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LETTERA DI GIOVANNI PAOLO II
AL CARDINALE SAMORÈ IN OCCASIONE DEL
I CENTENARIO DELL'APERTURA
DELL'ARCHIVIO SEGRETO VATICANO

 

Al venerato fratello Cardinale Antonio Samorè,
Bibliotecario e Archivista di santa Romana Chiesa.

1. Si concludono in questi giorni le solenni celebrazioni per il centenario di apertura dell’Archivio Segreto Vaticano alla consultazione degli studiosi, che – come è noto – fu decisa dal mio predecessore Leone XIII nel 1880 e messa in atto nel 1881. In questa significativa circostanza desidero, anzitutto, esprimere a lei ed ai suoi valenti Collaboratori sincero e vivo compiacimento per le degne manifestazioni di tale centenario, alle quali ho preso parte il 18 ottobre 1980, in occasione dell’inaugurazione dei nuovi locali di deposito, e il 4 aprile dello scorso anno, per ammirare l’interessante mostra documentaria.

Alla chiusura di tali celebrazioni non posso non ribadire quanto sia stato lungimirante il gesto – allora reputato ardito – di Leone XIII, ed altresì quanto esso sia stato benefico nei suoi effetti: si pensi all’enorme messe di studi, raccolta in questi ultimi cento anni di lavoro e di ricerca da parte di specialisti di tutto il mondo; alla testimonianza ed al servizio reso alla verità, alla storia, alla cultura. Veramente emblematica ed incisiva fu l’affermazione di Papa Leone, contenuta nella epistola Saepenumero Considerantes del 18 agosto 1883: “Primam esse historiae legem ne quid falsi dicere audeat: deinde ne quid veri non audeat”; e che tutti i tentativi fatti contro la verità saranno superati ed infranti dalla stessa verità “quae obscurari aliquandiu potest, extingui non potest” (Leone XIII, Saepenumero Considerantes: Acta Leonis, III [1884] 268.270).

Ho voluto sottolineare il gesto di quel grande Papa, veramente benemerito della storia e della cultura, dando agli studiosi la possibilità di consultare i documenti del suo lungo e luminoso pontificato, nella sempre più piena consapevolezza che “la Chiesa desidera servire l’uomo anche in questo, nel consegnargli parte non indifferente della sua storia” (Insegnamenti di Giovanni Paolo II, III, 2 [1980] 909).

2. Ma la conclusione delle celebrazioni del menzionato centenario non può costituire una specie di chiusura, di punto fermo. Dopo un opportuno momento di riflessione, per prender coscienza del cammino percorso e per ponderare i risultati raggiunti, occorre affrontare con nuova lena e con sereno vigore il lavoro che si prepara per gli anni a venire. Che cosa e come sarà nel futuro l’Archivio Segreto Vaticano, l’Archivio centrale della Santa Sede? Quale e quanta mole di documenti verranno ad aggiungersi a quelli, preziosissimi, già in esso contenuti e custoditi? Sono, queste, domande più che legittime. In un periodo come il nostro gli avvenimenti si succedono con grande rapidità e le “carte” si moltiplicano mediante gli strumenti più svariati: di tali avvenimenti dovrà raccogliersi testimonianza accurata, fedele e sicura nell’Archivio Segreto Vaticano, nel cosiddetto “scrinio... dominae nostrae Sanctae Romanae Ecclesiae” (Liber Diurnus, f. 68).

Quale e quanta è, pertanto, la responsabilità dei Dirigenti dell’Archivio Segreto, sia per i rapporti con gli altri Organismi della Santa Sede, in vista delle modalità dei versamenti, al fine di evitare, in futuro, danni alla conoscenza della verità storica; sia per una oculata conservazione dei documenti; sia per una loro diligente ed esatta sistemazione, in prospettiva della futura consultazione.

Rinnovo sinceramente a tutto il Personale dell’Archivio Segreto l’espressione del mio sincero apprezzamento per il prezioso lavoro, che essi hanno compiuto e compiono al servizio della ricerca, la quale richiede ed esige continua pazienza, lucido metodo e generosa dedizione.

3. Auspico di cuore che l’Archivio Segreto Vaticano, in fedeltà alla sua gloriosa tradizione, continui ad essere una limpida testimonianza ed un autentico segno di “amore alla verità”, che è, con ciò stesso, amore verso l’uomo e amore verso Dio; sia sempre modello e sprone per tutti gli altri Archivi ecclesiastici, che hanno il compito della custodia, della cura e dello studio delle fonti documentarie della vita delle Chiese particolari, nelle sue più svariate manifestazioni.

Rivolgo uno speciale pensiero di compiacimento e di apprezzamento alla “Scuola di Paleografia, Diplomatica ed Archivistica”, che ha la funzione di preparare e formare ottimi archivisti, che svolgano il loro meritorio servizio ecclesiale nelle diocesi, nelle Curie religiose, negli Enti ecclesiastici di cultura.

Con tali voti, a suggello del lavoro compiuto ed in auspicio di quello, certamente ampio ed esaltante, che si profila per l’avvenire, imparto di gran cuore la propiziatrice benedizione apostolica, segno della mia costante benevolenza.

Dal Vaticano, il 19 gennaio dell’anno 1982, IV del pontificato.

GIOVANNI PAOLO II

 

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