SANTA MESSA PER L’INIZIO DELL’ANNO ACCADEMICO
DEGLI ATENEI ECCLESIASTICI
OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II
Venerdì, 20 ottobre 1995
1. Abbiamo ascoltato nel Vangelo dell’odierna liturgia che le moltitudini si radunavano intorno a Gesù (cf. Lc 12, 1): la sua presenza, la sua singolare autorità attiravano le folle, che stando con Lui venivano a formare una grande comunità.
Oggi, nella Basilica di san Pietro, si sono raccolti intorno a Gesù i professori, gli studenti e quanti lavorano nelle università e nei collegi pontifici per l’annuale celebrazione all’inizio del nuovo anno accademico. Cristo è il Maestro e noi i discepoli. Tutti: professori e studenti. Anche il Vescovo di Roma. Tutti siamo suoi discepoli. Ci troviamo qui perché Lui, Cristo, ci parli per primo, all’inizio dell’anno accademico. La prima parola appartiene infatti a Lui, che è il Verbo eterno del Padre, il Verbo Incarnato. Egli è “il Primo e l’Ultimo” (Ap 2, 8), “Colui che era, che è e che viene” (Ap 4, 8).
2. Che cosa ci dice Cristo oggi? Che cosa vuole comunicarci mediante le letture di questa celebrazione liturgica?
“Non temete, voi valete di più...” (Lc 12, 7).
Ci parla dell’uomo che, osservando il mondo intorno a sé, è in grado di comprendere come tra tutte le creature spetti proprio a lui la precedenza ontologica: il suo essere persona lo pone al di sopra delle altre creature. Quando dice “voi valete di più”, Cristo afferma questa gerarchia dell’essere e dei valori.
Non solo. L’antropologia sottesa all’odierna pagina del Vangelo non possiede soltanto una dimensione ontologica. Cristo parla dell’uomo anche dal punto di vista della divina Provvidenza e dell’economia salvifica, e ci dice che Dio è premuroso verso tutte le creature, ma particolarmente verso l’uomo. Questa sua singolare sollecitudine corrisponde alla originaria verità rivelata secondo la quale l’uomo è stato creato ad immagine e somiglianza di Dio stesso (cf. Gen 1, 27). La sollecitudine di Dio per l’uomo riguarda dunque non solamente l’ordine ontico, bensì anche l’ordine etico.
Proprio per questo Cristo può dire: “Non temete coloro che uccidono il corpo e dopo non possono far più nulla [...]. Temete Colui che, dopo aver ucciso, ha il potere di gettare nella Geenna” (Lc 12, 4-5). Si tratta forse, anzitutto, di una sanzione? O non piuttosto di ciò che è a fondamento della sanzione? Si tratta del bene e del male morale. La cura che Dio ha per l’uomo è legata all’ordine etico, secondo il quale l’uomo “vale più” di ogni altra creatura che lo circonda.
3. Cari docenti, cari studenti! Com’è importante che il vostro ambiente, l’ambiente degli studi e della ricerca scientifica, in particolare quello degli atenei ecclesiastici romani, contribuisca ad approfondire questa coscienza teologica ed etica! Ciò a vari livelli e sotto vari aspetti. Occorre che l’“importanza”, attribuita da Dio stesso all’uomo, sia al centro della vostra attenzione e della vostra attività accademica.
E che cosa mette maggiormente in evidenza questo interesse di Dio per l’uomo, se non il fatto che Egli stesso, mediante il suo Figlio, partecipa all’opera della sua giustificazione? Questo ci ha ricordato la prima lettura appena proclamata, tratta dalla Lettera dell’apostolo Paolo ai Romani (Rm 4, 1-8). Cristo offre la sua testimonianza affinché l’uomo si abbandoni al Padre celeste ricco di misericordia, che vuole la salvezza dei suoi figli e desidera il bene dell’uomo. Egli è sempre disposto a rimettere i peccati e a sostenere gli sforzi umani sul cammino verso il bene. Lo mette in rilievo il salmo responsoriale risuonato poc’anzi nella nostra assemblea (Sal 31, 1-2. 5).
4. Carissimi Fratelli e Sorelle, desidero rivolgere a tutti voi, che partecipate a questa Celebrazione, un cordiale saluto, unito all’augurio di un sereno e proficuo anno accademico. Ringrazio il Cardinale Pio Laghi per le espressioni che mi ha indirizzato a nome della grande comunità degli studi superiori nelle istituzioni ecclesiastiche romane. Un pensiero riconoscente va poi ai Gran Cancellieri ed ai Rettori delle Università Pontificie per l’impegno con cui assicurano a tali scuole di pensiero e di vita una guida illuminata, un ottimo livello culturale ed un intenso spirito ecclesiale. Ai docenti auguro di custodire sempre vivi l’appassionato stupore per la verità e l’arte di trasmetterne perspicuamente i contenuti; ed agli studenti, provenienti da ogni continente, di valorizzare appieno questo tempo opportuno offerto loro dal Signore, con senso di responsabilità e di umile e paziente impegno.
A tutti dico: accogliete la Parola che il Signore ha voluto rivolgervi oggi, all’inizio di un nuovo ciclo di lezioni e di studi. Essa, con pochi ma incisivi tratti, allude all’altissima vocazione dell’uomo.
Accogliete il messaggio del Sacrificio eucaristico. Esso, da solo, non dice forse ancor più eloquentemente quanto Dio abbia amato l’uomo, ogni uomo, ciascuno di noi? Non esprime forse quanto questo suo amore ci accompagni lungo le strade della nostra esistenza? Possa il Sacrificio di Cristo a cui partecipate, come prima e principale “parola” d’apertura dell’anno accademico, ispirare, sostenere, orientare i compiti che vi attendono e gli impegni che vi assumete. A questa “parola” ciascuno di voi possa corrispondere giorno dopo giorno con generoso impegno! Nella fedele adesione ad essa sta il segreto di un anno gioioso e fecondo.
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