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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AL PELLEGRINAGGIO DELL'ARCIDIOCESI DI FOGGIA
E DELLE DIOCESI DI BOVINO E DI TROIA

Sabato, 22 maggio 1982

 

1. Sono particolarmente lieto, amatissimi fedeli dell’arcidiocesi di Foggia e delle diocesi-sorelle di Bovino e di Troia, nell’accogliervi oggi in un’udienza speciale, che vuol segnare, nelle vostre intenzioni, un pellegrinaggio di devozione alla Sede Apostolica di Pietro e, nello stesso tempo, un punto culminante delle celebrazioni centenarie in onore della “Madonna dei Sette Veli”.

Di tale iniziativa, ispirata a viva fede ed a profonda pietà, io sinceramente mi compiaccio, mentre ricambio di cuore il saluto devoto che mi avete ora rivolto per bocca del vostro Pastore, Monsignor Salvatore De Giorgi. Vorrei salutare, oltre all’Arcivescovo ed al Vescovo Ausiliare ciascuno di voi: ma siete tanto numerosi, che ciò non è proprio possibile. Sappia, tuttavia, ognuno di voi che non solo è compreso nel saluto, ma anche e soprattutto è personalmente ringraziato sia per l’omaggio di questa visita, sia per i sentimenti tanto nobili ed apprezzabili che l’hanno determinato.

2. Voi siete una rappresentanza cospicua e significativa della Chiesa di Dio, che esiste e vive nella vostra Regione. Anche se la sede di Foggia per quanto riguarda la sua erezione canonica, risale soltanto al secolo scorso, antichissima è la presenza cristiana nella Terra dell’“Apulia Daunia”, come testimoniano, fra l’altro, le storiche sedi di Bovino e di Troia. Luoghi e memorie, eventi e templi, persone ed istituzioni costituiscono, in mezzo a voi, una valida testimonianza di fedeltà alla tradizione dei padri e, quindi, di permanenza e di progresso nella fede cattolica. La prova?

Se ce ne fosse bisogno, basterebbe solo il riferimento alla profondità della devozione mariana, che è poi uno dei motivi che vi hanno condotto fin qui. Reduce dalla visita pastorale al Santuario di Fatima, dove per grazia del Signore ho potuto vivere un’intensa esperienza di vita ecclesiale, io non posso non richiamare anche dinanzi a voi, nella circostanza dell’odierno incontro, la saldezza del vincolo che sussiste tra una retta e radicata venerazione verso la santa Madre di Dio e la coerenza e trasparenza della professione cristiana. Chi è integralmente fedele a Cristo è integralmente fedele anche alla sua Madre Maria. L’adesione a Cristo lo inclina, direi “naturalmente”, quasi per moto spontaneo a riconoscere ed a considerare la Madre di Cristo anche come propria Madre (cf. Gv 19, 25-27).

Io sono ben lieto di riconoscere come il culto intenso e commosso, con cui voi vi sentite legati a Maria santissima, venerata sotto quel titolo misterioso di “Madonna dei Sette Veli”, rientra in quest’ordine di idee e conferma l’accennato rapporto tra devozione mariana e cristianesimo vissuto.

3. Molto opportunamente il Concilio Vaticano II, nella costituzione Lumen Gentium, ha illustrato alcuni capisaldi di ciò che la Chiesa crede e professa intorno alla dignità ed all’ufficio della Madre di Dio, alla quale ha dedicato un intero capitolo. Questo fin dal titolo ci ricorda quale sia la funzione della beata Vergine nel mistero di Cristo e della Chiesa, funzione che, iniziata fin dal primo istante dell’immacolata concezione, trova i suoi “momenti forti” nel “fiat” da lei pronunciato al momento dell’annunciazione dell’Angelo e nello “stabat” espressivo della sua intenzionale presenza sul colle del Calvario, per continuare tuttora dal cielo in una corrente di misericordia e di grazia.

“Alma Madre del Redentore, sua socia singolarmente generosa in confronto degli altri . . ., Ella, proprio soffrendo insieme col suo Figlio che moriva sulla Croce, cooperò in maniera del tutto singolare all’opera del Salvatore” (cf. Lumen Gentium, 54-59. 62).

Ora, nel richiamare la realtà e l’attualità di una tale funzione materna, il Concilio non ha voluto proporre o riproporre soltanto una lezione di contenuto teologico-dottrinale, ma si è anche preoccupato di alimentare e di corroborare con essa la pietà dei fedeli. È, dunque, giusto e corrisponde all’insegnamento autentico del Magistero riguardare costantemente a Maria in questo suo essenziale collegamento con Gesù Redentore, al quale diede l’umana carne e prestò e presta un’arcana collaborazione nell’edificazione della sua Chiesa.

Io non dubito, cari fedeli delle Chiese della Capitanata, che voi, venuti a Roma nel quadro delle accennate celebrazioni mariane, saprete e vorrete ispirare a questi alti insegnamenti la devozione e l’affetto che vi avvince a Maria santissima. Fate in modo che un tale culto vi sia via facile e sicura per andare a Cristo, dimostrando così ancora una volta la validità dell’enunciato “Ad Iesum per Mariam!”. Fate in modo che la confermata adesione a Cristo, propiziata da Maria, vi renda membra vive ed operanti all’interno del suo corpo, che è la Chiesa (cf. Col 1, 24). Siate insomma anche voi, guardando ed imitando Maria, esemplarmente presenti nel mistero del Cristo e della Chiesa.

4. So che quest’anno un illustre vostro Conterraneo, il Cardinale Pietro Parente, in risposta all’invito di prender parte alle celebrazioni in corso nella vostra Città, vi ha indirizzato un messaggio mariano, illustrando il significato del sacro Simulacro della Vergine, che è indissolubilmente legato all’origine e alla storia di Foggia. So anche che in suo luogo venne tra voi, a chiusura del Congresso Mariano Diocesano, il Cardinale Pericle Felici, che fu colto da improvviso malore dopo avervi parlato e subito si spense, lasciando un messaggio di emblematica risonanza. Accanto a queste autorevoli voci, non posso omettere di ricordare lo speciale itinerario pedagogico-pastorale, che il vostro Arcivescovo, riprendendo il programma del suo compianto predecessore, Monsignor Giuseppe Lenotti, ha delineato non solo per la Comunità diocesana in generale, ma anche per le singole parrocchie e per tutte le famiglie. È un itinerario che intorno alla data giubilare della Sacra Icona, o Iconavetere, ha disposto numerose iniziative particolari tra le quali emergono la “peregrinatio” dell’Icona stessa nelle singole località, varie forme di catechesi e numerosi corsi di Missioni popolari, al fine di sviluppare, ai diversi livelli, la vita di fede e di comunione.

Mi sia consentito, pertanto, di esprimere un fervido augurio, perché dette iniziative, intraprese nel nome di Maria santissima, conseguano per suo materno soccorso, come per la generosità della vostra risposta, i frutti di bene sperati.

Due anni fa, allorché venne costituita una nuova provincia ecclesiastica nella vostra Terra, la sede di Foggia fu elevata al grado ed alla dignità di Chiesa Metropolitana (cf. AAS 71 [1979] 563-564). Fu, quello, un doveroso riconoscimento, anche in rapporto alla crescita urbanistica e sociale che la Città aveva ormai da tempo registrato nel più vasto contesto regionale ed anche nazionale. Ma, come ogni onore, detto titolo è pure un onere: sarà, dunque, un dovere tanto per il popolo cristiano quanto per il Pastore e per i sacerdoti suoi collaboratori, di far sì che l’attribuzione della più alta funzione canonica trovi corrispondenza e conferma in un felice incremento della vita religiosa e morale, evangelicamente ispirata ed esemplare anche per i fedeli delle Chiese suffraganee.

5. Tra poco io procederò, secondo il voto amabilmente a me manifestato, all’incoronazione del sacro Simulacro della “Madonna dei Sette Veli”. Anche questo gesto, che vuole essere un atto di riparazione per l’evento doloroso del marzo 1977, può suggerire un più forte e consapevole impegno di fede e di amore. Mentre deporrò la nuova corona d’oro sul capo della Vergine santa, ciascuno di voi, in spirituale comunione con me e con i fratelli, rinnovi la sua consacrazione a Maria e voglia insieme pregarla perché, da lei guidato, sia unito e si mantenga sempre unito al Signore Gesù con la fedeltà del vero discepolo, con l’affetto del vero fratello. Così sia.

                                       



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