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VIAGGIO APOSTOLICO IN VENEZUELA,
ECUADOR, PERÙ, TRINIDAD-TOBAGO

INCONTRO DI GIOVANNI PAOLO II
CON I MEMBRI DEL CORPO DIPLOMATICO*

Lima (Perù) - Domenica, 3 febbraio 1985

 

Signori ambasciatori,
signore e signori.

Durante la mia visita pastorale in questo amato Paese, non poteva mancare questo incontro con voi, illustri membri del Corpo diplomatico accreditato presso la repubblica del Perù. Ringrazio sinceramente dell’affettuosa accoglienza, così come delle deferenti parole che il vostro decano, interpretando il sentimento di tutti, ha voluto rivolgermi.

Da questa antica e sempre giovane Città dei re desidero esprimervi la mia profonda stima per la vostra specifica missione e incoraggiarvi a continuare nel vostro lodevole impegno a favore dell’intesa e della convivenza pacifica fra i popoli, perché, superando sfiducia, rivalità e interessi contrapposti – sia di nazioni che di gruppi di nazioni – si stabilisca un ordine internazionale, che risponda sempre più adeguatamente alle esigenze della giustizia, della solidarietà fra i popoli e dei diritti fondamentali della persona umana. Proprio il rispetto di questi diritti è la miglior garanzia di una corretta e pacifica convivenza fra le nazioni.

Nel messaggio indirizzato in occasione della recente Giornata mondiale della pace scrivevo: “Ci sono oggi persone a cui dai regimi totalitari o dai sistemi ideologici è negato di esercitare il loro diritto fondamentale di decidere da soli circa il proprio futuro. Uomini e donne oggi soffrono insopportabili offese alla propria dignità umana a causa di discriminazioni razziali, di esili forzati, di torture. Sono vittime della fame e della malattia. Sono impediti di praticare le loro credenze religiose o di sviluppare la propria cultura” (Giovanni Paolo II, Nuntius scripto datus ob XVIII diem ad pacem fovendam dicatum, 1, 8 dicembre 1984: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, VII/2 [1984] 1552).

In questo la Chiesa vuole porre tutto il suo impegno, e invita quanti possono offrire il loro valido apporto, perché si raggiunga questo nuovo ordine di vita, che stabilisca su basi solide, in modo equo e duraturo, le relazioni fra gli uomini e le nazioni. Si aprono grandi possibilità agli esperti di questa materia, chiamati ad essere costruttori di pace, di avvicinamento, pionieri contro l’odio e la guerra. Per eliminare sempre la violenza. Perché la pace non sia mera assenza di guerra, ma presupposto di un’autentica convivenza.

Signore e signori, ripetendovi il mio apprezzamento per il vostro alto incarico, chiedo che continuiate a dedicare il vostro impegno e la vostra competenza alla giusta causa della pace e all’intesa fra i popoli, mediante il rispetto dei diritti di ogni persona. Molte grazie!


*L'Osservatore Romano 5.2.1985 p.8.

 

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