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SYNODUS EPISCOPORUM
BOLLETTINO

XI ASSEMBLEA GENERALE ORDINARIA
DEL SINODO DEI VESCOVI
2-23 ottobre 2005

L'Eucaristia: fonte e culmine della vita e della missione della Chiesa


Questo Bollettino è soltanto uno strumento di lavoro ad uso giornalistico.
Le traduzioni non hanno carattere ufficiale.


Edizione italiana

17 - 11.10.2005

SOMMARIO

♦ TREDICESIMA CONGREGAZIONE GENERALE (MARTEDÌ, 11 OTTOBRE 2005 - ANTEMERIDIANO)
♦ SECONDA CONFERENZA STAMPA

♦ TREDICESIMA CONGREGAZIONE GENERALE (MARTEDÌ, 11 OTTOBRE 2005 - ANTEMERIDIANO)

● INTERVENTI IN AULA (CONTINUAZIONE)

Alle ore 09.00 di oggi martedì 11 ottobre 2005, alla presenza del Santo Padre, con il canto dell’Ora Terza, ha avuto inizio la Tredicesima Congregazione Generale, per la continuazione degli interventi dei Padri sinodali in Aula sul tema sinodale L’Eucaristia: fonte e culmine della vita e della missione della Chiesa.

Presidente Delegato di turno S.Em.R. il Sig. Card. Juan SANDOVAL ÍÑIGUEZ, Arcivescovo di Guadalajara (Messico).

A questa Congregazione Generale che si è conclusa alle ore 12.30 con la preghiera dell’Angelus Domini erano presenti 241 Padri.

● INTERVENTI IN AULA (CONTINUAZIONE)

In questa Tredicesima Congregazione Generale sono intervenuti i seguenti Padri:

- S.E.R. Mons. Angelo SODANO, Segretario di Stato (CITTÁ DEL VATICANO)
- S.E.R. Mons. Czeslaw KOZON, Vescovo di København (DANIMARCA)
- S.B.R. Michel SABBAH, Patriarca di Gerusalemme dei Latini, Presidente della Conferenza Episcopale (PAESI ARABI)
- S.Em.R. Card. Vinko PULJIĆ, Arcivescovo di Vrhbosna, Sarajevo, Presidente della Conferenza Episcopale di Bosnia ed Erzegovina (BOSNIA ED ERZEGOVINA)
- Rev. D. Julián CARRÓN, Presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione (SPAGNA)
- S.E.R. Mons. Carmelo Dominador F. MORELOS, Arcivescovo di Zamboanga (FILIPPINE)
- S.E.R. Mons. António Augusto DOS SANTOS MARTO, Vescovo di Viseu (PORTOGALLO)
- S.E.R. Mons. Jean-Claude MAKAYA LOEMBE, Vescovo di Pointe-Noire (CONGO (Rep. del)
- S.Em.R. Card. Renato Raffaele MARTINO, Presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace (CITTÀ DEL VATICANO)
- S.E.R. Mons. Antun ŠKVORČEVIĆ, Vescovo di Požega (CROAZIA)
- S.E.R. Mons. Diarmuid MARTIN, Arcivescovo di Dublin (IRLANDA)
- S.E.R. Mons. Frédéric RUBWEJANGA, Vescovo di Kibungo (Kibungo, RWANDA)
- S.E.R. Mons. Wilton Daniel GREGORY, Arcivescovo di Atlanta (STATI UNITI D'AMERICA)
- S.E.R. Mons. Edward Gabriel RISI, O.M.I., Vescovo di Keimoes-Upington (SUDAFRICA)
- S.E.R. Mons. Paul Mandla KHUMALO, C.M.M., Vescovo di Witbank (SUDAFRICA)
- S.E.R. Mons. Lewis ZEIGLER, Vescovo di Gbarnga, Presidente della Conferenza Episcopale (LIBERIA)
- S.E.R. Mons. Stanislav ZVOLENSKÝ, Vescovo titolare di Novasinna, Ausiliare di Bratislava-Trnava (SLOVACCHIA)
- S.E.R. Mons. Prakash MALLAVARAPU, Vescovo di Vijayawada (INDIA)
- Rev. P. Carlos Alfonso AZPIROZ COSTA, O.P., Maestro Generale dei Frati Predicatori
- S.E.R. Mons. Gabriel MBILINGI, C.S.Sp., Vescovo di Lwena (ANGOLA)
- S.E.R. Mons. Leon MAŁY, Vescovo titolare di Tabunia, Ausiliare di Lviv dei Latini (UCRAINA)
- S.Em.R. Card. Peter Kodwo Appiah TURKSON, Arcivescovo di Cape Coast (GHANA)
- S.E.R. Mons. Thomas SAVUNDARANAYAGAM, Vescovo di Jaffna (SRI LANKA)

Diamo qui di seguito i riassunti degli interventi:

- S.E.R. Mons. Angelo SODANO, Segretario di Stato (CITTÁ DEL VATICANO)

Il documento di lavoro della nostra Assemblea, al n. 85, ci ha invitato a riflettere sulla relazione fra Eucaristia ed unità ecclesiale. Parecchi Padri sono già intervenuti su tale importante argomento, sottolineandone i vari aspetti.
Da parte mia, vorrei evidenziare, in primo luogo, che tutta la liturgia eucaristica ci porta a rinsaldare fra noi i vincoli di unità. Importante è, per questo, la preghiera per il Papa, che è presente in ogni Santa Messa. Importante è la preghiera per il Vescovo, Pastore della Chiesa particolare ove si celebra l’Eucaristia. Importante è l’abbraccio di pace fra i presenti, per curare tutte le eventuali ferite all’unità che possono esistere nelle comunità locali. E vi sono spesso tante divisioni anche fra di noi, ministri del Signore, negli stessi istituti religiosi, nelle diocesi con diversi gruppi etnici. L’Eucaristia è sempre un invito all’unità di tutti i discepoli di Cristo; anzi, è sempre un agente di unità a motivo della grazia unificante che ci comunica.
Problema delicato è, invece, l’atteggiamento che dobbiamo tenere verso i nostri fratelli separati, che desiderano partecipare all’Eucaristia celebrata nella nostra Santa Chiesa. Ho sentito qui considerazioni diverse al riguardo. Da parte mia, però, vorrei ricordare che, per favorire l’unità con i fratelli separati, non dobbiamo dividerci fra noi. E la via sicura per non dividerci è la fedeltà alla disciplina vigente della Chiesa.
A tale proposito, la disciplina è chiara: basta leggere l’ultima Enciclica del compianto Papa Giovanni Paolo II “Ecclesia de Eucharistia”. Lì v’è tutto un capitolo sull’Eucaristia e la comunione ecclesiale.
Al n. 44, ad esempio, si legge:
“Proprio perché l’unità della Chiesa, che l’Eucaristia realizza mediante il sacrificio e la comunione al corpo e al sangue del Signore, ha l’inderogabile esigenza della completa comunione nei vincoli della professione di fede, dei Sacramenti e del governo ecclesiastico, non è possibile concelebrare la stessa liturgia eucaristica fino a che non sia ristabilita l’integrità di tali vincoli. Siffatta concelebrazione non sarebbe un mezzo valido, e potrebbe anzi rivelarsi un ostacolo al raggiungimento della piena comunione, attenuando il senso della distanza dal traguardo e introducendo o avallando ambiguità sull’una o sull’ altra verità di fede. Il cammino verso la piena unità non può farsi se non nella verità. In questo tema, il divieto della legge della Chiesa non lascia spazio a incertezze, in ossequio alla norma morale proclamata dal Concilio Vaticano II.
Vorrei comunque ribadire quello che nella Lettera enciclica “Ut unum sint” soggiungevo, dopo aver preso atto dell’impossibilità della condivisione eucaristica: «Eppure noi abbiamo il desiderio ardente di celebrare insieme l’unica Eucaristia del Signore, e questo desiderio diventa già una lode comune, una stessa implorazione. Insieme ci rivolgiamo al Padre e lo facciamo sempre di più con un cuore solo»”.
Al n. 45, poi, la medesima Enciclica ricorda:
“Se in nessun caso è legittima la concelebrazione in mancanza di piena comunione, non accade lo stesso rispetto all’amministrazione dell’Eucaristia, in circostanze speciali, a singole persone appartenenti a Chiese o Comunità ecclesiali non in piena comunione con la Chiesa cattolica. In questo caso, infatti, l’obiettivo è di provvedere a un grave bisogno spirituale per l’eterna salvezza di singoli fedeli, non di realizzare una intercomunione, impossibile fintanto che non siano appieno annodati i legami visibili della comunione ecclesiale”.
In questo passo dell’Enciclica il Magistero pontificio usa il termine intercomunione, che certo va spiegato, ma che, se ben inteso, può far comprendere il carattere straordinario della comunione data a chi non è cattolico.
Il nostro “instrumentum laboris” ha risolto il caso ponendo fra virgolette il termine “intercomunione” alla fine del n. 86!
In conclusione, vorrei dire che la fedeltà alla disciplina della Chiesa anche su tale punto delicato è una garanzia di unità fra di noi, in attesa che si avveri la preghiera di Cristo: “Ut unum sint” (Gv 17,21).

[00273-01.03] [IN215] [Testo originale: italiano]

- S.E.R. Mons. Czeslaw KOZON, Vescovo di København (DANIMARCA)

I paesi della Conferenza Episcopale nordica costituiscono un territorio della diaspora molto esteso, con circa 200.000 cattolici distribuiti diversamente nei vari Paesi, con una maggiore concentrazione in Svezia, Norvegia e Danimarca. I paesi di per sé sono in prevalenza luterani, seppure, in misura differente, secolarizzati.
Una delle sfide principali è rappresentata dalle notevoli distanze geografiche. Ciononostante, nella maggior parte delle parrocchie è possibile celebrare l’Eucaristia tutte le domeniche, con una partecipazione di circa il 20-30 per cento dei fedeli. Sebbene il numero dei sacerdoti sia relativamente elevato in rapporto al numero dei credenti, è il minimo richiesto dalle lunghe distanze.
In queste condizioni fuori dall’ordinario, i Pastori e i fedeli nel Nord vivono le stesse esperienze descritte da molti altri paesi dell’Europa settentrionale e occidentale.
La celebrazione eucaristica domenicale continua a essere la manifestazione liturgica centrale, ma molto spesso è anche l’unica a riunire le persone in chiesa. In alcuni luoghi sono molte le persone che assistono alla Messa nei giorni feriali e l’interesse per l’adorazione eucaristica sta lentamente crescendo.
Per quanto riguarda le celebrazioni liturgiche, le aspettative tra i fedeli sono abbastanza elevate, ed essi sanno apprezzare una liturgia ben preparata e ben eseguita. La partecipazione dei fedeli alla preparazione e alla realizzazione delle celebrazioni liturgiche è molto grande in alcuni luoghi. Tuttavia occorrono più possibilità di formazione e più proposte di corsi per approfondire la conoscenza e il senso della liturgia. La maggior parte delle persone ha una comprensione autentica dell’Eucaristia, tuttavia bisogna sottolineare e approfondire sempre più, attraverso la catechesi, l’aspetto del mistero e il carattere sacrificale della Santa Messa. Anche i cattolici dei paesi nordici devono affrontare la sfida di unire la fede e la vita, affinché la partecipazione all’Eucaristia li conduca a una vita d’impegno nella Chiesa e nella società. Anche la pratica della confessione lascia molto a desiderare. Ciò nonostante, non si riscontrano quasi abusi liturgici seri.
I fedeli chiedono di essere ascoltati e considerati in molte questioni, tuttavia il loro rispetto per il clero è grande e semplice. L’attività dei collaboratori laici, anche nel condurre la celebrazione, non porta a confondere il ruolo dei laici e degli ecclesiastici.
Dal punto di vista ecumenico, nonostante un clima generalemente positivo, la Chiesa cattolica percepisce una rafforzata incomprensione riguardo alla questione dell’intercomunione. Il punto di vista cattolico, a questo riguardo, è considerato superato dagli altri cristiani, e tale opinione purtroppo è condivisa anche da alcuni cattolici.
Vorremmo inoltre ricordare la situazione dolorosa di molti cattolici divorziati e risposati che non possono partecipare alla Comunione.
Nonostante queste sfide e questi problemi, l’Eucaristia nel Nord viene celebrata come una festa della fede, che riunisce le comunità e che è un elemento forte che costituisce la Chiesa.

[00203-01.05] [IN168] [Testo originale: tedesco]

- S.B.R. Michel SABBAH, Patriarca di Gerusalemme dei Latini, Presidente della Conferenza Episcopale (PAESI ARABI)

A Gerusalemme è stata istituita l’Eucaristia, a Gerusalemme ha avuto luogo tutto il mistero della redenzione. Oggi, l’Eucaristia, la presenza reale, è in tutti i santuari, in tutte le chiese parrocchiali, nelle città e villaggi. Ma nel Cenacolo - proprio in quello - da secoli non esiste la presenza eucaristica.
Inoltre, oggi e da lunghi anni, la terra santa è terra di conflitto, di odio, di morte, terra di sangue versato e di dignità violata. Allo stesso tempo è alla ricerca della pace e alla ricerca di Dio, unica sorgente della vera pace. Intanto però è il potere arbitrario dell’uomo che fa violenza a se stesso e al suo prossimo trasformando la terra di Dio in una terra fatta solo di uomini.
Per questo, il mio intervento vorrebbe trattare un aspetto della dimensione sociale dell’Eucaristia (Instrumentum Laboris n. 79). L’Eucaristia è nutrimento dell’anima e sorgente e forza di una presenza cristiana attiva nella società.
E’ necessaria quindi una rieducazione all’Eucaristia, per dire ai cristiani della Terra Santa che l’adorazione, la Messa, la comunione, non sono esercizi di pietà, ma una vita di comunione con la parrocchia e, oltre la parrocchia, con tutta la città o villaggio e con tutto il paese. Una rieducazione che faccia uscire il cristiano dal suo complesso di inferiorità di essere una ridotta minoranza e che, da una pietà come rifugio, lo porti a una pietà che lo spinga ad essere missionario. Occorrono adoratori che vadano nel mondo, per contribuire alla sua edificazione, per diventare costruttori e non per viverci come dei deboli pieni solo di recriminazioni e lamentele o come una minoranza a caccia di protezione.
Attraverso l’Eucaristia e l’adorazione, i cristiani arrivano alla “statura di Cristo” e in quanto veri adoratori hanno un posto che nessun altro può dar loro. Il cristiano, con la sua adorazione e la sua fede nella presenza reale, fa che Dio sia presente nella sua società e in situazioni di conflitto. Con la presenza di Dio, tutti - grandi e piccoli, forti o deboli avranno rapporti di uguaglianza come persone umane, tutte ugualmente oggetto dell’amore di Dio, creatore e redentore, e tutti insieme ritroveranno le vie che conducono alla pace e alla riconciliazione.

[00206-01.04] [IN170] [Testo originale: francese]

- S.Em.R. Card. Vinko PULJIĆ, Arcivescovo di Vrhbosna, Sarajevo, Presidente della Conferenza Episcopale di Bosnia ed Erzegovina (BOSNIA ED ERZEGOVINA)

Questo Sinodo dei vescovi potrebbe contribuire al rinnovamento della fede, della consapevolezza, della responsabilità e del rispetto per la degnissima celebrazione dell'Eucaristia. Davanti a noi c'è un dinamismo della vita, nel quale si svolge il processo dell'educazione della persona singola e della comunità su i diversi livelli della vita quotidiana.
Mi fermo su alcune domande:
1. Sacerdote come soggetto della celebrazione dell'Eucaristia
Spesso ci sembra che molti dei nostri sacerdoti sono stanchi, senza entusiasmo per il proprio servizio. Come possono i giovani, scegliendo la propria strada nella vita, appassionarsi alla vocazione sacerdotale quando spesso trovano stanchi, svogliati e noiosi i loro parroci?
Per quale motivo si dovrebbe celebrare la Santa Messa più di tre volte al giorno? Non si dovrebbe forzare la natura umana. Come può il sacerdote celebrare più di tre mese al giorno e rimanere sempre fresco e concentrato su ciò che si realizza davanti ai suoi occhi? Il pericolo è che tutto diventi un lavoro quotidiano come quello svolto in ufficio o in fabbrica. Passano i giorni e gli anni nel servizio sacerdotale senza frutti e risultati rispettabili. Dove sono i frutti?
Mi sembra che il sacerdote si trovi spesso in pericolo. Vivendo quotidianamente con gli altri uomini di questo millennio dentro il processo di secolarismo, materialismo, consumismo, ect., si perde anche il senso del sacro.
2. Senso del sacro
Oggi i valori sono scompigliati. Il senso del sacro si è oscurato e il senso per il peccato si è relativizzato. Cosa è oggi, per le nuove generazioni, il peccato?
L’adorazione eucaristica è, per il sacerdote ma non solo, una cosa straordinaria per interiorizzare tutti gli atti e i gesti sacri. Occorre prepararsi per l'Eucaristia. Solo con la dignità degli atti sacri e la consapevolezza profonda del mistero dell'Eucaristia si possono ricevere i frutti dell'Eucaristia.
L'Eucaristia è anche ringraziamento per la divina mensa, per la divina comunicazione tra il Creatore e la creatura. Quindi con l'Eucaristia nutriamo la nostra vita spirituale. Diligenza personale e prontezza a ricevere Dio stesso in preparazione al santo mistero, infine ringraziamento per la opportunità di celebrare i santi misteri dell'Eucaristia sono i valori che il sacerdote dovrebbe acquistare per salvare se stesso e per trasmettere i frutti dell'Eucaristia agli altri che si affidano e che cercano Dio nell'Eucaristia.
3. Parola Divina
Se presenti la tua offerta, e lì ti ricordi che il tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono e va prima a riconciliarti con il tuo fratello (Mt 5, 23-24). Come possono celebrare con diligenza i sacri misteri dell'Eucaristia gli uomini che coltivano invidia e odio verso i loro vicini? Senza perdono e pace non c'è il frutto dell'Eucaristia ed essa non si può celebrare degnamente.
4. Inoltre, come può il cristiano andare alla mensa del Signore se commette ingiustizia?
Ho domandato ad un diplomatico cattolico che lavora all’Unione Europea per il mio Paese: “Come puoi ricevere il Corpo di Cristo se ti comporti con la povera e piccola gente cosi?” Lui mi ha risposto: “Lo faccio per guadagnare soldi”.
5. Vocazione sacerdotale
Gesù ci ha dato il comandamento di pregare per le vocazioni. Nelle famiglie in cui si prega e si adora nascono anche le vocazioni al sacerdozio. Diligenza e chiamata al sacerdozio nascono nella propria famiglia. La chiesa familiare sia la prima scuola delle vocazioni, ma anche tempio dove si custodisce la diligenza dell'Eucaristia. Nei ragazzi che valorizzano l'Eucaristia germoglia anche la vocazione sacerdotale.

[00210-01.05] [IN174] [Testo originale: italiano]

- Rev. D. Julián CARRÓN, Presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione (SPAGNA)

La situazione dell’uomo contemporaneo è disseminata di complicazioni, ma nessuna di queste riesce a sradicare la speranza dal cuore. L’uomo d’oggi prenderà sul serio la proposta cristiana se la percepisce come risposta significativa al grido del suo bisogno umano.
1. “Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito” (Gv 3, 16). Il culmine di questa iniziativa gratuita del Padre è costituito dalla morte e dalla risurrezione di Cristo, per mezzo delle quali Cristo ha riconciliato gli uomini con Dio, rendendo possibile la comunione autentica con Lui.
Attraverso l’azione eucaristica, memoria perpetua del suo amore, Cristo stesso si fa contemporaneo e ci spinge a “non vivere per noi stessi, ma per colui che è morto e risorto per noi” (cfr 2Cor 5, 14-15). L’uomo che accoglie con fede il dono del Corpo e del Sangue del Signore si trasforma in creatura nuova (2Cor 5, 17) e diventa parte di una unità unica (Gal 3, 28), che scaturisce dal partecipare dello stesso pane (1Cor 10, 17).
2. “L’Eucaristia - ha detto don Giussani - è la suprema conferma del metodo che Dio ha stabilito con la sua creatura: farsi presente in un segno visibile e tangibile e per questo sperimentabile”. Secondo la sua natura sacramentale la Chiesa incide nella storia poiché suscita ed educa persone che desiderano essere coinvolte nella novità di vita di Cristo e che per questo possono trasmetterla agli uomini, loro fratelli.
3. Dinanzi alla sfida del nostro tempo, è indispensabile il sacramento dell’Eucaristia con tutta l’efficacia dei suoi frutti di autentica comunione e di umanità nuova. La luce di Cristo potrà così risplendere nei suoi testimoni, affinché gli uomini del nostro tempo trovino motivi per credere e per sperare che si compiano le promesse inscritte nel profondo del loro cuore, espresse e realizzate pienamente nella consegna eucaristica di Cristo.

[00223-01.05] [IN187] [Testo originale: spagnolo]

- S.E.R. Mons. Carmelo Dominador F. MORELOS, Arcivescovo di Zamboanga (FILIPPINE)

Nell’Estremo Oriente, tranne che nelle Filippine e a Timor Est, i cattolici sono superati numericamente dalle persone che appartengono ad altre tradizioni religiose. Nelle Filippine la proclamazione di Cristo è messa in pericolo dal secolarismo strisciante e dallo sfavorevole impatto della globalizzazione.
Per la maggior parte delle persone che vivono nella nostra parte del mondo il volto di Cristo può essere contemplato solo nella testimonianza di vita della comunità. Il Cristo che noi presentiamo loro è la vita che essi vedono. Nel celebrare l’Eucaristia dichiariamo solennemente la nostra buona volontà a rendere testimonianza a Cristo, a ringraziare Dio per questa straordinaria opportunità di essere anche noi “eucaristia”. Un vero cristiano prega e loda Dio non solo dopo un momento critico. Egli ringrazia Dio durante la crisi, nel momento in cui porta la sua croce. Nelle nostre Chiese la chiamata alla testimonianza della fede si sta manifestando sempre più nella formazione di Comunità Eucaristiche, le Comunità Ecclesiali di Base. Queste sono piccole comunità di cristiani che si raccolgono intorno alla Parola e all’Eucaristia. Questa vita nella grazia dell’Eucaristia è la “garanzia di un’autentica comunione ecclesiale e la fonte della vita morale caratterizzata dalle opere buone”. L’unità che ne risulta, fondata sull’amore, trova compimento nell’amore e nel servizio di quanti si trovano fuori dalla comunità, specialmente i meno fortunati.
Migliore catechesi, più responsabilità ai laici, crescita delle vocazioni sacerdotali e religiose, impegno a favore della pace e della giustizia sono innegabili segni del vigore di una comunità incentrata sull’Eucaristia. Quando un’Eucaristia domenicale è dedicata ai bambini, con una celebrazione originale, non solo essa costituisce un valido fondamento della vita di fede di quei bambini, ma essi, a loro volta, trasmettono la loro fede in casa ai genitori.

[00226-01.07] [IN190] [Testo originale: inglese]

- S.E.R. Mons. António Augusto DOS SANTOS MARTO, Vescovo di Viseu (PORTOGALLO)

1.UN’URGENZA EUCARISTICA
Il declino nella frequenza della Messa domenicale è un indice dell’affievolirsi della fede e dell’affetto verso l’Eucaristia. Ecco perché si può parlare di una “urgenza eucaristica non già derivata da una incertezza di formule, ma perché l’odierna praxis eucaristica ha bisogno di una nuova espressione di amore a Cristo” (Lineamenta).
2. LA VIA DELLA BELLEZZA
Come ridestare lo stupore eucaristico, il senso della meraviglia davanti al mistero dell’Eucaristia, se non si riesce a scoprirne la bellezza? Nella cultura post-moderna, dominata dal relativismo riguardo la verità e al bene, ma ancora affascinata dall’estetica, la bellezza è veramente una via o una porta per scoprire l’Eucaristia come mistero di bellezza. Infatti, l’Eucaristia è la più alta icona della bellezza di Dio rivelata in Cristo, perché è la presenza reale del “più bello tra i figli degli uomini” (Ps. 45, 3) nella totalità della sua presenza di risorto e nella pienezza del suo mistero: la bellezza dell’amore che ci si dà, ci redime e trasfigura, ci rivela lo sguardo del Padre che in modo permanente ci crea e ci fa buoni e belli. Usando parole di Sua Santità, questo non è solo un problema della teologia, ma anche della pastorale, che deve offrire all’uomo odierno l’incontro con la bellezza della fede.
3. EUCARISTIA ED EVANGELIZZAZIONE
Tutto questo implica un progetto di evangelizzazione di ampio respiro contemplativo e missionario, che scaturisce dall’Eucaristia, per il quale considero essenziali i seguenti punti:
a) Far vedere il rapporto esistente fra Eucaristia e le aspirazioni profonde del cuore dell’uomo contemporaneo;
b) Ripartire da Cristo, andando al cuore della fede attraverso il primo annuncio;
c) Promuovere la qualità e la bellezza della celebrazione eucaristica come momento privilegiato di evangelizzazione di tipo mistagogico;
d) L’Eucaristia è anche per il mondo. L’assemblea eucaristica, oltre ad essere una testimonianza pubblica della fede, è anche portatrice di una cultura eucaristica, di atteggiamenti e comportamenti personali e sociali: l’esperienza della fraternità, dello spirito di riconciliazione e di pace, il senso della condivisione e della solidarietà, la forza della speranza, la dimensione festiva della vita... Sono atteggiamenti umani che configurano una spiritualità eucaristica, contributo indispensabile per costruire la civiltà della Bellezza e dell’Amore.

[00227-01.02] [IN191] [Testo originale: italiano]

- S.E.R. Mons. Jean-Claude MAKAYA LOEMBE, Vescovo di Pointe-Noire (Rep del CONGO)

La domenica ci riuniamo per celebrare l’Eucaristia ed essere rinnovati nel nostro discepolato. Con la celebrazione del Mistero pasquale di Cristo la nostra vita si trasforma e veniamo rinnovati e incoraggiati nella nostra vocazione di diffondere il Regno di Dio. Il nostro riunirci insieme la domenica rappresenta una dimensione spirituale molto importante della nostra fede e rivela il nostro senso di appartenenza alla Trinità e alla Chiesa, come pure il nostro impegno ad abbattere i numerosi ostacoli che ci circondano dovuti al nostro status sociale, etnico o finanziario. Nella nostra condivisione del Mistero pasquale, veniamo rinnovati nella nostra vocazione a essere testimoni del Signore risorto, ad abbattere le barriere che ci dividono. Impegnandoci a superare l’odio e il tribalismo, cresciamo nella consapevolezza di essere tutti membri della medesima famiglia, figli dello stesso Padre.
La proclamazione liturgica della Parola di Dio è innanzitutto un dialogo tra Dio e il suo popolo, un dialogo in cui vengono proclamate le meraviglie della salvezza e vengono continuamente riaffermate le esigenze dell’alleanza. A Dio, che prende l’iniziativa di parlare con noi e di aprire il dialogo di amore, rispondiamo con l’ascolto e l’accoglienza del messaggio di vita nei nostri cuori. Il dialogo di amore, che Dio inizia con noi nella celebrazione, continua nella nostra vita quotidiana e ci conduce nuovamente alla celebrazione, poiché il nostro desiderio di nutrirci alla mensa della Parola e dell’Eucaristia diventa sempre più forte.
I nostri cristiani attendono con ansia la celebrazione domenicale della Messa. Il senso di festa, celebrazione e gioia delle nostre assemblee eucaristiche va condiviso con tutta la Chiesa. È la gioia di stare insieme come famiglia di Dio.
“Gli africani hanno un profondo senso religioso, il senso del sacro, il senso dell’esistenza di Dio e di un mondo spirituale” (Ecclesia in Africa, 42). La celebrazione eucaristica domenicale intende ricorrere a questa ricchezza insita nel popolo al fine di consentire alle comunità cristiane di partecipare pienamente e attivamente al mistero pasquale.

[00220-01.05] [IN184] [Testo originale: inglese]

- S.Em.R. Card. Renato Raffaele MARTINO, Presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace (CITTÀ DEL VATICANO)

In questo Sinodo, ritengo che si debba approfondire il profondo legame tra Eucaristia e carità, evidenziandone tutte le enormi potenzialità che esso racchiude per dare senso e spessore alla testimonianza cristiana nell' ambito delle realtà sociali e politiche del nostro tempo. Mi riferirei, in particolare, alla drammatica situazione di estrema povertà che attanaglia milioni e milioni di uomini e di donne ed interi popoli, nonostante la ricchezza continui a crescere nel nostro pianeta globalizzato, situazione che assume, al giorno d'oggi, le proporzioni di una vera e propria questione sociale mondiale.
In questo contesto va pure riservata una speciale attenzione al rapporto tra Eucaristia e uso dei beni della terra che la Chiesa considera come originariamente destinati a tutti. Mettere in risalto il rapporto tra Eucaristia e carità sociale e politica non significa evidentemente proporre indebite politicizzazioni delle nostre Eucaristie, ma piuttosto di favorire la piena verità' del mistero eucaristico in tutta la sua inesauribile ricchezza capace di ispirare e promuovere anche la dimensione sociale e politica della carità.
Su questa medesima linea si colloca la problematica circa il rapporto tra Eucaristia e pace, così incisivamente posto in rilievo dal compianto amatissimo Giovanni Paolo II nella Mane Nobiscum, Domine: "L'immagine lacerata del nostro mondo, che ha iniziato il nuovo Millennio con lo spettro del terrorismo e la tragedia della guerra, chiama più che mai i cristiani a vivere l'Eucaristia come una grande scuola di pace", al riparo tuttavia da indebite ingerenze mondano-politiche.
Mi permetto di suggerire che, stante l'attualità di tali temi, questo Sinodo potrebbe proporre al Santo Padre di rendere pubblico un intervento organico, frutto del suo alto magistero, sui temi nuovi che riguardano la pace nella carità, la militanza per la pace, il giusto rapporto tra Eucaristia e pace, la spiritualità della pace.

[00261-01.05] [IN203] [Testo originale: italiano]

- S.E.R. Mons. Antun ŠKVORČEVIĆ, Vescovo di Požega (CROAZIA)

Il privilegio che il popolo croato ha goduto oltre un millennio, con il permesso della Santa Sede, di celebrare la Santa Messa in rito latino, ma sempre nella sua propria lingua, ha contribuito molto affinché i padri al Concilio Vaticano II accettassero la celebrazione della liturgia latina nelle lingue nazionali. Il menzionato privilegio ha tra l'altro aiutato una partecipazione attiva dei fedeli alla liturgia e ha promosso un fruttuoso approfondimento delle relazioni tra popolo croato e il Successore di Pietro, come anche tra la Chiesa dello stesso popolo e la Chiesa universale, della sua unità nella diversità.
Sulla base di questa esperienza storica i cattolici Croati hanno accettato con entusiasmo il rinnovamento della liturgia dopo il Concilio Vaticano II, non conoscendo quella nostalgia nei confronti della liturgia in lingua latina, che ha creato seri problemi in certi ambienti cattolici europei, non risolti fino ad oggi.
Il processo di preparazione dei nuovi libri liturgici nelle lingue locali non è un lavoro puramente tecnico. In quanto le Conferenze Episcopali con i loro esperti e specialisti si sforzano di produrre il testo liturgico, inviandolo in seconda istanza per la recognitio alla Congregazione per il Culto divino e la disciplina dei Sacramenti, promuovono così una comunione tra le Chiese particolari e la Sede Apostolica di Roma, oppure con la Chiesa universale, la quale nelle celebrazioni eucaristiche trova il suo vertice. Quando il Dicastero summenzionato non ha sufficiente numero di competenti esperti, particolarmente per le lingue dei popoli meno numerosi come quello croato, occorre intensificare la collaborazione con le Conferenze episcopali per evitare dei problemi a livello delle Chiese particolari e rimproveri di centralismo nella elaborazione dei testi liturgici.
Per quanto riguarda le norme liturgiche, esse servono al rito-celebrazione, mentre il rito porta al Mistero nel quale si entra attraverso la fede e perciò si deve correggere ogni abuso nella liturgia. Dall'altra parte, ci sono norme che non hanno lo stesso significato menzionato. C'è bisogno di esaminare se tutte siano necessarie e realizzabili.

[00229-01.06] [IN193] [Testo originale: italiano]

- S.E.R. Mons. Diarmuid MARTIN, Arcivescovo di Dublin (IRLANDA)

L’Eucaristia è una forza importante per contrastare le origini profonde della mancanza di speranza di oggi. Tra gli effetti più insidiosi della crescente secolarizzazione vi è quello di minare la speranza, poiché i suoi orizzonti sono troppo ristretti per abbracciare una visione che sia universale e completa. La mancanza di speranza è generata dalla difficoltà di ottenere la giustizia nel nostro mondo e dalla certezza che i nostri sforzi umani ci consentono solo di raggiungerne una piccola parte.
In un mondo caratterizzato da tante preoccupazioni, l’Eucaristia è un segno e un messaggio di speranza. I cristiani che celebrano l’Eucaristia sanno che i valori del mondo attuale non sono quelli che dureranno in eterno.
L’Eucaristia è la presenza di Gesù nella storia, nella storia della salvezza e nell’evoluzione continua della storia umana mentre procede verso il suo compimento in Gesù Cristo che “tornerà”. Celebriamo la morte e la risurrezione in mezzo alle realtà di questo mondo mentre attendiamo il suo ritorno nella gloria.
Riconosciamo l’Eucaristia come “pegno di gloria futura”, sapendo che la nostra comunione con il Signore nell’Eucaristia è un assaggio del nostro incontro e della nostra comunione ultima con lui. L’Eucaristia apre al futuro e lo anticipa.
In una società caratterizzata da una crescente secolarizzazione vi è il bisogno di lasciare più spazio, nella nostra catechesi e nelle nostre parrocchie, alla formazione nella fede. In molte nostre comunità, oggi, non possiamo più presumere la fede. Il seme della fede ha bisogno di nutrimento, non solo nei primi anni di vita del cristiano attraverso la catechesi tradizionale dei giovani, ma in ogni fase della vita. La rapidità dei cambiamenti sociali significa che urge sempre più una formazione nella fede degli adulti per accompagnarli mentre cercano, giorno dopo giorno e anno dopo anno, di vivere il loro impegno cristiano in un mondo che cambia.
Il laico permeato di spirito eucaristico sarà presente nelle realtà del mondo secolarizzato con la capacità di guardare ai valori permanenti e di indicare le fondamenta di una speranza che scaturisce dal riconoscere l’Eucaristia come rivelazione e presenza in mezzo a noi dell’amore gratuito di Dio in Gesù Cristo, che si è offerto per noi.

[00231-01.04] [IN195] [Testo originale: inglese]

- S.E.R. Mons. Frédéric RUBWEJANGA, Vescovo di Kibungo (Kibungo, RWANDA)

Desidero solamente sottolineare il fatto, spesso ribadito, che la cultura post-moderna secolarizzata si rifiuta di guardare in faccia e di integrare la sua visione del mondo con l’esperienza quotidiana della sofferenza e della morte.
Queste due realtà vengono nascoste dalle straordinarie scoperte tecnologiche di cui l’uomo va fiero, ma esistono nonostante questo genere di approccio superficiale.
La stessa esperienza di sofferenza e di morte è vissuta in modo diverso dagli uomini tecnologicamente meno avanzati; presso di loro, è accettata come una realtà, talvolta come una fatalità. Il Concilio Vaticano II parla di squilibrio che, in ultimo, si spiega con il peccato dell’uomo.
L’Eucaristia, intesa come attualizzazione del sacrificio della Croce, è il rimedio adeguato a questo peccato e alla mentalità dal quale esso sorge. In tali condizioni non possiamo celebrare tranquillamente la morte salvifica di Gesù senza farci interpellare dalle situazione drammatiche di tanti uomini e donne.
Il Mistero pasquale che il Sacramento dell’Eucaristia ci fa vivere intensamente dovrebbe renderci sempre sensibili alle miserie altrui. A questo proposito, si può citare l’interrogativo di san Giovanni Crisostomo, che mostra il paradosso tra il prendersi cura del Corpo di Cristo decorando l’altare senza prendersi cura del povero. Bisognerebbe fare l’uno senza dimenticare l’altro.
Undici anni fa, esattamente nel 1994, la Chiesa in Ruanda e il popolo ruandese hanno conosciuto il genocidio e visto massacri inauditi. I mezzi di comunicazione ne hanno dato notizia e il mondo si è commosso. Abbiamo attinto largamente agli aiuti della Santa Sede, della Caritas Internationalis e delle diverse Caritas delle Chiese sorelle del Nord, a cui siamo profondamente riconoscenti. È stato soprattutto apprezzato l’intervento coraggioso e opportuno di Papa Giovanni Paolo II. Il Papa è stato il primo a dare l’allarme, chiamando le cose con il loro nome e denunciando apertamente il genocidio che veniva perpetrato. La Comunità Internazionale esitava a parlare di genocidio per non dovere intervenire. Nell’intervento di Papa Giovanni Paolo II vediamo un esempio di quella sensibilità ecclesiale che la celebrazione eucaristica dovrebbe portarci a imitare.
Inoltre è accaduto che alcune persone siano state uccise nelle nostre chiese. Dopo un periodo di smarrimento, bisognava tornare a celebrare l’Eucaristia in queste chiese profanate. Ma alcune voci si sono levate per opporsi. Si diceva infatti che quei luoghi ricordavano cose orribili.
Con la dovuta delicatezza, noi responsabili abbiamo portato i nostri fedeli a comprendere che la celebrazione eucaristica, lungi dall’infrangere il lutto, lo sosteneva e lo illuminava. Infatti, celebrando la morte di Gesù Innocente, ci si univa al dramma della morte degli innocenti.
Queste celebrazioni eucaristiche sono riprese progressivamente e sono adesso più importanti rispetto al periodo precedente il genocidio. Certamente vi sono state alcune defezioni e non mancano le sfide, specialmente quella della riconciliazione, ma la maggior parte di quanti sono sopravvissuti al dramma nazionale hanno compreso, più che mai, il bisogno di questo sacramento che stabilisce e suggella i vincoli di fratellanza. Tra i segni promettenti dell’Eucaristia si è osservata l’intensificazione della devozione a Nostra Signora di Kibeho, le cui apparizioni sono state riconosciute dal vescovo locale quattro anni fa. Il messaggio centrale delle apparizioni era la conversione finché si è ancora in tempo. Dopo il genocidio, questo messaggio è stato recepito come una premonizione a noi rivolta prima della catastrofe. Così la Vergine Maria è sempre vicina al suo Figlio, che si dona in sacrificio per la salvezza degli uomini suoi fratelli.

[00228-01.05] [IN192] [Testo originale: francese]

- S.E.R. Mons. Wilton Daniel GREGORY, Arcivescovo di Atlanta (STATI UNITI D'AMERICA)

Sempre più i fedeli si aspettano omelie migliori da coloro che celebrano l’Eucaristia domenicale. Con il loro buon esempio e i loro ammonimenti, i vescovi devono guidare verso un miglioramento della qualità della predicazione cattolica durante l’Eucaristia domenicale. La mera precisione nel celebrare i riti non farà tornare indietro quanti non assistono alla Messa domenicale.

[00235-01.04] [IN199] [Testo originale: inglese]

- S.E.R. Mons. Edward Gabriel RISI, O.M.I., Vescovo di Keimoes-Upington (SUDAFRICA)

Nella Conferenza episcopale regionale dell’Africa meridionale (SACBC) abbiamo scoperto che il ruolo delle piccole comunità di base è essenziale nella preparazione e nella celebrazione della liturgia ed è anche il luogo dove viene vissuto il dono dello Spirito.
Vediamo la prova di questo specialmente nella catechesi fondata sul Lezionario e nelle piccole comunità cristiane che si preparano alla celebrazione domenicale leggendo e pregando in anticipo sulle letture della Domenica. Queste comunità costituiscono una parte dei gruppi liturgici parrocchiali che si preparano in vista della liturgia domenicale.
Questi metodi fanno sì che i fedeli trovino una più compiuta e significativa partecipazione alla liturgia Eucaristica. In questo clima c’è il leggero timore che la distinzione tra sacerdozio ordinato e sacerdozio battesimale venga offuscata.
In ogni caso, per via della carenza di sacerdoti, ci sono molte comunità che celebrano la Messa solo una volta al mese o una volta ogni due mesi.
In questi casi i laici si preparano con entusiasmo (come sopra descritto) a celebrare le liturgie domenicali, talvolta con la Comunione, altre volte senza.
C’è da osservare che la parte più sacra della liturgia della domenica, la Preghiera Eucaristica, è la meno capace di attirare l’attenzione. Nonostante essa sia il fulcro dell’Eucaristia, il punto più alto, è risultata esserne il punto meno elevato. Il sacerdote la recita da solo e i laici hanno una partecipazione passiva e non più attiva.
Vorremmo proporre una qualche forma di partecipazione responsoriale che permettesse alle persone di partecipare più attivamente che non mantenendo un rispettoso silenzio. Non stiamo proponendo che venga sminuito il ruolo del celebrante, ma piuttosto che venga dato alla gente un ruolo con cui rendersi attivi, insieme al celebrante e accrescere la propria partecipazione.

[00224-01.06] [IN188] [Testo originale: inglese]

- S.E.R. Mons. Paul Mandla KHUMALO, C.M.M., Vescovo di Witbank (SUDAFRICA)

Si è sempre supposto che ci fosse un senso di mistero nella celebrazione della Messa Tridentina. Con la riforma del Concilio Vaticano II, quando fu consentita alla gente una significativa partecipazione alla liturgia, fu svelato il mito della mistagogia. Nessuno si oppose alla mistagogia. Essa, semplicemente, non avveniva.
La conseguente mancanza di senso del mistero non fu la conseguenza dell’introduzione delle lingue locali nella liturgia; piuttosto, sono stati l’introduzione del Nuovo Messale e l’uso delle lingue locali a rendere ovvio il fatto che il senso del mistero fosse assente.
Il nostro compito è di sviluppare lo spirito di adorazione e di venerazione. Concentrarsi sugli abusi produce un’atmosfera negativa e non aiuta a scoprire la dimensione mistagogica della celebrazione Eucaristica. La sfida che abbiamo davanti a noi è di imparare di più su Dio nelle nostre comunità. Parole di guida ci vengono da Gv 15,15: “vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l’ho fatto conoscere a voi”.
Abbiamo anche notato che il segno della pace nella sua attuale collocazione nella liturgia della Messa può facilmente oscurare il rito della frazione del pane e la stessa Comunione.
Tra di noi esiste una forte propensione a modificare l’uso di cui si riferisce all’articolo 50 dell’Instrumentum laboris, con l’inserimento di questo particolare rito al momento che precede l’offertorio.

[00225-01.05] [IN189] [Testo originale: inglese]

- S.E.R. Mons. Lewis ZEIGLER, Vescovo di Gbarnga, Presidente della Conferenza Episcopale (LIBERIA)

Faccio riferimento al n. 6 dell’Instrumentum laboris, che tratta dell’Eucaristia nelle diverse situazioni nella Chiesa.
- Durante la cruenta guerra civile, donne uomini e bambini hanno sofferto. Sono stati costretti a vivere in condizione disumane come sfollati e profughi.
- I vescovi, i sacerdoti, i religiosi e i laici li hanno serviti nei campi profughi in Liberia. Nella loro sofferenza abbiamo sperimentato il Cristo spezzato, che è l’Eucaristia. L’Eucaristia è la nostra gioia, la nostra speranza, la nostra pace, il nostro sostegno e il nostro coraggio nei tempi di prova.
- La Chiesa è grata ai vescovi, specialmente a quelli della regione, al Santo Padre, alle Nazioni Unite e alla Comunità Internazionale per essere venuti in nostro aiuto. Ora la guerra è finita e la Chiesa sta crescendo.
- La presenza alla Messa è alta, con in testa i giovani, i giovani adulti e gli anziani. Questi costituiscono la maggioranza di coloro che ricevono la Santa Comunione durante la settimana e la domenica. Le nostre classi per catecumeni sono molto frequentate.
Ora siamo impegnati nella catechesi:
Matrimonio e vita familiare
Ministero dei giovani
Aiuto ai cattolici che si sono allontanati a riavvicinarsi alla Chiesa.
Ma vi sono alcuni problemi:
Mancano i sacerdoti per la crescente popolazione cattolica
Bisogna percorrere lunghe distanze su strade dissestate per raggiungere le parrocchie o le stazioni distaccate
I matrimoni poligami e tutti coloro che vivono insieme come marito e moglie senza pensare di sposarsi, con la difficoltà, per loro, di accedere alla Santa Comunione.
Grazie.

[00232-01.04] [IN196] [Testo originale: inglese]

- S.E.R. Mons. Stanislav ZVOLENSKÝ, Vescovo titolare di Novasinna, Ausiliare di Bratislava-Trnava (SLOVACCHIA)

Parlo a nome proprio e voglio riferirmi al numero 72 dell’Instrumentum laboris, constatando che la vita della grazia ricevuta attraverso l’Eucaristia diventa garanzia anche di una vita morale caratterizzata da buone opere e da una rettitudine nell’agire propria di chi è unito vitalmente a Cristo (cfr. I. L. 72), e indicando il nesso tra le tre dimensioni della vita cristiana che sono liturgia - martyria - diakonia, cioè il vincolo efficace tra il fatto che il fedele riceve fruttuosamente Cristo vivo nell’Eucaristia e si impegna a testimoniare Cristo in mezzo alle realtà del suo tempo e collabora alla comunione costruita attraverso il servizio della carità (cfr. I. L. 72). Si può dire che la misura del reale influsso sulla vita della società è direttamente proporzionata alla misura in cui i fedeli cristiani rimangono uniti a Cristo.
In questo contesto mi permetto di menzionare due realtà dalla mia patria. Mettiamo la speranza anche per il futuro nella benedetta tradizione dei cosiddetti “primi venerdì”. In tutte le parrocchie nei giorni che precedono il primo venerdì del mese numerosi fedeli prima si riconciliano con il Signore nel sacramento della penitenza e poi fruttuosamente ricevono Cristo nell’Eucaristia. La seconda realtà è il fatto che alla liturgia domenicale partecipano anche i fedeli che poi non si accostano alla santa comunione, mentre si nutrono in sostanza con il pane della Parola di Cristo. Tuttavia sembra che il Signore arricchisca e dia forza alla dimensione della loro vita chiamata martyria, cioè alla vita morale, vita cristiana concreta. Qui si apre spazio per la più profonda formazione della coscienza dei fedeli. Perché immersi nel “mysterium iniquitatis” siamo necessariamente bisognosi di contemplare, adorare e ricevere il mistero dell’Eucaristia.

[00233-01.06] [IN197] [Testo originale: italiano]

- S.E.R. Mons. Prakash MALLAVARAPU, Vescovo di Vijayawada (INDIA)

In India, la Chiesa Cattolica è una presenza credibile, che rende testimonianza a Gesù Cristo e alla Sua Buona Novella. Questo è il frutto della comunione con il Signore sperimentata nella condivisione della Parola e nella frazione del Pane nell’Eucaristia. Tenendo conto della dimensione limitata della Comunità Cattolica, che rappresenta circa l’1,8% del totale, e che la maggior parte dei fedeli non può frequentare la Tavola Eucaristica, è proprio l’esperienza di fede nel Signore a sostenerli nella loro vita. Con l’evocazione effettiva del sacrificio, la liturgia Eucaristica, che è il mistero pasquale celebrato e proclamato, dovrebbe continuare a sostenere questa esperienza.
Nell’Ultima Cena i dodici apostoli hanno udito, veduto e toccato in modo tangibile il Signore, lo stesso Signore che era con loro e con cui si trovavano prima che quell’evento accadesse. Essi compresero maggiormente e fecero un’esperienza più profonda del Signore a seguito di ogni incontro con Lui dopo la risurrezione.
Dopo la loro morte, la frazione del Pane e la benedizione del Calice come memoriale della morte e risurrezione di Cristo ha aiutato i credenti a sperimentare il Signore quale fonte di salvezza. Il nostro popolo, oggi, dovrebbe essere invitato, così come i primi discepoli lo furono dal Signore, a venire e vedere, ad ascoltare e toccare con mano il Signore.
La generazione attuale, caratterizzata da una mentalità scientifica e priva di senso della trascendenza, sembra dire “crediamo solo a ciò che possiamo vedere, sentire e toccare”. Attraverso la sacra liturgia, la Chiesa deve aiutare queste persone a vedere, sentire e toccare il Signore. Questa è certamente un’azione dello Spirito Santo, tuttavia la liturgia dovrebbe guidare la comunità di fede a sperimentare quest’azione dello Spirito! Solo allora le verità dottrinali sull’Eucaristia diventeranno verità vissute tangibilmente nella vita concreta. L’Eucaristia può così divenire fonte e culmine della vita di una persona. Allo stesso modo, anche per la comunità l’Eucaristia diventa fonte e culmine della vita e della missione. Quando i nostri cattolici non fanno l’esperienza del Signore nella Chiesa, potrebbero cercarla da qualche altra parte o finire per vivere la loro vita indipendentemente da Dio!
La nostra liturgia Eucaristica, con un significativo e consapevole ricorso a segni e simboli indigeni, l’inculturazione, dovrebbe evocare in modo efficace, nel nostro popolo, l’esperienza Eucaristica nel contesto della quotidiana realtà della vita. Ciò porterà le persone ad adempiere al mandato missionario. Perciò, nel mettere a punto la disciplina liturgica, ai ministri che presiedono l’Eucaristia dovrebbero essere dati maggiore aiuto e direzione spirituale per essere strumenti efficaci nel favorire l’incontro dei fedeli con il Signore!

[00234-01.05] [IN198] [Testo originale: inglese]

- Rev. P. Carlos Alfonso AZPIROZ COSTA, O.P., Maestro Generale dei Frati Predicatori (U.S.G.)

San Tommaso d’Aquino ci aiuta a comprendere il mistero dell’Eucaristia a partire dalla sua realtà di “memoria, presenza e anticipo” (passato, presente e futuro).
Analogamente, nel parlare di vita religiosa, usa lo stesso schema: La consacrazione religiosa è prefigurata negli olocausti dell’Antica Legge; la consacrazione religiosa si realizza nel sacrificio di Cristo che si fa presente nell’Eucaristia; la consacrazione religiosa è sulla terra anticipo dei beni futuri.
Nella Preghiera eucaristica si elencano le azioni di Gesù: prese il pane, lo benedisse, lo spezzò e lo diede. In tal modo possiamo parlare della vita e della missione dei religiosi e religiose nella Chiesa e nel mondo.
Per la misericordia di Dio siamo stati scelti a partecipare della vita di Gesù. Fra Pierre Claverie OP, il cui sangue è stato sparso in Algeria [06. 08. 1996], sosteneva che ancor più che il senso del peccato abbiamo perso il senso dell’amore e della misericordia di Dio che in Gesù ci ha accolti nelle sue braccia.
Gesù rende grazie al Padre per la nostra risposta alla chiamata e ci benedice. La conferma della nostra professione da parte della Chiesa conferisce oggettività alla benedizione divina che abbiamo ricevuto. La benedizione di Gesù significa che, in un mondo di persone senza radici, noi siamo radicati nella stessa intima vita della Trinità.
Tutto ciò che in noi non è segno della presenza trasfiguratrice di Dio si rompe (distrugge), in modo che possiamo essere offerti da Gesù al mondo. In tal modo si compie ogni giorno il doloroso processo della purificazione. Cristo è morto per aprire i nostri occhi e perché la morte fosse vinta dall’amore. Il dare è preceduto dallo spezzare. Nella nostra vita e missione abbiamo bisogno di passare attraverso l’esperienza pasquale. Per questo è normale e necessario che esistano momenti di crisi e di purificazione.
La gioia della conversione scaturisce dal riconoscere le nostre miserie, le nostre incoscienti ambizioni e allo stesso tempo la misericordia del Signore senza la quale non possiamo far nulla. La fecondità della nostra missione dipende da Dio e la qualità del nostro servizio si manifesta nella qualità della nostra vita comunitaria, poiché la carità ben intesa comincia nella nostra stessa casa.
Santa Caterina da Siena sul letto di morte sospirava: “Sappiate che ho dato la vita per la santa Chiesa” (cf. Beato Raimondo da Capua, Vita di Santa Caterina da Siena, Libro III, cap. IV). Come lei, anche noi, religiosi e religiose, offriamo la nostra personale “preghiera eucaristica”: “Dio eterno, ricevi il sacrificio della nostra vita in favore del Corpo mistico della santa Chiesa. Non abbiamo nient’altro da darti se non quello che tu ci hai dato. Prendi il nostro cuore e passalo sul volto di questa tua Sposa” (cf. Lettera a Urbano VI, n. 371).

[00237-01.03] [IN201] [Testo originale: spagnolo]

- S.E.R. Mons. Gabriel MBILINGI, C.S.Sp., Vescovo di Lwena (ANGOLA)

1. Sono trascorsi più di cinque secoli da quando il Vangelo è arrivato in Angola. È un paese di maggioranza cristiana. Con la firma dell' Accordo di pace del 2002, l'Angola è uscita da una tra le più lunghe guerre civili del continente africano. Infatti è iniziata la nuova era della restaurazione della vita sociale, politica, economica, culturale e religiosa del paese.
2. L’Angola è un paese potenzialmente ricco di risorse materiali, ha conosciuto e vissuto l'ideologia marxista atea comunista, ha vissuto una lunga guerra civile, con tutte le sue conseguenze per la vita nella società. In tale contesto l' evangelizzazione rappresenta una grande sfida, un appello alla conversione e alla riconciliazione. Pochi sono i sacerdoti per l'assistenza pastorale e la celebrazione domenicale dell'Eucaristia nelle varie comunità cristiane, soprattutto in quelle all'interno del paese. Esiste una grande dicotomia tra fede e vita morale; e una tendenza al ritorno alle pratiche pagane della mentalità feticista.
3. Con una così elevata percentuale di cristiani e di cattolici in particolare, c'è da chiederci come mai abbiamo potuto vivere tanti anni di guerra civile? E le sante messe a cui hanno partecipato tanti cristiani quale frutto hanno portato? Perché non si fa sentire il peso della presenza dei cattolici che occupano posti di rilievo in politica e nelle varie attività sociali? Sono domande legittime anche se provocatorie.
4. L'Angola continua a essere un paese affamato di pane materiale ma soprattutto di pane eucaristico; un’Eucaristia che si prolunghi nella vita; una comunione eucaristica che porti a una reale riconciliazione, frutto dell'amore che perdona, come l'amore manifestatoci da Cristo.
5. a) C'è da insistere sul senso personale ed ecclesiale dell'Eucaristia in rapporto alla vita morale, alla santità e alla missione nel mondo.
b) Dalla comunione eucaristica dovrebbe derivare un impegno morale che sia sorgente di vita per vincere il peccato, ricercando la verità, la rettitudine della coscienza e la testimonianza dei valori evangelici messi in ombra dallo stato di guerra.
c) Dovremo insistere nella catechesi sul legame tra Eucaristia e costruzione di una società giusta, attraverso la personale responsabilità di ognuno nella partecipazione attiva alla missione della Chiesa nel mondo (cf. n. 74). L'Eucaristia nel nostro contesto sarà la luce, la forza e la fonte del dinamismo della vita spirituale, della santità e della testimonianza dei fedeli (n. 72).

[00262-01.05] [IN204] [Testo originale: italiano]

- S.E.R. Mons. Leon MAŁY, Vescovo titolare di Tabunia, Ausiliare di Lviv dei Latini (UCRAINA)

Parlo in nome proprio e mi riferisco alla parte IV dell'Instrumentum laboris al nr. 76 in cui si legge fra tutti i santi l'Eucharistia è il centro ed il fulcro della vita spirituale. Fra i 18 santi che l'Instrumentum laboris cita quasi a creare un ponte fra di loro, c'è anche il nostro beato Jozef Bilczewski collegato a San Giovanni Maria Vianney.
La Sua beatificazione è avvenuta a Lviv nel 2001 quando il servo di Dio Giovanni Paolo II, ha visitato l'Ucraina. È un segno notevole per la Chiesa che sta in Ucraina, che anche questo Beato alla fine del Sinodo sarà annoverato nella schiera dei santi dal Santo Padre Benedetto XVI.
Il beato Giuseppe Bilczewski riuscì a scrivere profonde opere sull'Eucharistia, e fu chiamato il teologo dell'Eucaristia.
Vorrei segnalare alcuni suoi pensieri che sembrano ancora attuali.
1° Per il culto eucaristico non basta solo l'adorazione, ma esso va unito ad un profondo studio della catechesi. Perciò è bene adoperare i testi mistagogici ed imparare a leggere i segni del ricco simbolismo usato dai primi cristiani.
2° Bisogna cercare la partecipazione nella Santa Messa sempre più profonda. A proposito di ciò va detto che anche il Concilio Vaticano II nella Costituzione Sacrosanctum Concilium nr. 55 suggerisce la stessa cosa: si raccomanda molto, quella partecipazione più perfetta alla Messa, per la quale i fedeli, dopo la comunione del sacerdote, ricevono il corpo del Signore dal medesimo sacrificio. La raccomandazione non è affatto nuova: era presente anche nel Concilio di Trento (Sess. XXII, cap. 6) nella Lettera Apostolica Certiores effecti di Papa Benedetto XIV e poi nel Mediator Dei di Pio XII.
A quarant'anni dal Concilio Vaticano II sembra che questa indicazione si raccomanda molto che i fedeli ricevono il corpo del Signore dal medesimo sacrificio non sia stata ancora capita appieno. A volte non si consacrano le ostie per i fedeli, ma le si prendono dal tabernacolo sempre pieno di ostie già consacrate.
Però la raccomandazione dei Padri Conciliari contiene in sè un profondo segno della Chiesa, sua dimensione del Popolo di Dio nonché il Corpo Mistico di Cristo. Il Popolo di Dio si è radunato attorno dell'altare dal quale riceve il Corpo di Cristo.
Non a caso alcuni Padri del Concilio nelle loro proposte hanno sottolineato le espressioni valde commendatur; perfectior partecipatio; e ex eodem Sacrificio.

[00263-01.03] [IN205] [Testo originale: italiano]

- S.Em.R. Card. Peter Kodwo Appiah TURKSON, Arcivescovo di Cape Coast (GHANA)

Il Concilio Vaticano II ha detto che il sacrificio eucaristico di Cristo è “la sorgente e il culmine della vita cristiana” (Cfr. LG 11). Da questo insegnamento Papa Giovanni Paolo II ha tratto il tema dell’attuale Sinodo sull’Eucaristia: “L’Eucaristia, fonte e culmine della vita e della missione della Chiesa”; Ha inoltre ispirato la scelta del tema per la celebrazione del terzo Congresso Eucaristico in Ghana, “L’Eucaristia come fonte e culmine della vita della Chiesa in Ghana quale Famiglia di Dio”.
Dopo il Sinodo dei Vescovi per l’Africa, Papa Giovanni Paolo II ha accogliendo la raccomandazione di vedere la Chiesa in Africa come Famiglia di Dio, disse: “...la nuova evangelizzazione tenderà dunque ad edificare la Chiesa come famiglia... un’ espressione della natura della Chiesa particolarmente adatta per l’Africa. (EA, 63). Ha chiarito inoltre: “ L’immagine pone l’accento sulla premura per l’altro, sulla solidarietà, sul calore delle relazioni, sull’accoglienza, il dialogo e la fiducia” Ha quindi esortato la Chiesa africana a evitare “ogni etnocentrismo e ogni particolarismo eccessivo” e a promuovere “la riconciliazione e una vera comunione tra le diverse etnie, favorendo la solidarietà e la condivisione per quanto concerne il personale e le risorse... senza indebite considerazioni di ordine etnico” (ibid).
La Chiesa in Ghana riconosce nelle parole del Santo Padre la formulazione di un nuovo programma di vita e missione per la Chiesa africana. Ma con le guerre fratricide che imperversano ancora attraverso i suoi confini, con le politiche tribali che ancora minano l’esercizio del buon governo e con un crescente disprezzo per i poveri, riconosce anche quanto poco è stato fatto, dopo 10 anni, in risposta a questa esortazione.
Nella sua celebrazione dell’anno dell’Eucaristia, la Chiesa in Ghana ha riesaminato l’esortazione del Papa e si è rivolta a “Gesù Cristo, unico Salvatore del mondo, Pane per una vita nuova” (come è stato proclamato dal Congresso Eucaristico dell’anno giubilare) chiedendoGli aiuto. Il culmine della celebrazione dell’Anno sarà la convocazione a novembre di un Congresso Eucaristico per tutta la Chiesa del Ghana.
Vedendo quanto il Signore stesso nutre e sostiene il suo popolo nel suo cammino (cf. Es 12, 16 e Gs 5, 10-12; Elia in Re 19, 5-10 e gli apostoli in Mt 26, 30; Mc 14, 26) i vescovi del Ghana pregano affinché nella celebrazione dell’Anno dell’Eucaristia il Signore aiuti i fedeli che non si accostano al banchetto eucaristico del Signore, a superare qualsiasi ostacolo li tenga lontani, affinché il Congresso Eucaristico diventi una vera festa di famiglia... una fonte di salvezza da cui tutti traggano le virtù familiari dell’esortazione del Papa.
Inoltre i vescovi del Ghana, pieni di affetto pastorale, potenzieranno i loro quattro Tribunali provinciali con sacerdoti e laici che conoscano bene le tradizioni e costumi del paese. Sarà loro compito esaminare i casi di quei fedeli che non possono accostarsi alla tavola del Signore a motivo di:
- la pratica di diverse consuetudini,
- ingiuste imposizioni del nostro sistema famigliare patrilineare e matrilineare agli sposi
- la semplice malvagità o la rigida presa di posizione religiosa di un coniuge,
e raccomandare ai vescovi quei casi per cui si rende necessario rivolgersi agli uffici pertinenti in Vaticano per una dispensa o un’altra. I vescovi intendono servirsi di questo Sinodo per rivolgere un appello alla comprensione agli uffici preposti del Vaticano, da cui verranno queste concessioni di dispensa.

[00264-01.05] [IN206] [Testo originale: inglese]

- S.E.R. Mons. Thomas SAVUNDARANAYAGAM, Vescovo di Jaffna (SRI LANKA)

L’Eucaristia rivela il senso cristiano della vita in ogni occasione, soprattutto quando affrontiamo difficoltà, persino il pericolo di vita. Nella Chiesa primitiva i martiri e i santi trovavano il coraggio di difendere la fede poiché avevano il dono dell’Eucaristia a dare loro forza. Nel corso della storia della Chiesa, anche se i Cattolici dovettero subire oppressione e tormenti, essi fecero ricorso all’Eucaristia che diede loro la forza e il coraggio di affrontare quelle difficoltà. Nel mio paese, lo Sri Lanka, un’isola dell’Oceano Indiano recentemente colpita dallo tsunami che ha ucciso 40.000 persone, una guerra civile è in corso da vent’anni o più. Lo Sri Lanka è un paese buddista: il 72% della popolazione è di religione buddista, mentre i Cattolici costituiscono solo il 7% della popolazione totale.
La guerra civile tra il Governo e le minoranze di lingua tamil che rivendicano l’autonomia e il diritto all’autodeterminazione ha generato una grande sofferenza. Secondo le stime, sono stati uccisi 75.000 civili; 30.000 soldati e attivisti hanno perso la vita e quasi 250.000 persone sono state evacuate o sono andate all’estero per ragioni di sicurezza. Vescovi, sacerdoti, religiosi sono stati evacuati insieme con la gente e hanno dovuto sopportare molte privazioni. Quel che ha dato loro il coraggio di sopportare queste sofferenze è la forza ricevuta nel celebrare l’Eucaristia. Allontanati dalle loro città e villaggi, hanno continuato a celebrare la Santa Eucaristia, non solo a combattere per la loro liberazione, ma anche a lavorare senza sosta per la pace e la cessazione delle ostilità. L’anno dell’Eucaristia è stato vissuto in pienezza dalla popolazione e con grande entusiasmo nel paese. Ringraziamoil rimpianto Santo Padre, Giovanni Paolo II, per l’Anno dell’Eucaristia e l’attuale Papa Benedetto XVI per la meravigliosa conclusione di esso con l’XI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi. Possa essa condurre a una fioritura della Spiritualità Eucaristica nella Chiesa.

[00265-01.03] [IN207] [Testo originale: inglese]

♦ SECONDA CONFERENZA STAMPA

Si informano i giornalisti accreditati che giovedì 13 ottobre 2005, alle ore 12.45, nell’Aula Giovanni Paolo II della Sala Stampa della Santa Sede, avrà luogo la seconda Conferenza Stampa sui lavori dell’XI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi (Relatio post disceptationem.)

Interverranno:

● Em.mo Card. Francis Arinze
Prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti
Presidente-Delegato
● Em.mo Card. Juan Sandoval Íñiguez
Arcivescovo di Guadalajara (Messico)
Presidente-Delegato
● Em.mo Card. Telesphore Placidus Toppo
Arcivescovo di Ranchi (India)
Presidente-Delegato
● S.E. Mons. John Patrick Foley
Arcivescovo tit. di Neapoli di Proconsolare
Presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali
Presidente della Commissione per l’Informazione
● S.E. Mons. Sofron Stefan Mudry, O.S.B.M.
Vescovo emerito di Ivano-Frankivsk (Ucraina)
Vice-Presidente della Commissione per l’Informazione

 
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