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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI PARTECIPANTI ALLA XVIII ASSEMBLEA PLENARIA
DEL PONTIFICIO CONSIGLIO

«COR UNUM»

Lunedì, 19 novembre 1990

 

Caro cardinale,
cari fratelli dell’episcopato,
cari amici.

1. In occasione della vostra Assemblea plenaria, è con gioia che rivolgo un particolare saluto ai nuovi membri e ai consultori del “Cor Unum” recentemente nominati. Voglio ringraziarli per la competenza e l’abnegazione messe al servizio del dicastero la cui missione mi sta molto a cuore. Gli obiettivi proposti nel 1971 dal mio predecessore, Paolo VI, sono ancora attuali. La Santa Sede fa affidamento sul vostro Consiglio affinché la carità, che guida l’azione dei cristiani nel mondo, abbia una risonanza sempre maggiore. È molto importante che voi vi adoperiate per armonizzare le forze e le iniziative delle numerose organizzazioni cattoliche di mutua assistenza che stimolano l’esercizio pratico della carità nel popolo di Dio. Scambi d’informazioni e concertazione costante vi permettono di mettervi a disposizione e dei vescovi e di coloro che esercitano funzioni pubbliche. Lo scopo prefisso è quello di metterli in relazione con le organizzazioni cattoliche di mutua assistenza. Per voi è possibile collaborare anche con organizzazioni analoghe di altre Chiese e comunità ecclesiali, e ciò come testimonianza della fedeltà che voi dimostrate nel Vangelo e che il mondo si aspetta di cogliere in ogni discepolo di Cristo. Oltre ad essere in grado d’intervenire in caso di cataclismi naturali o di altre emergenze, voi siete chiamati a operare direttamente la carità del Papa. Vi ringrazio della generosità che dimostrate di avere nel compimento delle vostre missioni.

2. Le vostre riflessioni trattano un argomento di attualità: “Solidarietà e sviluppo, una risposta evangelica al problema della fame”. Io mi soffermerò con alcune riflessioni e osservazioni per sottolineare l’importanza di questo problema ancora insoluto e che l’umanità non è pronta a fronteggiare con la giusta determinatezza. Siamo realmente coscienti delle situazioni paradossali che sono venute a crearsi nel tempo, con sovrabbondanza di beni e quindi di alimentazione in alcune regioni, mentre in altre zone si patiscono la fame e la miseria? Siamo a conoscenza che le cause non sono solo di origine naturale: l’opinione mondiale dovrebbe analizzare con maggiore attenzione i fattori economici, sociali e politici che causano o che mantengono situazioni di denutrizione spesso irreparabili. Senza cadere in spiegazioni sommarie, non può passare sotto silenzio il ruolo misterioso del peccato degli uomini nei terribili attentati alla solidarietà di cui soffre la maggior parte dell’umanità. È necessario procedere all’analisi oggettiva delle cause della miseria, ma spetta a una comunità religiosa come la vostra dimostrare fino a che punto arriva la coscienza delle persone quando in alcuni Paesi sorgono conflitti internazionali o nazionali che seminano rovine e morte. I meccanismi economici non devono essere qualcosa di freddo e insensibili ai fabbisogni vitali d’intere popolazioni. Che si tratti di debiti con l’estero, della regolarizzazione dei mercati o di programmi di assestamento, rivolgiamo realmente la dovuta attenzione al benessere dei più poveri? Con lo sfruttamento delle foreste e dei terreni al fine di trarne dei profitti immediati, ci si preoccupa di lasciare una terra fertile e ospitale alle generazioni future? Di fronte alla gravità della fame e della miseria, bisogna rimanere coscienti e non scoraggiarsi mai. Le risorse della terra e soprattutto del genere umano sono considerevoli. Quando lo spirito di solidarietà e di carità motiva l’azione, la speranza c’è sempre, e possono compiersi dei miracoli. Le diverse organizzazioni di carità che voi rappresentate lo testimoniano. Numerose realizzazioni concrete di cui sono a conoscenza, in particolare durante i miei viaggi, mi spingono a incoraggiarvi e a chiedervi di continuare, senza sosta, il vostro ruolo di agenti competenti dello sviluppo, di messaggeri che alimentano la solidarietà, di coloro che si destano di carità.

3. Benché necessaria, la divisione dei beni materiali non è l’unico obiettivo della vostra opera. Dovete portare a termine anche l’insegnamento di una sostanziale educazione a tutti i livelli: nel mondo che vi circonda, in ogni nazione, e a livello internazionale. Tocca ai giovani come agli adulti scoprire la solidarietà verso i più bisognosi che non deve farne degli assistiti, ma deve consentire a “tutti i popoli di divenire essi stessi gli artefici del loro destino” (Populorum progressio, 65). La vera solidarietà comporta l’apertura al dono che posso sempre ricevere dall’altro, per povero che possa sembrare; ci si trova così di fronte a uno scambio fra persone mutualmente rispettose della propria dignità. Davanti a Dio creatore e salvatore si concretizza una forma di comunione alla quale tutti sono chiamati a partecipare.

4. Non voglio soffermarmi sulle gravi inquietudini che l’oggetto della vostra riflessione suscita, né su un eventuale sollecito ai vostri compiti. Mi sembra legittimo esprimere in questa sede la mia profonda gratitudine per il lavoro svolto da numerose istituzioni governamentali o non governamentali. Queste, disponendo di mezzi diversi e adottando vari metodi, partecipano alla lotta comune contro la fame e altri problemi. Ringrazio vivamente il Consiglio “Cor Unum” e le organizzazioni ivi rappresentate per l’abnegazione e lo spirito evangelico dimostrati. Dal punto di vista cristiano, in molti luoghi, nell’animo di uomini e donne competenti, è possibile cogliere numerose manifestazioni di vera carità. Nell’atto di fondazione del “Cor Unum” Papa Paolo VI citava alcune parole di sant’Ambrogio: “Il popolo cristiano deve distinguersi per la sua umiltà. Il Signore disse: «Colui che vorrà essere il primo tra voi, si farà vostro schiavo»” (Mt 20, 27). È la carità che ci rende capaci di agire così (Lettera Amoris officio, 15 luglio 1971).

Rendiamo grazie al Signore per tutti i suoi figli e figlie a cui egli ha permesso di mostrare le strade dell’aiuto fraterno ispirato dal suo amore! È così che voi stessi, i vostri collaboratori e i vostri amici che operano nello stesso senso, troveranno il coraggio di continuare senza mai rinunciare: è difficile continuare a mantenere a lungo quello spirito di solidarietà che vi spinge ad aiutare tutte quelle persone che lottano contro le difficoltà apparentemente insormontabili. Che la Madonna vi protegga! Che Dio vi dia la forza di rinnovare i vostri impegni con tenacia! E che la benedizione del Padre misericordioso vi renda forti e perseveranti nel lungo cammino della carità!

 

© Copyright 1990 - Libreria Editrice Vaticana

 


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