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SYNODUS EPISCOPORUM
BOLLETTINO

XI ASSEMBLEA GENERALE ORDINARIA
DEL SINODO DEI VESCOVI
2-23 ottobre 2005

L'Eucaristia: fonte e culmine della vita e della missione della Chiesa


Questo Bollettino è soltanto uno strumento di lavoro ad uso giornalistico.
Le traduzioni non hanno carattere ufficiale.


Edizione italiana

10 - 06.10.2005

SOMMARIO

♦ SETTIMA CONGREGAZIONE GENERALE (GIOVEDÌ, 6 OTTOBRE 2005 - POMERIDIANO)

♦ SETTIMA CONGREGAZIONE GENERALE (GIOVEDÌ, 6 OTTOBRE 2005 - POMERIDIANO)

● INTERVENTI IN AULA (CONTINUAZIONE)

Alle ore 16.30 di oggi giovedì 6 ottobre 2005, con la Preghiera per il felice esito del Sinodo, ha avuto luogo la Settima Congregazione Generale, per la continuazione degli interventi dei Padri Sinodali in Aula sul tema sinodale L’Eucaristia: fonte e culmine della vita e della missione della Chiesa.

Presidente delegato di turno S.Em.R. il Sig. Card. Francis ARINZE, Prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina del Sacramenti.

● INTERVENTI IN AULA (CONTINUAZIONE)

In questa Settima Congregazione Generale sono intervenuti i seguenti Padri:

- S.E.R. Mons. Lucio Andrice MUANDULA, Vescovo di Xai-Xai (MOZAMBICO)
- S.Em.R. Card. Antonio María ROUCO VARELA, Arcivescovo di Madrid (SPAGNA)
- S.B.R. Emmanuel III DELLY, Patriarca di Babilonia dei Caldei, Capo del Sinodo della Chiesa Caldea (IRAQ)
- S.Em.R. Card. Godfried DANNEELS, Arcivescovo di Mechelen-Brussel, Malines-Bruxelles, Presidente della Conferenza Episcopale (BELGIO)
- S.E.R. Mons. Louis CHAMNIERN SANTISUKNIRAM, Arcivescovo di Thare and Nonseng (THAILANDIA)
- S.E.R. Mons. Luciano Pedro MENDES DE ALMEIDA, S.I, Arcivescovo di Mariana (BRASILE)
- S.E.R. Mons. Nestor NGOY KATAHWA, Vescovo di Kolwezi (REP. DEMOCRATICA DEL CONGO)
- S.B.R. Nerses Bedros XIX TARMOUNI, Patriarca di Cilicia degli Armeni, Capo del Sinodo della Chiesa Armena Cattolica (LIBANO)
- S.E.R. Mons. Michael Louis FITZGERALD, M. Afr., Arcivescovo titolare di Nepte, Presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso (CITTÀ DEL VATICANO)
- S.E.R. Mons. Charles Maung BO, S.D.B., Arcivescovo di Yangon, Presidente della Conferenza Episcopale (MYANMAR)
- S.E.R. Mons. Julián LÓPEZ MARTÍN, Vescovo di León (SPAGNA)
- S.E.R. Mons. Thomas Christopher COLLINS, Arcivescovo di Edmonton (CANADA)

Diamo qui di seguito i riassunti degli interventi:

- S.E.R. Mons. Lucio Andrice MUANDULA, Vescovo di Xai-Xai (MOZAMBICO)

Il punto di partenza del mio intervento è il tema stesso di questa XI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi: «L'Eucaristia: Fonte e Culmine della Vita e della Missione della Chiesa», tema che sembra orientarci ad un approfondimento degli aspetti pastorali, spirituali ed ecclesiologici dell'Eucaristia.
Parlerò soltanto degli aspetti pastorali ed ecclesiologici del sacerdote, in quanto ministro autorizzato a celebrare l'Eucaristia.
Partendo quindi dal presupposto dell'Eucaristia, fonte e culmine della vita e della missione della Chiesa, e considerando che gli attuali dati statistici ci parlano di una grande scarsità di sacerdoti nel mondo, mi viene naturale chiedere fino a che punto una comunità ecclesiale priva del Sacramento dell'Eucaristia possa arrivare a quel dinamismo di vita che la permetta di trasformarsi in una comunità missionaria, capace di portare a compimento, con gioia, il proggetto missionario che il Signore Gesù stesso ci ha affidato: «Andate dunque ed ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato» (Mt 28,19-20).
In altre parole, come possono i membri di una comunità ecclesiale che vive senza l'Eucaristia giungere alla perfezione di vita cristiana, ovvero a quello stato di santità che risulta della comunione col Signore e che poi gli fa diventare, mediante la loro partecipazione nell' opera salvi fica di Cristo, luce del mondo e sale della terra (cfr. Mt 5,13-16)?
Bisogna quindi insistere nella giusta redistribuizione dei sacerdoti nel mondo, come è già stato più volte chiesto dai padri sinodali, ed è urgente riproporre a tutta la Chiesa, in particolare ai sacerdoti, una vera spiritualità eucaristica, tutta contrassegnata della gratuità del sacrificio di Cristo, che si dona come pane eucaristico, perché tutti possiamo accedere alla vita nuova della grazia.

[00138-01.04] [IN131] [Testo originale: italiano]

- S.Em.R. Card. Antonio María ROUCO VARELA, Arcivescovo di Madrid (SPAGNA)

È bene precisare gli obiettivi del Sinodo alla luce del tema scelto da Giovanni Paolo II e in seguito confermato da Benedetto XVI, tenendo però conto del momento attuale della Chiesa e delle necessità pastorali che oggi sono più urgenti.
Bisogna, per questo, partire dalla dottrina del Concilio Vaticano II sulla Chiesa nel suo rapporto intimo e costitutivo con il Sacramento dell’Eucaristia, illuminata di recente dall’Enciclica “Ecclesia de Eucharistia”. Il Concilio Vaticano II ha raccolto in una bellissima sintesi teologica i frutti dottrinali e pastorali del rinnovamento liturgico, spirituale e apostolico vissuto dalla Chiesa nella prima metà del XX secolo.
Successivamente bisogna affrontare l’antitesi al Concilio, costituita dalle interpretazioni radicalmente secolarizzanti del contenuto, del significato e delle forme celebrative del Sacramento Eucaristico, “fons et culmen totius vitae christianae”. Senza dimenticare la remora che la messa in discussione ecclesiologica della riforma liturgica da parte di piccoli gruppi ha supposto.
Siamo quindi giunti al momento di una nuova sintesi dottrinale e pastorale che chiarisce e supera queste antitesi:
1. Per mezzo di un rinnovamento in chiave pasquale della dottrina, della catechesi e dell’esperienza pratica del Sacramento dell’Eucaristia, come quello in cui si attualizza il sacrificio e l’oblazione sacerdotale di Cristo, presente sostanzialmente sotto le specie eucaristiche.
2. Attraverso una pedagogia canonica e pastorale, attenta e rispettosa della comunione ecclesiale, che elimina il soggettivismo e l’arbitrarietà nelle forme della celebrazione e del culto eucaristico.
3. E con la promozione di una spiritualità eucaristia, fondata sull’abitudine e nell’esperienza dell’adorazione del Sacramento per eccellenza, “il Sacramento dell’Amore degli Amori”, nutrimento per la santificazione dei fedeli e forza affinché possano essere testimoni attivi del Vangelo nel mondo.

[00139-01.04] [IN137] [Testo originale: spagnolo]

- S.B.R. Emmanuel III DELLY, Patriarca di Babilonia dei Caldei, Capo del Sinodo della Chiesa Caldea (IRAQ)

Una breve parola sulla presenza di Nostro Signore nell'Eucaristia secondo la tradizione, la liturgia e la devozione dei fedeli Caldei membri della Chiesa d'Oriente denominata Chiesa Caldea, che si è sviluppata nell'Impero di Partho e dei Sassanidi al di la della sponda del fiume Eufrate fino alla Cina, alla Mongolia, al Tibet e poi all'India.
Questa Chiesa nata in Mesopotamia e nella Persia, ebbe la grazia di ricevere la prima predicazione dagli Apostoli e dai primi Discepoli di Cristo, già a partire dal primo secolo dopo la Pentecoste, come ci insegna la dottrina Eucaristica confermata oggi dalla fede e dalla dottrina della Chiesa Cattolica d'Occidente.
La Chiesa Caldea d'Oriente considera Gesù nel SS. Sacramento presente realmente nell'Eucaristia come "vittima per i nostri peccati" fonte di vita per gli uomini, fuoco che brucia i peccati e purifica i cuori, e cita spesso nei suoi libri liturgici la profezia di Isaia, che parla del "Servo di Iawé" che porta i peccati nel mondo.
Gesù nell'Eucaristia è la luce che illumina la Via che ci conduce alla vita Eterna e il Maestro che ci insegna. Egli è la nostra forza e la nostra consolazione nelle difficoltà e persecuzioni; Egli è la manna viva che ci da la vita e ci sostiene.
Egli è il cibo nutriente del Banchetto che il Padre Celeste ha fatto.
Gesù si è dato alla Sua Sposa che è la Chiesa e la Chiesa ce lo ha reso tramite i Sacerdoti.
La Chiesa Caldea nutre una grande devozione verso l’Eucaristia, partecipando alle Solenni processioni col SS. Sacramento.
Prepara i suoi figli a seguire la tradizione dei loro Padri e prega dicendo: "Signore Misericordioso il dono di Te a noi mortali è grande. Per l'acqua ci hai rivestiti del Tuo spirito, per il pane ci hai fatto mangiare il Tuo Corpo e per il Tuo Sangue vivente ci hai santificato, così ci hai uniti ai Beni Spirituali e dalla terra ci elevi al Cielo. Amen"

[00140-01.04] [IN141] [Testo originale: italiano]

- S.Em.R. Card. Godfried DANNEELS, Arcivescovo di Mechelen-Brussel, Malines-Bruxelles, Presidente della Conferenza Episcopale (BELGIO)

Questo Sinodo sull’Eucaristia ha due obiettivi. Vogliamo prima di tutto riflettere e approfondire le nostre conoscenze delle ricchezze del mistero dell’Eucaristia e della sua liturgia, per meglio amarla e celebrarla. Il secondo obiettivo di questo Sinodo è di lavorare affinché tutte queste ricchezze giungano a radicarsi in una cultura postmoderna che è, sotto certi aspetti e a prima vista, sfavorevole a tale radicamento.
Eppure la nostra cultura è piena di paradossi. Sotto questa negatività si nasconde la tendenza opposta: per l’uomo contemporaneo la percezione dell’invisibile è difficile. Eppure vi è un sicuro interesse per tutto ciò che si trova al di là dell’orizzonte, al di là del sensibile, del razionale, dell’efficacia e della produttività; l’uomo contemporaneo è oltretutto un uomo d’azione, ma in quest’uomo si nasconde anche un’immensa sete di gratuità, del dono; non ama il rito a causa della sua ripetitività e della sua monotonia, tuttavia inventa sempre i propri riti; l’escatologia cristiana sembra dimenticata e persino ingannevole, ma non vi è mai stata una simile sete di un mondo migliore e un così grande bisogno di speranza; anche se il simbolismo della liturgia eucaristica non viene percepito bene né apprezzato, non si può dire che la nostra cultura sia cieca verso i simboli, ne inventa continuamente di nuovi; è vero anche che l’uomo contemporaneo è portato alla manipolazione e al possesso, ma vie è anche una generosità oblativa quasi illimitata (tsunami); l’uomo contemporaneo vuole muoversi e le nostre liturgie spesso sono diventate molto attive, persino attivistiche. Ma dimentichiamo che in molti dei nostri contemporanei vi è una autentica sete di silenzio. Abbiamo forse mal compreso il senso della actuosa participatio che comporta anche il silenzio davanti al mistero. Tutti questi elementi della nostra cultura portano in sé dei semi per un’evangelizzazione della nostra cultura, e la migliore evangelizzazione è proprio la celebrazione della liturgia. Essa è di per sé la prima evangelizzatrice.

[00141-01.05] [IN130] [Testo originale: francese]

- S.E.R. Mons. Louis CHAMNIERN SANTISUKNIRAM, Arcivescovo di Thare and Nonseng (THAILANDIA)

Non occorre dire che la secolarizzazione sta distruggendo la fede dei cattolici così come di altre persone in Thailandia. La gente è meno religiosa. È disperatamente alla ricerca di nuovi dei che, pensa, potrebbero aiutarla a sentirsi più felice nella vita. La Chiesa in Thailandia dovrebbe aiutare i fedeli a esaminare la loro fede in Dio e specialmente in Cristo presente nell’Eucaristia.
La formazione della fede sull’Eucaristia è un tema urgente che deve essere affrontato con sollecitudine. Come è dimostrato chiaramente, la devozione cattolica per l’Eucaristia è al momento piuttosto debole, specie tra i bambini e tra i giovani. Perciò è estremamente urgente la necessità di iniziare una formazione sistematica e permanente sulla fede nell’Eucaristia, volta prima di tutto a creare la consapevolezza della sacralità dell’Eucaristia con la reale presenza di Gesù Cristo. Vi sono anche altri fattori che indicano che la devozione per l’Eucaristia non è ancora sentita in modo molto profondo. Molti cattolici ritengono che ricevere la comunione sia una mera pratica sociale e così si avvicinano al Sacramento senza una preparazione adeguata. Allo stesso tempo, è altrettanto importante una formazione riguardo al Sacramento della Riconciliazione. Ciò serve ad aiutare i fedeli a ricevere la Santa Comunione come si conviene attraverso il Sacramento della Riconciliazione. I fedeli devono essere istruiti chiaramente e ripetutamente sul fatto che la loro vita è un cammino verso il Padre e che perciò deve essere alimentata dal Pane della Vita, Gesù Cristo. Cristo, l’Emmanuele, è pronto per guidare ciascuno alla vita eterna.
Dal momento che i fedeli sono parte del Corpo mistico di Cristo che ne costituisce il capo, la loro partecipazione alla Celebrazione Eucaristica deve essere attiva. Dovrebbero essere incoraggiati dai sacerdoti delle loro parrocchie a formare dei comitati liturgici per una preparazione accurata e colma di significato per l’assemblea.
Per realizzare l’obiettivo della formulazione della fede nell’Eucaristia, della promozione di una sentita partecipazione alla Santa Messa e di far sì che la domenica, giorno della celebrazione eucaristica, diventi la cultura di vita per i fedeli, la Conferenza Episcopale della Thailandia nominerà un comitato ad hoc, formato dalla Commissione per la Liturgia e dalla Commissione Consultiva Teologica, per accelerare la realizzazione di tale programma fin quando, nell’arco di cinque anni, non sarà stato raggiunto l’obiettivo grazie all’uso di ogni mezzo di comunicazione.

[00142-01.07] [IN133] [Testo originale: inglese]

- S.E.R. Mons. Luciano Pedro MENDES DE ALMEIDA, S.I, Arcivescovo di Mariana (BRASILE)

Il commento si riferisce al n° 37 dell’ Instrumentum laboris, che tratta del “sacrificio, memoriale e convivio”.
l La dimensione sacrificale dell'Eucaristia è al centro del mistero eucaristico: “La morte e risurrezione di Gesù”. Il Sacrificio di Nostro Signore progetta una gran luce sul significato della sofferenza umana e su tutta la vita dei cristiani e ci permette di comprendere il perché i cristiani, in grazia di Dio una volta perdonati, continuano a soffrire in questo mondo, in mezzo alle tribolazioni e senza essere liberati da esse.
2 Il Sacrificio della Chiesa
Ma il Signore Gesù ha voluto associare la sua Chiesa alla sua offerta di amore: "Fate questo in memoria di me". Così, la Chiesa, la comunità dei fedeli, è convocata da Gesù per vivere la "forma eucaristica", per offrire con lui, per lui e in lui la propria vita per la salvezza del mondo.
Ha dato la vita per noi e noi dobbiamo dare la nostra vita (l Gv 3, 16).
Il sacerdote all'altare si unisce all'offerta del Signore facendo sue le parole e i sentimenti di Gesù, parole di impegno della sua vita con Gesù, "pro mundi vita".
I fedeli sono chiamati ad unire la loro vita "in Cristo" e a partecipare al suo sacrificio d'amore.
"Guarda, o Padre, questa tua famiglia che si ricongiunge a Te nell'unico sacrificio del tuo Cristo (Preghiera Eucaristica RIC I). Cosi, nell'Eucaristia si realizza l’insegnamento dell'apostolo Paolo: “Fratelli, per misericordia di Dio, vi esorto ad offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio, è questo il vostro culto spirituale”(Rm 12,1).
3 Il senso di tutta la vita cristiana è l'unione con Cristo che si offre al Padre per la vita dell'umanità. Ecco la “forma eucaristica”. È questa la bellezza dell'offerta quotidiana insegnata “dall'Apostolato della Preghiera”, che invita i fedeli ad assumere la “forma eucaristica”, unendo la loro vita con Maria, al cuore di Cristo che si offre per l'umanità.
4 Il discepolo di Gesù rimane in questo mondo, ingiusto e violento, in mezzo alle tribolazioni, per riparare i suoi peccati personali, ma pure per vivere la “forma eucaristica”, per fare del bene agli altri, per portare frutti di salvezza, per essere sale, luce e fermento nel mondo.
5 La missione dei discepoli di Cristo è di vivere nella grazia di Dio e rimanere in mezzo alle tribolazioni in questo mondo dove esistono l'odio e divisioni, assumendo la “forma eucaristica” dell'offerta della propria vita per amore, completando nella carne quello che manca alla passione di Cristo, “per il suo corpo, che è la Chiesa” (Col 1,24).
L'Eucaristia non solo ci dà la forza per affrontare con coraggio ed amore le tribolazioni, ma ci dà la luce per comprendere il perché delle nostre sofferenze unite a quelle di Gesù: è l'amore che si sacrifica per il bene dei fratelli e per la vita del mondo.
Questo dà un'enorme pace al cuore scoprendo il progetto divino di salvezza che unisce le nostre vite e fa sicché gli uni cooperano alla salvezza degli altri.
6 Dobbiamo dunque penetrare nella bellezza della dimensione sacrificale dell'Eucaristia e invitare il popolo di Dio ad assumere la “forma eucaristica” di vivere, valorizzando il momento centrale dell' epiclese, quando lo Spirito Santo ci riunisce in un solo corpo e dell' anafora quando, nella forza dello Spirito, la Chiesa offre la propria vita con Cristo, per Cristo e in Cristo al Padre.
Il cristiano non chiede di essere liberato dalle tribolazioni e patimenti che fanno parte dellessere nel mondo, ma di rimanere sempre unito a Cristo, nella Chiesa e di offrire nella pace la propria vita in attesa della sua venuta, nella pienezza del Regno.

[00143-01.04] [IN147] [Testo originale: italiano]

- S.E.R. Mons. Nestor NGOY KATAHWA, Vescovo di Kolwezi (REP. DEMOCRATICA DEL CONGO)

1. Tra le diverse dimensioni del sacramento dell’Eucaristia, nell’Instrumentum laboris (n. 35) quella del suo rapporto con il Mistero Pasquale viene presentata come avente un carattere centrale.
2. Questa caratteristica dell’Eucaristia appartiene alla sua natura stessa, così come definita dal Catechismo della Chiesa Cattolica: “L’Eucaristia è il memoriale della Pasqua di Cristo, l’attualizzazione e l’offerta sacramentale del suo unico sacrificio, nella Liturgia della Chiesa, che è il suo Corpo” (n. 1362). Ed Ecclesia de Eucharistia precisa: “In questo modo l’Eucaristia applica agli uomini d’oggi la riconciliazione ottenuta una volta per tutte da Cristo per l’umanità di ogni tempo” (n. 12).
3. La Chiesa dovrebbe approfondire ulteriormente questa mistica, affinché il popolo di Dio sia portato a sperimentare nella verità la comunione con Cristo che attualizza il suo sacrificio redentore.
4. In un paese come il Congo-Kinshasa, i fedeli cattolici devono essere iniziati sempre più a portare all’Altare le loro sofferenze, che sono quelle di tutto il loro popolo e che perdurano da diversi decenni. Le frustrazioni per le ingiustizie e le disuguaglianze sociali, i rancori perché si vive in estrema povertà su un suolo e sottosuolo estremamente ricchi ma scandalosamente sfruttati per il benessere degli altri, le guerre che vengono imposte e che comportano distruzione e allontanamento forzato, gli sconvolgimenti dovuti agli odi tribali ed etnici, tanto per citare solo alcuni esempi, sono tragedie che lastricano la via crucis del popolo congolese. Essendo vittima e al tempo stesso artefice della sua stessa miseria, il popolo deve essere illuminato dal mistero del Corpo sacrificato e del Sangue versato per trovarvi la grazia della conversione, la purificazione dal peccato, la sincerità della riconciliazione con Dio e con il prossimo, l’impegno per combattere il male in ogni sua forma e in ogni settore della vita pubblica e privata. Che tutto il popolo congolese, insieme con i Pastori della Chiesa, trovi nell’Eucaristia il conforto e la forza necessari, fonte e pegno dell’auspicata e attesa ripresa del paese, per imporsi il più presto possibile! Ciò grazie alla buona volontà e alla collaborazione sincera di tutti. Solo allora i ministri consacrati e i fedeli potranno fare propria questa preghiera della Messa:
“Guarda con amore, o Dio, la vittima che tu stesso hai preparato per la tua Chiesa; e a tutti coloro che mangeranno di quest’unico pane e berranno di quest’unico calice, concedi che, riuniti in un solo corpo dallo Spirito Santo, diventino offerta viva in Cristo, a lode della tua gloria” (Messale Romano, Preghiera Eucaristica IV). Amen.

[00144-01.04] [IN145] [Testo originale: francese]

- S.B.R. Nerses Bedros XIX TARMOUNI, Patriarca di Cilicia degli Armeni, Capo del Sinodo della Chiesa Armena Cattolica (LIBANO)

Nata nel 301, la Chiesa armena ha trovato che la Domenica era già stata designata come “Giorno del Signore” da tutte le altre chiese. Vi si è adeguata e ha sviluppato la propria tradizione domenicale in modo bello e ricco. I Padri della Chiesa armena hanno condannato severamente i sacerdoti che non celebrano l’Eucaristia o che non rispettano il riposo domenicale. Nella liturgia armena, la celebrazione eucaristica della domenica si svolge in maniera solenne e di conseguenza è sempre cantata. Nei villaggi dell’Armenia e della Georgia, lontani dalla secolarizzazione delle grandi città, ho visto i nostri fedeli celebrare la domenica come un giorno di grande gioia e festa, con la partecipazione attiva di tutta l’assemblea alla Liturgia Eucaristica. La festa della Pasqua è la data centrale nel calendario liturgico, così tutte le domeniche dell’anno si adeguano alla data della Pasqua che è variabile. Anche le grandi feste si trasferiscono alla domenica. La Trasfigurazione viene quindi celebrata la 14a Domenica dopo Pasqua, l’Assunzione la domenica più vicina al 15 agosto e l’Esaltazione della Santa Croce la domenica più vicin al 14 settembre. Per lo stesso motivo, nessuna commemorazione dei santi viene celebrata la domenica, giorno consacrato alla risurrezione del Signore. Un’altra caratteristica delle domeniche nella liturgia armena: quattro domeniche dell’anno sulle cinque feste dette dei Tabernacoli godono di una venerazione speciale: la Pasqua, la Trasfigurazione, l’Assunzione di Maria, l’Esaltazione della Croce; la quinta festa che è l’Epifania è chiamata Teofania. Vengono precedute da un periodo di digiuno e seguite il giorno successivo dalla commemorazione dei defunti. Uno dei Padri della Chiesa armena esorta così i fedeli: “Celebrate la domenica con le vostre opere buone, perché la domenica è il giorno della Risurrezione e della libertà”.

[00073-01.04] [IN011] [Testo originale: francese]

- S.E.R. Mons. Michael Louis FITZGERALD, M. Afr., Arcivescovo titolare di Nepte, Presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso (CITTÀ DEL VATICANO)

Nell’Eucaristia il sacrificio del Signore è offerto per il mondo intero. Sono compresi, perciò, quanti appartengono ad altre religioni. È cosa buona, di tanto in tanto, rendere esplicito questo fatto attraverso l’omelia, con preghiere speciali, e perfino con una Messa speciale che potrebbe essere aggiunta al Messale Romano. Quando persone di altre religioni sono presenti mentre si celebra l’Eucaristia dovrebbe essere riservata loro una particolare attenzione, in modo che possano assistervi con profitto. Anche l’Adorazione Eucaristica è un’occasione di preghiera a favore delle persone di altre religioni.

[00097-01.04] [IN026] [Testo originale: inglese]

- S.E.R. Mons. Charles Maung BO, S.D.B., Arcivescovo di Yangon, Presidente della Conferenza Episcopale (MYANMAR)

In ogni frangente di questo mondo, la nostra migliore reazione è quella di affidare con tutto il cuore le nostre vite a Cristo attraverso la preghiera e la penitenza. La preghiera dovrebbe avvenire soprattutto alla presenza di Gesù stesso - nel Santissimo Sacramento.
Questo è il fondamento del movimento mondiale dell’Adorazione Eucaristica Perpetua.
Papa Paolo ha detto di aver scritto l’enciclica Mysterium fidei (13) “affinché la speranza suscitata dal Concilio, di una nuova luce di pietà eucaristica, che investe tutta la Chiesa, non sia frustrata”. E ha esortato pastori e vescovi a promuovere “incessantemente” la devozione al Santissimo Sacramento.
Papa Giovanni Paolo II, nella sua lettera Sul Mistero e Culto dell’Eucaristia (3, 1980), ha scritto: “La Chiesa e il mondo hanno grande bisogno del culto eucaristico. Gesù ci aspetta in questo sacramento dell’amore”. Nella preghiera di inaugurazione della cappella Perpetua a San Pietro - in Vaticano - il Papa ha pregato affinché tutte le parrocchie del mondo abbiano l’adorazione perpetua.
Sua Santità Benedetto XVI ha affermato molto chiaramente: “Imploriamo il Signore perché ridesti in noi la gioia per la Sua presenza e perché noi possiamo adorarlo ancora una volta. Senza adorazione non vi è trasformazione del mondo”
Quando le fu chiesto: “Cosa salverà il mondo?” Madre Teresa ha risposto: “La mia risposta è la preghiera. Abbiamo bisogno che ogni parrocchia si metta davanti al Signore Gesù nel Santissimo Sacramento in sante ore di preghiere”.
Oltre 2.500 parrocchie nel mondo adesso hanno l’Adorazione Eucaristica Perpetua. Circa 500 nelle Filippine, negli Stati Uniti le cappelle per l’adorazione perpetua sono circa 1.100, in Irlanda intorno alle 150, nella Corea del Sud circa 70 e ancor meno in India, nello Sri Lanka e nel Myanmar.
Santo Padre, se fosse possibile istituire cappelle di adorazione perpetua in tutte le diocesi del mondo e in tutte le parrocchie possibili, che splendido risultato sarebbe per l’Anno Eucaristico.
Tutte le creature dell’universo “udii che dicevano: a Colui che siede sul trono e all’Agnello lode, onore, gloria e potenza, nei secoli dei secoli” (Ap 5, 13).
E in verità: finché la Chiesa non dirà forte che Gesù nel Santissimo Sacramento deve essere oggetto di adorazione perpetua per tutto ciò che ha fatto per la nostra salvezza, continuerà ad essere sconfitta dai suoi nemici.
Ritengo che il modo migliore, il più sicuro e il più efficace per stabilire la pace in eterno sulla terra sia quello di ricorrere al grande potere dell’Adorazione Perpetua del Santissimo Sacramento.

[00098-01.06] [IN029] [Testo originale: inglese]

- S.E.R. Mons. Julián LÓPEZ MARTÍN, Vescovo di León (SPAGNA)

Partendo dalla centralità dell’Eucaristia nella vita cristiana, in parallelo con la centralità del Mistero pasquale, vorrei ricordare l’intima relazione esistente tra Eucaristia e anno liturgico, il cui centro e fondamento è proprio la domenica (cfr SC 106). L’anno liturgico è la “sacra memoria, in determinati giorni nel corso dell’anno”, specialmente le domeniche, che la Chiesa fa “ricordando in tal modo i misteri della Redenzione” allo scopo di aprire “ai fedeli i tesori di potenza e di meriti del suo Signore...” (SC 102). Questo svolgimento e sviluppo “di tutto il mistero di Cristo”, la Chiesa lo compie servendosi innanzitutto del Lezionario domenicale e festivo della Parola di Dio. In tal modo il Signore risorto rappresenta sempre il centro obbligato di ogni domenica e di ogni festa.
Dopo la proclamazione della Parola, la totalità del mistero di Cristo viene celebrata nella sua essenziale integrità dalla preghiera eucaristica, che si perpetua sacramentalmente per azione dello Spirito Santo. L’Eucaristia è una pietra preziosa incastonata nell’anello dell’Anno liturgico.
Alcune conseguenze pratiche:
1. Evitare lo spostamento alla domenica di feste di santi o di altre commemorazioni di minor importanza. 2. Fare in modo che le Giornate ecclesiali celebrate di domenica non mettano in ombra il giorno del Signore. 3. Omelia mistagogica, perché il Lezionario domenicale e festivo permette di trattare adeguatamente tutti gli aspetti della dottrina della fede e i principi della vita cristiana. 4. Nell’insegnamento della liturgia si deve insistere in questa intima relazione dell’Eucaristia con l’anno liturgico.

[00099-01.04] [IN035] [Testo originale: spagnolo]

- S.E.R. Mons. Thomas Christopher COLLINS, Arcivescovo di Edmonton (CANADA)

Non dobbiamo vedere l’Eucaristia soprattutto come qualcosa creata da noi, ma come il mistero di fede nel quale incontriamo Cristo Risorto, di cui aspettiamo la venuta gloriosa, e come un dono divino che ci consente l’accesso alla corte celeste (Regno). Questo modo di considerare l’Eucaristia si trova nei primi tempi della Chiesa, nell’Apocalisse, conseguenza essa stessa dalla celebrazione eucaristica, e che ci introduce nel suo significato.
I cristiani dell’Apocalisse si sono trovati di fronte a sfide maggiori di quelle dei nostri giorni, ma si sono posti nel contesto di una visione soprannaturale. Dobbiamo considerare ogni celebrazione dell’Eucaristia come una porta su quel mondo di gloria, che ci permette, in qualità di discepoli, di inserire le nostre lotte nel contesto vitale della vittoria del Signore Risorto. Il dono della prospettiva apocalittica che Dio ci offre in ogni celebrazione eucaristica ci permette di valutare con più chiarezza i problemi morali che affrontiamo nel nostro viaggio quotidiano.
Per vivere come cristiani autentici, abbiamo anche bisogno di un senso apocalittico di urgenza. Se ci rendiamo conto che ci stiamo affrettando verso l’incontro con Cristo, siamo anche capaci di valutare i bisogni di questo nostro mondo transitorio e di vivere in pienezza ogni breve momento. E’ soprattutto nell’Eucaristia che acquistiamo la consapevolezza della venuta del Signore, e questo dovrebbe infonderci un senso di urgenza salvifica. Così, alla fine della celebrazione, saremo spinti a dare la nostra vita in sintonia con il Signore che abbiamo incontrato.

[00101-01.04] [IN037] [Testo originale: inglese]

Quindi, alla presenza del Santo Padre, sono seguiti gli interventi liberi. Al termine di questi, il Santo Padre ha voluto offrire un suo contributo alla condivisione fraterna.

A questa Congregazione Generale che si è conclusa alle ore 19.00 con la preghiera dell’Angelus Domini erano presenti 243 Padri.

 
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