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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AD UN GRUPPO DI CALZATURIERI DI VIGEVANO

Sabato, 1° aprile 1989

 

Carissimi lavoratori e imprenditori calzaturieri vigevanesi!

Sono lieto di accogliervi in questa speciale udienza, promossa dal consorzio intitolato ai santi Crispino e Crispiniano, in occasione del vostro pellegrinaggio a Roma.

1. Saluto il Vescovo di Vigevano che vi accompagna, monsignor Giovanni Locatelli, e saluto il presidente dell’associazione dei calzaturieri, con il consiglio, l’assistente spirituale e tutti voi soci.

Il mio pensiero va poi ai numerosi premiati per la “fedeltà al lavoro” ed ai rappresentanti dell’associazione nazionale dei calzaturifici italiani, ai titolari delle diverse industrie. A tutti il mio grazie ed il cordiale benvenuto, insieme con l’augurio di prosperità, di serena fraternità, di protezione del Signore.

2. La storia delle industrie vigevanesi è antica e singolare, e segna quasi una “vocazione”, per così dire, della vostra terra nell’arte della confezione della calzatura. Si nota chiaramente prima il diffondersi, fin da tempi lontani, del mestiere, a livello privato ed artigianale; poi, già dal secolo scorso, l’approdare dell’attività verso forme di collaborazione consorziale e corporativa, fino a giungere, con l’invenzione dei primi macchinari alla efficienza delle attuali strutture industriali. Proprio su tale sistema, moderno e sempre aperto a nuove invenzioni tecniche, si sostiene lo sviluppo dell’arte che vi è propria, e che ha portato il vostro nome dovunque in Italia, in Europa, nel mondo.

È ovvio che io vi manifesti il mio sentimento di plauso e di compiacimento per iniziative tanto coraggiose, che fanno onore a Vigevano ed a tutta la Lomellina. Non posso tuttavia dimenticare i problemi che toccano la vostra industria, particolarmente quelle crisi del lavoro che inducono alcune aziende a chiudere e che sembrano far vacillare certe strutture operative. È ovvio che ogni lavoratore pensi al suo impiego, dal quale deriva la serenità della vita e lo sviluppo della famiglia: infatti, dalla sicurezza del lavoro e del profitto scaturisce non solo il benessere, ma la tranquillità della vita comune, la speranza di una convivenza pacifica per tutti, nella solidale partecipazione al bene ed al profitto.

È chiaro che i vostri problemi sono connessi con le leggi dell’interdipendenza nelle attività produttive industriali o artigianali.

Auspico che sia possibile superare ogni forma di chiusura e di blocco nei rapporti commerciali tra gli Stati, e che si cerchino le forme sempre più perfette della collaborazione, seguendo il criterio morale della virtù della solidarietà.

3. La nostra epoca e la nostra cultura esigono soprattutto che non siano ignorati i criteri morali relativi ai rapporti tra la persona ed il progresso tecnico. Nelle vostre professioni voi notate che la tecnica facilita il lavoro, lo moltiplica, lo accelera, lo perfeziona. Proprio dalla tecnica nasce anche una migliore e più ampia possibilità di accesso di tutti ai beni necessari, utili, di consumo.

Tuttavia, affinché questo possa avvenire, occorre che lo sviluppo tecnico non dimentichi mai il posto dovuto all’uomo. Occorrerà sempre vigilare perché le moderne tecnologie non vanifichino il principio del diritto universale al lavoro; così pure bisognerà far sì che dalla tecnica non si sviluppino monopoli o concorrenze conflittuali o distruttive.

Ancora una volta, la risposta etica appropriata per tale problema è la solidarietà: essa deve essere sempre presente, come virtù umana e cristiana irrinunciabile, a tutte le intraprese, affinché l’uomo, ogni uomo ed ogni lavoratore siano garantiti nei loro diritti e doveri fondamentali.

4. Con questi pensieri, carissimi, io affido la vostra attività alla protezione dei santi patroni Crispino e Crispiniano. La tradizione ci presenta questi fratelli e martiri come costruttori di calzature per i poveri, e come annunciatori del Vangelo di Cristo nell’esercizio della loro stessa professione. A tale esempio ispirate i vostri comuni rapporti. Lo spirito di fraternità e di amicizia, il fervore e la carità nel servizio, l’impegno di sviluppare tra di voi la fede e la carità, così che all’interno di ogni vostra azienda i rapporti siano positivi, moralmente ineccepibili: ecco il modello di vita che i santi vi suggeriscono.

Vi imparto, quindi, di cuore la benedizione apostolica, che volentieri estendo alle vostre famiglie, alle aziende, alle persone care.

 

© Copyright 1989 - Libreria Editrice Vaticana

 



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