VISITA DI PAOLO VI AD ACILIA
NEL VILLAGGIO DONATO DAL SANTO PADRE
Mercoledì, 31 ottobre 1973
Paolo VI, in breve Discorso, spiega il significato della sua visita. Sono venuto per voi, abitanti di questo nuovo quartiere, per conoscervi, per salutarvi. Perché questo speciale interesse del Papa? «Perché eravate baraccati, in disagio, in sofferenza, e perciò presenti al mio cuore, in virtù della mia missione, che è quella di Cristo».
Molti pensano al Papa come ad uomo felice: ebbene, sappiate che tutti i dolori del mondo, in qualche misura, si ripercuotono nel suo animo, se vuol essere Vicario di Cristo. E qui, tra voi, se sono lieto della vostra gioia, sento più che mai la sofferenza degli altri, ancora baraccati e senza tetto; sento l’angustia dei miei mezzi, la sproporzione immensa fra i bisogni dei Poveri e i limiti delle mie risorse. Ma spero che almeno tutti vedranno in questa opera il segno dei miei sentimenti, e sapranno che dove purtroppo non arriva il soccorso effettivo, arriva almeno l’amore affettivo».
Dopo aver ricordato di essere presente come Vescovo di Roma, il Santo Padre così prosegue: Sono venuto anche per rendermi conto di quest’opera, che ci ha tanto impegnato, da qualche anno. Ed ecco che allora io devo il mio riconoscente saluto al Signor Sindaco di Roma, qui presente. Lui, con i suoi Colleghi del Consiglio Comunale, e con i suoi Collaboratori degli Uffici Municipali, ha reso possibile il sorgere di questo quartiere, assegnandogli l’area e i servizi relativi. Noi ora glielo restituiamo con le case che vi sono sopra costruite, con la sola condizione che queste abitazioni siano destinate, come già lo sono, a famiglie ch’erano prive di casa e di mezzi per procurarsela. Quest’opera vuole avere valore di simbolo della cooperazione fra la carità cristiana e la società civile; simbolo e programma quanto mai significativi e impegnativi, specialmente per una Città, che si chiama Roma.
Un altro incontro merita d’essere da me avvertito in modo speciale e citato all’ammirazione e alla gratitudine di tutti: è quello con il caro e venerato amico, il Padre Ottorino Marcolini, ideatore e costruttore di queste case, belle e popolari, ingegnere egli stesso, e, ciò che più conta, degno figlio di San Filippo, dell’Oratorio di Brescia, al quale tanti ricordi mi legano personalmente. Penso che voi tutti lo conosciate, insieme con i suoi degni e bravi collaboratori, e che abbiate già imparato a stimarlo e a volergli bene; sia perciò sempre questo quartiere sotto la protezione di San Filippo, che ivi conservi e ivi faccia fiorire il suo spirito, veramente popolare e romano. Mi pare che queste abitazioni abbiano avuto il gradimento da coloro a cui sono state assegnate. Esse non risolvono forse tutti i problemi della civile convivenza; ma si spera che il buon volere dell’Amministrazione Comunale competente e la paziente collaborazione degli abitanti e delle iniziative assistenziali porteranno presto ogni cosa a buon fine, per i ragazzi e per la gioventù specialmente.
Darò ora la mia benedizione a queste case - conclude il Papa - e a tutti quelli che vi abitano, ed a quelli anche che hanno merito e che hanno lavorato per la loro costruzione. Sì, miei cari, accogliete questa benedizione e ascoltate questa mia sola raccomandazione: ricordatevi che siete cristiani. Integrate con questo pensiero la vostra coscienza umana e civile; su la vostra esistenza personale, di uomini e di donne, di ragazzi e di giovani, di lavoratori e di professionisti, di gente che suda e pensa, che vive in questo nostro mondo moderno tanto progredito, ma tanto difficile, vi sia, come una lampada accesa, la vostra fede cristiana, la vera luce della vita. Ricordatevi di pregare; insegnate le orazioni ai vostri figli e recitatele con loro. Vedete: è qui il vostro Parroco, tenetelo amico, corrispondete ai suoi inviti, vogliatevi bene tutti fra voi e intorno a lui, siate anche voi fedeli di nome e di fatto: trovatevi tutti presenti e coscienti alla Messa festiva: Cristo è là; non dimenticatelo mai. Ve lo raccomanda con me il mio Vicario per la vita pastorale della diocesi di Roma, il Cardinale Poletti, qui presente: egli mi darà vostre notizie, ed io sarò felice se queste mi confermeranno che siete davvero bravi cristiani.
Dopo il familiare colloquio, il Papa invita tutti i presenti a recitare con lui il «Pater noster», l'«Ave Maria» e, ricordando che si è alla vigilia della commemorazione dei defunti, la preghiera per questi. Infine Paolo VI imparte a tutti la Benedizione Apostolica.
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