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COMMISSIONE TEOLOGICA INTERNAZIONALE
 

ATTIVITÀ 1987

 

1. La Commissione Teologica Internazionale, completata dopo il decesso del compianto P. Jan Walgrave, OP, con la nomina del Rev. André-Jean Léonard, Superiore del Seminario St-Paul di Louvain-la-Neuve, ha iniziato i lavori del suo quarto quinquennio con lo studio dei rapporti tra fede e inculturazione. Due grandi linee caratterizzano tale ricerca: in primo luogo, lo studio è condotto in stretta ed attiva collaborazione con due altri organismi della Santa Sede e cioè il Pontificio Consiglio per la Cultura e la Pontificia Commissione Biblica; in secondo luogo, l’argomento è stato ampiamente suddiviso, in modo da poter affrontare, per quanto possibile, tutti gli aspetti più importanti dell’immenso problema che si pone attualmente alla Chiesa con la necessità di una inculturazione della fede.

La sottocommissione, presieduta dal R.P. Langevin, S.I., e composta dai Professori Adoukonou, von Balthasar, Colombo, Corbon, Cottier, Ibañez Langlois, Kasper, Léonard, Miyakawa, Moloney, Okoye, Wilfred, ha tenuto a Roma una riunione ristretta i giorni 2 e 3 maggio 1987, allo scopo di preparare la Sessione plenaria annuale, che si è svolta dal 30 novembre al 5 dicembre dello stesso anno. Un documento conclusivo è in preparazione e — compiuta l’ultima votazione da parte dei Membri — dovrebbe essere pubblicato, una volta avute le approvazioni previste dallo Statuto della Commissione (art. 12). Fin d’ora tuttavia si possono presentare in sintesi i principali temi della riflessione condotta dalla CTI.

2. É possibile individuare tre grandi tipi di «teologie dell’inculturazione». Alcune considerano il problema nella prospettiva biblica; altre sono prevalentemente cristologiche; altre infine trovano il loro punto di appoggio nell’antropologia. Fin dalle narrazioni dell’Antico Testamento, si vede l’affermarsi della trascendenza della fede in Dio in rapporto alle culture, nonché la necessità di «convertire» dette culture. Questo duplice movimento appare con maggior chiarezza nel Nuovo Testamento, il quale segna definitivamente la specificità cristiana e l’apertura alla cultura ellenistica. Le «cristologie dell’inculturazione» da parte loro sviluppano l’aspetto culturale sia dell’Incarnazione (ad es. nella linea della Gaudium et Spes n. 57) sia della Redenzione (cf. Ad Gentes nn. 3 e 10; Sinodo dei Vescovi 1985, Relatio finalis II, D, 2).

Un terzo tipo di teologia delle culture parte da una considerazione fondamentale della natura humana nella sua manifestazione concreta e storica. In questo contesto si tratta di riflettere con lucidità su quanto è accaduto al genere umano nel corso del suo sviluppo vitale.

3. Parallelamente a queste ricerche teologiche, diverse relazioni di carattere sociologico e pastorale sono state approntate con spirito di positiva critica. Esse riguardano l’America Latina, l’Asia, l’Africa e il cosiddetto Mondo Atlantico. É appena necessario rilevare che tali inchieste si collocano in una doppia prospettiva di fedeltà e di dialogo.

Un primo tema esaminato è il posto del Cristianesimo in un mondo ormai pluralistico nelle sue dimensioni religiose e culturali. Sotto questo aspetto, l’inculturazione si riconnette all’acculturazione. I cristiani devono senza sosta proclamare la salvezza data loro in Cristo, ma allo stesso tempo essere aperti a tutti i valori religiosi autentici, e comportarsi più da servitori che da possessori della verità.

Le Nuove Chiese costituiscono spesso le «teste di ponte» del Cristianesimo in rapporto alle culture non cristiane, e come tali sono confrontate con un duplice dovere: esse devono da una parte mantenere la autenticità originale rappresentata dalla grande Tradizione (cf. Dei Verbum), ma dall’altra non voler sostituire valori autentici con elementi culturali avventizi e provenienti dalla storia di Chiese più antiche.

In senso più generale, il problema della modernità concerne tutti i cristiani, dai quali richiede un discernimento spirituale tra quanto è autentico e necessario e quanto invece è particolare e superato. Il che si compirà innanzitutto in comunione con tutte le Chiese particolari e specialmente con quella che fu e rimane la Sede di Pietro.