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CONFERENZA STAMPA DI PRESENTAZIONE
DEI "LINEAMENTA" DELLA XIII ASSEMBLEA GENERALE
ORDINARIA DEL SINODO DEI VESCOVI

Aula Giovanni Paolo II della Sala Stampa della Santa Sede
Venerdì, 4 marzo 2011

 

  

I) Introduzione

"Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi" (Gv 20, 21). Con queste parole Gesù Cristo risorto, vittorioso sul peccato e sulla morte, inviò i suoi discepoli al mondo intero a proclamare la Buona Notizia, dopo aver effuso su di loro lo Spirito Santo per il perdono dei peccati. Tale missione è ribadita anche dai sinottici nella conclusione dei loro Vangeli: "Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura" (Mc 16, 15); "A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo" (Mt 28, 19). Nel nome del Signore risorto "saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme" (Lc 24, 47). La Chiesa, radunata dallo Spirito Santo, cerca di compiere fedelmente tale mandato durante il suo pellegrinaggio terreno. Forte dell’accompagnamento del Signore glorioso, che ha promesso la sua presenza "fino alla fine del mondo" (Mt 28, 19), essa desidera, con rinnovato entusiasmo, continuare tale missione anche nel tempo presente. Per tale ragione, il Santo Padre Benedetto XVI, Vescovo di Roma e Pastore universale della Chiesa, ha convocato la XIII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, che avrà luogo dal 7 al 28 ottobre 2012 sul tema La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana. Secondo il Santo Padre, che ha voluto annunciare personalmente la convocazione di tale importante evento ecclesiale nella solenne concelebrazione dell’Eucaristia di chiusura dell’Assemblea Speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei Vescovi, essa dovrebbe essere un momento di verifica del cammino percorso, per riprendere con nuovo slancio l’urgente opera dell’evangelizzazione del mondo contemporaneo.

La decisione del Sommo Pontefice è stata preceduta da due importanti eventi. In primo luogo, secondo la prassi ormai collaudata, il Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi ha chiesto, a nome del Santo Padre, ai 13 Sinodi delle Chiese Orientali Cattoliche sui iuris, alle 113 Conferenze Episcopali, ai 25 Dicasteri della Curia Romana e all’Unione dei Superiori Generali, di segnalare per iscritto tre temi che avrebbero potuto essere presi in considerazione per una riflessione sinodale e cioè che avrebbero dovuto avere una rilevante importanza pastorale, interessare la Chiesa universale ed essere adatti per la discussione sinodale. Una volta ottenute le risposte degli organismi segnalati, con i quali il Sinodo dei Vescovi è in collaborazione istituzionale, esse sono state portate a conoscenza del Santo Padre dopo essere state attentamente valutate dal Consiglio Ordinario della Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi, composto di 15 membri, di cui 12 eletti nel corso della XII Assemblea Generale Ordinaria, svoltasi dal 5 al 26 ottobre 2008, e 3 nominati dal Sommo Pontefice. Nelle loro risposte, la maggioranza degli episcopati aveva proposto per la prossima Assise sinodale la questione della trasmissione della fede, processo che nei tempi recenti ha conosciuto non poche difficoltà dovute ai grandi cambiamenti di ordine sociale, culturale e religioso.

Il secondo evento che ha influito sulla scelta definitiva dell’argomento sinodale è stata la decisione del Santo Padre di erigere il Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione. Tale nuovo Dicastero è stato eretto il 21 settembre 2010, con il motu proprio Ubiqumque et semper del Papa Benedetto XVI. Pertanto, è risultata felice la decisione di Papa Benedetto XVI di inquadrare la menzionata inquietudine pastorale generalizzata sulla trasmissione della fede nella riflessione sulla nuova evangelizzazione che si impone, anche se in modi diversi, in tutta la Chiesa.

II) Procedura sinodale

I Lineamenta che oggi vengono presentati, rappresentano una tappa importante nella preparazione della XIII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi. Essi sono stati preparati dal Consiglio Ordinario della Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi, con l’aiuto di alcuni esperti. Nella redazione si è tenuto conto delle ragioni con le quali gli organismi interessati hanno motivato la loro proposta dei rispettivi temi sinodali. Una volta pubblicato il Documento con cui il Santo Padre ha eretto il Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, il Consiglio lo ha tenuto in grande considerazione, come pure gli altri interventi del Sommo Pontefice sul tema.

Lo scopo dei Lineamenta è di suscitare la discussione sull’argomento sinodale a livello della Chiesa universale. Per tale motivo, i Lineamenta sono pubblicati in 8 lingue: latino, francese, inglese, italiano, polacco, portoghese, spagnolo e tedesco. La versione elettronica del documento si può trovare nel sito del Sinodo dei Vescovi. Inoltre, ogni capitolo è accompagnato da varie domande precise che dovrebbero facilitare la riflessione delle Chiese particolari e dei rispettivi organismi. Il Questionario è composto in tutto di 71 domande.

La Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi ha provveduto alla distribuzione del Documento agli organismi interessati perché possano promuovere la riflessione nei singoli Paesi (diocesi, parrocchie, congregazioni, movimenti, associazioni, gruppi dei fedeli, ecc.), sintetizzare i loro contributi e far pervenire le risposte alla Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi entro il 1° novembre 2011, solennità di Tutti i Santi. Il Consiglio Ordinario della Segreteria Generale non mancherà di studiare le risposte pervenute che saranno sintetizzate nell’Instrumentum laboris, Documento di lavoro della XIII Assemblea Generale Ordinaria.

III) Struttura dei Lineamenta

I Lineamenta sono divisi in tre capitoli che riflettono il tema dell’Assemblea sinodale: 1) Tempo di nuova evangelizzazione; 2) Proclamare il Vangelo di Gesù Cristo; 3) Iniziare all’esperienza cristiana. Ovviamente, vi è una Introduzione, preceduta da una Prefazione. Il Documento, poi, si chiude con una breve Conclusione.

Nella Prefazione si forniscono alcune idee pratiche circa la procedura sinodale e il significato dei Lineamenta. Inoltre, si mette in risalto la distinzione teorica tra l’evangelizzazione come attività regolare della Chiesa; il primo annuncio ad gentes, a coloro che ancora non conoscono Gesù Cristo; e la nuova evangelizzazione che è indirizzata principalmente a coloro che si sono allontanati dalla Chiesa, alle persone battezzate ma non sufficientemente evangelizzate. Nella prassi ecclesiale, le tre categorie spesso convivono nello stesso territorio per cui le Chiese locali le devono praticare contemporaneamente, soprattutto a causa del fenomeno della globalizzazione e dello spostamento della popolazione tramite la migrazione e l’immigrazione.

Nell’Introduzione si sottolinea che la XIII Assise sinodale si situa nel rinnovato impegno dell’evangelizzazione che la Chiesa ha intrapreso in seguito al Concilio Ecumenico Vaticano II. Con tale opera, promossa dai Pontefici Paolo VI, Giovanni Paolo II ed attualmente Benedetto XVI, la Chiesa auspica di vivere la gioia di essere comunità radunata da Gesù Cristo, per lodare Dio Padre, per mezzo dello Spirito, e di riproporre tale gioia ai vicini ed ai lontani. Allo stesso tempo, con la nuova evangelizzazione si vorrebbe rispondere alle grandi sfide del mondo in accelerata trasformazione. Al riguardo, si offrono ragioni teologiche ed ecclesiali di tale azione.

I motivi teologici procedono dal mistero di Dio Trino e Uno. "La Chiesa che annuncia e trasmette la fede imita l’agire di Dio stesso che si comunica all’umanità donando il Figlio, vive nella comunione trinitaria, effonde lo Spirito Santo per comunicare con l’umanità" (Lineamenta, in seguito, L 2). L’evangelizzazione dovrebbe essere l’eco della comunicazione divina. Pertanto, la Chiesa fondata per diffondere il Vangelo, deve lascarsi plasmare dall’azione dello Spirito per essere conforme a Cristo crocifisso e risorto. Essa riscopre la sua missione materna, Ecclesia mater, di generare i figli al Signore, e cioè il dovere di evangelizzare.

Dal punto di vista ecclesiologico occorre ribadire che l’evangelizzazione riguarda la natura stessa della Chiesa come pure tutta la sua attività. Pertanto, l’annuncio del Vangelo non è questione di strategie comunicative o di scelta di destinatari prioritari, come potrebbero essere i giovani. Essa riguarda la capacità della Chiesa di configurarsi "come reale comunità, come vera fraternità, come corpo e non come macchina o azienda" (L 2). Infatti, tutta la Chiesa è missionaria per sua natura. Essa esiste per evangelizzare. Per svolgere tale compito in modo adeguato, la Chiesa comincia con l’evangelizzare se stessa. Essa si riconosce oltre che agente, frutto dell’evangelizzazione, convinta che l’attore principale è Dio che la guida nella storia per mezzo dello Spirito del Suo Figlio Unigenito Gesù Cristo. L’evangelizzazione, pertanto, richiede azione di discernimento. La Chiesa nell’insieme è chiamata all’ascolto, alla comprensione, alla revisione e alla rivitalizzazione del proprio mandato evangelizzatore, in particolare, di fronte ai grandi cambiamenti del mondo contemporaneo. In tale opera, essa non parte impreparata. Basti pensare alle Esortazioni Apostoliche Evangelii nuntiandi e Catechesi tradendae, risultato delle Assemblee sinodali del 1974 e del 1977, che hanno affrontato tali questioni offrendo alla Chiesa itinerari e modi tuttora validi.

IV) Primo Capitolo: Tempo di "Nuova Evangelizzazione"

Nel Primo Capitolo si descrive la nascita del concetto di nuova evangelizzazione e della sua diffusione nel corso dei Pontificati del Servo di Dio Giovanni Paolo II e del Papa Benedetto XVI. Per la prima volta, Giovanni Paolo II ha adoperato il termine il 9 giugno 1979 durante l’omelia nel Santuario di Santa Croce a Mogila, in Polonia: "È iniziata una nuova evangelizzazione, quasi si trattasse di un secondo annuncio, anche se in realtà è sempre lo stesso" (L 5). L’espressione si è poi affermata nel discorso ai partecipanti della XIX Assemblea del CELAM, a Port au Prince, Haiti, il 9 marzo 1983, in cui Giovanni Paolo II ha precisato che non si tratta di una rievangelizzazione, bensì di "una nuova evangelizzazione. Nuova nel suo ardore, nei suoi metodi, nelle sue espressioni" (L 5). Lo sfondo di tale concetto si trova nell’Esortazione Apostolica Evangelii nuntiandi del Servo di Dio Paolo VI che viene spesso richiamata nei Lineamenta. Pur non trovando l’espressione già fatta, la Evangelii nuntiandi parla di "nuovi tempi d’evangelizzazione" (EN 2), di uno slancio nuovo (EN 2, 5), mentre il N. 24 del Documento porta il titolo "Far sorgere un nuovo apostolato". Tali richiami si spiegano anche per il fatto che Karol Wojtyła, come Arcivescovo di Cracovia, fu nominato Relatore per la conclusione generale del Sinodo del 1974 sull’Evangelizzazione nel mondo moderno.

Il termine nuova evangelizzazione si trova innumerevoli volte nei documenti del suo Pontificato e i Lineamenta ne citano i più significativi, senza pretesa di farne una rassegna definitiva. I Lineamenta vorrebbero suscitare una discussione sul significato del concetto stesso. Esso è, per esempio, assai presente nelle Esortazioni Apostoliche Postsinodali delle Assemblee continentali, celebrate in preparazione del Grande giubileo del 2000. Infatti, con la nuova evangelizzazione spesso si è inteso il funzionamento dinamico, "lo sforzo di rinnovamento che la Chiesa è chiamata a fare per essere all’altezza delle sfide che il contesto sociale e culturale odierno pone alla fede cristiana" (L 5). Tali sfide sono indicate con 6 scenari che negli ultimi decenni interpellano la Chiesa ed esigono una adeguata risposta affinché anch’essi diventino luoghi di testimonianza dei cristiani che sono chiamati a trasformarli con l’annuncio del Vangelo.

1) Lo scenario della secolarizzazione occupa il primo posto e ad esso è dedicato ampio spazio. Interessa principalmente il mondo occidentale, ma da esso si diffonde nel mondo intero. Anche se talvolta adopera toni anticristiani e antireligiosi, la secolarizzazione ha assunto perlopiù un tono dimesso che ha invaso la vita quotidiana delle persone, sviluppando una mentalità in cui Dio è di fatto assente. Si tratta della cultura del relativismo con gravi implicazioni antropologiche che influiscono anche nella vita della Chiesa.

D’altra parte, oltre alla secolarizzazione, nel mondo vi è un risveglio religioso. Purtroppo, tanti aspetti positivi della ricerca di Dio e della riscoperta del sacro in varie religioni, "sono oscurati da fenomeni di fondamentalismo che non poche volte manipola la religione per giustificare la violenza e persino il terrorismo" (L 6).

2) Il secondo scenario indicato è il fenomeno migratorio che sta modificando "la geografia etnica delle nostre città, delle nostre nazioni e di nostri continenti" (L 6). Esso ha varie cause ed è connesso con il fenomeno della globalizzazione, che ha aspetti positivi ma anche problematici e pertanto richiede un esigente lavoro di discernimento.

3) I mezzi di comunicazione, la rivoluzione informatica, rappresentano una delle grandi sfide della Chiesa. La cultura mediatica e digitale porta in sé molti benefici ma anche rischi il cui punto finale potrebbe diventare ciò "che viene chiamato la cultura dell’effimero, dell’immediato, dell’apparenza, ovvero una società incapace di memoria e di futuro" (L 5).

4) L’evangelizzazione della Chiesa è segnata anche dallo scenario economico, dalla crisi economica, dai crescenti squilibri tra Nord e Sud del mondo, "nell’accesso e nella distribuzione delle risorse, come anche nel danno al creato" (L 6).

5) La ricerca scientifica e tecnologica è un altro scenario che interpella l’azione evangelizzatrice della Chiesa. La scienza e la tecnica, infatti, rischiano di diventare i nuovi idoli del presente, una nuova religione, favorendo "nuove forme di gnosi, che assumono la tecnica come forma di saggezza, alla ricerca di una organizzazione magica della vita che funzioni come sapere e come senso" (L 6). Inoltre, assistiamo alla nascita di nuovi culti che indirizzano le pratiche religiose a scopi terapeutici promettendo la prosperità e la gratificazione istantanea.

6) Occorre prendere in considerazione anche lo scenario politico, i cambiamenti epocali degli ultimi decenni: il crollo dell’ideologia comunista e la fine della divisione del mondo occidentale in due blocchi, che ha favorito la libertà religiosa e la riorganizzazione delle Chiese locali. Inoltre, si sta creando una situazione mondiale con nuovi attori politici, economici e religiosi, come il mondo asiatico ed islamico.

Di fronte a questi nuovi scenari i cristiani oltre a fare un’opera di discernimento, sono chiamati a portare la domanda su Dio all’interno di essi, illuminandoli con la luce del Vangelo e portandovi la propria testimonianza. In tale nuovo contesto essi sono chiamati a dare sapore evangelico ai grandi valori della pace, della giustizia, dello sviluppo, della liberazione dei popoli, del rispetto dei diritti umani e dei popoli, soprattutto delle minoranze, come pure della salvaguardia del creato e del futuro del nostro pianeta. Si tratta della martyria cristiana nel mondo di oggi. Tale compito offre grandi possibilità al dialogo ecumenico con gli appartenenti ad altre Chiese e comunità ecclesiali. Pertanto, la nuova evangelizzazione dovrebbe rispondere alla domanda di spiritualità che anche nel mondo attuale riemerge con rinnovato vigore. In tale contesto di grande aiuto può essere il dialogo interreligioso con denominazioni non cristiane, soprattutto con le grandi religioni orientali.

Di fronte a tali sfide, la Chiesa dovrebbe individuare nuove espressioni dell’evangelizzazione, adatte ai contesti sociali e alle culture attuali in grande mutamento. Conservando la sua natura missionaria, la Chiesa dovrebbe mantenere la sua dimensione popolare, domestica, anche in contesti di minoranza o di discriminazione. Essa è chiamata ad allargare gli orizzonti, ad oltrepassare i confini in quanto "la nuova evangelizzazione è il contrario dell’autosufficienza e del ripiegamento su se stessi, della mentalità dello status quo e di una concezione pastorale che ritiene sufficiente continuare a fare come si è sempre fatto" (L 6).

V) Secondo Capitolo: Proclamare il Vangelo di Gesù Cristo

Lo scopo dell’evangelizzazione, e a maggior ragione della nuova evangelizzazione, è l’annuncio del Vangelo e la trasmissione della fede. Il Vangelo non è da intendere come un libro o una dottrina, bensì come una persona: Gesù Cristo, Parola definitiva di Dio che si è fatta uomo. I cristiani sono invitati a stabilire un rapporto personale con il Signore Gesù, nella comunità dei fedeli, nella Chiesa. Egli ci porta al Padre per mezzo dello Spirito Santo. "L’obiettivo della trasmissione della fede è dunque la realizzazione di questo incontro con Gesù Cristo, nello Spirito, per giungere a fare esperienza del Padre suo e nostro" (L 11).

La Chiesa trasmette la fede che essa stessa vive e che forma il suo annuncio, la sua testimonianza e la sua carità. La trasmissione della fede come incontro dei fedeli con Gesù Cristo, è guidata dallo Spirito Santo e si attua mediante la Sacra Scrittura e la Tradizione viva della Chiesa. La Chiesa, continuamente rigenerata dallo Spirito, è il Corpo di Cristo, la cui espressione per eccellenza consiste nella celebrazione del sacramento dell’Eucaristia. A tali fondamenti della Chiesa, l’Eucaristia e la Parola di Dio, si sono dedicate le ultime due Assemblee Generali Ordinarie del Sinodo dei Vescovi, rispettivamente nel 2005 e nel 2008.

La trasmissione della fede avviene tramite la preghiera, che è la fede in atto. La liturgia ne è il luogo privilegiato, con un ruolo pedagogico insostituibile, "nel quale il soggetto educante è Dio stesso e il vero educatore alla preghiera è lo Spirito Santo" (L 14).

Sulla trasmissione della fede la Chiesa ha già riflettuto nel Sinodo su La catechesi nel nostro tempo, che ha avuto luogo nel 1977. I risultati dei lavori sinodali sono stati presentati nell’Esortazione Apostolica Catechesi tradendae, documento pubblicato nel 1979, assai citato nei presenti Lineamenta. Inoltre, i Lineamenta fanno abbondante riferimento al Direttorio Generale per la Catechesi, pubblicato dalla Congregazione del Clero nel 1997. Riprendendone gli argomenti principali, i Lineamenta cercano di applicarli alle attuali situazioni sociali ed ecclesiali. La Catechesi tradendae ha presentato il termine di pedagogia della fede, che include due strumenti fondamentali per la trasmissione della fede: la catechesi e il catecumenato. La catechesi è intesa come "il processo di trasmissione del Vangelo, così come la comunità cristiana lo ha ricevuto, lo comprende, lo celebra, lo vive e lo comunica" (L 14). Il catecumenato battesimale, e cioè "la formazione specifica mediante la quale d’adulto convertito alla fede è portato alla confessione della fede battesimale durante la veglia pasquale" (Direttorio Generale per la Catechesi 59; cf. L 14), deve ispirare le altre forme di catechesi per quanto riguarda sia gli obiettivi sia il dinamismo.

Nei decenni passati, le Chiese locali si sono prodigate in questo campo. Basti pensare al numero dei cristiani, sacerdoti, religiosi, laici, catechisti, famiglie e comunità, gruppi e movimenti ecclesiali, che si sono impegnati in modo spontaneo e gratuito nell’annuncio e nella trasmissione della fede. Tuttavia, "il clima culturale e la situazione di affaticamento in cui si trovano parecchie comunità cristiane rischiano di rendere debole la capacità di annuncio, di testimonianza e di educazione alla fede delle nostre Chiese locali" (L 15).

Tale situazione richiede uno slancio nuovo, un rinnovato zelo, dono dello Spirito Santo, per riproporre con gioia e fervore l’annuncio della Buona Notizia. Si tratta del compito di tutta la Chiesa e di tutti i suoi membri. Esso diventa ancora più urgente, considerate le sfide della società attuale.

I cristiani sono chiamati anche oggi a dare ragione della speranza che è in loro (cf. 1 Pt 3, 15) con uno stile comunitario e personale nuovo, rispondendo "‘con dolcezza e rispetto, con una retta coscienza’ (1 Pt 3, 16), con quella forza mite che viene dall’unione con Cristo nello Spirito e con quella determinazione di chi sa di avere come meta l’incontro con Dio Padre, nel suo Regno" (L 16). La testimonianza cristiana deve essere privata e pubblica, abbracciare il pensiero e l’azione, la vita interna delle comunità cristiane e il loro slancio missionario, la loro azione educativa, l’attività caritativa, la loro presenza nella società contemporanea, per comunicarle il dono della speranza cristiana. "Il frutto di tutto il processo di trasmissione della fede è l’edificazione della Chiesa come comunità dei testimoni del Vangelo" (L 17). Per poterlo fare secondo la volontà del Signore Gesù, la Chiesa stessa "ha bisogno d’essere evangelizzata, se vuol conservare freschezza, slancio e forza per annunziare il Vangelo" EN 46; L 17). I Lineamenta vorrebbero aiutare le Chiese locali a riflettere sugli aspetti positivi ma anche sulle menzionate sfide e difficoltà nella trasmissione della fede.

VI) Terzo capitolo: Iniziare all’esperienza cristiana

Il Terzo capitolo ripropone la riflessione sugli strumenti della Chiesa per introdurre alla fede e, in particolare, sull’iniziazione cristiana: Battesimo, Cresima ed Eucaristia. Essi sono percepiti "come le tappe di un cammino di generazione alla vita cristiana adulta, all’interno di un percorso organico di iniziazione alla fede" (L 18). La riflessione sull’iniziazione cristiana ha conosciuto un promettente sviluppo negli ultimi decenni, ma ha anche aperto la discussione su vari aspetti da approfondire. Grazie al contributo delle Chiese giovani, in tale processo di introduzione alla fede spesso si assume come modello l’adulto e non il bambino. Inoltre, si è ridata importanza al sacramento del battesimo, assumendo la struttura del catecumenato antico per favorire una celebrazione più consapevole e, pertanto, più capace di garantire la vita cristiana dei battezzandi. Nel caso del battesimo dei bambini, si cerca di coinvolgere maggiormente i genitori e la comunità. Si fa pure ricorso alla mistagogia per assicurare percorsi di iniziazione che continuano anche dopo l’amministrazione del sacramento.

La prassi delle comunità ecclesiali ha, però, suscitato varie questioni, tra le quali i Lineamenta menzionano le seguenti.

Nella revisione dell’amministrazione dei sacramenti dell’iniziazione cristiana, si è posto il problema dell’ordine dei sacramenti, soprattutto della Cresima. Al riguardo, nella Chiesa esiste una varietà di Tradizioni e di riti. Per quanto concerne l’ordine dei sacramenti d’iniziazione degli adulti, le consuetudini dell’Oriente coincidono con quelle dell’Occidente. La differenza riguarda l’amministrazione della Confermazione ai giovani. Trovare una collocazione condivisa del sacramento della Cresima, rimane una sfida per la Chiesa sulla quale occorre riflettere. Del resto, il Santo Padre Benedetto XVI ha già menzionato tale questione nell’Esortazione Apostolica Postsinodale Sacramentum caritatis (N. 18). Inoltre, occorre ridare contenuto ed energia alla dimensione mistagogica dell’iniziazione cristiana. Non è sufficiente delegare l’educazione alla fede eventualmente all’insegnamento della religione nelle scuole, dato che è missione propria della Chiesa annunciare il Vangelo e generare alla fede, soprattutto i giovani e gli adolescenti, tramite il catecumenato e la catechesi.

Di fronte alle sfide attuali, la nuova evangelizzazione dovrebbe permettere ai fedeli di vincere le paure e di porre maggiore fiducia nello Spirito Santo che guida la Chiesa nella storia, per percepire con maggiore lucidità i luoghi e intendere i modi più appropriati attraverso i quali porre la questione di Dio al centro della vita degli uomini di oggi, intercettando le loro attese e ansie. In tale opera è indispensabile la catechesi che riguarda coloro che hanno già ricevuto il primo annuncio del Vangelo e credono in Dio rivelato dal Signore Gesù. La catechesi fa maturare tale conversione, educa alla fede il credente, inserendolo nella Chiesa, comunità dei cristiani.

L’iniziazione alla fede è fortemente legata all’educazione che la Chiesa compie come suo servizio all’uomo e al mondo. Nella società odierna, ogni azione educativa appare assai difficile, al punto che il Santo Padre Benedetto XVI ha parlato di emergenza educativa. Si fa sempre più fatica a trasmettere alle nuove generazioni i valori di fondo e un retto comportamento. Lo sperimentano in particolare i genitori, ma anche gli enti educativi e, in particolare, la scuola. Tale difficoltà è una conseguenza del diffuso relativismo che fa mancare la luce della verità. In un simile contesto, l’impegno della Chiesa nell’educazione alla fede assume più che mai un prezioso contributo per far uscire la società dalla crisi educativa. La Chiesa possiede in merito una grande tradizione di scuole, istituti d’educazione, risorse pedagogiche, persone specializzate, vari ordini religiosi maschili e femminili, in grado di offrire una presenza significativa nel mondo della scuola e dell’educazione. Dopo un appropriato discernimento di tale realtà, sottoposta anch’essa a mutamenti significati nelle trasformazioni sociali e culturali, la Chiesa potrà riportare come dono alla società la sua tradizione educativa, trovando il suo posto nello spazio pubblico, riproponendovi la questione di Dio, fondamento di ogni educazione cristiana.

Si potrebbe affermare che l’obiettivo dell’educazione della Chiesa è la cosiddetta ecologia della persona umana, secondo l’espressione del Papa Benedetto XVI (cf. Caritas in veritate 51; L 21), che fa tutt’uno con l’ecologia umana e quella dell’ambiente. La nuova evangelizzazione pure è chiamata ad occuparsi dell’impegno culturale ed educativo della Chiesa. Ad ogni modo, essa ha bisogno più di testimoni che di maestri. "Qualsiasi progetto di ‘nuova evangelizzazione’, qualsiasi progetto di annuncio e di trasmissione della fede non può prescindere da questa necessità: uomini e donne che con la loro condotta di vita danno forza all’impegno evangelizzatore che vivono" (L 22). L’attuale emergenza educativa fa crescere la domanda di educatori che sappiano essere testimoni credibili di valori su cui si può fondare l’esistenza personale e il progetto della società umana per cui vale la pena impegnarsi. Nei Lineamenta sono indicati alcuni testimoni illustri della storia della Chiesa, nel campo dell’educazione, a cominciare da san Paolo, san Patrizio, san Bonifacio, san Franceso Saverio, i santi Cirillo e Metodio, san Turibio da Mongrovejo, san Damiano de Veuster, la Beata Madre Teresa di Calcutta. Grazie a Dio, il loro numero si potrebbe prolungare assai. Il loro esempio serve per sottolineare che la nuova evangelizzazione è soprattutto un compito spirituale di cristiani che perseguono la santità. Tale percorso presuppone la grazia di Dio e richiede educazione, fatica, perseveranza, preghiera. I testimoni intesi in tale senso sapranno adoperare un linguaggio comprensibile anche all’uomo contemporaneo, predicando soprattutto con l’esempio di una vita pienamente dedicata a Dio e al prossimo.

VII) Conclusione

Nella parte conclusiva, i Lineamenta riprendono alcune descrizioni della "nuova evangelizzazione", senza pretesa di proporre una definizione precisa ed esaustiva, ma per facilitare la riflessione su tale tema.

Si ribadisce che il fondamento della nuova evangelizzazione è lo Spirito Santo che il Signore risorto ha effuso sui discepoli nella Pentecoste. In mezzo a loro, nel cenacolo di Gerusalemme, era presente anche Maria, Madre di Gesù e Madre nostra. "Piena di grazia", Ella è l’icona della Chiesa, la Madre che l’accompagna nell’evangelizzazione durante la sua storia bimillenaria. La nuova evangelizzazione dovrebbe diventare un nuovo cenacolo, un luogo ove sotto la grazia dello Spirito Santo la Chiesa troverà non un nuovo Vangelo, bensì "una risposta adeguata ai segni dei tempi, ai bisogni degli uomini e dei popoli di oggi, ai nuovi scenari che disegnano la cultura attraverso la quale raccontiamo le nostre identità e cerchiamo il senso delle nostre esistenze" (L 23).

La nuova evangelizzazione dovrebbe riaccendere nei cristiani lo slancio delle origini, una nuova missionarietà che coinvolga tutti i membri del Popolo di Dio, "un nuovo slancio apostolico che sia vissuto quale impegno quotidiano delle comunità e dei gruppi cristiani" (Giovanni Paolo II, Novo millennio ineunte 40; L 24).

Preghiamo il Signore, per mezzo della Beata Vergine Maria, Stella della Nuova Evangelizzazione, che la prossima Assemblea sinodale aiuti la Chiesa a riprendere con rinnovato vigore l’opera di evangelizzazione, annunciando con gioia ai vicini e ai lontani il Vangelo di Gesù Cristo, "potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede" (Rm 1, 16).

 

  • INTERVENTO DI MONS. FORTUNATO REZZA

    Eucaristia, Parola di Dio, Nuova Evangelizzazione

    Quando vogliamo pensare le verità della fede, uno dei criteri più fertili consiste nel considerare le singole verità inserite in un unico orizzonte ermeneutico, che non solo sia adatto a contenerle staticamente, ma che offra l’opportunità di uno quadro d’insieme, dove quelle singole possano offrirsi allo sguardo in una correlazione strutturale significativa con tutte le altre, nel rispetto della dinamica della Rivelazione di Dio che le ha diffuse nel tempo e nello spazio anche in modi e gradi diversi.

    Questa correlazione integrale e coesa chiamiamo analogia della fede, come discorso di raccordo e di reciprocità. Così la dottrina della fede accede alla intelligenza della fede attraverso l’analogia della fede.

    Questo che possiamo dire delle verità aiuta a interpretare anche altre realtà derivate, come possono essere le stesse strutture ecclesiali o gli organismi di comunione che concorrono a formare l’unico corpo del Signore che è la Chiesa.

    In questa prospettiva possiamo chiederci: esiste una analogia sinodale? Un indizio per la risposta lo troviamo già nel nome stesso, sýnodos, che indica cammino di comunione, ma il momento culminante della ricerca sarebbe quello di un possibile rilevamento di reciprocità tra le 23 diverse assemblee finora svolte e i loro rispettivi temi.

    Un secondo elemento di correlazione riguarda i sinodi del millennio, come potremmo chiamare i sinodi continentali, che il profetismo del Beato Giovanni Paolo II deliberò proprio in vista del trapasso epocale; essi hanno una omogeneità, diciamo, geografica, ulteriormente riflessa nella stessa denominazione delle relative Esortazioni Postsinodali, che presentano perfino nell’incipit una comune flessione e un’affine attenzione pastorale.

    Un’analogia dei sinodi permette di individuare un dinamismo proprio che è quello del procedere in modo unitario, non solo per i motivi giuridici fondati sull’unico Regolamento che ne scandisce tempi e modi di lavoro, ma anche per una sorta di speciale compagnia che un sinodo fa all’altro attraverso l’unicità della natura, degli scopi e dei metodi di comunione ecclesiale.

    Si rileva pertanto una circolarità, che pone un’assemblea a stretta relazione con le altre, conservando ciascuna una identità specifica per soggetti protagonisti, per temi, per tempi. Ed è proprio in ragione di ciò che i sinodi non sono concentrici, poiché la loro è una circolarità aperta dovuta alla responsabilità che il sinodo ha verso i segni dei tempi, con il discernimento e il dinamismo propri della Chiesa, della sua fede e delle opere della fede e della carità pastorale.

    Si potrebbe scoprire una analogia tra i temi dei sinodi?

    È proprio questo il punto che vorremo illustrare in questa occasione. Nei Lineamenta che oggi si pubblicano potremmo rilevare non semplicemente affinità tematiche, per esempio, con le ultime assemblee generali ordinarie del Sinodo dei Vescovi, ma anche una traccia di accesso alla grande analogia della dottrina emersa nell’istituzione sinodale come tale?

    Per ora occupiamoci solo di un confronto con le ultime due assemblee generali ordinarie del Sinodo dei Vescovi dopo le quali Sua Santità Benedetto XVI pubblicò le due Esortazioni Apostoliche Sacramentum Caritatis del 22 febbraio 2007 e Verbum Domini del 30 settembre 2010.

    Nei Lineamenta che abbiamo tra le mani le due Esortazioni sono citate non solo verbalmente, ma le argomentazioni si succedono con riferimenti sostanziali e costanti con il mistero dell’Eucaristia e della Parola, quali sorgente e oggetto della nuova evangelizzazione.

    La trasmissione della fede intesa come incontro con Cristo, si attua mediante la Sacra Scrittura e la Tradizione viva della Chiesa, sotto la guida dello Spirito Santo. È così che la Chiesa viene continuamente rigenerata dallo Spirito. In questo modo l’incontro con Cristo nel suo corpo trova la sua piena espressione nella celebrazione della Eucaristia. La centralità di questa funzione di trasmissione della fede è stata riletta ed evidenziata nelle ultime due Assemblee sinodali sull’Eucaristia e in particolare in quella dedicata alla Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa. In queste due Assemblee la Chiesa è stata invitata a riflettere e a riprendere piena coscienza della dinamica profonda che ne sostiene l’identità: la Chiesa trasmette la fede che essa stessa vive, celebra, professa, testimonia (n. 13).

    Lo Spirito raccoglie i credenti attorno alle comunità che vivono in modo fervente la loro fede, nutrendosi dell’ascolto della parola degli Apostoli e dell’Eucaristia, e spendendo la loro vita nell’annuncio del Regno di Dio. La predicazione del Vangelo di Cristo raduna i fedeli per la celebrazione del mistero della cena del Signore, "affinché per mezzo della carne e del sangue del Signore si rinsaldi l’intera fraternità del corpo" (n. 15).

    È necessario maturare all’interno del popolo di Dio una maggiore consapevolezza del ruolo della Parola di Dio, della sua potenza rivelatrice dell’intenzione di Dio verso gli uomini, del suo disegno di salvezza. C’è bisogno di una maggiore cura della proclamazione della Parola di Dio nelle assemblee liturgiche e una dedizione più convinta al compito della predicazione. Serve un’attenzione più consapevole e una fiducia più convinta nel ruolo che la Parola di Dio può svolgere nella missione della Chiesa, sia nel momento specifico dell’annuncio del messaggio di salvezza che nella posizione più riflessiva dell’ascolto e del dialogo con le culture (n. 13).

    Infine, nei Lineamenta al n. 3 leggiamo che «la Chiesa non arriva tuttavia impreparata di fronte a questa sfida: con essa si è già misurata nelle Assemblee che il Sinodo dei Vescovi ha dedicato in modo specifico al tema dell’annuncio e della trasmissione della fede, come le esortazioni apostoliche che le chiudono – Evangelii nuntiandi [del 1974] e Catechesi tradendae [del 1977]testimoniano. La Chiesa ha vissuto in questi due eventi un momento significativo di revisione e di rivitalizzazione del proprio mandato evangelizzatore».

    Oggi dunque la Chiesa torna a guardare al sinodo raccordandosi con i tempi delle origini del Sinodo stesso, coprendo un ampio arco di tempo non per semplice reminiscenza né per commemorazione o nostalgia, ma per l’innata prerogativa di analogia che vige all’interno del dinamismo sinodale e nella struttura ecclesiale come tale, che fonda su una verità organica la sua fede, il suo ministero, il suo presente, il suo futuro.

    Infatti la Chiesa trova la sua identità nell’atto originario del suo fondatore, che al tempo stesso è Colui che annuncia e colui che è annunciato. Come nella Chiesa, nel Sinodo vige una analogia della verità cristologica dell’annuncio del Vangelo che è proclamato e allo stesso tempo proclama se stesso in forza della sua insita grazia di autorappresentazione. La originale novità della evangelizzazione risiede nella persona di Gesù Cristo.

    Insegnando nella sinagoga della sua città, Cafarnao, Gesù provocò lo stupore e le domande degli ascoltatori: «Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: "Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità"» (Mc 1, 27).

    Da questa novità prendono forza e orientamento l’annuncio del Vangelo e la nuova evangelizzazione che la Chiesa intende svolgere oggi con rinnovato ardore e nuove energie.

    In realtà in Gesù sono nuove le parole perché Egli stesso è la novità, nella sua umanità e anche nella gloria che gli è propria come Signore (cf. Fil 2, 11; Ap 21, 5). Il suo Vangelo è la novità che dà compimento al tempo (cf. Gal 4, 4), alla Legge e ai Profeti (cf. Mt 5, 17), inaugurando la Nuova Alleanza (cf. 2Cor 3, 6), portando novità di vita (cf. Rm 6, 4).

    Marco, unico tra gli evangelisti, definisce il suo scritto con le parole della vera novità: «Vangelo di Gesù Cristo Figlio di Dio» (Mc 1, 1), come una unità di reciproca appartenenza. Il vangelo, la Parola è Lui, Gesù di Nazaret (... anche nel secondo volume che aspettiamo).

     

            

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