per il Cristo che la sofferenza trova il suo significato e la sua finalità, quando noi sappiamo, sopportandola pazientemente, trasformarla in «offerta spirituale, accetta a Dio per Gesù Cristo» (1 Petr. 2, 5; cfr. Lumen gentium, 34).

Cari confratelli nel Sacerdozio, che Dio vi consoli. Egli faccia di voi, sull’esempio di tanti santi malati, i missionari dell’Oceania e di tutta la terra. Di tutto cuore Noi vi accordiamo la Nostra paterna Benedizione Apostolica.

I valori della terza età

Cari Figli e Figlie,

Il Nostro viaggio ci conduce ad incontrarvi, ed è con gioia che salutiamo voi che siete passati ad un’altra età della vita. Noi vogliamo salutare anche le Religiose, che vivono con voi e vi aiutano. Conosciamo la loro abnegazione attraverso il mondo, e siamo lieti di esprimere loro qui la Nostra gratitudine e rivolgere loro il Nostro incoraggiamento.

Cari amici, «la terza età», come si comincia a chiamarla, è per certi una rottura, talvolta duramente risentita: il ritmo della vita si è allentato; la forma di lavoro, che si era condotta e che vi aveva in qualche maniera modellato, è cambiata. Non c’è bisogno che voi consideriate questo periodo della vostra vita con un sentimento di insuccesso o di delusione. La vecchiaia è veramente un’età della vita: essa è il compimento della vita adulta.
Voi siete per questo mondo tecnico, che tende a non considerare l’uomo se non secondo il suo rendimento, una lezione salutare: vi è una dimensione della vita, che è fatta di valori umani, culturali, sociali e spirituali dei quali non si può calcolare il prezzo in moneta e che costituisce pertanto ciò che rende gli uomini essenzialmente uomini e non macchine. Il valore di una civiltà si misura dall’attenziome che essa porta a queste ricchezze e, per conseguenza, alle garanzie che sa offrire alle persone anziane di poter condurre una vita decorosa, come membro in pieno diritto della società.
La vecchiaia è così l’età privilegiata della rinunzia. La vostra esperienza unica vi permette di misurare il valore relativo delle cose terrene. Essa vi avvicina al Signore per mezzo della preghiera e della meditazione, e vi conferma nella fede: eccole le ricchezze che non passano. Essa vi dà davanti alla vita e davanti alla morte, che è un incontro con Colui che ci ha amato fino a morire per noi, un equilibrio notevole.

Che Iddio vi benedica tutti, che Egli vi conforti nelle vostre sofferenze, e vi aiuti in questa ascesa spirituale, nella gioia e nella confidenza, alla quale siamo tutti chiamati.

La stampa al servizio di una società giusta, vera, pacifica

Signore e Signori,

Siamo lieti di incontrarvi in maniera speciale, in occasione del Nostro soggiorno a Sydney. Un certo numero di voi partecipa a questo viaggio fin dall’inizio: vi abbiamo visto in questi giorni al vostro lavoro, e siamo stati testimoni della fatica e dei sacrifici che esso comporta. Desideriamo parteciparvi la Nostra ammirazione e rivolgervi il Nostro elogio. Del resto, sappiamo che voi eseguite volentieri il vostro compito: l’opinione pubblica l’attende da voi, diremmo quasi, senza pietà. Voi svolgete una parte importante in questo nuovo interesse che per l’avvenimento religioso ha il mondo dei vostri lettori e ascoltatori. Sapete che, senza neppur pensarvi, voi contribuite, con la semplice onestà della vostra informazione, a salvare l’uomo contemporaneo dal rischio troppo evidente di affondare nella sola preoccupazioae dei beni terreni?

Noi indirizziamo un saluto particolare alla stampa Australiana, così abbondante e dinamica. La sua cortesia riflette quella propria del popolo Australiano, in mezzo al quale siamo lieti di trovarci in questo momento.

Signore e Signori, i vostri messaggi, i vostri filmati, i vostri resoconti, i vostri commenti fanno oggi, in un istante, il giro del mondo. È stato detto - cosa non si è detto a questo riguardo! - che la stampa e l’insieme dei mezzi di communicazione sociale, sono la prima potenza del mondo. È certo che la loro influenza non è facile a misurare: milioni di persone, di popoli interi, tutta l’umanità sono ben presto raggiunti da quello che voi producete. Bella missione per coloro che mettono la loro intelligenza a servizio della verità e del diritto! Grave, molto grave responsabilità per coloro che abusano del loro potere per sostenere pregiudizi, per dividere le comunità e le nazioni, o arrivano al punto di fare di questa invenzione così nobile uno strumento di perversione morale!

Voi che siete dotati di un’acuta sensibilità per i problemi del vostro tempo, conoscete benissimo le aspirazioni dell’uomo contemporaneo, e siete certo impressionati per il profondo divario che esiste purtroppo fra questi desideri ed il loro soddisfacimento. L’uomo moderno, che dispone della ricchezza di tante scoperte - comprese quelle dei mezzi di comunicaziorre di massa - non potrebbe affrontare positivamente il dovere che lo spinge con urgenza a fare di questo mondo una terra fraterna e lieta? Questa sollecitudine per gli altri, questa solidarietà internazionale, questa fraternità della famiglia umana al servizio del progresso, che è il «nuovo nome della pace», quale i Nostri Predecessori e Noi stessi non abbiamo mai cessato di raccomandare, spinti dal Messaggio affidatoci da Cristo, sono la chiave del nostro destino umano e spirituale. L’uomo non conosce il bene se non partecipandolo, ed egli non può espandere le sue aspirazisoni religiose senza un minimo di benessere. È per questo, Signore e Signori, che ci rivolgiamo a voi con accento di confidenza per la nobiltà del vostro spirito, e di stima per il vostro potere affinché diate al nostro mondo delle ragioni di vivere!

In questo momento in cui l’insieme degli uomini tende ad accedere alla cultura, in cui il transistor, in particolare, porta fino ai più modesti villaggi la voce dei giornalisti, voi potete, anzi dovete essere gli artefici, più che molte altre forme di potenza, nell’edificazione di una società più giusta, più vera, più pacifica. Siate sicuri che la vostra voce non resterà senza eco. Perché Noi abbiamo fiducia nell’uomo, crediamo in questo fondo di bontà che esiste in ciascun cuore, conosciamo i motivi di giustizia, di verità, di rinnovamento, di progresso, di fraternità, che sono all’origine di tante belle iniziative e perfino in tante contestazioni e, disgraziatamente, talvolta in tante violenze.

Sta a voi non lusingare l’uomo, ma fargli prendere coscienza di ciò che egli vale e di ciò che egli può. Siate i seminatori di un ideale autentico - non per il raggiungimento di interessi egoistici, che in definitiva non possono che abbassarlo e talvolta lo degradano -, ma di un ideale che lo faccia crescere secondo la sua vera statura di creatura fatta a somiglianza di Dio, che lo spinga a superarsi senza posa per edificare insieme la città fraterna, alla quale tutti aspirano e tutti hanno diritto. Così facendo, avrete l’approvazione degli uomini dabbene e potrete contare sulla protezione divina.
La Chiesa Cattolica, soprattutto dopo la nuova spinta del suo «aggiornamento» conciliare, va incontro a questo stesso uomo, che voi ambite servire, perché «le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore» (Gaudium et spes, 1). Senza legarsi ad alcun sistema politico né ad alcuna civiltà antica o recente (Cfr, Ibid., 58), la Chiesa Cattolica chiama tutti i suoi figli a intraprendere, con tutti gli uomini di buona volontà di ogni razza e nazione, questa crociata pacifica per la salvezza dell’uomo. Noi auspichiamo, in questo, di percorrere la strada insieme.

Imploriamo su voi e sul vostro lavoro l’onnipotente e paterna Benedizione divina.

Ai discendenti dei primi abitanti dell’Australia

È un vero piacere per Noi porgere oggi il Nostro saluto particolarmente cordiale a voi che siete i discendenti dei primi abitanti dell’Australia. Mentre vi esprimiamo il Nostro affetto e la gioia che proviamo per la vostra visita, desideriamo anche dirvi una breve parola sulla vostra condizione nel mondo d’oggi.

Noi sappiamo che voi avete uno stile di vita proprio al vostro genio etnico, ossia alla vostra cultura: una cultura che la Chiesa rispetta e alla quale essa non vi domanda affatto di rinunziare.

La Chiesa dichiara che voi, come tutte le altre minoranze etniche, avete tutti i diritti umani e civili, in tutto pari a quelli della maggioranza, come pure avete certi doveri e certi obblighi. Per il bene comune, ciò richiede che le vostre attività si armonizzino in uno spirito di fratellanza e di collaborazione, a vantaggio della società alla quale appartenete.

A tale riguardo, tuttavia, deve essere chiaro - e Noi vogliamo sottolinearlo - che il bene comune non deve mai servire da pretesto legale per nuocere ai positivi valori del vostro particolare modo di vita. La società stessa è arricchita dalla presenza di differenti elementi culturali ed etnici.
Altamente stimiamo voi e i valori da voi rappresentati; profondamente rispettiamo la vostra dignità, mentre rinnoviamo l’espressione del Nostro grande affetto per voi.

Noi preghiamo che discendano abbondanti su di voi le benedizioni del sublime Vangelo di Cristo. 

Graditi omaggi di non cristiani

Siamo lieti di rispondere al vostro saluto ed ai vostri auguri di benvenuto. Noi vogliamo esprimervi il Nostro rispetto e la Nostra stima per la vostra fede in un Dio Creatore dell’uomo e dell’universo. Come voi sapete, la Chiesa cattolica, specialmente nel corso del suo ultimo Concilio Ecumenico, ha voluto stabilire con il mondo intero, e con ancor maggiore premura con gli uomini religiosi, un dialogo che ci permetta, nella concordia, di servire tutti gli uomini senza distinzione di razza, di credenza e di opinione. Ciò, facendo, la Chiesa ha lo scopo di promuovere la pace e il benessere, beni questi che Dio stesso desidera per gli uomini.

È in questo spirito che Noi siamo ben lieti di questo incontro. Vogliate credere che Noi conserveremo il vostro ricordo, e che preghiamo Dio per voi qui presenti, per le vostre famiglie, per la vostra patria e per coloro che vi sono cari.

Patrimonio spirituale comune

Ci rallegrammo, quando apprendemmo che membri della comunità ebraica in Australia desideravano assistere al Benvenuto predisposto per Noi e che alcuni tra loro hanno anche collaborato nei preparativi.

In occasione di questa Nostra visita ci è caro ricordare una dichiarazione del Concilio Vaticano II: «Essendo tanto grande il patrimonio spirituale comune a Cristiani e ad Ebrei, questo Sacro Concilio vuole promuovere e raccomandare loro la mutua conoscenza e stima, che si ottengono soprattutto dagli studi biblici e teologici e da un fraterno dialogo» (Nostra aetate, 4).

Noi speriamo che la mutua conoscenza e stima condurranno alla comprensionme e all’amore, mentre assicuriamo i membri della comunità ebraica tali essere i sentimenti che per loro nutriamo nel Nostro cuore.

Alto conforto agli immigrati

Signore e Signori,

Ci vorrebbe più tempo per manifestare convenientemente al vostro gruppo l’attenzione che esso merita. Siamo lieti di incontrarvi, voi, i rappresentanti delle città della grande nazione Australiana, delle diverse colonie di immigrati, dell’organizzazione della Croce Rossa.

Noi abbiamo visto poco dell’Australia, ma è tutta l’Australia in certo modo che viene a Noi attraverso le vostre persone. Vogliate riferire ai vostri concittadini quanto il Papa sia rimasto commosso per la qualità della vostra accoglienza, e come Egli auspichi la riuscita dell’opera grandiosa di edificazione della vostra immensa nazione. Non bisogna dimenticare che in tutto deve essere apprezzata, per il suo valore primario, la moralità dei rapporti tanto degli individui quanto delle collettività. È questa la base necessaria per una felice convivenza umana, ed è altresì la miglior garanzia di un progresso umano, autentico e duraturo.

A voi, rappresentanti degli immigrati, vogliamo dire che comprendiamo quanto può essere doloroso il dover abbandonare i propri cari e la proprio patria per una nuova terra. Grazie a Dio, la terra Australiana vi ha offerto buona accoglienza, e Noi ce ne congratuliamo sia con le Autorità pubbliche sia con i responsabili della Chiesa.

Andate avanti, senza ripudiare i vostri propri valori, inserendovi armoniosamente nel corpo sociale che vi riceve, per assicurargli la coerenza indispensabsile al bene comune. Custodite fedelmente le vostre convinzioni religiose, e sappiate essere, in questa società sì diversa, i testimoni della ricchezza dell’unica Chiesa di Gesù Cristo, la quale, nel corso della sua storia, ha saputo utilizzare le risorse delle culture più diverse ed è entrata in comunione con le differenti civiltà, per presentare alle nazioni il messaggio cristiano (Cfr. Gaudium et spes, 58).

L’organizzazione della Croce Rossa ci è molto familiare. Quante volte la sua azione benefica non ha avuto modo di incontrarsi e collegarsi con gli interventi della Nostra «Caritas Internationalis» e delle sue delegazioni nazionali? In questo mondo, ancora tormentato dalle guerre e troppo spesso vittima di catastrofi naturali, i membri della Croce Rossa continuano a portare il soccorso della loro azione volontaria e della loro efficienza al servizio del bene. Il Signore non può che benedire un’opera, sì profondamente armonizzata con lo spirito evangelico.

A voi tutti Noi rivolgiamo il Nostro incoraggiamento! Che Dio accordi la sua onnipotente assistenza a coloro che voi rappresentate!

Elogio ai Comitati organizzativi

Desideriamo esprimervi la Nostra profonda riconoscenza per la gioia, che ci avete procurato durante il Nostro soggiorno a Sydney. Sappiamo bene quale preparazione minuziosa e quale devozione abbia richiesto, in ogni momento, la perfetta organizzazione, che ha diretto i Nostri diversi incontri. Per merito vostro, ci è stato possibile avvicinare qui un popolo accogliente, dinamico ed unito pur nella sua diversità. Voi ci avete così facilitato la realizzazione degli scopi spirituali del Nostro viaggio, consentendoci di portare al maggior numero possibile di comunità il Messaggio di letizia e di pace, a Noi affidato da Gesù Cristo.

Che Dio vi ricompensi nella misura piu ampia!

Ben volentieri impartiamo a voi, alle vostre famiglie ed a tutti coloro che hanno collaborato alla riuscita della Nostra visita, la Nostra paterna Benedizione.

Su tutti le divine Benedizioni

A voi tutti radunati all’uscita della Cattedrale, diciamo il Nostro paterno affetto, la Nostra profonda riconoscenza per le testimonianze di rispetto e di filiale devozione all’umile successore di San Pietro, che ci sono state rese nel corso del Nostro soggiorno fra voi.

Ringraziamo in modo speciale le persone, che si sono offerte tanto volentieri e con abnegazione tanto efficace, per facilitare lo svolgersi della Nostra visita a Sydney.

A tutti formuliamo gli auguri di felicità, di pace e di fedeltà alla loro fede.

Secondo queste intenzioni Noi invochiamo su voi tutti qui presenti, e su coloro che non sono potuti venire al Nostro incontro, l’abbondanza delle Benedizioni divine.

                         



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