PONTIFICIO CONSIGLIO PER I LAICI NOTIZIARIO 14/2007
Cari amici, si è conclusa da poco a Nostra Signora Aparecida, in Brasile, la V Conferenza generale dell’Episcopato latino-americano e dei Caraibi sul tema: “Discepoli e missionari di Gesù Cristo, affinché i nostri popoli in Lui abbiano vita”. Per cogliere appieno la portata di questa assise, i cui lavori sono stati aperti il 13 maggio da Sua Santità Benedetto XVI con un discorso che orienta il futuro di quel continente ed è programma di vita e di azione per il laicato latino-americano, non si può prescindere dal riferimento alle Conferenze generali che l’hanno preceduta e che rappresentano pietre miliari nella vita della Chiesa in America Latina, in particolare Medellín (1968), Puebla (1979) e Santo Domingo (1992). A Medellín si cercano vie di applicazione del magistero conciliare alla situazione latino-americana ed emergono i temi dei poveri, della “liberazione”, delle comunità ecclesiali di base, dell’impegno socio-politico, ma interpretazioni erronee condurranno purtroppo a una lettura della realtà in un’ottica meramente etico-sociale o politica che in molti casi prevarrà sull’evento salvifico. Una svolta si ha quando lo sguardo e la sollecitudine pastorale della Chiesa, dalle minoranze laicali “impegnate” e dalle élite dei militanti, si allargano alla moltitudine di battezzati nella quale la tradizione cristiana, seppur poco coltivata, è molto radicata. Le forme della pietà popolare vengono allora rivalutate in quanto patrimonio di valori in grado di rispondere con sapienza cristiana ai grandi interrogativi esistenziali. Custodire, riformulare e rivitalizzare quel patrimonio di fede proprio di quasi il 90% dei latino-americani, che rappresentano poco meno della metà dei battezzati cattolici, diviene questione cruciale. Esso è, infatti, minacciato sia dalle correnti di cristianizzazione indotta da una cultura globale sempre più lontana e ostile alla tradizione cattolica, sia dalla diffusione e proliferazione di comunità evangeliche e neo-pentecostali oltreché delle sette. L’esigenza maggiore è quella di far fronte alle lacune della evangelizzazione e della catechesi e di scansare il rischio di tradurre il cristianesimo in moralismo esasperato, messianismo politico, sincretismo ideologico. Sono i tempi della Conferenza di Puebla e poi di Santo Domingo, che si svolgono sotto la guida del pontificato di Giovanni Paolo II, nelle quali emerge l’anelito a riaffermare l’identità cristiana e la missione della Chiesa per suscitare una nuova evangelizzazione che renda la presenza di Cristo più evidente, persuasiva e incisiva nella vita delle persone, delle famiglie e dei popoli. Sulla scia di questo anelito, la Conferenza di Aparecida ha voluto essere una chiamata forte a tornare all’essenziale dell’essere cristiani. Nel nostro mondo pieno di falsi maestri che seducono e ingannano con illusorie promesse di felicità e di “salvezza” a poco prezzo è davvero importante che i fedeli laici riconoscano in Cristo l’unico vero Maestro e Signore che “ha parole di vita eterna” (cfr. Gv 6, 56) e che si riconoscano suoi discepoli, vale a dire persone che entrano in una comunione di vita con Cristo-Maestro. La generosità del laicato latino-americano traspare oggi dall’impegno di numerosissimi catechisti, dalla fattiva partecipazione alla vita delle parrocchie, dalle comunità cristiane, dalle tante reti di solidarietà vicine ai più poveri, ma è di somma importanza che i laici assicurino una presenza più coerente e fattiva negli areopaghi culturali e sugli scenari politici dove si gioca il destino delle nazioni. Perché, molto c’è ancora da fare in favore della cultura della vita, di uno sviluppo autentico, della lotta alla povertà e di una maggiore equità, di processi di inclusione sociale e per il consolidamento delle democrazie e l’integrazione tra i vari Paesi del continente. Leader politici che si dichiarano cattolici più per raccogliere consensi che per una vera assunzione di responsabilità e per coerenza con la fede e la dottrina sociale della Chiesa, da un lato, e l’individualismo esasperato e il relativismo morale generati dalla società dei consumi, dall’altro, richiamano alla necessità di una approfondita formazione cristiana e di un accompagnamento comunitario che renda i fedeli laici capaci di discernimento illuminato dalla fede e di un impegno coerente e competente nella vita pubblica, per testimoniare la forza trasformatrice della fede e della carità al servizio del bene comune. In tal senso un grande aiuto può venire – come esplicitamente segnalato dal Santo Padre nel suo discorso inaugurale – dai movimenti ecclesiali e dalle nuove comunità che a partire dagli anni Ottanta hanno iniziato a diffondersi nel continente. “Provvidenziali” nel pensiero di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI, essi rappresentano una straordinaria ricchezza carismatica, educativa e missionaria per la Chiesa e per i popoli. E ciò è emerso con forza nel Congresso dei movimenti ecclesiali e delle nuove comunità organizzato a Bogotá nel marzo 2006 dal Pontificio Consiglio per i Laici e dal Celam come contributo all’iter di preparazione della Conferenza di Aparecida, la prima cui hanno partecipato rappresentanti di queste nuove realtà ecclesiali, dalle quali molto si può imparare in quanto a metodi, cammini e scuole di formazione di veri discepoli e missionari del Signore. Con il loro impeto missionario e la creatività che contraddistingue i loro metodi pedagogici e il loro annuncio di Cristo, i movimenti e le nuove comunità nati per influsso dello Spirito Santo in terra latino-americana apportano uno straordinario contributo alla missione della Chiesa non solo in America Latina ma in molti altri Paesi dell’Occidente opulento e dimentico di Dio, offrendo secondo la legge della traditio e della redditio la fede ricevuta. E, così, al cristianesimo stanco e scoraggiato di tanti, essi rispondono con una fede piena di gioia, di entusiasmo e di coraggio; a un cristianesimo ripiegato su sé stesso, passivo e inibito, rispondono con una fede propositiva, missionaria, priva di falsi complessi d’inferiorità nei confronti del mondo. Ciò che si palesa pure nelle esperienze di rinnovamento della importante tradizione dell’Azione Cattolica e di altre benemerite associazioni di fedeli. Ad Aparecida Benedetto XVI ha consegnato ai popoli dell’America Latina un manifesto programmatico che vale per tutti i popoli: ogni serio progetto a servizio dell’uomo, per la promozione sociale nella giustizia e nella libertà, deve partire dal riconoscimento della realtà di Dio, del primato di Dio, della sua centralità nella vita dell’uomo. Un primato che si è sempre tentati di rimuovere dimenticando che “chi esclude Dio dal proprio orizzonte falsifica il concetto di “realtà” [e che] solo chi riconosce Dio, conosce la realtà e può rispondere ad essa in modo adeguato e realmente umano”. Per questo, memoria storica, urgenze presenti e traguardi futuri dell’America Latina sono stati delineati dal Papa con lo sguardo fisso sulla verità della “fede in Dio Amore, incarnato, morto e risorto in Gesù Cristo”, fondamento incrollabile di una speranza che non può essere imprigionata in ideologie politiche, movimenti sociali o sistemi economici di sorta. Ricordando che l’evangelizzazione è sempre andata di pari passo con la promozione umana e l’autentica liberazione cristiana, il Santo Padre ha richiamato alla necessità di una catechesi sociale e di un’adeguata formazione nella dottrina sociale della Chiesa, perché “la vita cristiana non si esprime solamente nelle virtù personali, ma anche nelle virtù sociali e politiche” e perché “l’incontro con Dio è, in sé stesso e come tale, incontro con i fratelli, un atto di convocazione, di unificazione, di responsabilità verso l’altro e verso gli altri”. Come può allora la Chiesa, illuminata dalla fede in Cristo, contribuire alla soluzione dei problemi dell’America Latina e del mondo di oggi? Come può rispondere alla sfida della povertà e alla degradazione della dignità dell’uomo? Come può contribuire alla creazione di strutture giuste, che sono condizione indispensabile per una società giusta? Le strutture giuste, ha detto il Papa, non nascono né funzionano senza un consenso morale delle società sui valori fondamentali e sulla necessità di vivere questi valori perfino contro l’interesse personale, ma una società nella quale Dio è assente non trova il consenso necessario sui valori morali e la forza per vivere secondo il modello di questi valori. Compito della Chiesa e sua vocazione fondamentale è dunque “formare le coscienze, essere avvocata della giustizia e della verità, educare alle virtù individuali e politiche”. E i laici cattolici devono maturare sempre più la consapevolezza della responsabilità che essi hanno di essere presenti nella formazione dei consensi necessari e nell’opposizione contro le ingiustizie e di portare la luce del Vangelo nella vita pubblica, culturale, economica e politica, operando in essa come “fermento” e rendendovi Cristo visibile mediante la testimonianza di una vita che splenda di fede, di speranza e di carità.
Stanisław Ryłko,
Seminario di studio per i Vescovi
Con l’incoraggiamento di Sua Santità Benedetto XVI, il Pontificio Consiglio per i Laici ha organizzato dal 22 al 24 novembre 2007 un seminario di studio con la presenza di un significativo gruppo di vescovi per riflettere e dialogare sulla realtà dei movimenti nella Chiesa. Il 3 giugno 2006, Vigilia di Pentecoste, i movimenti ecclesiali e le nuove comunità sono stati protagonisti di uno straordinario incontro con il Santo Padre in piazza San Pietro. Nei giorni precedenti si era svolto un congresso con la partecipazione di oltre un centinaio di responsabili di queste realtà ecclesiali sul tema: “La bellezza di essere cristiani e la gioia di comunicarlo”. A seguito di questi due avvenimenti, ci è sembrato opportuno proseguire con i pastori provenienti da ogni parte del mondo la riflessione sui movimenti ecclesiali e le nuove comunità come dono dello Spirito Santo per la Chiesa del nostro tempo. Gli anni che ci separano da una analoga iniziativa del giugno 1999 si sono dimostrati fecondi per una più approfondita conoscenza reciproca e una maggiore consapevolezza del ruolo che queste diverse realtà hanno nell’opera della nuova evangelizzazione. E a questo riguardo, il pensiero del Santo Padre Benedetto XVI si pone in perfetta continuità con il magistero del servo di Dio Giovanni Paolo II. I lavori del seminario di studio saranno orientati dalle parole di Benedetto XVI “Vi chiedo di andare incontro ai movimenti con molto amore”. L’espressione è tratta dal discorso rivolto a un gruppo di vescovi in visita ad limina. Nel corso del seminario – a cui sono stati invitati esponenti di alcuni movimenti ecclesiali e nuove comunità – sono previste relazioni, gruppi di lavoro, testimonianze e dibattiti. Momento culminante dei lavori sarà l’udienza che il Santo Padre concederà a tutti i partecipanti. Dalle risposte ricevute si sta riscontrando interesse per l’iniziativa e adesioni convinte dai vescovi delle Chiese particolari.
I movimenti e le nuove comunità nelle parole del Santo Padre. Breve rassegna
L’attenzione dei fedeli e dei pastori desiderosi di approfondire gli insegnamenti di Benedetto XVI sui movimenti ecclesiali e le nuove comunità si è concentrata soprattutto sulle parole pronunciate nel memorabile incontro della Vigilia di Pentecoste del 2006 e sul messaggio inviato in occasione del Congresso indetto in preparazione a quell’evento. Durante la Veglia, il Papa sottolineò tra l’altro che lo Spirito Santo dona la vita e la libertà, e che “i movimenti sono nati proprio dalla sete della vita vera” e “vogliono e devono essere scuole di libertà, di questa libertà vera”. Rivolgendosi qualche giorno prima al Congresso, aveva affermato che queste nuove realtà ecclesiali “sono oggi segno luminoso della bellezza di Cristo e della Chiesa, sua Sposa”. Si tratta evidentemente di indicazioni fondamentali che meritano di essere sempre più conosciute e approfondite; tuttavia in moltissime altre occasioni il Pontefice si è soffermato sull’argomento, tracciando le linee fondamentali per una retta comprensione della “nuova stagione aggregativa dei fedeli laici” (Christifideles laici, 29). Vorremmo qui accennare ad alcuni di questi insegnamenti “sparsi”, perché forse non tutti ne sono a conoscenza o ne hanno compreso l’importanza. Altri insegnamenti del Santo Padre verranno proposti nel prossimo numero del nostro Notiziario. Benedetto XVI ha ribadito più volte che movimenti e nuove comunità non traggono origine da iniziative umane, ma sono dono dello Spirito Santo, come del resto lo è la Chiesa stessa: “Tra le realtà suscitate dallo Spirito nella Chiesa vi sono i Movimenti e le Comunità ecclesiali… Tutta la Chiesa, come amava dire il Papa Giovanni Paolo II, è un unico grande movimento animato dallo Spirito Santo, un fiume che attraversa la storia per irrigarla con la grazia di Dio e renderla feconda di vita, di bontà, i bellezza, di giustizia, di pace” (4 giugno 2006, Regina Caeli). Queste nuove realtà sono considerate dal Papa come un dono per la Chiesa, in particolare per favorire l’attuazione del Concilio Vaticano II: negli ultimi decenni infatti abbiamo assistito a una “vasta fioritura di associazioni, movimenti e nuove realtà ecclesiali suscitati provvidenzialmente dallo Spirito Santo nella Chiesa dopo il Concilio Vaticano II. Ogni dono dello Spirito si trova originariamente e necessariamente al servizio dell’edificazione del Corpo di Cristo, offrendo una testimonianza dell’immensa carità di Dio per la vita di ogni uomo. La realtà dei movimenti ecclesiali, pertanto, è segno della fecondità dello Spirito del Signore, perché si manifesti nel mondo la vittoria di Cristo risorto e si compia il mandato missionario affidato a tutta la Chiesa” (24 marzo 2007, ai membri di Comunione e Liberazione). Sostenendo questa tesi, Benedetto XVI è ben consapevole di porsi in perfetta continuità con gli insegnamenti di Giovanni Paolo II: “Il mio venerato Predecessore, Giovanni Paolo II, ha presentato i movimenti e le nuove comunità sorte in questi anni come un dono provvidenziale dello Spirito Santo alla Chiesa per rispondere in maniera efficace alle sfide del nostro tempo. Ed anche io, altre volte, ho avuto modo di sottolineare il valore della loro dimensione carismatica” (8 febbraio 2007, ai membri del movimento dei Focolari e di Sant’Egidio). Il Papa ne auspica una sempre maggiore diffusione: “Cari rappresentanti dei nuovi movimenti nella Chiesa. La vitalità delle vostre comunità è un segno della presenza attiva dello Spirito Santo! È dalla fede della Chiesa e dalla ricchezza dei frutti dello Spirito Santo che è nata la vostra missione. Il mio augurio è che possiate essere sempre più numerosi, per servire la causa del Regno di Dio nel mondo di oggi” (26 maggio 2006, ai rappresentanti dei movimenti in Polonia). I movimenti esprimono la varietà dei doni dello Spirito, tutti necessari per l’edificazione della Chiesa, raccolta in unità grazie al ministero dei vescovi in comunione col Papa: “La multiformità e l’unità dei carismi e ministeri sono inseparabili nella vita della Chiesa. Lo Spirito Santo vuole la multiformità dei movimenti al servizio dell’unico Corpo che è appunto la Chiesa. E questo lo realizza attraverso il ministero di coloro che Egli ha posto a reggere la Chiesa di Dio: i vescovi in comunione col Successore di Pietro” (8 febbraio 2007, ai membri del movimento dei Focolari e di Sant’Egidio). L’origine carismatica dei movimenti richiede che siano accolti dai vescovi con attenzione e rispetto, “con molto amore”, nonostante le difficoltà che una tale ondata di novità può comportare in alcune situazioni: “Dopo il Concilio lo Spirito Santo ci ha donato i “movimenti”. Talvolta essi possono apparire al parroco o al vescovo un po’ strani, ma sono luoghi di fede in cui i giovani e gli adulti sperimentano un modello di vita nella fede come opportunità per la vita di oggi. Per questo vi chiedo di andare incontro ai movimenti con molto amore. Qua e là devono essere corretti, inseriti nell’insieme della parrocchia o della Diocesi. Dobbiamo però rispettare lo specifico carattere dei loro carismi ed essere lieti che nascano forme comunitarie di fede in cui la parola di Dio diventi vita” (18 novembre 2006, ai vescovi tedeschi). Non vi è infatti nella Chiesa contrapposizione alcuna tra carisma e istituzione, ma complementarità e reciproca compenetrazione: “Nel messaggio al Congresso mondiale dei movimenti ecclesiali, il 27 maggio del 1998, il Servo di Dio Giovanni Paolo II ebbe a ripetere che, nella Chiesa, non c’è contrasto o contrapposizione tra la dimensione istituzionale e la dimensione carismatica, di cui i movimenti sono un’espressione significativa, perché entrambe sono coessenziali alla costituzione divina del Popolo di Dio. Nella Chiesa anche le istituzioni essenziali sono carismatiche e d’altra parte i carismi devono in un modo o nell’altro istituzionalizzarsi per avere coerenza e continuità. Così ambedue le dimensioni, originate dallo stesso Spirito Santo per lo stesso Corpo di Cristo, concorrono insieme a rendere presente il mistero e l’opera salvifica di Cristo nel mondo. Questo spiega l’attenzione con cui il Papa e i Pastori guardano alla ricchezza dei doni carismatici nell’epoca contemporanea”. (24 marzo 2007, ai membri di Comunione e Liberazione). Il Papa detta due regole fondamentali per accogliere i movimenti: “La prima regola ce l’ha data San Paolo nella Prima Lettera ai Tessalonicesi: non spegnere i carismi. Se il Signore ci dà nuovi doni dobbiamo essere grati, anche se a volte sono scomodi. Ed è una bella cosa che, senza iniziativa della gerarchia, con una iniziativa dal basso, come si dice, ma con una iniziativa anche realmente dall’Alto, cioè come dono dello Spirito Santo, nascono nuove forme di vita nella Chiesa, come del resto sono nate in tutti i secoli. Inizialmente erano sempre scomode: anche San Francesco era molto scomodo e per il Papa era molto difficile dare, finalmente, una forma canonica ad una realtà che era molto più grande dei regolamenti giuridici. Per San Francesco era un grandissimo sacrificio lasciarsi incastrare in questo scheletro giuridico, ma alla fine è nata così una realtà che vive ancor oggi e che vivrà in futuro: essa dà forza e nuovi elementi alla vita della Chiesa. Voglio solo dire questo: in tutti i secoli sono nati movimenti. Anche San Benedetto, inizialmente, era un movimento. Si inseriscono nella vita della Chiesa non senza sofferenze, non senza difficoltà. San Benedetto stesso ha dovuto correggere l’iniziale direzione del monachesimo. E così anche nel nostro secolo il Signore, lo Spirito Santo, ci ha dato nuove iniziative con nuovi aspetti della vita cristiana: vissuti da persone umane con i loro limiti, esse creano anche difficoltà. Prima regola dunque: non spegnere i carismi, essere grati anche se sono scomodi. La seconda regola è questa: la Chiesa è una; se i movimenti sono realmente doni dello Spirito Santo, si inseriscono e servono la Chiesa e nel dialogo paziente tra Pastori e Movimenti nasce una forma feconda dove questi elementi diventano elementi edificanti per la Chiesa di oggi e di domani. Questo dialogo è a tutti i livelli. Cominciando dal parroco, dal vescovo e dal Successore di Pietro è in corso la ricerca delle opportune strutture: in molti casi la ricerca ha già dato i suoi frutti” (22 febbraio 2007, ai parroci di Roma).
[Continua sul prossimo numero]
Lo sport: una sfida educativa e pastorale
Il 7 e l’8 settembre avrà luogo, presso il Pontificio Consiglio per i Laici, un seminario internazionale di studio organizzato dalla Sezione “Chiesa e Sport” che affronterà il tema “Lo sport: una sfida pastorale e educativa”, dove la figura del cappellano sportivo sarà al centro di particolare attenzione. Il primo seminario internazionale di studio, tenutosi nel novembre del 2005, era stato incentrato sul tema “Il mondo dello sport oggi, campo di impegno cristiano” e aveva affrontato, in modo generale, le opportunità e le sfide che questo ambito della società umana in crescente sviluppo pone alla Chiesa. Quell’iniziale scambio di idee aveva aiutato a mettere in rilievo diverse modalità di impegno dei cristiani nel mondo sportivo e il ruolo che la Sezione poteva svolgere in questo contesto. Un ulteriore momento di studio e riflessione si è avuto nel marzo di quest’anno, quando la Sezione ha collaborato con la Commissione scientifica del gruppo di studio su Chiesa e sport della Conferenza dei vescovi tedeschi per l’incontro organizzato a Mainz, dedicato all’elaborazione degli aspetti antropologici, teologici e pastorali di una visione cristiana dello sport. Per continuare l’opera intrapresa, la Sezione “Chiesa e Sport” considererà nel prossimo seminario di settembre uno degli aspetti pastorali dello sport, quello relativo al ruolo specifico dei cappellani entro il più ampio contesto della missione pastorale della Chiesa nel mondo dello sport e alla luce delle sfide educative attuali. A questi due giorni di riflessione prenderanno parte responsabili della pastorale sportiva di alcune conferenze episcopali, rappresentanti di associazioni sportive cattoliche, personalità con competenza ed esperienza in questo campo e diversi cappellani di squadre professionistiche e giovanili. Il seminario inizierà con una riflessione generale sul mondo dello sport nel contesto dell’attuale ampia crisi nell’educazione. A questo, seguirà una panoramica sul ministero pastorale della Chiesa nel mondo dello sport fino ad oggi. Infine, si porrà l’accento sul ruolo e il significato specifico del cappellano sportivo. Al seminario sono previste anche due tavole rotonde: una sarà dedicata a ciò che atleti professionisti e amatoriali e allenatori si aspettano da un cappellano sportivo; l’altra permetterà di dar voce alle esperienze pastorali di vari cappellani in diversi settori del mondo sportivo. Il seminario sarà anche un’opportunità per uno scambio di idee e per proporre iniziative in vista di alcuni grandi eventi sportivi nel mondo.
A venti anni dalla Mulieris dignitatem
Nel 2008 ricorre il ventesimo anniversario della Lettera Apostolica Mulieris dignitatem di Giovanni Paolo II sulla dignità e vocazione della donna. Questa lettera si colloca in perfetta continuità con l’insegnamento del Concilio Vaticano II che incoraggia una più vasta partecipazione delle donne non solo nell’ambito culturale e sociale, ma pure nell’ambito ecclesiale. Nel decreto Apostolicam actuositatem leggiamo: “Siccome […] ai nostri giorni le donne prendono parte sempre più attiva a tutta la vita sociale, è di grande importanza una loro più larga partecipazione anche nei vari campi dell’apostolato della Chiesa” (n. 9). La preoccupazione della Chiesa per l’effettiva promozione della donna non cessa con il Vaticano II. Nel 1973, a sei anni dall’erezione del Consilium de Laicis Paolo VI, rispondendo a una esplicita richiesta del Sinodo dei Vescovi e in vista dell’Anno internazionale della donna indetto dalle Nazioni Unite nel 1975, istituisce la “Commissione di studio sulla donna nella società e nella Chiesa”. Nel 1988, accogliendo l’auspicio del Sinodo dei Vescovi sulla partecipazione dei laici alla vita della Chiesa ad approfondire la questione della donna, Giovanni Paolo II pubblica la Mulieris dignitatem. È significativo che questa lettera sia stata scritta durante l’Anno Mariano, un tempo provvidenziale per guardare alle donne, guardando a Maria. In questo cammino di riflessione, la Mulieris dignitatem è una pietra miliare: per la prima volta un documento pontificio è interamente dedicato alla donna. Giovanni Paolo II procede a un’analisi antropologica alla luce della Rivelazione per ricavare, sia dai primi capitoli della Genesi, sia dalle parole e dalle opere di Gesù Cristo, verità fondamentali quali la pari dignità dell’uomo e della donna creati a immagine di Dio, l’unità dei due e la chiamata alla comunione, l’importanza della complementarità e reciprocità fra uomo e donna, l’apprezzamento del “genio” femminile, la figura di Maria come modello della donna e realizzazione piena dell’essere umano chiamato alla santità. È un dato di fatto che, a vent’anni dalla Mulieris dignitatem, linguaggio e contenuti del magistero di Giovanni Paolo II non solo sono stati recepiti ma hanno generato una prospettiva di rinnovata valorizzazione della donna e una più acuta consapevolezza dell’importanza della reciprocità fra uomo e donna. Giovanni Paolo II ha gettato le fondamenta di un nuovo femminismo e la sua riflessione ha portato una ventata di aria fresca in una cultura spesso ferita dalle tendenze antagonistiche del rapporto uomo-donna, un tema che verrà ulteriormente sviluppato nella lettera sulla collaborazione dell’uomo e della donna nella Chiesa e nel mondo che la Congregazione per la Dottrina della Fede pubblica nel 2004. Benedetto XVI ha manifestato a sua volta e a più riprese l’apprezzamento della Chiesa per il contributo delle donne. Basti qui citare la catechesi all’udienza generale del 14 febbraio 2007, dedicata proprio alle donne e alla loro responsabilità ecclesiale dalle prime comunità cristiane a oggi. Nel ventesimo anniversario della Mulieris dignitatem il Pontificio Consiglio per i Laici riprende questo cammino di approfondimento del rapporto uomo-donna e della partecipazione della donna alla missione della Chiesa, organizzando un Convegno sul tema: “Donna e uomo, l’humanum nella sua interezza”, che si svolgerà a Roma nei giorni 7-9 febbraio 2008 con la partecipazione di circa 250 persone provenienti dai cinque continenti. Obiettivi principali del Convegno, procedere a un bilancio del cammino fatto negli ultimi venti anni nell’ambito della promozione della donna e del riconoscimento della sua dignità; avviare una riflessione alla luce della Rivelazione sui nuovi paradigmi culturali e sulle difficoltà con le quali le donne cattoliche devono misurarsi per vivere la propria identità e per collaborare in feconda reciprocità con gli uomini nella edificazione della Chiesa e della società; richiamare le donne alla bellezza della vocazione alla santità, incoraggiandole a rispondervi con crescente consapevolezza e, in quanto protagoniste della missione della Chiesa, a porre al servizio dell’apostolato, della famiglia, del mondo del lavoro e della cultura tutte le ricchezze del “genio” femminile. Testimoniare Cristo nel mondo del lavoro IX Forum Internazionale dei Giovani Le tematiche al centro del IX Forum Internazionale dei giovani “Testimoniare Cristo nel mondo del lavoro” tenutosi a Rocca di Papa dal 28 marzo al 1° aprile u.s. riguardano una delle questioni nodali nell’esperienza umana, e riflettono, specie nell’età giovanile, la complessità del nostro mondo globalizzato, costituendo una sfida per l’evangelizzazione e per la vita cristiana. In un mondo in veloce trasformazione, dove la frammentazione delle relazioni tradizionali apre la strada a nuovi stili di vita e a non sempre migliori forme di lavoro, segnato dalla marginalizzazione di giovani e anziani e da un crescente divario tra ricchi e poveri, annunciare il Vangelo è veramente una sfida appassionante e difficile. I quasi trecento delegati, provenienti da circa ottanta Paesi del mondo, invitati a Rocca di Papa dal Pontificio Consiglio per i Laici, hanno affrontato con passione gli intensi giorni del Forum; un’efficace sintesi di quanto vissuto è stata delineata da S.E. mons. Stanisław Ryłko nelle conclusioni: “Confrontandoci con le trasformazioni epocali che ai nostri giorni segnano il mercato del lavoro, penalizzando soprattutto le giovani generazioni, ci siamo chiesti come può il cristiano vivere il proprio impegno lavorativo in un mondo globalizzato che cambia tanto rapidamente e profondamente; come può ritrovare il vero significato della sua fatica quotidiana, perché essa non si trasformi in routine e in un attivismo fine a sé stesso che inaridisce lo spirito; come può vivere situazioni di precarietà o disoccupazione oggi così frequenti e il disagio che generano; se nel mondo del lavoro, ai nostri giorni pesantemente condizionato da ferree leggi di mercato e da una concorrenza spietata, il “Vangelo del lavoro” proclamato dalla Chiesa abbia ancora qualcosa da dire ai nostri contemporanei e soprattutto ai giovani; come testimoniare Cristo in contesti lavorativi totalmente estraniati dalla logica della fede. Il Forum è stato un tempo di appassionata ricerca delle risposte a questi interrogativi, facendo tesoro delle lezioni ascoltate, del confronto nelle tavole rotonde, del dialogo e degli scambi su esperienze dirette di ciascuno di voi, ma pure dei momenti di preghiera e di raccoglimento davanti al Signore presente nell’Eucaristia”. Il percorso di questa ricerca, a partire dall’analisi della realtà delineata dai professori Giancarlo Rovati e Michele Tiraboschi e approfondita da una tavola rotonda e da numerosissimi interventi dei delegati, si è sviluppato attorno al tema del significato del lavoro nella vita umana, per poi arrivare al cuore dell’incontro: “Annunciare il ‘Vangelo del lavoro’ oggi” e anche, come espresso nella conferenza del Vescovo di Eichstätt (Germania), S.E. mons. Gregor Maria Hanke osb, “unificare vita professionale e vita cristiana”. Nell’impossibilità di citare in questa breve cronaca tutti gli ospiti intervenuti nelle conferenze, alle tavole rotonde, ai lavori di gruppo, personalità con esperienze differenti maturate nei cinque continenti, desideriamo rilevare come, con la loro guida e la ricchezza delle loro riflessioni unite alla passione con cui i delegati vi hanno partecipato, il Forum è cresciuto giorno dopo giorno. Le sintesi proposte dai lavori di gruppo costituiscono una preziosa testimonianza di questa dinamica: “È nei fatti e nei gesti quotidiani che ciascuno di noi testimonia Cristo”, “Contraddistinguerci nel coraggio e nell’ascolto. Dobbiamo essere fedeli alla nostra scelta di battezzati”, “Costituire una pastorale del lavoro nei nostri Paesi, dove non esiste ancora, e approfondire la dottrina sociale della Chiesa”, “È importante essere vicini a coloro che soffrono; aiutare i giovani a riconciliare la vita di fede con la vita lavorativa; mettere “in rete” l’esperienza che abbiamo vissuto in questi giorni”, “In questi giorni ho riscoperto la maternità della Chiesa nei confronti dei movimenti. La Chiesa possiede un tesoro di umanità che custodisce non per sé ma per donarlo al mondo. Dobbiamo essere testimoni della carità”. In questo cammino ci ha sostenuto con la sua autorevole e paterna parola Sua Santità Benedetto XVI, attraverso un messaggio autografo denso di riflessioni ed insegnamenti: “Il riferimento ultimo di ogni attività umana non può che essere l’uomo”; pertanto “ogni attività umana dovrebbe essere occasione e luogo di crescita degli individui e della società”. Riferendosi alle trasformazioni che “hanno modificato radicalmente la fisionomia e le condizioni del mercato del lavoro”, il Papa ha rilevato “le forme preoccupanti di emarginazione e di sfruttamento” che a volte esse creano nei giovani. Di qui l’incoraggiamento del Pontefice che ha rammentato “la necessità di valorizzare la dimensione umana del lavoro e di tutelare la dignità della persona”. Richiamando quanto affermato nel Messaggio per la Giornata mondiale della gioventù, ha concluso: “Non conta soltanto divenire più “competitivi” e “produttivi”, occorre essere “testimoni della carità””. Esperienza di fede e dell’universalità della Chiesa, il Forum ha vissuto una forte dinamica spirituale attraverso i momenti di preghiera, le celebrazioni eucaristiche – presiedute, oltre che da S.E. mons. Ryłko, dai cardinali Renato Martino e Ivan Dias e da S.E. mons. Josef Clemens –, il pellegrinaggio sui passi degli Apostoli Pietro e Paolo, cui è stata dedicata una giornata, ed infine con l’incontro in piazza San Pietro con Sua Santità Benedetto XVI, per la XXII Giornata mondiale della gioventù.
In Viaggio con la Croce e l’Icona delle GMG
Terminato il viaggio della croce e dell’icona della Vergine Maria in Africa
Nell’ultima fase del pellegrinaggio nel continente africano, che ha preso il via dopo il Natale del 2006, la Croce e l’Icona hanno toccato i Paesi di Tanzania, Malawi, Zambia, Botswana, Sudafrica, Swaziland, Mozambico, Madagascar. Qui, come nelle tappe precedenti, una miriade di giovani e meno giovani, cristiani e non, hanno dato il benvenuto alla Croce e all’Icona con cori festosi e danze prima di chinarsi in adorazione e affidare a Gesù e a Maria le loro intenzioni. Il periodo di permanenza della Croce e dell’Icona non è stato sempre uguale per i vari paesi. Tuttavia, anche quando sono state accolte solo per due giorni come nel caso dello Swaziland e del Botswana, quei brevi momenti sono stati vissuti come un tempo di grazia. A volte, la Croce e l’Icona non potevano raggiungere i giovani nelle loro comunità com’è accaduto in Mozambico. Infatti, il tempo stringeva e la stagione delle piogge aveva reso molti luoghi inaccessibili. I giovani si sono pertanto dati appuntamento a Maputo, partendo con largo anticipo per farsi trovare pronti all’arrivo della Croce e dell’Icona. A ogni tappa, la Chiesa locale indicava le proprie priorità che spesso si sono tramutate in intenzioni di preghiera. In Sudafrica ad esempio, la Croce e l’Icona si sono recate in alcuni territori del paese come la Eastern Cape, che gli stessi organizzatori non hanno esitato a chiamare “la terra della morte, del disastro e della disperazione”. Qui, la droga, l’assenza di prospettive lavorative, ma soprattutto l’Aids, mietono le loro vittime tra i più giovani. Ma stretti attorno ai loro vescovi e pieni di speranza, i giovani sudafricani hanno accoratamente pregato il Signore e sua Madre, fattisi ancora più vicini in occasione di questo pellegrinaggio, di concedere la guarigione al loro paese e al loro popolo. Con la tappa del Madagascar, si è consumato l’ultimo atto di una straordinaria esperienza di fede iniziata il 12 aprile 2006 in Senegal. Politici, membri del governo, alte cariche istituzionali si sono uniti al Nunzio apostolico, ai vescovi ma soprattutto a una folla immensa di giovani cristiani per offrire alla Croce e all’Icona un’accoglienza degna degli ospiti più illustri. Alla cerimonia di congedo all’aeroporto di Antananarivo, era idealmente presente tutta l’Africa e non soltanto quella ventina di Paesi che hanno avuto il privilegio di ospitare la Croce e l’Icona durante questo lungo pellegrinaggio. Il 17 febbraio 2007 la Croce e l’Icona sono partite dall’Africa alla volta di Seul in Corea, dove sono arrivate per guidare l’ultima tappa di preparazione della Gmg di Sydney, un percorso di avvicinamento che attraverserà numerosi paesi dell’Asia e del Pacifico. Il passaggio in Corea, Filippine e isole del Pacifico
Ogni sosta effettuata nel cammino dall’Africa verso l’Australia ha avuto la propria caratteristica speciale, ma un sentimento che le ha riunite tutte è stato certamente quel senso di unità con i giovani del resto del mondo sperimentato davanti a quella Croce e a quell’Icona che ormai hanno viaggiato per numerosi Paesi e che sono state toccate da numerosi coetanei. I giovani della Corea hanno portato la Croce e l’Icona al cosiddetto “Ponte della Libertà” nei pressi della zona di frontiera con la Corea del Nord, e hanno pregato per l’unità del popolo delle due parti del Paese e per la pace nel mondo, convinti che i giovani hanno un ruolo importante da giocare per assicurare questo obiettivo. La visita nelle Filippine ha risvegliato la consapevolezza nella Chiesa di questo Paese che il proprio ministero non può restare concentrato al suo interno ma deve uscire fuori verso i tanti giovani che non hanno ancora incontrato personalmente Gesù Cristo. Al loro arrivo all’isola di Guam, la Croce e l’Icona sono state portate in pellegrinaggio nel territorio per quattro giorni accompagnate da una grande folla di giovani e famiglie. Poi, sono rimaste per poco meno di un giorno a Majuro, nelle Isole Marshall, dove sono state seguite in processione per otto miglia da numerose persone. Altra breve ma intensa sosta è stata quella alle Isole Chuuk. Qui sono state portate di parrocchia in parrocchia su piccole barche lungo i fiumi, attraverso la giungla e per mare, navigando di isola in isola, salutate da gente che cantava e lanciava fiori. La sosta successiva è stata a Palau, per poi passare in Papua Nuova Guinea, dove si è concentrata la più grande folla mai vista in queste zone per seguire la Croce e l’Icona in processione. Una delle aree visitate nelle Isole Salomone era stata devastata da un terremoto e uno tsunami solo due settimane prima. I giovani della regione hanno passato una notte in preghiera con la Croce e l’Icona accanto alla cattedrale danneggiata riflettendo sulla croce come simbolo della Resurrezione. La riconciliazione è stato invece il tema del passaggio della Croce e dell’Icona a Timor Leste, un Paese dove si sono avute recenti tensioni tra le comunità locali. Il viaggio è continuato di isola in isola: Kiribati, Samoa Occidentali, Samoa Americane, Tahiti, Tonga – dove la Croce e l’Icona sono state accolte da folle di giovani in abiti tradizionali e dove le piogge torrenziali non sono riuscite a interrompere le celebrazioni – nelle Isole Fiji, in Nuova Caledonia, a Vanuatu. In Nuova Zelanda il percorso di tre settimane è stato organizzato davvero bene. Il pellegrinaggio ha infatti cercato di raggiungere i giovani in ogni loro situazione: a scuola, nelle aree rurali e urbane, tra le minoranze etniche ecc. e ha fatto sosta per la preghiera in luoghi carichi di significati speciali nella memoria locale. La Croce e l’Icona saranno accolte a Sydney il 1° luglio dove avrà inizio un pellegrinaggio di un anno per le diocesi australiane che condurrà i giovani del Paese verso la Giornata mondiale del 2008.
La preparazione della Gmg 2008
In tutto il mondo Internet è diventato il mezzo più usato dagli uffici di pastorale giovanile per raccogliere le iscrizioni dei giovani pellegrini, per informarli sugli incontri, le celebrazioni liturgiche e gli altri raduni. Tramite la rete, le parrocchie vengono incoraggiate a sponsorizzare la partecipazione di alcuni loro giovani rappresentanti e ai giovani viene suggerito di essere creativi nel ricercare forme di finanziamento per il loro viaggio. La registrazione dei gruppi, tramite il sito ufficiale, si è aperta a marzo, mentre l’iscrizione dei singoli pellegrini comincerà a luglio. Per la Gmg di Sydney 2008, infatti, ogni membro di un gruppo dovrà registrarsi singolarmente. Dall’inizio del 2007 ad oggi i rappresentanti del Comitato organizzatore di Sydney 2008 sono stati a Roma quattro volte per incontrarsi con il Pontificio Consiglio per i Laici e trattare le questioni tecniche e organizzative. Anche alcuni ufficiali del Governo sono stati a Roma per affrontare alcune questioni sul piano della sicurezza con il Vaticano. Il secondo incontro pastorale in preparazione alla Gmg 2008 si terrà a Sydney dal 15 al 17 ottobre 2007 e saranno invitati i rappresentanti della pastorale giovanile delle Conferenze episcopali e di movimenti, comunità e associazioni internazionali. ***
Fondazione “Giovanni Paolo II per la gioventù”
La Fondazione “Gioventù Chiesa Speranza” ha cambiato nome. A seguito della decisione presa dal Consiglio di amministrazione della Fondazione nel corso della riunione dell’8 gennaio 2007, e in accordo con i superiori del Pontificio Consiglio per i Laici, il nome nuovo dato alla Fondazione è “Giovanni Paolo II per la gioventù”. Si rende così omaggio al Pontefice che ebbe la grande intuizione delle Giornate mondiali della gioventù, eventi che hanno dato un grande slancio alla pastorale giovanile nella Chiesa. La Fondazione è nata per sostenere le attività della Sezione “Giovani” del Dicastero ed è stata eretta in persona giuridica pubblica il 29 giugno 1991 dal presidente del Pontificio Consiglio per i Laici al fine di “concorrere alla messa in pratica dell’insegnamento del magistero della Chiesa cattolica in ordine alla priorità della pastorale giovanile particolarmente manifestata nelle giornate mondiali della gioventù” e di “promuovere l’evangelizzazione dei giovani e sostenere la pastorale giovanile in tutto il mondo” (Statuto, artt. 1, 2.1). Riconoscimenti giuridici e approvazioni statutarie
Il Pontificio Consiglio per i Laici: con decreto del 16 ottobre 2006 ha approvato i nuovi statuti della Fédération Internationale des Mouvements d’Adultes Ruraux Catholiques (FIMARC). Con decreto dell’8 dicembre 2006, ha concesso al Movimento di Spiritualità Vivere In l’approvazione definitiva degli statuti. Con decreto del 1º gennaio 2007 ha approvato i nuovi statuti dell’Union Mondiale des Organisations Féminines Catholiques (UMOFC). Con decreto del 22 gennaio 2007, ha concesso l’approvazione definitiva degli statuti dell’associazione Silenziosi Operai della Croce. Con decreto del 9 febbraio 2007, ha approvato le modifiche apportate agli statuti dell’Associazione Laicale “Memores Domini”. Con decreto del 22 febbraio 2007, ha riconosciuto come associazione internazionale di fedeli la Comunità Cattolica Shalom, approvandone gli statuti “ad experimentum”. Con decreto del 15 marzo 2007, ha approvato le modifiche apportate agli statuti dell’Opera di Maria (Movimento dei Focolari). Con decreto del 15 marzo 2007 ha approvato i nuovi statuti de l’Association Internationale des Charités (AIC). Con decreto del 25 marzo 2007, ha riconosciuto come associazione internazionale di fedeli, l’associazione Franciscanos de María, approvandone gli statuti “ad experimentum”. Con decreto del 5 aprile 2007, ha riconosciuto come associazione internazionale di fedeli, l’associazione Les Maisons d’adoration, approvandone gli statuti “ad experimentum”. Con decreto dell’11 aprile 2007 ha approvato i nuovi statuti del Mouvement Internationales des Intellectuels Catholiques (MIIC - Pax Romana). Con decreto del 26 aprile 2007 ha approvato i nuovi statuti dell’Association Catholique Internationale de Services pour la Jeunesse Féminine (ACISJF - In Via). Con decreto del 19 maggio 2007, ha concesso all’associazione Institute for World Evangelization - ICPE Mission l’approvazione definitiva degli statuti. Con decreto del 26 maggio 2007, ha concesso l’approvazione definitiva degli statuti della Comunità Missionaria di Villaregia. Con decreto del 27 maggio 2007 ha approvato i nuovi statuti della Fédération Internationale des Hommes Catholiques (FIHC - Unum Omes). Con decreto del 15 giugno 2007, ha riconosciuto come associazione internazionale di fedeli, l’associazione Apostolate for Family Consecration, approvandone gli statuti “ad experimentum”. Attualmente, il Dicastero sta procedendo all’esame delle domande di riconoscimento canonico presentate dalle seguenti aggregazioni laicali: Alliance of the Holy Family International, Fondacio, Comunità Cattolica d’Integrazione, Families of Nazareth Movement, Milicia de Santa María, Famiglia Speranza, Rinnovamento Carismatico Servi di Cristo Vivo, Movimento Luce-Vita, Movimento Apostolico di Schönstatt, Hogares Nuevos-Obra de Cristo, Comunità Cenacolo, Comunità Cançao Nova, Cellule Parrocchiali di Evangelizzazione, Pan-American Health Care Network, Fédération Internationale des Centres de Préparation au Mariage, Movimiento de la Palabra de Dios. Prosegue il processo di riassetto canonico delle Organizzazioni Internazionali Cattoliche (OIC). Finora sono stati approvati i nuovi statuti di dieci di queste realtà: ACISJF - In Via, AIC, BICE, CIJOC, FIHC - Unum Omnes, FIMARC, MIAMSI, MIIC - Pax Romana, UCIP, UMOFC.
Tra il novembre del 2006 e l’aprile di quest’anno si è svolta la visita ad limina dei vescovi italiani. I presuli si sono avvicendati regione per regione per manifestare la piena comunione con la Sede di Pietro, esprimendo personalmente gratitudine al Santo Padre per il suo intervento al recente Convegno nazionale della chiesa italiana a Verona, un contributo essenziale per orientare la pastorale in Italia per i prossimi anni. Il nostro dicastero ha accolto le delegazioni di Lazio, Emilia e Romagna, Marche, Puglia, Sicilia e Toscana. Gli incontri hanno confermato le parole del Papa a Verona, che descrivono l’Italia come “un terreno assai favorevole per la testimonianza cristiana”, dove “le tradizioni cristiane sono spesso ancora radicate e continuano a produrre frutti, mentre è in atto un grande sforzo di evangelizzazione e catechesi, rivolto in particolare alle nuove generazioni, ma ormai sempre più anche alle famiglie”. I vescovi infatti hanno testimoniato sia della ripresa dell’associazionismo tradizionale, sia della sorprendente diffusione dei movimenti ecclesiali e delle nuove comunità, che stanno contrastando efficacemente l’avanzare del relativismo, estrema deriva della secolarizzazione, nonché, secondo Benedetto XVI, “un taglio radicale e profondo non solo con il cristianesimo ma più in generale con le tradizioni religiose e morali dell’umanità”. I vescovi ci hanno informato sui progressi del “Progetto culturale” elaborato dalla CEI con il contributo di tanti laici, e definito dal Papa “un’intuizione felice e un contributo assai importante” perché i cattolici dispongano di strumenti idonei a far crescere la cultura del Paese. Un’opera di autentica evangelizzazione, infatti, “non è mai un semplice adattarsi alle culture, ma è sempre anche una purificazione, un taglio coraggioso che diviene maturazione e risanamento, un’apertura che consente di nascere a quella “creatura nuova” che è il frutto dello Spirito Santo”. Abbiamo ripercorso con i vescovi i cinque ambiti dell’esistenza umana, che hanno determinato l’organizzazione del dibattito al Convegno di Verona: abbiamo parlato della testimonianza dei fedeli laici sulla vita affettiva e la famiglia, sul lavoro e la festa, sull’educazione e la cultura, sulle condizioni di povertà e di malattia, sulle responsabilità della vita sociale e politica. In questo quadro è stato approfondito il tema della formazione cristiana come riscoperta delle potenzialità insite nei sacramenti dell’iniziazione affinché, secondo le indicazioni del Papa, “giunga a compimento effettivo, nella realtà quotidiana della nostra vita, ciò che lo Spirito Santo ha intrapreso in noi col Battesimo: siamo chiamati infatti a divenire donne e uomini nuovi, per poter essere veri testimoni del Risorto e in tal modo portatori della gioia e della speranza cristiana nel mondo, in concreto, in quella comunità di uomini entro la quale viviamo”. L’impegno sociale e politico dei cattolici mostra incoraggianti segni di ripresa, dopo un periodo in cui era prevalso un atteggiamento rinunciatario, di appiattimento su posizioni estranee all’esperienza cristiana; bisogna però ancora lavorare perché si possa fronteggiare, secondo l’auspicio del Pontefice, con “determinazione e chiarezza di intenti, il rischio di scelte politiche e legislative che contraddicano fondamentali valori e principi antropologici ed etici radicati nella natura dell’essere umano, in particolare riguardo alla tutela della vita umana in tutte le sue fasi, dal concepimento alla morte naturale, e alla promozione della famiglia fondata sul matrimonio, evitando di introdurre nell’ordinamento pubblico altre forme di unione che contribuirebbero a destabilizzarla, oscurando il suo carattere peculiare e il suo insostituibile ruolo sociale”. D’altronde il Papa a Verona ha riconosciuto che “la testimonianza aperta e coraggiosa che la Chiesa e i cattolici italiani hanno dato e stanno dando a questo riguardo sono un servizio prezioso all’Italia, utile e stimolante anche per molte altre Nazioni. Questo impegno e questa testimonianza fanno certamente parte di quel grande “sì” che come credenti in Cristo diciamo all’uomo amato da Dio”. Contatti con associazioni e movimenti
* * * Attività al Centro Internazionale Giovanile “San Lorenzo” Il 2 febbraio, festa della Presentazione di Gesù al Tempio, S.E. mons. Renato Boccardo, Segretario Generale dello Stato della Città del Vaticano, ha celebrato la S. Messa al Centro “San Lorenzo”. Il 16 febbraio, la S. Messa è stata celebrata da mons. Mauro Parmeggiani, Prelato Segretario del Vicariato di Roma e responsabile della pastorale giovanile diocesana. Il 9 marzo S.E. mons. Stanisław Ryłko ha celebrato la Santa Messa per i giovani ai quali, dopo l’Eucaristia, ha presentato il messaggio di Benedetto XVI ai giovani del mondo per la XXII Giornata mondiale della gioventù. Il 4 maggio S.E. mons. Clemens, presso il Centro Internazionale San Lorenzo, ha incontrato e ha celebrato la S. Messa con un gruppo di studenti della Internationale Akademie für Evangelisation (IAE), la scuola internazionale di evangelizzazione della Comunità dell’Emmanuele a Vienna. La sera del 14 giugno, è stato mons. Kohn a celebrare la S. Messa nella solennità del Sacro Cuore di Gesù, dopo una riunione avuta con i responsabili dell’animazione del Centro – il rev. Padre Sébastien Dehorter, cappellano, Pamela Fabiano e Leen den Blauwen – per fare una valutazione dell’anno 2006/2007 e riflettere sul progetto per il 2007/2008. Sull’animazione del Centro mons. Kohn ha avuto un incontro anche con il rev. Padre Xavier Brizard, responsabile dei giovani nella Comunità dell’Emmanuele.
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