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VISITA-PELLEGRINAGGIO
DEL CARDINALE ENNIO ANTONELLI
A LISIEUX

CONFERENZA DEL CARDINALE ENNIO ANTONELLI,
PRESIDENTE DEL PONTIFICIO CONSIGLIO PER LA FAMIGLIA

La famiglia una risorsa per la società

Alençon
Sabato, 10 luglio 2010
 

 

1. Dopo Città del Messico 2009 e prima di Milano 2012

Il Pontificio Consiglio per la Famiglia svolge innanzitutto una attività ordinaria: rapporti con i Vescovi e le Conferenze Episcopali; rapporti con le associazioni per la famiglia e per la vita; rapporti con gli organismi della Santa Sede e con molti altri soggetti ecclesiali e civili; organizzazione di Convegni e Seminari di studio; partecipazione a Convegni organizzati da altre istituzioni.

In seguito al VI Incontro Mondiale delle Famiglie a Città del Messico, è emersa l’opportunità di mettere in cantiere due progetti: uno sul versante più direttamente ecclesiale, “La famiglia cristiana soggetto di evangelizzazione”, e l’altro piuttosto sul versante civile, “La famiglia una risorsa per la società”.

Il primo progetto, “La famiglia cristiana soggetto di evangelizzazione”, vorrebbe essere un servizio alla comunione ecclesiale e alla pastorale familiare. In molti Paesi si stanno attuando esperienze pastorali assai belle e fruttuose, che valorizzano le famiglie come soggetti responsabili di evangelizzazione nella loro vita quotidiana, nelle relazioni con l’ambiente, nelle attività ecclesiali e sociali. Vorremmo avviare un processo prolungato nel tempo di raccolta e messa in circolazione, dopo adeguato discernimento, delle esperienze che saranno ritenute più significative e più idonee a stimolare e ispirare nuove esperienze. Abbiamo già tenuto un Seminario internazionale di studio a Roma nello scorso settembre e terremo un più ampio Convegno nel prossimo novembre ancora a Roma con Veglia di preghiera conclusiva presieduta dal Santo Padre nella Basilica di San Pietro il giorno 29. Quindi metteremo in circolazione un primo lotto di esperienze come inizio di un nostro particolare servizio alla comunione e alla comunicazione tra le Chiese. I capitoli di maggior rilievo, ai quali le esperienze si riferiscono, sono la preparazione al matrimonio e l’accompagnamento delle famiglie. Su queste due tematiche il Dicastero ha iniziato anche ad elaborare un Vademecum coinvolgendo molti soggetti ecclesiali di vari Paesi.

Il secondo progetto, “La famiglia una risorsa per la società”, si articola in due parti: a) lo studio accurato dei numerosi dati statistici già disponibili per mettere in risalto che la famiglia tradizionale, quando è sostanzialmente sana, anche se non perfetta, produce importanti benefici per la società, mentre le cosiddette nuove forme di famiglia comportano danni per la società; b) una nuova ricerca sociologica per verificare se, secondo le opinioni e le aspirazioni della gente, la famiglia tradizionale sia ancora ritenuta la maggiore risorsa sociale e perciò meritevole del sostegno necessario a superare gli ostacoli e a compiere la sua missione. Questo studio e questa ricerca vengono proposti alle Conferenze Episcopali di alcuni Paesi, scelti come campione, in modo da poter presentare i risultati al VII Incontro Mondiale delle Famiglie a Milano nel 2012.

L’obiettivo del progetto è sensibilizzare l’opinione pubblica dei paesi coinvolti con il linguaggio eloquente dei fatti e incoraggiare i cristiani laici e le associazioni a proseguire la loro azione a favore delle famiglie con metodo analogo, anche in altri Paesi.

I due progetti, di cui ho parlato, hanno suggerito anche i temi da trattare nelle mie due conferenze in Francia. Oggi svolgo il tema del secondo progetto “La famiglia una risorsa per la società”.

 

2. La testimonianza della famiglia Martin

Famiglia esemplarmente unita e aperta alla società è quella di Louis e Zelie Martin, i genitori di Santa Teresa di Gesù Bambino, che la Chiesa venera come beati. Passiamo in rapida rassegna alcune caratteristiche di questa famiglia.

a) Amore coniugale e armonia di coppia. Scrive Zelie a proposito di suo marito: «Je suis toujours très heureuse avec lui, il me rend la vie bien douce. C’est un saint homme que mon mari, j’en désire un pareil a toutes le femmes» (Lettera, 1.1.1863); «Non vedo il momento di esserti vicina, moi caro Luigi. Ti amo con tutto il mio cuore (…) Mi sarebbe impossibile vivere senza di te» (Lettera 31.8.1873).

b) Gioia di essere genitori, malgrado i sacrifici. Scrive Zelie: “Io amo i bambini alla follia” (Lettera 15.12.1872); «Nous ne vivions plus que pour eux, c’était toute notre bonheur (…) aussi je désirais en avoir beaucoup, a fin de les élever pour le ciel» (Lettera 4.3.1877).

c) Impegno educativo. Di comune accordo, con tenerezza e fermezza, soprattutto con l’esempio della vita ordinaria (Messa quotidiana, preghiera in casa, laboriosità, clima di allegria, coraggio nelle tribolazioni, solidarietà con i poveri, apostolato).

d) Responsabilità professionale e sociale. Zelie gestisce un’impresa di lavorazione del merletto, Louis ha una bottega da orologiaio e un negozio di oreficeria, inoltre aiuta sua moglie. Ambedue lavorano con intelligenza e grande impegno, armonizzando le esigenze del lavoro e quelle della famiglia, rispettando scrupolosamente i diritti delle operaie e dei fornitori, osservando il riposo festivo. Si prendono cura dei poveri e sono attenti ai problemi sociali (Louis partecipa al Circolo cattolico operaio).

La famiglia Martin incarna un modello di famiglia di cui oggi si avverte più che mai la necessità. In essa vediamo confermato un insegnamento del Concilio Vaticano II “La santità promuove nella stessa società terrena un tenore di vita più umano” (Lumen Gentium 40).

 

3. Crisi della famiglia nella società di oggi

A partire dalla rivoluzione industriale, il lavoro produttivo di beni e di reddito, affidato soprattutto all’uomo, si concentra nella fabbrica e viene retribuito in denaro, mentre il lavoro domestico non retribuito è lasciato alla donna. Così l’uomo si allontana dalla famiglia e abdica alla sua responsabilità educativa nei confronti dei figli, privandoli del ruolo decisivo della figura paterna. A sua volta la donna si sente economicamente e socialmente discriminata. E’ tentata di omologarsi al modello maschile e di cercare anche lei la propria affermazione personale nel lavoro extradomestico, nella professione, nella carriera. Percepisce la famiglia come un ostacolo alla sua riuscita personale, arrivando a volte a rinunciare al matrimonio e ai figli. Molte donne al contrario rinunciano al lavoro o a un livello professionale più elevato, per dedicarsi ai figli e alla famiglia, spesso soffrendo anch’esse dell’incompatibilità tra famiglia e lavoro.

Con l’espandersi dell’economia dei servizi e con la rivoluzione informatica, si moltiplicano per le donne le opportunità di lavoro e quindi di indipendenza finanziaria. Rimane però molto forte la divaricazione tra lavoro e la famiglia; le esigenze e i tempi dell’uno mal si conciliano con quelli dell’altra. Da alcuni la famiglia viene perfino considerata un ostacolo all’efficienza produttiva del sistema e allo sviluppo sociale, mentre il single è ritenuto più funzionale, perché è in grado di offrire più mobilità, più disponibilità di tempo e di energie, più propensione ai consumi.

Nella cultura dominante si è affermato un processo di privatizzazione della famiglia, considerata soprattutto come luogo di gratificazione affettiva, sentimentale e sessuale degli adulti. Viene pubblicizzato come ideale di vita il benessere individuale, gettando discredito sui legami stabili del matrimonio e della genitorialità, promuovendo l’esercizio puramente ludico della sessualità. Non si tiene conto dell’importanza del rapporto stabile di coppia e del bene prioritario che sono i bambini. Si percepisce la famiglia non come una piccola comunità, soggetto di diritti e di doveri, ma come una somma di individui che abitano temporaneamente sotto lo stesso tetto per convergenza di interessi; non come una risorsa per la società da valorizzare, ma come un insieme di bisogni e desideri individuali a cui provvedere secondo le possibilità.

E’ in questo contesto che assume proporzioni sempre più preoccupanti la triplice crisi del matrimonio, della natalità e dell’educazione. Il numero annuo dei divorzi nell’Unione Europea è pari alla metà dei matrimoni. Le persone sole sono già 55 milioni corrispondenti al 29% delle abitazioni, ma si prevede che saliranno presto fino al 40%. Si moltiplicano le forme di convivenza: famiglie monoparentali, famiglie ricomposte, convivenze di fatto, convivenze omosessuali. Non manca chi considera la famiglia fondata sul matrimonio un residuo storico del passato e ne auspica la sparizione in un futuro non molto lontano. Nell’Unione Europea i 2/3 delle famiglie sono senza figli; l’indice medio di fecondità per donna è di 1,56, al di sotto della quota di ricambio generazionale (2,1 per donna). L’insufficienza dell’educazione è messa in risalto dalla larga diffusione tra i giovani di atteggiamenti negativi e devianze sociali. Molti di essi, anche se economicamente benestanti, crescono poveri di ideali e di speranze, spiritualmente vuoti, interessati solo al tifo sportivo, alle canzoni di successo, ai vestiti firmati, ai viaggi pubblicizzati, alle emozioni del sesso. Spesso, per uscire dalla noia e dall’insicurezza, si mettono in gruppo e diventano trasgressivi: bullismo, vandalismo, droga, rapine, stupri, delitti. I figli che crescono con un solo genitore hanno doppia probabilità di delinquere rispetto a quelli che vivono insieme con ambedue i genitori. Un quarto dei figli di genitori separati presenta problemi duraturi di equilibrio psichico, di rendimento scolastico e di adattamento sociale in misura doppia rispetto ai figli di genitori uniti, perché i bambini hanno un vitale bisogno di essere amati da genitori che si vogliono bene innanzitutto tra loro.

Alla crisi del matrimonio, della natalità e dell’educazione corrisponde la crisi della società europea, che appare piuttosto stanca e decadente. L’opinione pubblica è sensibile soprattutto al mercato e ai diritti individuali. Mancano ideali, speranze, progetti condivisi. Mancano la gioia di vivere e la fiducia verso il futuro. Con il progressivo invecchiamento della popolazione si prospettano anche gravi problemi economici: diminuiranno le forze produttive e aumenteranno le spese per le pensioni, la sanità e l’assistenza, dato che nel 2050 per ogni 100 lavoratori ci saranno 75 pensionati e ogni lavoratore dovrà provvedere a circa del sostentamento di un pensionato.

Per lo sviluppo sono necessari l’equilibrio demografico e la formazione del cosiddetto capitale umano. Occorre trattare le questioni della famiglia a partire dalla prospettiva dei figli. Se si privilegiassero gli interessi dei bambini, cambierebbe la percezione del divorzio, della procreazione artificiale, della pretesa all’adozione da parte di singles e coppie omosessuali, della corsa alla carriera professionale, dell’organizzazione del lavoro; si riscoprirebbe che la famiglia fondata sul matrimonio è davvero una risorsa per la società, un soggetto di interesse pubblico non equiparabile ad altre forme di convivenza di carattere privato.

 

4. La famiglia istituzione della gratuità

I beni possono essere strumentali in quanto voluti in funzione di qualcos’altro oppure possono essere gratuiti in quanto voluti per se stessi come un fine. Del primo tipo sono le cose utili, i servizi, la tecnologia, la ricchezza; del secondo tipo sono la contemplazione della natura, la poesia, la musica, l’arte, la festa, l’amicizia, la preghiera. Sia i beni strumentali sia i beni gratuiti sono necessari per la vita e la felicità dell’uomo e vanno perseguiti in modo ordinato secondo la gerarchia dei valori e al momento opportuno.

Le persone, sebbene da esse si possano ottenere molti benefici, non devono mai essere ridotte a puro strumento. Solo l’amore gratuito è all’altezza della loro dignità. E’ lecito e anche necessario cercare negli altri il proprio utile, ma sarebbe cieco egoismo e grave disordine morale ridurre a questo il rapporto con loro. Gli altri sono un bene in se stessi e devo cercare il loro bene con la stessa serietà con cui cerco il mio; devo farmi carico, secondo le mie possibilità, della loro crescita umana, affrontando anche il sacrificio e portando il peso dei loro limiti e peccati, come ha fatto Gesù nei confronti di tutti gli uomini.

Come il mercato è l’istituzione tipica dello scambio di beni strumentali, così la famiglia è l’istituzione paradigmatica della gratuità e dell’amore. In una famiglia autentica ognuno considera gli altri non solo come un bene utile per la propria vita, ma come un bene in se stessi, un bene insostituibile, senza prezzo. Se c’è un’attenzione preferenziale è per i più deboli: bambini, malati, disabili, anziani.

La famiglia come comunità di persone sorge dall’amore desiderio (eros) e dall’amore dono (agape), intimamente compenetrati tra loro. L’amore spinge a uscire da se stessi, a cercare gli altri, ad accogliere la loro alterità, per accrescere sia il proprio bene che il loro. Per creare interazione, scambio, collaborazione, valorizzazione reciproca, occorrono uguaglianza e differenza simultaneamente ed è particolarmente rilevante la differenza sessuale. La sessualità è altruismo scritto nell’anima e nel corpo. L’uomo dà alla donna il potere di diventare madre e viceversa la donna dà all’uomo il potere di diventare padre. Così ognuno dei due può raggiungere la sua maturità umana, valorizzare le sue diverse attitudini spirituali e corporee, diventare pienamente se stesso, aggiungendo alle relazioni di figlio e di fratello quelle di coniuge e di genitore. La dinamica dell’amore tende verso un di più di vita e di bene. Mentre si donano l’uno all’altro, i coniugi si aprono a una eventuale ulteriore alterità, il figlio, in cui diventeranno “una sola carne” in senso pieno e permanente.

Nella famiglia l’amore fa condividere il vissuto quotidiano, il presente e il futuro, la totalità della vita. Integra nella relazione tra i coniugi l’impegno del matrimonio, l’affetto reciproco, l’attrazione sessuale. Porta i genitori a elargire ai figli i beni materiali e spirituali, dedicandosi alla loro cura ed educazione.

Tutti i membri della famiglia si educano reciprocamente. I coniugi si educano l’un l’altro; i genitori educano i figli e anche i figli educano i genitori. Tuttavia è peculiare la responsabilità dei genitori nei confronti dei figli. Una buona relazione educativa comporta tenerezza e affetto, ragionevolezza e autorità. Il clima di amore e di fiducia, l’esempio e l’esperienza concreta, l’esercizio quotidiano conferiscono all’educazione familiare una speciale efficacia, che fa interiorizzare e assimilare i valori, le norme, gli insegnamenti come esigenze vitali di crescita personale. I figli vengono accompagnati a superare il narcisismo infantile, ad aprirsi agli altri, ad affrontare le sfide e le prove della vita, a sviluppare personalità equilibrate, solide e affidabili, costruttive e creative.

La famiglia, nella misura in cui è unita e aperta, alimenta in tutti i suoi membri e specialmente nei figli le cosiddette virtù sociali: il rispetto per la dignità di ogni persona, la fiducia in se stessi, negli altri e nelle istituzioni, la responsabilità per il bene proprio e degli altri, la sincerità, la fedeltà, il perdono, la condivisione, la laboriosità, la collaborazione, la progettualità, la sobrietà, la propensione al risparmio, la generosità verso i poveri, l’impegno fino al sacrificio e altre virtù preziose per la coesione e lo sviluppo della società.

Le virtù sociali incidono positivamente anche nell’economia. Oggi le imprese diventano sempre più immateriali e relazionali; più che il capitale fisico, richiedono le risorse umane: conoscenza, idee nuove, iniziativa, gusto del lavoro, capacità di progettare e lavorare insieme, impegno per il bene comune, affidabilità. Il mercato, istituzione dello scambio utilitario, ha bisogno di energie morali, di fiducia, gratuità e solidarietà, che vengono generate specialmente dalla famiglia istituzione del dono. E’ questo l’insegnamento di Benedetto XVI nell’ultima enciclica Caritas in Veritate: “Anche nei rapporti mercantili il principio di gratuità e la logica del dono possono e devono trovare posto dentro la normale attività economica” (Benedetto XVI, CV 36). L’ipertrofia dell’utilitarismo, che porta a cercare il massimo profitto ad ogni costo, finisce per danneggiare il bene comune della società e pregiudicare la stessa felicità individuale, che in realtà dipende più dalla qualità delle relazioni che dall’aumento del reddito.

 

5. Sostegno culturale e politico alla famiglia

Le famiglie fondate sul matrimonio offrono alla società beni essenziali attraverso la generazione dei nuovi cittadini e l’incremento delle virtù sociali. Perciò hanno diritto a un adeguato riconoscimento culturale, giuridico, economico. Trenta anni fa Giovanni Paolo II lanciava questo appello: “Le famiglie devono essere le prime a far sì che le leggi e le istituzioni dello Stato non solo non danneggino, ma sostengano e difendano positivamente i diritti e i doveri delle famiglie. In questo senso devono crescere nella consapevolezza di essere protagoniste della cosiddetta politica familiare e assumersi la responsabilità di trasformare la società; altrimenti le famiglie saranno le prime vittime di quei mali che si sono limitate ad osservare con indifferenza” (Giovanni Paolo II, Familiaris Consortio, 44).

Questo appello non è caduto nel vuoto; sta avendo una risposta sempre più vigorosa nell’attività delle associazioni familiari. Attività multiforme: animazione culturale nelle scuole, nelle parrocchie, nelle diocesi, nei media (stampa, radio, televisione, internet); organizzazione di eventi con risonanza nell’opinione pubblica; progetti ed esperienze pilota di città amica delle famiglie; pressione sui responsabili delle istituzioni comunali, regionali, nazionali, internazionali per una amministrazione e una politica favorevole alle famiglie; promozione di incontri di studio e di proposta; monitoraggio delle attività parlamentari; formazione di uomini politici e di operatori della cultura e della comunicazione sociale, motivati e competenti.

Da parte della Chiesa, è necessario che l’azione pastorale a diversi livelli (nazionale, diocesano, parrocchiale) motivi fortemente le famiglie ad aderire in massa alle associazioni familiari di impegno civile, coerenti con il Vangelo, perché abbiano peso nell’opinione pubblica e nella politica. La dottrina sociale cristiana approva gli autentici valori moderni, come la parità delle donne, la libertà di pensiero, di parola e di religione, la laicità intesa come rispetto del pluralismo religioso e culturale presente nella società civile. Non confonde però i desideri soggettivi con i diritti umani, che sono beni oggettivi, i diritti degli individui con quelli della famiglia, gli interessi privati con l’interesse pubblico: realtà diverse da trattare in modo diverso. I cristiani laici hanno comunque ampie possibilità di collaborazione con gli uomini di buona volontà per costruire una società a misura di famiglia.

Le associazioni familiari di ispirazione cristiana chiedono che non si guardi alla famiglia come a una somma di individui e di bisogni individuali, ma la si veda come una preziosa e necessaria risorsa per la società da sostenere e valorizzare; si adoperano perché siano rivalutate culturalmente la maternità e la paternità come ruoli importanti per la maturazione umana e la felicità delle donne e degli uomini e per il bene dei figli e della società; rivendicano provvedimenti per incentivare la stabilità delle coppie, la natalità, la responsabilità educativa. Le loro principali proposte si possono così riassumere: a) conciliazione di famiglia e lavoro, offrendo una varietà di opportunità professionali per ambedue i coniugi (ad es. flessibilità di orari, part-time, telelavoro, congedi e permessi), evitando sia la forzata omologazione dei ruoli sia il rigido dualismo; b) meccanismi di protezione per supportare il lavoro intermittente e offrire una ragionevole sicurezza economica; c) servizi di cura per i bambini e di assistenza per disabili e anziani; d) prelievo fiscale equo e commisurato non solo al reddito, ma anche al numero di persone a carico; ulteriori agevolazioni e sconti per le famiglie numerose; f) pensione anticipata per le donne lavoratrici che hanno avuto figli; g) prevenzione dell’aborto mediante provvedimenti di sostegno alla maternità, in modo da offrire alle donne una concreta alternativa; h) tutelare il diritto dei bambini ad avere il padre e la madre e a crescere con entrambi i genitori; i) diritto dei genitori a scegliere la scuola per i loro figli senza oneri economici penalizzanti; l) ricongiungimento delle famiglie dei migranti. Sono tutte proposte ragionevoli sulle quali i cristiani possono collaborare con tante persone di buona volontà.

 

6. Conclusione

Testimoniare, con l’aiuto e la grazia di Dio, la bellezza della famiglia fondata sul matrimonio, cioè sulla volontà di donarsi e impegnarsi senza riserve. Costruire una società amica delle famiglie. Ma prima ancora credere nella famiglia fattore insostituibile di umanizzazione e risorsa fondamentale della società, secondo l’insegnamento di Giovanni Paolo II nella Familiaris Consortio: “La famiglia costituisce il luogo nativo e lo strumento più efficace di umanizzazione e di personalizzazione della società (…) La famiglia possiede e sprigiona ancora oggi energie formidabili, capaci di strappare l’uomo all’anonimato, di mantenerlo cosciente della sua dignità personale, di arricchirlo di profonda umanità e di inserirlo attivamente con la sua unicità e irripetibilità nel tessuto della società” (FC 43).

 

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