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MESSAGGIO DI GIOVANNI PAOLO II
AI VESCOVI DEL NORD E CENTRO AMERICA,
DEI CARAIBI E DELLE FILIPPINE

 

Ai miei fratelli Vescovi dal Nord e Centro America
dai Caraibi e dalle Filippine

1. Vi accolgo con grande gioia nel nome di nostro Signore Gesù Cristo. Siete venuti dalle lontane diocesi del Canada, dei Caraibi, del Centro America, del Messico, delle Filippine e dagli Stati Uniti per il nono Convegno organizzato dal “Pope John XXIII Medical-Moral Research and Education Center”. Mi unisco a voi ancora una volta quest’anno per ringraziare i Cavalieri di Colombo per la loro generosa assistenza nel rendere possibile questi giorni di studio e preghiera.

Il tema generale dell’incontro di quest’anno fa riferimento allo straordinario dono dello Spirito Santo che fu il Concilio Vaticano II. Le vostre riflessioni sul “Venticinquesimo Anniversario del Concilio Vaticano II: Uno Sguardo al Passato e uno al Futuro” vi offrono l’opportunità di sottolineare la passata, la presente e la futura fertilità del Concilio nella vita e nella missione della Chiesa. È vero che il Concilio Vaticano II ha rappresentato una grande effusione dello Spirito Santo sul Popolo di Dio. Come ho affermato nella mia Lettera Enciclica Dominum et vivificantem: “Seguendo la guida dello Spirito di verità e testimoniando con esso, il Concilio ha confermato la presenza dello Spirito Santo - il Consigliere. In un certo senso, il Concilio ha reso lo Spirito nuovamente “presente” nella nostra difficile epoca. Alla luce di questa convinzione si può cogliere più chiaramente la grande importanza di tutte le iniziative finalizzate a completare il Concilio Vaticano Secondo, il suo insegnamento e il suo slancio pastorale ed ecumenico” (Giovanni Paolo II: Dominum et vivificantem, 26).

2. Partendo dalla ricchezza dell’insegnamento del Concilio, il vostro dibattito si focalizzerà su tre specifici temi del magistero della Chiesa che profondamente influiscono sulla sua missione: la dignità della persona umana, la legge morale oggettiva e la relazione fra la Chiesa e il mondo.

La Costituzione Pastorale sulla Chiesa nel Mondo Moderno Gaudium et spes include un intero capitolo sulla dignità della persona umana (cf. Gaudium et spes, 12-22). Insegna che l’inalienabile dignità dell’uomo scaturisce dal fatto che egli è fatto ad immagine di Dio, che è capace di conoscere ed amare il suo Creatore, e che esso ha ricevuto dominio sopra tutte le altre creature che devono essere responsabilmente usate per la gloria di Dio (cf. Ivi,12). In poche parole, la persona umana è la sola creatura sulla terra che Dio ha voluto per puro amore (cf. Ivi,24).

Questi principi sono i fondamenti dell’antropologia Cristiana, che, basata sul Vangelo, conduce l’uomo alla scoperta della piena verità su se stesso, vale a dire, la sua appartenenza a Cristo. Chiunque è in Cristo è innalzato allo sto di figlio di Dio, oggetto di divina condiscendenza. Il mistero dell’amore vivificante di Dio per i propri figli preannuncia ed è la vera fonte della nostra definitiva glorificazione: “la gloria di Dio è l’uomo vivente, e la vita dell’uomo è la visione di Dio” (cf. S. Ireneo, Adversus haereses, IV, 20, 7; cf. Giovanni Paolo II, Dominium et vivificantem, 59). Qui giace la nostra più grande dignità e il nostro più alto destino.

3. Inoltre, come le vostre riflessioni indicheranno, fattore costitutivo della dignità dell’essere umano in quanto persona redenta da Cristo è la capacità di conoscere ed osservare la legge morale oggettiva. Parlando della responsabile trasmissione della vita, i Padri del Concilio hanno chiaramente insegnato che nel fare una scelta morale, “il carattere morale di un comportamento non dipende solo dalla sincera intenzione e dalla valutazione dei motivi, ma va determinato secondo criteri oggettivi, che hanno il loro fondamento nella dignità stessa della persona umana e dei suoi atti” (Gaudium et spes, 51). Nel cuore dell’uomo c’è una legge inscritta da Dio, una legge che l’uomo “non è lui ha darsi” (Ivi,16; cf. etiam 51 et Rm 2, 15-16). In questo modo, l’innata dignità della persona è salvaguardata ed affermata grazie all’obbedienza alla legge di Dio, la regola di ogni attività morale.

4. Infine, la vostra discussione verterà sul rapporto della Chiesa con il mondo. Infatti, il fermento del Vangelo arricchisce il mondo nella stessa misura con cui i fedeli cristiani portano effettiva testimonianza, nelle loro vite e nei loro lavoro, della verità sulla dignità umana e dirigono le loro azioni secondo la legge morale. “I cristiani, in cammino verso la città celeste”, hanno insegnato i Padri del Concilio, “devono ricercare e gustare le cose di lassù; questo tuttavia non diminuisce, anzi aumenta l’importanza del loro dovere di collaborare con tutti gli uomini per la costruzione di un mondo più umano. E in verità il mistero della fede cristiana offre loro eccellenti stimoli e aiuti per risolvere con maggior impegno questo compito . . .” (Gaudium et spes, 57; cf. anche 23-32, 40-45, 53-90).

5. Cari fratelli, desidero esprimervi il mio fraterno incoraggiamento affinché poniate la massima attenzione ai temi dell’incontro. Possa la vostra discussione servirvi per rinnovare il vostro senso di responsabilità pastorale, sfidati come siete dalla profonda confusione riguardante i fondamentali principi della vita e dell’agire che tocca oggi molte persone. Sviluppando una sempre maggiore conoscenza e un sempre maggior controllo sul mondo che lo circonda, l’uomo è sempre meno capace di capire se stesso e lo scopo della sua vita. Le vostre genti guardano alla Chiesa per una guida saggia ed autentica che li aiuti a scoprire la loro vocazione umana e cristiana ed a rispondere ad essa con fiducia.

Possa lo Spirito Santo ispirarvi ed illuminarvi in modo che voi, come pastori zelanti della Chiesa, possiate spiegare le verità della fede ed applicarle con coraggio e compassione. Possa Maria, Fonte di Saggezza e Madre della Chiesa, intercedere per voi nel vostro servizio al suo Figlio Divino e al suo Vangelo. Su tutti voi impartisco la mia Benedizione Apostolica.

Dal Vaticano, 20 gennaio 1990.

IOANNES PAULUS PP. II

 

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