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IL RUOLO E LE FUNZIONI DELLE COMMISSIONI DOTTRINALI

CARD. LUIS F. LADARIA, S.I.
PREFETTO DELLA CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE

 

Cari Fratelli Vescovi,

È un vero onore e piacere essere qui con voi, miei fratelli Vescovi, nel grande continente asiatico, dove i diversi Paesi rappresentano quasi il 60% della popolazione totale del mondo. Come culla di un’antica civiltà, di un'intensa ricerca del senso della vita umana, questo continente ha dato vita a diverse religioni. Con la sua ricca diversità di lingue, culture, razze e religioni, l'Asia è rimasta per secoli un esempio eccezionale di coesistenza di popoli diversi. È in questo contesto che noi, Pastori della Chiesa cattolica, siamo qui riuniti per riflettere sul nostro impegno nel compito di annunciare Gesù Cristo che è "la via, la verità e la vita" (Gv 14,6). La Congregazione per la Dottrina della Fede desidera che questa preziosa occasione possa essere occasione per rinnovare la nostra determinazione, come Vescovi, successori degli Apostoli, e rafforzarci reciprocamente nella fede.

I. Introduzione

La Congregazione per la Dottrina della Fede, uno dei dipartimenti della Curia Romana, è al servizio del Romano Pontefice e della Chiesa universale. Essa ha la missione specifica "di promuovere e di tutelare la dottrina sulla fede ed i costumi in tutto il mondo cattolico: è pertanto di sua competenza tutto ciò che in qualunque modo tocca tale materia” (Giovanni Paolo II, Costituzione apostolica Pastor bonus, 48). La responsabilità primaria della Congregazione non è quella di condannare coloro che non sono fedeli alla retta dottrina, ma di rendere un servizio alla Verità attraverso la tutela del diritto dei fedeli di ricevere il messaggio evangelico nella sua purezza e nella sua interezza. A volte, naturalmente, rimane necessario correggere i teologi se questi non sono disposti a cambiare un'opinione inaccettabile. Promuovere e salvaguardare la dottrina cattolica è anche un compito fondamentale di tutti i Pastori nelle loro Chiese locali.

In linea con l'enfasi del Concilio sulla necessità di un impegno collegiale, la Congregazione per la Dottrina della Fede ha inaugurato un nuovo modo di esercitare la sua funzione attraverso la collaborazione e la cooperazione con i Pastori della Chiesa in tutto il mondo. Nella sua missione di promuovere e salvaguardare l'autentico insegnamento della Chiesa in un mondo in costante cambiamento, la Congregazione ha invitato le Conferenze Episcopali a partecipare attivamente ai suoi sforzi. Questa richiesta di partecipazione attiva si è concretizzata attraverso l'impegno per la costituzione di una Commissione Dottrinale, se possibile, sotto la responsabilità di ogni Conferenza Episcopale.

Tenendo conto delle sfide legate alla promozione e alla tutela dell'autentica dottrina in situazioni complesse e in diverse parti del mondo, la Congregazione ha organizzato incontri periodici dei Presidenti delle Commissioni Dottrinali a livello continentale, per valutare e incoraggiare i loro sforzi attraverso la discussione di esperienze e di questioni relative al loro contesto specifico. Tali incontri sono avvenuti finora a Bogotà nel 1984 (America Latina), a Kinshasa nel 1987 (Africa), a Vienna nel 1989 (Europa), a Hong-Kong nel 1993 (Asia), a Guadalajara nel 1999 (America Latina), a Dar es Salaam nel 2009 (Africa) e ad Esztergom nel 2015 (Europa). Così, il nostro incontro è il secondo del suo genere nel continente asiatico.

Attraverso quattro documenti, nel corso degli anni, la Congregazione ha fissato le linee guida riguardanti il ruolo e le funzioni delle Commissioni Dottrinali. La prima, pubblicata il 23 febbraio 1967, offriva istruzioni sulla necessità di istituire delle Commissioni Dottrinali nelle Conferenze Episcopali. Appena un anno dopo, con lettera del 10 luglio 1968, la Congregazione scrisse ai Presidenti delle Conferenze Episcopali suggerendo i mezzi per migliorare il servizio delle Commissioni Dottrinali. Quasi vent'anni dopo, il Dicastero uscì con una lettera dettagliata ai Presidenti delle Conferenze Episcopali, che definiva più precisamente il ruolo e le funzioni delle Commissioni Dottrinali (25 novembre 1990). Il quarto documento è stato scritto il 24 aprile 2018 per ricordare ai Presidenti delle Conferenze episcopali la necessità e l'utilità delle Commissioni Dottrinali e per impegnarsi reciprocamente nell'esercizio del munus docendi in tutta la Chiesa universale. Alla luce di questi documenti e dell'esperienza acquisita attraverso la collaborazione con le Commissioni Dottrinali in diverse parti del mondo, nel corso dei decenni, possiamo cercare di comprenderne il ruolo e la funzione nel particolare contesto asiatico.

II. Il Ruolo e le funzioni delle Commissioni Dottrinali

Riflettiamo dapprima sul rapporto delle Commissioni Dottrinali con le Conferenze Episcopali.

1) L'invito della Congregazione per la Dottrina della Fede rivolto alle Conferenze Episcopali a costituire delle Commissioni Dottrinali è espressione del carattere collegiale del ministero ecclesiale finalizzato alla predicazione del Vangelo nella sua purezza e integrità. Le Commissioni dottrinali dovrebbero aiutare a "promuovere la comunicazione dell'insegnamento della fede" a livello di Conferenza Episcopale e quindi nella Chiesa in senso ampio.

2) Una Commissione Dottrinale risponde alla Conferenza Episcopale da cui riceve il mandato. È un organo consultivo che ha lo scopo di assistere sia la Conferenza Episcopale che i singoli vescovi, "nella loro sollecitudine per l'insegnamento della fede". Come Successori degli Apostoli, chiamati ad esercitare il munus docendi in una delle loro principali responsabilità, i Vescovi sono maestri della fede cattolica. Pertanto, una Commissione Dottrinale, pur ponendosi al servizio dei Vescovi uniti in Conferenza, dovrebbe essere disposta a prestare assistenza anche alle esigenze dei singoli Vescovi.

3) È altamente raccomandato che le Conferenze Episcopali istituiscono una Commissione Dottrinale per trattare le questioni dottrinali. L'istituzione di una Commissione Dottrinale, come è noto, non è sempre un compito facile. Alcune Conferenze episcopali sono piccole e potrebbero non essere in grado di costituire una vera e propria Commissione dottrinale, specialmente nei Paesi asiatici, dove i cristiani sono una minoranza. In tali casi, la Congregazione propone due opzioni: o a) un'altra Commissione può essere incaricata di trattare questioni dottrinali, oppure (b) un singolo Vescovo può prestare particolare attenzione "ai problemi dottrinali in nome e al servizio dell'intera Conferenza".

4) Solo i Vescovi possono essere scelti come membri della Commissione Dottrinale. Teologi ed Esperti possono aiutare con la loro particolare competenza, ma non possono esserne membri. Perché è compito proprio dei Vescovi predicare il Vangelo di Dio a tutti gli uomini e preservare il popolo di Dio dai suoi fraintendimenti. I teologi aiutano a spiegare la fede e sono utili per affrontare nuove sfide, ma il loro ruolo è diverso da quello dei Vescovi. Una volta che sia stata costituita una Commissione Dottrinale, i nomi del Presidente e dei membri dovrebbero essere comunicati alla Congregazione per la Dottrina della Fede.

5) La Commissione Dottrinale, in quanto organo consultivo, non ha il diritto di rendere dichiarazioni pubbliche a nome della Conferenza Episcopale senza l'esplicita autorizzazione a farlo. Inoltre, ci dovrebbe sempre essere armonia tra la Commissione Dottrinale e la Conferenza episcopale e i singoli Vescovi. Questa armonia è essenziale per l'unità del popolo di Dio.

6) Anche se i documenti non ne parlano, il presidente di una Commissione Dottrinale dovrebbe essere eletto per tre anni. Può essere rieletto per un secondo mandato. È importante ricordare che il mandato di tutti i membri non viene interrotto contemporaneamente, così che la continuità delle attività della Commissione non ne venga a soffrire. In linea di principio, una Commissione Dottrinale dovrebbe aderire e rispettare le decisioni delle Commissioni precedenti. La ragione di ciò è chiara nella misura in cui la fede cristiana rimane la stessa attraverso i tempi. Anche quando ci può essere progresso nella dottrina, il progresso deve sempre rimanere un progresso e un rinnovamento nella continuità, e non una rottura con l'insegnamento dei nostri Padri nella fede.

III. Le Funzioni delle Commissioni Dottrinali

Parliamo ora delle principali funzioni delle Commissioni Dottrinali, così come sono state presentate nei documenti della Congregazione per la Dottrina della Fede.

1. Traduzione e Spiegazione dei Documenti della Santa Sede

Per affrontare le questioni dottrinali che emergono dalle esigenze concrete del nostro tempo, una Commissione Dottrinale dovrebbe avvalersi dei documenti della Santa Sede, specialmente di quelli del Santo Padre e della Congregazione per la Dottrina della Fede. Come sapete, negli ultimi cinquant'anni la Santa Sede ha pubblicato numerosi documenti che rispondono a problemi e sfide concrete. Questi documenti sono già tradotti nelle lingue più importanti e sono messi a disposizione dei fedeli attraverso il sito web del Vaticano. I documenti più importanti dovrebbero essere tradotti, per quanto possibile, nelle lingue locali. Attraverso tali sforzi, una Commissione dottrinale può aiutare la Conferenza Episcopale a far conoscere gli insegnamenti e le istruzioni della Santa Sede. Sarebbe anche importante pubblicare commenti sui documenti più significativi della Santa Sede per renderli comprensibili a persone di culture diverse.

2. Rapporto con i Teologi

Una Commissione Dottrinale ha la missione di promuovere la teologia cattolica. Pertanto, essa dovrebbe favorire i buoni rapporti tra Vescovi e teologi, in particolare tra i docenti delle università e dei seminari e gli esperti delle discipline ecclesiastiche. In altre parole, una Commissione Dottrinale deve fare ogni sforzo per facilitare un sano rapporto tra il magistero e i teologi. Può essere utile ricordare l'Istruzione della Congregazione sulla vocazione ecclesiale del teologo (24 maggio 1990), dove questo rapporto viene spiegato estesamente. La Commissione Dottrinale dovrebbe anche seguire le attività delle associazioni teologiche della regione e tenere informati i Vescovi sui loro sviluppi. Inoltre, dovrebbe assistere i Vescovi, quando, come richiesto dai Canoni 229, § 2 e 812, devono conferire il mandato a un teologo per insegnare teologia nelle facoltà teologiche, nei seminari o in altre istituzioni cattoliche.

3. Vigilanza sui Libri

Una Commissione Dottrinale ha la missione di aiutare i Vescovi a monitorare l'autenticità delle questioni relative alla dottrina della fede e della morale, che comprende la vigilanza sulle forme di comunicazione sociale in generale, e dei libri in particolare. L'Istruzione della Congregazione circa alcuni aspetti dell'uso degli strumenti di comunicazione sociale nella promozione della dottrina della fede (30 marzo 1992) delinea le vie e i mezzi a disposizione di una Commissione Dottrinale per assistere i Vescovi nella loro responsabilità. Ovviamente, le case editrici cattoliche offrono una grande opportunità per comunicare la fede in un particolare ambito. Allo stesso tempo, non possiamo essere indifferenti alla minaccia che rappresentano per la comunicazione di una fede autentica se non sono monitorate. In mancanza di un'adeguata vigilanza sui libri che espongono la dottrina cattolica, il popolo di Dio corre il rischio di acquistare inavvertitamente libri da editori cattolici non fedeli all'insegnamento della Chiesa. Pertanto, una Commissione Dottrinale dovrebbe assistere i Vescovi nella valutazione dei libri, prima di concedere l'imprimatur.

In questo modo, una Commissione Dottrinale non solo assiste i Vescovi del suo particolare territorio, ma aiuta anche la Congregazione riducendo la necessità del suo intervento su opere contenenti affermazioni errate e ambigue. A tal fine, la Commissione dottrinale dovrebbe preparare un elenco di censori per i vescovi.

4. Correzione di Pubblicazioni Problematiche

La gestione delle questioni riguardanti i libri dei teologi cattolici che non sono in armonia con la sana dottrina è una questione delicata. La Congregazione per la Dottrina della Fede ha un'apposita procedura di esame da seguire in questi casi (cfr. Regolamento per l'esame delle dottrine, 29 giugno 1997). La Congregazione, tuttavia, è del parere che problemi di questo tipo dovrebbero essere affrontati in primo luogo con un dialogo a livello locale da parte dei Vescovi, o, se le questioni sono più gravi, dalla Commissione dottrinale. Un dialogo sincero e costruttivo può aiutare a risolvere molti problemi, come ha dimostrato l'esperienza della Congregazione. Talvolta, però, i teologi non sono disposti a chiarire errori dottrinali e ambiguità. In tal caso, la Commissione Dottrinale potrebbe preparare una Notificazione per la Conferenza episcopale, evidenziando i problemi posti da un dato teologo e così difendendo la fede dei semplici fedeli.

La condivisione della stessa fede è fattore fondamentale per l'unità nella Chiesa. È attraverso la fede comune che l'unità si realizza e si alimenta nella Chiesa, e noi, come successori degli Apostoli, abbiamo una speciale responsabilità per questa unità. Papa Francesco dichiara che la successione apostolica, concessa come dono prezioso dal Signore alla Chiesa, è finalizzata al "servizio all’unità della fede e alla sua trasmissione integra" (Lumen fidei, 49).

5. Cooperazione con altre Commissioni Episcopali

La competenza di una Commissione Dottrinale in materia di fede rende necessaria la collaborazione con le altre Commissioni della Conferenza Episcopale. Questa cooperazione è necessaria soprattutto con le Commissioni responsabili negli ambiti dell'educazione (seminari, università e scuole), della catechesi, della liturgia, dell'ecumenismo e del dialogo interreligioso. Una Commissione Dottrinale vigila affinché l'impegno accademico nei seminari, nelle università e nelle scuole cattoliche sia attento al corretto insegnamento della Chiesa. Allo stesso modo, una Commissione dottrinale, in collaborazione con la Commissione liturgica, deve assicurarsi che tutte le istituzioni custodiscono una fedeltà dottrinale alle tradizioni liturgiche. Insieme alle altre Commissioni competenti, una Commissione Dottrinale dovrebbe contribuire a favorire la pubblicazione di libri di testo scritti da autori noti per la loro "competenza e la loro ferma fedeltà al magistero della Chiesa" e compilare un elenco di tali libri autorizzati all'insegnamento catechistico. Essa deve aiutare sia la Commissione per il dialogo ecumenico che la Commissione per il dialogo interreligioso a promuovere dialoghi che offrano una comprensione reciproca senza compromettere le verità fondamentali della fede. Una Commissione Dottrinale ha la responsabilità di valutare gli impegni di tutte le altre Commissioni della Conferenza Episcopale. Queste Commissioni, prima di pubblicare qualsiasi documento di rilevanza dottrinale, sono tenute ad avvalersi del giudizio della Commissione Dottrinale.

6. Collaborazione con altre Commissioni Dottrinali

Le Commissioni Dottrinali di diversi paesi, che condividono una zona geografica e una lingua comune, possono trovare mezzi efficaci per migliorare la collaborazione e lo scambio di informazioni, ed arricchirsi a vicenda. Ciò è particolarmente importante per le piccole Conferenze Episcopali. Infatti, il nostro incontro di oggi può essere anche l'occasione per dare vita a questo tipo di scambi tra le Commissioni Dottrinali, o fra i singoli Vescovi, che condividono un patrimonio geografico, culturale e linguistico comune. Talvolta, un documento preparato dalla Commissione Dottrinale di una determinata Conferenza Episcopale può essere una risorsa utile anche per altre Conferenze episcopali. Tale condivisione può contribuire alla cooperazione collegiale delle Conferenze Episcopali in tutto il mondo.

7. Collaborazione con la Congregazione per la Dottrina della Fede

Come indicato nella circolare del 2018, sarebbe di grande aiuto per la Congregazione per la Dottrina della Fede se il Presidente di ogni Commissione Dottrinale le inviasse una relazione ogni tre anni. Le informazioni fornite dalle Commissioni Dottrinali sulle questioni dottrinali incontrate in particolari Paesi, insieme ai suggerimenti su possibili vie e mezzi per gestirle, possono essere utili alla Santa Sede per affrontare questioni simili in altre parti del mondo. Tali rapporti periodici possono effettivamente favorire la collaborazione tra la Santa Sede e le Commissioni Dottrinali in tutto il mondo.

8. Competenza Dottrinale della Conferenza Episcopale

Infine, mi sembra utile riflettere brevemente sulla competenza dottrinale delle Conferenze Episcopali che presentano alcuni elementi del Motu proprio Apostolos suos del Papa Giovanni Paolo II (21 maggio 1998). Il Motu proprio afferma che “i Vescovi, riuniti nella Conferenza Episcopale, curano soprattutto di seguire il magistero della Chiesa universale e di farlo opportunamente giungere al popolo loro affidato" (Apostolos suos, 21). Questa affermazione è immediatamente seguita da un chiarimento, che può essere definito come il contributo originale di questo documento: “se le dichiarazioni dottrinali delle Conferenze Episcopali sono approvate all'unanimità, indubbiamente possono essere pubblicate a nome delle Conferenze stesse, e i fedeli sono tenuti ad aderire con religioso ossequio dell'animo a quel magistero autentico dei propri Vescovi” (Apostolos suos, 22). Allo stesso tempo, quando non c'è unanimità, esse devono ricevere la recognitio della Santa Sede, e la Santa Sede la darà solo se c'è una maggioranza qualificata che lo richiede. In tal caso, la recognitio della Santa Sede serve a garantire che, nell'affrontare le nuove questioni poste dall'accelerazione dei cambiamenti culturali e sociali propri dei tempi attuali, la risposta dottrinale favorisca la comunione e non la danneggi (cfr. Apostolos suos, 22).

Nell'introduzione allo stesso Motu proprio, Papa Giovanni Paolo II afferma, “Ferma restando la potestà di istituzione divina che il Vescovo ha nella sua Chiesa particolare, la consapevolezza di far parte di un corpo indiviso ha portato i Vescovi, lungo la storia della Chiesa, ad adoperare, nel compimento della loro missione, strumenti, organi o mezzi di comunicazione che manifestano la comunione e la sollecitudine per tutte le Chiese e prolungano la vita stessa del collegio degli Apostoli: la collaborazione pastorale, le consultazioni, l'aiuto reciproco, ecc.” (Apostolos suos, 3).

In questa medesima linea, Papa Francesco sottolinea l'importanza delle Conferenze Episcopali, affermando che esse si trovano nella condizione di portare un molteplice e fecondo contributo, affinché il senso di collegialità si realizzi concretamente (cfr. Esortazione Apostolica Evangelii gaudium, 32). Secondo i suddetti principi, le Conferenze Episcopali possiedono una “qualche autentica autorità dottrinale” (Evangelii gaudium, 32) e possono contribuire a promuovere la vita della Chiesa e la sua azione missionaria.

IV. Conclusione

In conclusione, Papa Francesco nell'Esortazione Apostolica Evangelii gaudium afferma: “È opportuno chiarire ciò che può essere un frutto del Regno e anche ciò che nuoce al progetto di Dio. Questo implica non solo riconoscere e interpretare le mozioni dello spirito buono e dello spirito cattivo, ma – e qui sta la cosa decisiva – scegliere quelle dello spirito buono e respingere quelle dello spirito cattivo” (Evangelii gaudium, 51). Queste parole del Santo Padre sono di grande aiuto nella nostra responsabilità di proteggere e trasmettere la fede. Come Vescovi, dobbiamo essere uomini di profonda preghiera e di fiducia nello Spirito Santo per guidarci nello spirito di verità. Siamo chiamati ad essere vigilanti nel discernimento fra lo spirito del bene e lo spirito del male, così da adempiere la nostra vocazione di buoni Pastori delle pecore in un periodo storico in cui la nostra voce, e specialmente quella di Gesù Cristo, risulta più che mai necessaria.