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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI PARTECIPANTI ALLA XIX ASSEMBLEA PLENARIA
DEL PONTIFICIO CONSIGLIO «COR UNUM»

Lunedì, 18 novembre 1985

 

Signor cardinale, cari fratelli dell’episcopato, cari fratelli e sorelle.

1. Allorché ci prepariamo a commemorare il XX anniversario della chiusura del Concilio ecumenico Vaticano II, voi non mancherete, nel corso della vostra assemblea plenaria, di richiamare ciò che congiunge lo scopo e l’attività del vostro Pontificio Consiglio a questo Concilio. Il Papa Paolo VI diceva (Paolo VI, Epistula ad Em. mum P. D. Ioannem S.R.E. Cardinalem Villot, a publicis Ecclesiae negotiis, qua Pontificium Consilium “Cor Unum” de humana et christiana progressione fovenda in Urbe conditur, 15 luglio 1971: AAS 63 [1971] 669 ss.) che il lavoro di questo Consiglio “corrisponde pienamente ai desideri espressi dal Concilio Vaticano II” in ciò che concerne la coordinazione e la collaborazione organica “nei campi dell’aiuto caritatevole, dell’assistenza e dello sviluppo” e il ruolo dei cristiani nel reciproco aiuto internazionale, come lo esprime la costituzione pastorale Gaudium et spes alla quale si riferisce.

2. Voi trovate la vostra ispirazione in questo “compito di carità universale”, condizione “della promozione di un mondo più umano per tutti, in cui tutti dovranno dare e ricevere” (cf. Paolo VI, Populorum progressio, 44). Vi ho domandato a più riprese di contribuire a riabilitare questa carità; voi avete la missione di farne catechesi; essa è come un filo conduttore del Concilio, che permette di congiungere tra di loro i testi e i documenti. Non è essa il segno dello Spirito Santo, il quale ha ispirato l’iniziativa e lo svolgimento del Vaticano II?

È questa missione dello Spirito d’Amore che deve realizzare la Chiesa e di cui noi siamo i servitori. Come lo ricordava Paolo VI, a proposito della solidarietà e dell’aiuto reciproco, questo compito appartiene in primo luogo al successore di Pietro e dipende dalla carica apostolica che gli è stata affidata dalla volontà divina, poiché questa l’ha stabilito Pastore della Chiesa romana “che presiede l’assemblea universale della carità” (S. Ignazio d’Antiochia, Ad Romanos).

3. Consiglio pontificio voi aiutate il successore di Pietro e voi siete anche al servizio dei Pastori che nelle loro Chiese particolari, presiedono l’assemblea diocesana della carità. Voi siete, per le attività della pastorale sociale, al servizio della collegialità, così come è stato messo in rilievo dal Concilio Vaticano II.

Per essere veramente un segno della solidarietà alla quale aspira la famiglia dei popoli, la Chiesa deve manifestare nella sua vita una grande cooperazione tra le Chiese dei paesi ricchi e quelle dei paesi poveri; si tratta al tempo stesso di comunione spirituale e di spartizione delle risorse umane e materiali. Per meglio attuare l’aiuto tra le Chiese, le differenti istanze della Chiesa e innanzitutto della Santa Sede devono coordinare i propri sforzi, e la solidarietà fraterna, deve favorire sempre l’autonomia e la responsabilità dei beneficiari. In questo senso bisogna determinare i criteri, scegliere i progetti concreti, lavorare alla loro realizzazione. Una simile organizzazione non deve mirare soltanto a dei progetti economici, ma permette anche attività capaci di promuovere la formazione umana e spirituale che assicura il lievito necessario per lo sviluppo integrale dell’uomo.

4. Io desidero ancora sottolineare quanto la composizione stessa del vostro Consiglio dipende dallo Spirito del Concilio, non soltanto per la provenienza internazionale dei membri, ma per questo incontro di pastori, di religiosi, di religiose, di preti, di laici, responsabili diocesani e rappresentanti delle Organizzazioni cattoliche, tutti impegnati nella pastorale sociale, immagine di ciò che è l’assemblea della carità.

Sì, io vi ridico con gioia e riconoscenza “Dio sia lodato per avere ispirato al Papa Paolo VI la creazione di questa diaconia moderna della carità, al centro stesso della Chiesa!” (Giovanni Paolo II, Allocutio ad eos qui plenario coetui Pontificii Consilii “Cor Unum” interfuerunt coram admissos, 23 novembre 1981: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, IV/2 [1981] 746). È certo che quali che siano le strutture dell’istituzione, i suoi legami o la sua cooperazione con altri dicasteri, il vostro servizio specifico dovrà essere assicurato, con i fini e le attività essenziali che sono attualmente i vostri, perché è fondamentale per l’opera di carità del Papa e della Sede apostolica, per la promozione della carità nella Chiesa e i legami fraterni di aiuto reciproco tra le Chiese.

5. Che i poveri sappiano, loro stessi che il vostro organismo è più particolarmente il loro! Non sono essi con voi questi giorni in cui voi proponete di mettere in comune le vostre riflessioni, la vostra meditazione di preferenza sul povero? Domandate allo Spirito Santo che vi dia uno spirito da poveri perché possiate comprendere come Dio vede il povero, perché Cristo ha scelto la povertà. Che la Vergine Maria vi insegni una ad una le parole del suo “Magnificat” che ci introducano all’intelligenza delle beatitudini!

Così, voi comprendete nel suo vero l’opzione preferenziale per i poveri di cui si parla spesso, ciò significa senza esclusione di alcuno e senza confondere il campo politico e l’azione pastorale. Una simile opzione deve essere attuata da tutta la Chiesa, ma nella Chiesa voi avete la responsabilità particolare - nella fedeltà del Concilio - di rammentare a tutti “che lo spirito di povertà e di carità, è la gloria e il segno della Chiesa di Cristo” (Gaudium et spes, 88).

Oggi in occasione della vostra assemblea plenaria, io sono lieto di rendere omaggio alla missione che voi svolgete e a tutti coloro che vi collaborano: dapprima ai permanenti i quali, seppur in numero ridotto, assicurano quotidianamente qui un enorme lavoro, un lavoro qualitativo, come presidente, vicepresidente, segretario, sottosegretario e i loro collaboratori. Ringrazio pure i membri riuniti in questo momento in assemblea, gli organismi che vi sono rappresentati, gli esperti e i consulenti. Che il Signore vi ricompensi di questo servizio ecclesiale, nel quale voi fate fruttificare così bene i vostri talenti!

Prego lo Spirito Santo, Spirito d’amore, di ispirarvi e di guidarvi ancora nei vostri lavori ai quali sono particolarmente vicino. E di cuore, vi do la mia benedizione apostolica.

 



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