EVANGELII GAUDIUM - page 126

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adatta ».
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La semplicità ha a che vedere con il
linguaggio utilizzato. Dev’essere il linguaggio che
i destinatari comprendono per non correre il ri-
schio di parlare a vuoto. Frequentemente accade
che i predicatori si servono di parole che han-
no appreso durante i loro studi e in determinati
ambienti, ma che non fanno parte del linguaggio
comune delle persone che li ascoltano. Ci sono
parole proprie della teologia o della catechesi, il
cui significato non è comprensibile per la mag-
gioranza dei cristiani. Il rischio maggiore per un
predicatore è abituarsi al proprio linguaggio e
pensare che tutti gli altri lo usino e lo compren-
dano spontaneamente. Se si vuole adattarsi al lin-
guaggio degli altri per poter arrivare ad essi con
la Parola, si deve ascoltare molto, bisogna con-
dividere la vita della gente e prestarvi volentieri
attenzione. La semplicità e la chiarezza sono due
cose diverse. Il linguaggio può essere molto sem-
plice, ma la predica può essere poco chiara. Può
risultare incomprensibile per il suo disordine, per
mancanza di logica, o perché tratta contempora-
neamente diversi temi. Pertanto un altro compi-
to necessario è fare in modo che la predicazione
abbia unità tematica, un ordine chiaro e connes-
sione tra le frasi, in modo che le persone possano
seguire facilmente il predicatore e cogliere la lo-
gica di quello che dice.
159. Altra caratteristica è il linguaggio positivo.
Non dice tanto quello che non si deve fare ma
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Ibid.,
43:
AAS
68 (1976), 33.
1...,116,117,118,119,120,121,122,123,124,125 127,128,129,130,131,132,133,134,135,136,...224
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