Pakistan, Filippine I, Guam (Stati Uniti II), Giappone, Anchorage (Stati Uniti II)
16-27 febbraio 1981
DISCORSO DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II
DURANTE L'INCONTRO CON LE RELIGIOSE
Nagasaki (Giappone), 26 febbraio 1981
Amate sorelle in Cristo Gesù,
1. Parlare di Nagasaki ai cristiani giapponesi e evocare gli eroici e gloriosi inizi della fondazione della Chiesa in questo Paese. E specialmente è evocare la memoria di molti martiri che per grazia di Gesù Cristo a Lui diedero in questo luogo la suprema testimonianza del loro amore. Nagasaki è perciò un luogo specialissimo, luogo che è perfettamente appropriato per il nostro incontro di oggi; dato che, sin dai primi secoli del cristianesimo, la vita religiosa è stata spesso paragonata al martirio. Come il martirio la vita religiosa e ispirata da un profondo amore del Signore sopra ogni altra cosa, amore manifestato abbandonando liberamente e generosamente valori reali – proprietà, famiglia, libertà – al fine di farne un dono completo a Cristo. Sono perciò particolarmente felice di incontrarvi qui e di salutarvi come uno dei più preziosi tesori della nobile e degna Chiesa in Giappone, una Chiesa che è sia venerabile per la sua età, sia giovane per la sua vitalità missionaria.
2. È verissimo dire che in questo grande Paese con i suoi tanti milioni di gente colta e lavoratrice, la Chiesa è come il seme di senapa, o il piccolo lievito che una donna mette in parecchie misure di farina finché l’intera massa è lievitata. Il vostro ruolo è meno manifesto e più nascosto che in molti paesi dove il cattolicesimo è più diffuso; ma non è meno importante anche se i metodi di evangelizzazione devono essere molto differenti.
In questa situazione, la testimonianza della vostra vita assume una importanza e un valore particolare: anche se non è sempre possibile proclamare la Buona Novella a parole, e sempre possibile presentarla attraverso la propria vita. Inoltre molti valori ancestrali del popolo giapponese costituiscono basi di partenza per il Vangelo: amore per il lavoro, apertura agli altri, l’alto livello di cultura umanistica e soprattutto l’innato senso di raccoglimento e di contemplazione, che è il segno distintivo dei popoli dell’Oriente.
3. La dimensione contemplativa è il vero segreto del rinnovamento di tutta la vita religiosa, ed è un elemento a cui i vostri concittadini sono particolarmente attenti. Promuovete sempre questa dimensione. Fate delle vostre case dei centri di preghiera, di raccoglimento, di conversazione personale e comunitaria con Colui che è e deve sempre essere l’unico a cui parlare di più nei vostri laboriosi giorni. Non lasciatevi fuorviare dalle tentazioni di attivismo e dalle distrazioni che la moderna società consumistica porta dietro di sé, con tutte le sue materialistiche suggestioni.
Senza preghiera, la vostra vita religiosa manca di significato. Perde i contatti con la sua sorgente, si svuota della sua sostanza e non può raggiungere il suo fine. È la preghiera che vi tiene in comunicazione con Cristo vostro sposo. Le parole incisive della Evangelica Testificatio meritano di essere meditate: “Non dimenticate, inoltre, la testimonianza della storia: la fedeltà alla preghiera o il suo abbandono sono la prova della vitalità o della decadenza della vita religiosa” (Paolo VI, Evangelica Testificatio, 42).
4. Con queste parole in mente, rivolgo uno speciale saluto e una parola di incoraggiamento a tutte le suore che vivono una vita di clausura in questo Paese. Voi vivete in profondo “nel cuore della Chiesa” La vostra incessante e intensa preghiera basata su una ricca eredità spirituale e dottrinale, è sia un dono al mondo, sia una sfida al mondo stesso. È anche una risposta per tutti quelli che oggi ansiosamente cercano metodi di esperienze di contemplazione.
5. L’evangelica testimonianza che voi date con la vostra consacrazione, vissuta nella pratica dei consigli evangelici di castità, povertà ed obbedienza, e con la testimonianza dello spirito di preghiera che anima le vostre comunità, trova una viva e fruttuosa espressione nelle vostre attività apostoliche. Penso specialmente al vostro lavoro fra i poveri, gli ammalati, i bambini e le loro famiglie, nel vasto campo dell’insegnamento e della catechesi. La vostra dedizione all’educazione dei giovani è sempre molto rilevante.Queste vostre attività costituiscono un mezzo speciale di evangelizzazione, di vero progresso umano. L’esercizio di questo apostolato, col mandato delle vostre Congregazioni e in piena cooperazione con le locali comunità ecclesiali, vi dà una chiara posizione nella Chiesa, posizione che ha il suo ruolo specifico. Siate sempre fedeli al vostro ruolo nonostante le tentazioni, e siate felici di conservare la vostra interiore identità e di essere riconosciute esteriormente per ciò che siete.
6. Nello stesso tempo, mantenete accuratamente il rispetto costante e l’amorevole docilità che avete sempre dimostrato per il Magistero della gerarchia. Come sapete la vita religiosa non ha senso se non all’interno della Chiesa e in fedeltà con le sue direttive. Siate quindi sempre pronte ad accogliere gli insegnamenti del Magistero, e, in conformità con il vostro particolare carisma, siate pronte a collaborare nell’opera apostolica della diocesi locale, sotto la guida dei vostri Vescovi uniti al successore di Pietro e in unione con Cristo. La parola di Cristo, fedelmente proclamata dalla Chiesa con l’assistenza dello Spirito Santo, sarà per voi la vera fonte di santità e di libertà. Gesù vi garantisce: “Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi” (Gv 8,32).
7. Desidero anche sollecitarvi ad incrementare la vostra collaborazione apostolica al servizio delle famiglie, che sono una speciale sede di evangelizzazione e di formazione dei giovani. Nel far ciò, agirete in accordo con le conclusioni del recente Sinodo dei Vescovi.
8. Per finire. vi affido all’intercessione di tutti i santi martiri di Nagasaki, e soprattutto alla protezione di Maria, Regina dei Martiri e Madre della Chiesa. Essa è veramente la Madre di tutti i cristiani, soprattutto di coloro che vivono una vita religiosa, e che è tanto venerata in Giappone come “Edo no Santa Maria” e come “Nostra Signora di Otometoge”.
È Lei che Paolo VI presentava come le Vergine che ascolta. La Vergine che prega, la Vergine che genera Cristo e lo offre per la salvezza del mondo. Sia Lei la vostra guida lungo il sentiero talvolta difficile, ma sempre gioioso verso l’ideale della completa unione con Cristo. È questa la mia preghiera a Maria a nome di ciascuna di voi e delle vostre comunità e vi do la mia apostolica benedizione, pregando che la vostra gioia sia piena.
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