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DISCORSO DI PAOLO VI
AL PELLEGRINAGGIO GIUBILARE DEI FIORENTINI

Venerdì, 14 novembre 1975

 

Salutiamo con particolare compiacimento i pellegrini dell’Arcidiocesi di Firenze con il loro venerato Pastore, il Signor Cardinale Ermenegildo Florit, che li ha guidati a Roma per la celebrazione dell’Anno Santo e qui li accompagna per una visita tanto deferente e devota.

Sono molti, Fratelli e Figli carissimi, i motivi che ispirano la gioia dell’odierno incontro : voi ci portate il saluto di una Città, la quale nella storia della civiltà umana e, dunque, a livello universale ha valore emblematico, tale da costituire per tutti un costante punto di riferimento, ma che anche nella storia cristiana ed ecclesiastica, per l’esempio di santità di tanti suoi figli, ha scritto pagine memorabili e imperiture. Per questo Firenze ci è cara, e tuttora noi ricordiamo il viaggio che vi compimmo nel Natale del 1966, in un momento drammatico. Ma Firenze - vogliamo aggiungere - ha un legame speciale con l’Anno Santo, non soltanto per le memorie che del primo Giubileo ci hanno lasciato i suoi cronisti, ma anche soprattutto per la testimonianza che di esso ha lasciato il suo figlio più illustre, Dante, la cui poesia è voce di inconfondibile religiosità cristiana, è respiro di un’anima che confessa e vive la sua fede cattolica.

Ecco avvertite come, attraverso la figura di Dante Alighieri, approdiamo, quasi per naturale trapasso, all’argomento spirituale del Giubileo. Lasciamo ai dotti la questione se Dante sia venuto veramente a Roma come pellegrino nel 1300; ma, almeno con la sua fantasia, egli ha visto e descritto l’esercito molto, ossia la gente che passava l’anno del giubileo, su per lo ponte, mentre dall’un lato tutti hanno la fronte / verso il castello e vanno a Santo Pietro (Cfr. DANTE, Inferno, XVIII, vv. 28-33).

Egli, inoltre, ha intenzionalmente collocato il suo itinerario ultraterreno nella Settimana Santa dello stesso 1300: cioè, ha saputo individuare, appunto nella centralità del mistero pasquale che la Chiesa attualizza e rinnova nella sua liturgia, i due momenti che sono essenziali nella vita di ogni cristiano: morire con Cristo al peccato; risorgere con Cristo alla vita divina della grazia. Provate a mettere a confronto questi stessi elementi con la tematica giubilare del rinnovamento e della riconciliazione, e troverete immediatamente una concordanza di fondo, che per nulla deflette dall’interna e perenne dinamica che deve qualificare l’esistenza cristiana (Cfr. Col. 3, 1-4; Eph. 2, 5-6; 4, 22-24). La lezione del Giubileo 1975 è tutta qui, uguale a quella del primo Giubileo, sicché a noi che, sulla traccia della «Commedia» dantesca, ve l’abbiamo riproposta, non resta che raccomandarla alla vostra riflessione, aggiungendo una semplice, ma tanto fiduciosa e sincera parola di incoraggiamento e di augurio.

Possa la Chiesa di Firenze conoscere ancora - se vale l’auspicio del nomen-omen - una nuova e rigogliosa stagione di fioritura, possa far germogliare altri fiori e frutti di spiritualità evangelica, diffondendone non solo nella comunità ecclesiale italiana, ma in tutta la santa Chiesa di Dio, il profumo e lo splendore.

A voi qui presenti, ai concittadini ed a tutti i condiocesani impartiamo con memore benevolenza la nostra Benedizione Apostolica.

Ai rappresentanti della comunità di Nomadelfia

Associamo alla gioia di questa Udienza, con un particolare saluto, il gruppo delle famiglie della comunità di Nomadelfia, venute a Roma per il loro pellegrinaggio giubilare. Siamo tanto grati di questa visita; e auspichiamo che, traendo nuova forza dallo spirito di rinnovamento proprio dell’Anno Santo, di cui avete ripercorso le tappe, voi possiate continuare a spendere generosamente la vostra vita nel servizio dei vostri ideali cristiani, nella fede profondamente vissuta in unione con la Chiesa e col Papa, nell’amore operoso dei fratelli per i quali vi prodigate. A tutti la nostra particolare Benedizione Apostolica.

Ai membri dell’Associazione Cristiana Artigiani Italiani

Un particolare saluto desideriamo rivolgere anche ai membri dell’«Associazione Cristiana Artigiani Italiani» (ACAI), i quali si sono riuniti in questi giorni a Roma per celebrare insieme l’Anno Santo e per riflettere sul tema «Evangelizzazione e Promozione Umana».

Vi diciamo, figli carissimi, la nostra letizia per tale incontro, e nel ricordarvi le finalità della vostra benemerita Associazione, amiamo sottolineare come l’uomo con la propria attività collabora al completamento della divina creazione e, offrendo a Dio il proprio lavoro, si associa all’opera stessa redentiva di Cristo, il quale ha conferito al lavoro una elevatissima dignità, lavorando con le proprie mani a Nazareth (Cfr. Gaudium et Spes, 67).

Impegnatevi a realizzare la vostra presenza cristiana tra i colleghi e nei vari ambienti nei quali esplicate la vostra preziosa ed insostituibile attività, testimoniando, in particolare, una costante adesione alla Fede cattolica e una carità generosa e solidale verso tutti.

Con questi voti, vi rinnoviamo la Nostra benevolenza e vi impartiamo l’Apostolica Benedizione.

Ai partecipanti al congresso dell’Associazione Internazionale di propaganda culturale

Nunc mens nostra convertitur ad praeclaros viros, qui hisce diebus coetibus intersunt Conventus humanismo renovando, quem Academia omnium gentium universis litteris propagandis hac in alma Urbe indixit.

Salvere libenter iubemus vos, ornatissimi viri, ac liceat vehementer gratulari de argumento vobis ad disputandum proposito, quod quidem, cum conexas habeat summi momenti quaestiones spectantes ad amicitiam inter omnes populos condendam confirmandamque, putamus praecipuis nostrorum temporum necessitatibus plane respondere.

Pro dolor, plerique hodie, mirificis rei technicae incrementis capti, animum ad praestantiora humanae vitae bona minus advertunt, Deo supremo fine ac divina lege posthabitis. Quare periculum est ne humanismus invalescat, quo homines, similiter ac machinae ab se inventae, algidi, duri et amoris expertes exsistant. Quae cum ita sint, vota facimus, ne umquam promovere desistatis quidquid ad eam spiritualium bonorum aestimationem conducat, in qua solummodo humana dignitas ac verus civilis cultus innititur. Haec ominati vobis vestrisque laboribus fausta, laeta ac salutaria omnia a Deo precamur.

Ai partecipanti al «Raduno del Mare»

Diamo infine un cordialissimo benvenuto al pellegrinaggio dei Partecipanti al «Raduno del Mare»: sono gli appartenenti all’Associazione Nazionale Marinai d’Italia, alla Lega Navale Italiana e alla Mariponave, convenuti a questa Udienza insieme con i loro familiari.

La vostra presenza, cari figli, ci è motivo di paterno compiacimento, portandoci l’attestazione della fede e dell’impegno cristiano in seno alle Associazioni da voi qui rappresentate. La celebrazione dell’Anno Santo confermi e rafforzi i vostri buoni propositi e apporti frutti duraturi di riconciliazione con Dio e di spirituale rinnovamento per una costante crescita nella vita soprannaturale della grazia e per un’incessante dilatazione degli spazi della carità fraterna. Così noi speriamo ed auspichiamo: con la nostra Apostolica Benedizione.

Alle Missionarie della Carità, discepole di Madre Teresa

On the occasion of the twenty-fifth anniversary of the foundation of the Missionaries of Charity, we extend a special welcome to Mother Teresa and to a group of her Sisters. Beloved Religious and daughter of the Church, we are pleased to extol in your presence and before the entire People of God the value of your consecration to Jesus Christ. It is our earnest hope today that you will know ever more intimately the love of Christ your Spouse, and that you will experience how his love is all-consuming, all-satisfying, all-fulfilling. And we know that, in experiencing the love of Jesus, you find that his love is likewise all-embracing, For in loving Christ you love his brethren, his poor-all those who need his love and yours; and you are moved to lay down your lives, in sacrifice and immolation, for those whom you are called to serve with a special intensity of Christian charity. Only you, beloved daughters in Jesus Christ, only you as Religious can make this gift to the Church and give this witness to the world. Yes, you are consecrated to the love of Jesus. “Although you have never seen him, you love him . . . and rejoice with inexpressible joy” (1 Petr. 1, 8). And yet, you do see him every day in his suffering members and needy brethren. May then this love and joy be your life for ever!

                                        



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