The Holy See Search
back
riga

 

SYNODUS EPISCOPORUM
BOLLETTINO

XIII ASSEMBLEA GENERALE ORDINARIA
DEL SINODO DEI VESCOVI
7-28 OTTOBRE 2012

La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana


Questo Bollettino è soltanto uno strumento di lavoro ad uso giornalistico.
Le traduzioni non hanno carattere ufficiale.


Edizione italiana

21 - 17.10.2012

SOMMARIO

- SEDICESIMA CONGREGAZIONE GENERALE (MERCOLEDÌ 17 OTTOBRE 2012 - POMERIDIANO)
- FILM: “JERZY POPIELUSKO: MESSENGER OF THE TRUTH”

SEDICESIMA CONGREGAZIONE GENERALE (MERCOLEDÌ 17 OTTOBRE 2012 - POMERIDIANO)

- RELATIO POST DISCEPTATIONEM
- AUDITIO AUDITORUM (III)

Oggi, mercoledì 17 ottobre 2012, alle ore 16:30, alla presenza del Santo Padre, con la preghiera Pro felici Synodi exitu, ha avuto inizio la Sedicesima Congregazione Generale per la lettura della Relatio post disceptationem (Relazione dopo la discussione).

Presidente Delegato di turno S. Em. R. Card. Laurent MONSENGWO PASINYA, Arcivescovo di Kinshasa (REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO).

Sono intervenuti anche alcuni Uditori e Uditrici.

È seguito un tempo di interventi liberi.

A questa Congregazione Generale, che si è conclusa alle ore 19:00 con la preghiera dell'Angelus Domini, erano presenti 254 Padri.

RELATIO POST DISCEPTATIONEM

È intervenuto il Relatore Generale, S. Em. R. Card. Donald William WUERL, Arcivescovo di Washington (USA), per la lettura della Relatio post disceptationem (Relazione dopo la Discussione).

Nella sua seconda relazione, a conclusione della discussione generale sul tema sinodale in Aula, il Relatore Generale ha sintetizzato i vari interventi succedutisi in queste giornate nelle Congregazioni Generali e ha offerto alcune linee di orientamento per facilitare i lavori dei Circoli minori.


Pubblichiamo di seguito il testo integrale.
Santo Padre,
Padri Sinodali
Fratelli e Sorelle nel Signore,

“Sarete miei testimoni” (Atti 1, 8).

Il Sinodo sulla Nuova Evangelizzazione per la Trasmissione della Fede Cristiana è iniziato con la celebrazione della Liturgia Eucaristica in Piazza San Pietro. Il nostro Santo Padre ci ha guidati ricordandoci che una delle idee emerse del concilio Vaticano II, di notevole rilevanza per la Nuova Evangelizzazione, è il concetto della vocazione universale alla santità e la maniera in cui ogni cristiano è, per definizione, un protagonista nell’opera di evangelizzazione. “Una delle idee portanti del rinnovato impulso che il Concilio Vaticano II ha dato all’evangelizzazione è quella della chiamata universale alla santità, che in quanto tale riguarda tutti i cristiani (cfr Lumen Gentium, 39-42)”.
I santi sono evangelizzatori che portano la Parola di Dio al mondo mediante la testimonianza delle loro vite. Due esempi di questo efficace lavoro di inculturazione del Vangelo sono San Giovanni d’Avila e Santa Ildegarda di Bingen, che sono stati dichiarati Dottori della Chiesa da Papa Benedetto XVI all’inizio di questo sinodo.
All’inizio delle nostre discussioni in questa aula, il Santo Padre ci ha nuovamente ispirati con le sue parole. Nella meditazione per la preghiera di apertura, Papa Benedetto ci ha ricordato che la confessio è il primo dei due pilastri per l’evangelizzazione. Dobbiamo cioè conoscere e proclamare la verità di Gesù Cristo. Ma il secondo di questi pilastri è caritas, l’amore. Soltanto quando viviamo la parola in maniera inscindibile dall’amore raggiungiamo l’evangelizzazione tanto auspicata da questo Sinodo. “La fede ha un contenuto: Dio si comunica, ma questo Io di Dio si mostra realmente nella figura di Gesù ed è interpretato nella ‘confessione’ che ci parla della sua concezione verginale della Nascita, della Passione, della Croce, della Risurrezione” (Meditazione, 8 ottobre 2012).
Anche l’11 ottobre, durante la celebrazione in cui è stato proclamato l’inizio dell’Anno della Fede ed è stato ricordato il cinquantesimo anniversario dall’inizio del Concilio, il Santo Padre ha segnalato un’altra importante direttrice per il nostro lavoro: “Durante il Concilio vi era una tensione commovente nei confronti del comune compito di far risplendere la verità e la bellezza della fede nell’oggi del nostro tempo, senza sacrificarla alle esigenze del presente né tenerla legata al passato: nella fede risuona l’eterno presente di Dio, che trascende il tempo e tuttavia può essere accolto da noi solamente nel nostro irripetibile oggi” (Omelia, 11 ottobre 2012).
Durante le scorse settimane abbiamo ascoltato con attenzione le riflessioni su ciò che la Nuova Evangelizzazione significa e in che maniera la Chiesa può affrontare le preoccupazioni che hanno spinto il Santo Padre a questa chiamata alla Nuova Evangelizzazione. I meditati interventi dei padri sinodali, e anche degli auditores, dei delegati fraterni e degli invitati speciali, hanno arricchito le nostre sessioni. L’Ordo Synodi Episcoporum afferma che compito del Relatore Generale è produrre una relatio post disceptationem che riassuma al meglio le discussioni affinché il processo possa passare alla fase successiva.
Le riflessioni che seguono si prefiggono di essere uno strumento per aiutare alla discussione dei gruppi linguistici (circoli minori) mentre preparano le propositiones da presentare al Santo Padre alla fine del nostro lavoro. A queste osservazioni, aggiungo alcuni punti che richiedono di essere sviluppati.
In questa relatio riassumerò una parte delle osservazioni presentate riguardo ai seguenti temi:
1. La natura della Nuova Evangelizzazione;2. Il contesto odierno del ministero della Chiesa;
3. Le risposte pastorali alle circostanze attuali, e
4. Agenti e partecipanti alla Nuova Evangelizzazione.

1. La natura della Nuova Evangelizzazione

Dalle discussioni sinodali è emersa con molta chiarezza l’idea che il fondamento della Nuova Evangelizzazione per la Trasmissione della Fede è anzitutto l’azione della Santissima Trinità nella storia. Dio Padre invia suo Figlio, il quale porta con sé la vera Buona Novella di chi siamo nella potenza dello Spirito Santo. La Chiesa è coinvolta in questo moto di Divina Autorivelazione che inizia con la Beata Vergine Maria quando, sotto l’azione dello Spirito Santo, riceve nel suo seno la Parola di Dio che si è incarnata in lei per potersi dare al mondo intero. È la Parola incarnata che offre le sue parole di vita eterna a coloro che pongono la loro fede in lui. Dopo la sua morte e Risurrezione, Gesù ha inviato la Chiesa, sua Sposa e suo nuovo Corpo, nel mondo per continuare la sua missione evangelizzatrice.
“Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli ... insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato” (Mt 28, 19-20).
Gesù ci ha liberati dal potere del peccato e ci ha salvati dalla morte. La Chiesa riceve da lui non soltanto l’enorme grazia che il suo Signore ha conquistato per lei, ma anche il comandamento di condividere e far conoscere la vittoria di Cristo. Ci è stato ordinato di trasmettere fedelmente al mondo il Vangelo di Gesù Cristo. L’evangelizzazione è la missione primaria della Chiesa.
Nella sua meditazione di apertura, il nostro Santo Padre ci ha ricordato che la Chiesa ha preso la parola “evangelium” e l’ha interpretata in una maniera nuova e vivificante, e quindi, quando lo proclamiamo, partecipiamo al ministero profetico degli apostoli, della Chiesa.
Nella stessa meditazione, il nostro Santo Padre ha sottolineato il primato di Dio nell’evangelizzazione. Dio è Colui che parla e agisce nella storia. Noi, grazie al fuoco dello Spirito Santo, siamo chiamati a lavorare umilmente con Dio mediante la nostra professione di fede e di amore per mezzo della quale la Parola di Dio ci attraversa per giungere agli altri.
La Chiesa non si stanca mai di annunciare il dono che ha ricevuto dal Signore. Il concilio Vaticano II ci ha ricordato che l’evangelizzazione è il centro stesso della Chiesa. In Lumen Gentium, testo fondamentale e cuore della riflessione conciliare sulla vita della Chiesa, i padri conciliari hanno sottolineato che “questo solenne comando di Cristo di annunziare la verità salvifica, la Chiesa l’ha ricevuto dagli apostoli per proseguirne l’adempimento sino all’ultimo confine della terra” (17).
Il dovere di annunciare la verità salvifica non è soltanto responsabilità del clero e dei religiosi. Anzi, il sinodo ha sottolineato l’importante ruolo di ogni discepolo di Cristo nella missione di diffondere la fede. La discussione ha accentuato la partecipazione decisiva e vitale di ogni cattolico alla missione evangelizzatrice, in particolare mediante l’impegno solerte e grazie ai doni dei fedeli laici.
Domanda 1. Mediante il battesimo, tutti i cristiani ricevono una vocazione personale che conferisce loro la dignità di essere evangelizzatori. Come può la Chiesa promuovere in tutti i battezzati una maggiore consapevolezza della loro responsabilità missionaria ed evangelizzatrice?
“Gesù Cristo è lo stesso ieri e oggi e per sempre!” (Eb 13, 8) e, quindi, fa nuove “tutte le cose” (Ap 21, 5). Questa Buona Novella comprende i molti momenti dell’evangelizzazione. Uno è la missione ad gentes, vale a dire l’annuncio del Vangelo a coloro che non hanno mai udito parlare di Gesù Cristo. Un altro momento dell’evangelizzazione è la catechesi continua e la crescita della fede che normalmente fa parte dello sviluppo cristiano. Poi troviamo anche la Nuova Evangelizzazione, che implica andare incontro a coloro che, avendo udito parlare di Cristo, avevano cominciato a praticare la fede, ma per qualche motivo l’hanno abbandonata.
Domanda 2. Un’attività urgente, in genere nel contesto della vita parrocchiale, implica il primo annuncio della fede e il suo graduale sviluppo. Come può la comunità cristiana diventare più consapevole dell’importanza di questa attività catechetica ed educativa?

2. Il contesto odierno del ministero della Chiesa

Quando abbiamo cominciato i nostri lavori, siamo stati grandemente aiutati dalle riflessioni di vescovi che rappresentavano cinque continenti, i quali parlavano a un tempo delle sfide e della comunione della Chiesa. Tutti gli interventi hanno espresso aspetti della situazione odierna, facendo riferimento ai documenti sinodali continentali e alle esortazioni apostoliche offerte dal nostro Santo Padre, Benedetto XVI..
Pur essendo diversi nei particolari, tutti i continenti hanno evidenziato il bisogno della Nuova Evangelizzazione poiché le loro culture sono colpite dal processo di secolarizzazione, anche se appare in maniere diverse a seconda delle aree geografiche.
I segni della Nuova Evangelizzazione in Africa, America, Asia, Oceania ed Europa includono una molteplicità di forme in cui le piccole comunità cristiane sono diventate centri viventi di evangelizzazione. Il rinnovamento delle parrocchie continua ad essere uno snodo centrale del rinnovamento della Chiesa. L’azione dei laici è uno sviluppo essenziale e fecondo. Alcuni hanno sottolineato la forte tendenza alla globalizzazione e i suoi effetti, in particolare sui giovani. Al tempo stesso, tutti hanno sottolineato che il centro della Nuova Evangelizzazione è Gesù.
Una situazione particolarmente delicata è emersa dagli interventi relativi al Vicino Oriente. Ci è stata ricordata l’importanza della presenza dei cristiani in quella zona e che i cattolici esprimono gratitudine vivissima per la recente esortazione Ecclesia in Medio Oriente e, in particolare, per la visita del nostro Santo Padre in Libano, che è stata una testimonianza, molto apprezzata, alla Chiesa di quella parte del mondo dominata dall’influsso musulmano. C’è stato un chiaro sforzo di promuovere il dialogo interreligioso come strumento di pace. Sono state riconosciute, altresì, le difficoltà che devono affrontare le comunità cristiane.
La presenza del Patriarca Ecumenico, Bartolomeo I, dell’Arcivescovo di Canterbury, Dott. Rowan Williams e dei delegati fraterni, ha testimoniato il forte impegno ecumenico della Chiesa Cattolica, come è stato osservato da più di un padre sinodale.
Domanda 3. Molti interventi hanno evidenziato un consenso sul fatto che questo è un momento di riesame del ministero della Chiesa in una maniera che riconosce il nuovo contesto in cui la Chiesa esercita il suo ministero perenne di portare il Vangelo di Cristo al mondo. Quali sono state alcune delle esperienze feconde di questa attività?
Molti padri hanno parlato del secolarismo e dell’indifferenza alla religione insiti nella cultura di molte parti del mondo. Per questa ragione, la Chiesa deve fronteggiare le sfide di un mondo che cerca altrove le sue fonti di ispirazione.
Molti interventi hanno fatto notare la grande ignoranza della fede e perfino dei suoi rudimenti, che prevale anche in quei paesi che hanno alle spalle una lunga storia cristiana.
Domanda 4. Di fronte alla diminuzione delle conoscenze sul contenuto della fede e alla mancanza di apprezzamento per il messaggio evangelico, quali nuove iniziative sono state prese per promuovere un insegnamento chiaro, motivante e completo, soprattutto per i giovani?
La globalizzazione presenta anche sfide eccezionali. L’emigrazione e l’immigrazione di grandi masse di gente ne ha provocato l’estraniamento rispetto ai contesti culturali, sociali e religiosi della loro fede. Molti valori religiosi e umani sono stati eclissati dal secolarismo.
Buona parte della cultura odierna presenta una visione che indebolisce il tessuto sociale. Alcuni padri hanno avanzato esempi di violenza locale, mentre altri hanno parlato di un calo nella libertà religiosa. Tutto ciò costituisce una sfida che la Chiesa deve fronteggiare in molte parti del mondo.
Molti padri hanno parlato dell’importanza dei mezzi di comunicazione sociale, in particolare dei nuovi mezzi elettronici, quando la Chiesa si impegna nel suo ministero di proclamazione della Buona Novella. Alcuni hanno sottolineato che non basta presentare semplicemente il Cristianesimo e i valori cristiani su internet o in film religiosi. È necessario entrare nel linguaggio dei nuovi media. La Chiesa ha bisogno di apprendere l’arte della comunicazione dalla prassi concreta delle moderne comunicazioni sociali.

Domanda 5. Il sinodo ha messo in rilievo la gravità delle sfide che la Chiesa deve fronteggiare oggi e che ostacolano la trasmissione della fede, in particolare l’assenza di una dimensione trascendentale in una cultura secolarizzata. Quali possono essere le sfide della secolarizzazione e quali i rimedi esistenti o potenziali?

3. Le risposte pastorali alle circostanze odierne

È necessario rafforzare l’idea di comunione ecclesiale, di un legame con Dio e quindi tra di noi come Chiesa. Ci è stata ribadita la necessità di rivolgerci ai sacramenti, in particolare ai Sacramenti dell’Iniziazione, al Sacramento della Penitenza e, soprattutto, di porre al centro l’Eucaristia.
L’esigenza suprema del nostro tempo è un rinnovamento spirituale che la Chiesa è chiamata a proclamare e a realizzare. Il rinnovamento spirituale è l’elemento più importante della Nuova Evangelizzazione, poiché implica il rinnovamento dell’incontro personale con Gesù Cristo e una catechesi che promuova la nostra crescita spirituale.
Domanda 6. La proclamazione del Vangelo è in primo luogo un tema spirituale radicato in una relazione personale con Gesù Cristo attraverso la Chiesa. Qual è la miglior maniera in cui la Chiesa può creare spazio e momenti per un incontro con Cristo e promuovere meglio un rinnovamento spirituale, la conversione, la formazione di fede per tutti i battezzati?
Il nostro impegno personale non si esaurisce nella nostra iniziativa individuale. La Prima lettera di San Pietro ci ricorda che siamo stati “rigenerati non da un seme corruttibile ma incorruttibile, per mezzo della parola di Dio viva ed eterna” (1 Pt 1, 23).
Lo Spirito Santo ravviva il nostro impegno mentre cerchiamo di riscoprire le verità espresse nel credo. Lo Spirito ci rafforza quando ci affidiamo alla vita di grazia e di virtù promessa dai sacramenti. Lo Spirito sostiene la nostra fiducia quando apriamo i recessi più profondi dei nostri cuori affinché i suoi doni ci rendano più fermi nel vivere la nostra fede. La Nuova Evangelizzazione dovrebbe riversarsi sulla società stessa in cui viviamo. La cultura è l’ambito della Nuova Evangelizzazione. La cultura si riferisce all’agire quotidiano, alle varie reti di comprensione e di significato che sono all’origine delle numerose connessioni quotidiane fra la persona, la comunità e la società. La cultura forma un legame vitale che collega la persona alla comunità e la comunità alla società.
In questo senso, l’opportunità di promuovere “Il Cortile dei gentili” è stata indicata come un grande contributo all’evangelizzazione della cultura.
Altri ancora hanno ricordato al sinodo che l’attenzione agli infermi e ai sofferenti è un elemento essenziale dell’evangelizzazione. I malati, coloro che hanno disabilità e bisogni speciali sono comunque in grado di diventare agenti dell’evangelizzazione.
Uno dei temi ricorrenti è l’esigenza di sottolineare il ruolo della Chiesa come presenza autentica di Cristo nel mondo odierno. La Chiesa non è estranea al piano salvifico di Cristo. Più di un vescovo ha parlato del bisogno di rafforzare il ruolo del Magistero della Chiesa in relazione a tutti coloro che sono impegnati nell’insegnamento della fede, sia al livello della riflessione teologica, sia nell’ambito dell’insegnamento elementare, secondario o universitario, nonché in tutte le manifestazioni della catechesi.
Domanda 7. La vita cristiana è caratterizzata dalla trasformazione dell’intera persona in risposta alla vocazione alla santità. In che maniera la Chiesa può aiutare tutti i battezzati a vivere la fede cristiana e a rendere un servizio di testimonianza alla forza trasformante di Dio nella nostra storia?
Numerose risposte di natura pastorale hanno menzionato le opere di giustizia sociale e le opere di carità come caratteristiche distintive della vita e del ministero della Chiesa. La capacità della Chiesa di portare a compimento le sue numerose opere di amore, negli ambiti della giustizia sociale, del servizio, dell’attenzione sanitaria o dell’educazione sono state viste come elementi della sua identità e segni in cui gli altri possono riconoscere l’attiva presenza di Dio nel nostro mondo.
Domanda 8. La testimonianza della carità di Cristo, attraverso le opere di giustizia, di pace e di sviluppo, è un elemento della Nuova Evangelizzazione. In che maniera la ricca dottrina sociale della Chiesa può proclamare e testimoniare meglio la fede?
Molti padri sinodali hanno evocato una nuova Pentecoste, vedendo nell’azione odierna della Chiesa, animata dallo Spirito Santo, un riflesso dell’energia della Chiesa delle origini, quando gli apostoli hanno cominciato a portare i primi discepoli al Signore. Molti padri hanno parlato del parallelismo fra quei giorni e il nostro tempo attuale. In tale contesto, è stata suggerita una consacrazione formale del mondo allo Spirito Santo.
In tutta la Chiesa le parrocchie sono i luoghi deputati in cui si svolge la maggior parte della vita della Chiesa. L’importanza delle parrocchie nello sviluppo della Nuova Evangelizzazione è stata sottolineata spesso, poiché si tratta del “locus” in cui avviene buona parte dell’esperienza delle persone nella Chiesa.
Nel contempo, è stata riaffermata la necessità di sottolineare l’importanza delle piccole comunità di fede come fondamenti per l’azione della Chiesa odierna per realizzare una nuova Pentecoste.
Parecchi padri sinodali hanno attirato l’attenzione sulle piccole comunità, pur aggiungendo che non dovrebbero staccarsi dalla più ampia famiglia parrocchiale. Ogni pastore deve essere in condizioni di lavorare con tutti coloro che gli sono stati affidati e non limitarsi a una piccola parte del gregge.
Domanda 9. Le parrocchie e le piccole comunità cristiane hanno un ruolo decisivo nella Nuova Evangelizzazione. In che maniera possono la parrocchia e le piccole comunità promuovere meglio e coordinare le iniziative pastorali per la Nuova Evangelizzazione? In che maniera le pratiche pastorali abituali nella vita quotidiana di queste comunità cristiane possono diventare momenti della Nuova Evangelizzazione?
Abbiamo sentito parlare dell’educazione alla fede come punto di avvio del rinnovamento o del rafforzamento della Nuova Evangelizzazione, il modo per rimettere il mondo in contatto con Gesù Cristo. Alcuni padri si sono soffermati sull’aspetto educativo, con particolare riguardo ai giovani, come un elemento costitutivo della Nuova Evangelizzazione e sulla maniera in cui saremo in grado di andare verso il futuro per riportare la gente all’esperienza di Cristo. I padri sinodali hanno sottolineato l’esigenza di trovare modelli pratici e concreti per offrire ai giovani un’adeguata educazione nella fede. È molto evidente che questi momenti includono l’istruzione di bambini e adolescenti.
Domanda 10. Dalla pubblicazione del Catechismo della Chiesa Cattolica sono stati compiuti grandi progressi nel rinnovamento catechistico. Come può la Chiesa progettare un programma di catechesi che sia insieme fondamentale e completo, e che ispiri la ricerca della verità, del bene e della bellezza? I giovani sono il futuro della Chiesa. In che maniera può la Chiesa educarli e catechizzarli meglio sulla grandezza di una relazione con Gesù Cristo attraverso la Chiesa, impegnandoli a dedicare più pienamente le loro vite a Lui?
In questa prospettiva, c’è stato chi ha parlato di un’insistenza maggiore sul ministero dei catechisti. I catechisti possono essere di grande aiuto per la Nuova Evangelizzazione e soprattutto nel contesto delle famiglie, quando trasmettono la fede ai loro figli.
Domanda 11. I catechisti hanno un ruolo capitale nella trasmissione della fede. È forse giunto il tempo di conferire loro un ministero istituzionalizzato, stabile nella Chiesa? In che maniera può la Chiesa assistere meglio i catechisti nel loro ministero, che è tanto importante?
Alcuni padri sinodali hanno menzionato il bisogno di ripristinare la tradizione kerygmatica cattolica al fine di parlare con coraggio la Parola di Dio, al tempo opportuno e non opportuno, di riprendere la voce profetica della Chiesa, di discernere i segni dei tempi che ci richiamano a una Nuova Evangelizzazione e di impegnarci nella proclamazione di una risposta cattolica a questi segni dei tempi.
Nella stessa prospettiva, parecchi padri sinodali hanno sottolineato l’importanza della pietà popolare come espressione di fede da parte del popolo di Dio.
C’è stato un ampio consenso sulla validità del pellegrinaggio, in particolare verso i templi mariani. Questo fenomeno costituisce una grande possibilità per l’evangelizzazione.
Infine, è stato riconosciuto che la Nuova Evangelizzazione non è soltanto un programma momentaneo, ma una maniera di guardare verso il futuro della Chiesa e di vederci tutti impegnati nell’invito, rivolto anzitutto a noi stessi, a un rinnovamento della fede e poi a tutti coloro che ci attorniano in un’accettazione gioiosa della vita in Cristo Risorto.

4. Agenti e partecipanti alla Nuova Evangelizzazione

C’è stata attenzione al ruolo della famiglia, che rappresenta lo strumento grazie al quale la fede viene trasmessa persino nelle situazioni più difficili. Occorre incoraggiare la vita familiare, soprattutto oggi, quando soffre tanto per le pressioni della nuova visione secolarizzata della realtà.
Domanda 12. In quanto Chiesa domestica, la famiglia è indispensabile non soltanto alla trasmissione della fede, ma anche alla formazione della persona umana. In che maniera la Chiesa può appoggiare e guidare meglio la famiglia nel suo ministero decisivo riguardo alla proclamazione del Vangelo e ad assumere un ruolo più attivo nella trasmissione della fede e dei valori umani?
Il sinodo ha parlato altresì del ruolo fondamentale delle donne nella vita della Chiesa e del luogo che la madre occupa nella famiglia nella trasmissione della fede.
Un’iniziativa pastorale sistematica e coerente richiede la formazione permanente e continua dei sacerdoti alla comprensione della proclamazione gioiosa del Vangelo in un’epoca in cui scarseggia la formazione sul mistero di Cristo.
Coloro che si preparano al sacerdozio vanno formati per comprendere la natura particolare del loro ministero e il loro rapporto con l’evangelizzazione. Devono anche essere formati a riconoscere che dedicheranno le loro esistenze al servizio della Chiesa come presbiteri celibi.
Domanda 13. Il sacerdote ha un ruolo insostituibile nell’evangelizzazione e nella trasmissione della fede. Come può la Chiesa promuovere un imperativo missionario rinnovato nel ministero dei sacerdoti?
La Chiesa è stata benedetta dal ministero e dalla testimonianza di uomini e donne nella vita consacrata, i quali continuano a portare l’amore di Cristo al mondo attraverso numerose attività diverse. La vita consacrata è in sé un segno che indica agli altri la verità del Vangelo.
Molti hanno messo in evidenza il ruolo dei laici nell’opera per la Nuova Evangelizzazione. A tutti i livelli: nelle aree professionali dell’educazione, del diritto, della politica o delle attività economiche, nonché in tutti i campi che vedono impegnati i laici, il compito dei singoli cattolici è di richiamare la gente alla pratica della fede, con la parola, ma anche e soprattutto con le opere, con l’azione e con la nostra maniera di vivere.
Domanda 14. Il laicato è indispensabile per la Nuova Evangelizzazione. Come può la Chiesa integrare in maniera più piena i laici nell’organizzazione della Chiesa locale, affinché laici e laiche si impegnino a fianco dei sacerdoti nell’evangelizzazione della comunità?
Non sono mancati gli interventi che hanno messo in luce anche il fenomeno delle migrazioni, tanto diffuse ai giorni nostri. Succede spesso che i cattolici arrivano a un contesto nuovo e smettono di essere attivi nella loro fede. L’accoglienza e il loro inserimento nella comunità possono essere forme di Nuova Evangelizzazione.
L’insistenza su Maria, Madre della Chiesa e della Nuova Evangelizzazione come modello e patrona dei nostri sforzi è apparsa in vari interventi. Soprattutto, la sua fede ci incita a rispondere allo stesso modo. È grazie alla sua fede che la Parola di Dio ha fatto il suo ingresso nel nostro mondo. A imitazione di Maria, possiamo operare, grazie alla nostra fede e alla nostra testimonianza della vita nello Spirito, un mutamento nel mondo nel quale viviamo.
Ora che cominciamo il nostro lavoro per determinare le proposizioni che guideranno gli sforzi di questo sinodo al fine di presentare al Santo Padre un quadro di riferimento per la sua riflessione, sembra giunto il momento di elencare alcuni dei temi possibili:
1. L’intervento gratuito nelle nostre esistenze dell’amore di Dio, espresso in forme diverse, ma in maniera definitiva e piena nella sua Parola fatta carne, Gesù Cristo;
2. Il dono dello Spirito Santo, che illumina le nostre menti e rafforza i nostri cuori ad accettare la Parola di Dio e a viverla;
3. Cristo è il soggetto della nostra fede e l’incontro personale con lui ci invita a diventare suoi discepoli;
4. Incontriamo Cristo nella sua Chiesa e mediante la sua Chiesa, che è il suo nuovo Corpo;
5. Cristo e il suo Vangelo sono al centro della proclamazione della Chiesa;
6. Tutti i fedeli: laici, religiosi e clero, sono chiamati ad aprirsi a una nuova Pentecoste nelle loro vite;
7. La trasmissione del contenuto della fede, il credo, è compito di ognuno, ma in particolare delle famiglie, delle parrocchie e delle piccole comunità;
8. La parrocchia è il luogo dove i più sperimentano la vita della Chiesa;
9. Alcuni temi della Nuova Evangelizzazione sono la famiglia, il matrimonio, la formazione di fede, la libertà religiosa, la cura verso i poveri e il ruolo dei laici; e
10. Andranno ricordate le espressioni concrete dell’opera evangelizzatrice della Chiesa che sembrano aver riscosso successo.

Conclusione

La crescita del seme richiede tempo. L’azione intenzionale e deliberata di un’iniziativa diligente e coerente verso i cattolici inattivi a livello personale seminerà nuovi semi, mentre rinnoviamo i nostri sforzi per proclamare la Parola di Dio e proporla nuovamente a coloro che ora sono lontani dalla Chiesa.
Il Seminatore ci affida i semi. Conosciamo ormai le nostre difficoltà, tensioni, inquietudini, peccati nonché la nostra umana debolezza. Il seme è l’inizio della fecondità. Piantare il seme ci richiede di vivere la Parola di Dio e di condividerla con gioia.
Che Maria, Stella della Nuova Evangelizzazione ed esempio per ogni discepolo, missionario ed evangelizzatore, interceda per noi, affinché il lavoro di questo sinodo produca frutti abbondanti per la gloria di Dio e la salvezza di uomini e donne.
Grazie.

[00228-01.04] [NNNNN] [Testo originale: inglese]

AUDITIO AUDITORUM (III)

Sono intervenuti i seguenti Uditori e Uditrici:

- Rev.da Suora Maria Antonieta BRUSCATO, F.S.P., Superiora Generale della Pia Società delle Figlie di San Paolo (BRASILE)
- Sig. Francisco José GÓMEZ ARGÜELLO WIRTZ, Co-Fondatore del Cammino Neocatecumenale (SPAGNA)
- Rev. Zoltán KUNSZABÓ, Diacono permanente dell'Arcidiocesi di Esztergom-Budapest (UNGHERIA)
- Dott. Michel ROY, Segretario Generale della "Caritas Internationalis" (ITALIA)
- Sig.ra Lydia JIMÉNEZ GONZÁLEZ, Direttrice Generale dell'Istituto Secolare "Cruzadas de Santa María" (SPAGNA)
- Dott.ssa Florence DE LEYRITZ, Membro dell'Associazione "Alpha France" (FRANCIA) e Dott. Marc DE LEYRITZ, Presidente dell'Associazione "Alpha France" (FRANCIA)
- Prof. Franco MIANO, Presidente dell'Azione Cattolica Italiana (ITALIA)

Diamo qui di seguito i riassunti degli interventi:

- Rev.da Suora Maria Antonieta BRUSCATO, F.S.P., Superiora Generale della Pia Società delle Figlie di San Paolo (BRASILE)

In questo mio intervento mi riferisco ai numeri 59 a 62 dell'Instrumentum laboris, che trovo rispondenti alla sfida posta oggi alla Chiesa dalla cultura mediatica e digitale,”luogo” della vita pubblica e della esperienza sociale (IL 59) e spazio di un'evangelizzazione, dove poter diffondere a largo raggio la bella notizia del Vangelo.
Lodo e benedico Dio per la crescente sensibilità ecclesiale verso la comunicazione riconosciuta come nuova civiltà (Ecclesia in Africa 71), primo areopago del tempo moderno (Redemptoris missio 37), vera e propria cultura: cioè un modo di esistere, di stare al mondo.
Ne era ben consapevole Paolo VI, che nell'esortazione apostolica Evangelii nuntiandi così affermava: La Chiesa si sentirebbe colpevole di fronte al suo Signore se non adoperasse questi potenti mezzi, che l'intelligenza umana rende ogni giorno più perfezionati; servendosi di essi la Chiesa “predica sui tetti”(n. 45).
Gli illuminati interventi degli ultimi Pontefici, soprattutto in occasione della Giornata mondiale della comunicazione sociale, hanno spinto e sostenuto le Chiese locali e altre organizzazioni ecclesiali a utilizzare con professionalità i diversi strumenti di comunicazione e oggi i new media per l'annuncio del messaggio di salvezza.
L’Instrumentum laboris al n. 62 indica alcuni rischi della cultura digitale che tuttavia non offuscano le potenzialità della nuova comunicazione, in grado di offrire maggiore possibilità di conoscenza, di scambio, di solidarietà. Gli interrogativi interpellano con maggiore forza quelli che, nella Chiesa, hanno l'audacia di frequentare questi “nuovi areopaghi”: come essere comunicatori efficaci del mistero di Dio che è comunione, testimoni dell'amore di Dio che è speranza?
Nel lontano 1926, il Beato Giacomo Alberione, fondatore della Famiglia paolina, scriveva: “Il mondo ha bisogno d'una nuova, lunga e profonda evangelizzazione... Occorrono mezzi proporzionati, e anime accese di fede”.
Ed è a questa grande sfida che dobbiamo rispondere anche noi oggi.

[00317-01.04] [UD037] [Testo originale: italiano]

- Sig. Francisco José GÓMEZ ARGÜELLO WIRTZ, Co-Fondatore del Cammino Neocatecumenale (SPAGNA)

La Lettera agli Ebrei dice: “Poiché i figli hanno in comune il sangue e la carne, anche Cristo ne è divenuto partecipe, per ridurre all'impotenza, mediante la morte, colui che della morte ha il potere, cioè il diavolo, e liberare così quelli che per paura della morte erano soggetti a schiavitù durante tutta la vita”.
Crediamo davvero che gli uomini, per la paura della morte, sono soggetti durante tutta la vita alla schiavitù del demonio? Ma se lo crediamo, questo Sinodo dovrebbe dire con S. Paolo: “Caritas Christi urget nos. L'amore di Cristo ci spinge al pensiero che se Lui è morto per tutti, tutti sono morti. Ed è morto per tutti, perché quelli che vivono non vivano più per se stessi, ma per colui che è morto e risuscitato per loro”.
Dice S. Paolo che Dio ha voluto salvare il mondo attraverso la stoltezza del kerygma, che è l'annunzio di questa notizia.
La fede viene dall'ascolto e oggi ci troviamo in una società secolarizzata che ha l'orecchio chiuso.
Se vogliamo evangelizzare c’è bisogno di dare i segni che aprano l’orecchio all’uomo contemporaneo. Ma come può una comunità cristiana arrivare a questa statura di fede dell’amore nella dimensione della croce e della perfetta unita? Ecco la necessità del catecumenato postbattesimale che faccia crescere la fede.

[00311-01.04] [UD031] [Testo originale: italiano]

- Rev. Zoltán KUNSZABÓ, Diacono permanente dell'Arcidiocesi di Esztergom-Budapest (UNGHERIA)

Questo intervento si fonda su vent’anni di esperienza missionaria a Budapest, in Ungheria, in Europa centrale. Le vite di centinaia di persone, spesso di intere famiglie sono cambiate grazie ai seguenti principi. Si tratta di una chiave molto semplice: restare uniti e credere alla legge spirituale dell’evangelizzazione, che la Chiesa ci rivela spiegandoci la Sacra Scrittura. Si fa riferimento anche all’Instrumentum laboris ai punti 131-141 sulla prima proclamazione del Vangelo e al punto 28 sul contenuto del Vangelo.
Grazie ai documenti conciliari e post-conciliari, l’intero processo della trasmissione della fede ci è molto chiaro. Inizia con una proclamazione, il kerigma, vale a dire il Vangelo di Gesù Cristo, insieme a una chiamata alla conversione e al pentimento. Quindi un processo di catechesi, fondato sulla fede scaturita dal primo ascolto della Buona Novella. È molto importante osservare chiaramente questo processo e seguire quest’ordine.
È molto importante inoltre per la Nuova Evangelizzazione essere chiari sul contenuto del Vangelo. Dobbiamo spiegare che si tratta di un messaggio salvifico oggi, così come lo era tanto tempo fa. Oggi il peccato allontana l’uomo da Dio, così come accadeva al tempo degli apostoli. Se predichiamo il Vangelo fedelmente, osserveremo anche che ciò conduce alla vita sacramentale, che le persone desidereranno essere lavate dall’acqua del battesimo, essere riconciliate grazie al sacramento della penitenza ed essere in comunione con Cristo attraverso la Santa Eucaristia.
Il momento più importante della mia attività missionaria è stata la Missione della Città di Budapest nel 2007. Rispondendo all’appello di Sua Eminenza il Card. Peter Erdö, tutta la diocesi si è riunita come mai era accaduto in passato per annunciare e trasmettere la Buona Novella. La predicazione kerigmatica e l’invito a partecipare alla comunità d’amore che è la Chiesa, ha cambiato da allora molte vite, soprattutto fra i poveri, i senzatetto, gli emarginati e molti giovani.

[00197-01.04] [UD014] [Testo originale: inglese]

- Dott. Michel ROY, Segretario Generale della "Caritas Internationalis" (ITALIA)

L’esercizio della carità è un elemento costitutivo della natura della Chiesa e della sua missione d’evangelizzazione e tutti, nella Chiesa, siamo implicati.
La nuova evangelizzazione deve mostrare che la diaconia della fede e la diaconia della carità non sono affatto separate e indipendenti, ma che si tratta di un’unica diaconia in due parti. Meglio ancora: il motore della missione, la trave portante della visione dev’essere la diaconia della carità.
La carità, di conseguenza, deve essere un elemento strutturale della natura stessa della Chiesa, se essa vuole essere evangelizzatrice. Vale la pena che il Sinodo le dia il posto che le spetta nella riflessione sulla nuova evangelizzazione e che incoraggi e rafforzi il suo dinamismo evangelizzatore.
La Carità vissuta nello Spirito non solo ci rende missionari, ma ci evangelizza. E oggi riconosciamo con gioia che sono numerosi, ogni giorno più numerosi, gli operai della carità, volontari ed impiegati, che fanno del loro lavoro nell’azione socio-caritativa della Chiesa il settore esplicito del loro impegno nell’evangelizzazione. Vorremmo che avessero un posto tra gli argomenti che trattano del modo in cui la fede cristiana viene trasmessa oggi.
Riconosciamo che l’esercizio della carità è uno dei segni di credibilità della Chiesa. Costatiamo che spesso, nelle nostre Caritas, fratelli e sorelle che vengono a noi dall’indifferenza, dall’agnosticismo o dalla miscredenza scoprono, attraverso i servizi socio-caritativi, cosa significhi la gioia di credere e di mettere la propria vita in sincronia con Gesù Cristo, in seno alla Chiesa. Ci piacerebbe che fosse riconosciuto il carattere evangelizzatore di moltissime azioni compiute al servizio della carità e il modo in cui vengono eseguite.
Ciò non significa che non riconosciamo la necessità di prendere a cuore la dimensione evangelizzatrice della carità e la formazione in questo campo, così che questo servizio contribuisca a sollevare interrogativi sulle motivazioni il senso di quel che facciamo, inviti alla conversione e faciliti l’annuncio di Gesù e del suo Vangelo. Allo stesso modo dobbiamo coltivare la spiritualità che può dare consistenza al carattere evangelizzatore della carità. Il Sinodo farebbe un buon servizio alla nuova evangelizzazione se ci fornisse orientamenti positivi sulla cura da dedicare alla formazione e alla spiritualità nell’azione caritativa che permetta di ravvivare in essa la sua forza evangelizzatrice.
Il problema fondamentale nella nuova evangelizzazione non è solamente di sapere come annunciare il Vangelo, ma di chiederci se il Vangelo che annunciamo sia buona novella per i poveri e se noi, come Chiesa, rendiamo credibile questo Vangelo. Il servizio della carità deve eessere il motore della missione e il suo segno di credibilità.

[00233-01.06] [UD020] [Testo originale: francese]

- Sig.ra Lydia JIMÉNEZ GONZÁLEZ, Direttrice Generale dell'Istituto Secolare "Cruzadas de Santa María" (SPAGNA)

L’Instrumentum laboris (nn. 147-149) ci chiama ad assolvere il compito di evangelizzare ed educare nel difficile contesto attuale di “emergenza educativa”. In tal senso, come dobbiamo essere noi, educatori cattolici? Come deve essere la scuola cattolica? Vorrei segnalare alcuni mezzi:
1. Mantenere l’identità cattolica dei nostri centri.
2. Stabilire nei nostri centri un programma serio e integrale di formazione alla fede.
3. Fedeltà creativa al carisma fondativo.
4. Pratica delle virtù mediante un serio programma di educazione della volontà.
5. Programma di educazione dell’affettività. Favorire l’esercizio della carità.
6. Attenzione personalizzata.
Abbiamo visto con dolore che molti alunni delle nostre scuole cattoliche, educati con rigore allo studio, sono diventati leader sociali, nemici della fede e della Chiesa; che le nostre scuole non sono centri in cui si coltivano persone molto “colte”, ma “battezzati miscredenti”. E abbiamo visto anche, con gioia, come in scuole, università in cui si conserva l’identità e si impartisce l’istruzione alla fede, nascono vocazioni per la propria congregazione e per tutti i settori della vita cristiana. Chiediamo ai signori vescovi una particolare attenzione ai centri cattolici delle loro diocesi; che veglino affinché non spariscano e conservino la loro chiara identità cattolica come efficace contributo alla formazione di evangelizzatori nuovi e credibili.

[00306-01.05] [UD027] [Testo originale: spagnolo]

- Dott.ssa Florence DE LEYRITZ, Membro dell'Associazione "Alpha France" (FRANCIA) e Dott. Marc DE LEYRITZ, Presidente dell'Associazione "Alpha France" (FRANCIA)

Il percorso Alpha è uno strumento di annuncio kerigmatico al servizio delle parrocchie e delle cappellanie, nato trent’anni fa e proposto in 160 paesi, in 110 lingue. L’hanno accolto quasi 20 milioni di persone, molte delle quali vi hanno incontrato Cristo. Quale lezione trarre dall’esperienza per la conversione pastorale?
L’evangelizzazione è strutturata in tre grandi fasi: 1. Una prima evangelizzazione vissuta come un tempo di conversione iniziale che permette un incontro personale con Cristo. 2. La formazione come discepoli che favorisce l’apprendimento della vita cristiana. 3. Lo sviluppo di leader tramite il riconoscimento del potenziale missionario dei laici e il loro sviluppo in seno alla Chiesa e alla società.
Pochi pastori sanno articolare concretamente queste tre fasi precisate nell’Evangelii Nuntiandi al capitolo 2: questa trasformazione porta dalla miscredenza alla simpatia, dalla simpatia alla conversione, dalla conversione alla vita di discepoli e dalla vita di discepoli alla missione.
Affinché la Nuova Evangelizzazione non venga ridotta a un semplice slogan e affinché le comunità rappresentino un terreno fertile in cui i discepoli-missionari crescono, i sacerdoti devono sviluppare la capacità di portare avanti la pastorale con un approccio organico e sistematico. È fondamentale articolare tra di loro queste fasi in un continuum pastorale che lega il primo annuncio allo sviluppo dei discepoli missionari, sulla base dei loro doni spirituali, che potranno irradiare il Regno di Dio attorno a una comunità cristiana.
La Nuova Evangelizzazione richiede nuove competenze pastorali. Il Munus Regendi è chiamato in causa a tal proposito. Abbiamo realizzato formazioni alla gestione pastorale rivolte a sacerdoti e vescovi. L’esperienza ci mostra che la Chiesa può essere concepita solo come una comunità di apprendimento in cui è bello ritrovarsi per ascoltare la parola del Signore al fine di crescere nella fede, formarsi come discepoli e esercitare una gestione pastorale profondamente evangelica.

[00309-01.08D029] [Testo originale: francese]

- Prof. Franco MIANO, Presidente dell'Azione Cattolica Italiana (ITALIA)

I laici sono chiamati a partecipare a tutta la missione della Chiesa, “per la loro parte compiono, nella Chiesa e nel mondo, la missione propria di tutto il popolo cristiano” (LG 31). II messaggio conciliare pone così la vocazione dei laici in una luce particolarmente significativa che esprime un senso vivo della corresponsabilità nella Chiesa locale e nella Chiesa universale. La scoperta-riscoperta di questa vocazione, del senso profondo della partecipazione dei laici alla intera missione della Chiesa, appare uno dei compiti fondamentali che la nuova evangelizzazione ha di fronte a sé.
La nuova evangelizzazione richiede nuove capacità di relazione e di relazioni, persone che sanno raccontare, con la propria vita, le meraviglie di Dio; ha bisogno di legami di vita buona, bella, vera. Ecco allora che la dimensione intrinsecamente comunitaria della vita della Chiesa, che ha il suo fondamento nel grande dono della comunione, oggi chiede di essere sempre più valorizzata ai fini di un rinnovato annuncio del Vangelo agli uomini e alle donne del nostro tempo. Pur nella consapevolezza della pluralità di percorsi di cui è ricchissima la nostra vita ecclesiale, pensiamo ancora alla parrocchia, luogo in cui si trovano le nostre case, abitano le nostre famiglie, si intrecciano le prime relazioni.
Nella vita della parrocchia, e ancor prima al servizio della diocesi, l’Azione Cattolica può rappresentare un luogo privilegiato in cui si attivano adeguate dinamiche di relazione in senso ecclesiale, in cui ciascuno impara a capire che il grande dono della fede e tutti i doni ricevuti hanno una destinazione comunitaria. La vocazione propria dell’Azione Cattolica, secondo le indicazioni del concilio Vaticano II, sta nel porsi a servizio dell’insieme, nell’essere laicato associato diocesano, nel poter esser laboratorio concreto per la nuova evangelizzazione nella realtà delle chiese particolari, intorno al Vescovo, dando prospettiva e attuazione agli orientamenti pastorali. Offriamo la nostra disponibilità ai pastori delle nostre Chiese particolari a nome dei tanti fedeli laici che attendono proposte formative esigenti, relazioni personali intense che l’essere associazione aiuta a coltivare, impegnandoci a camminare sulle vie della santità sulla scia di tanti santi e beati per diventare testimoni e apostoli nei contesti della vita: giovani adulti ragazzi famiglie, insegnanti studenti professionisti, lavoratori ... tutti coinvolti e protagonisti, tutti corresponsabili nell’evangelizzazione e nella nuova evangelizzazione per favorire nelle persone che quotidianamente incontriamo un nuovo incontro con il Signore.

[00312-01.04] [UD032] [Testo originale: italiano]

FILM: “JERZY POPIELUSKO: MESSENGER OF THE TRUTH”


Nella serata di oggi i Padri Sinodali e gli altri Partecipanti alla XIII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi sono stati invitati alla proiezione di “Jerzy Popielusko: Messenger of the Truth”, presso l’Istituto Maria Bambina, alle ore 20:30.
Alcuni stralci del film sulla vita del Beato sono stati trasmessi in Aula al termine della Quindicesima Congregazione Generale di questa mattina. Il Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi ha definito la vita del sacerdote polacco un esempio di nuova evangelizzazione.

 
Ritorna a:

- Indice Bollettino Synodus Episcoporum - XIII Assemblea Generale Ordinaria - 2012
  [Plurilingue, Francese, Inglese, Italiano, Spagnolo, Tedesco]

- Indice Sala Stampa della Santa Sede
 
[Francese, Inglese, Italiano, Portoghese, Spagnolo, Tedesco]

 

top