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 Pontifical Council for the Pastoral Care of Migrants and Itinerant People

People on the Move

N° 106, April 2008

 

 

Messaggio del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti ai Partecipanti  all’Incontro Annuale del Comitato Cattolico Internazionale per gli Zingari

(Trogir, Croazia, 28 - 30 marzo 2008)

 

 

Carissimi Fratelli e Sorelle in Cristo,

 

Ringraziando il Rev.do Mons. Piero Gabella, assieme ad Elisa e Léon Tambour, per il gentile invito ad essere con voi in questa circostanza, che non ho potuto onorare, desidero condividere con voi alcune riflessioni sul tema che vi apprestate ad approfondire: “Essere costruttori di pace di fronte all’antiziganismo che ci circonda”. Sono lieto di farlo, perché l’argomento mi è particolarmente caro.

Nell’esprimervi sentimenti di ringraziamento e di stima per la vostra determinazione nel perseguire rapporti di solidarietà e di cooperazione con le comunità zingare, nelle quali operate, vi assicuro che il nostro Dicastero vi è vicino e vi sostiene in questo difficile compito.

La vostra presenza tra gli Zingari vi fa constatare, e non di rado sperimentare, quanto sia diffuso e quali dimensioni incontrollabili abbia assunto attualmente il fenomeno dell’antizingarismo in Europa. Non si può negare che le sue espressioni di discriminazione, razzismo, emarginazione-ghettizzazione e intolleranza diventano oggi sempre più gravi, culminando anche in aggressioni fisiche, espulsioni, sgomberi forzati, incendi, discorsi improntati all'odio, ronde e vessazioni, per elencarne solo alcuni.

Giova ricordare, a questo punto, che si fanno sentire sempre più forti, sia a livello europeo che mondiale, le voci zingare che dicono il dolore di questo popolo perseguitato. Ad esse si aggiunge la mobilitazione e l’interesse degli Organismi internazionali e nazionali, la cui più recente espressione è la Risoluzione del Parlamento europeo su una strategia europea per i Rom,votata a larghissima maggioranza il 31 gennaio 2008. Troviamo in essa, infatti, una ferma condanna - «senza eccezioni e senza ambiguità possibili» - di ogni forma di discriminazione nei confronti della popolazione Rom e la richiesta di una strategia europea e di finanziamenti per promuovere la loro inclusione sociale. È da auspicare che tale Risoluzione non rimanga senza effetto, ma costituisca un reale incentivo per gli Stati al fine di avviare un piano d’azione concreto, atto a combattere la discriminazione degli Zingari in tutti gli ambiti sociali.

Un’altra iniziativa da menzionare è la Conferenza Europea sulla Popolazione Rom, promossa dai Ministeri dell’Interno e della Solidarietà Sociale Italiani, svoltasi il 22 e 23 gennaio 2008 a Roma, alla quale ha preso parte – alla corrispondente Tavola Rotonda – S.E. l’Arcivescovo Agostino Marchetto, Segretario del nostro Pontificio Consiglio. Egli, fra l’altro, ha auspicato che i Governi si impegnino a sradicare gli episodi di razzismo e xenofobia tuttora in atto.

Tuttavia ci domandiamo: perché l’antizingarismo? perché il razzismo? perché le fobie verso i Rom e altri gruppi zingari?

Certo essi sono diversi e come tali fastidiosi e irritanti per la maggioranza della popolazione e purtroppo in questo tipo di percezione non c’è spazio per il rispetto, la giustizia, l’amore, vale a dire per ciò che costituisce il fondamento della pace.

Eppure per voi questo impegno pastorale con gli Zingari è un vero laboratorio di pace, spazio privilegiato per un concreto progetto di pace. Ecco la quotidianità nella quale, con spirito di fede e non senza sacrifici, portate il Vangelo di Cristo che “è la nostra Pace” (Ef 2,14). Che cosa significa?

Ne darete risposte certamente nel corso della vostra riunione, eppure desidero affidarvi anche alcuni pensieri, quasi una premessa al vostro dialogo di questi giorni.

In riferimento al tema mi piace osservare, prima di tutto, che un intero capitolo del Compendio della Dottrina sociale della Chiesa[1], pubblicato dal Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, offre un’accurata e ricca sintesi sul tema della pace, partendo dai suoi aspetti biblici, con attenzione alle sue condizioni, per concludere con la presentazione del contributo specifico della Chiesa nella promozione della pace.

Essa – e cito il Compendio – è “un valore e un dovere universale e trova il suo fondamento nell'ordine razionale e morale della società che ha le sue radici in Dio stesso, «fonte primaria dell'essere, verità essenziale e bene supremo». La pace … si fonda su una corretta concezione della persona umana e richiede l'edificazione di un ordine secondo giustizia e carità”[2].

Per costruirla, per esserne ‘operatori’, secondo il Discorso della Montagna (cfr Mt 5,1-12), l’invito di Gesù non si riferisce soltanto a un atteggiamento, ma indica altresì una meta da raggiungere, qualcosa da realizzare, un “edificio della pace”, sorretto da quattro pilastri portanti: la verità, la giustizia, l’amore, la libertà – come ebbe a dire l’Arcivescovo Marchetto nelle osservazioni conclusive del V° Congresso Mondiale per la pastorale degli Zingari, riferendosi alle celebrazioni del 40° della Lettera enciclica Pacem in terris[3].

Per il primo pilastro, la verità, potremmo porci due domande, e cioè: “Può stabilirsi una pace genuina senza il riconoscimento effettivo di quella stupenda verità, secondo cui noi siamo tutti eguali in dignità, eguali perché siamo stati formati a immagine di Dio, che è nostro Padre? Può esistere una vera pace, quando uomini, donne e bambini non possono vivere la loro piena dignità umana?”[4].

Gli Zingari, come tutti, hanno diritto a crescere culturalmente e al benessere sociale, hanno diritto a vivere una vita dignitosa e in pienezza, è necessario quindi aiutarli a scoprire quei valori che li mettano in grado di ritrovare quella grande verità della propria dignità che, appunto, conferisce loro una legittima collocazione nella società. Il compito da intraprendere affinché essi, particolarmente vulnerabili, si considerino e siano accettati come membri a pieno titolo della famiglia umana riguarda quindi la salvaguardia della loro dignità e il rispetto della loro identità, come indicato negli Orientamenti per una Pastorale degli Zingari[5], che vi sono noti. Devono essere pertanto incoraggiate le iniziative per il loro sviluppo e per la difesa dei loro diritti (cfr. Ibid. n. 52), nonché garantite le misure necessarie per creare un clima sociale e politico finalizzato ad un’adeguata integrazione (e non assimilazione) degli Zingari(cfr. ibid. n. 13), altrimenti si incrementa ogni forma di violenza nei loro confronti.

In stretto collegamento con la verità si trovala giustizia – il secondo pilastro – che, nella “sua più classica formulazione, «Â…consiste nella costante e ferma volontà di dare a Dio e al prossimo ciò che è loro dovuto». Dal punto di vista soggettivo la giustizia si traduce nell'atteggiamento determinato dalla volontà di riconoscere l'altro come persona, mentre, dal punto di vista oggettivo, essa costituisce il criterio determinante della moralità nell'ambito inter-soggettivo e sociale”[6].

È giusto dunque riconoscere il diritto degli Zingari a “voler vivere insieme” (Orientamenti n. 20), inteso in termini di piena partecipazione politica, economica, sociale e religiosa; ma è altrettanto necessario ricordare che con i diritti vanno i doveri, in quanto ognipersona «possiede sia diritti che doveri derivanti immediatamente e simultaneamente dalla sua stessa natura»[7]. Si rende pertanto indispensabile promuoverediverse forme di servizi in cui coinvolgere gli Zingari per stimolarli, nel dialogo e nella riconciliazione, alla solidarietà, responsabilità e collaborazione (cfr Orientamenti nn. 39-40).

Terzo pilastro è l’amore, “l'unica forza capace di condurre alla perfezione personale e sociale, l'unico dinamismo in grado di far avanzare la storia verso il bene e la pace”[8]. È proprio nell’amore e nell’esercizio dell’amore, cioè nella carità, che la Chiesa manifesta la sua essenza e indica ad ogni suo figlio il programma di vita: avere «un cuore che vede» dove urge agire con amore[9]. Quindi, ogni vostro atteggiamento sia commisurato a Gesù Cristo che “non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti” (Mt 20,28). La prassi ci insegna, poi, che nella pastorale per e con gli Zingari, l’amore non può essere separato dalla riconciliazione, né da atti di reciproco perdono che consolidino la fiducia e la solidarietà (cfr Orientamenti n. 74).

A proposito del quarto pilastro infine, la libertà, al n. 200 del Compendio leggiamo: “Il valore della libertà, in quanto espressione della singolarità di ogni persona umana, viene rispettato quando a ciascun membro della società è consentito di realizzare la propria personale vocazione; cercare la verità e professare le proprie idee religiose, culturali e politiche; esprimere le proprie opinioni; decidere il proprio stato di vita e, per quanto possibile, il proprio lavoro; assumere iniziative di carattere economico, sociale e politico. Ciò deve avvenire entro un «solido contesto giuridico», nei limiti del bene comune e dell'ordine pubblico e, in ogni caso, all'insegna della responsabilità”.

La libertà è un valore particolarmente caro agli Zingari, in quanto caratteristica essenziale della loro vita e profondamente radicata nella loro mentalità. In che modo possiamo rispettare, difendere, promuovere, rivendicare questa libertà? Credo sia una domanda che ogni Operatore pastorale dovrebbe porsi prima di intraprendere qualsiasi servizio a favore del popolo zingaro.

Carissimi, affido a voi questi pensieri, auspicando che possiate trarne ispirazione per il vostro impegno ad “essere costruttori di pace di fronte all’antizigarismo che ci circonda”.

Il mio augurio va oltre. Siate costruttori della civiltà della pace e dell’amore, alla luce del Signore Risorto che ci amò sino alla fine (Gv 13,1) e ci lasciò in dono la sua pace (cfr. Lc 24,36; Gv 14,27).

 

Vi sostenga nel vostro cammino Maria, Regina della Pace.   

 

 

 

 

Renato Raffaele Cardinale Martino

Presidente

 

 

 

X Arcivescovo Agostino Marchetto

Segretario

 

 


 

[1]  Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, 2 aprile 2004, Cap. XI:  www.vatican.va/roman_curia/pontifical_councils/justpeace/documents/
rc_pc_justpeace_doc_20060526_compendio-dott-soc_it.html

[2]  Ibid., n. 494. 

[4] Giovanni Paolo II, Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace1987, n. 1: AAS  79 (1987) 1, 46.

[6] Compendio…, n. 201.

[7] Giovanni XXII, Lettera enciclica. Pacem in terris, n. 1: AAS 55 (1963), 259.

[8] Giovanni Paolo II, Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 2005, n. 12: 97 (2005), 183.

[9] Benedetto XVI, Lettera enciclica Deus caritas est, n. 31 b.

 

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