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SYNODUS EPISCOPORUM
BOLLETTINO

XIII ASSEMBLEA GENERALE ORDINARIA
DEL SINODO DEI VESCOVI
7-28 OTTOBRE 2012

Nova evangelizatio ad christianam fidem tradendam


Questo Bollettino è soltanto uno strumento di lavoro ad uso giornalistico.
Le traduzioni non hanno carattere ufficiale.


Edizione plurilingue

12 - 12.10.2012

SOMMARIO

- SETTIMA CONGREGAZIONE GENERALE (VENERDÌ, 12 OTTOBRE 2012 - ANTEMERIDIANO)

SETTIMA CONGREGAZIONE GENERALE (VENERDÌ, 12 OTTOBRE 2012 - ANTEMERIDIANO

- INTERVENTI IN AULA (CONTINUAZIONE)

Oggi, venerdì 12 ottobre 2012, alle ore 9:00, con il canto dell’Ora Terza, è iniziata la Settima Congregazione Generale, per la continuazione degli interventi in Aula sul tema sinodale «La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana».

Presidente Delegato di turno S. Em. R. Card. Francisco ROBLES ORTEGA, Arcivescovo di Guadalajara (MESSICO).

In apertura di Congregazione, il Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi, S.E.R. Mons. Nikola ETEROVIĆ, Arcivescovo Tit. di Cibale (CITTÀ DEL VATICANO) ha espresso, a nome dei Padri Sinodali e degli altri Partecipanti all’Assemblea Sinodale, la vicinanza, la simpatia e la partecipazione alla premura della Conferenza Episcopale di Nigeria nel trovare una via del dialogo, per promuovere la pace nella giustizia, in relazione ai disordini che generano violenza nel Paese, soprattutto nella parte nord. Nelle parole del Segretario Generale la preghiera affinché le religioni non vengano sfruttate e manipolate per gli scopi di gruppi e partiti, ma siano fattore di intesa, di collaborazione e di pace.

A questa Congregazione Generale che si è conclusa alle ore 12.05 con la preghiera dell’Angelus Domini erano presenti 252 Padri.

INTERVENTI IN AULA (CONTINUAZIONE)

Sono intervenuti i seguenti Padri:

- S. E. R. Mons. Javier ECHEVARRÍA RODRÍGUEZ, Vescovo titolare di Cilibia, Prelato della Prelatura personale dell'Opus Dei (SPAGNA)
- S. B. R. Sviatoslav SCHEVCHUK, Arcivescovo Maggiore di Kyiv-Halyč, Capo del Sinodo della Chiesa Greco-Cattolica Ucraina (UCRAINA)
- S. Em. R. Card. Gianfranco RAVASI, Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura (CITTÀ DEL VATICANO)
- S. Em. R. Card. Mauro PIACENZA, Prefetto della Congregazione per il Clero (CITTÀ DEL VATICANO)
- S. E. R. Mons. Joseph NGUYÊN NANG, Vescovo di Phát Diêm (VIETNAM)
- S. E. R. Mons. Cornelius Fontem ESUA, Arcivescovo di Bamenda (CAMERUN)
- S. E. R. Mons. A. Malayappan CHINNAPPA, S.D.B., Arcivescovo di Madras and Mylapore [Meliapor] (INDIA)
- Rev. Pascual CHÁVEZ VILLANUEVA, S.D.B., Rettore Maggiore della Società Salesiana di S. Giovanni Bosco (Salesiani), Presidente dell'Unione dei Superiori Generali (U.S.G.)
- S. E. R. Mons. Héctor Miguel CABREJOS VIDARTE, O.F.M., Arcivescovo di Trujillo (PERÙ)
- Rev. P. Mauro JÖHRI, O.F.M. Cap., Ministro Generale dell'Ordine Francescano Frati Minori Cappuccini
- S. Em. R. Card. Robert SARAH, Presidente del Pontificio Consiglio "Cor Unum" (CITTÀ DEL VATICANO)
- S. E. R. Mons. Enrico DAL COVOLO, S.D.B., Vescovo titolare di Eraclea, Rettore Magnifico della Pontificia Università Lateranense in Roma (ITALIA)
- S. E. R. Mons. Pedro Mario OSSANDÓN BULJEVIC, Vescovo titolare di La Imperial, Ausiliare di Santiago de Chile (CILE)
- S. E. R. Mons. Jorge Eduardo LOZANO, Vescovo di Gualeguaychú (ARGENTINA)
- S. E. R. Mons. Józef MICHALIK, Arcivescovo di Przemyśl dei Latini, Presidente della Conferenza Episcopale (POLONIA)
- Rev. P. Mario ALDEGANI, C.S.I., Superiore Generale della Congregazione di S. Giuseppe (Giuseppini del Murialdo)
- S. E. R. Mons. Mario del Valle MORONTA RODRÍGUEZ, Vescovo di San Cristóbal de Venezuela (VENEZUELA)
- S. E. R. Mons. Juan José PINEDA FASQUELLE, C.M.F., Vescovo titolare di Obori, Ausiliare e Vicario Generale di Tegucigalpa (HONDURAS)
- S. E. R. Mons. Paul DESFARGES, S.I., Vescovo di Constantine (ALGERIA)
- S. E. R. Mons. Brian Joseph DUNN, Vescovo di Antigonish (CANADA)
- S. E. R. Mons. Philip TARTAGLIA, Arcivescovo di Glasgow (SCOZIA)
- S. E. R. Mons. Patrick Christopher PINDER, Arcivescovo di Nassau (Bahamas), Presidente della Conferenza Episcopale (BAHAMAS)
- Sua Em.za Rev.ma Card. Fernando FILONI, Prefetto della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli

Diamo qui di seguito i riassunti degli interventi:

- S. E. R. Mons. Javier ECHEVARRÍA RODRÍGUEZ, Vescovo titolare di Cilibia, Prelato della Prelatura personale dell'Opus Dei (SPAGNA)

Il popolo di Dio desidera che i vescovi e i sacerdoti siano maestri di santità proprio perché la cercano quotidianamente, attraverso la vita sacramentale ed il proprio ministero. Debbono essere uomini che pregano con fede, che amano appassionatamente il Sacramento dell'Eucarestia e il Sacramento della Confessione, e li vivono con pietà sincera, per arricchirsi di grazie e poter essere, così, portatori della Buona Novella agli altri sacerdoti ed a tutti i fedeli. Il ricorso a questi mezzi istituiti da Gesù Cristo per potersi identificare con Lui fa sì che i fedeli, ascoltando i Pastori, ascoltino il Signore; vedendoli pregare, si sentano a loro volta mossi a pregare. Rendendosi conto che essi ricorrono spesso alla Confessione, andranno a ricevere il perdono sacramentale.
Giova anche meditare sull' esempio di tanti santi, il Curato d'Ars, San Pio da Pietrelcina, San Josemaría Escrivá, e su quello ancora più recente del Beato Giovanni Paolo II. Come ha ricordato Benedetto XVI, essi hanno lasciato un esempio vivo di amore al Sacramento della Penitenza, e possono rafforzare la consapevolezza di dover essere Buoni Pastori, che sanno dare la propria vita per le loro pecore. Esortando anche i presbiteri a sedersi in confessionale abitualmente, molte anime andranno a lavare le proprie colpe, e da quel ministero sbocceranno vocazioni per il seminario, per la vita religiosa e vocazioni di buoni padri e madri di famiglia.
È anche interessante curare le omelie dal punto di vista dottrinale e con il dono delle lingue. Per molti fedeli la Santa Messa domenicale, con la corrispondente Omelia, è l'unica occasione di ascoltare il messaggio di Cristo. Con un impegno sempre rinnovato, la predicazione sarà molto efficace, soprattutto se si rivolge anche alla propria anima: se si vive ciò che si dice e si predica ciò che si vive.

[00133-01.05] [IN102] [Testo originale: italiano]

- S. B. R. Sviatoslav SCHEVCHUK, Arcivescovo Maggiore di Kyiv-Halyč, Capo del Sinodo della Chiesa Greco-Cattolica Ucraina (UCRAINA)

La comunità parrocchiale non solo educa alla fede, ma anche genera nella fede attraverso il Sacramento del Battesimo. La comunità parrocchiale dovrebbe o meno assumersi la responsabilità di trovare il padrino e la madrina per il sacramento del Battesimo e della Cresima e di procurare i testimoni per il Sacramento del Matrimonio piuttosto che lasciare questo compito alla libertà di coloro che si preparano a questi sacramenti?
Dobbiamo riconoscere il valore ed il significato della vita monastica, anche quella contemplativa, nell’opera della nuova evangelizzazione. Nell’Oriente Cristiano, da sempre, è stato di estrema efficacia per la trasmissione della fede l’incontro del discepolo con uno staretz (anziano), come incontro dell'eternità con la vita moderna.
Una particolare attenzione e un decisivo rinnovamento merita l'annuncio del Vangelo per mezzo dell’Omelia nel contesto liturgico. Le prediche nelle nostre chiese spesso perdono il carattere kerigmatico, e quindi, non hanno più la Forza del Vangelo (Rom. l, 16) e l’efficacia della Parola di Dio. Forse questa tematica potrebbe diventare il tema anche per un’Assemblea Generale del Sinodo.

[00142-01.04] [IN111] [Testo originale: italiano]

- S. Em. R. Card. Gianfranco RAVASI, Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura (CITTÀ DEL VATICANO)

Nella cultura contemporanea sono molti i crocevia che l’evangelizzazione non può evitare. C’è innanzitutto quello del linguaggio. Senza abbandonare la complessità del discorso religioso, è necessario saper adottare anche i nuovi canoni della comunicazione telematica e digitale con la loro incisività ed essenzialità e col loro ricorso al racconto televisivo per immagini.
C’è, poi, l’orizzonte della secolarizzazione. Essa non riesce, però, a eliminare la domanda religiosa e la forza dell’etica naturale. In questo ambito sta operando con successo il “Cortile dei Gentili” sollecitato da Benedetto XVI con la sua evocazione del Dio sconosciuto ma forse cercato da molti non credenti.
C’è un terzo ambito di evangelizzazione che è stato per secoli decisivo, ed è quello dell’arte che esige oggi di essere ritessuto secondo la nuova grammatica e stilistica delle espressioni artistiche contemporanee senza perdere il legame con la sacralità del culto cristiano.
C’è poi il crocevia delle culture giovanili con le loro esperienze socializzanti spesso rischiose ma anche dotate di una loro fecondità: si pensi solo agli eventi e alla pratica sportiva o al costante ricorso alla musica.
C’è, infine, il mondo della scienza e della tecnica, ormai trasversale a ogni etnia e cultura, al quale vorrei dedicare una considerazione specifica. In esso la fede non deve temere di inoltrarsi, avendo lo stesso sguardo di Cristo che contemplava vegetali e animali e ricorreva persino alle previsioni meteorologiche (Mt 16,2-3; Lc 11,54-55) per annunciare il Regno, sulla scia dell’Antico Testamento che nel creato intuiva una voce trascendente, come suggerisce il Salmo 19. Oggi il nostro sguardo può fissarsi con stupore anche sulla trama dell’evoluzione globale, dal fondo cosmico primordiale fino all’elica del DNA, dal bosone di Higgs fino al multiverso.
All’incompatibilità tra scienza e fede e alla prevaricazione dell’una sull’altra e viceversa, come è accaduto in passato e come talora accade, è necessario sostituire il reciproco riconoscimento della dignità dei rispettivi statuti epistemologici: la scienza si dedica alla “scena”, cioè al fenomeno, mentre la teologia e la filosofia si rivolgono al “fondamento”. Distinzione, quindi, ma non separatezza ed esclusione reciproca, essendo unico e comune l’oggetto, ossia l’essere e l’esistere. È, quindi, comprensibile che spesso scattino sconfinamenti e tensioni, soprattutto in campo bioetico.
Indispensabile è, perciò, il dialogo senza arroganza e senza la confusione dei livelli e degli approcci specifici. Come già indicava Giovanni Paolo II nel 1988, “ciò che è assolutamente importante è che ciascuna disciplina continui ad arricchire, nutrire e provocare l’altra ad essere più pienamente ciò che deve essere e contribuire alla nostra visione di ciò che siamo e dove stiamo andando”. Lo confermava anche quel grande scienziato che fu Max Planck, il padre della teoria quantistica: “Scienza e religione non sono in contrasto, ma hanno bisogno una dell’altra per completarsi nella mente di un uomo che pensa seriamente”.

[00151-01.05] [IN120] [Testo originale: italiano]

- S. Em. R. Card. Mauro PIACENZA, Prefetto della Congregazione per il Clero (CITTÀ DEL VATICANO)

Nel lodevole tentativo di rispondere all’attuale “crisi numerica” del Clero, che non prescinde da una crisi di fede, da cui discende anche la scarsità delle risposte alle vocazioni sacerdotali, non si può cedere alla tentazione di ridurre l’essenziale specificità del Ministero ordinato mentre si compie l’opera dell’Annuncio. Ovvero, non si può soffocare l’identità pneumatica del ministro ordinato, che affonda le sue radici nella configurazione ontologica a Cristo-capo, mettendone in discussione le caratteristiche essenziali: la soprannaturalità e sacramentalità, l’imprescindibile legame con l’Eucaristia, la collocazione nel corpo ecclesiale, il sacro celibato. È necessario, piuttosto, elevare il tono spirituale dei sacerdoti e delle comunità, anzitutto con la conversione personale e con la preghiera, perché solo una realtà evangelizzata è anche evangelizzatrice (cfr. Instrumentum laboris, n. 13).

[00152-01.04] [IN121] [Testo originale: italiano]

- S. E. R. Mons. Joseph NGUYÊN NANG, Vescovo di Phát Diêm (VIETNAM)

Le Bienheureux Jean Paul II a dit: “L'avenir de l'évangélisation dépend en grande partie de l'Église domestique”(FC 52).
En fait, au Vietnam, la famille chrétienne joue un rôle important pour communiquer et nourrir la foi. Les parents sont les premiers catéchistes qui enseignent la prière et la doctrine aux enfants, surtout dans les périodes de persécution. Beaucoup de familles, par la prière du soir en commun dans laquelle on médite l'Évangile, sont progressivement évangélisées.
Beaucoup de gens non chrétiens, en assistant, par solidarité, à des rites catholiques du mariage ou des funérailles, entendent parler, pour la première fois, de la signification et des caractéristiques du mariage chrétien, du sens de la vie, de la résurrection et de l'espérance eschatologique. En fait, beaucoup de gens reviennent pour l'enseignement religieux après avoir participé à des célébrations liturgiques.

[00093-03.04] [IN065] [Texte original: français]

- S. E. R. Mons. Cornelius Fontem ESUA, Arcivescovo di Bamenda (CAMERUN)

The Small Christian Communities are neighbourhood Churches and as such they are the smallest operative unit of the Church at the grass-roots level. Their territory is to be officially defined by carving out the territory of the parish into smaller units according to the size of the parish and the number of Christians. Such communities are better able to welcome new members and integrate them, make sure that the neophytes are properly initiated into the faith and into the Christian community. In the context of primary evangelization the organization of the parishes, which are usually very extensive and difficult to reach, into Small Christian Communities right from the beginning would help to insert the neophytes in the community of faith and emphasize the fact that as Christians they are not alone but they become part of the Body of Christ. The community provides them the necessary material, moral and spiritual support and solidarity they need in order to survive in a context and culture which is predominantly non-Christian and sometimes hostile to the Christian faith which they have just embraced. A well planned process of initiation into this community during the post-baptismal catechumenate would be helpful to instil into the neophytes a strong sense of commitment and belonging to the community.
The organization of the parish in Small Christian communities would enable the neophytes to understand that they are now members of the Church which is a family whose bond of unity and solidarity should be stronger than the bonds of the natural family. Thus the Christian community is not only similar to the extended family system but it includes, surpasses, elevates and inserts it into a new and wider community, that is, the community of the new People of God where there are no more Jews nor Greeks, no more distinctions of tribes and language. They are also necessary in the urban parishes considering the massive exodus from the rural areas and the rapid urbanization which is taking place now in Africa and elsewhere. This is necessary in order to take care of the youth who have lost the moral and social security of the traditional extended family system left behind in the villages so that they do not fall prey to the manipulations of the sects and dangerous ideologies.
The Small Christian Community pastoral approach is the new way of being Church which makes it possible for everybody to be more committed, to participate and collaborate in the work of evangelization with a new ardour, method and expression.

[00095-02.03] [IN067] [Original text: English]

- S. E. R. Mons. A. Malayappan CHINNAPPA, S.D.B., Arcivescovo di Madras and Mylapore [Meliapor] (INDIA)

The Holy Spirit is the author of plurality and diversity. John the XXIII said the Vatican II is the new Pentecost. First of all, the method of new evangelization in different contexts will follow the pedagogy of Jesus. Jesus does not impose knowing well all persons are subjects created in God's image. Jesus' pedagogy of revealing himself in his encounter with the Samaritan image. Jesus progressively helps the Samaritan woman (Jn 4: 1-42) to discover for herself, the Messiah, subsequently the Samaritans to come to discover Jesus...indeed. He is the savior of the world (Jn 4: 42). In the episode of the conversation of Jesus with his apostles at Caesarea Philippi (Mt 16: 13-19), Jesus offers an opportunity and atmosphere in which Peter comes out to recognize Jesus “you are the Messiah”. This is called a discovery method we have to help people to discover Jesus for themselves, of course! we create the ambiance. In Indian tradition there are Mangas (ways), grana manga (knowledge), bakati manga (love of Deus), kunma manga (way of action). Individual can reach God using one of this methods.
Dialogue with multi-religious contexts. In NA...There is a sign of light in every religion. But GS says a step forward: “The Holy Spirit offers everyone the possibility of sharing in the paschal mystery in a manner known to God (cf. GS 22). John Paul II The Redemptoris Missio N. 5 says the existence of the participating forms of mediation in relating to God.
The world excludes step by step the poor based on race, sex, gender, caste discrimination. Jesus message of the kingdom of God has done it hearing on the poor who are called the “the Blessed” Lk. 6: 20, 4: 18-21. Empowering the poor, the oppressed and the discriminated (the Races, the Tribals, the Dalits) has to be the prime agenda with N. evangelization.

[00096-02.04] [IN068] [Original text: English]

- Rev. Pascual CHÁVEZ VILLANUEVA, S.D.B., Rettore Maggiore della Società Salesiana di S. Giovanni Bosco (Salesiani), Presidente dell'Unione dei Superiori Generali (U.S.G.)

Evangelizzazione e vocazione sono due elementi inseparabili. Anzi, criterio di autenticità di una buona evangelizzazione è la sua capacità di suscitare vocazioni, di maturare progetti di vita evangelica, di coinvolgere interamente la persona di coloro che sono evangelizzati, sino a renderli discepoli, testimoni ed apostoli.
Sentiamo oggi, più forte che mai, la sfida di far sì che la pastorale ecclesiale diventi realmente vocazionale, promuovendo una cultura vocazionale, cioè un modo di concepire e di affrontare la vita come un dono ricevuto gratuitamente da Dio per un progetto o una missione secondo il suo disegno. Vivere questa cultura vocazionale richiede lo sforzo di sviluppare particolari atteggiamenti e valori: la promozione e la difesa del valore sacro della vita umana, la fiducia in sé e nel prossimo, l'interiorità che permette di scoprire in sé e negli altri la presenza e l'azione di Dio, la disponibilità a sentirsi responsabili ed a lasciarsi coinvolgere per il bene degli altri in atteggiamento di servizio e di gratuità, il coraggio di sognare e di desiderare in grande, la solidarietà e la responsabilità verso gli altri, soprattutto i più bisognosi. All'interno di questo contesto o cultura vocazionale la pastorale in genere, e quella giovanile in particolare, deve proporre ai giovani i diversi cammini vocazionali - matrimonio, vita religiosa o consacrata, servizio sacerdotale, impegno sociale ed ecclesiale - ed accompagnarli nel loro impegno di discernimento e di scelta.
Questo Sinodo della Nuova Evangelizzazione deve aiutare tutti i pastori ad essere per i giovani vere guide spirituali.
I contenuti di una autentica cultura vocazionale riguardano tre aree: quella antropologica, quella educativa e quella pastorale. La prima si riferisce al modo di concepire e presentare la persona umana come vocazione; la seconda mira a favorire una proposta di valori congeniale alla vocazione; la terza fa attenzione al rapporto tra vocazione e cultura obiettiva e ne ricava conclusioni per il lavoro vocazionale.

[00097-01.06] [IN069] [Testo originale: italiano]

- S. E. R. Mons. Héctor Miguel CABREJOS VIDARTE, O.F.M., Arcivescovo di Trujillo (PERÙ)

¿Por qué hablamos de Nueva Evangelización? ¿De dónde viene esa novedad? Las razones podrían ser varias, destaquemos dos. El mensaje de Jesús expresa el amor del Padre por toda persona y, en particular, por los más débiles y necesitados de este mundo. Por ello, dar testimonio del Evangelio, no puede ser sino un acto de amor, compartir con otros la alegría de ser hijos de Dios, nuestra fraternidad. Y precisamente el amor es siempre nuevo: "un mandamiento nuevo les doy: ámense los unos a los otros como yo los he amado" (Jn. 13, 34). No es nuevo si nos limitamos a repetir su enunciado; sólo es nuevo si lo ponemos en práctica en el día a día. Si el testimonio evangélico es permanentemente joven y creativo será fecundo y fiel al mensaje del Reino de Dios. Las raíces de la proclamación de la Buena Nueva están en nuestra comunión (koinonia) con la misión de Jesús que vino a comunicarnos el amor del Padre (Jn. 3, 16). Amar a los otros como Jesús nos amó prolonga esa tarea, es por eso un mandamiento siempre nuevo. El amor se expresa en el servicio, en los años conciliares se habló de una Iglesia servidora. Pablo VI lo reafirmó, con fuerza y humildad, diciendo: que lo sepa el mundo “no estamos para conquistarlo sino para servirlo" (Discurso a la Segunda Sesión del Concilio, n.8). Sepamos encontrar caminos inéditos de amor y servicio para dar un testimonio de esperanza en el mundo de hoy.
Sólo siendo auténticos discípulos, humildes emisarios de una vida coherente, sólo si nuestro hacer corresponde a nuestro hablar, no teniendo “doble alma”, como nos pide la carta de Santiago (1, 8), podremos anunciar la Buena Nueva de Jesús. La Nueva Evangelización nos convoca como Iglesia y como seguidores de Jesucristo a un nuevo hacer, pero igualmente, a un nuevo vivir, a un estilo de vida que haga creíble nuestro testimonio.

[00098-04.05] [IN070] [Texto original: español]

- Rev. P. Mauro JÖHRI, O.F.M. Cap., Ministro Generale dell'Ordine Francescano Frati Minori Cappuccini

Gli Ordini mendicanti contribuiranno alla nuova evangelizzazione nella misura in cui sapranno rinnovarsi a contatto con il carisma dei loro fondatori e in attento ascolto delle complesse situazioni del nostro tempo. Ci viene richiesta una fedeltà creativa come in fondo la seppe vivere in modo esemplare - faccio 1'esempio che più mi è vicino - San Francesco d'Assisi.
In che senso si può parlare di Francesco come di “uomo veramente nuovo”?
Sento di poter dire che Egli fu uomo veramente nuovo perché seppe riproporre in modo forte e convincente Gesù Cristo e il suo Vangelo. Egli non si mise al posto di Cristo: questo proprio no. Francesco scoprì Cristo, vero Dio e vero uomo, come si scopre il tesoro nascosto nel campo. Una volta scoperto il tesoro che è Cristo, Egli motivò e accompagnò tutte le scelte della vita di Francesco. E per entrare in pieno possesso di questo tesoro, per essere profondamente trasformato dal contatto con la persona di Cristo, Francesco lasciò tutto, ruppe con la famiglia, assunse un' esistenza errabonda, rinunciò ad ogni forma di contestazione per dare inizio ad uno stile di vita allora del tutto inedito. Pose Cristo al centro della sua vita e per fargli realmente posto lo serviva nei lebbrosi, si ritirava volentieri a vivere negli eremi, andava per le piazze a predicare la penitenza.
Noi religiosi siamo chiamati decisamente a mettere Cristo al centro della nostra vita; e questo comporta di avere il coraggio di testimoniarlo apertamente. Non dobbiamo aver paura di dire che è per Lui e per Lui solo che abbiamo scelto di abbracciare la vita religiosa e di vivere in reciproca dipendenza in fraternità. Siamo invitati a dire che è da Lui che attendiamo la ricompensa per le nostre rinunce e che la parte migliore deve ancora venire.

[00099-01.05] [IN071] [Testo originale: italiano]

- S. Em. R. Card. Robert SARAH, Presidente del Pontificio Consiglio "Cor Unum" (CITTÀ DEL VATICANO)

Sia il Motu proprio Porta fidei (n. 14) che l’Instrumentum laboris di questo Sinodo (n. 123) ricordano che fede e carità si richiamano a vicenda. L'intrinseco rapporto tra evangelizzazione e diakonia è manifestato nel fatto che, come ricorda l'enciclica Deus Caritas est, insieme alla liturgia esse sono le dimensioni fondamentali e proprie attraverso cui la Chiesa realizza se stessa. La Chiesa offre al mondo un'invidiabile testimonianza di carità, dalla quale nascono numerose conversioni. I lavori sinodali devono poter maggiormente valorizzare queste testimonianze di carità come grande contributo in vista della nuova evangelizzazione. Nella sua attività missionaria, infatti, la Chiesa ha sempre unito l'annuncio del vangelo all'opera di carità. La grande missione di carità della Chiesa manifesta al mondo la forza travolgente e la vigorosa vitalità del messaggio di Cristo. La nostra pastorale di carità è un grande strumento di evangelizzazione, sia per chi presta che per chi riceve i nostri servizi. È chiaro che la Chiesa non si riduce ad un'agenzia sociale, ma la sfida per noi è proprio quella di ricondurre, attraverso l'opera di carità, al Dio che è carità. Infatti ciò che chiama alla fede sono l'unità e la carità. Un elemento portante dell'enciclica Deus Caritas est forse è stato un po' trascurato. La chiave che apre e chiude la porta dell'uomo all'annuncio del Vangelo è l'esperienza che Dio mi ama. Senza questa semplice verità l'uomo moderno non potrà mai conoscere veramente Cristo. L'attività caritativa della Chiesa, dunque, può offrici una chance enorme per far entrare la luce di Dio nel mondo.

[00100-01.05] [IN072] [Testo originale: italiano]

- S. E. R. Mons. Enrico DAL COVOLO, S.D.B., Vescovo titolare di Eraclea, Rettore Magnifico della Pontificia Università Lateranense in Roma (ITALIA)

La situazione attuale di progressiva scristianizzazione della vecchia Europa dipende, fra l'altro, da due innegabili processi, fra loro collegati. Essi sono: la statizzazione del diritto; la statizzazione delle Scuole.
Di fatto, le Scuole e le Università (anche quelle cattoliche) sono sempre più sottomesse al controllo diretto degli Stati. A questa logica non sfugge il cosiddetto Processo di Bologna.
I contenuti dell'insegnamento sono imposti dallo Stato non solamente attraverso i cosiddetti programmi, ma pure per mezzo dei libri di testo.
In questo procedimento, la visione culturale aperta alla fede cristiana viene sistematicamente indebolita, a vantaggio di prospettive cosiddette interreligiose o interculturali. Di fatto, in questo modo viene insinuata nella mente dei giovani una visione culturale ben lontana dalla fede cristiana, o addirittura esplicitamente contraria ad essa.
Il cavallo di Troia, attraverso il quale gli Stati si appropriano delle intelligenze degli studenti, è la formazione dei docenti. In molti Paesi i docenti sono formati unicamente nelle Università statali, e comunque chi vuole insegnare deve possedere l'abilitazione statale conseguita secondo il percorso formativo stabilito dagli Stati e con esami di Stato.
La progressiva scristianizzazione dell'Occidente è avvenuta così, attraverso la scristianizzazione delle Scuole e delle Università.
Ora, una nuova evangelizzazione non può che avvenire nel riconoscimento delle persone, della loro coscienza, dei loro diritti.
Se gli Stati, come spesso hanno fatto e continuano a fare, si appropriano del progetto personale di apprendimento, tolgono alle persone la libertà di realizzarsi, privandole di un diritto originario e costitutivo.
Di conseguenza, una comunità ecclesiale che si impegna per una nuova evangelizzazione dovrà curare con urgenza e priorità il buon funzionamento delle Scuole e delle Università in genere, ma in modo tutto particolare di quelle cattoliche.
In stretta sinergia con le famiglie e le altre agenzie educative del territorio (parrocchia, oratorio, centri giovanili, istituzioni...), esse dovranno rendersi capaci di fronteggiare efficacemente l'attuale emergenza educativa: perché la risposta della Chiesa all'emergenza educativa è la formazione, e soprattutto la formazione dei formatori, che passa in modo peculiare attraverso le Scuole e le Università.
Per questo stesso motivo, l'elemento caratterizzante delle Scuole e delle Università cattoliche dovrà essere il dialogo tra la fede e la cultura nell'insegnamento. La specificità delle Scuole e delle Università cattoliche dovrà essere il dialogo inesausto tra la scienza di Dio e le scienze dell'uomo, all'insegna di una sintesi teologica assimilata esistenzialmente, e coerentemente testimoniata dai formatori.
Un progetto di nuova evangelizzazione che collocasse in secondo ordine - o, peggio, che trascurasse - il ruolo insostituibile delle Scuole e delle Università cattoliche, rischierebbe il fallimento.

[00101-01.05] [IN073] [Testo originale: italiano]

- S. E. R. Mons. Pedro Mario OSSANDÓN BULJEVIC, Vescovo titolare di La Imperial, Ausiliare di Santiago de Chile (CILE)

Así como el Sínodo sobre la Palabra de Dios nos ofreció la novedad de la Animación Bíblica de la Pastoral, hoy podemos preguntarnos si cabe la propuesta de una Animación pastoral de la Vida en el Espíritu, tanto a nivel personal como comunitario.
¿Cómo podemos proponer esta animación de la vida en el Espíritu?
Comprender la Iglesia Particular como una Iglesia sinodal. Se trata de organizar la misión evangelizadora de la Iglesia diocesana desde el discernimiento en el Espíritu y con un real protagonismo pastoral de todos los fieles.
Cultivar la vida interior del sujeto creyente, en cada vocación específica, como un itinerario espiritual que une los procesos de crecimiento místico personal con la organización pastoral al servicio de la evangelización.
Discernir permanentemente los signos de los tiempos, según el Espíritu Santo al servicio del Reino de Dios. Se trata de incorporar a nuestro accionar pastoral una disciplina que nos enseñe a dialogar en la verdad y la caridad con la cultura desde la Sagrada Escritura y en sintonía con las enseñanzas de la Iglesia.
Integrar las tareas de orar, vivir, servir, celebrar y anunciar a Cristo como un camino integral de la fe (cf. Catecismo). Se descubre así el orden armonioso del recorrido de Dios en el hombre y del hombre en Dios (cf. S.S. Juan Pablo II en Redemptor Hominis).
No se trata de espiritualizar ni tampoco de caer en el intimismo alienante de una falsa y dañina fe. No. Se trata de hacer la obra de Dios: “que creáis en el que él ha enviado” dice Jesús (Jn. 6, 29).
Privilegiar el encuentro con Cristo, desde la espiritualidad trinitaria de comunión, en el discernimiento en el Espíritu (cf. Documento de Aparecida: método del ver-juzgar-actuar) y en el servicio evangelizador y solidario. Se trata de renovar así la Pastoral Orgánica.
Ser orantes y contemplativos nos da la libertad de Espíritu que nos lleva a superar los moralismos y los fundamentalismos doctrinales que tanto daño nos han hecho. Mística que nos enseña a integrar la fe y la vida, la fe y la razón, y, sobre todo, la fe y el amor.

[00103-04.05] [IN075] [Texto original: español]

- S. E. R. Mons. Jorge Eduardo LOZANO, Vescovo di Gualeguaychú (ARGENTINA)

La Iglesia de América Latina vive y evangeliza en la región más desigual del planeta. El Papa Benedicto XVI nos alentó a confirmar con nueva fuerza la opción por los pobres. La brecha entre los más ricos y los más desfavorecidos es enorme e infranqueable, evocando la parábola del pobre Lázaro que se alimentaba de las migajas del suelo. Hay países en los cuales la mitad de los pobres son niños. En nuestro continente y en el mundo la pobreza no es un problema meramente económico o sociológico sino evangélico, religioso y moral. Una mínima parte de la población mundial acapara para sí los bienes de la creación. El consumismo derrochador y depredador está agotando los bienes de la creación. Los rostros de los pobres y excluidos son rostros sufriente s de Cristo. En una cultura que pretende esconderlos, transformarlos en invisibles o naturalizar la pobreza, la fe nos alienta a ponerlos en el centro de nuestra atención pastoral. No es posible pensar una nueva evangelización sin un anuncio de la liberación integral de todo lo que oprime al hombre, el pecado y sus consecuencias. No puede haber una auténtica opción por los pobres sin un compromiso firme por la justicia y el cambio de las estructuras de pecado. Nuestra cercanía con los pobres no sólo es necesaria para que nuestra predicación sea creíble sino también para que ella sea cristiana y no “una campana que resuena o un platillo que retiñe” (1 Cor 13,1). Cualquier olvido o postergación de los pequeños y humildes hace que el mensaje deje de ser Buena Noticia para devenir en palabras vacías y melancólicas, carentes de vitalidad y esperanza. Hace falta mirar a los pobres, convertimos a ellos para servir al Señor, a quien amamos.

[00104-04.05] [IN076] [Texto original: español]

- S. E. R. Mons. Józef MICHALIK, Arcivescovo di Przemyśl dei Latini, Presidente della Conferenza Episcopale (POLONIA)

L'odierna crisi della civiltà cristiana in Europa non è la crisi del cristianesimo né la crisi della fede, perché l'uomo contemporaneo di continuo cerca delle risposte alle domande che superano la dimensione dell’esistenza temporale e biologica.
Una crisi profonda ha toccato anche la cultura odierna, che ha abbandonato i criteri stabiliti della bellezza e, in ricerca del successo e dell’originalità, ha perso la creatività, soffermandosi molto spesso alla promozione della negazione e del nihilismo.
Viviamo oggi nella situazione di permanenti attacchi alla legge naturale, ai valori cristiani, alla Chiesa e alla fede. Lamentarsi di questa situazione sarebbe inutile. È necessaria una visione di se stessi e della conversione. È questo il primo compito e la condizione fondamentale dell’evangelizzazione. Riconoscere il peccato ci porta direttamente alla conclusione che solo Dio può perdonare il nostro peccato, Dio, che vuole perdonare perché Egli è il Padre misericordioso.
Se la fede di oggi diventa sempre più debole, non bisogna incolpare solo gli altri, ma piuttosto noi stessi. Se il messaggio della fede non è interessante, attraente - è forse così, perché lo stesso messagio non lo è più neanche per noi stessi, perché non ci appassiona più, perché non predichiamo Cristo alle nostre famiglie e nelle strade delle nostre città.
Anche i nostri fratelli appartenenti alle altre Chiese cristiane sono vivamente interessati alla promozione della fede viva e alla difesa del diritto della presenza di Dio nella vita pubblica. La Chiesa in Polonia con grande speranza guarda al recente appello congiunto cattolico - ortodosso ai popoli della Russia e della Polonia, firmato dal patriarca ortodosso di Mosca e di tutta la Russia Kirill e dai vescovi cattolici di Polonia, nella speranza che questa comune voce in difesa dell'identità della fede e della proclamazione del Vangelo abbia grandi possibilità di toccare più nel profondo sopratutto i nostri cuori.

[00105-01.04] [IN077] [Testo originale: italiano]

- Rev. P. Mario ALDEGANI, C.S.I., Superiore Generale della Congregazione di S. Giuseppe (Giuseppini del Murialdo)

La pratica dell’evangelizzazione si situa dentro una pratica di relazioni umane. La qualità e lo spessore delle relazioni sono spesso sottovalutati nell’evangelizzazione, o pensati in ottica strumentale, ai fini dell’accoglienza della buona novella. Vivere in verità una relazione umana significa lasciarsi raggiungere dall’appello, che è insieme promessa e dono, iscritto nella vita stessa; appello alla condivisione, a camminare insieme, ad accogliere, a rendersi responsabili, a sentire che ciò che si possiede appartiene anche all’altro ed è dono per tutti. La qualità umana della relazione è tenuta viva, nel credente, dalla coscienza che il cuore e la carne di ogni uomo portano l’immagine di Dio, la traccia della salvezza di Cristo.
Ci si può chiedere se le pratiche di evangelizzazione siano sempre pratiche di relazioni vere e se siano quindi situate sulla traccia dell'operare attuale di Dio.
Se è vero che una crisi di fiducia nella vita attraversa tanti ambiti della vita contemporanea e la stessa crisi educativa, è pure vero, forse, che la stessa crisi di fiducia attraversa anche gli ambienti ecclesiali e le stesse pratiche di evangelizzazione.
L’evangelizzazione, in realtà, ha bisogno di un clima di fiducia, di una trama di relazioni segnate dalla speranza. Una pratica evangelizzatrice nel segno della fiducia e della speranza va sostenuta da una riflessione antropologica profondamente ispirata dalla Rivelazione.
Si tratta, più che di comporre l’antropologico e il teologico, di pensare l’umano nella luce e nell’ispirazione della Rivelazione e della Pasqua del Cristo. Si tratta, più radicalmente, di abitare pienamente e in verità l’umano nelle tracce di rivelazione e di redenzione che si porta dentro.Non ci può essere oggi evangelizzazione senza profezia sul senso e sulla verità dell’umano. La comunicazione, e la stessa evangelizzazione in quanto pratica relazionale e comunicativa, è possibile perché si abita lo stesso terreno, che non può che essere terreno di vera umanità.
Ma abitare in verità il “terreno” (la terra, tutto ciò che è umano), significa abitare le tracce della Rivelazione e della Redenzione, e intercettare la Parola attuale di Dio.
Su questo terreno chi evangelizza può far davvero risuonare la Parola che salva e chi la ascolta può davvero avvertirla come Parola interpellante e liberante, esigente, ma portatrice di gioia.

[00106-01.04] [IN078] [Testo originale: italiano]

- S. E. R. Mons. Mario del Valle MORONTA RODRÍGUEZ, Vescovo di San Cristóbal de Venezuela (VENEZUELA)

Para facilitar una mejor articulación tanto del tema de la Nueva Evangelización como de la praxis pastoral de la misma, es importante que se tenga un hilo conductor en forma de Línea teológico-pastoral. Por tratarse del anuncio del Evangelio de salvación, la Nueva Evangelización sigue en continuidad con la misión de la Iglesia y tiene que ver con la Comunión (Trinitaria, revelada por Jesús) que se vive en la Iglesia (comunión fraterna) y que tiene como objetivo el encuentro vivo con Jesús. Esta comunión, a la vez, se manifiesta en el Testimonio, que encuentra en Jesús un modelo (ya que es el Testigo Fiel que da a conocer a Dios con su designio de salvación) y que constituye el estilo de vida propio de los Discípulos de Jesús. Ambas realidades encuentran en el Servicio una expresión concreta: por el servicio Jesús da la mayor muestra de amor al salvar a la humanidad, y sus Discípulos están llamados a imitarlo en él. Por eso, propongo que la línea teológico-pastoral para la reflexión y puesta en práctica de la Nueva Evangelización se construya con este eje de Comunión-Testimonio-Servicio. En Hechos 2,42-47 podemos encontrar un apoyo bíblico para esta propuesta.

[00107-04.04] [IN079] [Texto original: español]

- S. E. R. Mons. Juan José PINEDA FASQUELLE, C.M.F., Vescovo titolare di Obori, Ausiliare e Vicario Generale di Tegucigalpa (HONDURAS)

La parroquia es una entidad vigente para “la transmisión de la fe cristiana”. Allí se puede llevar a cabo la “Nueva Evangelización”. Trabajamos para dar vida a las parroquias para crear lugares de vida cristiana, sostener la fe de sus miembros e iluminar con su testimonio. La renovación pastoral de nuestras parroquias implica ponerlas en “estado permanente de misión”, evitando ser sedes burocráticas. Creemos en la “corresponsabilidad pastoral de los bautizados”, que ponen al servicio de la comunidad su fe, sus tiempos, talentos y tesoros. Así los programas parroquiales de pastoral e iniciación cristiana se enriquecen con la colaboración de todos para una Iglesia más comunitaria: bautizados coherentes para una parroquia corresponsable, “casa y escuela de comunión”. El compromiso por la nueva evangelización tiene como finalidad originaria ser misionera, parroquias menos orientada hacia el interior y más comprometidas con el anuncio de la fe. Consideremos la comunidad parroquial como puerta de la transmisión de la fe y de la experiencia eclesial, centro de irradiación y de testimonio de vida cristiana, lugar de búsqueda de la verdad, de reforzamiento de la fe, de comunicación del mensaje, comunidad donde se vive la alegría del Espíritu y sede misionera. Presbíteros y laicos integrados en la animación misionera. ¡Gran riqueza son los laicos comprometidos en la comunidad parroquia! Esta vocación laical es uno de los frutos más valioso del Concilio Vaticano II. Ellos dan un fuerte impulso a la nueva evangelización y a la transmisión de la fe. Aparecida nos indica así: renovación parroquial, conversión pastoral, estado permanente de misión. Ser Iglesia así evita sectarismos. La parroquia es “Iglesia doméstica” presente en la vida cotidiana, anunciando el mensaje vivificador del Evangelio. Nueva evangelización significa rehacer el tejido cristiano de la sociedad humana, ayudando a la Iglesia a seguir estando presente entre las casas de sus hijos (Cfr. J P II, Ch. L. 26). Nacimos como Iglesia integrada en la animación misionera de las comunidades. Se realiza la integración de los Movimientos, pero no falta la lectura eclesiológica o su integración “imperfecta”, al margen o fuera del plan parroquial de pastoral.

[00108-04.04] [IN080] [Texto original: español]

- S. E. R. Mons. Paul DESFARGES, S.I., Vescovo di Constantine (ALGERIA)

Au Maghreb, nous considérons la scène de la Visitation comme le paradigme de la mission. Là où Marie va, elle est précédée par l'Esprit qui est toujours le maître d'œuvre de la rencontre. Nos Églises se font servantes du Royaume de Dieu. L'Église est témoin et servante de ce que Dieu fait dans l'humanité. L'Esprit lui donne de s'émerveiller de la foi de l'autre et des fruits qu'elle produit dans sa vie, comme nous l'a rappelé la conversion du Bienheureux Charles de Foucauld.
Pour nous, il n'y a pas de dialogue interreligieux sans dialogue de vie, et le dialogue de vie rejoint le dialogue de Dieu avec l'humanité. Ce dialogue de vie témoigne du salut à l'œuvre; il est médiation, ou sacrement, du salut de Dieu. Comme Dieu entre en dialogue pour s'offrir à la rencontre avec sa créature, ainsi l'Église s'offre à la rencontre. Car l'Église ne porte pas seulement une Bonne Nouvelle sur Dieu, mais aussi une Bonne nouvelle sur l'homme. Les rencontres du quotidien sont la première évangélisation, car elles disent la Bonne nouvelle de la fraternité universelle. Ainsi nous vivons le dialogue interreligieux d'abord comme une rencontre d'humanité.
Nous ne pouvons taire cependant que le dialogue islamo-chrétien est aujourd'hui à l'épreuve. Il l'est à cause des courants fondamentalistes. Il l'est aussi à cause d'une situation nouvelle, faite de joie et de souffrance. Dans certains de nos pays, grâce nous est donnée d'accueillir quelques fidèles qui viennent de familles musulmanes. Ils étaient en général en questionnement intérieur depuis longtemps. Dans leur propre famille ces nouveaux disciples sont parfois rejetés ou obligés à une très grande discrétion. Avec le temps, ils découvrent cependant que leur histoire spirituelle avec Dieu a commencé avant leur conversion et que l'Esprit les a guidés à travers telle ou telle personne musulmane de leur entourage qui incarnait des valeurs spirituelles et humaines. Ces disciples nous rappellent eux aussi que le dialogue de vie est au cœur du témoignage de l'Évangile.

[00109-03.04] [IN081] [Texte original: français]

- S. E. R. Mons. Brian Joseph DUNN, Vescovo di Antigonish (CANADA)

How do we evangelize those who have been deeply hurt by clergy who have been involved in sexual abuse? Jesus dealt with those who were disillusioned by listening attentively to the stories of the disciples and leading them to a new awareness of his presence. This example of Jesus shows that the new evangelization, which must happen in the midst of the sexual abuse crisis, occurs in at least four different ways.Provide real opportunities of listening and discerning together to appreciate the depth of hurt, anger and disillusionment associated with this scandal. This listening ministry could become a part of every diocese in the form of an office of mediation where people could bring their hurts and seek appropriate reconciliation.
Consider the reasons why this crisis has happened. Put into place measures which will create safe environments for children and all who are vulnerable in the faith community.
A spirituality of communion must permeate all relationships and structures within our parishes and local churches, through a consultation that brings people together, acknowledges the presence of God's Spirit working in the members of the community and assists in responding to those who feel that their voice is never heard in the Church.
Support co-responsibility by bringing change in certain structures of the Church and in the mentality, attitude and heart in the ways of working closely with lay persons. These changes could include the appointment of pastoral teams consisting of clergy and laity, an official reflection on and recognition of lay ecclesial ministers, a deliberate and systematic involvement and leadership of women at all levels of Church life, e.g., permitting women to be instituted as lectors and acolytes and the institution of the ministry of catechist.
When this happens, the Gospel will be heard anew, our faith will be passed on more effectively, we will be renewed in our faith and our witness will become more authentic in our contemporary world.

[00110-02.03] [IN082] [Original text: English]

- S. E. R. Mons. Philip TARTAGLIA, Arcivescovo di Glasgow (SCOZIA)

The Bishops Conference of Scotland welcomes the call for a new evangelisation. The new evangelisation is already operating as a general impulse towards the renewal of faith in Scotland. We hope that this Year of Faith will raise the profile of the new evangelisation.
The InstrumentumLaboris makes reference to the new evangelisation as witness to Christ, to his Gospel and to the faith of the Church which has a new frankness, a new courage and a new hope. From recent experience of defending and promoting marriage as uniquely the union of a man and a woman, the Scottish bishops can tell you that the vast majority of the Catholic people, many other Christians, and indeed people of other faiths respond positively and rejoice to hear religious and moral truth expounded clearly and simply and openly. Even in these highly secularised times, the thirst for authentic religion still asserts itself, as we saw so clearly when his Holiness Pope Benedict XVI visited the United Kingdom two years ago in 2010.
Based on this experience, which also passes by the way of the cross, we must not be afraid to preach the truth of the Catholic and apostolic faith with courage and openness and frankness, but also with love and compassion, and with persuasiveness and humility, starting always from Jesus Christ. People today, especially young people, need both truth and love if they are to live authentic human lives. Evangelisation and the new evangelisation propose anew to the men and women of our time Jesus Christ the Incarnate Son of God. He is the Truth. He is the Incarnate Love of God.

[00111-02.03] [IN083] [Original text: English]

- S. E. R. Mons. Patrick Christopher PINDER, Arcivescovo di Nassau (Bahamas), Presidente della Conferenza Episcopale (BAHAMAS)

We gather for this XIII Ordinary General Assembly of the Synod of Bishops to address a most appropriate and timely subject. Our consideration of the “New Evangelization for the Transmission of Christian Faith” coincides with the 50th anniversary of the opening of the Second Vatican Council, the 20th anniversary of the publication of Catechism of the Catholic Church and the start of the Year of Faith.
The expectation is that this gathering be a time and a place of encouragement shared experiences, and practical approaches to enliven and to renew the life of the Church in the fullest sense. The present circumstances, which make our reflection on evangelization with new energy and new methods so necessary, have been well explained in the working document of this Synod. It reminds us that significant cultural forces inhibit the ability of our cultures and peoples to hold fast to the faith and to live the Gospel values. This reality is present almost everywhere as indicated by the pre-synodal responses of the bishop’s conferences from around the world.
In addressing these secularizing and globalizing challenges, the bishops of the Antilles Episcopal Conference have noted that some of our people are confused, drifting from the faith, and unable to articulate or defend the faith.
Most have remained faithful to the Church, but are uncomfortable with the faith vulnerability they experience. They are looking to the Catholic Church to deepen their knowledge of the faith, their spirituality and their ability to defend the faith and to live it joyfully.
One practical recommendation before us is that of the greater recognition, training and involvement of the ministry of Catechist in the Church. This ministry can certainly serve as a valuable resource in the transmission of the faith at this moment of the new evangelization.

[00112-02.03] [IN084] [Original text: English]

- Sua Em.za Rev.ma Card. Fernando FILONI, Prefetto della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli

L' Instrumentum laboris nei nn. 76-79 tratta della Missio ad Gentes, cura pastorale e nuova evangelizzazione. Sono aspetti ai quali bisognerebbe dare un'impostazione più adeguata. La correlazione tra di essi è stata richiamata dal Santo Padre nell'Omelia per l'apertura del Sinodo, domenica 7 ottobre scorso.
Infatti, la Chiesa, quale Corpo di Cristo, cammina nella storia e tra i popoli per il mandato del suo Signore: andate, battezzate, portate la salvezza. Si tratta di un corpo vitale che, per attraversare luoghi e tempi, ha bisogno, per così dire, di due forti arti che le permettono speditamente di incedere: ossia la prima, ad Gentes, e la nuova evangelizzazione.
Il Sinodo che stiamo celebrando costituisce, dunque, un momento eccellente che ci permette di riflettere sulla correlazione e sul valore dell'impegno missionario e al tempo stesso di ripensare quali siano le vie più significative per una ri-proposta coraggiosa del Vangelo.
Noi sappiamo bene che il Concilio Vaticano II è stato determinante per lo sviluppo delle cosiddette Chiese indigene, indicate non soltanto come “luoghi” in cui esercitare il servizio missionario, ma, soprattutto, come vere e proprie protagoniste della missione (Messaggio del Santo Padre Benedetto XVI per la giomata missionaria mondiale 2012). A 50 anni dal Concilio possiamo anche vedere. ad esempio, come le Chiese indigene, con il clero, i religiosi e le religiose si siano inserite nella vita delle antiche cristianità, nonostante la prima evangelizzazione ad Gentes sia ancora fortemente da sviluppare.
Il Sinodo deve pertanto farci percepire la necessità di un coordinamento dell'opera di evangelizzazione, intesa come primo e nuovo annuncio, perché si tratta ormai di una missio globale a tutto tondo, anche in considerazione del fenomeno migratorio dei popoli che fa sì che i soggetti tradizionali della missio ad Gentes si incontrino ormai ovunque, creando dappertutto società sempre più plurali. Inoltre, non pochi fedeli provenienti dai cosiddetti territori di missione, che dimorano nelle società occidentali, apportano nelle nostre parrocchie e comunità la vivacità e le ricchezze spirituali di cui sono detentori. In essi si percepisce la freschezza della loro fede, così diversa da quelle forme di “stanchezza...o di tedio dell’essere cristiani” (Benedetto XVI, Discorso alla Curia Romana e alla Famiglia Pontificia, per la presentazione degli auguri natalizi (22 dicembre 2011)), e così evidenti tra le antiche secolarizzate cristianità.
Né va dimenticato che queste Chiese giovani danno testimonianza vera al Vangelo, inteso come Parola che sostiene in tutte le circostanze, anche in gravi situazioni di drammaticità, di discriminazione e di persecuzione (penso a numerose situazioni in Asia, Africa e America). L'Agenzia missionaria Fides ha pubblicato che nel 2011 18 sacerdoti e 4 religiose sono stati uccisi, ma chi può dire quale sia il numero dei fedeli? La missione evangelizzatrice di queste Chiese indigene risulta così essere un' esigenza interiore del dono ricevuto dall'alto.
Il mandato di Cristo redentore, affidato alla Chiesa, ha detto il Beato Giovanni Paolo II, è ancora agli inizi e dobbiamo impegnarci con tutte le forze al suo servizio (Giovanni Paolo II, Lettera enciclica Redemptoris missio circa la permanente validità del mandato missionario (7 dicembre 1990), 1.) non solo per la percentuale di coloro che non conoscono Cristo e che è proporzionalmente in costante aumento, ma anche per la percentuale dei battezzati dove l'abbandono della fede costituisce un fattore rilevante. Di ciò occorre farne un kairos, un momento forte di grazia, in quanto provoca la Chiesa a rafforzare la propria identità di comunità voluta da Gesù Cristo, per essere segno e strumento di salvezza per tutti i popoli della terra (Lumen Gentium).

[00094-01.07] [IN066] [Testo originale: italiano]

 
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