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VIAGGIO APOSTOLICO IN TANZANIA, BURUNDI, RWANDA E YAMOUSSOUKRO

INCONTRO DI GIOVANNI PAOLO II
CON I CONFRATELLI DELLA CONFERENZA EPISCOPALE

Cappella della Nunziatura Apostolica di Dar-es-Salaam (Tanzania)
Domenica, 2 settembre 1990

 

Cari fratelli Vescovi della Tanzania,

1. Desidero iniziare ringraziando il Vescovo Lebulu per le sue gentili parole di benvenuto e per i sentimenti di comunione ecclesiale che ha espresso a vostro nome. Come in tutte le mie Visite pastorali, do particolare importanza al mio incontro con voi, i Vescovi. Il nostro incontro di questa mattina mi dà grande gioia e conforto mentre lodo Dio per la vostra generosa dedizione alla vostra chiamata speciale nella Chiesa. Come Vescovi delle Chiese locali della Tanzania “posti dallo Spirito Santo, succedono al posto degli Apostoli come Pastori delle anime e, insieme col Sommo Pontefice e sotto la sua autorità, hanno la missione di perpetuare l’opera di Cristo, pastore eterno” (Christus Dominus, 2).

La mia visita soddisfa il desiderio coltivato da lungo tempo di essere testimone direttamente della vita delle vostre diocesi. Per me è l’opportunità di unirmi ai cattolici della Tanzania per rendere grazie a Dio per il seme del Vangelo che è stato piantato qui più di un secolo fa. Sebbene le vostre Chiese locali siano giovani, mostrano già maturità e ricchezza di frutti che parlano chiaramente della vostra fedeltà al Signore. Dopo il lungo lavoro missionario siamo testimoni degli inizi di un raccolto pieno di promesse in mezzo a un popolo la cui vita cristiana manifesta la freschezza, la fiducia e l’entusiasmo della gioventù.

Sono felice di avere questa opportunità di riflettere con voi su alcuni aspetti del vostro ministero. Traendo incoraggiamento da tutto ciò che è stato fatto sinora, i miei pensieri vanno al presente e al futuro della Chiesa nel vostro Paese e nel continente africano. Ogni giorno la Chiesa “è spinta infatti dallo Spirito Santo a cooperare perché sia mandato ad effetto il piano di Dio, il quale ha costituito Cristo principio di salvezza per il mondo intero” (Lumen gentium, 17). Proclamare Gesù Cristo il Redentore della famiglia umana e, nella potenza dello Spirito Santo, contribuire alla realizzazione del suo regno di grazia nei cuori umani, è la grande missione che Dio ha affidato alla Chiesa e la cui promozione, con tutto il vostro amore e le vostre energie, urge ora su di voi. La Chiesa nelle più giovani Nazioni dell’Africa sta entrando in una nuova fase nella quale i vostri obbiettivi devono essere il rafforzamento della fede, la conversione e la trasformazione profonda degli individui e della vita sociale, cosicché le verità e i valori del Vangelo saranno vissuti più pienamente. Questa è l’immensa sfida dell’evangelizzazione, sia all’interno della comunità ecclesiale sia nei campi in cui il Vangelo è ancora sconosciuto (cf. Indirizzo, Cattedrale “Nostra Signora dello Zaire”, 3 maggio 1980).

2. Cari fratelli, rafforzare la fede del vostro popolo ed esortarlo a perseverare nelle sue preghiere sono compiti primari del vostro ministero. Come Pastori “posti dallo Spirito Santo” (Christus Dominus, 2), siete chiamati a esercitare una guida positiva, così come una vigilanza nel promuovere la fede e la santità della vita tra il Popolo di Dio affidato alle vostre cure. Se la fede e la morale sono intaccate da nuovi modi di vita in una società che sta cambiando è la vostra proclamazione serena e impavida del Vangelo, in tutta la sua integrità, che costituisce un baluardo della verità per sostenere il vostro popolo. Se i mutamenti liturgici o la speculazione teologica creano confusione fra di loro, è il vostro solido giudizio radicato nel “pensare con la Chiesa” che li guida sul sentiero della solida dottrina e della disciplina. Se c’è una tentazione di diminuire il fervore evangelico, è il vostro zelo che risveglia e diffonde il vostro spirito missionario. Non perdete mai la fiducia che il Signore il quale vi chiamò ad essere pastori del suo popolo, vi darà anche la saggezza e la forza a voi necessaria per adempiere a questa grave responsabilità.

Quando consideriamo alcune delle sfide che devono essere esaminate dall’Assemblea Speciale per l’Africa del Sinodo dei Vescovi - cioè la proclamazione della Buona Novella, l’inculturazione, il dialogo, la giustizia e la pace, e i mezzi di comunicazione sociale - emerge subito un tema che richiede una azione concertata da parte di tutta la Chiesa in Africa. Questo tema, che sottende a tutte le sfide che devono essere discusse dal Sinodo, è la formazione cristiana attraverso la quale il clero, i religiosi e i laici sono preparati e motivati a vivere, in un modo autentico ed efficace, la condizione di vita alla quale Dio li ha chiamati.

3. La formazione dei sacerdoti è una preoccupazione pressante per tutta la Chiesa. Per questa ragione è stata scelta come tema della prossima sessione ordinaria del Sinodo dei Vescovi, non solo riferita ai seminaristi ma anche ai sacerdoti dopo l’ordinazione. Un’altra preoccupazione espressa in tutto il mondo e in molti luoghi dell’Africa, è quella di una più attenta selezione di coloro che sono candidati a diventare sacerdoti e di un livello sufficientemente alto dei programmi di formazione nei seminari.

Sicuramente l’adeguatezza della preparazione del seminarista e la sua predisposizione per l’ordinazione non devono essere trascurati con il pretesto di favorire l’aumento del numero dei sacerdoti, anche se i bisogni della Chiesa sono grandi. Se i molti sacerdoti consacrati delle vostre diocesi devono godere del rispetto e della stima dei fedeli, e se le vocazioni fra i giovani degni devono aumentare così come devono alla luce dei bisogni presenti e futuri, è imperativo che l’ordinazione sia conferita solo a coloro che hanno i requisiti succintamente ma chiaramente enunciati dal codice di diritto canonico; cioè, a coloro “che hanno fede integra, sono mossi da retta intenzione, posseggono la scienza debita, godono buona stima, sono di integri costumi e di provate virtù e sono dotati di tutte quelle facoltà fisiche e psichiche congruenti con l’ordine che deve essere ricevuto” (Codex Juris Canonici, can. 1029).

Tutte queste qualità hanno bisogno di essere verificate e sviluppate in seminario sotto la guida di superiori qualificati, direttori spirituali e professori, e in accordo con un programma di formazione ben definito. So che condividete questa preoccupazione per la formazione del vostro clero, i molti buoni sacerdoti impegnati nel lavoro in seminario al Seminario Maggiore di Kipalapala, Segerea, Peramiho, Ntungamo e Kibosho, come anche nei molti seminari Minori diffusi in tutta la Tanzania. Prego affinché Dio benedica i vostri sforzi per aumentare il numero di personale qualificato e per aiutarlo nel suo lavoro, che è di vitale importanza per il futuro della comunità ecclesiale e dell’evangelizzazione.

Come ho già detto, la preoccupazione della Chiesa per la formazione dei sacerdoti si estende anche agli anni dopo l’ordinazione. Come Vescovi siete incaricati di interessarvi direttamente alla vita e al ministero dei vostri sacerdoti. Gli studi, i seminari e gli esercizi spirituali sono estremamente importanti per i vostri sacerdoti, ma devono andare di pari passo con la vostra volontà di incontrarvi con loro regolarmente, di ascoltarli, incoraggiarli, aiutarli a superare problemi e difficoltà e di trovare il modo di fare uso del talento di ognuno di essi per il bene dell’intera Diocesi. Essi guardano a voi come guida che consiste soprattutto nel vostro esempio di autentica vita sacerdotale e zelo apostolico per l’evangelizzazione, compresa “la prima evangelizzazione” che diventa sempre più responsabilità del clero locale. In tutti questi aspetti, ognuno di voi ha un ruolo personale nella formazione che dura tutta la vita e nel benessere dei vostri sacerdoti. Inoltre, è giusto che la vostra preoccupazione fraterna per loro sia particolarmente evidente nel modo gentile e pieno di compassione con il quale vi dedicate alle necessità dei sacerdoti più anziani e a quelli che sono malati. Possa il Buon Pastore stesso guidarvi nel compimento dell’amore evangelico!

4. Anche i religiosi uomini e donne, occupano un posto speciale nella missione pastorale di un Vescovo. Il grande aumento del numero delle religiose, in particolare, è un dono per la Chiesa in Tanzania e una promessa per il futuro della vita consacrata nel vostro Paese. Anche se i religiosi guardano principalmente ai loro propri istituti per la formazione, il vostro interesse per il loro benessere e il vostro aiuto al loro arricchimento intellettuale e spirituale può essere cruciale, specialmente per gli istituti di diritto diocesano.

La vita consacrata esiste nella Chiesa e per la Chiesa. La sua natura ecclesiale richiede che essa sia vissuta con un profondo senso di unione e cooperazione con i Vescovi, ed in una solidarietà affettiva ed effettiva con la Chiesa particolare nella quale i religiosi vivono e portano avanti il loro apostolato. Mentre rispettate il carisma e la legittima autonomia di ogni Istituto Religioso, è vostra responsabilità favorire la loro partecipazione ben pianificata alle attività pastorali nel contesto dell’ecclesiologia di comunione che governa la vita della Chiesa.

5. Di uguale importanza per la vitalità della Chiesa è la formazione del laicato che consiste, in una parola, nella continua evangelizzazione di coloro che sono già battezzati. Il compito di preparare i laici ad assumere un ruolo attivo nella Chiesa e nella società è sempre più urgente di fronte al cambiamento sociale e culturale, come anche di fronte alle pressioni del proselitismo di altre fedi o gruppi religiosi.

Siete consapevoli che i cattolici tanzaniani, specialmente i giovani, per perseverare nella loro fede, per condividerla con gli altri, e per portare i suoi valori morali e spirituali nella società, hanno bisogno di una solida formazione catechistica, così come dell’aiuto che viene dall’essere membri di un gruppo parrocchiale e di associazioni cattoliche che diventano sempre più attive nel vostro Paese. Un gruppo di esperti catechisti sta facendo uno splendido lavoro nelle chiese particolari, specialmente preservando e approfondendo la fede a livello locale, ma essi guardano alla vostra guida come fonte di crescita intellettuale e spirituale.

È vero che “la testimonianza di una vita autenticamente cristiana, abbandonata in Dio in una comunione che nulla deve interrompere, ma ugualmente donata al prossimo con uno zelo senza limiti, è il primo mezzo di evangelizzazione” (Evangelii nuntiandi, 41). Lo scopo della formazione per tutti i fedeli - sacerdoti, religiosi e laici - è una fede vivente che permea ogni aspetto della vita di ognuno e il rapporto con gli altri. I programmi nazionali e diocesani di azione Pastorale dovrebbero tendere a promuovere una fede altamente motivata basata su un impegno profondo verso Cristo e la Sua Chiesa e sulla conoscenza dell’insegnamento cattolico che invita a mantenere il livello culturale e le richieste della vocazione di ogni persona.

Il perseguimento di questo scopo illumina l’importanza della comunione ecclesiale, cioè “edificare il corpo di Cristo, finché arriviamo tutti all’unità” (Ef 4, 12). La formazione comprende il reciproco sostegno da parte di tutti i membri della Chiesa cominciando dai Vescovi che, quali pastori e maestri della Chiesa hanno una primaria responsabilità per quanto riguarda la fede e la dottrina.

6. Concludendo queste riflessioni sulla formazione cristiana i miei pensieri vanno al Cardinale John Henry Newman, di cui quest’anno è stato celebrato il centenario della morte. Il motto che aveva scelto come Cardinale, “cor ad cor loquitur”, sintetizza la sua filosofia dell’educazione come anche la comprensione di ciò che oggi chiamiamo evangelizzazione. Per il Cardinale Newman era l’influenza dell’individuo, “cuore parla a cuore”, che più efficacemente insegnava il Vangelo e che formava l’intera persona, cuore, mente e coscienza. Come una volta scrisse: “Gli individui che si vedono e si sentono, che agiscono e soffrono, sono gli strumenti della provvidenza in tutti i grandi successi” (Lettere e diari di John Henry Newman, Oxford 1978-84, IV, 68 ff.).

In questo spirito, cari Fratelli, prego affinché Dio sostenga il vostro zelo nel ministero e garantisca il successo di tutte le vostre speranze e del lavoro per la diffusione del Vangelo. Possa esso continuare ad aumentare fra voi sacerdoti, religiosi e laici che volete essere “visti e sentiti”, e “agire e soffrire” se è necessario, cosicché Cristo possa essere conosciuto e amato sempre di più in Tanzania e in tutta l’Africa. Esprimo a voi il mio fraterno apprezzamento e sostegno. Vi ringrazio dell’invito a visitare le vostre Chiese particolari. Possa la protezione materna della Beata Vergine Maria accompagnarvi in quello che fate. Con questi sentimenti e con affetto nel Signore, imparto cordialmente a ognuno di voi ed alle vostre diocesi la mia Benedizione Apostolica.

 

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