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SYNODUS EPISCOPORUM
BOLLETTINO

XIII ASSEMBLEA GENERALE ORDINARIA
DEL SINODO DEI VESCOVI
7-28 OTTOBRE 2012

Nova evangelizatio ad christianam fidem tradendam


Questo Bollettino è soltanto uno strumento di lavoro ad uso giornalistico.
Le traduzioni non hanno carattere ufficiale.


Edizione plurilingue

14 - 13.10.2012

SOMMARIO

- NONA CONGREGAZIONE GENERALE (SABATO 13 OTTOBRE 2012 - ANTEMERIDIANO)
- COMPOSIZIONE DELLA COMMISSIONE PER L’INFORMAZIONE
- ERRATA CORRIGE

NONA CONGREGAZIONE GENERALE (SABATO 13 OTTOBRE 2012 - ANTEMERIDIANO)

- INTERVENTI IN AULA (CONTINUAZIONE)
- AUDITIO DELEGATORUM FRATERNORUM (III)

Oggi, sabato 13 ottobre 2012, alle ore 9:05, alla presenza del Santo Padre, con il canto dell’Ora Terza, ha avuto inizio la Nona Congregazione Generale per la continuazione degli interventi in Aula dei Padri Sinodali sul tema Sinodale: «La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana».

Presidente Delegato di turno S. Em. R. Card. Laurent MONSENGWO PASINYA, Arcivescovo di Kinshasa (REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO).

Durante la Congregazione Generale è intervenuto un Delegato Fraterno.

In conclusione il Segretario Generale ha comunicato la composizione della Commissione per l’Informazione, che pubblichiamo in questo Bollettino.

A questa Congregazione Generale, che si è conclusa alle ore 12:30 con la preghiera dell'Angelus Domini, erano presenti 241 Padri.

INTERVENTI IN AULA (CONTINUAZIONE)

Sono intervenuti i seguenti Padri:

- S. B. R. Fouad TWAL, Patriarca di Gerusalemme dei Latini, Presidente della Conferenza dei Vescovi Latini nelle Regioni Arabiche (C.E.L.R.A.) (GERUSALEMME)
- S. E. R. Mons. Francesco MORAGLIA, Patriarca di Venezia (ITALIA)
- S. E. R. Mons. Sócrates René SÁNDIGO JIRÓN, Vescovo di Juigalpa, Presidente della Conferenza Episcopale (NICARAGUA)
- S. Em. R. Card. Odilo Pedro SCHERER, Arcivescovo di São Paulo (BRASILE)
- S. E. R. Mons. Filippo SANTORO, Arcivescovo di Taranto (ITALIA)
- S. E. R. Mons. Julio Hernando GARCÍA PELÁEZ, Vescovo di Istmina - Tadó (COLOMBIA)
- S. E. R. Mons. José Guadalupe MARTÍN RÁBAGO, Arcivescovo di León (MESSICO)
- S. Em. R. Card. Peter Kodwo Appiah TURKSON, Presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace (CITTÀ DEL VATICANO)
- S. E. R. Mons. José Octavio RUIZ ARENAS, Arcivescovo emerito di Villavicencio, Segretario del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione (CITTÀ DEL VATICANO)
- S. E. R. Mons. José NAMBI, Vescovo di Kwito-Bié (ANGOLA)
- Rev. P. Jose PANTHAPLAMTHOTTIYIL, C.M.I., Priore Generale dei Carmelitani della B. V. Maria Immacolata (INDIA)
- S. B. Em. Card. George ALENCHERRY, Arcivescovo Maggiore di Ernakulam-Angamaly dei Siro-Malabaresi, Capo del Sinodo della Chiesa Siro-Malabarese (INDIA)
- S. E. R. Mons. Jesús Esteban SÁDABA PÉREZ, O.F.M. Cap., Vescovo titolare di Assura, Vicario Apostolico di Aguarico (ECUADOR)
- S. E. R. Mons. François LAPIERRE, P.M.E., Vescovo di Saint-Hyacinthe (CANADA)
- S. E. R. Mons. António José DA ROCHA COUTO, S.M.P., Vescovo di Lamego (PORTOGALLO)
- S. E. R. Mons. Bonifacio Antonio REIMANN PANIC, O.F.M., Vescovo titolare di Saia maggiore, Vicario Apostolico di Ñuflo de Chávez (BOLIVIA)
- Rev. P. Marco TASCA, O.F.M. Conv., Ministro Generale dell'Ordine Francescano Frati Minori Conventuali
- S. E. R. Mons. Nikolaos FOSKOLOS, Arcivescovo di Athenai, Amministratore Apostolico "sede vacante et ad Nutum Sanctae Sedis" di Rhodos (GRECIA)
-
S. E. R. Mons. Petru GHERGHEL, Vescovo di Iaşi (ROMANIA)
- S. E. R. Mons. Manuel José MACÁRIO DO NASCIMENTO CLEMENTE, Vescovo di Porto (PORTOGALLO)
- Rev. Julián CARRÓN, Presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione (ITALIA)
- S. E. R. Mons. Leo Laba LADJAR, O.F.M., Vescovo di Jayapura (INDONESIA)
- S. B. R. Baselios Cleemis THOTTUNKAL, Arcivescovo Maggiore di Trivandrum dei Siro-Malankaresi, Capo del Sinodo della Chiesa Siro-Malankarese (INDIA)
-
S. E. R. Mons. Berislav GRGIĆ, Vescovo Prelato di Tromsø (NORVEGIA)

Diamo qui di seguito i riassunti degli interventi:

- S. B. R. Fouad TWAL, Patriarca di Gerusalemme dei Latini, Presidente della Conferenza dei Vescovi Latini nelle Regioni Arabiche (C.E.L.R.A.) (GERUSALEMME)

Il pellegrinaggio ai Luoghi Santi, e alle “pietre vive” è un mezzo eccellente per ravvivare la nostra fede e quella del Pellegrino, conoscendo meglio il quadro culturale, storico e geografico dove sono nati i misteri in cui crediamo, occasione di incontro personale e incarnato con la persona di Gesù.
I cristiani di Terra Santa sono i discendenti diretti della primissima comunità cristiana è “la memoria collettiva vivente della storia di Gesù”. La visita ai luoghi santi dovutamente preparata e guidata dalla lettura della Parola di Dio, e l’incontro con la comunità possono fortificare i credenti di poca fede e far rinascere la fede in chi era morta.
In questo tempo in cui i Luoghi Santi vengono talvolta offesi e aggrediti, la presenza dei pellegrini è una vera testimonianza di fede e di comunione con la nostra Chiesa del Calvario. Abbiamo bisogno di voi, delle vostre preghiere e della vostra solidarietà! Là dove gli apostoli hanno gridato a Gesù “accresci lo nostra fede” (Lc 17,5), venite anche voi, carissimi confratelli vescovi con i vostri sacerdoti, seminaristi e comunità, a chiedere al Signore la fede e la pace che ci manca.
Ritengo urgente la necessità che la nostra fede sia uno stile di vita che avvicina agli altri.
Dobbiamo cambiare una certa mentalità negativa, che vede nella fede un’appartenenza a una fazione sociologica che spinge alla militanza e alla violenza. La vera fede aiuta a sentirci più figli di Dio e dunque più fratelli verso gli altri, anche a costo della croce e del sangue.
La nuova evangelizzazione per essere moderna ed efficace deve ripartire da Gerusalemme: ripartire dalla prima comunità cristiana ancorata sulla persona di Cristo, avendo una causa per la quale era disposta ad affrontare ogni sacrificio e il dono della vita stessa.
Le nostre comunità sono minoritarie in mezzo a credenti diversi. Le circostanze le hanno spinte a chiudersi, preoccupate di difendersi, sensibili ai propri diritti, attente ai loro luoghi e al loro rito. Comunità introverse e paurose. Per molti la fede è un fatto ereditario e sociale, quando invece dovrebbe essere più personale e impegnativa. Non si tratta di sopravvivere ma di sfondare e comunicare.

[00146-01.05] [IN115] [Testo originale: italiano]

- S. E. R. Mons. Francesco MORAGLIA, Patriarca di Venezia (ITALIA)

L’intervento riguarda i nn. 153-157 dell'Instrumentum laboris: il punto “Fede e conoscenza”. Sulla linea del magistero costante della Chiesa e, più recentemente, di Giovanni Paolo II (Fides et ratio) e di Benedetto XVI (Lectio magistralis, Regensburg, il 12 settembre 2006), auspico che la nuova evangelizzazione riservi maggior spazio alla catechesi, con speciale attenzione alla complementarietà fede, ragione. Siamo grati all’impegno di chi con competenza e sensibilità si fa carico della pastorale dell'alta cultura, favorendo il dialogo con gli intellettuali e gli scienziati cristiani, con quanti sono in onesta ricerca. Anche sul piano della catechesi ordinaria ci si deve incamminare verso una più condivisa coscienza circa la dimensione culturale della fede, affinché il credente non viva una sudditanza psicologica e si percepisca in ritardo sul quadrante della storia. Non di rado, il cattolico vive una sorta di complesso d’inferiorità nei confronti della modernità e postmodernità per un personale, non risolto conflitto tra fede e ragione. Il silenzio del cattolico-medio, nel dare ragioni della sua speranza, è fragorosissimo. Oltre a potenziare il primo annuncio, la lettura della Bibbia, la lectio divina, - sulla linea della Dei Verbum e dell’esortazione post-sinodale Verbum Domini- ritengo necessario, in ordine alla nuova evangelizzazione, rinsaldare il legame strutturale tra ragione e fede. Si tratta di far entrare la cultura nella pastorale ordinaria; ciò, oggi, risponde a una diaconia cristiana nei confronti della storia, di fronte a una cultura che si elabora sempre più a partire dal sapere delle scienze e della tecnica, generando un pensiero strumentale e funzionale. In tale situazione, in Italia, la maggioranza dei giovani, compiuta l'iniziazione cristiana smarrisce il rapporto con la Chiesa, la fede, Dio. Molteplici le cause; ritengo, però che, in non pochi casi, la fede non sia supportata da una catechesi amica della ragione, capace di una vera proposta antropologica e in grado di legittimare la plausibilità della scelta cristiana. E' necessario rilanciare il CCC dando maggiore spazio ai contenuti affinché la fede non si riduca ad una fede “fai da te”; la fides quae non di rado è carente nelle nostre catechesi; è importante la metodologia ma non a scapito dei contenuti o dell'esperienza elevata a luogo teologico. Se con Dio o senza Dio tutto cambia, è doveroso ricentrare la catechesi su Dio e su quanto la rivelazione cristiana dice di Lui, non dimenticando che il Dio di Gesù Cristo - come ricorda Benedetto XVI - è insieme Agape e Logos.

[00177-01.04] [IN140] [Testo originale: italiano]

- S. E. R. Mons. Sócrates René SÁNDIGO JIRÓN, Vescovo di Juigalpa, Presidente della Conferenza Episcopale (NICARAGUA)

Para la Nueva Evangelización hemos de tener en cuenta que en los Evangelios hay múltiples ejemplos concretos de transmisión de la Fe de forma personalizada, como el que se refleja en la parábola de la oveja perdida (Lc. 15,1-7; Mt. 18,12-14) o el trato personalizado del mismo Jesús con la Samaritana (Jn 4,7-27) y Nicodemo (Jn 3,1-21), entre otros; lo cual genera una respuesta positiva en los destinatarios de la Palabra del Señor. Los Obispos de América Latina, desde la experiencia, destacamos en Aparecida la importancia de la forma personalizada de la transmisión de la Fe, debido a lo valorada que se siente la persona cuando se percata, en nuestra forma de tratarla al estilo de Jesús, el significado que tiene para Dios y para la Iglesia.
Al plantearnos una Nueva Evangelización no descartemos que el crecimiento numérico de la Iglesia pudo incidir en un descuido de la atención persona a persona, al modo de Jesús; lo cual nos presenta un panorama de mucha gente bautizada pero no atendida individualmente o como se ha llegado a decir: “muchos bautizados pero no Evangelizados”.
Sin embargo, dicha forma personalizada de comunicar la Fe, requiere de muchos miembros que dediquen tiempo a cada uno en particular y, para eso, también es necesario tener a la familia como “un lugar especial de encuentro con la Persona de Cristo”. La Familia “ha sido y es escuela de la fe, palestra de valores humanos y cívicos” (Mensaje inaugural del Papa Benedicto XVI en Aparecida).
En concreto, si en la Nueva Evangelización hay un interés por la transmisión de la Fe, ahora en Crisis, debe haber igualmente un interés por la Familia, pues, como bien dijo su Santidad el Papa Benedicto XVI, en la homilía inaugural del Sínodo el Domingo 07 de Octubre: “Hay una evidente correspondencia entre la crisis de la fe y la crisis del matrimonio”.

[00113-04.05] [IN085] [Texto original: español]

- S. Em. R. Card. Odilo Pedro SCHERER, Arcivescovo di São Paulo (BRASILE)

La nuova evangelizzazione ha bisogno di “nuovi evangelizzatori”. Più che di nuovi metodi e di risorse tecniche servono evangelizzatori che abbiano profonda esperienza della fede, nutrita nella comunione con Dio.
I Santi, lungo la storia della Chiesa, sono stati autentici cristiani e gli evangelizzatori più efficaci. Dai tempi degli Apostoli e dei primi martiri, la Chiesa ha potuto contare sulla testimonianza dei Santi nei momenti più difficili della sua vita e della sua missione: Santi Martiri e Confessori, Santi Pastori e Dottori, Santi Missionari e Predicatori, Santi Mistici, Vergini consacrate, Santi della carità, Santi Fondatori. Questi furono sempre veri discepoli e missionari di Gesù e suoi testimoni nel mondo! In ogni paese, i Santi locali oppure quelli della Chiesa universale, hanno {softlinesostenuto e sorreggono tuttora la fede dei fedeli; sono per loro un esempio di vita, oltre ad essere fraterni intercessori. I luoghi dei Santi (Santuari) sono luoghi di fede e di consolazione per il popolo dei credenti.
Perciò, la nuova evangelizzazione può trovare nella vita, nella testimonianza e nell'intercessione dei Santi un’immensa risorsa. La devozione ai Santi e la “comunione” con i Santi consentono ai fedeli di provare la vicinanza a quel “Mistero della fede” a cui la Chiesa crede e che è da essa proclamato nel mondo.
Questo “Mistero della fede”, che è lo stesso Dio-Trinità, che si è fatto vicino a noi per mezzo di Gesù Cristo, ha affascinato tanti Santi, prima di noi, e può affascinare anche gli uomini e le donne del nostro tempo.
La vita, la testimonianza e l’intercessione dei Santi, è un grande tesoro della Chiesa e può essere di grande aiuto per la nuova evangelizzazione!

[00114-01.04] [IN086] [Testo originale: italiano]

- S. E. R. Mons. Filippo SANTORO, Arcivescovo di Taranto (ITALIA)

La Nuova Evangelizzazione ha sete di incontrare i cristiani ormai lontani e di dialogare con la cultura attuale del mondo. Ma il mondo molte volte non ha nessuna voglia di dialogare con noi e se lo fa è solo in battaglie da lui fissate secondo lo spirito del tempo. Ma anche agli inizi dell’Evangelizzazione nessuno aveva interesse a dialogare con i cristiani, con quella piccola schiera di uomini strani che credevano che un uomo crocifisso fosse risorto. Ma era proprio a questo mondo che essi si rivolgevano mostrando a chi li ignorava o li perseguitava l’esperienza di una vita cambiata e la proposta di salvezza. A quel mondo non si rispondeva con un discorso, ma con il miracolo di una umanità trasformata. Dopo 27 anni di missione e di servizio alla Chiesa in Brasile sono tornato in Italia, in una diocesi di antica evangelizzazione, in un contesto di diffusa e sentita religiosità popolare dove la fedeltà è fortemente provocata dalla secolariz-zazione. Per gli effetti inquinanti della più grande fabbrica siderurgica d’Europa, dodicimila persone (ventimila con l’indotto) rischiano di perdere il posto di lavoro, mentre molte altre persone già sono state vittime di tumori e di altre gravi malattie a causa della contaminazione ambientale. La Chiesa non è stata a guardare, ma ha preso subito partito per la difesa della vita attaccata dalla diossina e da altre sostanze tossiche, ma ha anche difeso il lavoro che permette lo sviluppo della vita. Non avendo a disposizione una ricetta per la soluzione di questo grave problema, abbiamo offerto una presenza solidale e un sostegno concreto a quanti sono toccati dagli effetti disastrosi di questa triste alternativa in questo periodo di recessione economica mondiale. Non offriamo soluzioni, ma la vicinanza, consapevoli della missione di farci pellegrini accanto a chi soffre, favorendo il dialogo e la concertazione per il bene comune. Per questo ho visitato gli operai dell’altoforno 5 che scioperavano a 60 metri d’altezza ed ho incontrato gli ammalati di tumori, ho visitato la lega contro la leucemia, la sclerosi multipla, l’associazione nazionale tumori e altre associazioni, tra cui i bambini contro l’inquinamento. Ma il conflitto rimane aperto e vediamo la profonda crisi umana e sociale di questo modello di sviluppo economico. Gesù ha abbracciato il bisogno, si è messo dal lato dei poveri, dei peccatori, degli esclusi. Li ha amati ed in questo ha rivelato il volto del padre.

[00116-01.04] [IN087] [Testo originale: italiano]

- S. E. R. Mons. Julio Hernando GARCÍA PELÁEZ, Vescovo di Istmina - Tadó (COLOMBIA)

Aunque la Iglesia es toda ella responsable de transmitir la fe, sin embargo, los obispos son responsables de garantizar que tal acción se haga de un modo nuevo.
El obispo no puede renunciar al ejercicio del carisma que le compromete con la evangelización. Le asiste el Espíritu Santo para que sea el responsable de animar, proponer y crear nuevas maneras para transmitir la fe en el desierto espiritual que atraviesa la humanidad.
Evangelizar constituye su talante y su vocación propia. No sería fiel ni obediente al mandato del Señor si no es esa su tarea fundamental. El Obispo no evangeliza por gusto, ni por estrategia, sino porque para eso ha sido llamado y ha sido enviado.
Si el obispo asume con toda entereza su responsabilidad apostólica se genera un cambio radical, una verdadera conversión pastoral en la iglesia particular. El obispo como principal responsable de transmitir la fe, será el protagonista de ese cambio.
Reavivando el carisma apostólico, lleva a su iglesia particular a un estado de misión permanente, consagrando todas sus fuerzas y recursos para que el Kerigma, la catequesis, la vida de comunidad y la solidaridad no le falten nunca al rebaño de manera sistemática e integral.
El obispo sabe que no está sólo, lo asiste el Espíritu del Resucitado, la intercesión de los grandes evangelizadores y un pueblo numeroso. Como sucesor de los apóstoles, consagra todas sus energías y lidera todas las acciones para garantizar la transmisión de la fe a una humanidad sedienta de sentirse amada de Dios.

[00117-04.05] [IN088] [Texto original: español]

- S. E. R. Mons. José Guadalupe MARTÍN RÁBAGO, Arcivescovo di León (MESSICO)

En el magisterio latinoamericano hay frecuentes referencias al valor pastoral de la piedad popular.
Reconocemos que la evangelización y purificación de la piedad popular presenta desafíos que hay que asumir con creatividad pastoral, porque dejada a la inercia de los puros sentimientos y del folclore, no logra crear una cultura verdaderamente evangelizadora que transforme estructuras de pecado, como las desigualdades sociales, la violencia, las injusticias y otras manifestaciones que contradicen la dignidad de la persona y la convivencia fraterna.
Presento una realización que, me parece, puede resultar inspiradora: La Diócesis de Querétaro, en México, organiza una peregrinación anual a la Basílica de Nuestra Señora de Guadalupe. Este año se cumplieron ya 122 años. Peregrinan cerca de 40.000 personas, organizadas en grupos y acompañadas por sacerdotes, seminaristas y agentes laicos. Durante el trayecto, que dura 17 días, los sacerdotes celebran diariamente la Eucaristía, ofrecen el sacramento de la Reconciliación.
Los frutos son de gran valor:
Se intensifica el culto eucarístico por medio de la Hora Santa que se tiene cada día.
La peregrinación, preparada y acompañada desde la diócesis y las parroquias, se ha convertido en una tradición que lleva a cambios positivos de vida y a mayor compromiso con la pastoral planificada.

[00118-04.04] [IN089] [Texto original: español]

- S. Em. R. Card. Peter Kodwo Appiah TURKSON, Presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace (CITTÀ DEL VATICANO)

Frutto del Concilio Vaticano II, il Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, in questo tempo così significativo per tutta la Chiesa e per la sua particolare missione “di fomentare dovunque la giustizia e l'amore di Cristo verso i poveri ... (allo) scopo di stimolare la comunità cattolica a promuovere lo sviluppo delle regioni bisognose e la giustizia sociale tra le nazioni”, si inserisce con entusiasmo in quel “processo di rilancio della missione fondamentale della Chiesa” che è la nuova evangelizzazione.
Infatti, come sottolinea l'Instrumentum Laboris di questa XIII Assemblea ordinaria, al n. 130, riprendendo gli insegnamenti dei Sommi Pontefici Paolo VI e Benedetto XVI, “1'evangelizzazione non sarebbe completa se non tenesse conto del reciproco appello, che si fanno continuamente il Vangelo e la vita concreta, personale e sociale, dell' uomo. [...] La testimonianza della carità di Cristo attraverso opere di giustizia, pace e sviluppo fa parte della evangelizzazione, perché a Gesù Cristo, che ci ama, sta a cuore tutto l'uomo. Su questi importanti insegnamenti si fonda 1'aspetto missionario della dottrina sociale della Chiesa come elemento essenziale di evangelizzazione. La dottrina sociale della Chiesa è annuncio e testimonianza di fede. È strumento e luogo imprescindibile di educazione ad essa”. Del resto, è dalla profonda esperierza pastorale del Beato Giovanni Paolo II quale Vescovo di Cracovia, oltre che dal suo ministero petrino, che è scaturita la più efficace definizione della dottrina sociale della Chiesa: uno “strumento di evangelizzazione”.
Il movente originario dell' evangelizzazione è 1'amore di Cristo per la salvezza eterna degli uomini; e 1'annuncio di Gesù Cristo è il primo e principale fattore dello sviluppo.
Se quella del rinnovamento è un'esigenza costante dell'evangelizzazione - e a maggior ragione lo è della evangelizzazione del sociale in quanto le sue strategie devono accompagnare le trasformazioni della società - è indubbio che essa si faccia particolarmente sentire in quest'ora in cui ci si trova ad un tornante della storia nel quale la questione sociale è diventata radicalmente questione antropologica. Questione antropologica che comporta, forzatamente, la questione di Dio. Se non si rifiuta esplicitamente Dio, si tende a ritenere irrilevante l'apertura dell'uomo al Trascendente.
Ora, in considerazione di questo momento storico, urge una nuova evangelizzazione anche del sociale, non solo perché della nuova evangelizzazione essa è un contenuto ineludibile, ma anche perché ne è, appunto, strumento efficace.
Molte persone, infatti, sono oggi sempre più sensibili alle questioni dei diritti umani, della giustizia, dell'ecologia, della lotta alla povertà, ai temi che toccano la vita concreta delle persone e quella in comune delle nazioni. Questa è una realtà che può essere colta come un'autentica opportunità per la nuova evangelizzazione; e proprio per questa ragione, la porta d'accesso all'evangelizzazione può efficacemente essere quella del “sociale”.
Si tratta, quindi, di studiare nuove strategie. Ecco, alcune proposte:
Perseverare sul piano della formazione con particolare attenzione allo studio della dottrina sociale della Chiesa nei Seminari, nelle diverse case di formazione e nelle parocchie.
Non trascurare le opportunità offerte dal dialogo ecumenico e interreligioso.
Sul piano dell' attitudine apologetica cui fa riferimento il n. 138 dell'Instrumentum Laboris, sarebbe opportuno far conoscere maggiormente la grande tradizione della “santità sociale”. Ad esempio: I sacerdoti Arcangelo Tardini e José Maria Arizmendarrieta (pastorale sociale), Il Beato Giuseppe Toniolo (nel campo del lavoro), Robert Schuman, Alcide De Gasperi e Julius Nyerere (nel campo politico).
Sempre su questo fronte, per così dire, apologetico, si ispira di quanto affermava il Beato Giovanni XXIII nell' enciclica Mater et Magistra - cioè che “una dottrina sociale non va solo enunciata, ma anche tradotta in termini concreti nella realtà”.
Infine, per sottolineare ancora una volta l’importanza della nuova evangelizzazione del sociale, perché non ipotizzare che nella pagina web del Vaticano, alla voce “Testi fondamentali”, oltre al Catechismo della Chiesa Cattolica appaia anche il Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa? Oppure, perché non pensare a consacrare un'Assemblea sinodale al tema, proprio, della (Nuova) evangelizzazione del sociale?

[00119-01.06] [IN090] [Testo originale: italiano]

- S. E. R. Mons. José Octavio RUIZ ARENAS, Arcivescovo emerito di Villavicencio, Segretario del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione (CITTÀ DEL VATICANO)

El mantenimiento y la transmisión de múltiples manifestaciones religiosas sigue siendo, especialmente en ambientes descristianizados, un testimonio perenne de la innegable sed de Dios presente en todo hombre. Cuando está religiosidad popular brota de la fe en Jesucristo y está animada por un espíritu eclesial se convierte, además, en verdadera piedad del pueblo de Dios, en un medio valioso y eficaz para transmitir el evangelio y reavivar la fe en los alejados.
Así entonces, para que la piedad popular en las circunstancias del tiempo presente, pueda ser tenida como un verdadero medio para el anuncio hay que considerarla, en primera medida, como objeto o escenario de la nueva evangelización, de modo que la fe que busca expresar, llegue a ser madura y auténtica. Esto se logra, en primer lugar, iluminando las prácticas de devoción para que sus intenciones coincidan, en significado y jerarquía, con las verdades de la fe y su consecuente exigencia moral. En segundo lugar, mediante la decidida acción de los pastores quienes han de acompañar estas devociones según la verdad, aún a costa de renunciar a ciertos beneficios que el mantenimiento de algunas de ellas podría comportar. En tercer lugar, favoreciendo la comprensión de la trabazón cristiana existente entre piedad popular y la naturaleza de la liturgia. En este último medio, el conocimiento, proclamación y meditación de la Palabra de Dios será de gran ayuda, pues por ella Dios se revela y comunica a sí mismo, y a través de ella, los bautizados pueden entablar un diálogo sincero con Él.
Orientar las distintas manifestaciones de piedad del pueblo de Dios hacia la inteligencia de la fe y hacia la práctica sacramental, ha de constituir una de las tareas que, con gran solicitud, han de tener en cuenta los pastores de la Iglesia para aprovechar la piedad popular como escenario de la nueva evangelización.

[00120-04.04] [IN091] [Texto original: español]

- S. E. R. Mons. José NAMBI, Vescovo di Kwito-Bié (ANGOLA)

Angola, na sua experiencia de evangelizayao ao longo dos 500 anos, com as suas luzes e sombras, vive agora um novo contexto de paz, de profundas transformayoes sociais que apontam para um crescimento económico que atrai muitos países estrangeiros e a proliferayao de seitas.
Grayas a Deus para o passado ficam as lembranyas menos agradáveis. E hoje nota-se um crescimento económico e social que, embora indique vias de desenvolvimento ainda está longe de responder aos enormes e autenticos desafios. De facto nota-se um grande esforyo para sair da miséria, no entanto nao deixa de despertar interesses quer para os de dentro quer para os de fora.
Internamente, tal situaçao leva a pretensao de tirar beneficios, enriquecendo-se com facilidade muitas vezes a qualquer preyo, (aumentando fosso entre ricos e pobres) o que conduz a urna dicotomia entre fé e vida.
Externamente, suscita urna forte imigraçao, muitas vezes desonesta e oportunista.
A Igreja em Angola atenta a essa situayao, e interpretando os sinais dos tempos, a luz do Magistério da Igreja, sobretudo das aportayoes provenientes das últimas Assembleias especiais para a Africa, tem procurado responder a estes desafios, com a implementaçao da Pastoral familiar, com o binómio trienal: Familia e Matrimonio; Familia e reconciliaçao; Familia e cultura.
Tudo isto para relançar um caminho que nos conduza a reassumir o itinerário da iniciaçao cristã nas famílias, enquanto espaço privilegiado de evangelizaçao. Por outro lado , estas e outras situações não deixam de reclamar por uma catequese permanente profunda que comprometa o fiel cristão com Deus, com a Igreja e com sociedade.

[00122-06.05] [IN093] [Texto original: português]

- Rev. P. Jose PANTHAPLAMTHOTTIYIL, C.M.I., Priore Generale dei Carmelitani della B. V. Maria Immacolata (INDIA)

It is very clear from the teachings of Jesus and the Church that evangelizing all peoples constitutes the essential mission of the Church. From this perspective it is also clear that evangelization is not one among the many activities but the most important mission of the Church. If evangelization is the major mission of the Church we should perceive every activity of the Church from this perspective. We should not have any activity under evangelization which does not aim at the proclamation and transmission of faith.
A Christ-centered. Word-based and world-oriented spirituality shall be the most important source of our New Evangelization. Attempts at new evangelization must focus mostly on a Word-based faith formation imparted to our faithful especially in the context of their thirst for the Word of
God.
Very serious attempts should be made to use mass media for evangelization so that the voice of God also could be heard among the many voices of the world. To use mass media effectively investments should be made in personnel and in resources at international, national and local levels in direct proportion to the need and importance of this ministry.
We must take innovative steps to use our institutions all over the world for the effective transmission of faith. Moreover, attempts should be made to bring about a deeper awareness of the responsibility of every Christian, individually and collectively, to become active agents of evangelization.
The proclamation of the gospel is the right and duty of the entire Church and of every baptized Christian. Hence the Church should also take creative steps in arranging for the Oriental sui juris Churches, such as, the vibrant Syro-Malabar Church, to proclaim the gospel beyond their present-day geographical boundaries. If the Church has a larger vision to open up new avenues for the Syro-Malabar Church and other Oriental Churches, it will definitely bear much fruit in evangelization work.
In the context of New Evangelization, while we should continue to promote the dialogue of religions, we should also be prepared to share the life-giving message of Jesus, especially because of the alarming growth of secularism and atheism which is a great threat to all religions.

[00124-02.04] [IN095] [Original text: English]

- S. B. Em. Card. George ALENCHERRY, Arcivescovo Maggiore di Ernakulam-Angamaly dei Siro-Malabaresi, Capo del Sinodo della Chiesa Siro-Malabarese (INDIA)

New Evangelization calls for a self evaluation within the Church. It is a fact that there are many in the Church who do not know who Christ is and what cost they have to pay to be his disciples. The Church has to become more and more a communion of persons who have encountered Christ and thereby volunteer by the power of the Grace of God to pay the cost of discipleship of Christ. The universal call to holiness has to become a fundamental awareness for all the Christian faithful. The uniqueness of Christian faith and the ever-renewed commitment to Christ in the Church has to become the driving force for the life of every Christian. Jesus Christ the unique savior is the one who works both in the evangelizer and the evangelized. He has said of himself: “I am the truth, I am the light, I am the way, I am the door, I am the bread, and I am the life.”
During the 50 years after Vatican II, the renewal of the Church has been multifaceted and highly productive. At the same time the lives and ministry of priests and men and women of consecrated life have become more functional than spiritual and ecclesial. It would seem that the present-day formation of priests and the religious personnel tends to make them functionaries for different offices in the Church, rather than missionaries inflamed by the love of Christ. Even in places of ad gentes missions of the Church, functioning through institutions have made the priests and the religious lose the impelling force and strength of the Gospel to which they are committed by their vocation. Secularization has impacted the lives of individual Christians and also of ecclesial communities. New Evangelization demands a thorough renewal of the lives of individual Christians and the reevaluation of the structures of the Church to empower them with the dynamism of the Gospel values of truth, justice, love, peace and harmony.
The transmission of faith is always through the traditions of the particular churches and Churches sui iuris. These traditions include celebration of the sacraments, especially the offering of the Holy Eucharist, the catechesis, the custom of daily family prayer, small Christian communities, observance of abstinence and penance in Lent and other periods of fast, the celebration of feasts, pilgrimages, practice of charity at all levels, people-friendly and family-oriented pastoral care and the participation of the laity in the administration of the church. Whatever traditions have proved to be successful in transmitting the faith in the particular and sui iuris Churches require more and more encouragement and support from all quarters of the Universal Church. Lack of clear vision and understanding of the communion ecclesiology visualized by the Vatican Council II is making the potentialities of evangelization and pastoral care of certain individual churches uncreative in some communities of their emigrants, especially those of the Oriental Churches. In recent years, there are signs of improvement in this sphere. The communion ecclesiology very much emphasized by Holy Father Benedict XVI has to become the ecclesiological vision of all of us Bishops in the Catholic Church. New evangelization for the transmission of the Christian faith has to initiate new measures for the freedom in evangelization and pastoral care for all the Churches sui iuris under the guidance of the Apostolic See.

[00123-02.03] [IN094] [Original text: English]

- S. E. R. Mons. Jesús Esteban SÁDABA PÉREZ, O.F.M. Cap., Vescovo titolare di Assura, Vicario Apostolico di Aguarico (ECUADOR)

Anunciar el evangelio en la propia cultura es algo importante para el momento actual, en culturas tradicionales y modernas.
La Encarnación es el fundamento de la inculturación. Mientras no se llega a evangelizar la cultura no penetra el evangelio en la persona. San Pablo quería hacerse “judío con los judíos, griego con los griegos, para llevar a todos a Cristo”.
Al enjuiciar hoy la situación en las culturas ancestrales se considera con frecuencia la presencia del Evangelio como una colonización.
Hay dos actitudes ante esta realidad:
- la de un estudioso de la “política de las religiones” que afirma que “sólo si es creíble en Europa, la Iglesia será creíble en el mundo”
- la del Misionero recogida en el consejo dado por Monseñor Alejandro Labaka, obispo misionero muerto con fama de martirio en la amazonia ecuatoriana.
Amar a quienes queremos evangelizar, creer sinceramente que el Espíritu de Dios está actuando en todas las culturas y aceptar que el Evangelio no es patrimonio exclusivo de una cultura sino que puede y debe ser acogido por todas, es lo que llenará de la alegría del Evangelio a todos los pueblos.
[00125-04.04] [IN096] [Texto original: español]

- S. E. R. Mons. François LAPIERRE, P.M.E., Vescovo di Saint-Hyacinthe (CANADA)

Le numéro 130 de l’Instrumentum laboris affirme que la doctrine sociale de l’Église est annonce et témoignage de foi. C’est un instrument et un lieu indispensable de l’éducation de la foi.
L’Instrumentum laboris est à la fois très riche mais plutôt faible dans son traitement de la relation entre la Nouvelle Évangélisation et la doctrine sociale de l’Église. Le lien intime qui existe entre l’annonce de l’Évangile et le service de la Justice et de la Paix ne me semble pas suffisamment développé.
Cette situation risque de faire apparaître la Nouvelle Évangélisation comme une réponse aux problèmes internes de l’Église et pas assez comme une contribution unique au développement de la justice et de la paix dans le monde.
La crise économique actuelle nous fait découvrir comment l’avarice et la cupidité ont brisé des liens de sens en séparant l’économie de sa dimension sociale dans la vie humaine.
Ces liens ne peuvent être retrouvés que par l’amour, la fraternité et l’amitié qui doivent s’exprimer non seulement dans les relations interpersonnelles, mais aussi dans la vie économique et la vie commerciale comme l’indique si bien la lettre du pape Benoît XVI Caritas in Veritate.
Dans ce contexte, il est très important que l’Église apparaisse comme une fraternité, un corps, le Corps du Christ. La communauté est déjà une annonce de l’Évangile de Dieu. Dans l’initiation chrétienne, nous séparons souvent l’amour et la justice, le cheminement de foi et les réalités sociales et politiques. Il est urgent de développer une culture de la solidarité.
Les grands missionnaires, à travers les siècles, ont su unir l’annonce audacieuse de l’Évangile du Christ et l’engagement auprès des plus pauvres. Leurs gestes ont souvent parler plus que leurs paroles.

[00126-03.04] [IN097] [Texte original: français]

- S. E. R. Mons. António José DA ROCHA COUTO, S.M.P., Vescovo di Lamego (PORTOGALLO)

La Chiesa di ieri, di oggi e di sempre, dovrà avere i tratti del volto di Gesù Cristo. Deve quindi essere filiale, fraterna, affettuosa, vicina e accogliente, come l’ha ben raffigurata il beato Papa Giovanni Paolo II nella Catechesi tradendae [1979], n. 67, e nella Christifideles Laici [1988], n. 26.
Dovrà avere la dinamica delle prime comunità cristiane, come l’autore del libro degli Atti degli Apostoli le ha presentate: permanentemente attente alla Parola di Dio, alla comunione, alla frazione del pane e alla preghiera (2, 42-47; 4, 32-35; 5, 12-15), atrio permanente della fraternità aperta al mondo, in modo da essere e da rispecchiare una Chiesa giovane, agile e bella, così giovane, abile e bella, che la gente lotterà per entrare in essa.
Dovrà essere inoltre una Chiesa annunciatrice, completamente vincolata al suo Signore, non sedotta dalla novità dell’ultima moda, ma ben consolidata nella fedeltà al suo Signore, che si traduce nel dono totale di sé, in un stile di vita povero, umile, spoglio, felice. appassionato, audace, prossimo e dedicato. Sì, abbiamo bisogno di annunciatori del Vangelo senza oro, argento, rame, borse, due tuniche ... Sì, è di conversione che parlo, e mi lascio la domanda: perché i Santi hanno lottato tanto, e con tanta gioia, per essere poveri e umili, e noi ci sforziamo tanto di essere ricchi e importanti?
[00127-01.04] [IN098] [Testo originale: italiano]

- S. E. R. Mons. Bonifacio Antonio REIMANN PANIC, O.F.M., Vescovo titolare di Saia maggiore, Vicario Apostolico di Ñuflo de Chávez (BOLIVIA)

Con la mirada creyente nos fijamos de modo singular en el fenómeno de la desintegración familiar. La ausencia del padre se puede explicar por distintas causas y factores antropológicos, culturales y económicos. Creemos que el anuncio de Dios Padre de nuestro Señor Jesucristo ha de ser una idea matriz de la nueva evangelización en Bolivia (cf. DA 462).
Este fenómeno de ausencia del padre y su relevancia en la vida social y personal repercute en la vivencia de la paternidad de Dios y en la pérdida de valores netamente cristianos como son la gratuidad, la fraternidad, la responsabilidad y el perdón.
Probablemente la presentación más sublime de Dios Padre en el NT sea la parábola del Hijo pródigo (Lc 15,11-32). Es la conciencia de tener ese padre la que posibilita el retorno a la vida, al encuentro y al hogar del hijo menor, mientras que su carencia en el mayor le impide disfrutar de la gratuidad de su padre.
También a la dificil situación que vive hoy la mujer en la familia, arroja una nueva luz el encuentro de Jesús con la Samaritana (Jn 4,4-43). Este encuentro es revelador de la identidad profunda del Señor, como hombre, profeta, Mesías, Salvador del mundo e Hijo de Dios Padre. Y es desvelador de la identidad humana de la mujer, prostituta y sin marido, que pasa a ser discípula y testigo de la verdad. A este tipo de encuentro con Jesús es al que nos remite la Nueva Evangelización. La mujer boliviana, en cuanto madre y esposa, frecuentemente abandonada, infravalorada y maltratada, debe ser atendida en la nueva evangelización para que, desde el encuentro con Cristo, como la samaritana, pueda vivir con toda su dignidad.

[00129-04.04] [IN100] [Texto original: español]

- Rev. P. Marco TASCA, O.F.M. Conv., Ministro Generale dell'Ordine Francescano Frati Minori Conventuali

Come sesto scenario da leggere e decifrare da parte di questo Sinodo (dopo quello culturale, del fenomeno migratorio, economico, politico, della ricerca scientifica e tecnologica), i nn. 59-62 dell’Instrurnentum Laboris indicano quello comunicativo.
Qui non ci si limita a prendere atto della massiccia diffusione e pervasività dei media, ma del fatto che oggi viviamo in una vera e propria cultura massmediatizzata.
Oggi la maggior parte degli uomini e delle donne organizzano con riferimento ai media (si pensi a Internet e smartphone) la propria vita lavorativa e affettiva, ricreativa e relazionale.
Eppure, i media rappresentano senza dubbio alcuno una grande opportunità. “Nei mezzi della comunicazione - scrive il Beato Giovanni Paolo II - la Chiesa trova un sostegno prezioso per diffondere il Vangelo ... Essa li impiega volentieri per fornire informazioni su se stessa e dilatare i confini dell’evangelizzazione, della catechesi e della formazione e ne considera l’utilizzo come una risposta al comando del Signore: “Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura” (Mc 16, 15)” (Lettera Apostolica, Il rapido sviluppo, 24 gennaio 2005, n. 7).
Si tratta di scoprire che “esiste uno stile cristiano di presenza anche nel mondo digitale” (Messaggio del Santo Padre Benedetto XVI per la XLV Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, Verità, annuncio e autenticità di vita nell'era digitale, 24 gennaio 2011), che oggi deve sempre più caratterizzarsi come proposta di un profilo identitario (anche digitale) coerente e insieme accogliente.
La nuova evangelizzazione è questione di nuove relazioni a partire dalle quali è poi possibile veicolare l’annuncio esplicito di Gesù Cristo come unico e universale salvatore. Se il mondo dei media è per definizione massificante, la prospettiva cristiana che deve operare in essi è quella che conduce a cogliere la persona nella sua singolarità, nel suo essere destinataria della rivelazione di Dio. Dobbiamo dunque gioire delle molte opportunità che le nuove frontiere dello scenario comunicativo ci offrono.

[00128-01.04] [IN099] [Testo originale: italiano]

- S. E. R. Mons. Nikolaos FOSKOLOS, Arcivescovo di Athenai, Amministratore Apostolico "sede vacante et ad Nutum Sanctae Sedis" di Rhodos (GRECIA)

La Chiesa, per annunziare il Vangelo agli uomini del ventunesimo secolo, deve tener conto della prima evangelizzazione fatta dagli Apostoli. In molte regioni del mondo si ripetono le stesse difficoltà che ha affrontato p.es. San Paolo in Atene e a Corinto.
Per evangelizzare il mondo la Chiesa deve essere più “snella”:
Come Davide non ha potuto affrontare Golia con le armi pesanti dategli da Saul, così la Chiesa deve abbandonare molte usanze del medioevo europeo (strutture materiali e spirituali, modo di parlare, consuetudini “del tempo che fu” ecc.) e, come Corpo mistico del Cristo Risorto, annunziare al mondo moderno il Vangelo della salvezza, tenendo immutabile la sua dottrina e la sua vera Tradizione. Deve agire non come una potenza mondiale né come una potenza europea, ed offrire al mondo il Vangelo, l'annunzio gioioso, predicando a tutti il Cristo morto e risorto in modo chiaro e senza equivoci, come hanno fatto gli Apostoli e i grandi missionari, p.es. San Francesco Saverio.

[00132-01.04] [IN101] [Testo originale: italiano]

- S. E. R. Mons. Petru GHERGHEL, Vescovo di Iaşi (ROMANIA)

La storia che il Vangelo ha scritto nella Chiesa Cattolica in Romania, composta di tre riti (latino, greco-cattolico e armeno), conosce la gioia e il sacrificio di tanti evangelizzatori. Il vero tesoro dell’annuncio è Gesù stesso, Figlio di Dio, che ha trasformato l’apparente fallimento della Croce in una mirabile vittoria della risurrezione per la redenzione del mondo. Non c’è Vangelo senza Croce. L’ostilità che il Vangelo incontra in questo tempo non deve farci dimenticare la logica della Croce, dove l’intervento umano non è riuscito a soffocare la grazia divina.
Nei tempi difficili della recente dittatura atea in Romania la famiglia cristiana ha svolto un ruolo fondamentale, essendo spesso l’unica possibilità di annunciare il Vangelo e di trasmettere la fede. E ora, molti migranti cattolici romeni hanno aiutato le famiglie presso le quali lavorano a riscoprire la bellezza della preghiera e della fede in Cristo. La formazione dei genitori risulta ora una vera priorità pastorale.
In Romania la fine della persecuzione ateista aveva aperto le porte a una promettente primavera ecumenica. Non ci ha mai abbandonato la preghiera, ma da quando un recente ordinamento del Sinodo della Chiesa Ortodossa Romena ha vietato qualsiasi preghiera tra fedeli ortodossi e cattolici, ci vediamo costretti a supplicare Dio davanti ai delegati fraterni: “Fa’, o Signore, che almeno il “Padre Nostro” unisca i tuoi figli!”
In conclusione, per una nuova evangelizzazione la Chiesa Cattolica di Romania, propone: a) ripartire da Gesù stesso, vangelo ed evangelizzatore; b) promuovere lafamiglia cristiana, fondata sul matrimonio e sulla formazione dei genitori; e c) coltivare l’ecumenismo della preghiera, perché l’unità dei cristiani aiuti il mondo a credere in Cristo (cfr. Gv17, 21).

[00166-01.04] [IN129] [Testo originale: italiano]

- S. E. R. Mons. Manuel José MACÁRIO DO NASCIMENTO CLEMENTE, Vescovo di Porto (PORTOGALLO)

La “novità” della nuova evangelizzazione non può essere altra che la riscoperta e l’approfondimento della novità costante di Cristo, nelle attuali circostanze della Chiesa e del mondo. Circostanze che, nel mio paese, si definiscono, inoltre, come una popolazione molto mobile e spesso opaca nella mentalità.
La mobilità della popolazione aggiunge all’esodo rurale verso la città la facilità di comunicazioni quotidiane tra i diversi locali, con punti successivi di fissazione o di passaggio, per motivi di lavoro o di riposo (fine settimana). L’opacità può derivare dalla maggiore densità delle “realtà temporali” quando assorbono l’attenzione immediata e le intenzioni a medio termine, non aprendo facilmente all’orizzonte spirituale e religioso. Si generalizza così il secolarismo personale e ambientale.
Queste circostanze portano problemi relativamente “nuovi” all’evangelizzazione, almeno per l’intensità con cui si presentano. Le comunità che erano più stabili, come le famiglie e le parrocchie, dove la conoscenza di Cristo e la vita cristiana si trasmettevano naturalmente, non sussistono più così e non integrano facilmente i loro membri, soprattutto i più giovani.
La dispersione e l’itineranza rendono difficoltosa la convivenza abituale, familiare e comunitaria. L’individualizzazione della vita, potenziata dalla tecnologia, induce al soggettivismo e al virtualismo che rarefanno la realtà sociale ed ecclesiale. Di conseguenza, non è facile abbinare l’individuo e la società, o il credente e la comunità. Niente di facile in effetti.
Credo, quindi, che la “novità” da cercare per l’evangelizzazione di oggi si prospetti come riscoperta del Cristo vivente nella coesistenza di comunità specifiche. Queste, a loro volta, dovranno integrare i collegamenti interpersonali, oggi indispensabili: comunità intercomunitarie, punti fissi, ma interconnessi. In ogni caso indispensabilmente comunitarie, perché sappiamo che è quando rimaniamo insieme che meglio sperimentiamo e condividiamo la presenza del Risorto in mezzo a noi (cfr Gv 20,26).
Le prime comunità, nutrite da conversioni autentiche e attraverso una vera iniziazione cristiana, hanno originato, dalla stessa testimonianza vitale e dalla riflessione dei loro pastori, espressioni e pratiche sociali e culturali di vasta portata. Le comunità monastiche e parrocchiali che ne seguirono diedero anima e corpo al cristianesimo medievale, con splendidi risultati in diversi ambiti, sia eruditi sia popolari.

[00135-01.04] [IN104] [Testo originale: italiano]

- Rev. Julián CARRÓN, Presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione (ITALIA)

Non possiamo continuare a “pensare alla fede come un presupposto ovvio del vivere comune. In effetti, “questo presupposto non solo non è più tale, ma spesso viene perfino negato” (Porta fidei, 2).
Leggendo l’Instrumentum Laboris, sono rimasto colpito da questa osservazione: “Desta preoccupazione la scarsezza di primo annuncio nella vita quotidiana” Tutto lo sforzo fatto fino adesso fatica a generare una novità di vita tale da destare la curiosità per quello che i battezzati vivono. Come superare quella frattura tra la fede e la vita che rende più difficile alla fede di essere incontrabile in modo ragionevole, e dunque attraente? Senza “riscoprire e riaccogliere il dono prezioso che è la fede”, la nuova evangelizzazione rischia di essere ridotta a una questione di esperti.
Per suscitare questo interesse abbiamo un alleato dentro il cuore dell’uomo di qualsiasi cultura e condizione. Noi sappiamo che il cuore dell’uomo è fatto per l’infinito. Rimane in lui l’attesa di un compimento. Perché nessun “falso infinito riesce a soddisfarlo. “Che giova all’uomo guadagnare il mondo intero se poi perde se stesso?” (Mt 16,26).
A questa attesa non può rispondere una dottrina, un insieme di regole, una organizzazione, ma piuttosto un avvenimento. Come disse don Giussani durante il Sinodo del 1987, “ciò che manca non è tanto la ripetizione verbale o culturale dell’annuncio. L’uomo di oggi attende forse inconsapevolmente l’esperienza dell’incontro con persone per le quali il fatto di Cristo è realtà così presente che la vita loro è cambiata”. Un luogo dove ciascuno possa essere invitato a fare la verifica che fecero i primi due sulla riva del Giordano: “Vieni e vedi”, perché “una fede che non possa essere reperta e trovata nell’esperienza presente, confermata da essa, utile a rispondere alle sue esigenze, non sarà una fede in grado di resistere in un mondo dove tutto, tutto, dice l’opposto”.

[00136-01.04] [IN105] [Testo originale: italiano]

- S. E. R. Mons. Leo Laba LADJAR, O.F.M., Vescovo di Jayapura (INDONESIA)

Instrumentum Laboris (IL) begins with the personal character of Christianity, that is the faith, which must enlighten our perception of evangelization, that: (l) Evangelization is not only a reaction to social reality and its secular culture but it is the very essence of the Church; (2) Jesus Christ is the center of Christianity and may not be placed on a par with other religious founders; (3) Christianity is not a textbook religion, and salvation is not an achievement in practicing the doctrines written in the book, but it is the work of God's love. Only in yje encounter with the Lord, what is written in the Scripture becomes His "word", His "voice".
In Jesus Christ God reveals Himself as love. He offers Himself to mankind without forcing to be accepted, but taking the risk of being refused. The marvelous mystery of the divine love is that He does not impose Himself to mankind. The love of God, as manifested in Jesus Christ, is an appeal to the freedom of man, who is free to accept or to refuse. This immense and marvelous love of God should be presented in evangelization in dealing with the "cultural c1imate"(IL 48) of secular society, which tends to idolize the freedom and autonomy of man and refuse any transcendent element in religion as violation of human freedom.
This image of God as an appeal of love to mankind could be more touching to secular mentality than the image of God as powerful King. Therefore, I suggest in some texts, like that in IL 24, when dealing with "conversion experience", in place of the terminology "kingdom of God", which in itself has a feudalistic connotation, to use "God's power of love". In fact, more than the power of a king, the divine love is "more delicious than wine" and "as powerful as death"(Song of Songs,l:2;8:6). The divine love appeals to man and expects the response. Love wants to be loved. Conversion is the love response of man to the love appeal of the Lord. service and sacrifice for others is a powerful witness in evangelization. The love of God is manifested in Jesus Christ as a sacrifice; so a genuine witness for that divine love must be as well a sacrificial love.

[00137-02.03] [IN106] [Original text: English]

- S. B. R. Baselios Cleemis THOTTUNKAL, Arcivescovo Maggiore di Trivandrum dei Siro-Malankaresi, Capo del Sinodo della Chiesa Siro-Malankarese (INDIA)

It is estimated that the sixty percent of the population of the world lives in Asia. Asia is the land which gave birth to many world religions including Christianity. I come from the continent of Asia, more precisely from the subcontinent of India where people have seen forceful spreading of the religious messages. Though Christianity has a different story to share with the present society of Asia where believers of other religions form a predominant majority, it does not seem to appreciate and acknowledge terms such as proclamation, evangelization etc. These terms have inculcated in them a different thinking, subsequently a different attitude. Here I would like to underline the very words of Jesus himself "you shall be my witnesses .... "(Acts 1:8). Our dear blessed Mother Teresa of Calcutta brought to the world especially to India a very practical means of evangelization, a witnessing model. I must say that she became the most effective missionary in a land where Christians are only less than three percent of the population. Mother Teresa witnessed Jesus everywhere. In the history of India she remains a model and symbol of Christianity. Witnessing model starts with you and me.
Modern people think that he/she makes everything; everything exists because of his/her capacity. This attitude brings a disfigured image of supernatural reality even to the essence of human life. Those who are responsible for evangelization, especially those who are in the ministerial priesthood, people endowed with "gift and mystery" (Blessed John Paul II) have to take more genuine steps in the liturgical celebrations to make the sacraments a more tangible means of the 'Emmanuel experience' during those hours of grace. Socialization with one another has found a place everywhere but conversation with the Lord has been cornered everywhere.
Jesus said, "I came that they may have life and have it abundantly" (Jn 10: 10). Fullness of life, a life of abundance is fully realized only when human beings enter in the life Eternal. To lead the way to abundant life is the work of the Church. If the Church, the continuation of Jesus in the world, distances herself from any process of enhancing the fullness of life, any means to ensure human dignity, be sure that the experiencing and witnessing of Emmanuel will be weak in that part of the world. Any attempt of the Church to promote human dignity, to bring justice to the underprivileged is a genuine mark of obedience to the will of Jesus. Enhancing human dignity, speaking for the voiceless, being a symbol of justice, promotion of democratic values, etc, are to be seen seriously as marks of promoting human life which eventually lead people to life in abundance.

[00138-02.03] [IN107] [Original text: English]

- S. E. R. Mons. Berislav GRGIĆ, Vescovo Prelato di Tromsø (NORVEGIA)

Die katholische Kirche in den nordischen Ländern - Dänemark, Finnland, Island, Norwegen und Schweden - ist eine ganz kleine Minderheit und hat so weder die Vor- noch die Nachteile, die die Kirche in traditionellen und überwiegend katholischen Gebieten oft hat. Trotz der zahlenmäßigen und gesellschaftlich geringen Bedeutung ist unsere Kirche aber eine wachsende Kirche. Neue Kirchen werden gebaut oder angekauft, neue Pfarreien errichtet, nicht-lateinische Riten kommen hinzu, es gibt relativ viele Konversionen und Erwachsenentaufen, es gibt Berufungen zum Priestertum und zum Ordensleben, die Zahl der Taufen übersteigt bei Weitem die der Sterbefälle und Austritte, und der sonntägliche Gottesdienstbesuch ist relativ hoch. In Teilen der Gesellschaft besteht ein großes Interesse an Glaube und Spiritualität, sowohl bei Nichtgläubigen, die die Wahrheit suchen, als auch bei engagierten Christen anderer Konfessionen, die Vertiefung und Bereicherung im religiösen Leben anstreben. Es ist auch auffallend, dass verhältnismäßig viele kontemplative Ordensgemeinschaften in den letzten Jahren ihre Häuser errichtet haben.
Die Weitergabe des Glaubens ist aber oft durch die großen Abstände erschwert.
Unsere Priester müssen viel reisen -manchmal bis zu 2000 km im Monat -, um unsere Gläubigen, die in entfernten Ortschaften wohnen, zu besuchen und mit ihnen die Gottesdienste zu feiern. In den Wintermonaten ist das sehr anstrengend.

[00139-05.05] [IN108] [Originaltext: Deutsch]

AUDITIO DELEGATORUM FRATERNORUM (III)

È intervenuto il seguente Delegato Fraterno:

- Rev. Dott. Geoffrey TUNNICLIFFE, Segretario Generale dell'Alleanza Evangelica Mondiale (STATI UNITI D'AMERICA)

Diamo qui di seguito il riassunto degli intervento:

- Rev. Dott. Geoffrey TUNNICLIFFE, Segretario Generale dell'Alleanza Evangelica Mondiale (STATI UNITI D'AMERICA)

Evangelism is the proclamation in word, deed and Christian character of the saving work of Jesus Christ on the cross and through the resurrection. Evangelism lies at the core of the identity of being evangelical. We affirm that it is not possible to be truly evangelical without a radical commitment to world evangelisation; indeed, such a commitment is inherent to Christian identity itself. The WEA calls on all evangelicals and Christians worldwide to renew their commitment to holistic evangelism.
As with all Christian traditions, there have been times when mistakes have been made and evangelicals have struggled to link the proclamation of the gospel with acts of justice and peace. Yet in our history there have been many strong voices and lives that exemplify the holistic nature of evangelism.
The biblical narratives in Mark 5 offer us a lens through which we can overcome the unhelpful dichotomy between proclamation and action, and a way to call us all back to holistic evangelism and to the word of God. Two themes emerge from this chapter: (1) the authority and the power of Jesus and (2) the breadth of the Gospel. First we see that Jesus has power over evil; he has epower over disease and illness, and he has power over death itself, hinting towards his own forthcoming resurrection. Secondly, the text shows that the Gospel extends to all of creation.
The question for evangelicals - and all who claim the name of Christ - is: what will you do, personally and corporately, to further the cause of worldwide holistic evangelism? A church that is not evangelistic is failing in its response to Jesus.
We evangelicals are learning how to do evangelism in the way of Jesus - how to proclaim that salvation comes from our God and the implications of this proclamation for the transformation of society.
We are also learning that truly biblical evangelism demands that the divisions amongst Christians be overcome. The joint document of the Roman Catholic Church, the World Evangelical Alliance and the World Council of Churches, Christian Witness in a Multi-Religious World: Recommendations for Conduct, is a wonderful reminder of the importance and the mandate for evangelism
As believers we are enabled by the Father and the Son, through the Spirit, to carry out God's mission, such that a core characteristic of evangelicals is - and must always be - to let the whole earth hear the whole Gospel in word, deed and character.

[00160-02.03] [DF006] [Original text: English]

COMPOSIZIONE DELLA COMMISSIONE PER L’INFORMAZIONE

Presidente
- S.E.R. Mons. Claudio Maria CELLI, Arcivescovo titolare di Civitanova, Presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali (CITTÀ DEL VATICANO)

Vice Presidente
- S. E. R. Mons. Ján BABJAK, S.I., Arcivescovo Metropolita di Prešov dei cattolici di rito bizantino, Presidente del Consiglio della Chiesa Slovacca (SLOVACCHIA)

Membri
- S. E. R. Mons. John Olorunfemi ONAIYEKAN, Arcivescovo di Abuja (NIGERIA)
- S. E. R. Mons. Tadeusz KONDRUSIEWICZ, Arcivescovo di Minsk-Mohilev (BIELORUSSIA)
- S. E. R. Mons. Manuel José MACÁRIO DO NASCIMENTO CLEMENTE, Vescovo di Porto (PORTOGALLO)
- S. E. R. Mons. José Horacio GÓMEZ, Arcivescovo di Los Angeles (STATI UNITI D'AMERICA)
- S. E. R. Mons. Francis Xavier Kriengsak KOVITHAVANIJ, Arcivescovo di Bangkok (THAILANDIA)

Membri ex - officio
- S. E. R. Mons. Pierre-Marie CARRÉ, Arcivescovo di Montpellier (FRANCIA), Segretario Speciale
- S. E. R. Mons. Nikola ETEROVIĆ, Arcivescovo titolare di Cibale, Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi (CITTÀ DEL VATICANO)

Segretario ex - officio
- Rev. P. Federico LOMBARDI, S.I., Direttore della Sala Stampa della Santa Sede (CITTÀ DEL VATICANO)

ERRATA CORRIGE

Le correzioni pubblicate nell'Errata Corrige sul Bollettino N.14 sono state riportate direttamente sui relativi Bollettini pubblicati in queste pagine Internet
 

 
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