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SYNODUS EPISCOPORUM
BOLLETTINO

della Commissione per l'informazione della
X ASSEMBLEA GENERALE ORDINARIA
DEL SINODO DEI VESCOVI
30 settembre-27 ottobre 2001

"Il Vescovo: Servitore del Vangelo di Gesù Cristo per la speranza del mondo"


Il Bollettino del Sinodo dei Vescovi è soltanto uno strumento di lavoro ad uso giornalistico e le traduzioni non hanno carattere ufficiale.


Edizione italiana

04 - 01.10.2001

SOMMARIO

 

BENEDIZIONE DELLA CAPPELLA DEL SINODO E ACCENSIONE DELLA LAMPADA CON LA LUCE PROVENIENTE DAL POZZO DI SAN GREGORIO ILLUMINATORE

Questa mattina lunedì 1° ottobre 2001, memoria di S. Teresa di Gesù Bambino, Vergine e Dottore della Chiesa, alle ore 09.00, Sua Santità Giovanni Paolo II ha benedetto la nuova Cappella del Sinodo (vedi la descrizione nel Bollettino N. 2). Dopo il canto del Salmo 26, il Santo Padre ha acceso una lampada con la luce attinta dal Pozzo di San Gregorio l’Illuminatore, ricevuto dal Patriarca Supremo e Catholicos di tutti gli Armeni Karekin II nella Cattedrale Apostolica di Etchmiadzin, a conclusione del Suo Viaggio in Armenia il 27 settembre 2001.

Prima di recitare la Preghiera di benedizione, il Santo Padre ha pronunciato le seguenti parole:

Fratelli e sorelle, cari Padri sinodali,
«quale gioia, quando mi dissero:
andremo alla casa del Signore».
E ora i nostri piedi si fermano
in questa cappella rinnovata,
cuore delle assisi sinodali
e di numerosi incontri ecclesiali.
Da questo luogo salga, fervente, la benedizione
al Dio dei nostri Padri e del Signore Gesù Cristo:
sia Lui stesso benedizione
per coloro che qui sosteranno in preghiera.
Al termine del viaggio apostolico in Armenia
il Catholicos di tutti gli Armeni
ci ha affidato, in segno di comunione,
la luce attinta dal pozzo di San Gregorio Illuminatore.
Da essa sarà accesa la lampada
che continuerà ad ardere in questo luogo.
Questa luce sia per la Chiesa d'Occidente
invito perenne a respirare a due polmoni,
insieme con la Chiesa d’Oriente.

[00019-01.07] [nnnnn] [Testo originale: italiano]

PRIMA CONGREGAZIONE GENERALE (LUNEDÌ, 1° OTTOBRE 2001, ANTEMERIDIANO)

Questa mattina lunedì 1° ottobre 2001 alle ore 09.10, alla presenza del Santo Padre, nell’Aula del Sinodo in Vaticano, con il canto del Veni, Creator Spiritus, hanno avuto inizio i lavori dell’Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, con la Prima Congregazione Generale. Presidente Delegato di turno S.Em.R. Card. Giovanni Battista RE, Prefetto della Congregazione per i Vescovi.

L’assemblea sinodale aperta questa mattina da Giovanni Paolo II, che ha presieduto ieri la solenne Concelebrazione Eucaristica nella Patriarcale Basilica di San Pietro in Vaticano, raccoglierà fino al 27 ottobre 2001 una rappresentanza dei Presuli del mondo sul tema Espiscopus Minister Evangelii Iesu Christi propter Spem Mundi.

Sono intervenuti a questa Prima Congregazione Generale il Presidente Delegato, S.Em.R. Card. Giovanni Battista RE, Prefetto della Congregazione per i Vescovi, per il Saluto del Presidente Delegato; S.Em.R. Card. Jan Pieter SCHOTTE, C.I.C.M., Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi, per la Relazione del Segretario Generale; S.Em.R. Card. Edward Michael EGAN, Arcivescovo di New York, per la Relatio Ante Disceptationem del Relatore Generale.

Pubblichiamo qui di seguito i testi integrali degli interventi, pronunciati in Aula:

La Prima Congregazione Generale dell’Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi si è conclusa alle ore 12.30 con la Recita dell’Angelus Domini guidata dal Santo Padre.

Erano presenti 236 Padri Sinodali.

La Seconda Congregazione Generale avrà luogo oggi pomeriggio 1 ottobre 2001 alle ore 17.00.

SALUTO DEL PRESIDENTE DELEGATO, S.Em.R. Card. Giovanni Battista RE, Prefetto della Congregazione per i Vescovi

Beatissimo Padre,

1. La presente Assemblea sinodale riveste per noi Vescovi un interesse particolarissimo perché ha come argomento il nostro ministero. De re nostra agitur, si tratta di noi stessi. Infatti, il tema è: "Il Vescovo servitore del Vangelo di Gesù Cristo per la speranza del mondo".

È pertanto con sentimenti di grande e profonda gratitudine che ringraziamo Vostra Santità per avere dedicato a noi Vescovi questa Decima Assemblea Generale ordinaria del Sinodo dei Vescovi, che è la prima del Terzo Millennio. Grazie per il tema scelto e grazie per questa convocazione.

Si uniscono a noi, Membri del Sinodo, tutti coloro che sono presenti in quest’Aula a vario titolo: Delegati Fraterni, Esperti, Uditori e Uditrici, Collaboratori nei diversi uffici.

Conosciamo bene quanto grandi siano le nostre responsabilità come legittimi successori degli Apostoli e quanto da noi attenda la società di oggi, alla quale abbiamo il dovere di trasmettere le verità che abbiamo ricevuto, e per la quale dobbiamo prodigarci per santificarla e per guidarla come pastori secondo il cuore di Dio.

Lo stile di vita di noi Vescovi si è fatto in questi anni più semplice, più vicino alla gente, più attento ai bisogni dei fedeli. La missione del Vescovo si è fatta ancor più impegnativa per i nuovi fenomeni sociali, per le nuove emergenze culturali, per l'accresciuta difficoltà di illuminare con la sapienza del Vangelo i problemi del nostro tempo, caratterizzato da rapidi cambiamenti e trasformazioni ma che è anche proteso alla ricerca di ragioni valide per credere e per sperare; quelle ragioni che il semplice progresso scientifico e tecnologico non può dare.

Oggi il Vescovo deve essere cosciente delle sfide che l'ora presente reca con sé e deve avere il coraggio di affrontarle con tutte le sue energie.

2. La trattazione specifica del ministero del Vescovo, come servitore del Vangelo di Gesù Cristo per la speranza del mondo, vuol essere quasi complemento e vertice delle recenti Assemblee Continentali e delle ultime Assemblee Ordinarie sinodali, che hanno riflettuto rispettivamente sulla missione dei laici (1987), sulla formazione dei sacerdoti (1990) e sulla vita consacrata (1994), e si colloca all’interno di un’ideale continuità con il magistero del Concilio Vaticano II.

Il Vaticano II, infatti, ha ampiamente trattato il tema del servizio episcopale, ritenendolo argomento centrale per la vita della Chiesa. "I Vescovi - afferma il Decreto Christus Dominus - (. . .) succedono agli Apostoli come pastori delle anime e, insieme al Sommo Pontefice e sotto la sua autorità, hanno la missione di perpetuare l’opera di Cristo. (. . .) Infatti, Cristo diede agli Apostoli ed ai loro successori il mandato e la potestà di ammaestrare tutte le genti, di santificare gli uomini nella verità e di pascerli" (n. 2).

I Vescovi, in comunione col Papa, sono dunque chiamati ad essere, mediante lo Spirito Santo che è stato loro donato, i primi testimoni del Vangelo di Cristo nel mondo. A loro, in particolare, come successori degli Apostoli, spetta di proclamare le ragioni della speranza (cfr. 1 Pt 3, 15). E, soprattutto, di annunciare agli uomini e alle donne del nostro tempo, spesso incantati da miti illusori o minacciati dal pessimismo di sogni evanescenti, che è Cristo la nostra speranza e che in Cristo si avverano le attese e si compiono le speranze del cuore umano.

3. All’alba del Terzo Millennio si impone, perciò, una nuova riflessione sulla vita e sul ministero dei Vescovi, concentrando l’attenzione specialmente sul Vescovo diocesano nella pienezza del suo ministero nella Chiesa particolare affidata alla sua sollecitudine pastorale. Fiduciosi nella parola di Cristo "Duc in altum!" (Lc 5, 6), noi Vescovi sentiamo il dovere di dare al nostro ministero un dinamismo nuovo, perché la Comunità dei credenti possa "prendere il largo" nel vasto oceano del mondo contemporaneo e testimoniare al mondo intero le verità che sono via al cielo.

Occorre, cioè, che con nuovo slancio risuoni nel mondo l’annuncio della salvezza, affinché l’umanità intera "ascoltando creda, credendo speri, sperando ami" (DV, n. 1).

4. Siamo consapevoli, Beatissimo Padre, che questa Assemblea del Sinodo dei Vescovi, dando ai Padri Sinodali la possibilità sia di uno scambio di notizie, di esperienze e di valutazioni, sia di offrire a Vostra Santità suggerimenti e proposte, rappresenta una forma molto apprezzata di collaborazione con il Successore di Pietro nella sua sollecitudine per tutte le Chiese particolari, nelle quali "è veramente presente ed agisce la Chiesa di Cristo, Una, Santa, Cattolica e Apostolica" (CD, n. 11).

Confidiamo nell'aiuto di Dio, tenendo fisso lo sguardo su Cristo, Buon Pastore (cfr. N.M.I., n. 16). E confidiamo anche nell’aiuto di Vostra Santità: il suo alto Magistero, la sua esemplare testimonianza di fede e di dedizione a Cristo, nonché il suo infaticabile slancio apostolico, dimostrato anche nella recente visita pastorale in Kazakhstan e in Armenia, saranno per noi di grande sostegno e di incoraggiamento in questi giorni di assise sinodale.

Iniziando "in nomine Domini" i lavori di questa Assemblea sinodale, sotto la guida di Vostra Santità, noi Vescovi volgiamo lo sguardo a Cristo, luce del mondo e nostro Maestro, desiderosi di una cosa sola, cioè di essere fedeli a Lui, che ci ha chiamati ad essere successori degli Apostoli 'cum Petro et sub Petro' .

Ci benedica, Padre Santo, e ci confermi nel proclamare il Vangelo e nel testimoniare la speranza cristiana agli uomini e alle donne del nostro tempo.

[00007-01.05] [nnnnn] [Testo originale: latino]

RELAZIONE DEL SEGRETARIO GENERALE DEL SINODO DEI VESCOVI, S.Em.R. Card. Jan Pieter SCHOTTE, C.I.C.M.

INTRODUZIONE

Santo Padre,

Venerabili Fratelli,

Fratelli e Sorelle in Cristo,

Trascorso ormai felicemente il Grande Giubileo dell’anno Duemila nella grazia di Dio, per celebrare la sua gloria e la sua misericordia, entrati infine nel Terzo Millennio della nostra salvezza, siamo stati convocati in questa Decima Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi.

Rendiamo dunque grazie e lode in sommo grado alla santa ed indivisa Trinità, nel cui nome ha inizio ogni nostra azione o attività.

Sua Santità Giovanni Paolo II, che è qui presente e a cui ci rivolgiamo con sinceri sentimenti di gratitudine, ha convocato quest’assemblea per trattare un argomento attuale, ossia il Vescovo servitore del Vangelo di Gesù Cristo per la speranza del mondo.

Mi preme inoltre ringraziarvi dal profondo del cuore per la vostra presenza in quest’aula, che, tornando a vedervi raccolti in unità, vi vede concordi in un’unica e medesima attività.

Arreca un’immensa gioia ai nostri cuori, Santo Padre, in primo luogo la presenza di Vostra Santità, che offre conforto, infonde costanza e rafforza la fedeltà nella carità pastorale e nella comunione.

All’inizio dei lavori di ogni assemblea è compito del Segretario Generale informare i presenti in aula di ciò che è stato fatto dalla Segreteria Generale del Sinodo e in particolare dell’attività del Consiglio della stessa Segreteria nel tempo trascorso dalla precedente assemblea.

Ai membri del Consiglio della Segreteria Generale rivolgo i più vivi ringraziamenti per l’efficacissimo aiuto collegiale, che hanno prestato nel portare a termine la nona assemblea e nel preparare questa decima assemblea nell’arco di 7 anni, il periodo più lungo nella storia del sinodo.

Vogliate accettare i migliori auguri voi tutti, venerabili fratelli, esponenti delle Chiese Cattoliche Orientali, delle Conferenze Episcopali, della Curia Romana, dell’Unione dei Superiori Generali, o voi che partecipate per nomina pontificia, affinché il vostro lavoro pervenga ad un felice risultato, sotto l’azione dello Spirito del Signore, il cui frutto sono la carità, la gioia, la pace, la pazienza, in una collegialità affettiva ed effettiva, nell’orazione, nel lavoro e nella comunione.

Il saluto è rivolto a tutti: a coloro che ricoprono la carica di Presidenti Delegati, al Relatore Generale, al Segretario Speciale, ai Membri delle Commissioni, ai Padri delle Chiese Orientali, ai Presidenti delle Conferenze Episcopali, ai Presidenti delle assemblee episcopali regionali, ai Vescovi di territori privi di Conferenza Episcopale, ai Padri eletti dalle Conferenze Episcopali, a quelli eletti dall’Unione dei Superiori Generali, ai Capi dei Dicasteri della Curia Romana, ai Membri di nomina pontificia, ai Delegati Fraterni , agli Aiutanti, agli Auditori e alle Auditrici.

Vogliate accettare voi tutti infiniti ringraziamenti anche per la generosità con cui accoglierete i prossimi lavori, per il tempo e per le energie che spenderete nel compimento di quel comune cammino (σύνοδος) che è il Sinodo. Avete lasciato le vostre regioni e i vostri impegni abituali, ma non ve ne siete allontanati, giacché li portate nei cuori e i frutti, che qui coglierete, gioveranno a tutti coloro che vi osservano e vi sostengono con la preghiera nelle vostre comunità. Grazie a voi e Dio benedica le vostre Chiese particolari!

È mio compito ora esporre brevemente la logica seguita nella preparazione dell’assemblea, ovvero la consultazione in materia sinodale, la stesura dei Lineamenta, le risposte degli aventi diritto, la redazione dell’Instrumentum laboris, il programma del Sinodo (cf. Vademecum, art.32).

In questa relazione introduttiva si vuole far conoscere a tutti l’azione della Segreteria Generale, nella sua funzione primaria di "istituzione permanente fondata a servizio del Sinodo, perché faccia da legame tra le diverse sue assemblee" (Ordo Synodi Episcoporum ..., art 11, par 1). Attraverso la conoscenza delle modalità di preparazione chiunque potrà comprendere non solo i vari momenti operativi, la gran mole di lavoro, il numero di persone implicate, il tempo e le forze spesi da questa Assemblea, gli strumenti usati, i viaggi intrapresi, le circostanze a volte difficili, e i risultati raggiunti, ma anche e soprattutto il servizio offerto in vista di un miglior servizio alla comunione ecclesiale e alla collegialità episcopale attraverso l’approfondimento dell’argomento sinodale ed il reciproco aiuto proveniente dalle risposte ai Lineamenta e dalla loro considerazione, causa originante l’Instrumentum laboris.

Le Chiese particolari conoscono in tal modo le cose, che per loro si fanno nel sinodo, ma allo stesso tempo il sinodo attinge direttamente alle comunità, da cui provengono i padri sinodali ed alle quali l’assemblea rivolge il pensiero nelle congregazioni quotidiane. Così si esprime e si conferma la communio viarum, come un cammino peculiare all’unità delle vie e della strada per il Signore, unica "Via, Verità e Vita" della Chiesa (Gv 14, 6).

Mi sia ora permesso illustrarvi la relazione, che intendo dividere in quattro parti:

  • I. L’attività tra la IX e la X assemblea

  • II. L’attività relativa all’assemblea speciale

  • III. La composizione della X assemblea

  • IV. Altro

I. L’ATTIVITÀ TRA LA IX E LA X ASSEMBLEA

1. L’operato in seguito alla Nona Assemblea Generale

a. Relatio circa labores peractos

In seguito alla conclusione della Nona Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, il cui tema è La vita consacrata ed il suo ruolo nella Chiesa e nel mondo, si è stilata come di consuetudine la Relatio circa labores peractos, in modo che tutte e singole le cose raccolte e riunite sotto forma di documento unico offrano testimonianza di ciò che è stato fatto nel sinodo e possano essere mandate alle Conferenze Episcopali.

Si sono illustrati i vari passi in preparazione della stessa assemblea, incominciando dalla consultazione sull’argomento sinodale da proporre e in seguito dai Lineamenti da stilare e stilati.

Nel preparare l’Instrumentum laboris fu recepito il grande lavoro del Consiglio della Segreteria del Sinodo. In seguito venne alla luce l’edizione del volume Vademecum sul modo di procedere.

Tra gli atti preparatori sono da annoverare: la convocazione o indizione; la designazione dei Presidenti Delegati, del Relatore Generale e del Segretario Speciale; la nomina dei periti; la nomina degli uditori e delle uditrici.

All’inizio del sinodo si sono ricevute le relazioni. Quindi si sviluppò la stessa discussione dell’argomento durante 27 riunioni generali, seguite da 15 riunioni dei Circoli Minori. Una parte abbastanza cospicua, cioè 5 sessioni, fu dedicata alla preparazione delle Propositiones, che furono 41, sottoposte a votazione una per una, dalle quali emerse un consenso pressoché unanime. In seguito fu editato il Nuntius ad Populum Dei e fu distribuito il dono del Santo Padre.

Sono anche da menzionare altri periodi del Sinodo, come il rinnovamento del Consiglio della Segreteria Generale, la proposta degli argomenti per la prossima assemblea, le audizioni e gli interventi dei Delegati Fraterni.

Nella Basilica Patriarcale di San Pietro il Sommo Pontefice aggiunse al calendario dei beati cinque fondatori e fondatrici, i cui costumi e vita furono proposti ad esempio di vita consacrata a tutti i membri.

Ebbe luogo quindi la solenne chiusura della Nona Assemblea Generale in cui il santo Padre diede il saluto ai singoli Padri e ad altre persone che a vario titolo presero parte al Sinodo. Una solenne concelebrazione eucaristica venne celebrata per render grazie.

b. Cooperazione istituzionale

Dal 21 al 23 febbraio 1995 il Consiglio della Segreteria Generale si riunì per rispondere alla richiesta del Santo Padre di una collaborazione alla redazione dell’Esortazione Apostolica Post-sinodale.

Furono trattate varie questioni, da offrire al Santo Padre per la futura Esortazione e di fatto l’ampio quadro delle idee trattate e la struttura interna del discorso seguono lo spirito delle Propositiones sinodali e i suggerimenti dello stesso Consiglio. L’impegno del Consiglio si è quindi rivolto a concrete iniziative, che lo stesso Sinodo auspicò, rivolte ad ottenere una migliore formazione dei sacerdoti.

La seconda riunione del Consiglio della Segreteria Generale, dal 13 al 15 giugno 1995, ha raccolto osservazioni e suggerimenti da trasmettere al Santo Padre per la redazione dell’Esortazione Apostolica Post-sinodale.

Dal 10 al 12 ottobre 1995 ebbe luogo una terza riunione del Consiglio della Segreteria Generale, in cui furono apportati suggerimenti sull’Esortazione Apostolica Post-sinodale.

L’Esortazione Apostolica Post-sinodale Vita Consecrata fu resa pubblica il 28 marzo 1996 ai giornalisti riuniti nella "Sala Stampa"della Santa Sede. Questo documento era vivamente atteso dalla fine del sinodo, e fu quindi accolto con gratitudine.

Merita speciale considerazione la logica del discorso, che è davvero teologica, pastorale, positiva ed esortativa nel documento, il cui fondamento è trinitario, cristologico, pervaso dallo spirito di comunione e fondato sul mistero pasquale. Per tutto ciò, come anche per il senso della contemplazione, della vocazione profetica, della missione ecclesiale, della preminenza della vita spirituale, questo documento è diventato la magna charta per un efficace rinnovamento della vita consacrata.

Le persone consacrate hanno specialmente apprezzato il modo di trattare certi punti in particolare, per la loro forza e bellezza: così i voti, la dignità delle donne, l’inculturazione, la formazione, l’intuito profetico proprio della vita consacrata, la clausura, l’abito, la vita in comunità, le nuove forme di vita consacrata come segno dei nostri tempi. Grande fu anche la soddisfazione per la considerazione della vita consacrata in relazione alla Chiesa: essa ne è una parte organica, con particolari identità e efficacia nel dare impulso alla santità, alla comunione, alla fraternità.

Una commissione per gli istituti misti opera all’intermo della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica. L’unione dei Superiori Generali, come pure le conferenze nazionali dei superiori delle varie nazioni e le conferenze miste promossero studi e congressi. Lo stesso fecero le Università Pontificie romane. Alcuni vescovi distribuirono l’esortazione apostolica a tutte le persone di vita consacrata della loro diocesi.

Il documento fu commentato dall’Osservatore Romano. Se ne raccomanda la diffusione anche tra i parroci, perché mai trascurino la conoscenza e la stima della vita consacrata. Molte pubblicazioni specialistiche sono state scritte per una maggiore divulgazione ed uno studio più profondo a partire dall’esortazione stessa.

2. La preparazione della X Assemblea Generale Ordinaria

Con la lettera del 9 di ottobre del 1996, Sua Eminenza il Cardinale Segretario di Stato comunicò la volontà del Santo Padre Giovanni Paolo II sul tema del sinodo, che, dopo la consultazione generale di tutti gli aventi diritto, fu annunciato con le seguenti parole: Il vescovo, servitore del Vangelo di Gesù Cristo per la speranza del mondo, unanimemente proposto ed approvato.

a. Indizione o convocazione

In data 19 febbraio 2001 fu inviata la lettera di indizione del sinodo. Fu convocata la Decima Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi per l’anno 2001. Il tema che sarebbe stato trattato era Il Vescovo, servitore del Vangelo di Gesù Cristo per la speranza del mondo. I lavori dei Padri sinodali sarebbero durati dal 30 settembre al 27 ottobre del 2001.

Soffermiamoci ora sul tema da trattare. Per la migliore riuscita del Sinodo, è necessario uno sforzo per focalizzare la discussione, onde evitare dispersioni. Va meglio considerato il Vescovo dedicato al suo ministero, nella sua relazione costitutiva e pastorale alla propria diocesi, che di certo riguarda la Chiesa universale, ma implica già di per sé un punto di vista particolare, ricco di implicazioni sulle persone e sulle diverse necessità.

b. Consiglio della Segreteria Generale

Per garantire una solerte preparazione, nel 1996 il Consiglio della Segreteria di Stato si è riunita due volte per preparare uno schema generale dei Lineamenta. La prima riunione ha prodotto una sintesi degli argomenti in questione, la seconda un breve schema.

In seguito, l’11 e il 12 marzo 1997, lo stesso Consiglio elaborò collettivamente un primo schema dei Lineamenta, e affida le sue intenzioni ed i suoi suggerimenti ad un gruppo di esperti, che elaborò il testo finale.

Con una lettera del 16 giugno 1998, il Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi trasmise i Lineamenta, al fine di suscitare all’interno delle chiese particolari una meditazione sul tema scelto dal Romano Pontefice.

L’intero contenuto dei Lineamenta proveniva sia dalla prima consultazione sul tema sia, evidentemente, dai suggerimenti del Consiglio della Segreteria Generale del Sinodo, col concorso di periti, per studiare con completezza tutti gli aspetti del tema.

Grande importanza fu attribuita al Questionario. Tutti gli organi competenti furono invitati a mandare alla Segreteria una sintesi redatta seguendo l’ordine del Questionario, con le osservazioni e i suggerimenti dei Vescovi e delle assemblee direttamente coinvolti. Questa sintesi sarebbe stata mandata alla Segreteria del Sinodo entro il 30 settembre 1999, prevedendosi la riunione di questa assemblea nell’autunno dell’anno giubilare 2000.

Le risposte circa le questioni trattate nei Lineamenta, che pervennero alla Segreteria Generale, erano di varia natura. Alcune provenivano dalle assemblee delle conferenze episcopali, altre da una commissione episcopale designata o da un gruppo di esperti e poi approvate dal presidente della conferenza. Altri metodi ancora furono impiegati per perfezionare e definire le risposte. Dalla considerazione attenta di tutto questo materiale, si è approntato l’Instrumentum laboris, perché servisse da strumento completo ed adatto alle circostanze attuali.

Le numerose risposte hanno apportato elementi di gran valore, che si sono rivelati estremamente utili nella redazione dell’Instrumentum laboris. E così l’assemblea sinodale ebbe a disposizione giudizi e consigli, che giovarono moltissimo nell’operare un esame più profondo dell’argomento sinodale, il ministero del vescovo del servizio al vangelo.

A queste risposte previste dal diritto, se ne sono aggiunte molte altre, provenienti da diverse persone e assemblee, associazioni ed istituti, che non dovevano essere direttamente interpellate, ma hanno utilizzato vari strumenti della tecnica, tra cui la cosiddetta internet. Anche tutto ciò è stato attentamente preso in considerazione nel redigere l’Instrumentum laboris, scartando gli aspetti meno rappresentativi.

In totale le risposte delle conferenze episcopali ammontano a 70, su un totale di 112 conferenze, rappresentando quindi il 62,50%.(1)

La seguente tabella mostra brevemente una comparazione tra i numeri di risposte dei precedenti Sinodi: Assemblee generali ordinarie:

1974 L’evangelizzazione 75,38%

1977 La catechesi 67,18%

1980 La famiglia 50,37%

1983 La riconciliazione e la penitenza 42,75%

1987 I laici 59,85%

1990 La formazione dei sacerdoti 63,94%

1994 La vita consacrata 66,05%

2001 Il vescovo 62,50%

Le risposte ai Lineamenta sembrano troppo poche. Quelle di 42 conferenze episcopali e della Curia Romana infatti... mancano. Non va tuttavia dimenticato che nel frattempo sono sopraggiunti impegni di un certo peso. Primo fra tutti il Grande Giubileo dell’Anno 2000. Questa stessa assemblea, prevista per l’anno scorso, ne accusò specialmente le conseguenze, ossia lo spostamento a quest’anno. E ciò è dovuto, come ricorda il documento Tertio millennio adveniente, non tanto per fare assopire il sinodo, quanto alla celebrazione di vari sinodi continentali, come tutti ben sapete.

Tutti questi avvenimenti hanno avuto un forte impatto sulla vita delle diocesi; pastori e fedeli laici hanno rivolto attenzione e forze a prolungati ed importanti impegni, cosicché avrebbero speso una non trascurabile quantità di tempo per la preparazione di questa assemblea.

Ciononostante il documento Lineamenta è piaciuto a tutti, per gli argomenti trattati con profondità e sapienza, trattando la vita e il ministero del pastore, specialmente la vita spirituale e la santità dei vescovi, nonché il ruolo del vescovo nella propria diocesi.

Giova qui ricordare per lo meno a grandi linee gli argomenti dei Lineamenta: l’odierno contesto della missione del vescovo, gli elementi propri del ministero episcopale, il ministero pastorale del vescovo nella diocesi, il Vescovo ministro del Vangelo verso tutti gli uomini, il cammino spirituale del vescovo.

È evidente che non sono stati trattati tutti i temi dei Lineamenta, si tratta solo di un documento da consultare. Vi mancano infatti molti elementi che troverebbero spazio in un trattato sull’ordine e la disciplina episcopali, come ad esempio la questione della residenza e degli spostamenti, o quella dei vescovi ausiliari ed emeriti.

Tenuto conto della pregevole redazione dei Lineamenta e della grata accoglienza ricevuta, dato che hanno ricevuto il consenso di tutti, non c’è da stupirsi che vengano citati spesso nell’Instrumentum laboris, cosicché vi sono una grande coerenza ed unità tra i due documenti, essendo stati opportunamente inseriti i suggerimenti dottrinali e pastorali derivanti dalle risposte.

Nella preparazione dell’Instrumentum laboris è stata dedicata particolare cura tanto da parte dei periti, quanto da parte del Consiglio della Segreteria Generale. Lo stesso Consiglio dedicò alla redazione dell’Instrumentum laboris tre riunioni, la prima il 16 e 17 novembre 1999, la seconda il 16 e 17 maggio 2000, la terza il 9 e 10 ottobre 2000. Infine, nella decima riunione del Consiglio il 24 e 25 aprile 2001, fu completato il lavoro. Questo testo, che già avevano ricevuto tutti gli addetti aventi diritto, il 1º giugno del 2001 fu presentato ai giornalisti dal Segretario Generale nella Sala Stampa della Santa Sede. Il documento nacque dalle risposte che diedero ai Lineamenta, secondo il diritto, diverse assemblee nella Chiesa: Conferenze Episcopali, Sinodi delle Chiese Orientali, Dicasteri della Curia Romana, l’Unione dei Superiori Generali. A questi si aggiunsero altre assemblee ed individui, cioè: cardinali e vescovi, conferenze nazionali e internazionali di religiosi e religiose, sacerdoti, religiosi e religiose, teologi ed altri. L’Instrumentum laboris fu mandato il 21 aprile 2001 a tutti gli aventi diritto, cosicché i Padri Sinodali potessero con congruo anticipo conoscere ed esaminare gli argomenti della discussione sinodale. Infine, essendo stato reso lo stesso Instrumentum laboris di pubblico dominio per volontà del Santo Padre, ne deriva che l’intera Chiesa sia chiamata a dedicare un ulteriore impegno alla difficile preparazione del Sinodo sul vescovo ministro del Vangelo.

In quella decima ed ultima riunione del 24 e 25 aprile 2001, alla presenza dei Presidenti Delegati, del Relatore Generale e del Segretario Speciale dell’Assemblea, il Consiglio parlò anche dei suggerimenti da sottoporre al Relatore Generale, che ritenessero essere utili a stilare una Relatio ante disceptationem, da portare in aula all’inizio dei lavori, e di diversi articoli del Vademecum per orientare rettamente il corso dei lavori sinodali.

c. Vademecum e calendario

Dopo l’edizione del documento che istituiva il Sinodo, cioè il Motu proprio del Papa Paolo VI Apostolica sollicitudo il 15 settembre 1965, e dopo la prima edizione dell’Ordo Synodi, del 24 giugno 1969, passato del tempo, ci si rese conto dell’utilità di un testo pratico, a mo’ di raccolta comprendente varie prescrizioni effettive, da proporre come aiuto ai partecipanti al Sinodo. Così, come aggiustamento dello stesso Ordo Synodi, nacque il Vademecum, in cui furono recepiti anche nuovi elementi rispetto alle varie necessità di svolgimento stesso del Sinodo. Quindi dall’anno 1990 tale sussidio pratico diresse il procedimento sinodale di qualunque assemblea, dimostrandosi utilissimo. Queste norme o prescrizioni non hanno tutte la medesima importanza; alcune sono tratte dal Codice di Diritto Canonico, dal Codice dei Canoni delle Chiese Orientali e dall’Ordo Synodi, ed hanno pertanto valore di leggi; altre sono consuetudini o costumi consolidatisi in diversi sinodi.

Riguardo al periodo delle riunioni il sinodo è stato fissato dal 30 settembre al 27 ottobre 2001. Da una rapida scorsa al calendario del sinodo, si può notare i vari periodi dell’attività sinodale nella loro relazione reciproca, da un punto di vista quantitativo, logico e cronologico. Si può osservare che il programma sinodale prevede la celebrazione di due solenni Sante Messe, una d’inaugurazione e una di conclusione. Seguono quindi 25 riunioni generali e 17 sessioni dei Circoli Minori. Conclude il periodo sinodale una riunione conviviale.

Il nesso logico appare dalla collocazione della prima riunione dei circoli nella prima settimana di lavoro, tempo opportuno per una reciproca conoscenza, dove avviene la scelta dei Moderatori dei circoli e, dopo la quattordicesima riunione generale, anche i Relatori dei circoli. In quanto al dibattito sulle Propositiones, esige 4 sessioni dei Circoli Minori, oltre ad altri lavori nei periodi notturni o anche festivi da parte di alcuni tra i padri o gli aiutanti. 5 sessioni vengono destinate alla composizione in forma collettiva sulle Propositiones e 3 all’esame dei loro modi, essendo portate in un’unica sessione le sentenze delle Propositiones a due tipi di formula: placet, non placet. In una sessione si presenta e si sottopone a votazione il Messaggio. Sono previste due sessioni per l’elezione dei membri del Consiglio.

Anche se non compare nel calendario, in certi periodi ci sono 3 riunioni coi giornalisti nella "Sala Stampa" della Santa Sede, a cura della Commissione per l’Informazione, nei giorni stabiliti: 1, 12 e 26 ottobre 2001. Per gli interventi degli Uditori e delle Uditrici sono previste due sessioni, ed una per ascoltare i Delegati Fraterni. In una tanto ingente ed ordinata successione di lavori, si può notare un’enorme alternanza di atti vari, che seguono una scansione logica e congruente e favoriscono una "cultura del dialogo".

d. Altre iniziative

Sarà ora utile render nota qualche iniziativa sorta nella preparazione del sinodo.Un grande aiuto provenne dall’Unione dei Superiori Generali, che riunì i propri membri nel periodo 23-26 maggio 2001, approfondendo importanti temi. La riunione ha approfondito la comunione coi vescovi nella responsabilità di offrire speranza al mondo; dalla comunione nella Chiesa, nella spiritualità, nel servizio del Vangelo deriva la fonte della speranza. In qualche modo questa riunione si può considerare come principale contributo particolare dell’Unione dei Superiori Generali nel quadro delle risposte date ai Lineamenta, a causa della profonda discussione del tema sinodale e della lunga e fruttuosa partecipazione che la caratterizza.

Parimenti da parte di alcuni vescovi degli Stati Uniti è stato pubblicato un libro di dieci capitoli su altrettanti temi: la speranza, la Trinità, il ministero del pastore, i fedeli laici, il magistero, la santificazione, il ruolo del pastore, il Vangelo, la vita spirituale. Vi sono intervenuti due cardinali, due arcivescovi, sei vescovi , esercitando in tal modo il loro munus pastorale.

Alcune università pontificie promossero congressi per approfondire il ruolo del vescovo, in rapporto al nostro tempo.

Nel marzo 1999 la facoltà di teologia della Pontificia Università della Santa Croce ha promosso il suo V Simposio internazionale sul tema I vescovi ed il loro ministero. Gli atti di tale simposio sono stati pubblicati nell’anno 2000 in un volume con lo stesso titolo.

Infine l’Ateneo "Regina Apostolorum" organizzò il congresso I vescovi come testimoni e ministri della speranza nell’ottobre dell’anno 2000, ad esclusiva partecipazione dei vescovi.

II. L’ATTIVITA’ RELATIVA ALLE ASSEMBLEE SPECIALI

1. Il Sinodo Particolare dei Vescovi Olandesi

Il Sinodo Particolare dei Vescovi Olandesi ebbe luogo nel 1980 al fine di esaminare profondamente ed attentamente le condizioni della Chiesa in quella terra. Il Consiglio di quel sinodo, che col passare degli anni è stato anche rinnovato, fu scelto per portare a termine le conclusioni sinodali. Lo stesso Consiglio si riunì sei volte negli anni 1991, 1992, 1993. Gli argomenti discussi riflettono particolari esigenze, emerse da certe riunioni delle sue chiese particolari. Si tratta infatti della vita pastorale nelle parrocchie e dell’insegnamento nelle università cattoliche o nelle facoltà teologiche, degli istituti superiori di teologia, degli operatori pastorali, della liturgia.

Il Consiglio tenne l’ultima riunione il 10 novembre 1995.

2. L’Assemblea Speciale per l’Africa

L’Assemblea Speciale per l’Africa si svolse dal 10 aprile all’8 maggio 1994, pochi mesi prima della Nona Assemblea Generale Ordinaria. Negli anni successivi il Consiglio Post-sinodale, istituito alla fine della stessa assemblea, portò a termine la sua opera di attuare le conclusioni sinodali. Il Consiglio si riunì per la prima volta nella Segreteria Generale nel mese di settembre del 1994 per fare il bilancio degli argomenti trattati nel Sinodo e soprattutto le cose che ancora rimanevano da fare a riguardo sia della fase celebrativa del Sinodo in terra africana, sia di altre possibili conclusioni dell’assemblea speciale. Nella seconda riunione nel mese di gennaio 1995 furono apportati i primi suggerimenti per definire l’Esortazione Apostolica Post-sinodale nonché per il viaggio del Papa per dare inizio alla fase celebrativa. Si lavorò su questi stessi argomenti nella terza e nella quarta riunione nell’anno 1995.

Il viaggio sinodale del Santo Padre in Africa avvenne dal 14 al 20 settembre del 1995 e furono celebrate varie cerimonie in diverse città e nazioni, come nella città di Yaoundé in Camerun, a Johannesburg in Sudafrica, a Nairobi in Kenia e più tardi anche in Tunisia.

Dopo il viaggio del Pontefice il Consiglio Post-sinodale si riunì altre 5 volte negli anni 1997, 1998, 1999, 2000 e 2001. Nei ripetuti interventi e con vari modi i Padri del Consiglio presero in esame l’odierna situazione della Chiesa e della società in Africa. Si confrontarono nelle relazioni sull’esecuzione dell’Esortazione Apostolica Ecclesia in Africa, mentre di comune accordo rifletterono circa gli atti futuri per realizzare la sua esecuzione stessa, avendo davanti agli occhi anche i nuovi fermenti e le problematiche del popolo africano. È stato anche prodotto un documento che raccoglie le relazioni di quel periodo nell’esortazione apostolica post-sinodale Ecclesia in Africa rivolto alle Chiese particolari africane.

3. L’Assemblea speciale per il Libano

L’Assemblea speciale per il Libano del Sinodo dei Vescovi è stata annunziata dal Papa Giovanni Paolo II mercoledì 12 giugno 1991, durante l’udienza pubblica, alla presenza dei Patriarchi Cattolici del Libano. Il giorno dopo, 13 giugno 1991, gli stessi Patriarchi si riunirono con il Nunzio Apostolico in Libano e con il Segretario Generale del Sinodo e decisero di istituire una piccola commissione per preparare l’assemblea. Nello stesso giorno venne presentata in Sala Stampa vaticana la stessa Assemblea Speciale per il Libano del Sinodo dei Vescovi.

Dall’11 al 15 settembre 1991 il Segretario Generale andò in Libano, dove visitò le chiese locali, incontrò pastori, comunità, istituzioni, al fine di garantire un’adeguata preparazione. Il 30 gennaio 1992 fu costituito il Consiglio della Segreteria Generale per l’Assemblea Speciale sul Libano, i cui dieci membri, assieme ad un coordinatore operante in loco, ebbero nell’arco dello stesso anno 1992 tre riunioni, in cui stabilirono la natura dell’assemblea stessa, i ruoli del Consiglio e del Coordinatore, la consultazione informale in territorio libanese, i temi da proporre per la stessa assemblea, la definizione dei Lineamenta anche con l’aiuto di esperti sul tema scelto dal Santo Padre: Cristo è la nostra speranza: rinnovati dal Suo Spirito, solidali testimoniamo il Suo amore.

Sempre nel 1992 si riunirono degli esperti che aiutarono a proseguire nella preparazione. L’anno seguente il Consiglio si riunì in Libano, e pubblicò i Lineamenta dell’assemblea Speciale sul Libano del Sinodo dei Vescovi. Nei giorni 12-13 dicembre del 1994 il Segretario del Sinodo Generale dei Vescovi intervenne alla riunione che si svolse nella città di Adma in Libano con i vescovi e i patriarchi, per compiere gli ultimi passi nella preparazione dell’assemblea. Durante l’anno 1995 si tennero varie riunioni dei membri del Consiglio Pre-sinodale, aiutati anche da alcuni periti, per preparare l’assemblea, discutendo sulle risposte da dare ai Lineamenta e sulla redazione di un primo schema dell’Instrumentum laboris, che fu mandato a chi di competenza il 26 agosto 1995. L’assemblea sinodale si svolse dal 26 novembre al 14 dicembre 1995.

Il Consiglio Post-sinodale fu costituito dal Santo Padre il 13 dicembre1995 e si riunì per la prima volta dal 4 al 6 marzo 1996. I Vescovi riuniti incentrarono la prima discussione sul modo in cui è stato recepito il Messaggio della stessa assemblea speciale sul Libano, e formularono dei suggerimenti da trasmettere al Sommo Pontefice per la stesura dell’Esortazione Apostolica Post-sinodale.

Dopo diversi mesi e ripetute riunioni, tanto nella Città del Vaticano come in Libano, anche con l’aiuto di esperti vari, il Consiglio lavorò ai suggerimenti da proporre sui temi e sulla redazione della futura Esortazione, nonché riguardo al viaggio sinodale del Santo Padre in Libano. Viaggio che di fatto avvenne il 10 e l’11 maggio 1997 per concludere la fase celebrativa del Sinodo, durante la quale fu promulgata l’Esortazione Apostolica Post-sinodale ova Spes pro Libano.

Nei successivi 3 mesi il Consiglio si riunì per altre tre volte, soprattutto per riflettere sulla situazione della Chiesa libanese, sia interna che rispetto alla società, dopo la promulgazione dell’Esortazione Post-sinodale; sull’applicazione dell’Esortazione Apostolica Post-sinodale in tutte le Chiese, sotto la guida dei Patriarchi, tenendo in conto le questioni del dialogo interreligioso e di particolari condizioni sociali. Per ciò che riguarda diverse iniziative furono intraprese per eseguire vari dettami dell’Esortazione, con la cooperazione di diverse commissioni appositamente istituite dal Presidente dell’A.P.E.C.L.

Lo stesso Consiglio, in cui ci furono vari cambi tra i membri, dopo alcuni anni e con diversi vescovi che cambiarono di carica, redasse varie relazioni su quanto fatto per realizzare gli obiettivi dell’Esortazione. Fu scritta la relazione: Rapport sur les activités de l’Assemblée des Patriarches et des Evêques au Liban (APECL), en application des recommandations de l’Exhortation Apostolique Post-Synodale, «Une Espérance Nouvelle pour le Liban» (10 mai 1997) de Sa Sainteté le Pape Jean-Paul II. In seguito fu fatta una riunione sul tema: Rapport sur l’application de l’Exhortation Apostolique «Une Espérance Nouvelle pour le Liban», dans l’Eglise Maronite.

Il periodo post-sinodale in Libano fu segnato da un evento de tutto speciale, che si verificò per la prima volta: il primo Congresso della Gerarchia Cattolica in Medio Oriente, svoltosi dal 9 al 20 di maggio del 1999.

4. L’Assemblea Speciale per l’America

L’Assemblea Speciale per l’America venne convocata il 29 maggio 1997, ed il tema affidatole era: L’incontro con Gesù Cristo vivo, via alla conversione, alla comunione ed alla solidarietà in America.

Tra il 6 ed il 9 di febbraio del 1995 il Segretario Generale intervenne a Rio de Janeiro nella riunione C.E.L.Am. per intraprendere i primi passi nella preparazione dell’Assemblea Speciale per l’America. Il Consiglio Pre-sinodale si riunì 4 volte negli anni 1995, 1996 e 1997, per elaborare, con l’aiuto di esperti, i Lineamenta e l’Instrumentum laboris, apparsi rispettivamente nei giorni 3 settembre 1996 e 11 settembre 1997. L’Assemblea Speciale ebbe luogo dal 16 novembre al 12 dicembre 1997.

Il Consiglio Post-sinodale della Segreteria Generale venne convocato nel periodo del Sinodo, il giorno 9 di dicembre, presso la stessa Aula sinodale. Dopo lo svolgimento dell’assemblea sinodale, il Consiglio fu radunato alcune volte per risolvere raccomandazioni sinodali concrete.

Il 12 dicembre 1998 si pubblicò la Relatio circa labores peractos.

Dapprima elaborò le Propositiones sinodali coi suggerimenti da offrire al Santo Padre per la compilazione dell’Esortazione Apostolica Post-sinodale Ecclesia in America, emanata il 22 gennaio 1999 a Città del Messico durante il viaggio apostolico, alla presenza di molti Padri sinodali, uditori e uditrici.

Negli anni a seguire, in tre riunioni, il Consiglio promosse tre discussioni sui criteri di applicazione dell’Esortazione, e promosse varie iniziative in vista di una sua realizzazione concreta. Soprattutto venne mandata una lettera a tutte le istituzioni di un certo interesse per raccogliere le loro opinioni sul modo di applicazione dell’Esortazione Apostolica. Le risposte alla lettera furono sottoposte all’esame del Consiglio per meglio approntare gli strumenti e le operazioni da attuare quanto espresso dal documento Ecclesia in America.

5. L’Assemblea Speciale per l’Asia

Il 15 gennaio del 1995 il Santo Padre Giovanni Paolo II, nel suo viaggio a Manila, parlò dell’indizione dell’Assemblea Speciale per l’Asia del Sinodo dei Vescovi. Poi annunciò il tema della riflessione sinodale: Gesù Cristo, il Salvatore, e la Sua missione di amore e servizio in Asia: "... perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza" (Gv 10, 10).

Per preparare l’Assemblea Speciale per l’Asia del Sinodo dei Vescovi, il Segretario Generale partecipò dal 10 al 17 gennaio 1995 ad una riunione della Federazione delle Conferenze Episcopali dell’Asia (F.A.B.C.) a Manila, nelle Isole Filippine. Fu quindi formato il Consiglio Pre-sinodale, che in due riunioni approntò i Lineamenta. Il documento fu presentato il 3 settembre 1996. Quindi il Consiglio si riunì per altre 3 volte per decidere i criteri di partecipazione al Sinodo, scrivere il Vademecum e l’Instrumentum laboris, che di fatto apparse il 16 febbraio 1998. L’Assemblea Speciale ebbe luogo dal 19 aprile al 14 maggio 1998.

Nell’aula sinodale si costituì il Consiglio Post-sinodale, che si riunì per la prima volta, nella stessa aula, al tempo dell’assemblea; dopodiché, in successive riunioni, redasse le Propositiones ed i suggerimenti da sottoporre al Santo Padre per la stesura dell’Esortazione Apostolica Post-sinodale. Fu quindi stilata una Relatio circa labores peractos in una riunione del 1° novembre 1998.

Il 6 novembre 1999 fu promulgata a Nuova Delhi l’Esortazione Apostolica Post-sinodale Ecclesia in Asia, durante il viaggio del Santo Padre per la conclusione dei lavori del sinodo. Dopo tale periodo, il Consiglio si riunì per valutare le linee di attuazione dell’Esortazione.

6. L’Assemblea Speciale per l’Oceania

Nella serie dei Sinodi che, secondo le intenzione della Lettera Apostolica Terzio Millennio Adveniente, andavano celebrati entro l’inizio del Grande Giubileo dell’Anno Duemila, rientra anche l’Assemblea Speciale per L’Oceania.

L’Assemblea iniziò col viaggio in Oceania del Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi, dal 7 al 29 marzo 1996. Tra le altre attività, egli partecipò alla riunione della Federazione delle Conferenze Episcopali Cattoliche dell’Oceania (F.C.B.C.O.) dal 13 al 15 marzo. Si formò il Consiglio Pre-sinodale, e i suoi membri si riunirono sia presso la Segreteria Generale, sia in Oceania. Si discusse sulla preparazione dei Lineamenta, con l’aiuto di periti, e sulle risposte pervenute dalle Chiese particolari riguardo a questioni esposte nei Lineamenta stessi. Il Consiglio stabilì anche i criteri di partecipazione e le modalità di preparazione delle celebrazioni liturgiche previste durante il Sinodo, e procedette infine alla redazione dell’Instrumentum laboris e del Vademecum.

L’Assemblea Speciale per l’Oceania si svolse dal 22 novembre al 12 dicembre 1998, ed il tema di riflessione era: Gesù Cristo ed il popolo dell’Oceania: seguire la sua Via, proclamare la sua Verità, vivere la sua Vita: una chiamata per i popoli dell’Oceania. Tra le attività dell’assemblea riunita, vi fu la costituzione del Consiglio Post-sinodale, che si riunì per la prima volta l’11 dicembre 1998 presso la stessa aula sinodale. Nei mesi successivi il Consiglio trattò gli argomenti propri del periodo post-sinodale, ossia i temi emergenti dalle Propositiones del Sinodo ed i suggerimenti da sottoporre al Sommo Pontefice per la redazione dell’Esortazione Post-sinodale.

Il 25 febbraio 1999 venne alla luce la Relazione sui lavori svolti.

7. La Seconda Assemblea Speciale per l’Europa

La Seconda Assemblea Speciale per l’Europa fu indetta dal Santo Padre a Berlino, in Germania, il 23 giugno 1996 nel discorso dell’Angelus. Il 18 aprile 1997 il Santo Padre ne aveva annunciato il tema: Gesù Cristo, vivente nella sua Chiesa, sorgente di speranza per l’Europa. Come in precedenza, anche per questa assemblea si costituì un Consiglio Pre-sinodale, che si riunì fino a produrre i Lineamenta, che di fatto furono mandati agli aventi diritto il 16 marzo 1998. Il Consiglio stabilì i criteri di partecipazione al Sinodo, in modo che fossero giustamente rappresentati tutti i pastori delle chiese particolari d’Europa.

Il Consiglio esaminò le risposte ai Lineamenta, ed elaborò l’Instrumentum laboris nel corso dell’ultima riunione, nel marzo del 1999, con l’intervento di vari esperti. Il 9 giugno 1999 fu mandato, secondo consuetudine, a chi di dovere.

Il Secondo Sinodo Speciale per l’Europa si svolse dall’1 al 23 ottobre 1999.

Al fine di riordinare i vari argomenti trattati dal Sinodo, fu costituito un Consiglio Post-sinodale, che innanzi tutto nelle sue riunioni lavorò sulla ricezione della Seconda Assemblea nelle Chiese particolari, esaminò le Propositiones edite dai Padri sinodali, raccolse i suggerimenti da mandare al Santo Padre per la redazione del documento post-sinodale. La Relatio circa labores peractos è datata 11 luglio 2000.

La Seconda Assemblea Speciale per l’Europa del Sinodo dei Vescovi concluse la serie dei Sinodi prevista prima dell’inizio del Grande Giubileo dell’Anno 2000.

III. LA COMPOSIZIONE DELLA X ASSEMBLEA

Come l’Ordo Synodi prescrive nell’articolo quinto, anche ora la X Assemblea Generale Ordinaria riunisce come membri Patriarchi, Arcivescovi Maggiori e Metropoliti delle Chiese cattoliche orientali sui iuris; i Vescovi eletti dalle singole conferenze episcopali nazionali; dieci religiosi facenti parte degli Istituti Religiosi Clericali, eletti dall’Unione dei Superiori Generali; preposti dei dicasteri della Curia Romana; membri nominati dallo stesso Romano Pontefice.

I nomi e l’origine di tutti i Vescovi del Sinodo appaiono chiaramente nell’opuscolo che vi è stato distribuito, intitolato Elenchus Participantium. Questi sono:

Padri eletti 175

Padri di nomina pontificia 35

Padri ex officio 37

Totale 247

Com’è ben noto, l’Ordo Synodi prevede l’elezione di sostituti da parte delle conferenze episcopali, per proteggere l’equilibrio della partecipazione sinodale nei casi di necessaria assenza dei Padri eletti. A questa assemblea sono presenti 8 sostituti di quei Padri che, pur essendo stati eletti, non possono partecipare, per malattia od altra causa.

Riguardo a ciò, va segnalato che il caso di decadenza del titolo di partecipazione avviene, per esempio, quando il Padre, dopo l’elezione al Sinodo, diventa Vescovo emerito, non essendoci nessun’altra carica per la quale possa rimanere membro certo a pieno diritto della conferenza episcopale cui appartiene.

A proposito del titolo di partecipazione dei Padri sinodali sarà utile annotare alcune osservazioni circa la configurazione della nostra assemblea: dei 247 Padri 41 sono presidenti di conferenza episcopale, 3 gli emeriti, 3 sono ordinari militari, gli ausiliari sono 7 e 4 i coadiutori. Dal clero diocesano provengono 184 (74,49%) e 63 (25%) dalla vita consacrata.

A proposito di questa nostra assemblea, vanno rilevati alcuni aspetti in merito alla partecipazione. Infatti il lungo periodo trascorso dalla precedente assemblea ordinaria, ha comportato vari effetti nei confronti dei modi di partecipazione. Gioverà ricordare in particolare le aggiunte: sono stati scelti certi vescovi ausiliari che, una volta eletti, sono diventati residenziali, ed hanno così trovato difficoltà a adempiere all’impegno sinodale; alcuni vescovi eletti hanno subito una causa impedente dopo lungo tempo; a volte vescovi eletti sono diventati emeriti; in certe nazioni i problemi sociali hanno reso difficile la riunione delle conferenze episcopali; i criteri di partecipazione all’Assemblea ordinaria sono diversi da quelli vigenti per le assemblee speciali e questo ha generato diverse confusioni in certe conferenze nell’elezione dei Vescovi.

Prendono parte al Sinodo anche i Delegati Fraterni invitati dalle altre chiese cristiane, il cui numero ed i cui nomi si trovano nell’opuscolo che avete a disposizione. Vi appaiono anche i nomi di coloro che occupano incarichi superiori nell’Assemblea sinodale, cioè il Sommo Pontefice Presidente di diritto, il Segretario Generale, il Presidente Delegato, il Relatore Generale, il Segretario Speciale e il Segretario Speciale Aggiunto. Anche le Commissioni collaborano al corretto svolgimento dell’Assemblea: la Commissione Pubbliche Relazioni, la Commissione di preparazione del Messaggio, la Commissione per le Controversie.

L’articolo quattordicesimo dell’Ordo Synodi prevede la nomina di alcuni esperti del Segretario Speciale, per aiutarlo, ovviamente, ad esercitare il suo incarico di trattare l’argomento sinodale. Sono presenti all’Assemblea Sinodale anche gli uditori e le uditrici; i loro nomi stanno nell’opuscolo, e il loro numero è di 23, di cui 14 uomini e 9 donne.

IV. ALTRO

1. Alcune osservazioni

In primo luogo, sarà utile ricordare alcuni aspetti riguardo alla stessa istituzione del Sinodo. E’ sotto gli occhi di tutti quanto è stato svolto durante questi anni. Considerando la storia dei sinodi, è a tutti evidente quanto sia aumentato negli anni il loro numero. Possiamo a tal fine considerare tre periodi storici, in base alla successione dei Segretari Generali del Sinodo. Il primo periodo va dal 1965 al 1979. In questi 14 anni ci sono state cinque assemblee sinodali. Il secondo periodo va dal 1979 al 1985 e in questi 6 anni si sono svolte tre assemblee. Il terzo periodo, dal 1985 ad oggi, conta 12 sinodi nel giro di 16 anni.

Inoltre meritano senz’altro una menzione i Consigli post-sinodali che in questo periodo sono stati 8, riuniti per le singole assemblee, e prestano un singolare servizio nel favorire la collegialità, coinvolgendo nello stesso periodo e in modo continuo circa 100 vescovi. Cose tutte che paiono lasciar intendere che il Sinodo dei Vescovi stia crescendo nella vita della Chiesa non solo in quantità, ma soprattutto in qualità.

Questo vale in modo particolare per le Assemblee Speciali, nelle quali è stata apprezzata l’importanza del sinodo per il bene stesso della Chiesa universale e delle Chiese particolari in tutte le parti del mondo.

La frequenza e l’universalità dei sinodi procedono in primo luogo dalla strenua volontà del Sommo Pontefice, che va unita in particolare armonia al bene della collegialità dei vescovi, al tal punto da rendere evidente che la collegialità episcopale venga confermata ed accresciuta nella propria indole.

Di fatto, dal primo periodo preparatorio di meditazione dei Lineamenta fino all’applicazione dell’Esortazione Apostolica Post-Sinodale, il processo sinodale ha mostrato quella forza della comunione, che unisce in stretto vincolo le diverse Chiese particolari, sia al loro interno che con la Chiesa universale. Questo avviene attraverso la meditazione del tema del sinodo, la preghiera, il dialogo spirituale, per la reciproca ragione di vita e testimonianza cristiana. E nel portare a termine quest’opera si è evidenziata quella sorprendente caratteristica ecclesiale, definita reciproca interiorità, che alimenta dinamicamente la relazione esistente tra la Chiesa universale e le Chiese particolari. E’ la stessa reciproca interiorità di cui parlò Giovanni Paolo II nel suo memorabile discorso alla Curia Romana del 20 dicembre 1990. A buon diritto quindi possiamo dire che la sinodalità abbia contribuito all’edificazione organica del corpo della Chiesa con la sua azione dinamica.

Abbiamo già visto emergere la stessa realtà quando il Grande Giubileo dell’Anno 2000 si svolse a Roma e al contempo nelle diverse diocesi sparse nelle varie parti del mondo. La serie di Sinodi che il Sommo Pontefice decise di indire nella sua Lettera Apostolica Tertio Millennio Adveniente, fu portata a compimento e portò molti frutti. Suscitò infatti nelle Chiese particolari le forze per ricevere il gran dono della misericordia e della fedeltà del Signore, per dare in innumerevoli e fecondi modi una testimonianza di penitenza, di vita rinnovata, di gioia e speranza cristiana. Ma al contempo il metodo sinodale, che nasce essenzialmente dalla comunione nel dialogo e nell’amore, sostenne in modo mirabile la preparazione e lo svolgimento del Giubileo, come incontro della Chiesa itinerante con Dio.

Allo stesso modo possiamo dire del tema preferito che, tanto nel sinodo quanto nel giubileo, nutrì la riflessione e la meditazione della Chiesa alla fine del secondo millennio. Sia nel sinodo che nel giubileo è stato messo al centro Cristo, il Figlio di Dio, Signore del tempo e della storia, che affidò alla Chiesa la missione di annunciare il Vangelo a tutte le genti con nuovo vigore e volontà evangelizzatrice; missione che questo nostro Sinodo, all’inizio del terzo millennio, dichiara solennemente esser stata affidata a ciascun vescovo, in quanto servo del Vangelo di Gesù Cristo.

2. Alcune notizie

a. Fanno parte alla Segreteria Generale, per il loro ruolo, il Segretario Generale e il Consiglio della Segreteria Generale. Il Segretario Generale conta cooperatori tra chierici e, ove necessario, come oggi succede, tra laici, uomini e donne, di cui una appartiene ad un istituto secolare e l’altra è da pochi anni sposata. I chierici vengono da varie nazioni, come dagli Stati Uniti, dall’Argentina, dalla Francia e dell’Italia, per far fronte ai problemi delle diverse lingue. Essendo gli operatori fissi della Segreteria soltanto un "pusillus grex", ed essendo stati celebrati in questi ultimi anni diverse assemblee sinodali anche a breve distanza una dall’altra, c’è stato necessariamente bisogno di chiamare altri cooperatori straordinari, per riuscire a far fronte al grande onere della preparazione. A tutti desidero porgere il più vivo ringraziamento per il fedele ed instancabile servizio prestato al Sinodo dei Vescovi ed alla Chiesa Universale.

b. Come si può leggere nell’articolo 3° del Vademecum, al primo piano si trova una piccola cappella, con il Santissimo Sacramento. Tale cappella nei sinodi passati veniva allestita sempre ex novo, per accrescere la pietà dei partecipanti, ma in occasione del presente Sinodo è stata profondamente rinnovata e da ora in poi rimarrà permanentemente presso l’entrata dell’Aula sinodale.

I diversi elementi utilizzati nella nuova cappella sono stati previsti e realizzati per rappresentare materialmente la realtà della comunione e al contempo quella della collegialità. La stessa sua forma circolare è stata scelta a tal fine, quasi a voler materializzare quell’atteggiamento per cui le singole persone all’interno della Chiesa, e più ancora i singoli vescovi all’interno del Collegio, vengano a trovarsi vicini agli altri e di fronte agli altri, e tutti rivolti verso il Signore. La potestà pastorale, assunta ed espletata con la grazia dello Spirito Santo donato nella Chiesa e per la Chiesa, è specialmente simbolizzata nell’altare, dove sotto il piano della mensa compare una piccola nave tra le onde, con la croce di Nostro Signore Gesù Cristo come sostegno della vela, suscitando così la preghiera che la vela issata della nostra fede e del nostro comportamento venga gonfiata dal soffio dello Spirito, cosicché siamo trasportati dall’onda della predicazione, come scrisse un esimio vescovo nostro confratello, sant’Ilario di Poitiers nel suo trattato De Trinitate (Lib.1, 37).

La figura dello Spirito Santo risplende nel vetro policromo del soffitto della cappella, portando alle nostre menti la discesa dello Spirito nel giorno di Pentecoste sul collegio degli apostoli riunito con Maria, la Madre di Gesù. L’immagine stessa della Vergine presente nella cappella, evoca in certo modo il tema di questa nostra Assemblea, visto che si chiama Madre della Speranza. Ogni particolare della costruzione suscita in noi grande ammirazione e viva gratitudine verso coloro che intervennero alla sua realizzazione in Vaticano: il Governatorato, i Giardini, tutti gli esperti d’arte e gli operai, provenienti tutti esclusivamente da uffici vaticani. Che questa cappella possa contribuire ad accrescere sempre più la pietà di tutti e lo spirito di comunione con Dio e coi fratelli.

c. Infine nell’atrio dell’aula Paolo VI è stato aggiunto ai servizi già esistenti un nuovo strumento. Si tratta di un apparecchio che permette di accedere alla rete informatica, o come si suol dire, Internet. Di ciò tratta il Vademecum all’articolo 17c. Tale strumento rende più agevole la comunicazione, permettendo così ai Padri di inviare e ricevere notizie delle proprie diocesi, ed altre varie necessità.

CONCLUSIONE

Vorrei ora proporvi alcune osservazioni per concludere. Come ben avete potuto vedere, i nostri documenti, tra cui questa relazione, riportano la data dell’edizione, ossia il 17 settembre di quest’anno. Questo non è un caso. Si tratta del giorno in cui la liturgia commemora un insigne vescovo della Chiesa, san Roberto Bellarmino. È uno dei tanti santi vescovi che abbiamo invocato nella cerimonia liturgica iniziale del Sinodo. Vorrei ora riportare qualche esempio sulla vita e sulle parole di questo santo pastore in riferimento alla responsabilità e alla dignità del ministero episcopale. Il Cardinal Bellarmino in un certo documento circa il mandato massimo del Sommo Pontefice tratta per il Papa Clemente VIII degli abusi, che si erano diffusi nei secoli sedicesimo e diciassettesimo, delle sedi episcopali per troppo tempo vacanti, delle imprudenti promozioni di vescovi, dell’assenza dei vescovi dalla propria diocesi, della doppia attribuzione di sedi ad un unico vescovo, del lassismo dei viaggi episcopali, della rinuncia capricciosa dei vescovi all’incarico episcopale (cf. J. Brodrick, Robert Bellarmine – Saint and Scholar, pagg.181ss).

Una volta il Cardinal Bellarmino conobbe un sacerdote polacco e, vedendolo pieno di virtù e di meriti, si impegnò perché fosse nominato vescovo. Il che avvenne. Allora il Cardinale mandò una lettera al sacerdote chiamato all’episcopato, in cui apriva il suo cuore, dicendo che quello non era il momento adatto alle congratulazioni, bensì alla preghiera per ben sopportare le fatiche e i pericoli episcopali, e riuscire a sostenere il peso dell’incarico. (cf. Ibidem).

Scrisse allo stesso Pontefice Clemente VIII, raccomandandogli che nella nomina dei vescovi l’attitudine alla predicazione non fosse considerata prerogativa meno necessaria delle altre. Infatti i primi vescovi della Chiesa istituirono i diaconi per amministrare le mense, così da poter continuare a dedicarsi alla preghiera ed al servizio della parola (cf. Ibidem, pag.236). Per quanto riguarda l’orazione nella vita del vescovo, vale la pena ricordare ciò che ne scrisse s. Ambrogio, commentando l’ultimo verso del salmo 118: Ho errato come una pecora persa; vieni a cercare il tuo servo, perché non ho dimenticato i tuoi comandamenti, eleva questa preghiera al Signore Gesù, Sommo Pastore: "Vieni dunque, Signore Gesù! Vieni a cercare il tuo servo, la tua pecora esausta, vieni o pastore, come Giuseppe con le sue pecore. La tua pecora si è persa mentre tu tardavi, mentre stavi sulle montagne. Lascia le novantanove tue pecore e cerca quella solitaria che si è persa. Vieni senza i cani. Vieni senza i cattivi operai, senza il mercenario, che non mi riconoscerà. Vieni senza aiutante, senza preavviso, ti aspetto già da troppo a lungo; so che verrai, perché non ho dimenticato i tuoi precetti. Non venire col bastone, ma con spirito di carità e di dolcezza... Cercami, perché ho bisogno di te; cercami, trovami, accettami, portami... ricevimi dalle mani di Maria, che è vergine nel corpo, ma integra nell’anima priva di ogni macchia di peccato. Portami sulla croce che è salvezza per noi viandanti, unico riposo per chi è stanco, unica vita per chi muore" (Comm.s.118, n. XXII, 28-30).

Noi che leggiamo queste parole, ne possiamo dedurre che la preghiera del pastore deve diventare la regola stessa pastorale, la sua norma di vita. Non tanto perché venga richiesto di pregare da qualche pastore, ma soprattutto perché è necessario che il pastore dia agli altri ciò che chiede per sé. Così l’orazione del pastore contiene in sé anche una regola sulla vita del pastore stesso. Quindi se dice al Signore "Vieni senza il bastone", deve agire di conseguenza nella sua vita, lasciando il bastone quando accoglie le sue pecore. E così la lex orandi diventa lex agendi.

E per concludere questa relazione, giovi a tutti ricordare che il Sinodo è comunione, della quale parla Ignazio di Antiochia, scrivendo ai Magnesi, con le seguenti parole: "Impegnatevi quindi a crescere nella dottrina del Signore e degli apostoli, in modo che riuscite a fare tutto in carne e in spirito, in fede e in carità, nel Figlio e nel Padre e nello Spirito, al principio e alla fine, in unione con il vostro amato vescovo nel contesto del presbiterio vostro e coi diaconi cari a Dio. Siate sottomessi al vescovo e a voi stessi, come Gesù Cristo lo fu al Padre secondo la carne, e gli apostoli a Cristo e al Padre ed allo Spirito, perché la vostra unione sia nel corpo e nello spirito".

Ho detto. Grazie.

(1) Le conferenze episcopali che hanno risposto sono: Africa del Nord Angola e Sao Tomé, Antille, Argentina, Australia, Austria, Belgio, Bielorussia, Bolivia, Botswana e Sudafrica e Swaziland, Brasile, Burkina Faso e Niger, Camerun, Canada, Cile, Cina, Colombia, Corea, Costa Rica, Cuba, Ecuador, Guinea, Haiti, Honduras, Ungheria, India: C.C.B.I., Indonesia, Irlanda, Italia, Giappone, Kenia, Inghilterra e Galles, Laos e Cambogia, Liberia, Lituania, Madagascar, Malawi, Mali, Messico, Mozambico, Namibia, Nigeria, Nuova Zelanda, Uganda, Pacifico, Pakistan, Panama, Papua-Nuova Guinea e Isole Salomone, Paraguay, Paesi Bassi, Perù, Polonia, Portogallo, Paesi Arabi, Repubblica Ceca, Senegal e Mauritania e Capo Verde e Guinea Bissau, Scozia, Spagna, Stati Uniti d’America, Sudan, Sri Lanka, Svizzera, Tanzania, Tahilandia, Ucraina, Uruguay, Venezuela, Vietnam, Zambia, Zimbabwe.

Dalla Curia Romana: Congregazioni per le Chiese Orientali; per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti; per i Vescovi; per l’Evangelizzazione dei popoli; Pontificio Consiglio per i Laici; per la Promozione dell’unità dei Cristiani; per i Migranti ; per il Dialogo interreligioso; per la Cultura; per le Comunicazioni sociali.

Dalle Chiese Orientali: Sinodi della Chiesa maronita; della Chiesa caldea; della Chiesa siromalabarese.

[00008-01.05] [nnnnn] [Testo originale: latino]

RELATIO ANTE DISCEPTATIONEM DEL RELATORE GENERALE, S.Em.R. Card. Edward Michael EGAN, Arcivescovo di New York

Durante la preparazione di questa Relatio Ante Disceptationem, due argomenti, che sembrano fissare il tema della nostra assemblea in maniera notevolmente chiara, hanno attirato la mia attenzione. Il primo è preso dalla Costituzione Dogmatica sulla Chiesa Lumen Gentium, 41. Si legge quanto segue: "I Pastori del gregge di Cristo devono, compiere con santità e slancio, con umiltà e fortezza il proprio ministero, ad immagine del Sommo ed Eterno Sacerdote, Pastore, e Vescovo delle nostre anime. Eletti alla pienezza del sacerdozio, è data loro la grazia sacramentale affinché, pregando, sacrificando e predicando, con ogni forma di cura e di servizio episcopale esercitino l’ufficio perfetto della carità pastorale".

Il secondo si trova nel messaggio che il Santo Padre nel 1982 ha indirizzato ai partecipanti durante la Visita ad Limina: "Senza speranza noi saremmo non solo uomini infelici e degni di compassione, ma tutte la nostra azione pastorale diverrebbe infruttuosa; noi non oseremmo intraprendere più nulla. Nell’inflessibilità della nostra speranza risiede il segreto della nostra missione. Essa è più forte delle ripetute delusioni e dei dubbi faticosi, perché attinge la sua forza ad una sorgente che né la nostra disattenzione né la nostra negligenza possono portare all’esaurimento. La sorgente della nostra speranza è Dio stesso, che per mezzo di Cristo una volta per tutte ha vinto il mondo ed oggi continua attraverso di noi la sua missione salvifica tra gli uomini"(AAS 74 (1982 ) 1123).

Istruiti e ispirati da queste parole, siamo qui riuniti per considerare la Verità che ci attrae e ci provoca. Quella Verità è semplicemente questa: noi vescovi siamo chiamati ad essere servi del Vangelo di Gesù Cristo e il servizio che noi facciamo è portare la speranza soprannaturale al mondo spesso scoraggiato.

In principio dobbiamo riproporre, in qualche modo, che il nostro servizio deve essere un servizio umile. Avendo come modello assoluto di ogni parola che pronunciamo e ogni atto che compiamo il nostro Signore e Salvatore, Gesù Cristo, che, nella notte prima di morire in uno straordinario gesto di umiltà, si inginocchiò per lavare i piedi dei suoi apostoli, dicendo loro "anche voi fate come io ho fatto a voi".

Tale umile servizio può, senza dubbio, spaventarci. Conosciamo la nostra debolezza. Siamo profondamente consapevoli delle molteplici ragioni per avere paura per il futuro. Ancora, siamo stati chiamati e scelti per annunciare e vivere il Vangelo della speranza. Per questo, perciò impegniamo di buon grado noi stessi, insieme e in unione con il successore di Pietro, l’umile pescatore che, quando stava perdendo la speranza sull’acqua del lago di Genesareth, ricevette il comando dal suo Redentore di mettere da parte le sue paure, affinché potesse "pescare gli uomini" e portarli a Dio.

Servi del Vangelo di Gesù Cristo per la speranza del mondo, questa è la nostra chiamata, e con gioia la abbracciamo. Per quanto siamo fortificati dalla consapevolezza che il Figlio di Dio è qui in mezzo a noi, che il Popolo di Dio nel mondo prega per noi e con noi (At 12, 5) e che il vicario di Cristo ci guiderà e ci confermerà come suoi fratelli, in ogni passo lungo la via (cf. Lc 22, 32). Nello stesso modo non possiamo non sentire in mezzo a noi la presenza di Maria, la Vergine Madre di Dio, che ci spinge, come ha ordinato ai servi alle nozze di Cana, ad ascoltare suo figlio "fate quello che vi dirà" (Gv 2, 5).

Perciò siamo molto incoraggiati in questo nostro lavoro in occasione della Decima Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi per tutto quello che è stato raggiunto nelle assemblee dei sinodi precedenti. Notiamo con particolare interesse il sinodo per i laici, il sinodo per i sacerdoti e il sinodo per la vita consacrata. Tutti e tre culminarono nelle splendide Esortazioni Apostoliche Post-Sinodali del Santo Padre che ha donato alla Chiesa un tesoro di speranza e guida spirituale. Sono Christifideles Laici del 1988, Pastores dabo vobis del 1993 e Vita Consecrata del 1995. Ad ognuno di questi documenti dobbiamo senza dubbio fare frequenti riferimenti d’ora in avanti. Sono guide sicure e ponderate per la Chiesa tutta nel suo cammino in questo terzo millennio cristiano.

Da aggiungere a tutti questi, le assemblee speciali in cui si riunirono i vescovi d’Europa nel 1991, i vescovi d’Africa nel 1994, i vescovi d’America nel 1997, i vescovi dell’Asia nel 1998 e i vescovi d’Oceania nel 1998, per discutere e pianificare l’opera della Chiesa nelle loro nazioni e continenti; è a nostra disposizione un vero tesoro di sapienza ed esperienza da esplorare e meditare.

Infine, dobbiamo tenere in mente altri tre mezzi che si sono sviluppati nella immediata preparazione di quest'assemblea, vale a dire i Lineamenta, che furono pubblicati nel 1998 e mandati ai dicasteri della Curia Romana, alle Chiese Orientali, all’Unione dei Superiori Generali e alle conferenze episcopali in tutto il mondo, per la consultazione. Le risposte sono state inviate alla Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi e ne è nato l’Instrumentum Laboris che ha raccolto Lineamenta e risposte ed è stato pubblicato nel giugno di quest’anno. Insieme, rispecchiano con straordinaria completezza il discernimento e l’interesse delle summenzionate assemblee e dell’intero episcopato della Chiesa universale. Cosicché ci avviamo alla nostra assemblea, confidando fiduciosamente nel Signore, abbondantemente sostenuti dall’opera del nostro Santo Padre, dei nostri fratelli vescovi e del competente personale della Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi. A tutti siamo profondamente grati.

Rimane un’ultima premessa alla nostra discussione. Come osserva l’Instrumentum Laboris, questa assemblea riguarda i vescovi diocesani o residenti, cioè i vescovi che servono la Chiesa locale come maestri, santificatori e pastori (cfr. 9). Non di meno, i vescovi ausiliari, i vescovi della Curia Romana, i vescovi della diplomazia vaticana e i vescovi emeriti, sono tutti nell’ambito del nostro studio e della nostra riflessione. Come membri del collegio dei vescovi, "cum Petro et sub Petro", tutti siamo consacrati […] per la salvezza del mondo intero (cfr. Decreto sull’Attività della Chiesa Ad Gentes, 38). È quindi nostro dovere "promuovere e salvaguardare l’unità della fede e della disciplina comune a tutta la chiesa, istruire i fedeli ad amare l’intero Corpo mistico di Cristo, […] e, infine, curare ogni attività che è comune a tutta la Chiesa… (cfr. la Costituzione Dogmatica sulla Chiesa Lumen Gentium, 23).

Nel cercare di decidere come meglio affrontare il tema che ci è stato assegnato in quest'assemblea, non si può non notare come frequentemente i classici munera dei vescovi come maestri, santificatori e pastori siano stati menzionati sia nelle Esortazioni Apostoliche Postsinodali del Santo Padre per le precedenti assemblee, sia nei Lineamenta e Instrumentum Laboris. Allo stesso modo, sembra del tutto appropriato adottare questa medesima divisione dei compiti episcopali come linea-base della nostra Relatio ante Disceptationem, incominciando con il vescovo come maestro del suo gregge.

Il mandato del Signore ai Magistri Fidei della sua Chiesa è meravigliosamente chiaro. "Ogni potere mi è stato dato in cielo e in terra" (Mt 28, 18), come ricorda il Divino Maestro agli Apostoli, i cui successori siamo noi. "Andate dunque", continuò, "ammaestrate tutte le genti, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho ordinato" (Mt 28, 19-20 ).

Certamente, l’evangelizzazione è fondamentale ed essenziale ministero del vescovo, come i Padri del Concilio Vaticano II hanno indicato, per esempio, nella Costituzione Dogmatica sulla Chiesa Lumen Gentium 25, dove leggiamo che "tra i principali doveri dei vescovi, predicare il Vangelo occupa un posto eminente".

Le vie, in ogni caso, attraverso le quali un vescovo porta avanti questo ministero, sono oggi numerose e diverse rispetto al passato. Certamente egli insegna il Vangelo prima e soprattutto nella celebrazione dell’Eucaristia, dove la Parola e il Sacramento stanno insieme con la più grande forza spirituale (cfr. Decreto sul Ministero e Vita dei Sacerdoti Presbyterorum Ordinis, 4). Questo è solo l’inizio. Egli lo insegna nella celebrazione di altri Sacramenti: nelle opere di misericordia spirituale e corporale, nelle lettere pastorali, nella predicazione, nei messaggi destinati al clero, ai consacrati e ai fedeli laici; nei pronunciamenti e negli articoli pubblicati, nei messaggi radiofonici o televisivi, anche negli incontri privati con gli uomini, donne e bambini che cercano di abbracciare o di approfondire il loro amore per il messaggio del Vangelo. Tutto questo lo deve fare, tenendo sempre in mente il carattere missionario della Chiesa. In quanto membri del Cristo vivente, tutti i fedeli sono stati incorporati a Lui e resi come Lui per mezzo del battesimo, della confermazione e dell’eucaristia" (n. 36), come i Padri del Concilio Vaticano Secondo ci ricordano nel decreto sulla Attività Missionaria della Chiesa. E concludono: "Perciò tutti siamo tenuti a cooperare all’espansione e crescita del Suo Corpo (n. 36), che è il Suo Corpo Mistico, la sua amata sposa, la Sua Una, Santa, Cattolica e Apostolica Chiesa. Inculcare lo "spirito missionario" nei cuori del suo popolo è quindi un elemento essenziale nell’opera del vescovo come maestro e predicatore della fede.

Le responsabilità del vescovo come doctor veritatis nella Chiesa, in qualunque modo lo faccia, va al di là dei suoi sforzi personali. Se il vescovo è il testimone che il Signore vuole per il Vangelo, ogni successore degli apostoli deve anche associare a sé tanti altri predicatori, evangelizzatori, istruttori e catechisti che gli sia possibile radunare. Inoltre, deve operare con loro diligentemente, pazientemente e amorevolmente in concordanza con il magistero e saldamente fondato sulla Sacra Scrittura, Tradizione, dichiarazioni dei Papi e dei concili ecumenici lungo i secoli.

La sua guida in questo caso è molto necessaria soprattutto agli insegnanti di religione nelle scuole cattoliche elementari e secondarie; ai catechisti che lavorano con i convertiti e nei programmi diocesani e parrocchiali per i bambini, giovani e adulti; ai professori di teologia a livello universitario. Ogni gruppo, quindi, richiede un tipo specifico e una misura d'orientamento. Non di meno, tutti hanno questo in comune: hanno bisogno di sentire dal loro vescovo quello che il Signore ha rivelato, completo e integro; e hanno bisogno di sentire il suo sincero rispetto per loro nella loro partecipazione ed esplicazione del lavoro. In questo modo, il vescovo diventerà il segno vivente di Gesù Cristo che ispira speranza.

Questo può essere un compito scoraggiante, un compito che chiama alla prudenza, tatto e fortezza che viene dallo Spirito Santo. Certamente, non possiamo in alcun modo tollerare le false dottrine. E poi, ogniqualvolta ci confrontiamo con esso, abbiamo bisogno di trattarlo come un padre di famiglia, sempre disposto a spiegare precisamente ciò che la Chiesa insegna e sempre disposto a rispondere alle domande e obiezioni che vengono alla ribalta, affinché tutti i nostri collaboratori nel proclamare e nello spiegare il Vangelo possano essere messaggeri gioiosi di sana dottrina "in tempo opportuno e importuno" (2Tm 4, 2). Lavorando con i professori di teologia, dovremo, senz’altro, essere guidati sapientemente dall’istruzione della Congregazione per la Dottrina della Fede Donum Veritatis del 24 maggio 1990; e dalla Costituzione Apostolica Ex Corde Ecclesiae del 15 agosto 1990, e in tutti i nostri lavori e discussioni con i predicatori, evangelizzatori, istruttori, catechisti e professori dovremo fiduciosamente trarre profitto da quel prezioso dono del Papa Giovanni Paolo II al Popolo di Dio, che è il Catechismo della Chiesa Cattolica.

Come maestri della fede, perciò, è perentorio che noi non trascuriamo un altro decisivo aiuto nell’annunciare il Vangelo, cioè i genitori. Sono i primi maestri della fede. Nessuno può inculcarla, nessuno può alimentarla come loro. Il vescovo deve perciò profittare di ogni occasione per assistere i genitori, particolarmente a livello parrocchiale, per conoscere profondamente la loro fede e trasmetterla con entusiasmo. Gli incontri con i genitori in preparazione al battesimo dei loro figli, prima confessione, confermazione, sono occasioni privilegiate per tale istruzione. Dobbiamo trovare altri mezzi e sfruttarli in ogni modo possibile.

Infine, per essere maestro autorevole della fede, il vescovo deve molto seriamente lavorare con i sacerdoti e diaconi della sua diocesi, che sono i suoi principali collaboratori nel predicare il Vangelo ai fedeli. Il requisito essenziale per questo sono, senza dubbio, una eccellente educazione seminaristica per i sacerdoti e buoni programmi di istruzione teologica e spirituale per i suoi diaconi permanenti. Il vescovo si deve appunto coinvolgere personalmente in tutto questo con generoso impegno di tempo ed energie, come anche nel promuovere le vocazioni nella sua diocesi. Ha bisogno di conoscere quelli che stanno formando intellettualmente e spiritualmente il suo futuro clero, che cosa stanno insegnando e se stanno svolgendo gli incarichi loro affidati in modo da alimentare l’impegno d'amore per Cristo e per la sua Chiesa, manifestandolo nell’insegnamento della verità e santità. Per dedicarsi a tutto questo, la magnifica Esortazione Apostolica Postsinodale Pastores Dabo Vobis è d'immenso valore.

Dopo l’ordinazione, tuttavia, la guida del primo formatore della diocesi deve continuare con programmi educativi in scienze sacre sia per i sacerdoti sia per i diaconi. Senza di questo, il Vangelo può essere ascoltato, ma non con la freschezza e l’ardore che proviene da uno studio continuo delle meraviglie che il Signore ha rivelato. Come Pastores Dabo Vobis insiste, la formazione dopo l’ordinazione è umanamente, intellettualmente, pastoralmente e spiritualmente essenziale se vogliamo veramente "ravvivare il dono divino della fede" che coloro che sono consacrati al Signore sono chiamati a comunicare al suo Popolo santo (cfr. 70, 2Tm 1, 6).

La proclamazione della Parola di Dio serve come fondamento per radunare i fedeli nel culto. In questa "assemblea", il vescovo si realizza come santificatore e sacerdote, vale a dire, il "primo ministro della grazia" per il suo gregge. In nessun luogo, certamente, il vescovo esercita questo ufficio così potentemente come nella celebrazione eucaristica, la base e centro "di ogni comunità di fede", come dice la celebre espressione dei Padri del Concilio Vaticano Secondo (cfr. Il Decreto sul Ministero e Vita dei Sacerdoti Presbyterorum Ordinis, 6). È chiaro, quindi, che egli è obbligato a celebrare il Santo Sacrificio della Messa con grande pietà e fervore. I suoi sacerdoti, le persone di vita consacrata, i religiosi e i laici lo osservano sull’altare con un’attenzione che non riservano ad altri. Come San Pietro si preoccupa di ricordarci nella sua prima lettera, dobbiamo con sincerità diventare "modelli del gregge" (1 Pt 5, 3). Nessuna meraviglia dunque se il nostro modo di celebrare la Messa con il nostro popolo è spesso una predica tanto irresistibile riguardo all’amore all’eucaristia e alla fede nella presenza reale che non potremmo fare dal pulpito delle nostre cattedrali.

La stessa cosa accade a riguardo della nostra amministrazione del sacramento della Cresima, del nostro modo di ascoltare le Confessioni, del nostro modo di celebrare i matrimoni e specialmente quando conferiamo l’Ordine Sacro. Noi, che cerchiamo di rendere ferventi i fedeli, dobbiamo rendere zelanti noi stessi. Amministratori di grazia quali siamo, non possiamo permettere che il nostro modo di guidare il Popolo di Dio nella preghiera sia meno autentico, devoto e incoraggiante.

Tutto questo ci porta ad un altro compito essenziale nel nostro ministero come santificatori dei fedeli, vale a dire, essere certi che le liturgie nelle nostre chiese e cappelle siano in armonia con le norme e consuetudini della Chiesa e ci portino ad uno spirito di vera devozione. Siamo i primi liturgisti nella nostra diocesi. Come ci ricorda il Codice di Diritto Canonico, innanzi tutto i vescovi sono i sommi sacerdoti, i primi dispensatori dei misteri di Dio e moderatori, promotori e custodi di tutta la vita liturgica della Chiesa loro affidata (can 835, § 1 in correlazione con la Costituzione sulla Sacra Litugia Sacrosanctum Concilium 22, 39). Noi tutti sappiamo che il nostro è stato un periodo di numerosi cambiamenti e sviluppi nel culto della Chiesa. Come risultato, non possiamo sempre evitare controversie che riguardano le rubriche, uffici liturgici, architetture delle chiese e altre cose simili. In tutto ciò il vescovo deve essere disposto ad ascoltare e non meno disposto a dirigere. Deve insistere sul limite del buon gusto; deve mostrare appropriate attenzioni alle Tradizioni consolidate; e deve rispettare e incoraggiare quelle devozioni popolari che nutrono autenticamente la fede e il fervore del suo popolo. Il compito può essere esigente. Richiede saggezza e, perché no, anche diplomazia. Può essere svolto con successo nella fiduciosa unione con i sacerdoti della diocesi, i più "stretti collaboratori" del vescovo, come il nostro Santo Padre ama chiamarli (cfr. Discorso durante l’Udienza Generale del Mercoledì, 31 marzo 1993, 1).

Infine, nel compiere la sua missione di santificatore dei fedeli, il vescovo deve essere sicuro che a certe celebrazioni liturgiche speciali sia concessa la particolare attenzione che meritano, a causa della lezione che impartiscono e del fervore che muovono. Tra queste sono le celebrazioni della Settimana Santa, i riti del battesimo dei catecumeni e l’accoglienza delle persone nella piena comunione con la Chiesa Cattolica, l’ordinazione, la professione religiosa e la dedicazione o la benedizione di chiese, cappelle e altari. Queste sono opportunità singolari per l’insegnamento della fede, occasioni privilegiate per condurre il nostro popolo alla santità. Tempo ed energia spesi per la loro preparazione, in collaborazione con le commissioni liturgica e musicale o con uffici, che si trovano in diocesi, sono tempo e energie spesi bene per costruire la Chiesa locale secondo la grazia di Dio (cfr. 1 Cor 3, 10).

Il munus regendi del vescovo è unico al mondo tra tutte le espressioni di governo. Il vescovo governa come servo con il cuore di un pastore affettuoso che guida il suo gregge, cercando null’altro che la gloria di Dio e la salvezza delle anime. I Padri del Concilio Vaticano Secondo ripetono sempre questo messaggio. Così, nel Decreto sull’Ufficio Pastorale dei Vescovi nella Chiesa Christus Dominus, 16 dicono: "Nell'esercizio del suo dovere di padre e di pastore, il vescovo è in mezzo al suo popolo come uno che serve. Come buon pastore, conosce le sue pecore e da esse è conosciuto. La Costituzione Dogmatica sulla Chiesa Lumen Gentium 27 aggiunge che i vescovi reggono le Chiese particolari a loro affidate come vicari e delegati di Cristo, col consiglio, la persuasione, l’esempio, ma anche con l’autorità e la sacra potestà, della quale però non si servono se non per edificare il proprio gregge nella verità e nella santità, ricordandosi che chi è il più grande si deve fare come il più piccolo, e colui che governa, come colui che serve".

Per essere all’altezza di tutto questo, il vescovo ha bisogno, soprattutto, di santità di vita. Ugualmente, come tutti gli altri discepoli del Signore, deve avvalersi dei tanti potenti mezzi di santificazione che la Chiesa offre a tutti i suoi figli; tra questi, la Santa Messa e, senza dubbio, i sacramenti della penitenza o riconciliazione, l’adorazione eucaristica, la filiale devozione mariana, particolarmente la preghiera quotidiana del santo rosario, i ritiri, le riunioni, l’ora santa, la meditazione della Sacra Scrittura e degli scritti dei Padri, dei Dottori e dei grandi teologi della Chiesa. E non è difficile comprendere la ragione di tutto questo. Per guidare il Popolo di Dio, il vescovo deve essere santo. Infatti, secondo i Padri del Concilio Vaticano Secondo, ci si aspetta che un vescovo santifichi con la santità della sua vita la Chiesa locale, della quale egli è capo e guida (cfr. Decreto sull’Ufficio Pastorale dei Vescovi nella Chiesa Christus Dominus, 15).

Come pastore del suo popolo, il vescovo deve essere anche sostegno e coordinatore delle opere dei suoi sacerdoti, dei consacrati e dei laici impegnati nella sua diocesi. Per questa ragione, deve attendere con grande cura al servizio che egli e i suoi più stretti collaboratori rendono nelle parrocchie e nelle istituzioni ecclesiastiche di educazione, carità, servizi sanitari e formazione spirituale. Ciò può sembrare a prima vista semplicemente questione di amministrazione che il vescovo dovrebbe lasciare ad altri. In realtà, comunque, con appropriate organizzazioni e delegazioni, questo risulta poi un amorevole servizio al Popolo di Dio e spesso è assolutamente indispensabile e ordinariamente anche molto apprezzato.

Secondo le possibilità di ognuno, ci deve essere nelle nostre diocesi una Curia ben preparata a dare consiglio e assistere le parrocchie e gli uffici diocesani, un tribunale esperto che tratti le cause di nullità del matrimonio e altre controversie giuridiche, uffici o persone capaci di guidare la diocesi nelle sue varie componenti, come nel campo delle finanze, dei beni immobili, della legge civile e dello sviluppo. Per esempio un consiglio amministrativo diocesano, composto da sacerdoti e laici ben preparati ed esperti, che possono assicurare giusti investimenti e progetti per la diocesi, le parrocchie, le scuole, le opere di carità, l’assistenza degli anziani e dei malati, il sostegno ai sacerdoti e religiosi a riposo, ecc. Il vescovo è un pastore saggio e compassionevole che ha sul posto, per quello che può, una struttura di esperti consigli e sollecito orientamento amministrativo per se stesso e per coloro che lavorano con lui nel servizio della Chiesa locale.

Similmente, per sostenere questo munus regendi, il vescovo deve essere profondamente interessato alla condizione e alle iniziative delle sue parrocchie, sempre pronto ad aiutare i pastori, i vicari parrocchiali, i diaconi, le persone di vita consacrata e i capi laici, che qualche volta si sentono soli e scoraggiati nei loro vitali e impegnativi compiti. È vero che non tutte le diocesi sono costituite come comunità di parrocchie. In ogni caso, per quello che sono, è necessario che il vescovo sia presente nelle sue parrocchie come padre amorevole, sacerdote e amico. Questo lo può fare effettivamente attraverso visite frequenti e partecipazioni gioiose alle celebrazioni parrocchiali, anniversari, dedicazioni, ecc. Per di più, se egli può incontrare regolarmente i pastori e i loro collaboratori per una significativa discussione dei programmi parrocchiali e anche nella preghiera, il suo compito di guidare il suo gregge ne trarrebbe molto giovamento (cfr. Congregazione per i Vescovi, Il Decreto sul Ministero Pastorale dei Vescovi Ecclesiae Imago, 22 febbraio 1973, 166-170). Il saggio e umile Pastore e Santo Alfonso Maria de’ Liguori osservò: "il vescovo deve avere sempre la porta aperta per i suoi pastori, assicurando che l’incontro con loro è sempre apprezzato!". Con molto intuito il colto Cardinale Bona dice:" La Chiesa cammina con i piedi dei pastori!". Come vescovi dobbiamo onorare e rispettare i sacerdoti che guidano le nostre parrocchie. Il nostro affetto per loro non sarà mai né troppo manifesto né troppo sentito.

A causa del necessario e insostituibile contributo che quanti della vita consacrata offrono alla Chiesa locale in ogni angolo della terra, il vescovo, che è veramente pastore servo nella sua diocesi, deve anche dare alle persone di vita consacrata, uomini e donne, nelle loro parrocchie e istituzioni, sincero rispetto e schietto sostegno, come l’Esortazione Apostolica Post Sinodale Vita Consecrata ha evidenziato in maniera chiara (cfr. 48-50). Incontrarsi regolarmente con i loro superiori, consigliarli e assisterli nelle loro varie iniziative, unirsi con loro nella preghiera e assicurarsi che sappiano che il loro vescovo li considera come benedizione speciale per l’intera diocesi: questi sono i passi fondamentali di un pastore per le persone di vita consacrata e sono segni di un amore che spesso è apprezzato più di quello che il vescovo possa immaginare.

Infine, l’autentico governo episcopale nei nostri giorni richiede anche che il vescovo sia aperto e favorevole alle nuove comunità ecclesiali e gruppi che sono sorti in tutta la Chiesa con grandi promesse di bene spirituale. Perché sono nuovi, e perciò non abituali, essi possono essere occasione di paure o sospetti, come è stato notato in diverse risposte delle conferenze episcopali inviate al Sinodo dei Vescovi. Questo, tuttavia, non dovrebbe portarci allo scoraggiamento e alle riserve nei loro confronti. Se guidati con equità e comprensione, possono procurare grande beneficio alla chiesa locale, rendendola attenta alle nuove prospettive del messaggio evangelico e rammentarle gli ideali e i valori che possono avere bisogno di essere ravvivati o rafforzati (cfr. Esortazione Apostolica Post-Sinodale Christifideles Laici, 29-31). Utili indicazioni da tenere presenti sono state date dal Sinodo per i Laici del 1987.

Tutte queste istanze del governo del vescovo sono fondamentali e familiari. Ci sono altre, in ogni modo, che sono completamente nuove e perfino inaspettate. I Lineamenta e l’Instrumentum Laboris dirigono la nostra attenzione su un certo numero di esse, che sembrano reclamare da questa assemblea riflessione e preghiera. Saranno qui trattate in maniera ampia ed esplorate in lungo e in largo durante le nostre sessioni del mese corrente.

La prima e forse la più urgente sembra trovarsi nell'area della vita familiare. Difficilmente si troverebbe una comunità in questo nostro mondo travagliato, nella quale quanti dotati di dignità e ragione non si lamentino per i continui attacchi lanciati da molte parti contro la fondamentale e sacra istituzione di marito, moglie e figli. L’educazione e le pubblicazioni antifamiglia, come movimenti e divertimenti contro la famiglia crescono ad ogni angolo. Il danno che producono al popolo sia come persone umane sia come figli di Dio è troppo poco considerato. Il vescovo, quindi, vicino a Dio e al suo gregge, è chiaramente obbligato ad insegnare il carattere del matrimonio istituito da Gesù Cristo e i disegni del Creatore riguardo la famiglia. Deve anche sostenere mariti e mogli nel discernere la volontà di Dio nella vita matrimoniale e promuovere programmi e iniziative come la completa istruzione prematrimoniale; la consulenza professionale per le coppie in difficoltà nel loro matrimonio, dove questo è possibile; i programmi per i giovani riguardo morale e matrimonio; e i programmi per riunire i giovani in un ambiente ricreativo sano dove possono approfondire la loro fede e imparare a vivere giorno per giorno.

Il vescovo nel nostro tempo deve esercitare il suo ufficio di governo anche nei due campi della povertà e della pace, che vanno di pari passo. Perché dove la miseria è causata dall’ingiustizia e durezza di cuore prevale, ci si deve aspettare un conflitto. È per questo che ogni vescovo si deve sforzare di promuovere nella sua diocesi effettivi centri di carità per i poveri della comunità locale e creativi programmi nelle parrocchie e nelle istituzioni educative per insegnare il bisogno e la bellezza in patria e fuori. Per di più in quelle regioni del mondo dove c’è benessere, è inoltre richiesto al vescovo di ricordare al suo popolo in termini chiari i doveri verso i poveri e bisognosi oltre i confini della sua diocesi o nazione. In tutto questo, il vescovo sarà sapientemente guidato dalle Lettere Encicliche Laborem Exercens del 14 settembre 1981 e Sollicitudo Rei Socialis del 30 dicembre 1987 di Giovanni Paolo II e dal documento di "Iustitia et Pax" del 27 dicembre 1986, intitolato Al servizio della comunità umana: un approccio etico del debito internazionale.

In questa situazione balza subito in mente il tema della globalizzazione. Per alcuni, questa costituisce una minaccia dove il ricco di questo mondo diventa più ricco e il povero ancora più povero. Per altri, essa offre la speranza che le scoperte e i progressi scientifici ed industriali possano essere condivisi più largamente ed equamente, grazie ai nuovi mezzi di trasporto e comunicazione. Come degni pastori e guide del nostro popolo, dobbiamo essere ben consapevoli della minaccia e della speranza, mettendo in guardia contro la prima, agevolando la seconda. In questo modo, il tema della globalizzazione può essere un'opportunità per il vescovo per evangelizzare e proclamare il messaggio di giustizia e misericordia del Vangelo. Adottando la formula del nostro Santo Padre, dobbiamo continuamente e urgentemente sforzarci per una "globalizzazione nella solidarietà", che risponda alla necessità di tutti i popoli – ricchi e poveri insieme – onorevolmente, generosamente e dignitosamente (cfr. Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace, 1 Gennaio 1998).

Strettamente legato a povertà, pace e globalizzazione è un altro importante argomento critico che tocca il governo pastorale del vescovo: un grande movimento di uomini, donne e bambini che cercano di fuggire dalle guerre, dai conflitti civili, dalla miseria e dalla malattia. Questo fenomeno può facilmente evocare atteggiamenti, affermazioni e movimenti in contrasto con i fondamentali diritti umani degli immigrati e dei rifugiati, atteggiamenti, affermazioni e movimenti che sono tutti incompatibili con il Vangelo della misericordia predicato dal Figlio di Dio, che "non ha dove posare il capo" (Mt 8, 20). Contro tutto questo, i successori degli Apostoli non devono esitare neanche un momento. La nostra speranza adesso e in futuro risiede in quel Dio che ci ha messo in guardia con il linguaggio più esplicito che Egli spesso è nascosto dietro la maschera di uno "straniero" che invoca di essere sfamato, vestito e accolto (cfr. Mt 25, 31–46).

Tutte queste questioni di giustizia sociale ci rendono più sensibili a certi mali e alla pratica crescente ai nostri giorni che viola il più elementare dei diritti umani e del diritto alla vita. Nessun vescovo impegnato nell’insegnare, santificare e governare il suo popolo secondo verità e spirito del Vangelo può tralasciare di opporsi con la parola e l’azione all’assassinio degli esseri umani in ogni stato del loro sviluppo, dall’embrione agli adulti, dagli adulti ai vecchi e ai malati. Fino a poco tempo fa, tutto questo era del tutto chiaro ed evidente. Abbiamo parlato e lottato contro l’aborto, l’eutanasia e la pena capitale; e la maggior parte dell’umanità ha capito la nostra posizione e il nostro ragionamento. Adesso, con le nuove scoperte, specialmente nelle scienze biologiche, le questioni sono meno chiare e al tempo stesso vanno un po’ oltre la comprensione di coloro che non sono esperti della materia in discussione. Non di meno, in un dialogo paziente con gli scienziati ben informati che cercano e parlano della verità, e aiutati da documenti come la Lettera Enciclica del nostro Santo Padre Evangelium Vitae del 25 marzo 1995, la sua Lettera Apostolica Novo Millennio Ineunte del 6 gennaio 2001, n. 51 e il Suo discorso al Presidente degli Stati Uniti d’America il 23 luglio 2001, rinnoviamo la nostra risoluzione a difendere la vita in ogni fase dello sviluppo come benedizione di Dio, che non deve essere sacrificata né compromessa. Il nostro popolo non si attende nulla di meno.

Un’ultima sfida al governo dei vescovi deve essere qui considerata e spesso si riassume in una sola parola e sta diventando quasi familiare nella vita della Chiesa negli ultimi quarant’anni. La parola è "dialogo". Dopo il Concilio Vaticano II, come risultato del Decreto sull’Ecumenismo Unitatis Redintegratio e la Dichiarazione sulle Relazioni della Chiesa con le Religioni non Cristiane Nostra Aetate, il Popolo di Dio è stato subito coinvolto in riunioni, discussioni, servizi religiosi e iniziative per la pace. Tutte queste attività sono indirizzate primariamente a realizzare l’unità tra coloro che chiamano Gesù Cristo loro Signore e Salvatore e ad approfondire la conoscenza delle grandi religioni del mondo, particolarmente del giudaismo.

Adesso con la crescita della Chiesa, particolarmente in Africa e Asia, e con il sempre crescente movimento di popoli da una nazione all’altra e da un continente all’altro, il dialogo con i membri di altre religioni nel mondo è diventato il fattore principale nella vita presente della Chiesa. Esso presume la conoscenza e la simpatia per i loro valori e la loro fede, la volontà di condividere idee e conoscenze e un sincero desiderio di cooperare nelle giuste cause di ogni genere (Lettera Enciclica Redemptoris Missio del 7 dicembre 1990, 55-57, e Lettera Apostolica Novo Millennio Ineunte, 55-56). Sempre, comunque, il vescovo deve tenere in mente che mascherare o compromettere le verità essenziali della fede cattolica non può mai essere approvato. Gesù Cristo è l’unico e solo Salvatore del mondo. La redenzione compiuta da lui è unica e universale. A nessun dialogo può essere permesso di mettere in discussione anche una sola di queste verità, come è stato abbondantemente affermato dalla Congregazione per la Dottrina della Fede nella sua dichiarazione del 6 agosto 2000 Dominus Iesus sull’unicità e l’universalità della salvezza di Gesù Cristo e della Chiesa. Noi vescovi siamo, sopra ogni altra cosa, testimoni del Vangelo nella sua pienezza (cfr. At 1, 8).

Uno sguardo, come questo, sulle tante e varie sfide che deve affrontare il vescovo in questo nuovo millennio, può essere davvero molto sconvolgente. Come, ci domandiamo, possiamo mai avere la speranza di trattare tutto questo? Semplici uomini come siamo, stiamo andando al di là delle nostre capacità?

La semplice risposta è "sì", purché consideriamo il fatto che non siamo mai soli nei nostri lavori come successori degli Apostoli. Gesù Cristo, Figlio di Dio e Figlio di Maria, è sempre con noi (cfr. Mt 28, 20). Il Suo amore e la sua grazia è più che sufficiente per noi (cfr. 2Cor 12, 9; 1Tm 1, 12). È verso di Lui che il mondo intero lotta e geme (cfr. Rm 8, 19-22). Egli è il Figlio eterno del nostro Padre Celeste e ci ha scelto per essere profeti, sacerdoti e pastori del popolo, per la cui salvezza Egli fu "obbediente fino alla morte, e alla morte in croce" (Fil 2, 8). In Colui che dà forza non c’è niente che non possiamo fare (Fil 4, 13).

Non dobbiamo mai dimenticare che ci sono altri che ci aiutano nella nostra missione di servizio al Popolo di Dio. Pensiamo prima di tutto al Vicario di Cristo, che cammina decisamente accanto a noi con le sue preghiere, il suo insegnamento, i suoi scritti e i suoi viaggi apostolici attraverso il globo. Pensiamo alla sua Curia con i fedeli sacerdoti, le persone di vita consacrata e i laici, con i quali dobbiamo lavorare più fattivamente nella fiducia e conoscenza reciproca. Pensiamo alle nostre Conferenze Episcopali, dove condividiamo piani e sogni, successi e fallimenti, con i nostri fratelli vescovi in spirito di perenne confidenza e affetto. Pensiamo ai nostri consigli presbiterali, dove ogni anno che passa ci uniamo più strettamente al nostro presbiterio, per far crescere la fede e la santità delle chiese locali che insieme serviamo. Pensiamo agli uomini e donne consacrati delle nostre diocesi, la cui vita ci riempie di ammirazione e speranza. Pensiamo ai nostri amati laici che generosamente ci sostengono con il loro tempo, le preghiere e le risorse del loro amore. No, non siamo mai soli nel nostro lavoro di vescovi. Siamo sempre in comunione con le nostre Chiese particolari e anche con la Chiesa Universale (cfr. Novo Millennio Ineunte, IV). È questa comunione con il nostro Divino Salvatore e il Suo Corpo Mistico che ci rafforza ogni giorno e che ci dà il coraggio di continuare la nostra missione episcopale con illimitata speranza. Ci sono problemi. Ci sono ragioni per un sincero coinvolgimento. C’è però anche Gesù Cristo del cui Vangelo siamo con gioia servitori per la speranza del mondo.

"È molto importante varcare la soglia della speranza, non fermarsi davanti ad essa", ci ricorda il nostro Santo Padre in quel suo incantevole libro, pubblicato sette anni fa (cfr. Varcare la Soglia della Speranza, capitolo conclusivo: "Non Abbiate Paura"). Noi ascoltiamo le sue parole, lo ringraziamo per la sua guida e in comunione con lui e con Maria, la Madre della Chiesa che egli ama teneramente, avviciniamoci insieme alla soglia e varchiamola fiduciosi.

[00009-01.05] [nnnnn] [Testo originale: latino]

PAROLE DEL PRESIDENTE DELEGATO DI TURNO IN RIFERIMENTO ALL’ATTENTATO DI NEW YORK

Dopo l’intervallo, il Presidente delegato di turno ha pronunciato le seguenti parole:

Nel dare la parola al Card. Egan, Arcivescovo di New York, vorrei assicurarlo, a nome di tutti i presenti, che gli siamo stati vicini in questi giorni così terribilmente tragici .

Abbiamo ancora negli occhi le immagini delle Torri Gemelle che crollano dopo il gigantesco attentato terroristico e sappiamo che l'Arcivescovo di New York è accorso subito ai piedi delle due Torri per esprimere il suo conforto e la sua partecipazione, rischiando anche di essere travolto quando sono crollate.

A lui e alla sua Arcidiocesi assicuro la vicinanza e la solidarietà di tutti noi.

[00029-01.04] [nnnnn] [Testo originale: italiano]

AVVISI

CONFERENZA STAMPA

La prima Conferenza Stampa sui lavori sinodali (con la traduzione simultanea in italiano, inglese, francese e spagnolo) si terrà nell’Aula Giovanni Paolo II della Sala Stampa della Santa Sede, oggi lunedì 1° ottobre 2001 alle ore 12.45.

I Signori operatori audiovisivi (cameramen e tecnici) e fotoreporters sono pregati di rivolgersi al Pontificio Consiglio per le Comunicazioni Sociali, per il permesso di accesso.

I Signori operatori audiovisivi ammessi sono pregati di trovarsi nell’Aula Giovanni Paolo II, 30 minuti prima dell’inizio della Conferenza Stampa; i fotoreporters ammessi, 15 minuti prima. I Signori giornalisti sono invitati a prendere posto nell’Aula, 5 minuti prima dell’orario d’inizio della Conferenza Stampa.

Interverranno i seguenti Padri Sinodali:

  • S.Em.R. Card. Edward Michael EGAN, Arcivescovo di New York (Stati Uniti d’America) , Relatore Generale della X Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi.
  • S.Em.R. Card. Miloslav VLK, Arcivescovo di Praha (Repubblica Ceca).
  • S.E.R. Mons. John Patrick FOLEY, Arcivescovo di Neapoli di Proconsolare, Presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali (Città del Vaticano), Presidente della Commissione per l’informazione della X Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi.

  • S.E.R. Mons. Telesphore Placidus TOPPO, Arcivescovo di Ranchi (India), Vice-Presidente della Commissione per l’informazione della X Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi.

  • S.E.R. Mons. Paul KHOARAI, Vescovo di Leribe, Vice Presidente della Conferenza Episcopale (Lesotho).

  • S.E.R. Mons. Gregorio ROSA CHÁVEZ, Vescovo titolare di Mulli e ausiliare di San Salvador (El Salvador).

[00018-01.02] [nnnnn] [Testo originale: italiano]

BRIEFING PER I GRUPPI LINGUISTICI

Il primo briefing per i gruppi linguistici avrà luogo domani, martedì 2 ottobre 2001 alle ore 13.10, a conclusione della Terza Congregazione Generale del mattino (nei luoghi di briefing e con gli Addetti Stampa indicati nel Bollettino N. 2).

Si ricorda che i Signori operatori audiovisivi (cameramen e tecnici) sono pregati di rivolgersi al Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali per il permesso di accesso (molto ristretto).

POOL PER L’AULA DEL SINODO

Il secondo pool per l’Aula del Sinodo sarà formato per la preghiera di apertura della Terza Congregazione Generale di martedì mattina 2 ottobre 2001.

Nell’Ufficio Informazioni e Accreditamenti della Sala Stampa della Santa Santa Sede (all’ingresso, a destra) sono a disposizione dei redattori le liste d’iscrizione al pool.

Si ricorda che i Signori operatori audiovisivi (cameramen e tecnici) e fotoreporters sono pregati di rivolgersi al Pontificio Consiglio per le Comunicazione Sociali per la partecipazione al pool per l’Aula del Sinodo.

Si ricorda che i partecipanti al pool sono pregati di trovarsi alle ore 08.30 nel Settore Stampa, allestito all’esterno di fronte all’ingresso dell’Aula Paolo VI, da dove saranno chiamati per accedere all’Aula del Sinodo, sempre accompagnati da un ufficiale della Sala Stampa della Santa Sede, rispettivamente dal Pontificio Consiglio per le Comunicazioni Sociali.

BOLLETTINO

Il prossimo Bollettino N. 5, riguardante i lavori della Seconda Congregazione Generale dell’Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, sarà a disposizione dei Signori giornalisti accreditati, martedì 2 ottobre 2001, all’apertura della Sala Stampa della Santa Sede.

ORARIO DI APERTURA DELLA SALA STAMPA DELLA SANTA SEDE

Da lunedì 1° ottobre a sabato 6 ottobre 2001 la Sala Stampa della Santa Sede osserverà il seguente orario di apertura:

  • Lunedì 1° ottobre: dalle ore 09.00 alle 16.00;

  • Martedì 2 ottobre: dalle ore 09.00 alle 16.00;

  • Mercoledì 3 ottobre: dalle ore 09.00 alle 16.00;

  • Giovedì 4 ottobre: dalle ore 09.00 alle 16.00;

  • Venerdì 5 ottobre: dalle ore 09.00 alle 16.00;

  • Sabato 6 ottobre: dalle ore 09.00 alle 15.00.
 
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- Indice Bollettino Synodus Episcoporum - X Assemblea Generale Ordinaria - 2001
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- Indice Sala Stampa della Santa Sede
 
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