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SYNODUS EPISCOPORUM
BOLLETTINO

XI ASSEMBLEA GENERALE ORDINARIA
DEL SINODO DEI VESCOVI
2-23 ottobre 2005

L'Eucaristia: fonte e culmine della vita e della missione della Chiesa


Questo Bollettino è soltanto uno strumento di lavoro ad uso giornalistico.
Le traduzioni non hanno carattere ufficiale.


Edizione italiana

11 - 07.10.2005

SOMMARIO

♦ OTTAVA CONGREGAZIONE GENERALE (VENERDÌ 7 OTTOBRE 2005 - ANTEMERIDIANO)

♦ OTTAVA CONGREGAZIONE GENERALE (VENERDÌ, 7 OTTOBRE 2005 - ANTEMERIDIANO)

● INTERVENTI IN AULA (CONTINUAZIONE)

Alle ore 09.00 di oggi venerdì 7 ottobre 2005, memoria della Beata Vergine del Rosario, alla presenza del Santo Padre, con il canto dell’Ora Terza, ha avuto inizio l’Ottava Congregazione Generale, per la continuazione degli interventi dei Padri Sinodali in Aula sul tema sinodale : L’Eucaristia: fonte e culmine della vita e della missione della Chiesa

Presidente Delegato di turno S.Em.R. il Sig. Card. Juan SANDOVAL ÍÑIGUEZ, Arcivescovo di Guadalajara (Messico).

Dopo l’intervallo dell’Ottava Congregazione Generale il Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi ha chiesto la preghiera dei Padri sinodali per le vittime dell’uragano tropicale in America Centrale.

Quindi, ha espresso gli auguri per l’onomastico di due Padri sinodali in occasione della memoria odierna.

Infine, prima di riprendere l’intervento dei Padri sinodali in Aula, il Segretario Generale ha comunicato che il Santo Padre, accogliendo il suggerimento di diversi Padri sinodali, ha disposto che, lunedì 17 ottobre 2005 dalle ore 17.00 alle 18.00, nella Patriarcale Basilica di San Pietro in Vaticano, si terrà un ora di Adorazione Eucaristica.

A questa Congregazione Generale che si è conclusa alle ore 12.30 con la preghiera dell’Angelus Domini erano presenti 245 Padri.

● INTERVENTI IN AULA (CONTINUAZIONE)

- S.Em.R. Card. Alfonso LÓPEZ TRUJILLO, Presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia (CITTÀ DEL VATICANO)
- S.Em.R. Card. Darío CASTRILLÓN HOYOS, Prefetto della Congregazione per il Clero (CITTÀ DEL VATICANO)
- S.B. E.ma Card. Nasrallah Pierre SFEIR, Patriarca di Antiochia dei Maroniti, Capo del Sinodo della Chiesa Maronita (LIBANO)
- S.E.R. Mons. Aleksander KASZKIEWICZ, Vescovo di Grodno (BIELORUSSIA)
- S.E.R. Mons. Dominik DUKA, O.P., Vescovo di Hradec Králové (REPUBBLICA CECA)
- S.Em.R. Card. Juan Luis CIPRIANI THORNE, Arcivescovo di Lima (PERÙ)
- S.Em.R. Card. Karl LEHMANN, Vescovo di Mainz, Presidente della Conferenza Episcopale (REP. FEDERALE DI GERMANIA)
- S.E.R. Mons. Henryk MUSZYŃSKI, Arcivescovo di Gniezno (POLONIA)
- S.Em.R. Card. Francis ARINZE, Prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti (CITTÀ DEL VATICANO)
- S.E.R. Mons. Rosario Pio RAMOLO, O.F.M. Cap., Vescovo di Goré (CIAD)
- S.E.R. Mons. Juan Antonio UGARTE PÉREZ, Arcivescovo di Cuzco (PERÙ)
- S.E.R. Mons. Brian Michael NOBLE, Vescovo di Shrewsbury (GRAN BRETAGNA (INGHILTERRA E GALLES)
- S.E.R. Mons. Cornelius Fontem ESUA, Arcivescovo Coadiutore di Bamenda (CAMERUN)
- S.E.R. Mons. Theotonius GOMES, C.S.C., Vescovo titolare di Zucchabar, Ausiliare di Dhaka (BANGLADESH)
- S.E.R. Mons. Joseph Mohsen BÉCHARA, Arcivescovo di Antélias dei Maroniti (LIBANO)
- S.E.R. Mons. Denis George BROWNE, Vescovo di Hamilton in New Zealand, Presidente della Conferenza Episcopale della Nuova Zelanda, Presidente della Federation of Catholic Bishops' Conferences of Oceania (F.C.B.C.O.) (NUOVA ZELANDA)
- S.Em.R. Card. Jean-Louis TAURAN, Archivista e Bibliotecario di S.R.C. (CITTÀ DEL VATICANO)
- S.E.R. Mons. William Joseph LEVADA, Arcivescovo emerito di San Francisco, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede (CITTÀ DEL VATICANO)
- S.Em.R. Card. Péter ERDŐ, Arcivescovo di Esztergom-Budapest, Presidente della Conferenza Episcopale (UNGHERIA)
- S.E.R. Mons. Adrian Leo DOYLE, Arcivescovo di Hobart (AUSTRALIA)
- S.E.R. Mons. Anthony MUHERIA, Vescovo di Embu (KENYA)
- S.E.R. Mons. Tarcisius Gervazio ZIYAYE, Arcivescovo di Blantyre, Presidente della Conferenza Episcopale (MALAWI)

Diamo qui di seguito i riassunti degli interventi:

- S.Em.R. Card. Alfonso LÓPEZ TRUJILLO, Presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia (CITTÀ DEL VATICANO)

Si tratta di un problema scottante in non poche nazioni e parlamenti. Oggi i progetti di legge e le scelte fatte o da fare mettono in grave pericolo "la stupenda notizia", cioè il vangelo della famiglia e della vita, che formano un'unità inscindibile. E' in gioco il futuro dell'uomo e della società e, per tanti aspetti, la genuina possibilità di una evangelizzazione integrale.
C'è, come spesso si sente, un'argomentazione spuria per una cosiddetta libera scelta politica, che avrebbe il primato sui principi evangelici ed anche sul riferimento ad una retta ragione. Il positivismo giuridico sarebbe una spiegazione sufficiente. Sono abbastanza conosciute le ambigue posizioni di legislatori sul divorzio, sulle coppie di fatto, che almeno implicitamente costituirebbero un'alternativa al matrimonio, sebbene queste unioni siano semplicemente una "finzione giuridica", "denaro falso messo in circolazione". Peggio ancora, quando si tratta di "coppie" dello stesso sesso, cosa finora sconosciuta nella storia culturale dei popoli e nel diritto, anche se non presentate come "matrimonio".
Certamente ancora più distruttivo è presentare questa finzione giuridica come "matrimonio" e pretendere il diritto all'adozione dei bambini. Tutta questa tendenza, che può invadere tante nazioni, è chiaramente contraria al diritto divino, ai comandamenti di Dio, ed è negazione della legge naturale. Il tessuto sociale è ferito in modo letale. Ne consegue un influsso disastroso sui diritti e sulla verità riguardante l'uomo, il quale non coglie più il carattere "trascendente" del suo "esistere come uomo" e si riduce ad uno strumento e ad un oggetto nei diversi attentati contro la vita, ad iniziare dal delitto abominevole dell'aborto.
Si può permettere l'accesso alla comunione eucaristica a coloro che negano i principi e i valori umani e cristiani? La responsabilità dei politici e legislatori è grande. Non si può separare una cosiddetta opzione personale dal compito socio-politico. Non è un problema "privato", occorre l'accettazione del Vangelo, del Magistero e della retta ragione! Come per tutti, anche per i politici e i legislatori vale la parola di Dio: "Chiunque mangia il pane o beve il calice del Signore indegnamente..., mangia e beve la sua .condanna" (l Cor 11,27.29).
Nell'Eucaristia è realmente presente il Signore della famiglia e della vita, dell'amore, dell'alleanza che unisce gli sposi. Dio è il Creatore della dignità umana. La questione non si risolve in modo congiunturale secondo la varietà degli atteggiamenti nei differenti paesi, poiché la coscienza dei cristiani e la comunione ecclesiale risulterebbero offuscate e confuse. Tutte quelle questioni devono essere chiarite e illuminate dalla Parola di Dio alla luce del Magistero della Chiesa, nello splendor Veritatis. I politici e i legislatori devono sapere che, proponendo o difendendo i progetti di leggi inique, hanno una grave responsabilità e devono porre rimedio al male fatto e diffuso per poter accedere alla comunione con il Signore che è via, verità e vita (cfr Gv 14, 6).

[00155-01.03] [IN125] [Testo originale: italiano]

- S.Em.R. Card. Darío CASTRILLÓN HOYOS, Prefetto della Congregazione per il Clero (CITTÀ DEL VATICANO)

Faccio riferimento soprattutto ai numeri 6, 25 - 33,34 e 18 dell’Instrumentum Laboris.
Questo Sinodo professa e conferma la fede secolare della Chiesa nel grande sacramento, che eccelle su tutti gli altri sacramenti perché in esso è contenuto, sotto le specie consacrate, in modo vero, reale e sostanziale Nostro Signore Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo. Nell’Eucaristia, perché veramente uomo e realmente presente, posso conversare con il mio Signore, posso rivolgermi a Lui senza timore nella povertà del mio linguaggio e dei miei sentimenti; e perché Egli è veramente Dio si apre davanti a me un orizzonte infinito di contemplazione, un terreno di sicurezze e certezze. Il popolo cattolico, con sapienza vitale, sa veramente cos’è la santa Eucaristia? La scarsa partecipazione all’Eucaristia domenicale, la scomparsa delle associazioni di culto eucaristico, la mancanza di coerenza in molte persone tra la pratica eucaristica e la vita, l’abitudine generalizzata di comunicarsi senza confessarsi, la pratica del sacramento da parte di divorziati risposati, e di persone violente sollevano l’interrogativo: il popolo cattolico sa veramente cos’è l’Eucaristia? Non si conosce abbastanza profondamente la grandezza del mistero di un Dio che si fa pane e compagnia, che si accampa nelle tende del pellegrinaggio per offrire il suo amore redentore.
Mi permetto di proporre alcune soluzioni:
1. Una catechesi a tutti i livelli secondo le culture, età, condizioni intellettuali, economiche, sociali.
2. I leaders chiamati a eseguire questo progetto sono i sacerdoti. Scelti da sempre dal Padre, sono stati sigillati da Cristo. Fedeli nel loro compito, hanno bisogno di sostegno nella stanchezza del cammino, di aiuto e comprensione nella fragilità e di guide per la santità. Sono oltre 400.000, una capillarità grandissima che non ha dimenticato il mandato “fate questo in memoria di me”. Potremmo chiedere rispettosamente che nella Esortazione post-sinodale il Santo Padre li incoraggi e li stimoli. Loro, formati e seguiti, possono riempire i vuoti, correggere gli abusi, impartire un insegnamento sano e forte. Possono stimolare e guidare i laici animatori delle comunità senza sacerdote stabile e celebrare l’eucaristia, se le circostanze lo esigono quasi in forma itinerante. Assieme ai sacerdoti ci saranno i religiosi e le religiose, le famiglie, i movimenti, i catechisti, i giovani, tutti quei laici impegnati, nutriti e motivati dalla stessa Eucaristia.
In questa impresa catechistica possiamo contare su due potenti strumenti: il Catechismo della Chiesa Cattolica e il Compendio del Catechismo dato recentemente alla Chiesa dal Santo Padre.
3. Per un culto adeguato dell’Eucaristia bisogna ricuperare il senso del mistero e della devota venerazione del sacro. La dignità del rito esclude la superficialità, la banalizzazione del sacro. Gli abusi offuscano la ricchezza della riforma liturgica.
4. Urge un’azione mondiale per la santificazione dei ministri dell’Eucaristia: profonda riflessione spirituale, orazione costante, giornate di digiuno e contemplazione silenziosa del volto eucaristico di Gesù, il Signore. Essi trasmetteranno questa forza e vita a tutta la famiglia cattolica.
La ricchezza del celibato, dono prezioso dello Spirito Santo, eleva la persona e la figura eucaristica del sacerdote. Nell’ambito della cultura sessuale odierna il matrimonio dei sacerdoti non sarebbe una garanzia e nemmeno una sicurezza di fronte ai problemi di ordine morale che toccano alcuni sacerdoti.
Il Sinodo può chiedere al Santo Padre che ci incoraggi ad apprezzare nella nostra Chiesa sempre di più il dono inestimabile del celibato e a chiudere le porte a false aspettative che possono creare inquietudine e confusione:

[00157-01.04] [IN132] [Testo originale: spagnolo]

- S.B. E.ma Card. Nasrallah Pierre SFEIR, Patriarca di Antiochia dei Maroniti, Capo del Sinodo della Chiesa Maronita (LIBANO)

1. Mi riferisco alla Relazione prima della Discussione, punto a2, intitolato “Viri probati?”, che tratta del celibato dei sacerdoti cattolici. Il testo dice: “Per sopperire alla scarsità di sacerdoti, taluni, guidati dal principio salus animarum suprema lex, avanzano la richiesta di ordinare fedeli sposati, di provata fede e virtù, i così detti viri probati”, invece di lasciare le parrocchie senza servizio sacerdotale.
2. Esiste un problema che nessuno ignora e che merita un esame attento. Nella Chiesa maronita sono ammessi i sacerdoti sposati. La metà dei nostri sacerdoti diocesani sono sposati. Ma bisogna riconoscere che se il ricorso agli sposati risolve un problema ne crea altri altrettanto gravi. Il sacerdote sposato ha il dovere di occuparsi di sua moglie e dei suoi figli, assicurare loro una buona educazione, inserirli nella società. Inoltre il sacerdozio in Libano si è anche dimostrato un mezzo di promozione sociale.
Esiste un’altra difficoltà per un prete sposato ed è quella di non avere un buon rapporto con i suoi parrocchiani. Il suo Vescovo tuttavia non può cambiarlo per l’impossibilità di trasferire insieme a lui tutta la sua famiglia. Nonostante tutto, i sacerdoti sposati hanno perpetuato la fede di quel popolo con cui condividono la dura vita. Senza di loro questa fede non esisterebbe più.
3. D’altra parte, il celibato è il gioiello più prezioso nel tesoro della Chiesa Cattolica. Ma come conservarlo in una atmosfera piena di erotismo: giornali, internet, cartelloni pubblicitari, spettacoli, tutto si mostra senza vergogna e ferisce ogni volta la virtù della castità. Naturalmente un sacerdote, una volta ordinato, non può più contrarre matrimonio. Inviare sacerdoti in un paese dove mancano (prendendoli) da un paese che ne ha tanti, non è la soluzione ideale se si tiene conto delle tradizioni, delle abitudini e delle mentalità.
Il problema rimane. Bisogna pregare lo Spirito Santo affinché suggerisca alla sua Chiesa soluzioni adeguate.

[00154-01.04] [IN143] [Testo originale: francese]

- S.E.R. Mons. Aleksander KASZKIEWICZ, Vescovo di Grodno (BIELORUSSIA)

Nel mio intervento vorrei richiamare la seconda parte dell' Instrumentum laboris, cioè la fede della Chiesa nel Mistero Eucaristico. Più precisamente l'argomento da me trattato rimane collegato alla conclusione della seconda parte. Il punto di partenza per la riflessione è l'esperienza vissuta dalla Chiesa locale in Bielorussia a confronto con ciò che si può osservare negli altri Paesi del mondo.
Ne derivano alcune proposte concrete:
- restituire al tabernacolo il posto centrale nelle chiese, per sottolineare la fede nella presenza reale di Gesù nei segni sacramentali;
- preparare una normativa precisa riguardante la progettazione degli edifici sacri, affinché la stessa architettura possa aiutare a portare l'uomo all' incontro con Gesù Eucaristico;
- anche se alcune chiese funzionano come monumenti storici, è necessario creare in esse un clima di profondo rispetto verso il Santissimo, affinché, per nessun motivo economico o commerciale, sia sminuito il loro carattere della casa di Dio;
- rendere le chiese accessibili anche al di fuori del tempo delle celebrazioni, per assicurare alla gente la possibilità d'incontro con Gesù presente nel Santissimo;
- promuovere, soprattutto nelle città, l'adorazione eucaristica, almeno in alcune ore del giorno, con la possibilità della riconciliazione sacramentale; la nostra esperienza ci dice che i luoghi dell'adorazione eucaristica contribuiscono all'incremento della sana devozione.

[00153-01.03] [IN144] [Testo originale: italiano]

- S.E.R. Mons. Dominik DUKA, O.P., Vescovo di Hradec Králové (REPUBBLICA CECA)

Quando sperimentiamo la vita della Chiesa nell’Eucaristia, non possiamo sperare che si tratti di un’“esperienza priva di tensioni”. Senza tensioni non c’è vita! Molti di noi sono convinti che esista una “liturgia tridentina” e una “liturgia posteriore al Concilio Vaticano II”. Ma non è vero. Ci sono liturgie differenti e sviluppi liturgici ci sono sempre stati. Dobbiamo avere grande considerazione e rispetto per la liturgia della Chiesa orientale, ma anche per i nuovi sviluppi della “liturgia latina”.
Quando fu elaborata la liturgia bizantina, per rendere onore a Cristo si fece ricorso al cerimoniale imperiale di corte, pur preservando contemporaneamente la fedeltà al mistero del Figlio di Dio.
In questo senso devono essere ammessi anche modi diversi di venerazione di Cristo in Asia, Africa o Europa. La differenza tra la liturgia latina e quella bizantina è più profonda di quella fra il “rito tridentino” e la “liturgia dello Zaire”! Lo studio della storia della Liturgia e dei sacramenti incoraggia anche una nuova azione liturgica. Non si può ridurre tutto solo all’obbedienza pedissequa di rubriche. Abbiamo bisogno anche di apprezzare il significato profondo insito nella liturgia e che da essa scaturisce.

[00160-01.05] [IN153] [Testo originale: tedesco]

- S.Em.R. Card. Juan Luis CIPRIANI THORNE, Arcivescovo di Lima (PERÙ)

Il numero 37 dell’Instrumentum Laboris ricorda che la Santa Messa è il Sacrificio Sacramentale; ma c’è da aggiungere che tutta la vita di Cristo ha un carattere sacrificale. La Messa per il cristiano è il luogo privilegiato della sua identificazione con Cristo. Pertanto, la risposta migliore della Chiesa alla cultura secolarizzata è lo “scandalo della Croce” (Cfr. Gal 5,11) come fondamento della pastorale di santificazione che si intende proporre. Suggeriamo due linee di condotta: la prima, rivolta a tutti i fedeli, per rendere più accessibile la confessione, con orari compatibili con la giornata lavorativa, con la presenza di sacerdoti prima e durante le cerimonie, incoraggiando il diritto ad utilizzare confessionari e non aumentando i ministri straordinari della Comunione. L’altra, centrata sulla santità dei sacerdoti e dei seminaristi: si raccomanda la pratica frequente della confessione, la scelta dei candidati al sacerdozio e la cura dei seminari.

[00159-01.04] [IN154] [Testo originale: spagnolo]

- S.Em.R. Card. Karl LEHMANN, Vescovo di Mainz, Presidente della Conferenza Episcopale (REP. FEDERALE DI GERMANIA)

Un Sinodo dei vescovi fa riferimento alla prassi della Chiesa, ma è bene che tenga conto delle nozioni teologiche che gli sono di aiuto. La trattazione dell’Eucaristia è stata a lungo influenzata dal rifiuto delle tendenze riformatrici. Ciò si è reso necessario e ha preservato la fede della Chiesa.
Grazie ai movimenti biblici, patristici, liturgici ed ecumenici del XX secolo abbiamo riscoperto la nostra ricca tradizione. Molto è stato recepito nel Concilio Vaticano II e nei documenti successivi, ma molto non è stato ancora colto e fatto nostro in modo fecondo. Si tratta in primo luogo di: Eucaristia come completa espressione di gratitudine al Dio trino, memoria (anamnesi, memoria) in quanto carattere fondamentale, sacrificio in quanto dono di sé di Gesù Cristo, invocazione dello Spirito, comunione eucaristica e unità della Chiesa.
Possiamo così comprendere meglio la ricchezza della nostra fede e inoltre risolvere alcuni problemi ecumenici. Le classiche decisioni dogmatiche si possono ben inserire in questo contesto e restano indispensabili. Così possiamo anche rispondere meglio al mandato che il vescovo affida a ogni sacerdote nell’Ordinazione:”Sii consapevole di ciò che fai!”. Il Sinodo dei vescovi rappresenta perciò una grande opportunità.

[00158-01.05] [IN155] [Testo originale: tedesco]

- S.E.R. Mons. Henryk MUSZYŃSKI, Arcivescovo di Gniezno (POLONIA)

Il numero 54 dell' Instrumentum "Parola e Pane di vita" esige un approfondimento biblico e teologico. Sia la Sacra Scrittura che la Tradizione patristica testimoniano l'interdipendenza della Parola e del Pane divino e l'analogia (non l'identità) tra il Verbo che si fece carne e la Parola di Dio "incarnata"nelle vesti umane. In entrambi il Cristo, Verbo della vita eterna (1 Gv 1,3), si dona come nutrimento salvifico. Uno stretto rapporto tra la Parola e il Pane proviene dalla centralità della Persona e della missione del Risorto (cfr. il racconto sui discepoli di Emmaus: la presenza del Cristo nelle Scritture prepara i discepoli a comprendere il mistero della sua presenza nel pane spezzato).
In modo analogo il pane della vita (Gv 6,5; cfr. 6,51) corrisponde al verbo della vita (1 Gv l,l; cfr. Gv 6,68). Lo stesso parallelismo si trova anche nell' antica tradizione cristiana, ad es. in Origene (Scholia in Mattheum 17,14-21), Tertulliano (De res. mort 37,11) san Ireneo (Adv. Haereses 4.23,22-29), Cesario d'Arles (Sermo 78,2) e san Girolamo: [ci] si può nutrire del suo Corpo e bere il suo Sangue non solo nel mistero dell 'Eucaristia ma anche tramite la lettura della Sacra Scrittura (Girolamo, In Eccles. 3,12).

[00064-01.04] [IN056] [Testo originale: italiano]

- S.Em.R. Card. Francis ARINZE, Prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti (CITTÀ DEL VATICANO)

Nel trattare la Celebrazione Eucaristica, l’ars celebrandi si riferisce alla partecipazione interiore ed esteriore da parte del celebrante e della congregazione. Essa mette in luce l’importanza di un forte senso di contemplazione estatica, quasi un sacro stupore dinanzi al Mistero di Dio che si rivela e ci dona le sue ricchezze nella Santa Eucaristia. Esige un silenzio accogliente e una reazione di preghiera che scaturisce da cuori in ascolto che si aprono all’azione nascosta ma potente dello Spirito Santo.
L’ars celebrandi impone serie esigenze al sacerdote che celebra il sacrificio Eucaristico: consapevolezza del ministero ricevuto con l’Ordinazione (“agnosce quod agis, imitare quod tractas”) e consapevolezza di agire “in persona Christi” oltre che come ministro della Chiesa universale. Essa sprona il sacerdote ad approfondire la sua conoscenza della liturgia, della Scrittura e della teologia e sottolinea l’importanza della formazione permanente per i sacerdoti che esercitano il ministero. Infatti molti abusi liturgici “trovano molto spesso fondamento nell’ignoranza” o “in un falso concetto di libertà” (Redemptionis Sacramentum, 6, 7).
L’ars celebrandi aiuta il sacerdote a porsi in una disposizione di piena fede e in un atteggiamento composto durante la Messa. Da una parte non può isolarsi dai presenti. Dall’altra non deve diventare un protagonista che dà spettacolo di sé. Liturgia non è ciò che facciamo, bensì ciò che riceviamo nella fede.
Per quanto riguarda gli altri che contribuiscono alla celebrazione Eucaristica - i servitori dell’altare, i lettori, il coro, ecc. - l’ars celebrandi esige una buona preparazione, fede, umiltà e una costante attenzione al sacro mistero più che a se stessi.
Quando la Messa viene celebrata in questo spirito, essa nutre la fede e la manifesta fortemente- lex orandi, lex credendi. Grazie a un’autentica comprensione del ruolo delle norme liturgiche, una celebrazione siffatta è scevra da banalizzazioni e dissacrazioni. Fa sì che le persone tornino a casa avendo ricevuto il nutrimento appropriato, spiritualmente rinfrancate e dinamicamente pronte all’evangelizzazione.
Il ruolo del Vescovo diocesano nel promuovere l’ars celebrandi è di cruciale importanza (cf Sacrosanctum Concilium, 41; Instr. Laboris, 52). Le Messe celebrate nelle cattedrali, nei grandi santuari e centri di pellegrinaggio e nelle grandi assemblee di fedeli, dovrebbero essere modelli di ars celebrandi.

[00074-01.06] [IN050] [Testo originale: inglese]

- S.E.R. Mons. Rosario Pio RAMOLO, O.F.M. Cap., Vescovo di Goré (CIAD)

Beatissimo Padre, cari fratelli sinodali, fratelli e sorelle in Cristo,
Parlo a nome della Conferenza Episcopale del Ciad e a nome mio.
In Ciad i primi missionari cattolici sono arrivati nel 1929. Oggi i cristiani cattolici rappresentano circa il 20% dei sette milioni di abitanti, distribuiti in sette diocesi e una prefettura apostolica.
La Chiesa in Ciad è in piena crescita e vive la propria fede soprattutto intorno ai sacramenti, laddove il Battesimo e l’Eucaristia sono i pilastri delle nostre comunità. In materia di Eucaristia, il nostro Paese sta per vivere una “prima”: un Congresso Eucaristico Nazionale, che sarà celebrato il prossimo gennaio. È stato preparato per tre anni attraverso Congressi Eucaristici parrocchiali e diocesani, che, contro ogni attesa, si sono rivelati dei veri successi.
1. La nostra festa intorno a Gesù Eucaristico
Le celebrazioni eucaristiche domenicali sono i momenti più attesi della settimana dalle comunità sia nei grandi centri sia nei villaggi più isolati. L’Eucaristia occupa un posto molto importante nella vita delle nostre comunità e dei fedeli. Tutte le celebrazioni eucaristiche, soprattutto quelle domenicali, sono momenti di festa. Sono l’espressione della nostra salvezza e il segno della nostra unità. I cristiani sono fieri di parteciparvi. La liturgia è resa viva dai canti e dalle danze che i cristiani fanno nei diversi momenti della celebrazione. La grande partecipazione dei bambini e delle donne rende ancora più festosa e gioiosa questa liturgia.
2. Le nostre preoccupazioni
Le diocesi non hanno un numero sufficiente di sacerdoti per venire incontro alle necessità delle comunità cristiane, perciò molti cristiani la domenica restano senza celebrazione eucaristica e senza comunione.
I ministri straordinari dell’Eucaristia non sono sufficientemente preparati per tale ministero. In assenza del sacerdote spesso i fedeli fanno confusione tra la celebrazione eucaristica e la celebrazione della Parola di Dio. Tale confusione diventa ancora più grande quando a quest’ultima si associa la comunione eucaristica.
La perdita del senso del sacro è uno dei problemi più importanti che incontriamo oggi nelle celebrazioni eucaristiche. Il senso del sacro è una realtà che attualmente sfugge ai fedeli e che, per diverse ragioni, non fa più parte del loro retaggio culturale.
Un’altra difficoltà è causata dal basso numero di fedeli che si comunicano durante le celebrazioni eucaristiche a causa della loro situazione matrimoniale: ritardo nel regolarizzare il matrimonio, paura del sacramento del matrimonio, poligamia... La stessa situazione è vissuta dalle coppie miste.
3. Tentativi di soluzione
Dinanzi a tutti questi problemi occorrerebbe mettere a punto una catechesi per l’approfondimento della fede dei cristiani adulti.
Occorre pensare all’istituzione del diaconato permanente affinché le comunità cristiane possano beneficiare della comunione eucaristica ogni domenica.
Occorre ravvivare ufficialmente l’istituzione dei ministri straordinari dell’Eucaristia, sebbene il problema dei mezzi di trasporto, viste le grandi distanze, e quello economico comunque permangano.
Al di là di tutte queste gioie, e nonostante le preoccupazioni e i difficili tentativi di soluzione, l’Eucaristia rimane per la nostra Chiesa il centro di tutta la vita cristiana e delle nostre celebrazioni. Che diventi fonte e culmine della vita e della missione di questa giovane Chiesa Famiglia di Dio che è in Ciad.

[00061-01.05] [IN052] [Testo originale: francese]

- S.E.R. Mons. Juan Antonio UGARTE PÉREZ, Arcivescovo di Cuzco (PERÙ)

Al n. 50 dell’Instrumentum laboris vengono indicate alcune disposizioni per ricevere degnamente il Corpo di Cristo. Questa considerazione mi offre lo spunto per commentare un aspetto importante in questo ambito: la distribuzione della comunione in mano. Nei termini in cui questa pratica era contemplata inizialmente - limitata a gruppi di persone con una buona formazione - certamente si tratta di un’opzione accettabile. In questo caso non si corre il pericolo che vengano commessi alcuni abusi che, purtroppo, si verificano quando la comunione viene distribuita in mano in modo indiscriminato, vale a dire senza la garanzia che quanti la ricevono abbiano una formazione sufficiente e intenzioni rette. Per quanti conoscono questi rischi, tale pratica spesso si trasforma in fonte di tensioni: sia per il sacerdote, che deve richiamare coloro che non consumano l’ostia consacrata immediatamente, sia per gli altri fedeli che assistono a tali situazioni. In definitiva, per rispetto al Santissimo Sacramento, e come misura di prudenza, ritengo necessario che questa assemblea esamini l’opportunità di suggerire norme per limitare tale pratica a piccoli gruppi di persone di buona fede e formazione comprovate.

[00063-01.05] [IN054] [Testo originale: spagnolo]

- S.E.R. Mons. Brian Michael NOBLE, Vescovo di Shrewsbury (GRAN BRETAGNA (INGHILTERRA E GALLES)

La sezione 71 parla dell’importanza della Messa Domenicale per la sopravvivenza della fede. Per questo motivo occorre “garantire la celebrazione della Messa al massimo numero possibile di fedeli”.
Tuttavia in molte Diocesi a causa della mancanza di sacerdoti è difficile che ci sia un’offerta adeguata in questo senso ed è probabile che questa difficoltà aumenterà sempre di più.
Le sezioni 55 e 56 dell’Instrumentum pongono l’attenzione su alcune conseguenze di tale situazione: celebrazioni della Parola sostitutive della Santa Messa rischiano di ridurre il culto cristiano a un servizio assembleare. Può sorgere confusione sulla differenza tra il ministero ordinato e non ordinato. Non dovremmo aggiungere a ciò il rischio che i preti debbano assumere un ruolo quasi esclusivamente inerente al culto, mettendo così a rischio la dimensione profetica e pastorale del ministero ordinato? E non costituisce una parte importante della nostra Tradizione il fatto che esista uno stretto legame tra presiedere l’Eucaristia e presiedere una comunità nell’amore?
La preghiera per le vocazioni e la distribuzione dei sacerdoti nelle chiese (55) sono già dei progressi, ma vorrei sottolineare la necessità di un approccio più urgente al problema. Se l’Eucaristia è la fonte e culmine della nostra vita e missione, non dovrebbe essere nostra priorità un’adeguata offerta della sua celebrazione? E per quanto tempo ancora le comunità dovrebbero essere comunità “in attesa del sacerdote”?
Per questi motivi, propongo che la Santa Sede consulti i Vescovi sulla vastità del problema e chieda la nostra opinione su quale sia il modo migliore di affrontare la questione in quei paesi dove la necessità è molto forte.

[00077-01.06] [IN064] [Testo originale: inglese]

- S.E.R. Mons. Cornelius Fontem ESUA, Arcivescovo Coadiutore di Bamenda (CAMERUN)

Al punto n. 47 dell’Instrumentum laboris ci si rammarica del fatto che “non sempre si cura in modo adeguato la proclamazione della Parola di Dio”.
Per sottolineare l’importanza della Liturgia della Parola durante la celebrazione Eucaristica dovrebbe esserci nelle nostre parrocchie, innanzitutto, un’appropriata organizzazione del Ministero Pastorale Biblico (l’Apostolato Biblico). Grazie a esso si insegna al fedele il rispetto e la venerazione per la Parola di Dio (cfr. Dei Verbum, n.21). Le Bibbie stanno nelle case, nelle comunità e nelle Chiese cristiane per la venerazione e la preghiera, così come l’Eucaristia è conservata nelle nostre Chiese e cappelle per l’adorazione e la preghiera. Il fedele impara a leggere, pregare e meditare la Parola di Dio che è viva, attiva e potente. Ciò aiuterebbe i ministri sia ordinati che non ordinati a proclamare la Parola di Dio con maggiore convinzione durante la celebrazione liturgica, e il fedele la accoglierebbe meglio e con la dovuta attenzione e venerazione. Un’adeguata organizzazione dello Studio Biblico e dei gruppi di Condivisione Evangelica, specialmente a livello di piccole comunità cristiane, preparerebbe meglio il fedele a un ascolto più attento e fruttuoso della Parola di Dio quando viene proclamata durante la celebrazione dell’Eucaristia.
In secondo luogo, dovrebbe essere sottolineata l’importanza dell’omelia che spiega la Parola di Dio a uso del fedele. Essa lega la Parola all’Eucaristia e fa sì che i partecipanti continuino a vivere l’Eucaristia, la testimonino nella carità e vadano in missione alla fine della celebrazione. Ci si dovrebbe impegnare a spiegare il compimento delle profezie dell’Antico Testamento in Gesù Cristo, l’ultima parola detta da Dio all’umanità, e che continua a parlarci oggi con la sua parola salvifica nelle concrete situazioni della vita. Senza l’omelia la celebrazione Eucaristica potrebbe essere considerata un atto magico. È l’omelia a fare la differenza tra la celebrazione cristiana dell’Eucaristia e i sacrifici della Religione Tradizionale Africana, che molte volte sono accompagnati da invocazioni e formule magiche, spesso in lingue che non vengono comprese dai partecipanti.
In terzo luogo, la solenne processione con il Libro del Vangelo poco prima della sua proclamazione (il Piccolo ingresso bizantino) intesa “come mistica entrata del Verbo incarnato e sua presenza in mezzo all’assemblea dei credenti” (n. 46) non è sufficiente a illuminare l’importanza della Liturgia della Parola. In alcune Chiese Particolari dell’Africa, per esempio in molte Diocesi del Camerun, la Liturgia della Parola è introdotta da un solenne Lezionario o da una Processione della Bibbia che comincia immediatamente dopo la Preghiera d’Inizio e non subito prima della proclamazione del Vangelo. L’assemblea è così invitata ad ascoltare la Parola di Dio con la stessa attenzione e rispetto con cui ascolta un sovrano tradizionale che si rivolge ad essa o quando viene proclamato un suo messaggio. Tutto ciò contribuirebbe a illuminare l’importanza della Parola di Dio e a sottolineare il fatto che è Dio in persona a parlare al suo Popolo quando la sua Parola, dell’Antico così come del Nuovo Testamento, viene proclamata durante la celebrazione Eucaristica. Il fedele l’ascolterebbe con maggiore riverenza, la stessa che prova al momento della Consacrazione.

[00079-01.08] [IN068] [Testo originale: inglese]

- S.E.R. Mons. Theotonius GOMES, C.S.C., Vescovo titolare di Zucchabar, Ausiliare di Dhaka (BANGLADESH)

Sono questi alcuni aspetti dell’Eucaristia che richiedono un’azione pastorale:
a) L’Eucaristia come nutrimento: Le Scritture parlano del cibo come di un’esigenza terrena fondamentale, alla quale viene fatto riferimento nella creazione, nel deserto del Sinai, nella “Preghiera del Signore”; la moltiplicazione dei pani ne esprime la “sufficienza e abbondanza”; l’Eucaristia indica la sua santità profonda. Il nutrimento, mantenendo il nostro corpo unito allo spirito, ha un fine spirituale; ricevuto come pane quotidiano, come appagamento nello spirito dei “poveri”, diventa una cosa santa. Se trattato con avidità, il cibo perde questa qualità di sacro. L’oppressione, la morte di tante persone per mancanza di cibo, è immensamente “non Eucaristica”, una situazione peccaminosa molto umiliante dei nostri tempi progrediti, che ci rende meno degni di celebrare l’Eucaristia. In modo molto concreto, la Chiesa, localmente, a livello parrocchiale e diocesano, e, a livello più elevato, quello delle nazioni e delle comunità internazionali, deve affrontare questa situazione in modo concreto, come obbligo e compito eucaristico.
b)L’Eucaristia come Corpo: L’Eucaristia come corpo di Cristo indica che il nostro corpo è santo e Eucaristico e non un fardello e un ostacolo per il nostro spirito. Tra corpo e spirito esiste comunione, non dicotomia. Dobbiamo prenderci cura “spiritualmente” del nostro corpo. Il Corpo sofferente di persone con malattie difficili, degli anziani e dei morenti, dei portatori di handicap gravi, di tutte le persone duramente oppresse e violate nel corpo, partecipa al mistero dell’Eucaristia, manifestando forza interiore, gloria e bellezza. Grazie alle loro ferite, uniti al Signore, veniamo sanati.
c) L’Eucaristia come Comunità: La stessa celebrazione eucaristica, creando l’unione sacramentale e mistica con Gesù, deve condurci a una comunione sempre più salda con la comunità locale. Concretamente, si può fare in modo che le Offerte durante la Celebrazione Eucaristica vengano donate direttamente ai poveri della comunità locale, facendo scaturire le nostre opere di carità direttamente dall’Eucaristia e rendendole in tal modo più spirituali e mistiche, più attraenti ed efficaci nel creare la comunione in seno alla comunità.
d) La crescente situazione ecumenica e interreligiosa esige una presenza più significativa dei non cattolici e dei non cristiani alla nostra Eucaristia, per manifestare una più profonda vicinanza con noi. Nell’ambito di una riflessione dottrinale e pastorale più ampia, è possibile avere una partecipazione massima o una presenza attiva da parte loro, compresi tutti coloro che non possono ricevere l’Eucaristia.

[00083-01.04] [IN077] [Testo originale: inglese]

- S.E.R. Mons. Joseph Mohsen BÉCHARA, Arcivescovo di Antélias dei Maroniti (LIBANO)

Al n. 49 del Instrumentum laboris un piccolo paragrafo è dedicato all’Epiclesi.
Desidero attirare l’attenzione su due punti:
1. Sarebbe un grande vantaggio se si concedesse più spazio alle preghiere eucaristiche, tanto numerose, utilizzate nelle liturgie orientali, al fine di poter presentare una visione completa del tema del sinodo.
2. Fare rapidamente un po’ di luce sul concetto dell’Epiclesi nella tradizione siro-maronita, specialmente in Sant’Efrem.
Secondo questa tradizione, Consacrazione ed Epiclesi sono intimamente legate, poiché riguardano una concezione globale dell’economia salvifica, che si sviluppa dalla creazione fino alla Parusia.
Le preghiere eucaristiche danno uno spazio importante al ruolo dello Spirito Santo, che vivifica e rende divini non solo il pane e il vino, ma anche tutta la comunità cristiana riunita per celebrare i Santi Misteri.
Più precisamente, il ruolo dello Spirito nella celebrazione eucaristica è legato al suo ruolo nella risurrezione di Cristo. In effetti l’altare rappresenta la tomba, mentre le specie del pane e del vino simboleggiano il corpo e il sangue di Cristo, immolato sulla croce e sepolto. Cristo è stato risuscitato dalla forza dello Spirito; lo stesso accade con le specie: il pane e il vino diventano il corpo e il sangue di Cristo risorto. La preghiera eucaristica di san Giacomo, del IV secolo, è molto illuminante a riguardo.
È evidente che la dinamica dell’Epiclesi non è chiusa entro confini limitati; piuttosto ha una dimensione ecclesiale infinita.
Sant’Efrem è più esplicito nel rivolgersi alla Chiesa: “... mangia il Fuoco nel pane; bevi lo Spirito nel sangue; vestiti del Fuoco e dello Spirito ed entra nella stanza delle luci”.
Il Fuoco e lo Spirito sono associati al pane e al vino eucaristico, poiché traducono la stessa realtà pneumatica, agendo attraverso tutta la Bibbia, e più precisamente nel Battesimo di Cristo, nella sua Risurrezione e nella Pentecoste. Agli occhi di Efrem, lo stesso pneuma agisce anche a livello della vita cristiana, sia personale che comunitaria.
Ricevere lo Spirito ricevendo il corpo eucaristico di Cristo significa costituire ed edificare il Corpo di Cristo che è la Chiesa, animata dallo Spirito. L’Eucaristia, pertanto, ha al contempo una dimensione cristica, pneumatica ed ecclesiale.
Il porre nuovamente l’accento sull’Epiclesi mostra che la Chiesa ammette il pluralismo e trae dalla sua tradizione, sia orientale sia occidentale, le ricchezze del suo patrimonio multiforme.

[00084-01.04] [IN078] [Testo originale: francese]

- S.E.R. Mons. Denis George BROWNE, Vescovo di Hamilton in New Zealand, Presidente della Conferenza Episcopale della Nuova Zelanda, Presidente della Federation of Catholic Bishops' Conferences of Oceania (F.C.B.C.O.) (NUOVA ZELANDA)

1. È importante, per noi come Chiesa, ricordare che le piccole comunità di cattolici hanno lo stesso diritto di partecipare all’Eucaristia dei loro fratelli e sorelle delle parrocchie grandi e impegnate. Noi, come Chiesa, abbiamo continuo bisogno di aprirci per trovare dei modi in cui l’Eucaristia possa diventare di facile accesso per tutti i nostri fedeli. “Allora gli dissero: Signore, dacci sempre questo pane” (Gv 6,34). Dobbiamo essere sensibili alle domande che i fedeli spesso ci pongono, per esempio: “Perché pare che sia possibile che i preti un tempo sposati della Comunità Anglicana vengano ordinati e fungano da sacerdoti cattolici, mentre ex sacerdoti cattolici che hanno avuto la dispensa dal loro voto di celibato non possono svolgere alcuna funzione pastorale?”
2. È necessario incoraggiare continuamente i nostri sacerdoti e diaconi a essere il più possibile efficaci nelle omelie per dare nutrimento, speranza e ispirazione alle nostre comunità. Buone omelie fanno sì che la congregazione entri nella Liturgia Eucaristica con fede più profonda e amore per il Signore. Possa il nostro Popolo essere sempre guidato con buone omelie alla compagnia di Gesù Cristo, quando Egli porta i fedeli dal tavolo della Parola al tavolo dell’Eucaristia.

[00090-01.04] [IN084] [Testo originale: inglese]

- S.Em.R. Card. Jean-Louis TAURAN, Archivista e Bibliotecario di S.R.C. (CITTÀ DEL VATICANO)

L’intervento fa riferimento alla III parte dell’”Instrumentum laboris”, “Eucaristia nella vita della Chiesa”, capitolo II, n° 66: “Atteggiamenti di adorazione”.
Almeno nel mondo occidentale, la genuflessione è sempre meno in uso. Praticamente non ci si inginocchia più durante la celebrazione della messa. Durante la settimana, le chiese sono spesso chiuse, la visita al SS. Sacramento diventa spesso impossibile.
Sarebbe bene ricordare l’importanza della testimonianza di cristiani e comunità che non esitano a inginocchiarsi per affermare la grandezza e la vicinanza di Dio nell’Eucaristia.
Davanti all’Eucaristia, l’uomo riconosce di avere bisogno di un Altro che gli dia nuove energie per le battaglie della vita. Un mondo senza adorazione sarebbe un mondo a sola misura d’uomo. Un mondo che non sia altro che mondo di produzione renderebbe la vita irrespirabile. Un mondo senza adorazione non solo è irreligioso, è un mondo inumano!

[00111-01.04] [IN094] [Testo originale: francese]

- S.E.R. Mons. William Joseph LEVADA, Arcivescovo emerito di San Francisco, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede (CITTÀ DEL VATICANO)

Una certa artificiale opposizione tra le omelie a carattere dottrinale e quelle liturgiche ha impedito la formazione catechetica dei fedeli per poter attuare la loro fede nel mondo odierno secolarizzato. Questa falsa dicotomia può essere superata solamente mostrando come l' aspetto dottrinale è quello che coglie il senso più profondo della Sacra Scrittura, analogamente a quanto fa la liturgia stessa: farci incontrare con Cristo, nostro Redentore.
Propongo, pertanto, che il Sinodo faccia propria la raccomandazione (cfr. N. 47) di chiedere che un programma pastorale sia preparato - non da imporre, ma da proporre a colore che predicano nelle celebrazioni eucaristiche domenicali - sulla base della ripartizione in tre anni del Lezionario, collegando la proclamazione della dottrina della fede ai testi biblici nei quali tali verità sono radicate, e facendo riferimento al Catechismo della Chiesa Cattolica ed al suo Compendio recentemente pubblicato.

[00112-01.04] [IN095] [Testo originale: italiano]

- S.Em.R. Card. Péter ERDŐ, Arcivescovo di Esztergom-Budapest, Presidente della Conferenza Episcopale (UNGHERIA)

Come abbiamo sentito nella relazione del Relatore Generale, lo "stupore" riguardo all'Eucaristia è un atteggiamento che corrisponde alla sua santissima realtà. L'atteggiamento dell'adorazione deve caratterizzare infatti già il modo della nostra partecipazione alla celebrazione eucaristica stessa. L'adorazione verso Cristo presente nell'Eucaristia anche fuori della Messa è realmente una conseguenza della nostra fede riguardo al mistero celebrato. Così Dio che è l'Altro rispetto a tutto il mondo creato, benché sia presente dappertutto in questo mondo, si incontra con l'uomo nel modo più intenso nella santissima Eucaristia. In tal modo Cristo diventa fonte della nostra vita cristiana, comunitaria ed individuale, e di tutta la missione della Chiesa.
È un grande valore se una persona desidera ardentemente la Comunione nella Chiesa cattolica ma è necessario compiere un cammino adeguato per arrivare ad essa: cambiare la propria vita, ricevere il sacramento della penitenza ecc. Questi passi devono essere attuati realmente, oggettivamente. Il desiderio emozionale non basta, la ricezione dell'Eucaristia non può essere vissuta con mentalità consumistica.
Sembra necessario che i sacerdoti e anche i fedeli ricevano un orientamento chiaro mediante la promulgazione di regole disciplinari circa questi punti, come pure a proposito della celebrazione del sacramento della penitenza durante la Messa.
Una conseguenza della santità speciale dell'Eucaristia è l'apertura verso i poveri. Nel nostro paese, il momento più importante che esprime la solidarietà verso i poveri è la raccolta durante la Messa.

[00113-01.04] [IN096] [Testo originale: italiano]

- S.E.R. Mons. Adrian Leo DOYLE, Arcivescovo di Hobart (AUSTRALIA)

Dopo aver letto l’Instrumentum laboris preparato per questo Sinodo, mi è venuto in mente che manca un forte riconoscimento del meraviglioso contributo dei nostri sacerdoti. In alcune parti del mondo, compreso il mio paese, l’Australia, quella del prete continua a essere una vocazione molto impegnativa, forse più di quanto non lo sia stata nel recente passato.
Voglio sottolineare il paragrafo 56 del documento, dove si esprime gratitudine per i Catechisti. Sono certo che tale gratitudine sia ben meritata, specialmente in quelle zone dove la Chiesa fa tanto affidamento sulla presenza e il contributo dei Catechisti.
Un tale riconoscimento non potrebbe essere rivolto anche alle molte migliaia di sacerdoti che, spesso in circostanze assai difficili, rendono un insostituibile servizio nel celebrare l’Eucaristia, tema a cui questo Sinodo ha dato così grande attenzione come parte dell’Anno dell’Eucaristia?
Spesso molti sacerdoti anziani si assumono pesanti responsabilità per un periodo di tempo più lungo rispetto ai loro coetanei nella società. Hanno responsabilità pastorali per un maggior numero di persone rispetto a quanto non accadeva nei primi anni del loro ministero sacerdotale. Molti devono affrontare lunghi viaggi per servire le comunità sparse sul territorio, mentre altri celebrano l’Eucaristia e gli altri Sacramenti per un numero molto ampio di persone pur avendo scarsa assistenza. Molti giovani sacerdoti vanno incontro a un futuro che sanno pieno di sfide per via del limitato numero di preti con cui condivideranno il ministero.

[00146-01.07] [IN103] [Testo originale: inglese]

- S.E.R. Mons. Anthony MUHERIA, Vescovo di Embu (KENYA)

È stata posta una grande attenzione sulle manifestazioni esteriori, talvolta a discapito dell’“interiorità inespressa” del mistero. La sfida per la Chiesa in Africa è il discernimento. La Liturgia deve condurre verso l’interno, dentro il mistero. Nella scelta delle danze liturgiche e degli altri elementi dell’inculturazione, occorre tener conto della loro capacità di condurre dentro il mistero perché possano essere idonei alla liturgia. Deve esservi spazio perché il mistero possa parlarci, in modo che si tenga ampiamente conto degli aspetti ascendenti-verso Dio e dell’aspetto discendente-santificante del Mistero Pasquale. Solo questa “interiorità-ascendenza” dell’aspetto festivo della Chiesa in Africa potrà veramente arricchire la celebrazione del mistero Eucaristico.
La celebrazione dell’Eucaristia come sacrificio della Croce richiede anche un approccio contemplativo. A tal fine, gli sforzi di inculturazione nella celebrazione liturgica dell’Eucaristia devono essere permeati di un profondo senso sacramentale, affinché gli aspetti esteriori siano un’autentica “esteriorizzazione” del mistero che viene celebrato. La “creatività” nel processo d’inculturazione perde l’orientamento se è priva di una profonda comprensione del Mistero.

[00145-01.05] [IN104] [Testo originale: inglese]

- S.E.R. Mons. Tarcisius Gervazio ZIYAYE, Arcivescovo di Blantyre, Presidente della Conferenza Episcopale (MALAWI)

Parlo a nome della Conferenza Episcopale del Malawi e mi riferisco al n. 70 dell’Instrumentum laboris, che parla del’Eucaristia domenicale.
L’Eucaristia rappresenta veramente il centro, la fonte e il culmine della nostra vita cristiana; eppure la realtà dice che l’80% dei fedeli del Malawi non possono partecipare all’Eucaristia tutte le domeniche. Non solo, molti di loro non possono parteciparvi neppure una volta al mese, e questo per la scarsità dei sacerdoti. Per la maggior parte dei nostri fedeli è la Parola di Dio a essere veramente presente in modo costante. Promuoviamo la condivisione di quella Bibbia che offra metodi di lettura migliori della Parola di Dio, quali la “Lectio divina”.
Attualmente la sfida che il Malawi e altri paesi devono affrontare è quella di fare dell’Eucaristia ciò che è: il centro della vita cristiana. Cosa possiamo fare perché tutti i fedeli abbiano la possibilità di partecipare alla celebrazione eucaristica tutte le domeniche? Con la scarsità di ministri ordinati, come possiamo rendere l’Eucaristia il centro della vita cristiana? Come possiamo far sì che la Santa Messa sia accessibile alle persone e così provvedere al loro nutrimento e alla loro crescita spirituale? La Chiesa ha il compito di trovare i mezzi idonei per affrontare questa sfida.
Ringraziamo Dio perché in Malawi abbiamo un gran numero di vocazioni al sacerdozio. La formazione dei seminaristi, i nostri futuri sacerdoti che saranno ministri dell’Eucaristia, è di importanza cruciale. Tuttavia il nostro impegno nell’assolvere questo compito essenziale è ostacolato talvolta da una seria e critica mancanza di risorse adeguate ed efficaci, sia umane che materiali. Riteniamo che l’impegno a un’autentica condivisione e scambio di risorse tra il nord e il sud possa trasformare le nostre condizioni e le nostre comunità, dotandole di sacerdoti ben formati che possano rendere un servizio pastorale completo al popolo di Dio. Le risorse del nord unite alle nostre possono contribuire alla formazione dei nostri futuri sacerdoti.
La Chiesa ha bisogno di molti sacerdoti con una buona formazione per una fruttuosa celebrazione e ricezione della Santa Eucaristia.

[00149-01.04] [IN107] [Testo originale: inglese]

 
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