Cari fratelli nell’episcopato,
Caro Nunzio Apostolico,
Caro Monsignor Giacomo, Segretario della Nunziatura Apostolica
in Honduras,
Cari sacerdoti, diaconi, seminaristi, religiosi, religiose,
distinte autorità civili e membri del Corpo Diplomatico,
fratelli e sorelle tutti nel Signore,Oggi, pieno di
gratitudine, ritorno a questa casa che è la mia casa con un
incarico che riempie di gioia il mio cuore: trasmettere a tutti
voi il caloroso saluto che sua Santità, Papa Francesco, vi
rivolge come Padre e Pastore. Martedì scorso, quando sono
passato a salutarlo e l’ho informato di questa visita, mi ha
raccomandato vivamente di trasmettere al popolo honduregno il
suo affetto e il ricordo costante nelle sue preghiere e di
chiedere a tutti voi di pregare, per favore, per lui davanti
alla nostra Madre de Suyapa.
Dopo i quattro anni del mio servizio nella Nunziatura
Apostolica, l’ultima volta che ho avuto l’opportunità di venire
come pellegrino nella bella Basilica di Nostra Signora di Suyapa
è stato nell’anno 2011. Fin dalla prima volta mi sono sentito
accolto dalla presenza materna di Nostra Signora in questa sua
casa e anche avvolto dal vostro affetto, cari fratelli e sorelle
honduregni, che fin dall’inizio mi avete fatto sentire in
famiglia. Ora, dopo più di un decennio, pieno di emozione,
commosso e grato, torno in questo Paese che considero casa mia
e, in particolare, in questo luogo sacro, per affidare
all’amorevole intercessione di Santa Maria, Madre di Dio, la
Chiesa, il Santo Padre e il suo ministero di pastore universale,
come pure la mia persona e l’amato popolo honduregno.
Come abbiamo appena ascoltato nel Vangelo, dopo l’annuncio
dell’Angelo, «Maria si mise in viaggio» (Lc 1, 39), non
restò statica, paralizzata o attonita evocando il significato
del messaggio ricevuto, ma si mise subito in cammino. Il cammino
di Maria è pure il cammino della Chiesa. Maria, come anche la
Chiesa, pur senza smettere di camminare, sa anche fermarsi.
Perciò questo santuario di Suyapa — che occupa un posto speciale
nel cuore di tutta la meravigliosa gente di questo Paese — come
ognuno dei santuari mariani che si trovano sparsi per la
geografia del mondo, sono come una sosta intermedia nel cammino,
una curva nel percorso della vita, dove Maria ci attende tutti
per confortare i nostri cuori stanchi e dolenti, e per alleviare
le sofferenze che non mancano mai nel duro tragitto
dell’esistenza.
Nel suo amore infinito, Dio ha disposto che ogni santuario
mariano sia un angolo dove la Vergine, attenta e vigile,
accoglie i suoi figli e ricorda loro che lei continua ad
accompagnarli nel loro pellegrinaggio verso la Patria celeste.
Pertanto, il cammino di Maria è anche il cammino della Chiesa.
Maria è madre che cammina con la Chiesa, che a sua volta è
madre, nostra madre. Per questo motivo, tutti noi, Pastori e
fedeli, figli e figlie della Chiesa, siamo in questo santuario
di Suyapa per venerare e onorare Maria, Madre nostra e Madre di
Dio, patrona e protettrice dell’amato popolo honduregno; e la
supplichiamo di mostrarci il Cammino, che è suo Figlio Gesù
Cristo, pregandola con la bella e antica invocazione «iter para
tutum», affinché protegga il nostro cammino, lo renda sicuro e
ci aiuti a non smarrirci in sentieri di tenebre e ombre di
morte.
Maria, attraverso il mistero dell’Annunciazione e della
Visitazione, è l’esempio che tutti noi siamo invitati a seguire.
Lei, che prima ha accolto Gesù nella sua esistenza e poi ha
condiviso ciò che aveva ricevuto, è il modello di ogni credente.
Ogni volta che riceviamo Gesù nella santa Comunione, Lui si fa
carne nella nostra vita e ci esorta ad accoglierlo e a onorarlo
nella carne dei più poveri e abbandonati.
Cari fratelli e sorelle, in questo tempo tristemente segnato
dall’orrore della guerra, dal maltrattamento della nostra casa
comune, dalla povertà scandalosa e arrogante che colpisce tanti
nostri prossimi, imploriamo l’intercessione di Nostra Signora di
Suyapa affinché, come Lei, anche noi accogliamo nel nostro cuore
Colui che è la Parola, e testimoniamo al mondo intero che
soltanto Gesù Cristo è il centro vivo che può dare senso alla
vita, e la fonte per sostenere la vera fratellanza fondata sulla
giustizia, la pace e la riconciliazione.
Oggi, giunto alla fine della mia visita all’amato popolo
honduregno, desidero rinnovarvi i migliori auguri del Santo
Padre e incoraggiarvi a supplicare instancabilmente la Patrona
dell’Honduras affinché protegga la Chiesa, il Papa, questa
Nazione e il mondo intero. E affinché, con amorevole
sollecitudine materna, continui a prendersi cura e a proteggere
la missione che Dio ha affidato a ognuno di noi, e noi ci
impegniamo a essere testimoni dell’amore misericordioso del
Padre — fonte dalla quale nasce e rinasce sempre la gioia —,
costruttori di fratellanza e collaboratori del Signore
nell’edificazione di una civiltà fondata sull’amore. Così sia.