VIAGGIO APOSTOLICO IN COREA, PAPUA NUOVA GUINEA,
ISOLE SALOMONE E THAILANDIA
CERIMONIA DI CONGEDO DALLA COREA
DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
Aeroporto di Seoul-Kinpo (Corea)
Lunedì, 7 maggio 1984
Eccellentissimo presidente della Repubblica, amato popolo di Corea.
Nel momento di prendere congedo da voi e dal vostro meraviglioso Paese, il mio cuore è colmo di gratitudine, di gioia e di speranza.
Sono profondamente grato per la commovente cordialità e l’affetto che ho ricevuto, per la generosissima ospitalità concessami sia dal governo, sotto la guida di vostra eccellenza, che dalla Chiesa, e da tutta la gente di Corea. Desidero ringraziare in particolare coloro che, silenziosamente, con tanti nascosti sacrifici, hanno fatto sì che questa visita potesse recare felicità ad altri e a tutti coloro che mi hanno così generosamente aiutato, accompagnandomi e provvedendo alla mia sicurezza, giorno e notte.
Soprattutto sono grato a Dio nostro Padre che mi ha messo in grado di compiere questo pellegrinaggio alla vostra terra, e mi ha concesso di elevare i suoi nobili figli e figlie, sant’Andrea Kim e i suoi 102 compagni di martirio, all’onore degli altari.
Mi congedo da voi anche con grande gioia; gioia soprattutto per avere avuto l’opportunità di unirmi a voi nel celebrare il bicentenario e la canonizzazione. Sicuramente è stato un grande avvenimento, non solo per la Chiesa cattolica, ma anche per l’intero popolo di Corea, che si onora di avere progenitori così santi. Ed è stata davvero una grande gioia per me prendere parte alla vostra felicità. La vita sarebbe triste e grigia, mancherebbe il conforto e la luce, senza tale spontanea letizia, e senza l’apertura ai valori trascendenti che questi eventi esprimono.
E questo nostro incontro mi ha dato grande e rinnovata speranza. La fresca vitalità, il fervore d’opere, la prontezza nel compiere qualunque sforzo e sacrificio che serva a edificare sia una nazione modello che una vera comunità cristiana, ispira fiducia e speranza per un’eccellente futuro.
Allo stesso tempo, però, tutto questo mi induce a ricordare con profondo rammarico, compassione e tristezza quelli fra i vostri genitori e figli, fratelli e sorelle, amici e parenti che, al Nord, non possono partecipare alla gioia della vostra celebrazione, e che attendono con sofferta inquietudine di ricongiungersi a voi come una sola famiglia felice.
Lasciate dunque che la mia parola d’addio sia un’ardente preghiera: possa il buon Dio misericordioso dispensare a voi tutti genuina felicità e pace, in una società dove regnino giustizia e amore fraterno.
Grazie a voi tutti, e ancora Dio vi benedica!
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