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CONGREGAZIONE PER L'EVANGELIZZAZIONE DEI POPOLI

DISCORSO INAUGURALE DEL CARD. CRESCENZIO SEPE,
INVIATO SPECIALE DEL SANTO PADRE
AL SECONDO CONGRESSO AMERICANO MISSIONARIO (C.A.M.)

Città del Guatemala
Mercoledì, 26 novembre 2003 
 


La missione "ad gentes" oggi

 

Cari fratelli e care sorelle,

Sono molto lieto di stare con voi oggi come Inviato del Santo Padre a presiedere il Secondo Congresso Americano Missionario (C.A.M.), felice espressione della sollecitudine di tutte le Chiese particolari di America per annunciare il Vangelo della Vita a tutti i popoli.

Saluto con affetto l'Arcivescovo di Guatemala, l'Eminentissimo Cardinale Rodolfo Quezada Toruño, tutti i membri dell'Episcopato di Guatemala e del Centro-America, gli Eccellentissimi Vescovi, i Direttori Nazionali delle Pontificie Opere Missionarie, gli agenti pastorali, i missionari e le missionarie, le famiglie, i giovani e i bambini, rappresentanti e delegati delle Diocesi del Nord, del Centro e del Sud del Continente Americano e dei Caraibi.

Saluto tutti a nome del Santo Padre che, da Roma, desidera unirsi spiritualmente alla celebrazione del Congresso. Porto a tutti il suo affetto, la sua vicinanza e la sua benedizione.

Con il Primo Congresso Americano Missionario (VI Latino-americano) celebrato quattro anni fa a Paraná (Argentina), frutto del meraviglioso cammino che la Chiesa in America Latina ha svolto in favore dell'animazione missionaria per mezzo dei "COMLA", era stato gettato un seme di unità, che ha saputo svilupparsi rigogliosamente tanto da arrivare a questo Secondo Congresso Americano Missionario.

Fu proprio dopo la celebrazione del Sinodo Speciale per l'America nel 1997, che il VI Congresso Missionario Latino-americano, ha voluto abbracciare fraternamente "tutta la Chiesa del Continente" diventando così il I Congresso Americano Missionario. Si voleva sottolineare in questo modo, quanto il Santo Padre, nella stessa celebrazione del Sinodo per l'America, aveva espresso:  "quel vincolo più stretto al quale i popoli del Continente aspirano e che la Chiesa desidera favorire" e spingere così, con maggior vigore, la missione evangelizzatrice della Chiesa, nel Continente anche al di là delle sue frontiere (1) (cfr Ecclesia in America, 5).

Carissimi fratelli e sorelle, "La Missione di Cristo Redentore, affidata alla Chiesa, è ancora ben lontana dal suo compimento. Al termine del secondo millennio dalla sua venuta uno sguardo d'insieme all'umanità dimostra che tale missione è ancora agli inizi e che dobbiamo impegnarci con tutte le forze al suo servizio" (Redemptoris Missio, 1).

Il Santo Padre inizia con queste parole l'Enciclica Redemptoris Missio. Esse ci offrono una sorprendente interpretazione del tempo in cui vive la Chiesa, definendolo non come l'età del coronamento o della fine della missione, bensì del suo inizio. Possiamo affermare, dopo duemila anni, che oggi (26 novembre 2003), la missione del Redentore è ancora agli inizi? Si tratta, forse, di un modo retorico per ravvivare un'attività ecclesiale che in qualche parte è in fase calante?
Se percorriamo brevemente l'intenso cammino che la Chiesa ha fatto in questi ultimi decenni, cercando di scoprirvi i segni della provvidenza divina nella storia, possiamo renderci conto che quelle parole non sono state scritte solo per abbellire un testo, ma per descrivere un'urgente necessità.

1. Il Concilio Vaticano II

Se ci poniamo in questa prospettiva storica possiamo affermare senza ombra di dubbio che "il Concilio Vaticano II costituisce un evento provvidenziale..., la risposta evangelica all'evoluzione recente del mondo con le sconvolgenti esperienze del XX secolo..., il Concilio ha esortato alla penitenza ed alla conversione, additando con nuovo vigore agli uomini di oggi il Cristo, "l'Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo", il Redentore dell'uomo, il Signore della storia" (2).

Lo Spirito Santo, che anima e guida la Chiesa in ogni epoca e spinge ad una maggiore fedeltà al Vangelo, ha ispirato il Concilio Vaticano II per dare risposte concrete all'evoluzione del mondo attuale. Le tragiche esperienze del secolo XX e il "logorio" che detti avvenimenti, antichi e recenti, hanno causato nelle fibre più robuste dell'uomo contemporaneo:  perdita della speranza, della memoria e delle eredità cristiane, il fenomeno dell'ateismo e il relativismo morale, esigevano ed esigono un nuovo annuncio di Gesù Cristo (3).

Il Concilio Vaticano II, per il suo carattere pastorale, ha avuto un grandissimo valore missionario non solo in quei documenti che trattano in modo particolare la missione ad gentes. Il Concilio descrive la Chiesa come "sacramento di salvezza", segno trasparente e portatore di Cristo per tutta l'umanità (cfr Lumen gentium, 48; Ad gentes, 1). Questa idea centrale, di profondo significato e trascendenza missionaria, dell'urgenza cioè, di un'evangelizzazione universale è ben sottolineata nella Lumen gentium, 1. La Chiesa può così presentarsi come "un segno innalzato sui popoli" (Sacrosanctum concilium, 2), che "svela e insieme realizza il mistero dell'amore di Dio verso l'uomo" (Gaudium et spes, 45).

È stato lo stesso Paolo VI che al n. 2 nell'Esortazione Apostolica Evangelii nuntiandi presenta un'interpretazione radicalmente missionaria del Concilio Vaticano II:  "i cui obiettivi si riassumono, in definitiva, in uno solo:  rendere la Chiesa del XX secolo più idonea ad annunziare il Vangelo all'umanità del XX secolo". In detta Esortazione, documento che ha avuto una grande importanza nella riflessione della Chiesa in America Latina (4), sono state poste le basi della missione e della nuova evangelizzazione contemporanea, argomenti che sono stati i temi centrali dei vari Sinodi che la Chiesa ha celebrato in questi decenni a livello generale e continentale, nazionale e diocesano (cfr Tertio Millennio adveniente, 21).

Nell'affascinante e a volte drammatico cammino dell'umanità, caratterizzato, come detto sopra, da rapide e generali trasformazioni, dalla destrutturazione delle società tradizionali, dal fenomeno della secolarizzazione e dalla rinascita di un vago sentimento religioso, la Chiesa prende coscienza che, vivendo in un "mondo nuovo" - una società globale -, si trova anche, in un certo modo, "a un nuovo inizio".

È un mondo che non gode come nel passato di "frontiere chiare e ben definite" (5), dove altre culture, esperienze religiose, antropologie e modelli di umanità, convivono gomito a gomito con il cristianesimo. Davanti a questo pluralismo, la fede cristiana è una voce tra le altre voci. Inoltre in molti areopaghi moderni si trova a nuotare controcorrente rispetto al pensare comune della società.

Questa nuova tappa storica del cammino dell'umanità, esige dai cristiani una fede adulta, spiritualmente matura, radicata nel seguire fedelmente Cristo e la sua Chiesa, capace di fronteggiare con serena audacia numerose sfide (cfr Veritatis splendor, 88). È questa una situazione che, in definitiva, accentua e mette chiaramente in luce l'intrinseca dimensione missionaria della fede.

2. Il Pontificato di Giovanni Paolo II

Il Pontificato di Giovanni Paolo II rappresenta, in questo nuovo contesto storico, un avvenimento provvidenziale. Il suo è un Pontificato missionario. Come catechista itinerante "Mi sono messo in cammino sulle vie del mondo, "per annunciare il Vangelo, per confermare i fratelli nella fede, per consolare la Chiesa, per incontrare l'uomo"". Il Papa li definisce "viaggi di fede", "sono altrettante occasioni di catechesi itinerante, di annuncio evangelico nel prolungamento, a tutte le latitudini, del Vangelo e del Magistero apostolico, dilatate alle odierne sfere planetarie" (Redemptoris missio, 63).

Giovanni Paolo II, con il suo profondo e ampio Magistero e il suo straordinario Ministero Pastorale invita ogni persona e ogni popolo a spalancare fiduciosamente le porte a Cristo e ci insegna che la Chiesa - tutti e ognuno di noi -, è chiamata ad annunciare il suo Nome, a proporlo con gioia e senza paura a questo "nuovo mondo".

Giovanni Paolo II ha saputo porre la missione della Chiesa al centro di questo nuovo contesto culturale dell'umanità ed ha enunciato magistralmente i suoi principi nella Enciclica Redemptoris missio che, come eloquentemente il sotto-titolo indica, desidera confermare la permanente validità del mandato missionario.

Cari fratelli e care sorelle questo documento non si limita a commemorare sic et simpliciter il XXV anniversario del Decreto missionario conciliare Ad gentes. L'Enciclica è la magna charta della missione moderna (6). È un testo essenziale per conoscere il cammino della Chiesa dopo il Concilio Vaticano II e per comprendere la coscienza che la Chiesa ha, per mezzo del suo Pastore Supremo, della sua missione evangelizzatrice nel mondo attuale. Le finalità dell'Enciclica sono chiaramente enunciate già dalle sue prime pagine: 

* Rinnovare la Chiesa dalla missione, perché la "fede si rafforza donandola" (Redemptoris missio 2);

* Riaffermare l'evangelizzazione come il "primo servizio che la Chiesa può dare ad ogni uomo e a tutta l'umanità nel mondo attuale";

* Dissipare dubbi sulla missione ad gentes; confermare nella loro dedizione i tanti uomini e donne che vi si dedicano e quanti l'aiutano; promuovere le vocazioni missionarie; dare nuovo slancio alla missione propriamente detta, invitando le Chiese particolari, specialmente quelle giovani, a inviare e a ricevere missionari.

L'intensa e ampia discussione missionologica post-conciliare, non esente di ambiguità, ha suscitato nel Santo Padre il desiderio di ricordare alla Chiesa l'urgenza del mandato missionario, di precisare i suoi aspetti dottrinali e di chiarire le sue modalità di attuazione, d'indicare chi sono i suoi responsabili e agenti, e in che modo tutti i membri della Chiesa sono chiamati a parteciparvi: 

* Al centro dell'attività missionaria sta l'annunzio di Cristo, la conoscenza e l'esperienza del suo amore. Cristo è l'unico Mediatore tra Dio e gli uomini, l'unico Salvatore del mondo, in cui l'umanità, la storia e il cosmo incontrano il suo senso definitivo e si realizzano totalmente (cfr n. 4-11).

* Tra le varie attività connesse con la missione c'è una gerarchia. In virtù del mandato missionario, a cui la Chiesa non può sottrarsi perché priverebbe gli uomini della "buona novella della salvezza", tutto deve tendere all'annuncio di Gesù Cristo. Il Dialogo inter-religioso, la promozione umana, l'inculturazione sono ordinati alla testimonianza e all'annuncio della fede, orientati a scoprire il mistero cristiano e la pienezza della vita nuova (cfr n. 52-58).

* L'inculturazione deve essere guidata da due principi: "la compatibilità col Vangelo e la comunione con la Chiesa universale" (n. 54).

* L'Enciclica (cfr n. 33) ristabilisce anche l'equilibrio concettuale e di contenuto tra la missione ad gentes propriamente detta (che ha come destinatari le popolazioni che non credono ancora in Cristo), l'attenzione pastorale, (che si rivolge alle comunità cristiane ferventi nella fede e hanno strutture ecclesiali adeguate e solide), e la "nuova evangelizzazione" (che si rivolge ai paesi di antica cristianità o anche là dove gruppi interi di battezzati hanno perduto il senso della fede).

Nel concludere l'Anno Giubilare, il Santo Padre ha voluto riaffermare con vigore le motivazioni dell'Enciclica Redemptoris missio (7) con la Lettera Pastorale "Novo Millennio ineunte", dove si conferma con un tono di allegra speranza che "la Chiesa non si può sottrarre all'attività missionaria verso i popoli, e resta compito prioritario della missio ad gentes l'annuncio che è nel Cristo, "Via, Verità e Vita" (Gv 14, 6), che gli uomini trovano la salvezza" (n. 56).

La parola d'ordine del Papa all'inizio del III Millennio è tornare a Cristo, "contemplare il suo volto con gli occhi di Maria" (Rosarium Virginis Mariae, 3). Una Chiesa più contemplativa, capace, cioè, di assimilare vitalmente la bellezza dell'Amore di Dio che si manifesta nella persona di Cristo, sarà una Chiesa più santa, e, di conseguenza, più missionaria. Il Santo Padre torna a proporre con forza l'inseparabile binomio "santità e missione". Indica nella via della santità il fondamento sul quale deve basarsi la programmazione pastorale di ogni Chiesa particolare, e invita tutti i Pastori a proporre con convinzione questa "misura alta della vita cristiana ordinaria" (Novo Millennio ineunte, 31) (8).

3. La Chiesa in America e la Missione ad gentes

Giovanni Paolo II ha sempre tenuto la Chiesa in America al centro del suo ministero pastorale. "Il continente della speranza", rappresenta per il Santo Padre la comunità cattolica che, nel presente e nel futuro della vita della Chiesa, ha e avrà una funzione di enorme, decisiva e universale importanza.
Per essere all'altezza di questa responsabilità, il Santo Padre ha chiamato la Chiesa a rinnovare la sua identità cristiana per mezzo del programma di una "nuova evangelizzazione", invitandola allo stesso tempo, a comunicare la ricchezza della propria fede oltre le sue frontiere.

Il Papa ha ripetuto questa chiamata, in una specie di "crescendo" (9), durante i suoi viaggi nel Continente Americano, da quel memorabile pellegrinaggio apostolico in Messico nel 1979, che aprì la catena ininterrotta dei suoi pellegrinaggi missionari per tutto il mondo, fino alla più recente visita a Montreal, Messico e Guatemala nel 2002, in occasione della Giornata Mondiale della Gioventù e delle canonizzazioni di Fr. Pedro de San José Betancur, di Juan Diego e della beatificazione dei Martiri di San Francisco Cajonos.

Alla conclusione dell'Esortazione Apostolica post-sinodale Ecclesia in America, il Santo Padre ha rinnovato questo appello, che io definirei piuttosto un "grido profetico", invitando le Chiese particolari in America "ad estendere il loro slancio evangelizzatore oltre le frontiere continentali" a non "tenere per sé le immense ricchezze del loro patrimonio cristiano" a "portarlo al mondo intero e comunicarlo a quanti ancora lo ignorano" (n. 74).

Il Continente Americano, soprattutto l'America Latina, è un continente a maggioranza cattolica. Se la missione ad gentes è un compito che spetta ad ogni cristiano in virtù del suo battesimo, questa vocazione fondamentale deve interpellare maggiormente le Chiese particolari in America, in quanto esigenza essenziale,  costitutiva  del  suo  proprio essere.

La storia dell'evangelizzazione dell'America sarebbe ridotta se si limitasse alla sola nuova evangelizzazione del Continente. Tra missione ad gentes e nuova evangelizzazione, esiste, in realtà, un'intima e indissolubile relazione (10), poiché trae la sua ispirazione e appoggio dall'impegno per la missione universale (cfr Redemptoris missio 1). Senza missione ad gentes, le Chiese particolari rimarrebbero senza un'apertura e senza un respiro universale, in quanto anche se territorialmente delimitate non lo sono però spiritualmente. Per la loro natura devono aprirsi alla dimensione della cattolicità per mezzo della missione ad gentes (cfr Redemptoris missio 34). Una Chiesa evangelizzata raggiunge la sua maturità quando è autenticamente evangelizzatrice.


Questa è la logica della cattolicità missionaria, come hanno ricordato i Vescovi latino-americani a Puebla (11) e a Santo Domingo (12). Raccomandazioni che sono state raccolte, promosse e diffuse in modo capillare dalle Direzioni Nazionali delle Pontificie Opere Missionarie e dal CELAM, per mezzo delle attività del suo Dipartimento delle Missioni (13).

Questo è stato il leit motiv dei precedenti Congressi Missionari Latino-americani, questo Congresso ne raccoglie fedelmente l'abbondante e ricca eredità. Il Secondo Congresso Americano Missionario, ed è necessario ricordarlo una volta di più, segue la tradizione e la traiettoria dei COMLA. Questi incontri di carattere continentale, appoggiati fin dal suo provvidenziale inizio dalla Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli, sono stati celebrati con chiari frutti di fede e di generosità missionaria, in varie città della geografia latino-americana.

4. Il Secondo Congresso Americano Missionario

A continuazione con il precedente I Congresso Americano Missionario e VI COMLA, celebrato alcuni mesi dopo la promulgazione dell'Esortazione apostolica post-sinodale Ecclesia in America (14) e dopo la felice esperienza del Grande Giubileo 2000, la Chiesa in America si colloca nuovamente di fronte all'illimitato orizzonte della Missione universale.

Cari fratelli e sorelle, è giunta l'"ora americana" della missione ad gentes. Si tratta di un momento e di un'ora anche "cronologica"!, stiamo parlando dell'oggi e dell'adesso!, stiamo affermando che la vita della Chiesa in America è oggi la missione ad gentes!

È questo il momento per accogliere con decisione, senza paure, questa sfida. I Pastori che sapranno scommettere per la missione ad gentes, espressione dinamica della carità, che "dalla comunione intra-ecclesiale, si apre per sua natura al servizio universale" (cfr Novo Millennio ineunte, 49), otterranno, già in un futuro immediato, un profondo rinnovamento delle loro comunità cristiane, un aumento della fede, una crescita delle vocazioni al sacerdozio, alla vita religiosa.

Una pastorale fondata sull'animazione missionaria può rinnovare profondamente la vita cristiana dei nostri fedeli. La missione ad gentes, infatti "rinnova la Chiesa, rinvigorisce la fede e l'identità cristiana, dà nuovo entusiasmo e nuove motivazioni" (Redemptoris missio, 2). Non è questo l'esempio che ci offrono numerose Chiese particolari in America che stanno donando dalla loro povertà e si vedono benedette da doni e copiosi frutti dello Spirito?. Come ha giustamente indicato l'Eminentissimo Cardinale Rodolfo Quezada Toruño, nella lettera di convocazione al Congresso:  "sappiamo che le necessità delle nostre Chiese sono urgenti, però l'urgenza della missione universale ad gentes è ancora maggiore" Charitas Christi urget nos! (2 Cor 5, 14).

Sì cari fratelli e sorelle, è urgente che la Chiesa in America unisca i suoi sforzi verso la prima evangelizzazione per impiantare comunità cristiane tra i popoli che non conoscono Cristo e che sono la maggioranza dell'umanità.

Merita un'attenzione speciale il continente asiatico, dove vivono più di 3 miliardi e 700 milioni di persone (il 60% della popolazione mondiale), e dove sono cattolici appena 110 milioni (uno scarso 3% della popolazione asiatica), la metà dei cattolici è concentrata solo in un Paese, nelle Filippine.

In numerosi Paesi asiatici la Chiesa sta facendo i primi passi. Pochi mesi fa sono stato in Mongolia (un'ex Repubblica comunista, di 2 milioni e mezzo di abitanti situata tra la Russia e la Cina), per la consacrazione episcopale del primo Prefetto Apostolico di Ulaanbaatar, Mons. Wenceslao Padilla, missionario di Scheut, filippino. La sua comunità cattolica non arriva ancora a 200 persone. Dico bene, 200, non 200.000, né 2.000! Chiese particolari che nascono in modo semplice, ma con un grande dinamismo; Chiese che hanno bisogno di aiuti spirituali e materiali di tutta la Chiesa.

Detta responsabilità per la missione universale, cari fratelli e sorelle, è già sentita da molte Chiese particolari in America e dovrebbe formare "l'elemento-cardine della pastorale ordinaria" di tutte, dal Nord al Sud del continente (cfr Redemptoris missio 83).

Per conseguirlo, è necessario che ognuno di noi, ognuna delle nostre comunità rinnovi la sua propria vita di fede, in modo che l'attività evangelizzatrice ad gentes sia il frutto del primato della grazia e di una vita di santità. Il risveglio responsabile della cooperazione missionaria "si radica e si vive innanzitutto, - ci ricorda il Santo Padre - nell'essere personalmente uniti a Cristo:  solo se si è uniti a lui come il tralcio alla vite, si possono produrre buoni frutti. La santità di vita permette ad ogni cristiano di essere fecondo nella missione della Chiesa" (Redemptoris missio, 77).

Ci sono numerosi segni dell'azione santificatrice dello Spirito, segni di speranza, che fanno capire che la vita della Chiesa in America è oggi chiamata ad essere, ogni volta con maggiore convinzione, la missione ad gentes: 

* Le testimonianze di santità, di donazione incondizionata all'annuncio del Vangelo, di numerosi figli e figlie della Chiesa in America.

* L'intensa attività di animazione missionaria che le Pontificie Opere Missionarie realizzano a livello nazionale, regionale e diocesano per la missione ad gentes. Alcune Opere, penso in particolare alla Pontificia Opera della Santa Infanzia, stanno avendo uno sviluppo e svolgono una ammirevole attività in tutto il continente.

* Il continuo impegno missionario di numerose diocesi che, benedette dal Signore con un gran numero di vocazioni e di mezzi, non esistano a condividerle con altre più bisognose, sia dentro che fuori del Paese, o anche al di là delle frontiere continentali.

* L'aumento in non poche parti dell'America, di vocazioni sacerdotali, religiose e di fedeli laici (catechisti, giovani e famiglie missionarie) dedicati all'evangelizzazione e alla missione.

* Il dinamismo missionario ad gentes dei movimenti ecclesiali e delle nuova comunità, ben presenti in tutta la geografia ecclesiale americana.

* Gli Istituti e la Società specificatamente ad gentes, nati in America, e la feconda attività di animazione missionaria che realizzano a favore di detta missione. La nascita di diversi Seminari Diocesani Missionari in vari Paesi del continente americano.

D'altra parte, non mancano difficoltà, che in qualche modo, frenano questo slancio evangelizzatore e che ci sono importanti sfide per coloro che devono fronteggiarle. Ne ricordiamo solo alcune, quelle che toccano da vicino la realtà sociale ed ecclesiale del continente, specialmente dell'America Latina.

* Una ancora scarsa coscienza missionaria. In alcune parti ancora si assicura, erroneamente, che il sacerdote secolare è stato ordinato in modo esclusivo per la sua Chiesa particolare e che, pertanto, non deve preoccuparsi della missione ad gentes, compito che spetterebbe al clero religioso. Né mancano neppure parti in cui è molto presente l'idea di pensare che la povertà economica e di mezzi, dà il diritto a definirsi come "chiese missionarie passive", che devono soltanto essere aiutate.

* La proliferazione di numerose sette. Soltanto una rinnovata presenza e un nuovo slancio missionario della Chiesa, specialmente nei settori più esposti a questa influenza, può aiutare a approfondire o a impiantare le radici della tradizione cattolica. Questa sfida esige che "la Chiesa sia sempre più comunitaria e partecipata, fatta di comunità ecclesiali, gruppi di famiglie e circoli biblici, movimenti e associazioni ecclesiali che rendano la parrocchia una comunità di comunità" (15).

* La manipolazione da parte di certe "ideologie" del mondo indigeno, per una visione arcaica, utopica, delle etnie amerindie. In alcuni casi, si pretende di "ri-instaurare" le antiche religioni, contrapponendole polemicamente alla Chiesa cattolica, la cui fede è professata dalla maggioranza di detti popoli con una fede profonda, semplice e sincera (16). La Chiesa "deve dedicare una speciale attenzione a quelle etnie che ancora sono oggetto di ingiuste discriminazioni" (cfr Ecclesia in America 64).

* La necessità di una maggiore comunione tra il Sud e il Nord del continente, "una maggiore solidarietà tra tutte le nazioni di America" (cfr Ecclesia in America, 2), sostenuta e favorita dalla Chiesa, contribuirà non solo all'unità spirituale del continente americano, ma anche a dare una risposta alle sfide e ai problemi attuali tra il "Nord e il Sud del mondo".

Conclusione

Cari fratelli e sorelle andiamo avanti con speranza! viviamo e agiamo come missionari, sentendoci responsabili della costruzione della Chiesa nel terzo millennio!

Il II Congresso Americano Missionario, nel far presente il mandato di Cristo a tutte le Chiese particolari del continente, ci invita una volta di più a metterci in cammino:  "Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo!" (Mt 28, 19).

È lo stesso mandato missionario che "ci introduce nel terzo millennio invitandoci allo stesso entusiasmo che fu proprio dei cristiani della prima ora: possiamo contare sulla forza dello stesso Spirito, che fu effuso a Pentecoste e ci spinge oggi a ripartire sorretti dalla speranza che non delude" (Rm 5, 5) (Novo Millennio ineunte 58). Contiamo anche sulla potente intercessione dei santi e delle sante di America.

Raccomandiamo alla protezione materna di Santa Maria di Guadalupe, Regina di tutta l'America, Regina degli Apostoli, i frutti del nostro II Congresso Americano Missionario. Che la Vergine, che ha ricevuto tutti gli uomini le donne come figli suoi, interceda per la Chiesa in America, affinché si faccia portatrice dell'annuncio di salvezza a tutti coloro che ancora non conoscono l'Amore e la misericordia divina.

Chiesa d'America, la tua vita è la Missione!


1) Giovanni Paolo II ci ha arricchito con l'Esortazione post-sinodale Ecclesia in America, chiave evangelizzatrice di tutto il continente che comincia a generare frutti di comunione e solidarietà nell'integrazione di "una chiesa in una America". Cfr Scretaría General del CELAM, Plan Global 2003-2007, Bogotá 2003, 9.

2) Lettera Apostolica Tertio millennio adveniente, 18-19, cfr Redemptoris missio, 1. "A Giubileo concluso, sento più che mai il dovere di additare il Concilio, come la grande grazia di cui la Chiesa ha beneficiato nel secolo XX:  in esso ci è offerta una sicura bussola per orientarci nel cammino del secolo che si apre"; Novo Millennio ineunte, 57.

3) Giovanni XXIII convoca il Concilio con queste parole, che manifestano la sua finalità globale:  "La Chiesa oggi assiste ad una crisi in atto della società. Mentre l'umanità è alla svolta di un'era nuova, compiti di una gravità e ampiezza immensa attendono la Chiesa, come nelle epoche più tragiche della sua storia. Si tratta, infatti, di mettere a contatto con le energie vivificatrici e perenni del Vangelo il mondo moderno"; Giovanni XXIII, Costituzione Apostolica Humanae salutis (1962), n.3.

4) "La lettera apostolica Evangelii Nuntiandi fornì la chiave per una lettura sintetica del Vaticano II, intraprese un discernimento della prima fase del Dopo-Concilio e indicò un cammino e un programma per la vita e la missione della Chiesa. Si incentrò sulla missione evangelizzatrice, mise in rilievo la sua multidimensionalità per evitare ogni riduzione, superò la falsa antinomia fra il ripiegamento nell'identità ad oltranza e l'apertura al mondo come scioglimento e dissoluzione ..., rimandò alle sorgenti della santità, della carità e dell'unità della Chiesa ... il suo maggior frutto fu la Conferenza di Puebla"; G.M. Carriquiry Lecour, Una scommessa per l'America Latina, Firenze 2003, 233.

5) Il fenomeno della globalizzazione è l'integrazione più stretta di tutti i Paesi e popoli del mondo, prodotta dall'enorme riduzione dei costi di trasporto e comunicazione, e lo smantellamento delle barriere artificiali ai gettiti di beni, servizi, nozioni e (in minor grado) persone per mezzo delle frontiere. Cfr Secretaría General del CELAM, Plan Global 2003-2007, Bogotá 2003, 27-28.

6) J. Esquerda Bifet, Teología de la Evangelización, Madrid 1995, 70-75; M. Zago, Gli ambiti della missione ad gentes in AA.VV., Cristo, Chiesa, Missione, Roma 1992, 167-185.

7) "L'azione missionaria verso i popoli e i gruppi umani non ancora evangelizzati rimane necessaria, particolarmente in alcune aree del mondo e in determinati contesti culturali. A ben vedere, poi, la missione ad gentes si rende in questi anni ovunque necessaria", Giovanni Paolo II, Ai partecipanti al simposio in occasione del X anniversario della Redemptoris Missio", 20 gennaio 2001; L'Osservatore Romano, 21 gennaio 2001, p.5

8) All'alba del nuovo millennio, ho voluto sottolineare proprio questo aspetto della santità di vita come punto cardine di ogni progetto apostolico, che deve avere il suo centro e il suo punto di partenza in Cristo che si deve conoscere, amare e imitare. Giovanni Paolo II, Ai Vescovi del Paraguay in visita "ad limina apostolorum", 7 aprile 2001.

9) R. Ballan, El valor de salir, Lima 1990, 29-78.

10) J. López - Gay, "Il rapporto tra la nuova evangelizzazione e la missione ad gentes secondo l'enciclica Redemptoris Missio", Seminarium I (1991) 91-105.

11) È finalmente arrivata per l'America Latina l'ora di intensificare i mutui servizi tra Chiese particolari e di proiettarsi al di là delle proprie frontiere, "ad gentes". "È vero che noi abbiamo bisogno di missionari. Però dobbiamo dare dalla nostra povertà". Cfr III Conferenza Generale dell'Episcopato Latino-americano, "Puebla" n. 368.

12) "Possiamo dire con soddisfazione che la sfida della missione ad gentes proposta da Puebla è stata assunta a partire dalla nostra povertà, condividendo la ricchezza della nostra fede, con la quale il Signore ci ha benedetti. Riconosciamo, tuttavia, che la coscienza missionaria ad gentes è ancora insufficiente o debole" IV Conferenza Generale dell'Episcopato Latino-americano, "Santo Domingo", n. 125.

13) Consiglio Episcopale Latinoamericano, Dipartimento delle Misioni, Dar desde nuestra pobreza, Bogotá 1987.

14) Anche se l'Enciclica Redemptoris missio è citata una sola volta nell'Esortazione post-sinodale Ecclesia in America, possiamo dire che la permanente validità della missione ad gentes e la sua urgente applicazione, in e dall'America, trova la giusta risonanza nel n. 74 dell'Esortazione.

15) IV Conferenza Generale dell'Episcopato Latino-americano, "Santo Domingo", n. 142.

16) G.M. Carriquiry Lecour, op. cit, p. 195-1972.

                

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