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SYNODUS EPISCOPORUM
BOLLETTINO

XIII ASSEMBLEA GENERALE ORDINARIA
DEL SINODO DEI VESCOVI
7-28 OTTOBRE 2012

La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana


Questo Bollettino è soltanto uno strumento di lavoro ad uso giornalistico.
Le traduzioni non hanno carattere ufficiale.


Edizione italiana

15 - 13.10.2012

SOMMARIO

- DECIMA CONGREGAZIONE GENERALE (SABATO 13 OTTOBRE 2012-POMERIDIANO)
- VOLUMI SULLA XI E XII ASSEMBLEA GENERALE ORDINARIA DEL SINODO DEI VESCOVI
- ENCHIRIDION DELLA NUOVA EVANGELIZZAZIONE
- AVVISI

DECIMA CONGREGAZIONE GENERALE (SABATO 13 OTTOBRE 2012 - POMERIDIANO)

- INTERVENTI IN AULA (CONTINUAZIONE)

Oggi, sabato 13 ottobre 2012, alle ore 16:30, con la recita del Salmo 22 (23), ha avuto inizio la Decima Congregazione Generale per la continuazione degli interventi in Aula dei Padri Sinodali sul tema Sinodale: «La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana».

Presidente Delegato di turno S. Em. R. Card. Laurent MONSENGWO PASINYA, Arcivescovo di Kinshasa (REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO).

È seguito un tempo di interventi liberi.

A questa Congregazione Generale, che si è conclusa alle ore 19:00 con la preghiera dell'Angelus Domini, erano presenti 222 Padri.

INTERVENTI IN AULA (CONTINUAZIONE)

Sono intervenuti i seguenti Padri:

- S. E. R. Mons. Romulo G. VALLES, Arcivescovo di Davao (FILIPPINE)
- Rev. P. Heinrich WALTER, Superiore Generale dei Padri di Schönstatt (GERMANIA)
- S. E. R. Mons. Leonardo ULRICH STEINER, O.F.M., Vescovo titolare di Tisiduo, Ausiliare di Brasília (BRASILE)
- S. E. R. Mons. Santiago Jaime SILVA RETAMALES, Vescovo titolare di Bela, Ausiliare di Valparaíso, Segretario Generale del Consiglio Episcopale Latinoamericano (C.E.L.AM.) (COLOMBIA)
-
S. E. R. Mons. Ðuro HRANIĆ, Vescovo titolare di Gaudiaba, Ausiliare e Vicario Generale di Ðakovo-Osijek (CROAZIA)
- S. E. R. Mons. Benjamin PHIRI, Vescovo titolare di Nachingwea, Ausiliare di Chipata (ZAMBIA)
- S. E. R. Mons. Marko SEMREN, O.F.M., Vescovo titolare di Abaradira, Ausiliare di Banja Luka (BOSNIA ED ERZEGOVINA)
- S. E. R. Mons. José Domingo ULLOA MENDIETA, O.S.A., Arcivescovo di Panamá (PANAMÁ)
- S. E. R. Mons. Ricardo Antonio TOBÓN RESTREPO, Arcivescovo di Medellín (COLOMBIA)
- S. E. R. Mons. Markos GHEBREMEDHIN, C.M., Vescovo titolare di Gummi di Proconsolare, Vicario Apostolico di Jimma-Bonga (ETIOPIA)
- S. B. R. Béchara Boutros RAÏ, O.M.M., Patriarca di Antiochia dei Maroniti, Capo del Sinodo della Chiesa Maronita (LIBANO)
- S. E. R. Mons. Juan de la Caridad GARCÍA RODRÍGUEZ, Arcivescovo di Camagüey (CUBA)
- S. E. R. Mons. Julio César TERÁN DUTARI, S.I., Vescovo emerito di Ibarra (ECUADOR)
- S. E. R. Mons. José Luis AZUAJE AYALA, Vescovo di El Vigía - San Carlos del Zulia, Vice Presidente della Conferenza Episcopale (VENEZUELA)
- S. E. R. Mons. Nicodème Anani BARRIGAH-BÉNISSAN, Vescovo di Atakpamé (TOGO)

Diamo qui di seguito i riassunti degli interventi:

- S. E. R. Mons. Romulo G. VALLES, Arcivescovo di Davao (FILIPPINE)

Nell’Instrumentum laboris (n. 80) viene menzionata la bella esperienza della formazione e dello sviluppo di piccole comunità cristiane nelle parrocchie, ciò che ha trasformato le parrocchie in comunità di fede animate e vive. La nostra esperienza nelle Filippine, che ho conosciuto di persona nella regione e nell’isola di Mindanao, lo conferma. Noi le chiamiamo comunità ecclesiali di base. La fede cristiana viene sostenuta e promossa meglio, approfondita e protetta, quando viene vissuta e praticata dai singoli e dalle famiglie in queste comunità ecclesiali di base. In tali comunità, la testimonianza e la professione della fede, come anche la necessaria catechesi sulla nostra fede, vengono vissuti in maniera più intensa; le celebrazioni della fede, specialmente del Santo Sacrificio della Messa, vengono sperimentate come coinvolgenti incontri con il Signore, nella sua Parola e nell’Eucaristia; e il servizio nella carità viene percepito con facilità e sentito in modo profondo. La nostra esperienza positiva dalla presenza delle comunità ecclesiali di base nelle diocesi e nelle parrocchie ci fa sperare che la nostra missione, cioè la Nuova Evangelizzazione per la Trasmissione della Fede Cristiana, sia possibile. Siamo convinti che la nascita e lo sviluppo delle comunità ecclesiali di base siano davvero ispirati dallo Spirito Santo.
Nell’Instrumentum laboris (nn. 138-146) si parla anche dell’esigenza del primo annuncio. Ciò ha davvero attirato la mia attenzione. Anzitutto perché vengono proposte una spiegazione e una descrizione ottime e interessanti. In secondo luogo, perché in molte diocesi delle Filippine di fatto abbiamo promosso e organizzato eventi e attività che possono essere davvero considerati modi di “primo annuncio”, senza considerarli tali e senza designarli specificatamente come tali, nel modo in cui vengono descritti nell’Instrumentum laboris. Abbiamo continuato a portarli avanti perché ne abbiamo constatato l’efficacia nel sostenere, alimentare e celebrare la nostra fede nel Signore Gesù. Ora ne sappiamo di più. Ora ci sentiamo fortemente incoraggiati.

[00140-01.04] [IN109] [Testo originale: inglese]

- Rev. P. Heinrich WALTER, Superiore Generale dei Padri di Schönstatt (GERMANIA)

Se pensiamo a lungo termine, allora la Chiesa nel mondo occidentale non ha futuro senza un rinnovamento della famiglia. Chi ha figli ha futuro. I genitori con tanti figli appaiono nelle statistiche come le persone più felici della società. Il matrimonio e la famiglia devono essere riconosciuti oggi come una vocazione. È qui che avviene l’evangelizzazione. I credenti seguono, andando controcorrente rispetto alla società, il cammino della sequela di Cristo. Per questo motivo, devono ricevere tutto il sostegno possibile nella preparazione al matrimonio. Il Sacramento del Matrimonio è molto prezioso. Il fallimento del matrimonio ha spesso conseguenze tragiche. Dobbiamo domandarci in modo più chiaro quali sono le condizioni in cui si realizza il Sacramento del Matrimonio. Qui è necessario fare una corretta distinzione per il bene della famiglia. La famiglia rimane il fondamento per l’apprendimento della fede. La famiglia intende la propria casa come casa di Dio. I figli percorrono con i genitori un lungo cammino nell’apprendimento della fede. La vitalità di una comunità è collegata a questi focolari cristiani. Le famiglie non sono solo un luogo privilegiato dell’evangelizzazione, ma, in quanto laiche, sono anche agenti dell’evangelizzazione. In Sudamerica ho conosciuto il progetto delle missioni familiari. Alcune famiglie si riuniscono e durante le vacanze si recano per una settimana in una comunità. Qui vivono in condizioni molto semplici, e, come famiglia, vanno di casa in casa per dare testimonianza della loro fede. Così vengono evangelizzati paesi e quartieri cittadini. È un segno di speranza vedere queste famiglie che testimoniano in pubblico la loro vocazione.

[00141-01.04] [IN110] [Testo originale: tedesco]

- S. E. R. Mons. Leonardo ULRICH STEINER, O.F.M., Vescovo titolare di Tisiduo, Ausiliare di Brasília (BRASILE)

Vorrei fare riferimento ai soggetti della trasmissione della fede. La Lumen Gentium afferma che “Per loro vocazione è proprio dei laici cercare il regno di Dio trattando le cose temporali e ordinandole secondo Dio. ...Ivi sono da Dio chiamati a contribuire, quasi dall'interno a modo di fermento, alla santificazione del mondo esercitando il proprio ufficio sotto la guida dello spirito evangelico, e in questo modo a manifestare Cristo agli altri principalmente con la testimonianza della loro stessa vita e col fulgore della loro fede, della loro speranza e carità” (LG 31).
L’Esortazione Apostolica Evangelii Nuntiandi ricorda che “i laici possono anche sentirsi chiamati o essere chiamati a collaborare con i loro Pastori nel servizio della comunità ecclesiale, per la crescita e la vitalità della medesima, esercitando ministeri diversissimi, secondo la grazia e i carismi che il Signore vorrà loro dispensare (n. 73).
L’Esortazione apostolica Christifideles laici è assunta nella Conferenza dell'Episcopato Latino-Americano di Santo Domingo allorché propone: “Che tutti i laici ad essere protagonisti della nuova evangelizzazione, della promozione umana e della cultura cristiana. É necessaria la costante promozione del laicato, libero da ogni clericalismo e senza riduzione all'intra-ecclesiale. Che i battezzati non evangelizzati siano i principali destinatari della nuova evangelizzazione. Essa sarà effettivamente portata a compimento se i laici, consapevoli del loro battesimo, risponderanno alla chiamata di Cristo a che si convertano in protagonisti della nuova evangelizzazione” (n. 97).
La nuova evangelizzazione dovrebbe prendere in considerazione come 'nuovi agenti' di evangelizzazione I GIOVANI: giovani che evangelizzano giovani. Prepararli alla catechesi, attraverso la partecipazione alla vita della Comunità della fede e le esperienze missionarie per poter operare nella Comunità e nella società. Considerare i nuovi aeropagi dei giovani stessi come il mondo dell'istruzione, dei media, di internet, dell'arte e altri. Spazi irrinunciabili per la nuova evangelizzazione.

[00143-01.08] [IN112] [Testo originale: italiano]

- S. E. R. Mons. Santiago Jaime SILVA RETAMALES, Vescovo titolare di Bela, Ausiliare di Valparaíso, Segretario Generale del Consiglio Episcopale Latinoamericano (C.E.L.AM.) (COLOMBIA)

Una Nuova Evangelizzazione può essere portata avanti a partire da almeno due presupposti. Il primo è quello di una ecclesiologia che risponda al Concilio Vaticano II, rivisitato, per l’America Latina, dalla Conferenza di Aparecida, che definisce la Chiesa come segno e strumento della salvezza, Chiesa che esce dai propri confini e guarda a se stessa alla luce dell’annuncio di Gesù Cristo e al servizio al mondo, per essere icona della Trinità. Il secondo presupposto è la capacità di entrare in empatia e simpatia con il mondo e, quindi, una Chiesa che dialoga, che non teme ciò che è umano, poiché proprio il Figlio dell’uomo è venuto a portare la pienezza a tutti gli uomini e a ogni uomo.
In quest’ottica, la Chiesa “di sempre”, chiamata, per evangelizzare, ad aprirsi a nuovi scenari, non può essere una comunità “tradizionale”, ma deve essere ancorata alla tradizione viva. Non può essere una comunità di ermeneutiche chiuse e interessate, bensì una comunità che si lascia interpellare dalla Parola di Dio e che ascolta in fecondo silenzio. Non può essere una comunità potente che “im-pone”, ma una che si “es-pone”, perché è pienamente consapevole di essere depositaria della Verità e della Vita. Non può essere la comunità ritualista, ma deve essere quella comunità che riveste la vita di un nuovo significato, ponendola in un’orizzonte di trascendenza grazie alla sua mediazione sacramentale.
Non possiamo dimenticare mai che la nostra origine è Gesù di Nazaret, il Messia che è stato disprezzato e crocifisso e che, quindi, siamo discepoli di colui che fu emarginato e stigmatizzato dalla società del suo tempo. Con questa convinzione, dobbiamo impegnarci nella Nuova Evangelizzazione.

[00144-01.04] [IN113] [Testo originale: spagnolo]

- S. E. R. Mons. Ðuro HRANIĆ, Vescovo titolare di Gaudiaba, Ausiliare e Vicario Generale di Ðakovo-Osijek (CROAZIA)

La Chiesa in Croazia ancora ha molta gente e la questione dell’evangelizzazione gira intorno ai tentativi catechistici e mistagogici di approfondire la fede personale e sue dimensioni ecclesiale e sacramentale, affinché essi riescano a sopravvivere alle spinte crescenti verso la secolarizzazione in atto, affinché diventino capaci di giustificare le ragioni della propria speranza e di assumersi la responsabilità nei diversi campi della vita pubblica.
Sebbene il comunismo sia crollato, sono rimasti tuttora i suoi frammenti, tuttora operanti dappertutto, nascosti nelle mentalità e nei modelli di vita. Sono presenti anche nella mentalità dei cattolici, tentati di ritirarsi sia dalla vita politica, che dalla società civile. I resti ideologici di stampo materialista ed ateo negli ultimi anni si sono avvicinati alle posizioni, ai valori e alle esigenze del neocapitalismo liberale. Con la scusa della tutela e della promozione dei diritti umani, della libertà e della democrazia, essi divulgano tramite la vita politica, i mass media e le associazioni della società civile uno stile di vita del tutto libertino. Poiché si presentano come portavoce e protettori della democrazia, dell’approccio scientifico e culturale, le loro prese di posizione diventano indiscutibili.
Dietro a una demagogia della tolleranza, spesso ci scontriamo in realtà con una cultura dell’ironia e dell’irriverenza nei confronti della fede e dei valori cristiani. Tante volte non soltanto i cattolici in Croazia, ma anche altrove si sentono oggi come Alexamenos all’alba del cristianesimo nell’ambito della scuola degli schiavi imperiali al Palatino destinati a servire l-imperatore.
Si sente il bisogno di cercare un approccio adatto che prima dell’annuncio Evangelico, si sforzi di comprendere, di accettare e di entrare in dialogo a livello culturale ed antropologico.

[00145-01.06] [IN114] [Testo originale: italiano]

- S. E. R. Mons. Benjamin PHIRI, Vescovo titolare di Nachingwea, Ausiliare di Chipata (ZAMBIA)

Facendo riferimento ai numeri 122, 159 e 160 dell’Instrumentum laboris, ricordiamo, a nome della Conferenza episcopale dello Zambia (ZEC) e dell’Associazione delle Conferenze episcopali dell’Africa Orientale (AMECEA), che un clero e dei religiosi ben formati potranno migliorare lo sforzo della Chiesa nell’ambito della Nuova Evangelizzazione, poiché in Africa l’evangelizzazione è in gran parte ancora agli inizi. Un clero impegnato aiuterà a formare le menti e lo spirito di tutto il popolo di Dio con l’insegnamento e con la testimonianza di vita: così la gente imparerà dai suoi pastori e li prenderà a esempio. Finora questi sforzi sono stati ostacolati, talvolta, da un approccio al ministero pastorale che ha due aspetti, uno teorico e l’altro pratico. Tutti coloro che hanno ricevuto una formazione sacerdotale e religiosa hanno un’ottima preparazione accademica e teologica, ma non sempre sono validi testimoni della parola che predicano. Per avere un qualsivoglia impatto quando predicano la Parola nell’ambito della Nuova Evangelizzazione, i pastori devono guidare con il loro esempio. Ciò esige una preparazione migliore dei formatori e anche una maggiore attenzione verso i candidati al sacerdozio e alla vita religiosa. All’abbondanza di candidati nei nostri seminari raramente corrisponde un numero proporzionato di formatori. Ciò rende impossibile una formazione significativa e porta a una situazione in cui spesso candidati non adatti di fatto giungono al sacerdozio e diventano poi cattivi pastori, disperdendo il gregge invece di radunarlo. I vescovi diocesani e gli altri ordinari locali devono resistere alla tentazione di cercare di riempire a ogni costo i vuoti nelle parrocchie e nelle istituzioni, inviando qualsiasi sacerdote accademicamente qualificato nei seminari e nelle case di formazione, poiché possedere una preparazione accademica non equivale a essere in grado di formare altri esseri umani affinché diventino degni pastori del gregge. Gli ordinari locali dovranno investire di più nei programmi di formazione permanente e in altri seminari che possano aiutare i pastori a diventare anche buoni amministratori dei beni sia spirituali sia temporali della Chiesa.

[00147-01.04] [IN116] [Testo originale: inglese]

- S. E. R. Mons. Marko SEMREN, O.F.M., Vescovo titolare di Abaradira, Ausiliare di Banja Luka (BOSNIA ED ERZEGOVINA)

La nuova evangelizzazione nell'esperienza della Bosnia ed Erzegovina (BiH) è diretta all'autoevangelizzazione della Chiesa e all'evangelizzazione del mondo in cui viviamo. Siccome la BiH è una terra di missione e i cattolici sono una minoranza, è necessario rinnovare lo slancio missionario degli annunciatori del Vangelo per essere aperti all'opera di grazia dello Spirito Santo, testimoniando con la vita la Buona Novella e perché lo Spirito Santo apra i cuori degli ascoltatori per accettare e vivere il Vangelo. Lo scopo dell’evangelizzazione è la metanoia e l'opzione fondamentale per la parola di Dio.
La BiH, come anche molti paesi di transizione, dal crollo del comunismo fino al sorgere dei nuovi stati hanno passato per la guerra e difficoltà postbelliche. Vengono a galla le difficoltà subite dalla popolazione, specialmente quella croata cattolica, decimata. Nella BiH c'era più di 1.200.000 profughi. Degli 830.000 cattolici, loro 465.000 sono stati costretti, nella "pulizia etnica e confessionale", di lasciare le loro case e le residenze native. Ora, sedici anni dopo la guerra, in tutta la BiH sono circa 463.000 cattolici, vuol dire che i 367.000 esuli cattolici non sono tornati nella BiH. Sono scoppiate crisi morali ed etiche, distrutta l'infrastruttura, case, chiese, presente il fenomeno di secolarismo, disoccupazione, povertà, disuguaglianza dei diritti, disordini e disfunzioni dello stesso Stato. Si cerca di ricostituire la fiducia tra i popoli e le varie religioni e rinnovare il dialogo ed ecumenismo, ma non si va a grandi passi e ci vuole del tempo. Una necessità di maggiore evangelizzazione della famiglia, poiché è subentrata una mentalità edonistica, la cultura della morte: droghe e altre tossico-dipendenze.
Il punto di partenza della nuova evangelizzazione deve essere il ritorno alle fonti, riscoprendo l'eredità dei popoli e del Paese, specialmente impegnandosi nel rinsaldare nella società i valori etici e morali, compromessi dagli anteriori totalitarismi e dalla nuova violenza bellica.

[00148-01.05] [IN117] [Testo originale: italiano]

- S. E. R. Mons. José Domingo ULLOA MENDIETA, O.S.A., Arcivescovo di Panamá (PANAMÁ)

Gesù ha inviato i discepoli come suoi testimoni a Gerusalemme, in Galilea e fino agli ultimi confini della terra. Ed era proprio la testimonianza d’amore a suscitare l’ammirazione dei pagani. La testimonianza dell’amore cristiano continua a possedere forza evangelizzatrice oggi; per questo, il Beato Papa Giovanni Paolo II affermava: “La futura evangelizzazione dipende in gran parte dalla Chiesa domestica” (FC n. 52).
Tuttavia, affinché le nostre famiglie rispecchino questo volto di Chiesa Domestica, è necessario che siano vere comunità di amore e di vita, di fede e di salvezza. E questo sarà possibile nella misura in cui il nucleo familiare si rafforza nella sacramentalità del matrimonio.
Per far ciò, dobbiamo però sviluppare e rafforzare la pastorale di accompagnamento ai matrimoni e alle famiglie. Dobbiamo dedicare più tempo e migliori risorse alla preparazione del Sacramento del Matrimonio. Stiamo aspettando con vivo interesse il Vademecum che il Pontificio Consiglio per la Famiglia sta preparando, certi che contribuirà al miglioramento della qualità umana e cristiana dei matrimoni.
Dobbiamo prestare una maggiore sollecitudine pastorale, attraverso programmi di accompagnamento, ai matrimoni sacramentali già celebrati, in modo da consolidarli e prepararli allo svolgimento dei propri compiti all’interno della famiglia, della Chiesa e della società. La catechesi per gli adulti sta esigendo maggiore attenzione da parte di tutta la Chiesa.
Non dobbiamo trascurare le famiglie che si trovano in situazioni irregolari: esse costituiscono un’altra preoccupazione nella pastorale della Chiesa. Malgrado questa costante preoccupazione, la pastorale delle famiglie in situazione “irregolare” (divorziati risposati) non sembra trovare risposte adeguate al problema ed è spesso fonte di evidente insoddisfazione per i fedeli che vivono questa situazione e che si sentono incompresi, giudicati, condannati ed esclusi, nonostante continuino a credere nella misericordia di Dio Padre e vogliano vivere in seno alla Madre Chiesa.

[00149-01.07] [IN118] [Testo originale: spagnolo]

- S. E. R. Mons. Ricardo Antonio TOBÓN RESTREPO, Arcivescovo di Medellín (COLOMBIA)

La Nuova Evangelizzazione, per poter trasmettere la fede, dev’essere molto di più della mera moltiplicazione di ciò che abbiamo fatto finora; dev’essere un atto totale che, nelle circostanze del mondo attuale, illumini l’intelligenza, orienti la libertà, commuova i sentimenti, impegni la vita intera. L’evangelizzazione è un evento insieme semplice e complesso. Complesso perché si situa nell’ordine della creazione; semplice perché è generato naturalmente dalla grazia in colui che è predisposto. A mio modesto parere, i diversi percorsi dell’evangelizzazione devono propiziare tre esperienze concrete e fondamentali.
In primo luogo, l’esperienza della paternità di Dio. Un incontro con Cristo e un percorso di discepolato con lui, deve permettere l’esperienza fondamentale e originaria di Gesù: la filiazione. Per tanto, sarebbe opportuno che tornassimo al kerigma iniziale di Gesù: Dio è vicino, la sua paternità è all’opera, il suo regno in mezzo a noi (Mc 1,15; Lc 17,20). Chi, con la grazia dello Spirito Santo giunge a quest’esperienza, trova per sempre il senso della vita e possiede la forza di realizzare il progetto che Dio ha previsto per lui.
In secondo luogo, è necessario fare concretamente l’esperienza della comunità cristiana. Dal momento che è un atto ecclesiale, la nuova evangelizzazione deve potenziare la comunità a tutti i livelli: la famiglia come prima Chiesa domestica, le piccole comunità ecclesiali come spazio fondamentale di vita, la parrocchia come centro vitale di spiritualità e pastorale in cui si integrano e acquistano senso realtà diverse, la Chiesa particolare che, seguendo la dottrina del Vaticano II, rende concreto e autentico il mistero della Chiesa.
In terzo luogo, bisogna fare l’esperienza della gioia di dare Dio agli altri. Trasmettere la fede non è un peso, ma un bisogno, un guadagno, è la vita stessa di chi vive le suddette esperienze. Guai a me, se non evangelizzo, diceva Paolo (cfr. 1 Cor 9,16). La vera evangelizzazione scaturisce dal contatto con Dio e con gli uomini sotto la guida dello Spirito Santo. È la testimonianza, umile e audace, di ciò che si vive e non si può tacere.

[00150-01.04] [IN119] [Testo originale: spagnolo]

- S. E. R. Mons. Markos GHEBREMEDHIN, C.M., Vescovo titolare di Gummi di Proconsolare, Vicario Apostolico di Jimma-Bonga (ETIOPIA)

Il programma per preparare e formare i catechisti in diverse diocesi deve essere ravvivato, rivisto e adattato per preparare i catechisti al loro particolare ministero nella Chiesa.
Il ministero del catechista deve essere riconosciuto e istituito come un ministero stabile che ha un posto permanente nella Chiesa locale.
Il Catechismo della Chiesa Cattolica continua ad essere di difficile comprensione per molti fedeli; è necessario semplificarlo ed elaborare anche versioni semplificate nelle diverse lingue locali.
La catechesi deve essere inserita nel contesto della formazione permanente, per respingere l’impressione disfattista che il catechismo sia solo per i bambini.
Il programma catechetico deve essere anche adeguato e attraente per i fedeli delle diverse fasce d’età. Il materiale catechetico deve essere adatto a tutte le fasce d’età.
I centri di formazione pastorale devono affinare e intensificare lo sviluppo di metodi diversi per aiutare quanti sono impegnati nella catechesi.
I genitori, i padrini e la comunità cristiana devono essere coinvolti nella preparazione dei bambini ai sacramenti.
La Chiesa deve ribadire il ruolo insostituibile dei catechisti al suo interno e dare loro le risorse necessarie per renderli ministri efficaci della Nuova Evangelizzazione. Occorre offrire loro risorse sufficienti per sostenere le loro famiglie e per consentire loro anche di meglio comprendere il loro ruolo nella Chiesa come vocazione. In questo grande momento di rinnovamento nella proclamazione e nella trasmissione della fede, una decisione in tal senso verrebbe considerata un forte sostegno e una risorsa per la nuova evangelizzazione auspicata nella Chiesa.

[00154-01.04] [IN123] [Testo originale: inglese]

- S. B. R. Béchara Boutros RAÏ, O.M.M., Patriarca di Antiochia dei Maroniti, Capo del Sinodo della Chiesa Maronita (LIBANO)

Secondo l’Instrumentum laboris nn.56-57, il dialogo interreligioso rientra appieno nella nuova evangelizzazione. Io mi limiterò al dialogo con l’Islam nei paesi arabi. Questo dialogo è evocato dai nuovi attori economici, politici e religiosi presenti sulla scena mondiale.
Si tratta di un dialogo specifico, come descritto nell’Esortazione apostolica Ecclesia in Medio Oriente che il Santo Padre ha firmato il 15 settembre in occasione della sua visita in Libano: “Questo dialogo in Medio Oriente è basato sui legami spirituali e storici che uniscono i cristiani agli ebrei e ai musulmani. Questo dialogo, che non è principalmente dettato da considerazioni pragmatiche di ordine politico o sociale, poggia anzitutto su basi teologiche che interpellano la fede. [...] Sono chiaramente definite nella Dichiarazione sulle relazioni della Chiesa con le religioni non cristiane, Nostra aetate” (n. 19).
L’evangelizzazione nei paesi arabi è messa in atto in modo indiretto, all’interno delle scuole cattoliche, delle università, degli ospedali e degli istituti appartenenti alle diocesi e agli ordini religiosi aperti sia ai cristiani che ai musulmani. L’Evangelizzazione indiretta è praticata soprattutto tramite i mezzi di comunicazione sociale, in particolare quelli cattolici che trasmettono le celebrazioni liturgiche e vari programmi religiosi. Constatiamo tra i musulmani conversioni segrete al cristianesimo.
I discorsi pronunciati dal Santo Padre in Libano e l’Esortazione apostolica Ecclesia in Medio Oriente favoriranno l’avvento della “primavera cristiana”, che condurrà, per grazia di Dio e grazie a una nuova evangelizzazione illuminata, a una vera “primavera araba” della democrazia, della libertà, della giustizia, della pace e della difesa della dignità di ogni uomo, contro tutte le forme di violenza e di violazione dei diritti.

[00161-01.05] [IN124] [Testo originale: francese]

- S. E. R. Mons. Juan de la Caridad GARCÍA RODRÍGUEZ, Arcivescovo di Camagüey (CUBA)

La nuova evangelizzazione è molto antica. Deriva dal primo e più grande evangelizzatore: Gesù Cristo. Egli ci dice di andare presso tutti i popoli. È molto importante andare, perché se non andiamo, a chi annunceremo il Vangelo di Cristo?
Quando il Beato Giovanni Paolo II, messaggero di verità e di speranza, e Benedetto XVI sono stati a Cuba, lo Spirito Santo ha fatto sì che i cattolici andassero a bussare alle porte di tutte le case per annunciare coloro che venivano in nome di Cristo. La Vergine Maria della Carità, Madre e Patrona di Cuba, attraverso un’immagine storica ha raggiunto tutti i popoli di Cuba, ma prima erano andati i missionari ad annunciare che la Vergine è la Madre di Dio fatto uomo e che la carità deve unire tutti i figli della Vergine.
Perciò il nostro mandato di vescovi è quello di andare a far visita alle nostre pecorelle nelle loro case, nelle piazze dove si riuniscono i giovani, nei campi sportivi, nei luoghi di festa, nelle carceri, negli ospedali, nelle scuole e in ogni altro posto per dir loro che la via della felicità, della verità vera e della vita vera è Gesù Cristo.
Recandoci in visita presso coloro che non conoscono il Vangelo di Cristo, possiamo insegnare con la pazienza e l’accattivante creatività della madre che dà da mangiare al figlio che non vuole e alla fine riesce a farlo mangiare. Abbiamo il mandato di insegnare tutto ciò che il Signore ci ha comandato. Insegnare positivamente la meraviglia della vita che ha inizio nel grembo materno, il matrimonio naturale, fedele e fecondo, la ricchezza della vecchiaia, i valori e le virtù è più efficace che rimproverare e minacciare coloro che hanno più volte sbagliato per ignoranza, perché forse non hanno potuto agire in altro modo.
L’evangelizzazione a Cuba ebbe inizio con l’amministrazione dei sacramenti, ancor’oggi ben radicata, visto che molti chiedono di battezzare i propri figli o di far dire la messa per i defunti, pur non sapendo bene di che si tratta. L’arte pastorale è catechizzare prima, durante e dopo la celebrazione.
La carità è sempre stata agente efficace di evangelizzazione. Ci conceda lo Spirito Santo di edificare comunità che si distinguano per amore fra di loro e nei confronti degli altri. San Giovanni D’Avila e Santa Ildegarda sono in cielo da secoli eppure continuano a evangelizzare. Senza dubbio gli evangelizzatori migliori sono i santi e le sante.
Quando il vescovo è protagonista dell’evangelizzazione nella propria diocesi, tutta la sua chiesa lo segue.

[00162-01.05] [IN125] [Testo originale: spagnolo]

- S. E. R. Mons. Julio César TERÁN DUTARI, S.I., Vescovo emerito di Ibarra (ECUADOR)

L’obiettivo di un’evangelizzazione nuova è la fede cristiana, vissuta interamente in ogni sua dimensione:
1. Ciò in cui crediamo è un personaggio storico che supera la storia e la riscatta: Gesù Cristo, Figlio di Dio e di Maria per opera dello Spirito, morto e risorto, donato al mondo come perenne novità in virtù della sua presenza e della sua azione nella Chiesa; Parola divina fatta carne e offerta per noi; che decifra l’enigma umano e scopre il mistero trinitario del Dio amore, dandoci comunione di vita eterna che trasforma la realtà.
2. Il soggetto credente: è chiamato ad essere tale chiunque sia assettato di verità e di giustizia, in un incontro personale con l’evento di Gesù Cristo vivo, mediante il dono della grazia che rende possibile la risposta umana.
3. L’atto stesso di credere si estrinseca nei percorsi di semina, crescita e purificazione che impegnano le persone in molteplici relazioni con Dio, fra di loro e l’ambiente umano e terreno; si sviluppa in comunità solidali, partecipative, di discepoli e missionarie che pregano e celebrano la Parola, la mettono in pratica e la testimoniano, in comunione con la Chiesa e i suoi Pastori, abbracciando in questo modo la vita intera, pubblica e privata, in un dialogo continuo con il mondo, per offrirgli Gesù Cristo.

[00163-01.05] [IN126] [Testo originale: spagnolo]

- S. E. R. Mons. José Luis AZUAJE AYALA, Vescovo di El Vigía - San Carlos del Zulia, Vice Presidente della Conferenza Episcopale (VENEZUELA)

La fede e la carità nella vita cristiana hanno bisogno l’una dell’altra, così da sostenersi a vicenda. La carità senza fede è semplice filantropia (cf. IL 123), così come la fede che non si esprime nella carità e per la carità è una fede astratta; per tanto, entrambe, fede e carità comportano la testimonianza della vita cristiana. La fede nella carità ci permette di vedere il volto di Cristo e sostiene l’opzione preferenziale per i poveri, poiché tale opzione è “implicita nella fede cristologica in quel Dio che si è fatto povero per noi, per arricchirci con la sua povertà” (Documento di Aparecida, 3). La carità, a sua volta, testimonia la fede nel Risorto, che ci ha donato la vita piena.
La Chiesa possiede un valido strumento di guida e orientamento per una nuova evangelizzazione del sociale: la Dottrina Sociale, con la sua componente missionaria, testimonianza della carità di Cristo attraverso l’opera della giustizia, la pace e lo sviluppo umano integrale che propone tale dottrina (cf.CV, 15). Essa deve trasformarsi in annuncio e testimonianza della fede nel Risorto, che rende nuove tutte le cose.
In America Latina e nei Caraibi la Dottrina Sociale della Chiesa ha svolto un ruolo determinante nel rafforzamento della fede dei cristiani, che come “discepoli missionari di Gesù Cristo hanno il compito prioritario di rendere testimonianza dell’amore verso Dio e il prossimo con opere concrete” (DA, 386). Dunque, se vogliamo intraprendere una nuova evangelizzazione del sociale, dobbiamo rivalutare la Dottrina Sociale della Chiesa, sapendo che essa è “annuncio e testimonianza di fede. È strumento e luogo imprescindibile di educazione ad essa” (CV, 15), ciò che ci porta ad avere la disponibilità sufficiente ad accoglierne gli insegnamenti e a trasmetterla con “parresia”, impregnando dei suoi contenuti la catechesi, la liturgia, l’educazione cristiana, il pensum dei seminari e delle case religiose, la formazione permanente dei vescovi e dei sacerdoti e, soprattutto, la formazione laica. Infatti sono i laici che, per la loro indole secolare, hanno la responsabilità di trasformare la realtà sociale, culturale, politica ed economica dei nostri popoli.

[00164-01.05] [IN127] [Testo originale: spagnolo]

- S. E. R. Mons. Nicodème Anani BARRIGAH-BÉNISSAN, Vescovo di Atakpamé (TOGO)

La nostra Chiesa locale è giovane e in piena crescita. Essa rappresenta circa il 25% della popolazione del Togo. Tuttavia, essa si trova ad affrontare numerose sfide, di cui quattro, particolarmente preoccupanti, si rifanno ai numeri 18, 29, 34, 57, 65, 66 dell’Instrumentum laboris.
1. La diffusione dell’Islam. La rapida espansione dell’Islam e soprattutto la diffusione del fondamentalismo nell’Africa Occidentale preoccupano molto la Chiesa. Basta un giorno per diventare musulmani, ma poi è impossibile rinunciare a questa religione. Invece, la preparazione dei catecumeni nelle nostre diocesi dura dai tre ai quattro anni, ma i battezzati abbandonano facilmente la fede cattolica.
2. La proliferazione delle sette. La povertà delle nostre popolazioni, la disoccupazione dei giovani, la delusione politica, la forte religiosità dei nostri popoli costituiscono un terreno fertile per le sette che mietono con facilità adepti tra i nostri fedeli.3. Le società segrete ed esoteriche, in particolare la franco-massoneria, regnano sovrane ai vertici dello Stato, nelle più importanti istituzioni e in tutti gli ambienti intellettuali del nostro paese.
4. La mancanza di formazione dei fedeli.
5. Il ministero della guarigione. Un numero sempre crescente di sacerdoti si dedicano al ministero della liberazione, della guarigione spirituale dei fedeli, soprattutto di quanti provengono dal paganesimo e che provano angoscia di fronte alla stregoneria e ai fenomeni dei malefici.
La Conferenza Episcopale del Togo è convinta che la nuova evangelizzazione inizi dagli stessi evangelizzatori. È portatrice di speranza e richiama tutta la Chiesa a una conversione pastorale nell’umiltà e nella fiducia.

[00165-01.04] [IN128] [Testo originale: francese]

VOLUMI SULLA XI E XII ASSEMBLEA GENERALE ORDINARIA DEL SINODO DEI VESCOVI

“La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa” e “L’Eucaristia: fonte e culmine della vita e della missione della Chiesa” sono stati i temi della XII e XI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, celebrate in Vaticano nel 2008 e nel 2005. Due volumi, che hanno per titolo lo stesso tema sinodale, sono stati offerti dalla Segreteria Generale e dall’ American Bible Society ai Padri Sinodali e agli altri Partecipanti a questa Assemblea.
Editi dalla Lateran University Press, i testi sono stati curati, rispettivamente, dal Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi, S. E. R. Mons. Nicola Eterović, Arcivescovo tit. di Cibale (CITTÀ DEL VATICANO) e da P. Roberto Nardin, O.S.B. Oliv., Monaco dell’Abbazia di Monte Oliveto Maggiore, Professore di Teologia presso la Pontificia Università Lateranense (ITALIA).
E
ntrambi si compongono di quattro parti. Contengono gli atti sinodali, dall’annuncio dei temi, con i relativi preliminari, fino alle Esortazioni Apostoliche Postsinodali “Verbum Domini” e “Sacramentum Caritatis”.
Ampia la documentazione a disposizione: vengono ripresi i lavori sinodali ripercorrendo tutte le Congregazioni generali, le riunioni dei Circoli minori, l’elaborazione delle Proposizioni e le informazioni sull’attività del Sinodo. In Appendice anche i testi della Segreteria Generale, in particolare i Lineamenta, l’Instrumentum laboris, l’Elenco dei partecipanti e le varie Commissioni.

[00221-01.04] [NNNNN] [Testo originale: italiano]

ENCHIRIDION DELLA NUOVA EVANGELIZZAZIONE

Il Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione ha offerto ai Padri Sinodali e agli altri Partecipanti alla XIII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi l”’Enchiridion della nuova Evangelizzazione”, in edizione speciale per l’Anno della Fede.
Il testo, edito dalla Libreria Editrice Vaticana, contiene testi del Magistero pontificio e conciliare. La pubblicazione è uno strumento in grado di raccogliere la multiformità dell’espressione “Nuova Evangelizzazione”, e la sua ricchezza, attraverso una vasta selezione di estratti dai discorsi, messaggi, omelie, lettere apostoliche ed altri documenti papali a partire dal 1939. Contiene inoltre brani dai documenti ufficiali del Concilio Vaticano Secondo.
Tutti i testi sono stati selezionati in base alla loro rilevanza per la Nuova Evangelizzazione. L’Enchiridion presenta il tema a partire dalla formazione e diffusione del concetto stesso nel corso degli ultimi decenni, e mostra la sua importanza per la Chiesa di oggi.

[00222-01.01] [NNNNN] [Testo originale: italiano]

AVVISI

- “BRIEFING”

“BRIEFING”

Lunedì 15 ottobre 2012 i consueti Briefing per i Gruppi linguistici sono anticipati alle ore 13:00. Gli Addetti Stampa saranno accompagnati da un Padre Sinodale, secondo l’elenco che riportiamo di seguito:

Gruppo linguistico Italiano
- S. B. R. Sviatoslav SCHEVCHUK, Arcivescovo Maggiore di Kyiv-Halyč, Capo del Sinodo della Chiesa Greco-Cattolica Ucraina (UCRAINA)

Gruppo linguistico Inglese
- S. Em. R. Card. Timothy Michael DOLAN, Arcivescovo di New York, Presidente della Conferenza Episcopale (STATI UNITI D'AMERICA), Membro della Commissione per il Messaggio

Gruppo linguistico Francese
- S. E. R. Mons. Nicolas DJOMO LOLA, Vescovo di Tshumbe, Presidente della Conferenza Episcopale (REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO)

Gruppo linguistico Spagnolo
- S. E. R. Mons. Carlos AGUIAR RETES, Arcivescovo di Tlalnepantla, Presidente della Conferenza Episcopale, Presidente del Consiglio Episcopale Latinoamericano (C.E.L.AM.) (MESSICO)

Gruppo linguistico Tedesco
- S. E. R. Mons. Franz-Peter TEBARTZ-VAN ELST, Vescovo di Limburg (GERMANIA)

 
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- Indice Sala Stampa della Santa Sede
 
[Francese, Inglese, Italiano, Portoghese, Spagnolo, Tedesco]

 

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