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SYNODUS EPISCOPORUM
BOLLETTINO

XIII ASSEMBLEA GENERALE ORDINARIA
DEL SINODO DEI VESCOVI
7-28 OTTOBRE 2012

Nova evangelizatio ad christianam fidem tradendam


Questo Bollettino è soltanto uno strumento di lavoro ad uso giornalistico.
Le traduzioni non hanno carattere ufficiale.


Edizione plurilingue

03 - 07.10.2012

- SOLENNE INAUGURAZIONE DELLA XIII ASSEMBLEA GENERALE ORDINARIA DEL SINODO DEI VESCOVI

SOLENNE INAUGURAZIONE DELLA XIII ASSEMBLEA GENERALE ORDINARIA DEL SINODO DEI VESCOVI

- OMELIA DEL SANTO PADRE

Alle ore 09.30 di questa mattina 7 ottobre 2012, XXVII Domenica del tempo "per annum", sul sagrato della Basilica Vaticana, il Santo Padre Benedetto XVI ha presieduto la Concelebrazione dell’Eucaristia con i Padri Sinodali, in occasione della solenne Apertura della XIII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, che si celebrerà nell’Aula del Sinodo in Vaticano fino al 28 ottobre 2012, sul tema: «La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana».

Con il Papa hanno concelebrato i signori Cardinali, i Patriarchi, i Padri Sinodali e i Vescovi delle Conferenze Episcopali spagnola e tedesca. Tra i 261 Padri Sinodali concelebranti erano presenti: 49 Cardinali, 7 Presuli delle Chiese Orientali, 71 Arcivescovi, 120 Vescovi e 14 Presbiteri, oltre che 72 collaboratori.

Alle ore 09:15, con il canto delle Laudes regiæ, ha preso il via la processione iniziale. All’inizio della Concelebrazione, il Santo Padre ha proclamato “Dottori della Chiesa” San Giovanni D’Avila, sacerdote diocesano, e Santa Ildegarda Di Bingen, monaca professa dell’Ordine di San Benedetto, dopo la lettura delle biografie dei Santi “dottorandi” e della Peroratio.

Per la Preghiera Eucaristica sono saliti all'altare i Presidenti Delegati, S. Em. R. Card. John TONG HON, Vescovo di Hong Kong (CINA), S. Em. R. Card. Francisco ROBLES ORTEGA, Arcivescovo di Guadalajara (MESSICO), S. Em. R. Card. Laurent MONSENGWO PASINYA, Arcivescovo di Kinshasa (REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO); il Segretario Generale, S.E.R. Mons. Nikola ETEROVIĆ, Arcivescovo Tit. di Cibale (CITTÀ DEL VATICANO); il Relatore Generale, S. Em. R. Card. Donald William WUERL, Arcivescovo di Washington (USA); il Segretario Speciale, S.E.R. Mons. Pierre-Marie CARRÉ, Arcivescovo di Montpellier (FRANCIA); il Presidente della Conferenza Episcopale Spagnola, S. Em. R. Card. Antonio María Ruoco Varela (SPAGNA); il Presidente della Conferenza Episcopale tedesca, S.E.R. Mons. Robert Zollitsch (GERMANIA).

La Prima Lettura è stata pronunciata in spagnolo, il Salmo responsoriale in italiano e la Seconda Lettura in tedesco. Il Vangelo è stato proclamato in latino. La Preghiera dei fedeli è stata pronunciata in inglese, portoghese, francese, russo e neerlandese.

Nel corso del Sacro Rito, dopo la proclamazione del Vangelo, il Santo Padre ha pronunciato l’omelia che riportiamo di seguito nella versione originale in italiano e nella traduzione in portoghese e polacco. Le traduzioni in inglese, francese, spagnolo e tedesco si trovano nelle rispettive edizioni linguistiche.

OMELIA DEL SANTO PADRE

Venerati Fratelli,

cari fratelli e sorelle!

Con questa solenne concelebrazione inauguriamo la XIII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, che ha per tema: La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana. Questa tematica risponde ad un orientamento programmatico per la vita della Chiesa, di tutti i suoi membri, delle famiglie, delle comunità, delle sue istituzioni. E tale prospettiva viene rafforzata dalla coincidenza con l’inizio dell’Anno della fede, che avverrà giovedì prossimo 11 ottobre, nel 50° anniversario dell’apertura del Concilio Ecumenico Vaticano II. Rivolgo il mio cordiale e riconoscente benvenuto a voi, che siete venuti a formare questa Assemblea sinodale, in particolare al Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi e ai suoi collaboratori. Estendo il mio saluto ai Delegati fraterni delle altre Chiese e Comunità Ecclesiali e a tutti i presenti, invitandoli ad accompagnare nella preghiera quotidiana i lavori che svolgeremo nelle prossime tre settimane.

Le Letture bibliche che formano la Liturgia della Parola di questa domenica ci offrono due principali spunti di riflessione: il primo sul matrimonio, che vorrei toccare più avanti; il secondo su Gesù Cristo, che riprendo subito. Non abbiamo il tempo per commentare questo passo della Lettera agli Ebrei, ma dobbiamo, all’inizio di questa Assemblea sinodale, accogliere l’invito a fissare lo sguardo sul Signore Gesù, «coronato di gloria e di onore a causa della morte che ha sofferto» (Eb 2,9). La Parola di Dio ci pone dinanzi al Crocifisso glorioso, così che tutta la nostra vita, e in particolare l’impegno di questa Assise sinodale, si svolgano al cospetto di Lui e nella luce del suo mistero. L’evangelizzazione, in ogni tempo e luogo, ha sempre come punto centrale e terminale Gesù, il Cristo, il Figlio di Dio (cfr Mc 1,1); e il Crocifisso è per eccellenza il segno distintivo di chi annuncia il Vangelo: segno di amore e di pace, appello alla conversione e alla riconciliazione. Noi per primi, venerati Fratelli, teniamo rivolto a Lui lo sguardo del cuore e lasciamoci purificare dalla sua grazia.

Ora vorrei brevemente riflettere sulla «nuova evangelizzazione», rapportandola con l’evangelizzazione ordinaria e con la missione ad gentes. La Chiesa esiste per evangelizzare. Fedeli al comando del Signore Gesù Cristo, i suoi discepoli sono andati nel mondo intero per annunciare la Buona Notizia, fondando dappertutto le comunità cristiane. Col tempo, esse sono diventate Chiese ben organizzate con numerosi fedeli. In determinati periodi storici, la divina Provvidenza ha suscitato un rinnovato dinamismo dell’attività evangelizzatrice della Chiesa. Basti pensare all’evangelizzazione dei popoli anglosassoni e di quelli slavi, o alla trasmissione del Vangelo nel continente americano, e poi alle stagioni missionarie verso i popoli dell’Africa, dell’Asia e dell’Oceania. Su questo sfondo dinamico mi piace anche guardare alle due luminose figure che poc’anzi ho proclamato Dottori della Chiesa: San Giovanni d’Avila e Santa Ildegarda di Bingen. Anche nei nostri tempi lo Spirito Santo ha suscitato nella Chiesa un nuovo slancio per annunciare la Buona Notizia, un dinamismo spirituale e pastorale che ha trovato la sua espressione più universale e il suo impulso più autorevole nel Concilio Ecumenico Vaticano II. Tale rinnovato dinamismo dell’evangelizzazione produce un benefico influsso sui due «rami» specifici che da essa si sviluppano, vale a dire, da una parte, la missio ad gentes, cioè l’annuncio del Vangelo a coloro che ancora non conoscono Gesù Cristo e il suo messaggio di salvezza; e, dall’altra parte, la nuova evangelizzazione, orientata principalmente alle persone che, pur essendo battezzate, si sono allontanate dalla Chiesa, e vivono senza fare riferimento alla prassi cristiana. L’Assemblea sinodale che oggi si apre è dedicata a questa nuova evangelizzazione, per favorire in queste persone un nuovo incontro con il Signore, che solo riempie di significato profondo e di pace la nostra esistenza; per favorire la riscoperta della fede, sorgente di Grazia che porta gioia e speranza nella vita personale, familiare e sociale. Ovviamente, tale orientamento particolare non deve diminuire né lo slancio missionario in senso proprio, né l’attività ordinaria di evangelizzazione nelle nostre comunità cristiane. In effetti, i tre aspetti dell’unica realtà di evangelizzazione si completano e fecondano a vicenda.

Il tema del matrimonio, propostoci dal Vangelo e dalla prima Lettura, merita a questo proposito un’attenzione speciale. Il messaggio della Parola di Dio si può riassumere nell’espressione contenuta nel Libro della Genesi e ripresa da Gesù stesso: «Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e i due saranno un’unica carne» (Gen 2,24; Mc 10,7-8). Che cosa dice oggi a noi questa Parola? Mi sembra che ci inviti a renderci più consapevoli di una realtà già nota ma forse non pienamente valorizzata: che cioè il matrimonio, costituisce in se stesso un Vangelo, una Buona Notizia per il mondo di oggi, in particolare per il mondo scristianizzato. L’unione dell’uomo e della donna, il loro diventare «un’unica carne» nella carità, nell’amore fecondo e indissolubile, è segno che parla di Dio con forza, con una eloquenza che ai nostri giorni è diventata maggiore, perché purtroppo, per diverse cause, il matrimonio, proprio nelle regioni di antica evangelizzazione, sta attraversando una crisi profonda. E non è un caso. Il matrimonio è legato alla fede, non in senso generico. Il matrimonio, come unione d’amore fedele e indissolubile, si fonda sulla grazia che viene dal Dio Uno e Trino, che in Cristo ci ha amati d’amore fedele fino alla Croce. Oggi siamo in grado di cogliere tutta la verità di questa affermazione, per contrasto con la dolorosa realtà di tanti matrimoni che purtroppo finiscono male. C’è un’evidente corrispondenza tra la crisi della fede e la crisi del matrimonio. E, come la Chiesa afferma e testimonia da tempo, il matrimonio è chiamato ad essere non solo oggetto, ma soggetto della nuova evangelizzazione. Questo si verifica già in molte esperienze, legate a comunità e movimenti, ma si sta realizzando sempre più anche nel tessuto delle diocesi e delle parrocchie, come ha dimostrato il recente Incontro Mondiale delle Famiglie.

Una delle idee portanti del rinnovato impulso che il Concilio Vaticano II ha dato all’evangelizzazione è quella della chiamata universale alla santità, che in quanto tale riguarda tutti i cristiani (cfr Cost. Lumen gentium, 39-42). I santi sono i veri protagonisti dell’evangelizzazione in tutte le sue espressioni. Essi sono, in particolare, anche i pionieri e i trascinatori della nuova evangelizzazione: con la loro intercessione e con l’esempio della loro vita, attenta alla fantasia dello Spirito Santo, essi mostrano alle persone indifferenti o addirittura ostili la bellezza del Vangelo e della comunione in Cristo, e invitano i credenti, per così dire, tiepidi, a vivere con gioia di fede, speranza e carità, a riscoprire il «gusto» della Parola di Dio e dei Sacramenti, in particolare del Pane di vita, l’Eucaristia. Santi e sante fioriscono tra i generosi missionari che annunciano la Buona Notizia ai non cristiani, tradizionalmente nei paesi di missione e attualmente in tutti i luoghi dove vivono persone non cristiane. La santità non conosce barriere culturali, sociali, politiche, religiose. Il suo linguaggio – quello dell’amore e della verità – è comprensibile per tutti gli uomini di buona volontà e li avvicina a Gesù Cristo, fonte inesauribile di vita nuova.A questo punto, soffermiamoci un momento ad ammirare i due Santi che oggi sono stati aggregati alla eletta schiera dei Dottori della Chiesa. San Giovanni di Avila visse nel secolo XVI. Profondo conoscitore delle Sacre Scritture, era dotato di ardente spirito missionario. Seppe penetrare con singolare profondità i misteri della Redenzione operata da Cristo per l’umanità. Uomo di Dio, univa la preghiera costante all’azione apostolica. Si dedicò alla predicazione e all’incremento della pratica dei Sacramenti, concentrando il suo impegno nel migliorare la formazione dei candidati al sacerdozio, dei religiosi e dei laici, in vista di una feconda riforma della Chiesa.

Santa Ildegarda di Bingen, importante figura femminile del secolo XII, ha offerto il suo prezioso contributo per la crescita della Chiesa del suo tempo, valorizzando i doni ricevuti da Dio e mostrandosi donna di vivace intelligenza, profonda sensibilità e riconosciuta autorità spirituale. Il Signore la dotò di spirito profetico e di fervida capacità di discernere i segni dei tempi. Ildegarda nutrì uno spiccato amore per il creato, coltivò la medicina, la poesia e la musica. Soprattutto conservò sempre un grande e fedele amore per Cristo e per la sua Chiesa.

Lo sguardo sull’ideale della vita cristiana, espresso nella chiamata alla santità, ci spinge a guardare con umiltà la fragilità di tanti cristiani, anzi il loro peccato, personale e comunitario, che rappresenta un grande ostacolo all’evangelizzazione, e a riconoscere la forza di Dio che, nella fede, incontra la debolezza umana. Pertanto, non si può parlare della nuova evangelizzazione senza una disposizione sincera di conversione. Lasciarsi riconciliare con Dio e con il prossimo (cfr 2 Cor 5,20) è la via maestra della nuova evangelizzazione. Solamente purificati, i cristiani possono ritrovare il legittimo orgoglio della loro dignità di figli di Dio, creati a sua immagine e redenti con il sangue prezioso di Gesù Cristo, e possono sperimentare la sua gioia per condividerla con tutti, con i vicini e con i lontani.

Cari fratelli e sorelle, affidiamo a Dio i lavori dell’Assise sinodale nel sentimento vivo della comunione dei Santi, invocando in particolare l’intercessione dei grandi evangelizzatori, tra i quali vogliamo con grande affetto annoverare il Beato Papa Giovanni Paolo II, il cui lungo pontificato è stato anche esempio di nuova evangelizzazione. Ci poniamo sotto la protezione della Beata Vergine Maria, Stella della nuova evangelizzazione. Con lei invochiamo una speciale effusione dello Spirito Santo, che illumini dall’alto l’Assemblea sinodale e la renda fruttuosa per il cammino della Chiesa oggi, nel nostro tempo. Amen.

Traduzione portoghese

Veneráveis Irmãos,

Queridos irmãos e irmãs,

Com esta solene concelebração inauguramos a XIII Assembléia Geral Ordinária do Sínodo dos Bispos, que tem como tema: A Nova Evangelização para a transmissão da fé cristã. Esta temática responde a uma orientação programática para a vida da Igreja, de todos os seus membros, das famílias, comunidades, e das suas instituições. Tal perspectiva se reforça pela coincidência com o início do Ano da Fé, que terá lugar na próxima quinta-feira, dia 11 de outubro, no 50º aniversário da abertura do Concílio Ecumênico Vaticano II. Dirijo a minha cordial saudação de boas-vindas, cheia de gratidão, a vós que viestes formar parte nesta Assembléia sinodal, em especial, ao Secretário-Geral do Sínodo dos Bispos e aos seus colaboradores. Estendo a minha saudação aos delegados fraternos de outras Igrejas e Comunidades Eclesiais, e a todos os presentes, convidando-os a acompanhar com a sua oração diária, os trabalhos que realizaremos nas próximas três semanas.As leituras bíblicas, que compõem a Liturgia da Palavra deste domingo, nos oferecem dois pontos principais de reflexão: o primeiro sobre o matrimônio, que tratarei adiante; e o segundo sobre Jesus Cristo, que abordarei em seguida. Não temos tempo para comentar esta passagem da Carta aos Hebreus, mas devemos, no início desta Assembléia sinodal, aceitar o convite para fixar o olhar no Senhor Jesus, «coroado de glória e honra, por ter sofrido a morte» (Hb 2,9). A Palavra de Deus nos coloca diante do crucificado glorioso, de modo que toda a nossa vida e, em particular, o compromisso desta assembléia sinodal, se desenrole presença d’Ele e à luz do seu mistério. A evangelização, em todo tempo e lugar, teve sempre como ponto central e último Jesus, o Cristo, o Filho de Deus (cf. Mc 1,1); e o Crucificado é por excelência o sinal distintivo de quem anuncia o Evangelho: sinal de amor e de paz, chamada à conversão e à reconciliação. Sejamos nós, Venerados Irmãos, os primeiros a ter o olhar do coração dirigido a Ele, deixando-nos purificar pela sua graça.

Queria agora refletir, brevemente, sobre a «nova evangelização», relacionando-a com a evangelização ordinária e com a missão ad gentes. A Igreja existe para evangelizar. Fiéis ao mandamento do Senhor Jesus Cristo, seus discípulos partiram pelo mundo inteiro para anunciar a Boa Nova, fundando, por toda a parte, comunidades cristãs. Com o passar do tempo, essas comunidades tornaram-se Igrejas bem organizadas, com numerosos fiéis. Em determinados períodos da história, a Divina Providência suscitou um renovado dinamismo na ação evangelizadora na Igreja. Basta pensar na evangelização dos povos anglo-saxões e eslavos, ou na transmissão do Evangelho no continente americano, e, em seguida, nos distintos períodos missionários junto dos povos da África, Ásia e Oceania. Sobre este pano de fundo dinâmico, apraz-me também dirigir o olhar para as duas figuras luminosas que acabo de proclamar Doutores da Igreja: São João de Ávila e Santa Hildegarda de Bingen. Também nos nossos tempos, o Espírito Santo suscitou na Igreja um novo impulso para proclamar a Boa Nova, um dinamismo espiritual e pastoral que encontrou a sua expressão mais universal e o seu impulso mais autorizado no Concílio Ecumênico Vaticano II. Este renovado dinamismo de evangelização produz uma influência benéfica sobre os dois "ramos" concretos que desenvolvem a partir dela, ou seja, por um lado, a missio ad gentes, isto é, a proclamação do Evangelho para aqueles que ainda não conhecem a Jesus Cristo e a Sua mensagem de salvação; e, por outro lado, a nova evangelização, destinada principalmente às pessoas que, embora batizadas, se distanciaram da Igreja e vivem sem levar em conta prática cristã. A Assembléia sinodal que se abre hoje é dedicada a essa nova evangelização, para ajudar essas pessoas a terem um novo encontro com o Senhor, o único que dá sentido profundo e paz para a nossa existência; para favorecer a redescoberta da fé, a fonte de graça que traz alegria e esperança na vida pessoal, familiar e social. Obviamente, esta orientação particular não deve diminuir nem o impulso missionário, em sentido próprio, nem as atividades ordinárias de evangelização nas nossas comunidades cristãs. Na verdade, os três aspectos da única realidade de evangelização e completam e se fecundam mutuamente.

Neste sentido, o tema do matrimônio, que nos ofereceu o Evangelho e a primeira leitura, merece uma atenção especial. A mensagem da Palavra de Deus pode ser resumida na expressão contida no livro do Gênesis e retomada pelo próprio Jesus: «Por isso, o homem deixará seu pai e sua mãe e se unirá à sua mulher, e eles serão uma só carne» (Gn 2,24, Mc 10,7-8). O que significa hoje para nós essa palavra? Parece-me que nos convida a nos tornarmos mais conscientes de uma realidade já conhecida, mas talvez não totalmente apreciada, ou seja, que o matrimônio se constitui, em si mesmo, um Evangelho, uma Boa Nova para o mundo de hoje, em particular para o mundo descristianizado. A união do homem e da mulher, o ser «uma só carne» na caridade, no amor fecundo e indissolúvel, é um sinal que fala de Deus com força, com uma eloqüência que hoje se torna ainda maior porque, infelizmente, por diversas razões, o matrimônio, justamente nas regiões de antiga tradição cristã, está passando por uma profunda crise. Não é uma coincidência. O matrimônio está ligado à fé, não num sentido genérico. O matrimônio se fundamenta, enquanto união do amor fiel e indissolúvel, na graça que vem do Deus Uno e Trino, que em Cristo nos amou com um amor fiel até a Cruz. Hoje, somos capazes de compreender toda a verdade desta afirmação, em contraste com a dolorosa realidade de muitos matrimônios que, infelizmente, acabam mal. Há uma clara correspondência entre a crise da fé e a crise do matrimônio. E, como a Igreja afirma e testemunha há muito tempo, o matrimônio é chamado a ser não apenas objeto, mas o sujeito da nova evangelização. Isso já se vê em muitas experiências ligadas a comunidades e movimentos, mas também se observa, cada vez mais, no tecido das dioceses e paróquias, como demonstrou o recente Encontro Mundial das Famílias.

A chamada universal à santidade é uma das idéias chave do renovado impulso que o Concílio Vaticano II deu à evangelização que, como tal, aplica-se a todos os cristãos (cf. Lumen gentium, 39-42). Os santos são os verdadeiros protagonistas da evangelização em todas as suas expressões. Eles são, em particular, também os pioneiros e os impulsionadores da nova evangelização: pela sua intercessão e exemplo de vida, atentos à criatividade que vem do Espírito Santo, eles mostram às pessoas, indiferentes ou mesmo hostis, a beleza do Evangelho e da comunhão em Cristo; e convidam os fiéis, por assim dizer, tíbios, a viverem a alegria da fé, da esperança e da caridade; a redescobrirem o «gosto» da Palavra de Deus e dos Sacramentos, especialmente do Pão da Vida, a Eucaristia. Santos e santas florescem entre os missionários generosos que anunciam a Boa Nova aos não-cristãos, tradicionalmente nos países de missão e atualmente em todos os lugares onde vivem pessoas não cristãs. A santidade não conhece barreiras culturais, sociais, políticas ou religiosas. Sua linguagem - a do amor e da verdade - é entendida por todos os homens de boa vontade e lhes aproxima de Jesus Cristo, fonte inesgotável de vida nova.

Neste ponto, detenhamo-nos por um momento para admirar os dois santos que hoje foram agregados ao grupo seleto dos Doutores da Igreja. São João de Ávila viveu no século XVI. Profundo conhecedor das Sagradas Escrituras, era dotado de um ardente espírito missionário. Soube adentrar, com uma profundidade particular, nos mistérios da Redenção operada por Cristo para a humanidade. Homem de Deus, unia a oração constante à atividade apostólica. Dedicou-se à pregação e ao aumento da prática dos sacramentos, concentrando seus esforços para melhorar a formação dos futuros candidatos ao sacerdócio, dos religiosos, religiosas e dos leigos, em vista de uma fecunda reforma da Igreja.

Santa Hildegarda de Bingen, importante figura feminina do século XII, ofereceu a sua valiosa contribuição para o crescimento da Igreja do seu tempo, valorizando os dons recebidos de Deus e mostrando-se uma mulher de grande inteligência, sensibilidade profunda e de reconhecida autoridade espiritual. O Senhor dotou-a com um espírito profético e de fervorosa capacidade de discernir os sinais dos tempos. Hildegard nutria um grande amor pela a criação, cultivou a medicina, a poesia e a música. Acima de tudo, sempre manteve um amor grande e fiel a Cristo e à sua Igreja.

O olhar sobre o ideal da vida cristã, expressado na chamada à santidade, nos encoraja a ver com humildade a fragilidade de muitos cristãos, antes, o seu pecado, pessoal e comunitário, que se apresenta como um grande obstáculo para a evangelização; e nos encoraja a reconhecer a força de Deus que, na fé, vem ao encontro da fraqueza humana. Portanto, não se pode falar da nova evangelização sem uma disposição sincera de conversão. Deixar-se reconciliar com Deus e com o próximo (cf. 2 Cor 5,20) é a via mestra da nova evangelização. Só purificados, os cristãos podem encontrar o legítimo orgulho da sua dignidade de filhos de Deus, criados à Sua imagem e redimidos pelo sangue precioso de Jesus Cristo, e podem experimentar a sua alegria, para compartilhá-la com todos, com os de perto e os de longe.

Queridos irmãos e irmãs, confiamos a Deus o trabalho da Assembléia sinodal com o sentimento vivo da comunhão dos santos invocando, em particular, a intercessão dos grandes evangelizadores, dentre os quais queremos incluir com grande afeto, o Beato Papa João Paulo II, cujo longo pontificado foi também um exemplo da nova evangelização. Colocamo-nos sob a proteção da Virgem Maria, Estrela da nova evangelização. Com ela, invocamos uma especial efusão do Espírito Santo, que ilumine do alto a Assembléia sinodal e torne-a fecunda para o caminho da Igreja, hoje no nosso tempo. Amen.

Traduzione polacca

Czcigodni Bracia,

Drodzy Bracia i Siostry!

Wraz z tą uroczystą koncelebrowaną Eucharystią rozpoczynamy XIII Zwyczajne Zgromadzenie Ogólne Synodu Biskupów, którego temat brzmi: „Nowa ewangelizacja dla przekazu wiary chrześcijańskiej”. Tematyka taka odpowiada ukierunkowaniu programowemu życia Kościoła, wszystkich jego członków, rodzin, wspólnot, jego instytucji. Perspektywę taką umacnia zbieżność z rozpoczęciem Roku Wiary, które będzie miało miejsce w najbliższy czwartek, 11 października, w pięćdziesiątą rocznicę otwarcia II Soboru Watykańskiego. Kieruję serdeczne, pełne wdzięczności powitanie do was, którzy przybyliście, aby tworzyć to Zgromadzenie Synodalne, a zwłaszcza do Sekretarza Generalnego Synodu Biskupów i jego współpracowników. Pozdrawiam również bratnich delegatów innych Kościołów i Wspólnot kościelnych i wszystkich obecnych, zachęcając ich, by towarzyszyli w codziennej modlitwie pracom, jakie będziemy prowadzili przez najbliższe trzy tygodnie.

Czytania biblijne, tworzące Liturgię Słowa dzisiejszej niedzieli przedstawiają nam dwa główne motywy do refleksji. Pierwszy dotyczy małżeństwa i chciałbym go poruszyć nieco później. Drugi natomiast dotyczy Jezusa Chrystusa i chcę go podjąć natychmiast. Nie mamy dość czasu, aby skomentować ten fragment Listu do Hebrajczyków, lecz na początku tego Zgromadzenia Synodalnego powinniśmy przyjąć zachętę, by skierować nasze spojrzenie na Pana Jezusa „chwałą i czcią ukoronowanego za cierpienia śmierci” (Hbr 2,9): Słowo Boże stawia nas przed Krzyżem chwalebnym, tak aby całe nasze życie, a zwłaszcza trud tych obrad synodalnych, odbywał się przed Jego obliczem i w świetle Jego tajemnicy. Punktem centralnym i ostatecznym ewangelizacji w każdym miejscu i czasie, jest Jezus Chrystus, Syn Boży (por. Mk 1,1), natomiast krzyż jest w pełnym tego słowa sensie znakiem wyróżniającym tego, który głosi Ewangelię: znakiem miłości i pokoju, wezwaniem do nawrócenia i pojednania. My jako pierwsi, czcigodni Bracia kierujemy ku Niemu spojrzenie serca i pozwalamy się oczyścić Jego łaską.

Teraz chciałbym, pokrótce zastanowić się nad „nową ewangelizacją”, odnosząc ją do ewangelizacji zwyczajnej i misji „ad gentes”. Kościół istnieje dla ewangelizowania. Wierni poleceniu Pana Jezusa Chrystusa Jego uczniowie poszli na cały świat, aby głosić Dobrą Nowinę, zakładając wszędzie wspólnoty chrześcijańskie. Z czasem stały się one Kościołami dobrze zorganizowanymi, z wieloma wiernymi. W określonych okresach historycznych Boża Opatrzność pobudzała odnowiony dynamizm działalności ewangelizacyjnej Kościoła. Wystarczy pomyśleć o ewangelizacji ludów anglosaskich i słowiańskich, czy też o przekazie Ewangelii na kontynencie amerykańskim i następnie czasy misji skierowanych do ludów Afryki, Azji i Oceanii. Na tym dynamicznym tle chciałbym także spojrzeć na dwie wybitne postacie, które dopiero co ogłosiłem Doktorami Kościoła: św. Jana z Avila i św. Hildegardę z Bingen. Także w naszych czasach Duch Święty rozbudził w Kościele nowy powiew, by głosić Dobrą Nowinę, dynamizm duchowy i duszpasterski, który znalazł swój wyraz powszechniejszy i swój najbardziej autorytatywny impuls w II Soborze Watykańskim. Taka odnowiona dynamika ewangelizacji wywołuje korzystny wpływ na dwie szczególne „gałęzie”, które się z niej rozwijają – to znaczy z jednej strony „misio ad gentes”, czyli głoszenie Ewangelii tym, którzy jeszcze nie znają Jezusa Chrystusa i Jego orędzia zbawienia, z drugiej zaś strony nową ewangelizację skierowaną zasadniczo do osób, które chociaż zostały ochrzczone, oddaliły się od Kościoła i żyją bez odnoszenia się do praktyki chrześcijańskiej. Rozpoczynające się dziś zgromadzenie synodalne jest poświęcone tej nowej ewangelizacji, aby sprzyjać w przypadku tych osób nowemu spotkaniu z Panem, który sam jeden wypełnia nasze ludzkie życie głębokim sensem i pokojem; aby sprzyjać odkryciu na nowo wiary, źródła łaski, niosącej radość i nadzieję w życie osobiste, rodzinne i społeczne. Oczywiście, takie szczególne ukierunkowanie nie może zmniejszać ani aktywności misyjnej we właściwym tego słowa znaczeniu, ani też zwyczajnej działalności ewangelizacyjnej w naszych wspólnotach chrześcijańskich. W istocie trzy aspekty jednej i tej samej ewangelizacji wzajemnie się dopełniają i umacniają.

Proponowany nam przez Ewangelię i pierwsze czytanie temat małżeństwa zasługuje w związku z tym na szczególną uwagę. Przesłanie Słowa Bożego można podsumować w wyrażeniu zawartym w Księdze Rodzaju i podjętym przez samego Jezusa: „Dlatego opuści człowiek ojca swego i matkę i złączy się ze swoją żoną, i będą oboje jednym ciałem” (Rdz 2,24; Mk 10,7-8). Co nam dziś mówi to słowo? Wydaje mi się, że zachęca nas do pełniejszego uświadomienia sobie pewnej rzeczywistości znanej już, ale może nie w pełni docenionej: to znaczy, że małżeństwo samo w sobie stanowi już pewną Ewangelię, Dobrą Nowinę dla współczesnego świata, a zwłaszcza dla świata zdechrystianizowanego. Zjednoczenie mężczyzny i kobiety, ich stawanie się „jednym ciałem” w miłości i to miłości owocnej i nierozerwalnej, jest znakiem mówiącym z mocą o Bogu, z wymownością, która w naszych dniach stała się większa, ponieważ niestety z różnych powodów małżeństwo właśnie w regionach ewangelizowanych już od dawna przeżywa głęboki kryzys. Nie jest to przypadek. Małżeństwo związane jest z wiarą nie w sensie ogólnikowym. Małżeństwo jako więź miłości wiernej i nierozerwalnej, jest oparte na łasce, która pochodzi od Trójjedynego Boga, który w Chrystusie umiłował nas miłością wierną aż po krzyż. Dzisiaj jesteśmy w stanie pojąć całą prawdę tego stwierdzenia, z uwagi na kontrast z bolesną rzeczywistością wielu małżeństw, które niestety się rozpadają. Istnieje wyraźne powiązanie kryzysu wiary i kryzysu małżeństwa. Jak od dawna twierdzi i świadczy Kościół, małżeństwo jest powołane, aby było nie tylko przedmiotem, ale także podmiotem nowej ewangelizacji. Potwierdza się to już w wielu doświadczeniach powiązanych ze wspólnotami i ruchami, ale dokonuje się coraz bardziej także w obrębie diecezji i parafii, jak to ukazało niedawne Światowe Spotkanie Rodzin.

Jedną z głównych idei pobudzenia ewangelizacji, jaką dał II Sobór Watykański, jest powszechne powołanie do świętości, które jako takie dotyczy wszystkich chrześcijan (por. Konst. Lumen gentium, 39-42). Święci są prawdziwymi protagonistami ewangelizacji we wszystkich jej wyrazach. Są oni także szczególnie pionierami i animatorami nowej ewangelizacji: poprzez wstawiennictwo i przykład swego życia, wyczulonego na wyobraźnię Ducha Świętego ukazują oni osobom indyferentnym, lub wręcz wrogim, piękno Ewangelii i komunii w Chrystusie i zachęcają wiernych, że tak powiem „letnich”, by żyli z radością wiarą, nadzieją i miłością, do odkrycia „smaku” Słowa Bożego i sakramentów, zwłaszcza chleba życia – Eucharystii. Jest wielu świętych między misjonarzami głoszącymi Dobrą Nowinę niechrześcijanom, tradycyjnie w krajach misyjnych i obecnie wszędzie tam, gdzie mieszkają niechrześcijanie. Świętość nie zna przeszkód kulturalnych, społecznych, politycznych, religijnych. Jej język – język miłości i prawdy – jest zrozumiały dla wszystkich ludzi dobrej woli i zbliża ich do Jezusa Chrystusa, niewyczerpalnego źródła nowego życia.

Zatrzymajmy się teraz chwilę, aby wyrazić podziw dla dwojga świętych, zaliczonych dziś do wybranej rzeszy Doktorów Kościoła. Święty Jan z Avila żył w XVI wieku. Znając głęboko Pismo Święte, obdarzony był żarliwym duchem misyjnym. Umiał przenikać ze szczególną głębią tajemnice odkupienia, jakiego Chrystus dokonał dla ludzkości. Człowiek Boży jednoczył nieustanną modlitwę z działaniem apostolskim. Poświęcił się kaznodziejstwu i rozwijaniu praktyki sakramentalnej, koncentrując swe zaangażowanie na udoskonaleniu formacji kandydatów do kapłaństwa, zakonników i świeckich, mając na względzie owocną reformę Kościoła.

Święta Hildegarda z Bingen, która była ważną postacią kobiecą XII wieku, wniosła swój cenny wkład w rozwój Kościoła swej epoki, doceniając dary otrzymane od Boga i okazując się kobietą o żywej inteligencji, głębokiej wrażliwości i uznanym autorytecie duchowym. Pan obdarzył ją duchem prorockim i wielką zdolnością do rozpoznawania znaków czasu. Hildegarda żywiła niezwykłą miłość do świata stworzonego, uprawiała medycynę, poezję i muzykę. Przede wszystkim zachowywała zawsze wielką i wierną miłość dla Chrystusa i Jego Kościoła.

Spojrzenie na ideał życia chrześcijańskiego, wyrażony w powołaniu do świętości, pobudza nas do patrzenia z pokorą na słabości wielu chrześcijan, a nawet na ich grzech osobisty i wspólnotowy, stanowiący wielką przeszkodę dla ewangelizacji i do rozpoznania mocy Boga, który w wierze spotyka ludzką słabość. Dlatego nie można mówić o nowej ewangelizacji bez szczerej gotowości do nawrócenia. Chęć pojednania z Bogiem i bliźnim (por. 2 Kor 5,20) jest najlepszą drogą nowej ewangelizacji. Chrześcijanie, jedynie będąc oczyszczeni, mogą odnaleźć uzasadnioną dumę ze swej godności dzieci Boga, stworzonych na Jego obraz i odkupionych cenną krwią Jezusa Chrystusa, mogą doświadczyć Jego radości, aby ją dzielić ze wszystkimi, bliskimi i dalekimi.

Drodzy bracia i siostry, zawierzamy Bogu prace obrad synodalnych, w żywym poczuciu komunii świętych, przyzywając szczególnie wstawiennictwa wielkich ewangelizatorów, do których pragniemy zaliczyć z wielką miłością błogosławionego Papieża Jana Pawła II, którego długi pontyfikat był także przykładem nowej ewangelizacji. Powierzamy się opiece Najświętszej Maryi Panny, Gwiazdy nowej ewangelizacji. Wraz z nią prosimy o szczególne zesłanie Ducha Świętego, aby z wysoka oświecał zgromadzenie synodalne i uczynił je owocnym dla drogi Kościoła dzisiaj, w naszych czasach. Amen.

 

 
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