DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
ALLE FIGLIE DI MARIA AUSILIATRICE
12 dicembre 1981
Carissime sorelle,
Mentre rivolgo il mio ringraziamento alla nuova Madre Generale per le belle parole che a nome di tutte ha voluto indirizzarmi, saluto ciascuna di voi che siete venute a rendere visita al Vicario di Cristo, in occasione del XVII Capitolo Generale, tappa importante per la vita del vostro Istituto.
Da esso, infatti, dovranno scaturire le nuove Costituzioni che, dopo l’approvazione dell’Autorità ecclesiastica vi saranno di sicuro orientamento per l’attuazione dei vostri ideali religiosi in questa società aperta sull’orizzonte del terzo millennio cristiano.
1. Dai tempi della Comunità di Mornese, dai primordi eroici e promettenti dell’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, è stato compiuto un lungo cammino, contrassegnato da prove e sacrifici, ma anche coronato da frutti consolanti e preziosi per la vostra Famiglia e per la Chiesa intera, dei quali vogliamo essere grati al Signore dal profondo dello spirito. Le circa duecento Figlie di Maria Ausiliatrice lasciate dalla santa Maria Domenica Mazzarello al momento della sua morte, di cui si celebra quest’anno il centenario, sono diventate più di diciassettemila, sparse in sessantadue Nazioni, su ogni Continente; e le Case, nell’arco di un secolo, sono passate da ventisei circa a quasi mille e cinquecento.
Alla prova dei fatti, suonano oggi profetiche le parole del Vescovo di Acqui di allora, Monsignor G. Sciandra, presente alla cerimonia della prima professione il 5 agosto 1872: “Vi è un cumulo di circostanze che dimostrano una speciale Provvidenza del Signore per questo nuovo Istituto”. Oggi voi svolgete il vostro apostolato per la gioventù in tutti i settori della formazione, in ordine e grado e scuole, anche di livello universitario, come pure in campo missionario, sempre in sintonia con le finalità del carisma di fondazione. Di fronte ad un insieme tanto complesso di opere, nate dall’impulso di Don Bosco e dalla fedeltà ubbidiente di una giovane umile di origine e povera di cultura, ma ricca di Spirito Santo, mentre da una parte viene naturale di costatare che il dito di Dio è presente in tanta crescita, dall’altra è interpellata la vostra responsabilità nei confronti delle giovani di oggi, dei loro problemi e delle loro speranze. In altre parole, siete chiamate ad assicurare la continuità della vostra missione, diretta a coinvolgere anche le figlie di questa generazione nell’avventura meravigliosa di una vita secondo il Vangelo, missione che richiede da voi un animo pieno di gioia.
2. È tale gioia una delle note caratteristiche del carisma pedagogico salesiano assimilato integralmente dalla Madre Maria Domenica, con assoluta fedeltà ed intuizione personale. Ella, infatti, si preoccupava continuamente della gioia delle sue figlie, quasi fosse la prova principale della loro santità, e soleva chiedere con frequenza a ciascuna: “Sei allegra?”. Si tratta di quella gioia che Gesù promise ai suoi e sempre raccomandata da san Paolo (cf. Fil 3,1; 4,4), che ne ha fatto uno dei primi frutti dello Spirito: “Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia” (Gal 5,22).
Tale atteggiamento di letizia è radicato anzitutto in un profondo senso di fede, in cui domina ed è sempre prevalente la presenza del Signore come Colui che ama e salva, come Padre che ha cura, nella sua provvidenza, di ogni nostra cosa. Se non approfondiamo un tale contatto interiore col Padre Celeste, che ci metta al riparo da tutti i nostri timori, dubbi ed angosce, e che ci consenta di superarli, è vano pensare alla gioia del cuore e tanto meno cercare di esprimerla. Ne risulterebbe un atteggiamento forzato e non convincente.
Dal contatto intenso con Dio, da un convinto spirito di fede, che trova concreta espressione nella costante adesione alla Chiesa e al suo Magistero, voi trarrete le motivazioni profonde della vostra gioia salesiana, e anche la capacità di discernimento delle situazioni e soprattutto dei cuori delle giovani, discernimento intelligente e soprannaturale che ha qualificato inconfondibilmente il ministero educativo di Don Bosco e di Madre Maria Domenica.
3. A proposito di tale ministero vorrei ora soffermarmi un momento sul ben conosciuto sistema preventivo salesiano, racchiuso nel trinomio: “ragione – religione – amore”. Il rispetto delle esigenze della ragione e della religione – cioè un fiducioso atteggiamento di fronte ai valori naturali e soprannaturali della persona – è certamente fondamentale in un proposito educativo. Tuttavia, per ristrettezza di tempo, aggiungerò una parola solo sulla terza caratteristica del sistema preventivo, quella cioè dell’amore, o, per esprimermi con Don Bosco, dell’“amorevolezza”.
Questa non è soltanto per lui un caposaldo del suo metodo educativo, ma si può dire che ne sia il principio ispiratore. Riflesso e partecipazione della paternità di Dio, l’“amorevolezza” salesiana ha nel cuore stesso di Cristo la sua sorgente ed in Maria santissima il modello e l’ispiratrice. Essa è zelo ardente per la salvezza integrale delle giovani; e sollecitudine pastorale estremamente rispettosa della persona; è potenza affettiva capace di guadagnare il cuore, che ha un valore determinante, secondo lo spirito salesiano, nel processo educativo.
Traducendo in pratica le esigenze dell’“amorevolezza” appare subito fondamentale il rispetto nei confronti dei talenti delle giovani cioè dei doni e degli orientamenti del Signore nei loro confronti. È questo un atteggiamento di profondo ossequio dell’azione di Dio, e di radicata fede in Lui.
Tale rispetto fiducioso condurrà inevitabilmente ad una seconda tappa molto importante, cioè a farsi voler bene. Affinché la vostra sollecitudine per le giovani raggiunga i loro cuori, è necessario farsi accettare, porsi coraggiosamente per quello che siamo e come tale venire accolti. Se non è salvaguardata una tale acquisizione, ogni zelo nei confronti delle giovani rischia di rimanere senza successo, senza i desiderati frutti, perché non si giungerà mai alla tappa successiva, quella cioè di farsi ascoltare e di farsi ubbidire.
È necessario quindi imporsi con la coerenza serena della propria testimonianza in ordine a tutti quei valori, in cui si crede e che si vogliono partecipare. È questo un dovere ineludibile; nulla di valido passerà da noi ai giovani, nulla di stabile potremo loro “tradurre, se non ci si preoccupa di essere conseguenti con la nostra consacrazione. A questo riguardo vorrei attirare la vostra attenzione sull’importanza di una testimonianza anche esterna, che abbraccia le parole, gli atteggiamenti e lo stesso abito, quale segno di una missione e di una missione e di un appartenenza.
La giovane ha bisogno di modelli che avvincano anche la sua sensibilità e la rendano così disposta – come sopra accennavo – ad ascoltare e ad ubbidire. È questa una esigenza profonda, anche se talvolta inconfessata e rimossa, della nostra gioventù: essere incamminati verso una formazione esigente mediante la fiducia in quanti propongono loro ideali di vita.
Le altre riflessioni che potrebbero scaturire dall’approfondimento di questo tema le affido alla vostra perspicace intuizione, mentre prego Maria santissima Ausiliatrice, da voi tanto amata, a suggerirvele ed a radicarle nei vostri cuori. A Lei consegno tutta la vostra Famiglia, voluta da Don Bosco come “monumento vivente di amore mariano”, e la prego di proteggervi in ogni momento della vostra crescita per le vie del mondo.
In pegno di questi fervidi voti, vi imparto di cuore la mia benedizione apostolica.
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