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 Pontifical Council for the Pastoral Care of Migrants and Itinerant People

People on the Move - N° 93,  December 2003, pp. 231-234

Prendersi cura dei Migranti e Rifugiati a Roma,

tra passato e presente

Dott. Aldo MORRONE

Direttore, Struttura Complessa di Medicina Preventiva delle

Migrazioni, del Turismo e di Dermatologia Tropicale

Ospedale “S. Maria e S. Gallicano”, Roma

Introduzione

In occasione dellÂ’Anno Santo del 1725 Papa Benedetto XIII decise di far erigere lÂ’Ospedale di San Gallicano, per offrire cure e assistenza ai poveri e ai diseredati, e a tutti i pellegrini che venivano a Roma affetti da malattie della pelle, soprattutto lebbra e scabbia. Una lapide di marmo su un muro dellÂ’ospedale ricorda in latino a chi legge:

"BENEDICTUS XIII P.O.M. NEGLECTIS REJECTISQUE AB OMNIBUS PRURIGINE LEPRA ET SCABIESÂ…A FUNDAMENTIS EREXIT.

ANNO SALUTIS MDCCXXV"

Pochi secoli dopo, allÂ’inizio del terzo millennio, lÂ’ospedale, situato nel popolare e tradizionale quartiere di Trastevere, è ancora là, sebbene il suo nome sia cambiato in Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS) San Gallicano. Però anche i poveri, i diseredati, i migranti e i rifugiati ci sono ancora, e il bisogno di cure e di assistenza socio-sanitaria per questa gente, malgrado il progresso sociale ed economico, è ancora una realtà sempre presente e dÂ’attualità per il Servizio Sanitario Nazionale Italiano.

Povertà e salute

Nella società moderna italiana i poveri possono essere definiti come persone che vivono in condizioni di particolare svantaggio e che sono costrette a varie forme di dipendenza. Per i poveri è anche difficile lÂ’accesso al Servizio Sanitario Nazionale e alla rete di assistenza sociale e sanitaria. I deboli e i bisognosi, gli immigrati, i rifugiati, i viandanti e le persone senza fissa dimora debbono essere considerati come gruppi le cui caratteristiche si sovrappongono, ma ci sono anche gli anziani che vivono con una pensione di invalidità, sociale o di vecchiaia e che fanno fatica a vivere con dignità.

LÂ’Articolo 3 della Costituzione Italiana stabilisce che “Tutti i cittadini hanno una uguale dignità sociale e sono uguali di fronte alla legge, senza riguardo al sesso, alla razza, alla lingua, alla religione e alle opinioni politiche, alle condizioni personali e sociali”; e lÂ’Articolo 32 stabilisce che “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dellÂ’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti.”

LÂ’Italia e lÂ’immigrazione

Secondo i dati ufficiali sullÂ’immigrazione in Italia, nel gennaio 2002 cÂ’erano 2.400.000 migranti con regolare permesso di soggiorno, per una incidenza del 4% sulla popolazione autoctona.

Prendersi cura di persone provenienti da differenti paesi, ambienti sociali e culturali non è semplice. Ci sono barriere linguistiche, e spesso gli immigrati si rivolgono ai servizi sociali e sanitari soltanto in casi di urgenza o in uno stato avanzato della malattia, quando la diagnosi e terapia diventano molto più costosa.

Il Dipartimento di Medicina Preventiva delle Migrazioni al San Gallicano di Roma.

Riconoscendo i bisogni degli immigrati, è stato aperto sin dal 1985 allÂ’Istituto San Gallicano un Reparto di Medicina Preventiva delle Migrazioni. Per molti anni questo reparto è stato lÂ’unico punto di riferimento pubblico, non soltanto per cure e assistenza, ma anche come centro di ricerca medica, epidemiologica, sociale e antropologica sulle popolazioni migranti, nomadi, rifugiati e dei senza fissa dimora.

È presente nel Reparto un servizio di consulenza medico-antropologica, mirata in modo particolare a identificare e a prendersi cura delle persone svantaggiate da un punto di vista culturale e a rischio di ammalarsi. Ci sono anche un servizio gratuito di assistenza legale per le persone che ne hanno bisogno, un servizio gratuito di etno-psichiatria, per i problemi soprattutto dei migranti anziani, vittime di tortura e per le donne vittime della riduzione in schiavitù sessuale. Tutte queste persone vengono assistite clinicamente, curate e aiutate a recuperare dignità e fiducia nella vita.

Ogni anno il Reparto organizza, in collaborazione con il Consiglio Comunale di Roma e con lÂ’Associazione “Casa dei Diritti Sociali”, un Corso Internazionale di Medicina Transculturale per gli operatori in campo sociale e medico, gli amministratori pubblici, gli insegnanti e i volontari, allo scopo di promuovere interesse, comprensione e scambi di esperienze sulla complessa realtà dellÂ’assistenza sanitaria.

Le attività del Reparto sono state fin dallÂ’inizio a disposizione di tutti i cittadini, sia italiani che stranieri. I servizi sono in particolar modo indirizzati agli immigrati regolari, a quelli illegali e ai clandestini, alle persone senza fissa dimora, ai rifugiati e richiedenti asilo politico, nomadi e a coloro che hanno problemi di salute ma sono privi di unÂ’assicurazione sanitaria.

Attualmente ricevono assistenza ogni giorno dalle 200 alle 250 persone. Il paziente, appena arrivato, riceve una prima valutazione da parte di un gruppo composto da un medico, unÂ’infermiera e un mediatore culturale. Oltre ad offrire un servizio giornaliero con accesso gratuito allÂ’assistenza, il Reparto è anche un osservatorio per studiare e tenere sotto controllo le condizioni di salute e i rischi per la salute di questi gruppi particolari. I dati raccolti attraverso vengono analizzati, e le informazioni statistiche vengono valutate e comparate in base a una molteplicità di fattori. Dal 1° gennaio 1985 al 31 dicembre 2002 sono state oltre 60.000 le persone assistite e curate. Quasi tutte le persone che frequentano il Reparto hanno fatto lÂ’esperienza della guerra, della povertà, dellÂ’emarginazione, o della solitudine. Fin dal 1996 lÂ’assistenza è stata corroborata dallÂ’opera di mediatori linguistico-culturali, che accolgono i pazienti stranieri e spiegano, nella loro lingua, quali sono i servizi di assistenza a loro disposizione. Essi facilitano anche la comprensione culturale e interpretativa delle diagnosi e delle terapie, perché ci si possa adattare allÂ’approccio corretto per ogni particolare persona. Le migrazioni sono una causa di stress e di rischi per la salute, perché richiedono una riorganizzazione dello stile di vita e uno sradicamento dallÂ’ambiente familiare.

Questa esperienza appare economicamente sana, oltre ad essere sana sul piano etico. La cura della salute degli immigrati è della massima importanza e si ripercuote anche sulla protezione della salute dei cittadini italiani – per esempio, limitando la diffusione delle malattie contagiose.

Investire sulla salute e dignità dei poveri

Immigrati, rifugiati, zingari, barboni, detenuti, tossicodipendenti, prostitute: unÂ’umanità dolente. Rifiuti apparentemente “inutili” di una società globalizzata dove chi non produce ricchezza immediata e non consuma, sembra non contare niente e, soprattutto, sembra non avere diritti.

Nella nostra esperienza in Ospedale, ci troviamo quotidianamente di fronte al grido dellÂ’oppresso e dellÂ’escluso. Gli immigrati che giungono da noi o gli abitanti più poveri del Sud del mondo che non potranno mai lasciare la loro terra, urlano drammaticamente alla nostra coscienza di esseri umani. Quello che cercano queste persone è unÂ’equa distribuzione dei beni e delle risorse dellÂ’universo. Non chiedono elemosina né carità, ma solidarietà e giustizia.

 Noi siamo convinti che oggi investire sulla salute e sulla dignità degli esseri umani più deboli: migranti, richiedenti asilo politico, zingari e persone senza fissa dimora sia lÂ’unica scelta consentita. Non ne possiamo fare altre. Se vogliamo un giorno consegnare ai nostri figli la terra ancora viva e rigogliosa, che abbiamo ricevuto in dono da Dio, dobbiamo impegnarci per la sua salvaguardia. Il futuro dei nostri figli e dei figli dei loro figli è legato al futuro dei più poveri, delle creature  apparentemente più “inutili”.

Non cÂ’è nulla di generoso e di altruistico in questo agire: non possiamo fare altrimenti se vogliamo garantire a tutta lÂ’umanità convivenza e prosperità.

Dovremmo cominciare ad assumere un nuovo paradigma: lÂ’etica della sollecitudine, della solidarietà, dellÂ’ascolto e dellÂ’accoglienza delle persone apparentemente più “inutili”. Per il fatto di aver una origine in comune e di trovarci reciprocamente legati, abbiamo tutti un destino comune. E dentro questa trama di relazioni ogni essere vivente è unico e irripetibile e in lui toccano il loro culmine milioni e milioni di anni di lavoro creativo dellÂ’universo.

LÂ’immensa complessità dellÂ’universo ci invita a rispettare e ad amare tutte le creature, in particolare le più deboli. La commozione e la passione che proviamo per le stelle, per lÂ’alba, per il tramonto, ci deve illuminare nel nostro impegno verso queste persone: sono assai preziose.

LÂ’universo intero e il nostro vivere quotidiano è costituito da una trama immensa di relazioni, e solo se siamo capaci di svilupparle possiamo dare un senso alla nostra vita: infatti ogni essere umano vive mediante lÂ’altro, per lÂ’altro e con lÂ’altro. Ecco allora che lÂ’assistenza clinica e antropologica verso i migranti e i rifugiati, diventa unÂ’opportunità perché dallÂ’incontro di sofferenze fisiche e psicologiche, si comprenda lÂ’immenso dono che Dio ha fatto ad ognuno di noi, e si impari a condividere la nostra vita. Solo dove cÂ’è accoglienza, sollecitudine, solidarietà e giustizia, ci potrà essere salute, dignità, amore e pace. 

E allora perché non accogliere i barboni, gli immigrati, i rifugiati, gli zingari, i detenuti, i tossicodipendenti, le prostitute e tutte le altre creature fragili dellÂ’universo? Forse Dio non ama con uguale tenerezza il canto dellÂ’usignolo e il gracidare della rana in uno stagno?

Note bibliografiche

Morrone A. LÂ’altra faccia di Gaia. Salute, migrazione e ambiente tra Nord e Sud del pianeta. Armando Editore. 2000, Roma, pp. 334.

Dalla Torre G (A cura di ) Immigrazione e salute. Quaderni della LUMSA, Edizioni Studium, Roma,1999, pp. 256. 

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