DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI VESCOVI DEL VENEZUELA
IN VISITA «AD LIMINA APOSTOLORUM»
Castel Gandolfo - Giovedì, 21 settembre 1989
Signor Cardinale,
cari fratelli nell’Episcopato.
1. Con profonda gioia ricevo oggi i Pastori del Popolo di Dio in Venezuela. Sento che siete accompagnati con il pensiero da tutti i fedeli delle vostre rispettive diocesi. Insieme all’Apostolo rendo grazie “a Dio per tutti voi, ricordandovi nelle mie preghiere, continuamente memore davanti a Dio e Padre nostro del vostro impegno nella fede, della vostra operosità nella carità e della vostra costante speranza nel Signore nostro Gesù Cristo” (cf. 1 Ts 1, 2-3).
Desidero ringraziare poi il Cardinale José Alí Lebrún Moratinos, Arcivescovo di Caracas e Presidente della Conferenza Episcopale, per le care parole che mi ha rivolto, anche a nome di tutti i presenti, facendosi portavoce dei vostri collaboratori diocesani e dei vostri fedeli.
Ricordo con particolare affetto il mio viaggio apostolico nella vostra Nazione. La religiosità del popolo venezuelano, la sua vicinanza spirituale con la Sede Apostolica, come anche i suoi valori di ospitalità, affetto e allegria, tolleranza e cordialità, resteranno impressi per sempre nel mio cuore. Speriamo che i frutti di quella visita pastorale continuino ad arricchire le vostre comunità con nuove vocazioni dirette ad una evangelizzazione più intensa.
2. In occasione della vostra visita “ad limina”, desidero anche ricordare un evento di profondo significato nella vita del vostro Paese. Quest’anno ricorreranno venticinque anni dalla firma della convenzione, fra la Santa Sede e il governo del Venezuela (6 marzo 1964). Tale accordo ha facilitato delle relazioni progressivamente più cordiali e coordinate fra la Chiesa e lo Stato. Fra queste hanno brillato in modo armonico il rispetto e la libertà mutua nello svolgimento delle rispettive funzioni. La Chiesa cattolica, a cui per la maggior parte appartiene il popolo venezuelano, è considerata ufficialmente l’interlocutore valido che apporta valori e comportamenti di vitale importanza per la realizzazione di un paese più fraterno e giusto, nel quadro del bene comune.
Questa visita alla Sede dell’apostolo Pietro dovrà promuovere un progresso nel vostro ministero pastorale perché - come ricorda il direttivo che la ispira - offre l’occasione di fare un bilancio profondo e una pianificazione più armonica ed efficace dell’azione pastorale. Non si tratta qui di analizzare ciascuno dei problemi che più vi preoccupano e che mi avete fatto conoscere. So molto bene che nelle vostre assemblee episcopali affrontate con prudenza questi temi concreti, a volte delicati e difficili, ma ineludibili, che riguardano la Chiesa e l’uomo venezuelano.
3. In questo incontro collettivo desidero riflettere con voi a proposito di alcune delle questioni di maggior importanza per la Chiesa venezuelana nel momento attuale.
Il Concilio Vaticano II ha messo in luce chiaramente la condizione essenzialmente missionaria della Chiesa. Infatti quest’ultima deve essere aperta verso tutti; deve essere un punto di riferimento e credibilità per tutti, obbedendo così al mandato di Gesù Cristo: “Andate in tutto il mondo” (Mc 16, 15).
La Chiesa, in questo modo si presenta davanti al mondo “come un sacramento”, per poter attuare la salvezza degli uomini in Cristo (cf. Lumen Gentium, 1).
Oggi la nostra sfida è: come trasmettere il messaggio di salvezza in maniera integrale e vitale, di modo che possa essere accolto come grazia ed esigenza da parte di tutti gli uomini, qualunque sia la loro situazione personale, familiare e sociale?
Essa deve proclamare apertamente Gesù Cristo. Tutta la Chiesa e la sua attività ministeriale deve essere una grande testimonianza di Gesù Cristo morto e risuscitato. L’immagine visibile di Dio nel mondo, altra non è se non quella di Cristo crocifisso per amore. Occorre predicarlo e mostrarlo agli altri attraverso la propria vita, come dice Paolo: “Fatevi miei imitatori, guardate a quelli che si comportano secondo l’esempio che avete in noi” (Fil 3, 17). Perché la stessa Parola di Dio non può trovarsi nella sola predicazione orale, ma esige anche la testimonianza di una vita cristiana impegnata e coerente.
Questo è stato il vostro obiettivo prioritario nel convocare una missione permanente in tutto il paese, per poter “formare uomini nuovi e donne nuove per un Venezuela nuovo”. Con questa missione cercate di coordinare gli sforzi per una pastorale globale, che vuole prestare attenzione soprattutto alla famiglia, alla gioventù, alle vocazioni e alla costruzione di una nuova società. Questo sforzo evangelizzatore è veramente adeguato, come preparazione alla celebrazione del quinto centenario dell’evangelizzazione dell’America.
4. L’impegno che vi siete riproposti è sicuramente importante e incoraggiante: volete formare “uomini nuovi”. Uomini che, superando il passato positivismo antireligioso o l’idea che la fede è un problema esclusivo di persone pusillanimi o di bambini, si sforzino di accrescere la loro formazione religiosa e si sentano chiamati a dare testimonianza del proprio impegno cristiano. Uomini e donne che siano presenti nella società a tutti i livelli: l’arte, la cultura, la politica, il lavoro. Non sono mancati fra voi grandi esempi di cristiani impegnati nel campo intellettuale e professionale, come ad esempio il dottor José Gregorio Hernández. Uomini nuovi perciò, “per un Venezuela nuovo”, più cristiano, cioè più giusto e fraterno.
A questo proposito, durante gli incontri personali, avete avuto occasione di riferirmi come la situazione economica del continente e del vostro Paese non sia certo confortante; per questo, oggi più che mai, la solidarietà è un messaggio che deve farsi attivo e operante nei settori meno protetti della società. Come ho avuto occasione di fare presente ai membri della commissione economica per l’America Latina e i Caraibi: “I poveri non possono attendere! Quelli che nulla posseggono non possono accettare un aiuto che giunga loro quasi come un rimbalzo della prosperità in genere della società” (Allocutio Iacobopoli, ad sodales oeconomici coetus pro America Latina et Insulis Caraibicis, 7, die 3 apr. 1987: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, X, 1 [1987] 1014).
Permettetemi, a questo riguardo, di ricordarvi alcune parole della mia enciclica Sollicitudo Rei Socialis: “Con semplicità ed umiltà desidero rivolgermi a tutti, uomini e donne senza eccezione, perché, convinti della gravità del momento presente e della rispettiva, individuale responsabilità, mettano in opera - con lo stile personale e familiare della vita, con l’uso dei beni, con la partecipazione come cittadini, col contributo alle decisioni economiche e politiche e col proprio impegno nei piani nazionali e internazionali - le misure ispirate alla solidarietà e all’amore preferenziale per i poveri. Così richiede il momento, così richiede soprattutto la dignità della persona umana, immagine indistruttibile di Dio creatore, ch’è identica in ciascuno di noi” (Sollicitudo Rei Socialis, 47).
5. Per portare a termine il vostro compito evangelizzatore avrete bisogno, nei prossimi anni, di un buon numero di sacerdoti, religiosi e religiose, come anche di operatori della pastorale, tutti apostoli e laici corresponsabili. In questo senso sarà consigliabile portare a termine un’opportuna campagna di orientamento e selezione vocazionale, affinché la sfida della risposta e della perseveranza possano essere affrontate con garanzie. So bene che questo è un tema già affrontato in alcune delle vostre assemblee e che è presente anche nelle vostre priorità pastorali.
Un tema ancor più importante è quello della formazione dei futuri sacerdoti. Conosco la vostra attenzione pastorale e la vostra preoccupazione in questo campo. Sono necessari eccellenti educatori. Per questo cercate le persone meglio preparate, affinché la formazione integrale dei candidati al sacerdozio possa essere portata avanti in un clima di collaborazione fraterna.
Come Gesù Cristo chiamò i suoi apostoli “perché stessero con lui” (Mc 3, 14), gli aspiranti al sacerdozio dovrebbero approfondire progressivamente il messaggio e la persona di Gesù Cristo, in contatto profondo con la sua Parola e attraverso la preghiera personale e comunitaria, con il giusto tempo per il raccoglimento e il silenzio.
D’altra parte, le grandi zone urbane e dell’interno, non ancora sufficientemente seguite da parte della Chiesa nel vostro Paese - molte di queste assai povere - possono essere il campo in cui sacerdoti generosi e pronti all’abnegazione possono concretizzare le proprie ansie apostoliche con gli umili e i semplici, per portar loro il pane della Parola e i sacramenti.
Vi raccomando soprattutto i sacerdoti giovani. Questi hanno bisogno in modo particolare della vostra vicinanza, come anche della vostra comprensione e guida serena. Nella vita sacerdotale, specialmente all’inizio, si possono presentare momenti di solitudine o incomprensione, che richiedono una guida pastorale attenta - umana e spirituale - e un aiuto adeguato.
6. Nell’importante campo della collaborazione interecclesiale si colloca tutto ciò che viene riferito alla relazione e la comunione fra i Vescovi e i religiosi. Come sottolinea il documento Mutuae Relationes: “I Vescovi, in unione con il romano Pontefice, ricevono da Cristo-Capo, la missione di distinguere i doni dalle prerogative, di coordinare le innumerevoli energie e di guidare tutto il popolo a vivere nel mondo come segno e strumento di salvezza. Pertanto, anche ad essi è stata affidata la cura dei carismi religiosi . . . Per questo stesso motivo, promuovendo la vita religiosa e proteggendola secondo le proprie caratteristiche, i Vescovi compiono la propria missione pastorale” (Mutuae Relationes, 9 c).
I religiosi hanno avuto nel passato storico del Venezuela, come anche di tutta l’America, un ruolo di primaria importanza nell’opera di evangelizzazione. Oggi collaborano nelle vostre diocesi in diversi apostolati e ministeri. Per rafforzare la coscienza dell’unità ecclesiale, è necessario approfondire il dialogo Vescovo-religiosi, perché si superino le difficoltà che si possono presentare, e ciò renda possibile la piena integrazione in una pastorale d’insieme, con fedeltà alla Chiesa e con il dovuto rispetto nei confronti dei rispettivi carismi. Questo aiuterà anche a fomentare “la fraternità e i vincoli di cooperazione fra il clero diocesano e le comunità religiose. Perciò viene data grande importanza a tutto ciò che può favorire, anche se su di un piano semplice e non formale, la fiducia reciproca, la solidarietà apostolica e la concordia fraterna” (cf. Ecclesiae Sanctae, I, 28; Mutuae Relationes, 37).
7. In questo sforzo che state compiendo affinché la voce di Cristo risuoni e pervenga a tutti gli uomini e donne del vostro Paese, sono felice di congratularmi con voi per la presenza illuminante e significativa della Chiesa nei mezzi di comunicazione sociale. Avete già realizzato un intento lodevole nel campo della radio, della televisione e della stampa, che sta dando i primi frutti, così necessari in una società che si lascia sedurre facilmente da promesse fugaci.
Proseguite in quest’opera, sempre aperti allo Spirito, alla sua ispirazione e alle sue iniziative, per dare il vostro orientamento pastorale quando si presenteranno nuove realtà e problemi.
So che vi preoccupa l’incremento del proselitismo delle sètte nel vostro Paese, in particolar modo fra la gente meno fortunata economicamente e culturalmente. La Chiesa cattolica deve domandarsi qual è la sfida che queste sètte presentano all’azione pastorale e alla formazione cristiana e biblica dei fedeli. È importante perciò istruire, mediante una catechesi capillare, tutti i fedeli, perché conoscano la vera dottrina di Gesù Cristo e gli insegnamenti della Chiesa che è madre e maestra della nostra fede.
Secondo questa stessa linea catechetica, so che cercate di affrontare la preoccupante realtà per cui un’elevata percentuale della popolazione scolastica non riceve istruzione né alcuna preparazione religiosa. Fate un appello agli operatori della pastorale affinché nei prossimi anni, e nonostante la scarsità di mezzi, si dedichino con speciale attenzione a questo urgente settore della evangelizzazione: la catechesi.
8. All’interno della vostra missione come educatori nella fede, vedete la necessità di giudizio spirituale, rispettoso ma chiaro, riguardo ai gruppi “sincretisti esoterici”, particolarmente attivi oggi in molte zone del Paese. La stessa religiosità popolare deve purificarsi dalla eccessiva attrazione per ciò che è “misterioso” e “magico”, nel riferirsi ad avvenimenti straordinari che, apparentemente, superano i limiti della mente umana.
La Chiesa approva e incoraggia quelle manifestazioni esterne della religiosità popolare che aiutano la crescita della fede, che è autentica quando è basata sugli elementi essenziali del cristianesimo.
Mi riferisco in particolar modo alle celebrazioni liturgiche e ad altre manifestazioni religiose comunitarie: la venerazione dell’immagine della Vergine Maria e dei santi, d’antica tradizione nella Chiesa locale. Tutto ciò è in consonanza con l’incarnazione di Cristo e della Chiesa nel mondo e nell’anima di ogni essere umano.
9. Concludendo questo gradito incontro con voi, cari fratelli nell’Episcopato, desidero ringraziarvi vivamente per la vostra generosa opera come Pastori della Chiesa. Vi incoraggio e sprono nel vostro costante compito ministeriale. È molto quello siete riusciti a realizzare; ma restano ancora ampi settori in cui operare. Tutta quest’opera evangelizzatrice l’affido alla Vergine di Coromoto, patrona del Venezuela, affinché la faccia fruttificare e perché vi accompagni nel vostro ministero.
Sotto la costante protezione divina, vi imparto la mia speciale benedizione apostolica, che estendo a tutti i membri della amata Chiesa e nazione venezuelana.
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