The Holy See Search
back
riga

 

SYNODUS EPISCOPORUM
BOLLETTINO

XII ASSEMBLEA GENERALE ORDINARIA
DEL SINODO DEI VESCOVI
5-26 OTTOBRE 2008

La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa


Questo Bollettino è soltanto uno strumento di lavoro ad uso giornalistico.
Le traduzioni non hanno carattere ufficiale.


Edizione italiana

04 - 06.10.2008

SOMMARIO

- PRIMA CONGREGAZIONE GENERALE (LUNEDÌ, 6 OTTOBRE 2008, ANTEMERIDIANO)
- AVVISI

PRIMA CONGREGAZIONE GENERALE (LUNEDÌ, 6 OTTOBRE 2008, ANTEMERIDIANO)

Questa mattina lunedì 6 ottobre 2008 alle ore 09.00, alla presenza del Santo Padre, nell'Aula del Sinodo in Vaticano, con il canto dell'Ora Terza, aperto dall'inno Veni, Creator Spiritus, hanno avuto inizio i lavori della XII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, con la Prima Congregazione Generale. Il Santo Padre Benedetto XVI ha tenuto la riflessione.

Presidente Delegato di turno S.Em.R. Card. William Joseph LEVADA, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede.

L'assemblea sinodale aperta ieri da Benedetto XVI, che ha presieduto la solenne Concelebrazione Eucaristica nella Basilica di San Paolo fuori le Mura, accoglierà fino al 26 ottobre 2008 una rappresentanza dei Presuli del mondo, sul tema La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa.

Sono intervenuti a questa Prima Congregazione Generale, dopo l'ora Terza, il Presidente Delegato, S.Em.R. Card. William Joseph LEVADA, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede (STATO DELLA CITTÀ DEL VATICANO), per il Saluto del Presidente Delegato; S.E.R. Mons. Nikola ETEROVI, Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi (STATO DELLA CITTÀ DEL VATICANO), per la Relazione del Segretario Generale.

Dopo l'intervallo è intervenuto S.Em.R. Card. Marc OUELLET, Arcivescovo di Québec (CANADA), per la Relazione prima della Discussione del Relatore Generale.

Pubblichiamo qui di seguito i testi integrali degli interventi, pronunciati in Aula:

- SALUTO DEL PRESIDENTE DELEGATO, S.EM.R. CARD. WILLIAM JOSEPH LEVADA, PREFETTO DELLA CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE (CITTÀ DEL VATICANO)
- RELAZIONE DEL SEGRETARIO GENERALE DEL SINODO DEI VESCOVI, S.E.R. MONS. NIKOLA ETEROVI
(CITTÀ DEL VATICANO)
- RELAZIONE PRIMA DELLA DISCUSSIONE DEL RELATORE GENERALE, S.EM.R. CARD. MARC OUELLET, ARCIVESCOVO DI QUÉBEC (CANADA)


La Prima Congregazione Generale della XII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi si è conclusa alle ore 12.30 con la Recita dell'Angelus Domini guidata dal Santo Padre.

Erano presenti 244 Padri Sinodali.

A conclusione della Prima Congregazione Generale il Segretario Generale si è rivolto al Santo Padre con le seguenti parole: "Beatissimo Padre, condotta a termine questa prima sessione, raccogliendo le parole di tutti i presenti voglio rivolgerLe grandissima gratitudine per la Sua presenza, e particolarmente per la riflessione che con parole trasparenti, profonde e di chiara spiritualità ha voluto mostrarci, edificandoci nello spirito".

La Seconda Congregazione Generale, nel corso della quale saranno presentate le Relazioni sui cinque Continenti, avrà luogo nel pomeriggio di oggi, 6 ottobre 2008, alle ore 16.30.

SALUTO DEL PRESIDENTE DELEGATO, S.EM.R. CARD. WILLIAM JOSEPH LEVADA, PREFETTO DELLA CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE (CITTÀ DEL VATICANO)

Beatissimo Padre,
con spirito di fede e sentimenti di gioia cristiana ci troviamo qui riuniti per celebrare insieme questa XII Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei Vescovi, convocata da Vostra Santità. Avremo l'opportunità di confrontarci tra noi, ma soprattutto di unirci in collegiale comunione per metterci in ascolto della Parola di vita che Dio ha affidato alle cure amorevoli e autorevoli della sua Chiesa, perché l'annunci con coraggio e convinzione, ai vicini e ai lontani.
Desideriamo esprimerLe il nostro ringraziamento per aver scelto un tema così importante e delicato. Siamo infatti chiamati a riflettere su «La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa». A nessuno sfugge l'importanza di un tale argomento e la sua centralità nella vita della Chiesa e nella stessa identità cristiana. Infatti la vita e la missione della Chiesa si fonda sulla Parola di Dio, ne è alimentata e la esprime, poiché essa è anima della teologia e, insieme, ispiratrice di tutta l'esistenza cristiana. Questa Parola di Dio, essendo destinata a tutti i credenti, richiede speciale venerazione e obbedienza, affinché venga accolta anche quale urgente richiamo alla piena comunione tra i fedeli in Cristo.
Come ci ricorda la Costituzione dogmatica Dei Verbum, esiste una inscindibile unità tra Sacra Scrittura e Tradizione poiché entrambe provengono da una stessa fonte: «La sacra Tradizione e la sacra Scrittura sono strettamente congiunte e comunicanti tra loro. Ambedue infatti, scaturendo dalla stessa divina sorgente, formano in un certo qual modo, una cosa sola e tendono allo stesso fine. Infatti la sacra Scrittura è Parola di Dio in quanto è messa per iscritto sotto l'ispirazione dello Spirito Santo; invece la sacra Tradizione trasmette integralmente la Parola di Dio, affidata da Cristo Signore e dallo Spirito Santo agli apostoli, ai loro successori, affinché questi, illuminati dallo Spirito di verità, con la loro predicazione fedelmente la conservino, la espongano e la diffondano. In questo modo la Chiesa attinge la sua certezza su tutte le cose rivelate non dalla sola sacra Scrittura. Perciò l'una e l'altra devono essere accettate e venerate con pari sentimento di pietà e di riverenza» (Dei Verbum, 9).
Soltanto la viva Tradizione ecclesiale permette alla Sacra Scrittura di essere compresa come autentica Parola di Dio che si fa guida, norma e regola per la vita della Chiesa e la crescita spirituale dei credenti. Ciò comporta il rifiuto di ogni interpretazione soggettiva o puramente esperienziale o frutto di una analisi unilaterale, incapace di accogliere in sé il senso globale che nel corso dei secoli ha guidato la Tradizione dell'intero popolo di Dio.
In questo orizzonte nasce la necessità e la responsabilità del Magistero, chiamato a essere interprete autentico della stessa Parola di Dio a servizio dell'intero popolo cristiano e per la salvezza di tutto il mondo. E anche noi singoli Vescovi conosciamo bene quanto siano grandi le nostre responsabilità come legittimi successori degli Apostoli e quanto da noi attenda la società di oggi, alla quale abbiamo il dovere di trasmettere le verità che abbiamo, a nostra volta, ricevuto. Il Concilio Vaticano II insegna che «compete ai Sacri Presuli [ ... ] istruire opportunamente i fedeli loro affidati circa il retto uso dei libri divini» (Dei Verbum, 25). Pertanto questo compito spetta ai Vescovi direttamente in prima persona, sia come ascoltatori della Parola, sia come servitori della medesima, secondo il munus docendi che hanno ricevuto. In questo senso anche l'organismo sinodale costituisce una istituzione qualificata per promuovere la verità e l'unità del dialogo pastorale all'interno del Corpo mistico di Cristo.
Santità, nel suo discorso ai Membri del Consiglio Ordinario della Segreteria generale del Sinodo dei Vescovi, Ella ha formulato «l'auspicio che ciò aiuti a riscoprire l'importanza della Parola di Dio nella vita di ogni cristiano, di ogni comunità ecclesiale ed anche civile» (Discorso ai Membri del Consiglio Ordinario della Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi, L'Osservatore Romano, 26 gennaio 2007, 5).
Noi vogliamo accogliere con umiltà e responsabilità questo richiamo poiché sappiamo che l'ultimo fine della rivelazione divina è la comunione di vita con il Signore. La Lettera agli Ebrei ci ricorda che la Parola di Dio è viva ed efficace (cf. 4,12) ed illumina il nostro cammino nel pellegrinaggio terreno verso il pieno compimento del Regno di Dio. Soltanto chi ha familiarità con la Parola di Dio può diventare suo credibile annunciatore e soltanto chi la vive in un impegno concreto di crescita può comprendere quanto scrive San Paolo ai cristiani di Corinto: «guai a me se non predicassi il Vangelo» (1Cor 9,16). Questo grido di San Paolo risuona anche oggi nella Chiesa con urgenza e diventa per tutti i cristiani un appello al servizio del Vangelo per il mondo intero.
Iniziando i lavori di questa Assemblea sinodale, sotto la guida dello Spirito Santo, vogliamo volgere lo sguardo a Cristo, luce del mondo e nostro unico Maestro. La Vergine Maria, madre della Parola incarnata, interceda per noi. Ci benedica, Santo Padre, perché la bellezza, la purezza e la verità della Parola di Dio possa arrivare a tutti gli uomini e le donne del nostro tempo attraverso la nostra carità pastorale, il nostro coraggio evangelico e la nostra gioiosa responsabilità dell'annuncio cristiano.

[00007-01.06] [NNNNN] [Testo originale: italiano]

RELAZIONE DEL SEGRETARIO GENERALE DEL SINODO DEI VESCOVI, S.E.R. MONS. NIKOLA ETEROVIĆ (CITTÀ DEL VATICANO)

Introduzione

Santo Padre,
Eminentissimi ed Eccellentissimi Padri sinodali,
Fratelli e sorelle,

Ringrazio la Divina Provvidenza per il privilegio concessomi di rivolgermi a voi in qualità di Segretario Generale all'inizio di un'altra Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi. Saluto tutti con le parole che San Paolo Apostolo ha indirizzato circa 1950 anni fa - intorno al 58 - ai cristiani di questa città: pa/sin toi/j ou=sin evn ~Rw,mh| avgaphtoi/j Qeou/( klhtoi/j a`gi,oijà ca,rij u`mi/n kai. eivrh,nh avpo. Qeou/ patro.j h`mw/n kai. Kuri,ou VIhsou/ CristoØ ["A quanti sono in Roma diletti da Dio e santi per vocazione, grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro, e dal Signore Gesù Cristo"] (Rm 1, 7). Il saluto dell'Apostolo delle Genti, alquanto significativo, sembra appropriato per vari motivi.

Arrivati da tutte le parti del mondo, voi padri sinodali avete raggiunto Roma, centro visibile della Chiesa Cattolica, sede del Vescovo di Roma che presiede nella carità la santa Chiesa di Dio. A nome di tutti rivolgo un saluto del tutto particolare a Sua Santità Benedetto XVI, il 264° successore di San Pietro Apostolo nella sede di Roma. Siamo grati per la convocazione a questa sua città che è anche di ognuno di noi, in quanto tutti i cattolici, anzi, tutti i cristiani hanno un rapporto unico e irrepetibile con Roma che custodisce gelosamente il ricordo dei Santi Apostoli Pietro e Paolo. Essi hanno consacrato con il proprio sangue l'approdo della Buona Notizia a Roma, centro dell'impero romano, divenuta centro della Chiesa Cattolica.

La persona di San Paolo, poi, ed il suo messaggio accompagneranno in modo particolare i lavori sinodali che hanno luogo nel corso dell'Anno Paolino che, per ispirazione dello Spirito Santo, il Santo Padre Benedetto XVI ha aperto il 29 giugno scorso, in occasione del bimillenario della sua nascita.

La parola dell'Apostolo di Tarso ricorda, inoltre, che tutti siamo diletti di Dio [
avgaphto Qeou/] e che, per mezzo del battesimo, abbiamo ricevuto la vocazione alla santità [klht a`gi,oi]. È il fondamento del sacerdozio comune su cui poggiano i ministeri e i carismi nella Chiesa. Anche la nostra attività nelle prossime settimane, nell'ascolto, nella meditazione, nella celebrazione e nella diffusione della Parola di Dio, dovrebbe aiutarci a progredire nella santità, un cammino faticoso ed esigente ma al contempo gioioso ed esaltante. Per raggiungere tale alto traguardo, affidiamoci alla benevolenza di Dio Padre, alla grazia dello Spirito Santo, dono che il Signore Gesù risorto continuamente elargisce senza misura (cfr. Gv 3, 34).

Con tali sentimenti saluto ben volentieri i 253 Padri sinodali che sono pervenuti da tutti e cinque i continenti e rispettivamente 51 dall'Africa, 62 dall'America, 41 dall'Asia, 90 dall'Europa e 9 dall'Oceania. I Padri sinodali prendono parte all'Assemblea Generale Ordinaria a vario titolo: 173 sono stati eletti, 38 partecipano ex officio, 32 sono stati nominati dal Santo Padre e 10 sono stati eletti dall'Unione dei Superiori Generali. Tra essi vi sono 8 Patriarchi, 52 Cardinali [1], 2 Arcivescovi Maggiori, 79 Arcivescovi, 130 Vescovi. Per quanto riguarda l'ufficio che svolgono, 10 sono Capi delle Chiese Orientali sui iuris, 30 Presidenti delle Conferenze Episcopali, 24 Capi dei Dicasteri della Curia Romana, 185 Ordinari, 17 Ausiliari.

Rivolgo un particolare saluto ai Delegati fraterni, rappresentanti di 10 Chiese e comunità ecclesiali, che con i cattolici condividono l'amore e la venerazione nei riguardi della Sacra Scrittura. Oltre il sacramento del battesimo, è la Bibbia che unisce maggiormente tutti coloro che credono nel mistero di Dio Uno e Trino, Padre, Figlio e Spirito Santo. Rivolgo il cordiale benvenuto anche ad alcuni Invitati speciali che hanno accolto l'invito del Santo Padre Benedetto XVI e prenderanno parte con piacere ai lavori sinodali.

Saluto, poi, 41 Esperti e 37 Uditori, uomini e donne, che sono stati scelti tra tanti specialisti ed amanti della Parola di Dio per assistere i Padri sinodali e per arricchire le loro riflessioni con l'esperienza personale e delle rispettive comunità sull'importanza vitale della Parola di Dio, sempre viva ed efficace (cfr. Eb 4, 12).

Estendo sentiti saluti agli Addetti Stampa, agli Assistenti, ai Traduttori, al personale tecnico e, in particolare, ai Collaboratori della Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi. Senza il loro generoso e valido contributo non sarebbe stato possibile organizzare bene la presente Assise sinodale.

Per tutti, insieme ad un cordiale saluto, formulo l'auspicio che la partecipazione alla XII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi possa favorire una migliore conoscenza della Parola di Dio affinché ognuno possa riscoprirsi amato da Dio e progredire, con rinnovato entusiasmo, nel cammino della santità, per il bene della Chiesa e del mondo intero.

La presentazione si divide in 5 parti:
I) Riflessioni preliminari sulla Parola di Dio
II) Attività tra l'XI e la XII Assemblea Generale Ordinaria
III) Preparazione della XII Assemblea Generale Ordinaria
IV) Attività della Segreteria Generale
V) Conclusione

I) Riflessioni preliminari sulla Parola di Dio

Il tema della XII Assemblea Generale Ordinaria sulla Parola di Dio spontaneamente fa ricordare le parole del Prologo del Vangelo di Giovanni:
VEn avrch/| h=n o` o,goj( kai. o` o,goj h=n pro.j to.n Qeo,n( kai. Qeo.j h=n o` o,goj ["In principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio"] (Gv 1, 1). Queste parole piene di Spirito permettono di penetrare nell'abisso del mistero di Dio, nascosto da secoli e rivelato nella pienezza dei tempi (cfr. Ef 1, 10) in Gesù Cristo, egli stesso nato dallo Spirito Santo e da Maria Vergine (cfr. Lc 1, 34-37). "Dio nessuno l'ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato" (Gv 1, 18).

Il
o,goj (Dabar, Verbum, Parola, Ragione creatrice) è Gesù Cristo: il Verbo eterno che nel mistero dell'incarnazione si è fatto carne ed ha abitato in mezzo a noi (cfr. Gv 1, 14). Il Signore Gesù, uomo e Dio, ha percorso le città e i villaggi della Terra santa "insegnando nelle loro sinagoghe e predicando la buona novella del regno e curando ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo" (Mt 4, 23). La sua rivelazione, fatta per mezzo di parole e di gesti, è culminata nel mistero pasquale, nell'abbassamento della passione e della morte, e nella successiva glorificazione della resurrezione e dell'ascensione "al di sopra di tutti i cieli, per riempire tutte le cose" (Ef 4, 10).

Il Figlio, il
o,goj che era in principio presso Dio, perché Egli stesso è Dio (cfr. Gv 1, 1), ha partecipato alla creazione in quanto "tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste" (Gv 1, 3). Illuminati dallo Spirito Santo, che aleggiava sulle acque mentre "la terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l'abisso" (Gen 1, 2), ci avviciniamo all'atto creativo di Dio: `#r<a'(h' taeîw> ~yIm:ßV'h; taeî ~yhi_l{a/ ar"äB' tyviÞarEB ["In principio Dio creò il cielo e la terra"] (Gen 1, 1) e scopriamo l'opera del o,goj per mezzo del quale Dio Padre ha creato il cosmo e l'uomo, capolavoro della creazione, fatto a sua immagine e somiglianza (cfr. Gen 1, 26-27).

Nel
o,goj "era la vita e la vita era la luce degli uomini" (Gv 1, 4) che splende nelle tenebre. Coloro che hanno accolto "il Verbo della vita" [o,go th/j zwh/j] (1 Gv 1, 1) sono chiamati ad annunziarlo perché, partecipando alla comunione che ha per fondamento il Padre e il Figlio suo Gesù Cristo, possano condividere la perfetta gioia. In tale opera i santi, i "credenti in Cristo Gesù" (Ef 1, 1), sono aiutati dallo Spirito Santo che abita in loro, fa di loro "tempio di Dio" (1 Cor 3, 16), viene in aiuto alla loro debolezza (cfr. Rm 8, 26) e li guida alla verità tutt'intera (cfr. Gv 16, 13). Ma anche lo stesso Gesù risorto rimane con i suoi fino alla fine del mondo (cfr. Mt 28, 20). Inoltre, egli fa di tutti coloro i quali nell'Eucaristia si nutrono del suo corpo e del suo sangue, membra della Chiesa, suo Corpo mistico. Pertanto è lo stesso Gesù, il o,goj, che dall'interno del nostro cuore ci spinge alla missione, all'annuncio della Buona Notizia. In realtà, nelle cose di Dio, come afferma San Girolamo, piuttosto che sulle proprie forze, bisogna affidarsi alla grazia di Dio e alla rettitudine d'intenzione giacché: "non può mancare la parola a chi ha fede nel Verbo"[2].

Gesù Cristo, il
o,goj eterno, è il Primo e l'Ultimo. Anche come uomo glorificato egli detiene il primato della nuova creazione, essendo il primogenito di coloro che risuscitano dai morti (cfr. Col 1, 18). "Il suo nome è Verbo di Dio" [~O o,goj tou/ Qeou/] (Ap 19, 13) "Re dei re e Signore dei signori" (Ap 19, 16). Il o,goj dunque, per mezzo del quale sono state create tutte le cose, sarà anche l'ultimo quando verrà a giudicare i vivi e i morti, a "rendere a ciascuno secondo le sue opere" (Ap 22, 12). Egli è "l'Alfa e l'Omega, il Primo e l'Ultimo, il principio e la fine" (Ap 22, 13). Insieme con tutte le creature del cielo e della terra, anche noi riuniti nell'Assemblea sinodale proclamiamo pieni dello Spirito Santo: "A Colui che siede sul trono e all'Agnello lode, onore, gloria e potenza, nei secoli dei secoli" (Ap 5, 13).

II) Attività tra l'XI e la XII Assemblea Generale Ordinaria

Nel corso dell'XI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, che ha avuto luogo dal 2 al 23 ottobre 2005 sul tema L'Eucaristia: fonte e culmine della vita e della missione della Chiesa, è stato formato l'XI Consiglio Ordinario della Segreteria Generale. In conformità all'Ordo Synodi Episcoporum sono stati eletti dai Padri sinodali, per votazione elettronica, 12 membri, mentre il Santo Padre Benedetto XVI ha nominato 3 Vescovi per completare il numero previsto di 15 Membri del menzionato Consiglio. I compiti principali dell'XI Consiglio Ordinario erano due: portare a termine le conclusioni dell'XI Assemblea sinodale sull'Eucaristia e preparare la successiva XII Assemblea Generale Ordinaria.

Il Consiglio Ordinario si è riunito a Roma 6 volte. La prima, il 22 ottobre 2005, mentre l'Assemblea Sinodale volgeva al termine. Essa ha permesso ai Membri di conoscersi meglio e di programmare la futura attività. Nel corso dell'anno 2006 il Consiglio si è riunito 3 volte, rispettivamente dal 30 al 31 gennaio; dal 1° al 2 giugno e dal 10 all'11 ottobre. Il Consiglio Ordinario ha tenuto una riunione nel 2007, dal 24 al 25 gennaio, e una nel 2008, dal 21 al 22 gennaio. Grazie ai mezzi di comunicazione moderni, in particolare alla posta elettronica, la Segreteria Generale, d'accordo con i Membri del menzionato Consiglio, ha favorito lo scambio di informazioni e documentazione per iscritto, volendo ridurre i disagi causati dai frequenti viaggi dei Vescovi dalle loro Diocesi a Roma, sede della Segreteria Generale.

Le prime due riunioni dell'XI Consiglio Ordinario hanno avuto per finalità principale la riflessione sulla ricca documentazione del Sinodo sull'Eucaristia. In modo particolare, i Membri del Consiglio Ordinario si sono concentrati sull'esame delle 50 Proposizioni che i Padri sinodali avevano approvato a grande maggioranza, con oltre i due terzi di voti. La prima Proposizione sottoponeva alla benevola accoglienza del Santo Padre Benedetto XVI la richiesta di voler redigere un Documento sul sublime mistero dell'Eucaristia, per il bene della Chiesa e della sua missione nel mondo.

Sua Santità ha generosamente accolto la supplica dei Padri sinodali. Come di consueto, nell'elaborazione dell'Esortazione Apostolica Postsinodale il Sommo Pontefice è stato assistito dall'XI Consiglio Ordinario della Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi. Nella riunione del gennaio 2006 del Consiglio è stato pertanto concordato uno schema del Documento con abbondanti e puntuali indicazioni. Nell'incontro del mese di giugno del Consiglio Ordinario, poi, è stata esaminata la bozza dell'Esortazione Apostolica. Sono state fatte numerose osservazioni per raccogliere tutta la ricchezza della riflessione dell'XI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, alla luce del Magistero della Chiesa, in particolare, del Concilio Ecumenico Vaticano II e degli insegnamenti dei Pontefici Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Dopo aver incluso tutte le osservazioni, il testo è stato consegnato al Sommo Pontefice che vi ha apportato il suo ulteriore notevole contributo, imprimendo ad esso il carisma proprio del Pastore universale della Chiesa. Il Santo Padre ha scelto il titolo, assai significativo, dell'Esortazione Apostolica Postsinodale: Sacramentum Caritatis. Il Vescovo di Roma ha firmato tale Documento il 22 febbraio 2007, festa della cattedra di San Pietro. La Sacramentum Caritatis è stata pubblicata il 13 marzo 2007. Lo stesso giorno è stata presentata nella Sala Stampa della Santa Sede dall'Em.mo Card. Angelo Scola, Patriarca di Venezia e Relatore Generale dell'XI Assemblea Generale Ordinaria, e dall'Ecc.mo Mons. Nikola Eterovi, Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi. L'Esortazione Apostolica Postsinodale è stata pubblicata in 8 lingue. In seguito, sono state pubblicate le traduzioni in varie altre lingue.

In data 22 febbraio 2006, l'Ecc.mo Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi ha inviato la Relatio circa labores peractos dell'XI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi ai Capi delle Chiese Orientali Cattoliche sui iuris, ai Presidenti delle Conferenze Episcopali, ai Capi dei Dicasteri della Curia Romana e al Presidente dell'Unione dei Superiori Generali. Nel Documento è stata presentata una sintesi della preparazione e dello svolgimento dei lavori sinodali. Tra l'altro sono stati indicati i seguenti dati statistici. All'assise sinodale del 2005 hanno partecipato 256 Padri sinodali, di cui 177 sono stati eletti, 39 ex officio e 40 di nomina Pontificia. Quanto ai continenti, i Padri sinodali provenivano 50 dall'Africa, 59 dall'America, 44 dall'Asia, 95 dall'Europa e 8 dall'Oceania. Hanno avuto luogo 22 Congregazioni Generali e 7 Sessioni dei Circoli minori. I Padri sinodali hanno approvato per acclamazione il testo del Nuntius al Popolo di Dio e, a grande maggioranza, le 50 Proposizioni.

Secondo la prassi collaudata, sono stati trascritti dalla registrazione vocale tutti gli interventi fatti nel corso dell'XI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, nelle lingue in cui sono stati pronunciati nell'Aula sinodale. Si tratta degli Acta XI Coetus Generalis Ordinari Synodi Episcoporum, pubblicati in 3 volumi di 973 pagine. Gli Atti sono stati consegnati al Santo Padre Benedetto XVI il 21 gennaio 2008. Altri volumi sono destinati all'Archivio presso la Segreteria Generale e rimangono come preziosa documentazione delle approfondite riflessioni sinodali sull'inesauribile mistero dell'Eucaristia.

III) Preparazione della XII Assemblea Generale Ordinaria

Il tema della XII Assemblea Generale Ordinaria, da tenersi nell'ottobre 2008, è stato oggetto di ampie consultazioni e di approfondita discussione. Prima della conclusione dell'XI Assemblea Generale del Sinodo dei Vescovi, i Padri sinodali sono stati invitati a segnalare gli argomenti che a loro parere avrebbero potuto essere presi in esame durante la successiva Assise sinodale. Le risposte sono state abbastanza numerose e i temi assai diversi, anche se si evidenziava un numero significativo di segnalazioni concernenti la Parola di Dio.

All'inizio dell'anno 2006, in seguito all'Udienza Pontificia del 13 gennaio, l'Ecc.mo Mons. Nikola Eterovi, Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi, ha scritto ai Capi delle Chiese Orientali Cattoliche sui iuris, ai Presidenti delle Conferenze Episcopali, ai Capi dei Dicasteri della Curia Romana e al Presidente dell'Unione dei Superiori Generali, chiedendo di indicare una terna di temi che, secondo il loro parere, avrebbero potuto diventare oggetto di approfondimento sinodale. Al riguardo, veniva precisato che gli argomenti avrebbero dovuto essere d'interesse per la Chiesa universale, che la riflessione su di essi avrebbe dovuto essere richiesta sulla base di una viva attualità pastorale, che avrebbero dovuto esistere le condizioni di fattibilità per il loro approfondimento in seno al Sinodo dei Vescovi. Le risposte dovevano pervenire entro il 1° giugno 2006 per poter essere esaminate immediatamente dal Consiglio Ordinario della Segreteria Generale nella riunione del 1° e 2 giugno.

La Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi ha ricevuto numerose proposte che sono state analizzate dai Membri del Consiglio Ordinario nella suddetta riunione. Dopo una approfondita riflessione, è stata formulata una terna di temi che l'Ecc.mo Mons. Nikola Eterovi, Segretario Generale, ha sottoposto alla benevola considerazione del Santo Padre Benedetto XVI, Presidente del Sinodo dei Vescovi. Nell'Udienza concessagli il 22 settembre 2006, il Sommo Pontefice ha accolto la prima proposta della terna, segnalata con più frequenza dagli episcopati, e cioè La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa. Al contempo, il Santo Padre ha deliberato che l'Assise sinodale avesse luogo dal 5 al 26 ottobre 2008. La decisione del Sommo Pontefice è stata ufficialmente comunicata al Segretario Generale dall'Em.mo Card. Tarcisio Bertone, Segretario di Stato, in data 30 settembre 2006. Il tema è stato reso pubblico il 6 ottobre in 11 lingue.

Non è difficile percepire, anche nella formulazione del titolo della presente Assemblea sinodale, il richiamo a quella precedente sull'Eucaristia. La somiglianza è stata voluta per sottolineare la mutua relazione tra la Parola di Dio e l'Eucaristia. Esse sono intimamente unite nella celebrazione della Santa Messa in modo tale che in realtà le due mense della Liturgia della Parola e della Liturgia Eucaristica formino praticamente un'unica mensa della Parola, del Corpo e del Sangue del nostro Signore Gesù.

Preparazione dei Lineamenta

Dopo che il Santo Padre Benedetto XVI ha stabilito il tema della XII Assemblea Generale Ordinaria, l'XI Consiglio Ordinario della Segreteria Generale si è riunito due volte per studiare il testo dei Lineamenta. Nella riunione del 10 e 11 ottobre 2006, i Membri del Consiglio Ordinario, con l'aiuto di alcuni esperti, hanno concordato lo schema dei Lineamenta riferendosi, in particolare, alla Costituzione dogmatica Dei Verbum, grande documento del Concilio Ecumenico Vaticano II, tenendo però conto dei successivi pronunciamenti del Magistero della Chiesa sul tema, come pure delle situazioni pastorali e sociali in cui le Chiese particolari vivono e operano nel mondo contemporaneo.

Nella riunione dal 24 al 25 gennaio 2007, i Membri del Consiglio Ordinario hanno esaminato le bozze dei Lineamenta, apportandovi varie modifiche allo scopo di perfezionare il testo. Allo stesso tempo, è stato segnalato qualche aspetto che aveva bisogno di un ulteriore approfondimento. La Segreteria Generale, con il concorso di alcuni esperti, ha cercato di incorporare tutte le osservazioni. Prima di dare il testo alle traduzioni in varie lingue, esso è stato inviato per via elettronica ai singoli Membri i quali hanno potuto apportare ulteriori miglioramenti.

Ottenuto il consenso del Consiglio Ordinario, il 27 aprile 2007 la Segreteria Generale ha pubblicato i Lineamenta della XII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi. Il testo ha avuto lo scopo di favorire la discussione a livello della Chiesa universale sul tema dell'Assemblea sinodale. I Lineamenta sono stati presentati nella Sala Stampa della Santa Sede dall'Ecc.mo Mons. Nikola Eterovi, Segretario Generale, e dal Rev.mo Mons. Fortunato Frezza, Sotto-Segretario del Sinodo dei Vescovi. La diffusione del Documento è stata favorita anche dalle notevoli possibilità degli odierni mezzi di comunicazione, soprattutto da internet. Sul sito della Santa Sede riservato al Sinodo dei Vescovi è stato inserito il testo dei Lineamenta in 10 lingue. Oltre alle 8 lingue abituali (latino, francese, inglese, italiano, polacco, portoghese, spagnolo, tedesco), curate dalla Segreteria Generale, il Documento è stato tradotto anche in cinese e in arabo, segno di grande interesse nei riguardi del tema dell'Assise sinodale presso le Chiese particolari che adoperano tali lingue. Come di consueto, i Lineamenta contenevano le domande, in tutto 21, per facilitare la riflessione e l'approfondimento degli argomenti. Nella Prefazione il Segretario Generale pregava gli Organismi interessati di rispondere entro il mese di novembre 2007, fornendo validi contributi sul tema prescelto dal Santo Padre Benedetto XVI.

Redazione dell'Instrumentum laboris

Dalle risposte pervenute alla Segreteria Generale si è potuto rilevare che l'argomento di questa Assemblea Generale Ordinaria è di grande attualità, assai sentito dalle Chiese particolari che aspettano dalla riflessione sinodale una ripresa dello zelo nell'evangelizzazione, un rinnovato interesse per conoscere, amare, celebrare la Parola di Dio, soprattutto nelle celebrazioni liturgiche, per poi annunciarla con rinnovato slancio ai vicini ed ai lontani.

La percentuale delle risposte istituzionali corrisponde al 78,3 %. Essa è distribuita nel modo seguente:
- Sinodi delle Chiese Orientali Cattoliche sui iuris: 61,5 % (su 13 Chiese hanno risposto 8 [3]);
- Conferenze Episcopali: 82,3 % (su 113 Conferenze Episcopali hanno risposto 93);
- Dicasteri della Curia Romana: 68 % (su 25 Dicasteri hanno risposto 17 [4]);
- Unione dei Superiori Generali: 100 %.

Per quanto concerne le Conferenze Episcopali, può essere interessante indicare in ordine alfabetico la percentuale delle risposte secondo i singoli continenti:

- Africa: 72,2 % (su 36 Conferenze Episcopali hanno risposto 25 [5]);
- America: 83,3 % (di 24 Conferenze Episcopali hanno risposto 20 [6]);
- Asia: 94,1 % (su 17 Conferenze Episcopali hanno risposto 16 [7]);
- Europa: 93,7 % (su 32 Conferenze Episcopali hanno risposto 30 [8]);
- Oceania: 50 % (su 4 Conferenze Episcopali, hanno risposto 2 [9]).

L'XI Consiglio Ordinario della Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi, aiutato da alcuni esperti, ha attentamente esaminato i contributi degli episcopati. I Membri del Consiglio si sono soffermati anche su numerosi apporti di istituzioni ecclesiali: per esempio, dell'Unione Internazionale delle Superiore Generali (U.I.S.G.), come pure di persone singole che hanno fatto pervenire i loro punti di vista. La Segreteria Generale ha pure preso in considerazione i risultati di alcuni Convegni, come pure di articoli pubblicati su varie riviste specializzate e di divulgazione.

Nella riunione dei giorni 21 e 22 gennaio 2008, i Membri dell'XI Consiglio Ordinario sono intervenuti abbondantemente sulla bozza dell'Instrumentum laboris, redatto sulla base dei ricchi contributi pervenuti principalmente dagli episcopati della Chiesa universale. Essi hanno incaricato la Segreteria Generale di completare in un testo organico le puntuali osservazioni. Dopo avere svolto tale esigente lavoro, avvalendosi dell'aiuto di alcuni esperti, la Segreteria Generale ha inviato per posta elettronica ai singoli Membri il testo completato secondo le indicazioni del Consiglio Ordinario, con preghiera di approvare il Documento o eventualmente di formulare ulteriori, ultime, osservazioni. I rilievi dei Membri del Consiglio Ordinario sono stati puntualmente esaminati e in gran parte inseriti nel testo definitivo. Dopo il consueto paziente ed esigente lavoro di traduzione in 8 lingue, l'Instrumentum laboris è stato pubblicato il 12 giugno 2008. Nello stesso giorno il Documento è stato presentato nella Sala Stampa della Santa Sede dall'Ecc.mo Mons. Nikola Eterovi, Segretario Generale, e dal Rev.mo Mons. Fortunato Frezza, Sotto-Segretario del Sinodo dei Vescovi. L'Instrumentum laboris ha avuto un'ampia diffusione, tramite internet - è stato inserito nel sito della Santa Sede riservato al Sinodo dei Vescovi - e per mezzo di numerose pubblicazioni, come per esempio de L'Osservatore Romano in italiano e in altre lingue, della Libreria Editrice Vaticana, di varie riviste. Tale fatto ha permesso a molti di conoscere l'Ordine del giorno della prossima Assise sinodale. In particolare è stato utile ai Padri sinodali che hanno potuto prepararsi bene per la riflessione sul tema del presente Sinodo, così importante per la vita della Chiesa e per la sua missione di evangelizzazione e di promozione umana.

Contributo del Santo Padre Benedetto XVI

Il Santo Padre Benedetto XVI ha seguito da vicino e puntualmente l'attività della Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi, per cui sento il gradito dovere di ringraziarLo a nome dell'XI Consiglio Ordinario e di tutta l'Assemblea. Del resto, il Sommo Pontefice è anche il Presidente del Sinodo dei Vescovi. I Vescovi, poi, seguono con grande attenzione i pronunciamenti del Santo Padre, in particolare quelli che si riferiscono alla comunione ecclesiale, alla collegialità episcopale e alla sinodalità della Chiesa, temi di maggiore interesse per il Sinodo dei Vescovi e per il suo contributo istituzionale al servizio del ministero del Vescovo di Roma, Pastore universale della Chiesa.

Oltre alle Udienze di lavoro, concesse al Segretario Generale, il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto 3 volte l'XI Consiglio Ordinario nel Palazzo Apostolico: il 1° giugno 2006; il 25 gennaio 2007 e il 21 gennaio 2008. Ogni volta il Vescovo di Roma ha indirizzato un appropriato Discorso su alcuni importanti aspetti dell'attività del menzionato Consiglio, che hanno avuto notevole eco in tutta la Chiesa. Gli argomenti toccati riguardavano il mistero dell'Eucaristia, mentre l'XI Consiglio Ordinario stava prestando l'aiuto al Sommo Pontefice nel raccogliere e sistemare gli abbondanti contributi dell'XI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi su L'Eucaristia: fonte e culmine della vita e della missione della Chiesa. Logicamente, quando il medesimo Consiglio ha concentrato i suoi sforzi sulla preparazione della XII Assemblea Generale Ordinaria, Sua Santità si è riferito alla vitale importanza del tema La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa.

Mi permetto di segnalare i seguenti pronunciamenti del Sommo Pontefice sulla Parola di Dio: Angelus del 6 novembre 2005, in occasione del 40° anniversario della promulgazione della Dei Verbum [10]; Discorso ai partecipanti del Convegno Internazionale La Sacra Scrittura nella vita della Chiesa [11]; il volume Gesù di Nazaret [12].

Non si possono tralasciare, poi, i frequenti riferimenti all'importanza della riscoperta della Lectio Divina. Nelle catechesi delle Udienze Generali del mercoledì, il Santo Padre Benedetto XVI ha spesso sottolineato l'importanza vitale della Sacra Scrittura per l'opera teologica, spirituale ed ecclesiale degli Apostoli e dei loro successori, come pure dei Padri della Chiesa. Tali interventi non mancheranno di arricchire la riflessione sinodale. Del resto, diversi di questi sono stati segnalati sia nei Lineamenta sia nell'Instrumentum laboris, rispettivamente documento di preparazione e di lavoro della XII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi.

IV) Attività della Segreteria Generale

La Segreteria Generale è stata assai occupata nel portare a termine le riflessioni dell'XI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi. Al contempo, essa si è concentrata sulla preparazione della XII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi e della Seconda Assemblea Speciale per l'Africa del Sinodo dei Vescovi che, a Dio piacendo, avrà luogo nel mese di ottobre dell'anno 2009.

Tuttavia, la Segreteria Generale ha svolto anche altre attività sulle quali mi permetto di riferire brevemente.

Aggiornamento dell'Ordo Synodi Episcoporum

Da tempo si sentiva la necessità di aggiornare l'ordinamento sinodale secondo le prescrizioni del Codice di Diritto Canonico e dal Codice dei Canoni delle Chiese Orientali, promulgati dal Papa Giovanni Paolo II rispettivamente il 25 gennaio 1983 e il 18 ottobre 1990. Inoltre, sembrava opportuno adattare le norme legislative alla prassi che nel corso di quasi 40 anni ha conosciuto notevole sviluppo e che non poche volte era regolata con istruzioni emanate ad hoc, scritte su fogli sciolti. Il Santo Padre Benedetto XVI aveva disposto alcune importanti modifiche della metodologia sinodale, sperimentate con l'approvazione generale nel corso dell'XI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi. Pertanto, secondo la mente del Sommo Pontefice è stata formata una Commissione ad hoc per studiare l'aggiornamento dell'Ordo Synodi Episcoporum. Il risultato di tale notevole sforzo è stato approvato da Sua Santità Benedetto XVI con il Rescritto del 29 settembre 2006, a firma del Segretario di Stato, Sua Eminenza il Signor Cardinale Tarcisio Bertone.

L'Ordo Synodi Episcoporum è stato pubblicato negli Acta Apostolicae Sedis [13]. Una speciale edizione, in versione originale latina e con la traduzione italiana a fronte, è stata curata dalla Segreteria Generale. Tale opuscolo, tra l'altro, è stato distribuito a tutti i Padri sinodali. Del resto, il testo aggiornato dell'Ordo Synodi Episcoporum può essere consultato anche in versione elettronica nel sito della Santa Sede riservato al Sinodo dei Vescovi.

Per mancanza di tempo, non è possibile indicare tutte le modifiche che vi sono state introdotte. Mi permetto di segnalare quelle principali.

Nel Proemio si accenna, in modo succinto, alla storia delle variazioni dell'Ordo Synodi Episcoporum come pure dello sviluppo di tale istituzione ecclesiale. Al contempo, si indica la natura giuridica e l'importanza teologica del Sinodo dei Vescovi. Esso esprime, in particolare, lo spirito di comunione che unisce i Vescovi tra loro e con il Vescovo di Roma. Mostra l'affetto collegiale che caratterizza i rapporti tra i membri dell'ordo episcoporum. Manifesta la sollecitudine dell'episcopato per il bene della Chiesa Universale. Assistito dallo Spirito Santo, il Sinodo dei Vescovi fornisce al Romano Pontefice il consiglio sicuro circa i vari problemi ecclesiali. In tale modo il Sinodo dei Vescovi, come qualsiasi organo collegiale, ha per fine la ricerca della verità o del bene della Chiesa. Il consensus Ecclesiae che vi si ottiene nella verifica della medesima fede "è frutto dell'azione dello Spirito, anima dell'unica Chiesa di Cristo" [14].

Il testo rispetta con più logica la composizione delle Assemblee sinodali, in particolare la presenza delle Chiese Orientali Cattoliche sui iuris e delle Conferenze Episcopali. Rimane valida la norma che alle riunioni sinodali partecipa ex officio il Capo della singola Chiesa Orientale Cattolica. Viene, però, precisato che se il Capo fosse impedito per motivi gravi, egli può delegare, con il consenso del Sinodo della Chiesa in questione, un altro Vescovo. Inoltre, per quelle Chiese Orientali Cattoliche che hanno più di 25 Membri, è prevista l'elezione di un secondo rappresentante.

Nell'Ordo Synodi Episcoporum, poi, si precisa meglio il ruolo del Relatore Generale, figura che si è sviluppata notevolmente durante i 4 decenni dell'attività sinodale, come pure la funzione del Segretario Speciale.

Si introduce la norma che tutti i Capi dei Dicasteri della Curia Romana partecipano ex officio alle Assemblee Generali Ordinarie del Sinodo dei Vescovi. Previamente la norma prevedeva tale partecipazione per i Capi cardinali, mentre gli altri dovevano essere nominati dal Santo Padre.

Per uniformare le denominazioni con il Codice di Diritto Canonico e il Codice dei Canoni delle Chiese Orientali, si è preferito adoperare generalmente la denominazione Romano Pontefice per indicare il Vescovo di Roma, Presidente del Sinodo dei Vescovi.

Per le Assemblee Generali Straordinarie è stata introdotta la norma, rispettando la prassi in uso, che nel caso in cui il Presidente di una Conferenza Episcopale fosse impedito, egli venga sostituito ex officio dal primo Vice-Presidente. Come è noto, l'Ordo Synodi Episcoporum prevede per le Assemblee Generali Straordinarie la partecipazione ex officio dei Presidenti delle Conferenze Episcopali.

Sono state modificate le norme concernenti la Commissione per la redazione di un eventuale Messaggio o altro Documento. Come le altre, tale Commissione è composta da 12 Membri di cui 4 sono nominati dal Santo Padre, incluso il Presidente e il Vice-Presidente, ed altri 8 vengono eletti dall'Assemblea.

È stata istituzionalizzata la discussione libera, voluta dal Santo Padre Benedetto XVI e introdotta con successo nell'XI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi dell'anno 2005.

Sono menzionati anche i partecipanti al Sinodo dei Vescovi senza diritto di voto e cioè: Esperti, Uditori, Delegati Fraterni.

Sono state aggiornate le norme riguardanti l'attività dei Circoli Minori.

Aggiornamento del Vademecum: novità metodologiche

Alla luce dell'aggiornato Ordo Synodi Episcoporum, e della prassi che ha avuto notevole sviluppo nelle ultime Assemblee sinodali, mi permetto di indicare alcune novità metodologiche, in parte già sperimentate, con deliberazione del Santo Padre Benedetto XVI, nell'XI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi.

Ogni Padre sinodale avrà a disposizione 5 minuti per il suo intervento in Aula e non 6 come nell'ultima Assemblea. Il tempo che si recupera potrà essere dedicato alle discussioni in Aula e ai lavori dei Circoli Minori.

Per i Delegati Fraterni come pure per gli Uditori e le Uditrici sono previsti, nella misura del possibile, interventi, ognuno di 4 minuti.

All'inizio della presente Assemblea, interverranno 5 Relatori che cercheranno di dare uno sguardo d'insieme ai rispettivi continenti circa il tema della Parola di Dio. Ognuno di essi avrà a disposizione 10 minuti. Lo stesso tempo è previsto per le Relazioni dei Relatori dei Circoli Minori.

Durante la discussione libera, un Padre sinodale potrà intervenire non oltre 3 minuti, con una sola eventuale replica.

Lo stesso vale per altri momenti di discussione in Aula che sono stati previsti e che saranno impiegati per una sempre maggiore partecipazione alle riflessioni sinodali.

Tale discussione sarà praticata, per esempio, dopo una esposizione di circa 30 minuti sulla ricezione dell'Esortazione Apostolica Postsinodale Sacramentum Caritatis. Ovviamente, si aspetta che la discussione si concentri su alcuni temi connessi con tale Documento, risultato dell'ultima Assemblea Generale Ordinaria, assai importante per la Chiesa nel mondo intero, in quanto l'Eucaristia rappresenta la fonte e il culmine della vita e della missione della Chiesa.

Ogni Padre sinodale che desidera parlare in Aula, è cordialmente invitato ad iscriversi per tempo presso la Segreteria Generale segnalando il tema sul quale intende intervenire. Ovviamente, ogni padre sinodale indicherà il numero o i numeri dell'Instrumentum laboris a cui desidera riferirsi. Avranno la priorità coloro che vorranno parlare sulla prima parte dell'Instrumentum laboris che va dal N. 1 al N. 26. Si tratta dell'Introduzione e del tema Il Mistero di Dio che ci parla. In seguito sarà approfondita la seconda parte su La Parola di Dio nella vita della Chiesa, dal N. 27 al N. 41. Seguirà la terza parte, La Parola di Dio nella missione della Chiesa, dal N. 42 al N. 60. Si spera in tale modo di favorire una riflessione più logica, per argomenti, per facilitare l'approfondimento dei temi evitando il passaggio brusco da un argomento all'altro.

Durante l'Assise sinodale saranno adoperati gli apparecchi di votazione elettronica, per guadagnare tempo, che permettono di conoscere i risultati quasi in tempo reale. Tuttavia, considerando l'importanza delle votazioni delle Proposizioni, la prassi collaudata e la possibilità, anche se minima, d'imprecisione dei sistemi elettronici, tale votazione sarà fatta sia per iscritto sia in modo elettronico. I risultati ufficiali saranno quelli calcolati dall'apposita Commissione di scrutinio che verrà formata a suo tempo.

Nel corso dell'Assemblea sinodale avremo la gioia di salutare due Invitati speciali.

Nel pomeriggio di sabato 18 ottobre è prevista in quest'Aula del Sinodo, una Celebrazione della Parola presieduta dal Patriarca Ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I insieme con il Santo Padre Benedetto XVI.

Oggi pomeriggio 6 ottobre, si rivolgerà ai Padri sinodali il rabbino capo di Haifa Shear-Yashuv Cohen, indicando il modo in cui gli Ebrei interpretano la Sacra Scrittura, che i cristiani chiamano Antico Testamento e condividono in gran parte con i loro fratelli maggiori.

Varie iniziative sono state previste nel corso dell'Assemblea sinodale. Alcune sono indicate nel Calendario delle attività. Sulle altre saranno fornite opportune informazioni. Ad ogni modo, tutte sono orientate a fomentare l'amore verso la Parola di Dio e a manifestare rispetto verso alcune persone che hanno dato notevole contributo alla comprensione e alla diffusione della Buona Notizia. Ciò vale in particolare per i Papi Pio XII e Giovanni Paolo II. Il 9 ottobre ricorre il 50° anniversario del pio decesso del Servo di Dio Pio XII, che sarà opportunamente ricordato con una Santa Messa presieduta dal Santo Padre Benedetto XVI. Nel corso dei lavori sinodali è prevista, tra l'altro, la proiezione di un film sul Servo di Dio Giovanni Paolo II, commemorando il 30° dell'elezione all'ufficio di Pastore universale della Chiesa.

Consigli Speciali

Dall'XI Assemblea Generale Ordinaria, vari Consigli Speciali della Segreteria Generale hanno tenuto le riunioni continuando la riflessione sulla situazione ecclesiale e sociale nei singoli continenti, alla luce delle rispettive Esortazioni Apostoliche Postsinodali.

In particolare, il Consiglio Speciale per l'Africa ha avuto 2 riunioni: dal 23 al 24 febbraio 2006 e dal 15 al 16 febbraio 2007. Entrambe si sono concentrate sulla redazione dei Lineamenta della Seconda Assemblea Speciale per l'Africa del Sinodo dei Vescovi. Com'è noto, il Papa Giovanni Paolo II aveva prospettato tale Assise sinodale nell'anno 2004. In seguito, il Santo Padre Benedetto XVI ha riconfermato il progetto stabilendo che la Seconda Assemblea Speciale per l'Africa del Sinodo dei Vescovi avesse luogo in Vaticano dal 4 al 25 ottobre 2009 sul tema: La Chiesa in Africa a servizio della riconciliazione, della giustizia e della pace: "Voi siete il sale della terra ..., voi siete la luce del mondo" (Mt 5, 13.14). I Lineamenta sono stati presentati nella Sala Stampa della Santa Sede il 27 giugno 2006 dall'Em.mo Card. Francis Arinze, Prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, Membro del Consiglio Speciale per l'Africa della Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi, e dall'Ecc.mo Mons. Nikola Eterovi, Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi. Il testo è stato pubblicato in 4 lingue: francese, inglese, portoghese e italiano. In seguito, le Conferenze Episcopali hanno curato le versioni in altre lingue, come per esempio, in arabo e in swahili. Gli Organismi interessati, in particolare le 36 Conferenze Episcopali, dovrebbero fornire i loro contributi, facendo riferimento ai Lineamenta, entro il prossimo mese di novembre 2008. Una riunione del Consiglio Speciale per l'Africa è prevista dal 27 al 28 novembre 2008, in vista della redazione dell'Instrumentum laboris della Seconda Assemblea Speciale per l'Africa del Sinodo dei Vescovi.

Il Consiglio Speciale per l'Europa ha avuto due riunioni, il 15 maggio 2006 e il 23 aprile 2007. In seguito, è stata fatta una consultazione per iscritto circa la futura attività del Consiglio Speciale. Dato che i pareri sono stati discordi e l'attuale formula sembrava esaurita, il Consiglio Speciale per l'Europa, che tuttora sussiste formalmente, non è stato convocato nell'anno 2008.

Anche il Consiglio Speciale per l'Oceania si è riunito due volte: nei giorni 4 e 5 agosto 2006, a Suva, Isole Fiji, prima dell'Assemblea della Federazione delle Conferenze Episcopali dell'Oceania, a cui è stato invitato a partecipare anche l'Ecc.mo Mons. Nikola Eterovi, Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi. La seconda riunione ha avuto luogo nei giorni 14 e 15 febbraio 2008 a Roma. I Membri del Consiglio Speciale per l'Oceania hanno espresso il parere che con la prossima riunione, prevista per il mese di maggio 2010, termini la sua attività, perlomeno nella forma attuale.

Il Consiglio Speciale per l'America si è riunito 2 volte: dal 2 al 3 ottobre 2006 e dal 9 al 10 ottobre 2007. La prossima riunione è stata programmata dal 18 al 19 novembre 2008.

Da parte sua, il Consiglio Speciale per l'Asia ha tenuto 2 riunioni: nei giorni 17 e 18 novembre 2006 e il 20 e il 21 novembre 2007. La prossima riunione è prevista dall'11 al 12 dicembre 2008.

La struttura dei Consigli Speciali della Segreteria Generale è regolamentata dall'Ordo Synodi Episcoporum che prevede la loro durata ad quinquennium, con la possibilità che il Santo Padre possa rinnovare tale mandato secondo le esigenze ecclesiali e le necessità pastorali.

Pubblicazioni

L'attività della Segreteria Generale è stata arricchita dalle seguenti pubblicazioni.

Sono lieto di comunicare che è stato pubblicato il terzo volume dell'Enchiridion del Sinodo dei Vescovi che raccoglie i documenti dal 1996 fino al 2007. Nel volume sono pubblicati i documenti di 4 Assemblee Speciali (per l'America del 1997; per l'Asia e per l'Oceania del 1998; per l'Europa del 1999), come pure di 2 Assemblee Generali Ordinarie, rispettivamente della X del 2001 e dell'XI del 2005. Il volume si chiude con l'Esortazione Apostolica Postsinodale del Santo Padre Benedetto XVI Sacramentum Caritatis. La Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi è grata anche alle Edizioni Dehoniane di Bologna per la pubblicazione dei tre poderosi volumi del Sinodo dei Vescovi durante i 4 decenni di attività, dal 1965 al 2007. Gli Indici ben curati, soprattutto quello analitico, permettono un'agevole consultazione su vari importanti argomenti affrontati nelle discussioni sinodali.

È stato pubblicato anche il volume L'Eucaristia: fonte e culmine della vita e della missione della Chiesa presso la Lateran University Press, a cura del P. Roberto Nardin, O.S.B. Oliv. Tale libro raccoglie la ricca documentazione della preparazione e della celebrazione dell'XI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi. In esso sono riportati tutti i testi dell'Assemblea sinodale, tra cui i riassunti degli interventi dei singoli Padri sinodali e, come coronamento delle riflessioni del Sinodo, l'Esortazione Apostolica Postsinodale Sacramentum Caritatis. Ben curato, l'Indice dei nomi di persone permette una consultazione proficua e rapida.

Con tale pubblicazione la Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi intende, con l'aiuto del Signore, continuare la collana curata dal benemerito P. Giovanni Caprile, S.J., avvicinando l'abbondante documentazione sinodale non solamente ai Pastori e agli studiosi, bensì a tutte le persone interessate.

V) Conclusione

VEggu,j sou to. r`h/ma, evstin( evn tw/| sto,mati, sou kai. evn th/| kardi,a| sou,,Ã tout'n to. r`h/ma th/j pi,stewj o] khru,ssomen ["Vicino a te è la parola, sulla tua bocca e nel tuo cuore: cioè la parola della fede che noi predichiamo"] (Rm 10, 8). La Parola di cui parla San Paolo è il Messaggio di salvezza nella sua globalità che acquista il volto di una Persona, di Gesù Cristo: "poiché se confesserai con la tua bocca che Gesù è il Signore, e crederai con il tuo cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvo" (Rm 10, 9). Se già nell'Antico Testamento la parola uscita dalla bocca di Dio era incisiva - non ritornava a Lui senza aver operato ciò che desiderava e senza aver compiuto ciò per cui era mandata (cfr. Is 55, 11) -, quanto più sarà efficace il o,goj la Parola per eccellenza che Dio nel suo grande amore ha inviato al mondo per salvarlo: "Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui" (Gv 3, 17).

Gesù Cristo, il
o,goj incarnato, nella sua persona riassume tutte le parole di salvezza che Dio ha indirizzato agli uomini. Egli le porta a compimento e ne dà il vero significato. A noi è possibile intenderle nella grazia dello Spirito Santo che Gesù Cristo, dopo averlo ricevuto dal Padre (cfr. At 2, 33), effonde abbondantemente sugli apostoli e sulla comunità dei fedeli, la Chiesa (cfr. Tt 3, 6). Il Messaggio di salvezza, il sacro deposito, è scritto nelle Sacre Scritture e trasmesso per mezzo della Tradizione. Affidato per la Divina provvidenza alla comunità ecclesiale, esso è autenticamente interpretato dal Magistero. La Chiesa, animata dallo Spirito Santo, lo custodisce gelosamente e fedelmente lo diffonde, obbediente al mandato del suo Signore: "Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo" (Mt 28, 19).

Il presente Sinodo dovrebbe aiutare a riscoprire la Parola di Dio nel suo aspetto cristologico e pneumatologico e, dunque, a favorire un rinnovamento della Chiesa, una nuova primavera, che nell'ascolto di ogni parola proveniente dalla bocca di Dio (cfr. Mt 4, 4) si percepisce continuamente giovane e dinamica: "La Chiesa deve sempre rinnovarsi e ringiovanire e la Parola di Dio, che non invecchia mai né mai si esaurisce, è mezzo privilegiato a tale scopo"[15]. Tale riscoperta avrà inevitabilmente un'importante dimensione missionaria e porterà ad un ampliamento della comunione ecclesiale: comunione col Padre e col Figlio suo Gesù Cristo sotto la guida dello Spirito Santo che ha per scopo il raggiungimento della perfetta gioia (cfr. 1 Gv 1, 4). Coloro che scoprono la ricchezza, la bellezza, la forza di conversione e la grazia di trasformazione della Parola di Dio spontaneamente diventano, pertanto, convinti testimoni e autentici messaggeri della Buona Notizia: "La fede dipende dunque dalla predicazione e la predicazione a sua volta si attua per la parola di Cristo" (Rm 10, 17).

La missione è la vocazione propria dei cristiani, diletti di Dio [
avgaphto Qeou/] che, per mezzo del battesimo, hanno ricevuto la vocazione alla santità [klht a`gi,oi]. La storia della salvezza offre numerosi esempi di personaggi che hanno saputo in modo esemplare udire Dio che parla, vivere secondo tale parola ed annunziarla agli altri. È sufficiente ricordare fra le grandi figure di uditori e di evangelizzatori nell'Antico Testamento: Abramo, Mosè, i profeti, e nel Nuovo Testamento: i Santi Pietro e Paolo, gli altri Apostoli, gli Evangelisti [16]. Ogni Santo è in qualche modo testimone dell'efficacia della Parola di Dio che è caduta sul terreno fertile del suo cuore portando i frutti "ora il cento, ora il sessanta, ora il trenta" (Mt 13, 23). Lo dimostrano anche i Beati che il Santo Padre Benedetto XVI canonizzerà domenica 12 ottobre 2008.

In tale comunione di santità un posto del tutto particolare spetta alla Beata Vergine Maria, madre del Verbo incarnato. Maria, Donna Eucaristica, è anche la Vergine dell'ascolto. Essa mostra la fecondità della Parola di Dio vissuta nell'obbedienza della fede (cfr. Lc 1, 38). Per la grazia dello Spirito Santo e l'accoglienza della volontà di Dio, nel suo seno la Parola si fece carne. Maria è diventata il primo Tabernacolo; in essa si è compiuto il miracolo dell'incarnazione del Verbo eterno che diventando uomo, ha portato il Messaggio di salvezza nella nostra storia. Un miracolo analogo accade in ogni celebrazione dell'Eucaristia, quando per la grazia dello Spirito Santo e per le parole del sacerdote pronunciate in persona Christi capitis, il pane diventa Corpo e il vino Sangue di Gesù Cristo, Verbo incarnato che diventa cibo per la vita eterna (cfr. Gv 6, 27).

Affidandoci alla intercessione della Beata Vergine Maria, Madre della Chiesa, formuliamo voti affinché la presente Assemblea sinodale offra un valido contributo alla riscoperta della Parola di Dio, favorisca il cammino di santità di tutti i suoi membri e susciti un rinnovato dinamismo di evangelizzazione e di promozione umana. È la speranza cristiana che la Chiesa è chiamata a vivere continuamente per annunciarla ai vicini e ai lontani con le parole dell'Apostolo delle Genti:
o` de. Qeo.j th/j evlpi,doj plhrw,sai u`ma/j pa,shj cara/j kai. eivrh,nhj evn tw/| pisteu,ein( eivj to. perisseu,ein u`ma/j evn th/| evlpi,di evn duna,mei Pneu,matoj ~Agi,ou ["Il Dio della speranza vi riempia di ogni gioia e pace nella fede, perché abbondiate nella speranza per la virtù dello Spirito Santo"](Rm 15, 13).

Grazie per il paziente ascolto e buon lavoro nel nome del Signore!

Note

[1] In questo numero sono inclusi 4 Patriarchi Cardinali come pure 1 Arcivescovo Maggiore Cardinale.
[2] "neque posse eum verba deficere, qui credidisset in Verbum", San Girolamo, Epistola I, Ad Innocentium, De Muliere septies percussa, PL 22, 327.
[3] Non hanno risposto le seguenti Chiese sui iuris: Patriarcato di Babilonia dei Caldei, Arcivescovato Maggiore dei Siro-Malabaresi, Arcivescovato Maggiore dei Romeni, Chiesa Metropolitana sui iuris Etiopica e Chiesa Metropolitana sui iuris Slovacca, appena eretta il 31 gennaio 2008.
[4] Mancano 8 risposte, rispettivamente delle Congregazioni delle Cause dei Santi e dell'Educazione Cattolica, del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica, dei Pontifici Consigli della Giustizia e della Pace e delle Comunicazioni Sociali, dell'Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica e della Prefettura degli Affari Economici della Santa Sede.
[5] Le seguenti 11 Conferenze Episcopali non hanno risposto: Burundi, Ciad, Guinea Equatoriale, Kenya, Liberia, Madagascar, Mozambico, Namibia, Sudan, Togo, Uganda, Zambia.
[6] Non hanno fatto pervenire le risposte le Conferenze Episcopali di Cuba, Haiti, Porto Rico e Uruguay.
[7] L'unica a mancare è la risposta della Conferenza Episcopale dell'Iran.
[8] Mancano le risposte delle Conferenze Episcopali della Grecia e di Malta.
[9] Le Conferenze Episcopali del Pacifico (C.E.P.A.C.) e di Papua Nuova Guinea e Isole Salomone, non hanno fatto pervenire il loro contributo.
[10] L'Osservatore Romano, 7-8 novembre 2005, p. 5.
[11] AAS 97 (2005) 957.
[12] Ratzinger J., Gesù di Nazaret, Rizzoli, Milano 2007.
[13] AAS 98 (2006) 755-779.
[14] Ibid., 756.
[15] Benedetto XVI, Discorso ai partecipanti al Congresso internazionale per il 40° anniversario della "Dei Verbum", L'Osservatore Romano, 17 settembre 2005, p.5.
[16] Cfr. l'Instrumentum laboris N.25.

[00008-01.17] [NNNNN] [Testo originale: latino]

RELAZIONE PRIMA DELLA DISCUSSIONE DEL RELATORE GENERALE, S.EM.R. CARD. MARC OUELLET, ARCIVESCOVO DI QUÉBEC (CANADA)

«All'angelo della Chiesa di Smirne scrivi: "Così parla il Primo e l'Ultimo, che era morto ed è tornato alla vita... 'Sii fedele fino alla morte e ti darò la corona della vita'". Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese» (Ap 2, 8.10-11).
Siamo riuniti nella XII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi per ascoltare ciò che lo Spirito dice alle Chiese oggi a proposito de "la Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa". Condividiamo la convinzione dei Padri della Chiesa, espressa da San Cesario d'Arles, che "la luce e il nutrimento eterno dell'anima non è altro che la Parola di Dio, senza di essa l'anima non può godere della vista e neppure della vita: il nostro corpo muore se non assorbe il cibo, allo stesso modo la nostra anima perisce se non riceve la Parola di Dio".[1]
Lo scopo del Sinodo è prevalentemente pastorale e missionario. Consiste nell'ascoltare insieme la Parola di Dio per discernere come lo Spirito e la Chiesa aspirano a rispondere al dono del Verbo incarnato mediante l'amore per le Sacre Scritture e l'annuncio del Regno di Dio a tutta l'umanità. Facciamo nostra la preghiera di San Paolo che ci immerge nel cuore del mistero della Rivelazione:
"Per questo, dico, io piego le gionocchia davanti al Padre, dal quale ogni paternità nei cieli e sulla terra prende nome, perchè vi conceda, secondo la ricchezza della sua gloria di essere potentemete rafforzati dal suo Spirito nell'uomo interiore. Che il Cristo abiti per la fede nei vostri cuori e così, radicati e fondati nella carità, siate ingrado di comprendere con tutti i santi quale sia l'ampiezza, la lunghezza e la profondità, e conoscere l'amore di Cristo che sorpassa ogni conoscenza, perchè siate ricolmi di tutta la pienezza di Dio. A colui che in tutto ha potere di fare molto più di quanto possiamo domandare o pensare, secondo la potenza che già opera in noi, a lui la gloria nella Chiesa e in Cristo Gesù, per tutte le generazioni, nei secoli dei secoli! Amen". (Ef 3, 14-21).
Il Sinodo proporrà delle linee guida pastorali per "rafforzare la pratica di incontro con la Parola di Dio come fonte di vita",[2] facendo il punto sulla recezione del Concilio Vaticano II sulla Parola di Dio e il suo legame con il rinnovamento ecclesiologico, l'ecumenismo e il dialogo con le nazioni e con le religioni.
Al di là delle discussioni teoriche, siamo invitati a abbracciare l'atteggiamento del Concilio : "In religioso ascolto della parola di Dio e proclamandola con ferma fiducia, il Santo Concilio fa sue queste parole di San Giovanni: 'Annunziamo a voi la vita eterna, che era presso il Padre e si manifestò a noi: vi annunziamo ciò che abbiamo veduto e udito, affinché anche voi siate in comunione con noi, e la nostra comunione sia col Padre e col Figlio suo Gesù Cristo' (1 Gv 1, 2-3)" (DV 1).
Grazie alla visione trinitaria e cristocentrica del Concilio Vaticano II, la Chiesa ha rinnovato la consapevolezza del suo mistero e della sua missione. La Costituzione dogmatica Lumen Gentium e la Costituzione pastorale Gaudium et Spes sviluppano una ecclesiologia di comunione che si basa su una concezione rinnovata della Rivelazione. Infatti, la Costituzione dogmatica Dei Verbum ha segnato una vera svolta nel modo di affrontare la Rivelazione divina. Invece di privilegiare come in precedenza la dimensione noetica delle verità da credere, i Padri conciliari hanno messo l'accento sulla dimensione dinamica e dialogale [3] della Rivelazione come autocomunicazione personale di Dio. Hanno così gettato le basi di un incontro e di un dialogo più vivo tra Dio che chiama e il suo popolo che risponde.
Questa svolta è stata ampiamente accolta come un fatto decisivo da teologi, esegeti e pastori [4]. Tuttavia, è stato in gran parte riconosciuto che la Costituzione Dei Verbum non è stata sufficientemente recepita e che la svolta che ha inaugurato non ha dato ancora i frutti sperati e attesi nella vita e nella missione della Chiesa.[5] Pur tenendo conto dei progressi fatti, occorre interrogarsi sul perchè il modello della comunicazione personale [6] non è penetrato maggiormente nella coscienza della Chiesa, nella sua preghiera, nelle sue pratiche pastorali nonché nei metodi teologici ed esegetici. Il Sinodo deve proporre soluzioni concrete per colmare le lacune e porre rimedio all'ignoranza delle Scritture che si aggiunge alle difficoltà attuali dell'evangelizzazione.
Riconosciamo che effettivamente l'esperienza della fede e lo slancio missionario dei cristiani sono profondamente colpiti da diversi fenomeni socioculturali quali la secolarizzazione, il pluralismo religioso, la globalizzazione e l'esplosione dei mezzi di comunicazione, con le loro molteplici conseguenze, quali il divario crescente tra ricchi e poveri, il pullulare di sette esoteriche, le minacce alla pace, senza dimenticare gli attacchi attuali contro la vita umana e la famiglia.[7]
A questi fenomeni socioculturali, si aggiungono le difficoltà interne della Chiesa riguardanti la trasmissione della fede nella famiglia, le carenze della formazione catechetica, le tensioni tra il Magistero ecclesiale e la teologia univesitaria, la crisi interna dell'esegesi e il suo legame con la teologia, e più in generale "una certa separazione degli studiosi dai Pastori e dalla gente semplice delle comunità cristiane" (IL 7a).
Il Sinodo deve far fronte alla grande sfida della trasmissione della fede nella Parola di Dio oggi. In un mondo pluralista, caratterizzato dal relativismo e dall'esoterismo,[8] la nozione stessa di Rivelazione interpella [9] e richiede dei chiarimenti.
Convocatio, communio, missio. Attorno a queste tre parole chiave che traducono la triplice dimensione, dinamica, personale e dialogale, della Rivelazione cristiana, esporremo la struttura tematica dell'Instrumentum Laboris. La Parola di Dio chiama, mette in comunione con il disegno di Dio mediante l'obbedienza della fede e spinge il popolo eletto verso le nazioni. Questa Parola d'Alleanza culmina in Maria che accoglie nella fede il Verbo incarnato, il Desiderato dalle nazioni. Riprenderemo le tre dimensioni della Parola d'Alleanza come lo Spirito Santo le ha incarnate nella storia della salvezza, le Sacre Scritture e la Tradizione ecclesiale.
Chiediamo allo Spirito Santo di amplificare questo desiderio di riscoperta della Parola di Dio, sempre attuale e mai superata. Questa Parola ha il potere di "rimettere al mondo", di ringiovanire la Chiesa e di suscitare una nuova speranza in vista della missione. Benedetto XVI ci ha ricordato che questa grande speranza si basa sulla certezza che "Dio è Amore" [10] e che Egli, "in Cristo si è mostrato" [11] per la salvezza di tutti.

I. CONVOCATIO : IDENTITÀ DELLA PAROLA DI DIO

A. DIO PARLA


"In principio erat Verbum, et Verbum erat apud Deum, et Deus erat Verbum" (Gv 1, 1s). Fin dall'inizio, occorre partire dal mistero di Dio come ci viene rivelato nelle Sacre Scritture. Il Dio della Rivelazione è un Dio che parla, un Dio che è lui stesso Parola e che si fa conoscere all'umanità in diversi modi (Eb 1, 1). Grazie alla Bibbia, l'umanità sa di essere interpellata da Dio; lo Spirito le permette di ascoltare e accogliere la Parola di Dio, divenendo così l'Ecclesia, la comunità riunita dalla Parola. Questa comunità credente riceve la propria identità e la propria missione dalla Parola di Dio che la fonda, la nutre e la impegna al servizio del Regno di Dio.[12]
Chiariamo fin d'ora i diversi significati della Parola di Dio. Il prologo di Giovanni offre la più alta e coinvolgente prospettiva per fornire questi chiarimenti. Con il termine Logos, l'evangelista designa una realtà trascendente che era presso Dio e che è Dio stesso. Questo Logos è "presso Dio e rivolto verso Dio" ( ) (Gv 1, 1) in principio, cioè prima di tutte le cose, in Dio stesso ( ). La fine del prologo precisa la natura divina personale del Logos con queste parole : "Dio nessuno l'ha mai visto; proprio il figlio unigenito che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato" (Gv 1, 18).
Nelle sue lettere ai Colossesi e agli Efesini, San Paolo esprime in modo simile il mistero del Cristo, Parola di Dio : "Egli è immagine del Dio invisibile, generato prima di ogni creatura poiché per mezzo di Lui sono state create tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra, quelle visibili e quelle invisibili… Tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui" (Col 1, 15-16). Nel suo disegno di salvezza, Dio ha voluto "ricapitolare in Cristo tutte le cose, quelle del cielo e quelle della terra. In lui siamo stati fatti anche eredi, essendo stati predestinati secondo il piano di colui che tutto opera efficacemente conforme alla sua volontà, perché noi fossimo a lode della sua gloria, noi che per primi abbiamo sperato in Cristo" (Ef 1, 10-12).

B. ILVERBO DELLA NUOVA ED ETERNA ALLEANZA, GESÙ CRISTO

La Parola di Dio significa quindi prima di tutto Dio stesso che parla, che esprime in sé stesso un Verbo divino che appartiene al suo intimo mistero. Questo Verbo divino dà origine a tutte le cose, poiché "senza di lui niente è stato fatto" (Gv 1, 3). Egli parla molti linguaggi, quello cioè della creazione materiale, della vita e dell'essere umano. "In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini" (Gv 1, 4). Egli parla inoltre in modo particolare e persino drammatico nella storia degli uomini, proprio mediante l'elezione di un popolo, la legge di Mosé e i profeti.
Infine, dopo aver parlato in diversi modi (cf. Eb 1, 1), riassume e porta a compimento tutto in modo unico, perfetto e definitivo in Gesù Cristo. "Et Verbum caro factum est et habitavit in nobis" (Gv 1, 14).Il mistero del Verbo divino incarnato occupa la parte centrale del prologo e tutto il Nuovo Testamento. "Perciò egli, vedendo il quale si vede anche il Padre (Gv 14, 9), col fatto stesso della sua presenza e con la manifestazione che fa di sé con le parole e con le opere, con i segni e con i miracoli, e specialmente con la sua morte e la sua risurrezione di tra i morti, e infine con l'invio dello Spirito di verità, compie e completa la Rivelazione e la corrobora con la testimonianza divina, che cioè Dio è con noi…" (DV 4).
La Parola di Dio di cui la Scrittura è testimonianza riveste di conseguenza differenti forme e racchiude diversi livelli di significato. Essa designa Dio stesso che parla, il suo Verbo divino,il suo Verbo creatore e salvatore, e infine il suo Verbo incarnato in Gesù Cristo, "il mediatore e la pienezza di tutta intera la Rivelazione" (DV 2). Secondo Luca, la Parola di Dio s'identifica proprio con l'insegnamento orale di Gesù (Lc 5, 1-3), se non addirittura con il messaggio pasquale, il kerigma, che, grazie alla predicazione degli apostoli, "cresce e si diffonde" come un organismo vivente (At 12, 24). Questa Parola di Dio una e molteplice, dinamica ed escatologica, personale e filiale, abita e vivifica la Chiesa mediante la fede; essa è consegnata alle Sacre Scritture come testimonianza storica e letteraria, come un deposito sacro destinato all'umanità intera. Da qui questa nuova e decisiva modalità della Parola di Dio, il testo sacro, la forma scritta che il popolo d'Israele ha considerato testimonianza della prima Alleanza. Da qui anche le Scritture del Nuovo Testamento che la Chiesa ha ricevuto a sua volta dallo Spirito Santo e dalla tradizione apostolica, Scritture che considera normative e definitive per la sua vita e per la sua missione.
Insomma, la Parola di Dio scritta o tramandata è una parola dialogale e allo stesso tempo trinitaria. Essa si offre all'uomo in Gesù Cristo per introdurlo nella comunione trinitaria e trovarvi la propria piena identità. Secondo il prologo giovanneo, questo Verbo personale di Dio interpella l'umanità e pone immediatamente la questione della sua accoglienza: "Venne tra la sua gente, ma i suoi non l'hanno accolto. A quanti però l'hanno accolto, ha dato il potere di diventare figli di Dio" (Gv 1, 12).
Dio parla e, così, l'uomo è costituito come un essere interpellato. Questa dimensione antropologica della Rivelazione è espressa laconicamente nella Costituzione Dei Verbum 2: "gli uomini, per mezzo di Cristo, Verbo fatto carne, hanno accesso al Padre nello Spirito Santo e sono resi partecipi della divina natura". Su questo tema antropologico i Padri della Chiesa hanno esposto la dottrina tradizionale della Imago Dei. Sant'Ireneo di Lione, per esempio, commentando San Paolo, parla del Figlio e dello Spirito come di "mani del Padre" che plasmano l'uomo a "immagine e somiglianza di Dio"[13]. È importante avere presente questa dimensione antropologica della Rivelazione, poiché essa attualmente riveste un ruolo molto importante nell'ermeneutica dei testi biblici. Il Concilio Vaticano II ha ridefinito l'identità dialogale dell'uomo a partire dalla Parola di Dio in Cristo. "In realtà solamente nel mistero del Verbo incarnato trova vera luce il mistero dell'uomo. Adamo infatti, il primo uomo, era figura di quello futuro e cioè di Cristo Signore. Cristo, che è il nuovo Adamo, proprio rivelando il mikstero del Padre e del suo amore, svela anche pienamente l'uomo a sé stesso e gli manifesta la sua altissima vocazione" (GS 22 § 1). È così che, in tale luce cristologica, l'uomo, accogliendo questa vocazione sublime mediante la fede e l'amore, accede alla sua piena identità personale nella Chiesa, mistero di comunione, "popolo radunato nell'unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo".[14] A livello pastorale, non dovremmo forse verificare se questa teoantropologia dialogale e filiale fondata su Cristo occupa il posto che le spetta nella Liturgia, nella catechesi e nell'insegnamento teologico? "Nei libri sacri, infatti, ricorda la DV, il Padre che è nei cieli viene con molta amorevolezza incontro ai suoi figli ed entra in conversazione con essi; nella parola di Dio poi è insita tanta efficacia e potenza, da esser sostegno e vigore della Chiesa, e per i figli della Chiesa la forza della loro fede, il nutrimento dell'anima, la sorgente pura e perenne della vita spirituale" (DV 21).
La vocazione divina dell'uomo, abbiamo detto, si chiarisce nel mistero del Verbo incarnato, novello Adamo.Tale vocazione gli conferisce il suo dinamismo trascendentale sotto forma di un profondo desiderio di Dio insito nel suo essere. L'uomo è un essere di desiderio che aspira all'infinito, ma è anche un essere di servizio che obbedisce alla Parola di Dio: "Io sono la serva del Signore" (Lc 1, 38). Tutta l'antropologia si articola in questo passaggio dal desiderio al servizio che fa dell'uomo un essere ecclesiale, un'anima ecclesiastica.

C. LA SPOSA DEL VERBO INCARNATO

1. La Figlia di Sion e l'Ecclesia


"In comunione con tutta la Chiesa ricordiamo e veneriamo anzitutto la gloriosa e sempre vergine Maria, Madre del nostro Dio e Signore Gesù Cristo" (Canone romano).
Una donna, Maria, adempie perfettamente la vocazione divina dell'umanità mediante il suo "sì" alla Parola di Alleanza e alla propria missione. Con la sua maternità divina e la sua maternità spirituale, Maria appare come il modello e la forma permanente della Chiesa, come la prima Chiesa. Fermiamoci alla figura-chiave di Maria fra l'antica e la nuova Alleanza che compie il passaggio dalla fede d'Israele alla fede della Chiesa. Contempliamo la narrazione dell'Annunciazione, origine e modello insuperabile dell'auto-comunicazione di Dio e dell'esperienza di fede della Chiesa. Essa ci servirà da paradigma per comprendere l'identità dialogale della Parola di Dio nella Chiesa.
Da parte di Dio che parla appare in tutta la sua chiarezza la dimensione trinitaria della Rivelazione. L'angelo dell'Annunciazione parla a nome di Dio Padre che prende l'iniziativa di rivolgersi alla sua creatura per manifestarle la sua vocazione e la sua missione. Si tratta di un evento di grazia il cui contenuto viene comunicato malgrado il timore e lo stupore della sua creatura: "Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo". Nel dialogo pieno di vita che ne segue, Maria domanda: "Come è possibile? Non conosco uomo". L'angelo risponde : "Lo Spirito Santo scenderà su di te... Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio" (Lc 1, 31-35).
Oltre a questa dimensione trinitaria della narrazione dell'avvenimento, il dialogo di Maria con l'angelo ci informa allo stesso tempo della reazione vitale dell'interpellata, del suo timore, della sua perplessità e della sua richiesta di spiegazioni. Dio rispetta la libertà della sua creatura; per cui aggiunge il segno della fecondità di Elisabetta che permette a Maria di dare il proprio consenso in un modo soprannaturale e pienamente umano allo stesso tempo. "Sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto" (Lc 1, 38). Sposa del Dio vivente, Maria diviene madre del Figlio per grazia dello Spirito.
Dal momento in cui Maria dà il suo assenso incondizionato all'annuncio dell'angelo, la vita trinitaria entra nella sua anima, nel suo cuore e nel suo seno, inaugurando il mistero della Chiesa. La Chiesa del Nuovo Testamento, infatti, comincia a esistere nel momento in cui la Parola incarnata è accolta, amata e servita con piena disponibilità verso lo Spirito Santo. Questa vita di comunione con la Parola nello Spirito ha inizio con l'annuncio dell'angelo e si estende a tutta l'esistenza di Maria. Questa vita comprende tutte le tappe della crescita e della missione del Verbo incarnato, in particolare la scena escatologica della croce, quando Maria riceve da Gesù stesso l'annuncio della pienezza della sua maternità spirituale: "Donna, ecco tuo figlio" (Gv 19, 26). In tutte queste tappe, mediante "il suo sì, primo e mai interrotto"[15], Maria entra in comunicazione con la vita di Dio che si dona e collabora pienamente al suo disegno di salvezza su tutta l'umanità. È la nuova Eva cantata da Sant'Ireneo, che partecipa come sposa dell'Agnello alla fecondità universale del Verbo incarnato.
La scena dell'Annunciazione e la vita di Maria illustrano e riepilogano la struttura d'Alleanza della Parola di Dio e l'atteggiamento responsoriale della fede. Fanno emergere la natura personale e trinitaria della fede che consiste in un dono della persona a Dio che si dona rivelandosi.[16] "Questo atteggiamento è l'atteggiamento dei Santi. È quella della stessa Chiesa che non cessa di convertirsi al suo Signore in risposta alla voce che egli le rivolge"[17]. Per questo l'attenzione alla figura di Maria come modello e anche come archetipo[18] della fede della Chiesa ci pare cruciale per operare concretamente un cambiamento di paradigma nel rapporto con la Parola di Dio. Questo cambiamento di paradigma non obbedisce alla filosofia del senso comune, ma alla riscoperta del luogo originale della Parola, il dialogo vitale del Dio-Trino con la Chiesa sua Sposa, che si compie nella sacra Liturgia. "Effettivamente, per il compimento di questa grande opera mediante la quale Dio è perfettamente glorificato e gli uomini santificati, il Cristo si associa sempre alla Chiesa, la sua amatissima Sposa, che lo invoca come suo Signore e che passa attraverso di lui per rendere omaggio al Padre eterno".[19]

2. Tradizione, Scrittura e Magistero


Parlare della Liturgia come dialogo vitale della Chiesa con Dio, significa parlare della tradizione nella sua prima accezione, cioè quella della trasmissione viva del mistero della nuova Allenza. La Tradizione è costituita dalla predicazione apostolica, essa precede le Scritture, le elabora e le accompagna sempre. La Parola di Dio predicata genera la fede che trova la sua massima espressione mediante il Battesimo e l'Eucarestia. È qui infatti che Dio, nel Cristo, offre la sua vita per gli uomini "per invitarli e ammetterli alla comunione con sé" (DV 2). È anche qui che la Chiesa, a nome di tutta l'umanità, risponde al Dio dell'Alleanza offrendo sé stessa con il Cristo per la sua gloria e per la salvezza del mondo.
Nella tradizione viva della Chiesa, la Parola di Dio occupa il primo posto: è il Cristo vivente. La Parola scritta ne dà testimonianza. La Scrittura, infatti, è una testimonianza storica e un punto di riferimento canonico indispensabile per la preghiera, la vita e la dottrina della Chiesa. Tuttavia, la Scrittura non è tutta la Parola, non si identifica totalmente con essa, da qui l'importanza della distinzione tra la Parola e il Libro, così come tra la lettera e lo Spirito. San Paolo afferma con forza che noi siamo i ministri "di una Nuova Alleanza, non della lettera ma dello Spirito; perché la lettera uccide, lo Spirito dà vita" (2 Cor 3, 6). Naturalmente la lettera della Scrittura riveste un ruolo primordiale e normativo nella Chiesa, ma "il cristianesimo non è propriamente una ‹religione del libro›: è la religione della Parola ma non unicamente né principalmente della Parola nella sua forma scritta. È la religione del Verbo e 'non di un verbo scritto e muto, ma di un Verbo incarnato e vivo'".[20] Questa religione della Parola è comunque inseparabile dal Verbo scritto, intrattenendo con lui un rapporto complesso ma essenziale.
L'unità della Tradizione viva e della Sacra Scrittura si basa sull'assistenza dello Spirito Santo per coloro che esercitano il ministero pastorale. "L'ufficio di interpretare autenticamente la parola di Dio, scritta o trasmessa, è affidata al solo magistero vivo della Chiesa, la cui autorità è esercitata nel nome di Gesù Cristo. Il quale magistero però non è superiore alla parola di Dio ma la serve, insegnando soltanto ciò che è stato trasmesso, in quanto, per divino mandato e con l'assistenza dello Spirito Santo, pienamente ascolta, santamente custodisce e fedelmente espone quella parola e da questo unico deposito della fede attinge tutto ciò che propone a credere come rivelato da Dio." (DV 10).
L'assistenza che lo Spirito Santo offre al Magistero (cf 2 Tm 1, 14) completa l'azione che egli esercita nella creazione e nella storia della salvezza. Infatti, lo Spirito Santo opera nella storia, suscitando "azioni" e "parole" che hanno interpretato gli avvenimenti e che sono stati consegnati per iscritto nei Libri Sacri (DV I, 2). L'esegesi storico-critica ci ha resi più consapevoli delle mediazioni umane complesse che intervennero nell'elaborazione dei testi sacri, ma è innegabile che lo Spirito Santo abbia guidato tutta la storia della salvezza, abbia ispirato la sua interpretazione verbale e scritta e abbia operato il suo culmine nel Cristo e nella Chiesa. San Paolo definisce poeticamente "la Parola di Dio" come "la spada dello Spirito" (Ef 6, 17). Egli eccelle nel valorizzare il ruolo dello Spirito nel disegno di Dio, in particolare nella sintesi magistrale della Lettera agli Efesini (cf 1,13 ; 2,22 ; 3,5). Notiamo tuttavia che l'azione dello Spirito Santo non contrappone la dimensione dialogale e la dimensione dottrinale, come il Magistero della Chiesa cerca di ricordare, pur ponendo l'accento nella DV sulla dimensione personale-dialogale a partire dall'auto-comunicazione di Dio nel Cristo.
"È chiaro dunque che la sacra Tradizione, la sacra Scrittura e il magistero della Chiesa, per sapientissima disposizione di Dio, sono tra loro talmente connessi e congiunti che nessuno di queste realtà sussiste senza le altre, e tutte insieme, ciascuna a modo proprio, sotto l'azione di un solo Spirito Santo, contribuisono efficacemente alla salvezza delle anime" (DV 10). Nonostante questo delicato equilibrio che ha molte implicazioni ecumeniche, permangono alcune tensioni e occorre proseguire la riflessione su queste questioni fondamentali che determinano il modo di leggere le Scritture, il modo di interpretarle e di farne un uso proficuo per la vita e la missione della Chiesa.
Convocatio: Dio chiama le sue creature all'esistenza tramite la sua Parola. Egli chiama l'uomo al dialogo nel suo Figlio e chiama la Chiesa a condividere la sua vita divina nello Spirito. Abbiamo voluto concludere questa parte sull'identità della Parola di Dio con una sezione sulla Chiesa, Sposa del Verbo incarnato. Nonostante la complessità dei rapporti tra Scrittura, Tradizione e Magistero, lo Spirito Santo assicura comunque l'unità dell'insieme, soprattutto se si tiene presente la dinamica responsoriale e anche sponsale del rapporto di Alleanza. Ponendo le funzioni ecclesiali della Scrittura, della Tradizione e del Magistero all'interno di una ecclesiologia mariana, invitiamo a un cambiamento di paradigma in cui l'accento passa dalla dimensione noetica alla dimensione personale della Rivelazione. La figura archetipica di Maria permette di far emergere la dimensione dinamica della Parola e la natura personale della fede come dono di sé, invitando la Chiesa a rimanere nella Parola e a essere aperta a ogni azione dello Spirito Santo.

II. COMMUNIO: LA PAROLA DI DIO NELLA VITA DELLA CHIESA

In questa seconda parte, affrontiamo la Parola di Dio nella vita della Chiesa cominciando dal dialogo della Chiesa con Dio nella sacra Liturgia che è la culla della Parola, il suo Sitz im Leben [21]. Successivamente, tratteremo la Lectio divina e l'interpretazione ecclesiale delle Sacre Scritture mettendo l'accento sulla ricerca del senso spirituale, invitando così a riallacciarsi con l'esegesi dei Padri della Chiesa.

A. IL DIALOGO DELLA CHIESA CON DIO CHE PARLA

1. La Sacra Liturgia

La Liturgia è considerata l'esercizio della funzione sacerdotale di Gesù Cristo, esercizio in cui il culto pubblico integrale è esercitato dal Corpo mistico di Gesù Cristo, ossia dal Capo e dai suoi membri (cf SC 7). Per questo la Costituzione Sacrosanctum concilium insiste sulle diverse modalità della presenza del Cristo nella Liturgia. "È presente nel sacrificio della messa sia nella persona del ministro, 'egli che, offertosi una volta sulla croce, offre ancora sé stesso per il ministero dei sacerdoti', sia soprattutto sotto le specie eucaristiche.". Il Cristo "è presente nella sua parola giacché è lui che parla quando nella chiesa si legge la sacra scrittura" (SC 7).
"È lui che parla quando nella chiesa si legge la sacra scrittura". Non finiremo mai di scoprire le implicazioni pastorali di questa affermazione conciliare solenne. Essa ci ricorda che il soggetto primo della Sacra Liturgia è Cristo stesso che si rivolge al suo Popolo e che si offre al Padre come sacrificio d'amore per la salvezza del mondo. Anche se nell'attivazione dei riti liturgici, la Chiesa sembra svolgere il ruolo primario, in realtà essa svolge sempre un ruolo subordinato, al servizio della Parola e di Colui che parla. L'ecclesiocentrismo è estraneo alla rifoma del Concilio. Quando viene proclamata la Parola, è Cristo che parla in nome del Padre suo e lo Spirito Santo ci fa accogliere la sua Parola e partecipare alla sua vita. L'assemblea liturgica esiste finché essa è centrata sulla Parola e non su sé stessa. Altrimenti, essa degenera in un qualsiasi gruppo sociale.
Con questa insistenza, la Chiesa ci insegna che la Parola di Dio è innanzitutto Dio che parla. Già nella Prima Alleanza, Dio parla al suo popolo attraverso Mosé che gli riporta in seguito la risposta del popolo alle parole di Jahvé: "quanto il Signore ha detto, noi lo faremo!" (Es 19, 8)[22]. Dio non parla tanto per istruirci quanto per comunicare sé stesso e "introdurci nella sua comunione" (DV 2). Lo Spirito Santo realizza questa comunione riunendo la comunità attorno alla Parola e attualizzando il mistero pasquale del Cristo in cui Egli offre sé stesso in comunione, poiché, secondo le Scritture, la missione del Verbo incarnato culmina nella comunicazione dello Spirito divino.[23] In questa luce trinitaria e pneumatologica, appare più evidente che la Sacra Liturgia è il dialogo vivo tra Dio che parla e la comunità che ascolta e risponde con la lode, l'azione di grazia e l'impegno nella vita e nella missione. Come coltivare nei fedeli la consapevolezza che la Liturgia è l'esercizio della funzione sacerdotale di Gesù Cristo alla quale la Chiesa è associata come Sposa prediletta? Quali conseguenze dovrebbe avere la riscoperta di questo luogo originario della Parola sull'ermeneutica biblica, sulla celebrazione eucaristica e soprattutto sul ruolo e sulla funzione della Liturgia della Parola, compresa l'omelia?

a) Parola e Eucarestia

La Chiesa ha sempre venerato le divine Scritture come ha fatto per il corpo stesso di Cristo, non mancando mai soprattutto nella sacra liturgia, di nutrirsi del pane di vita sia della Parola di Dio che del Corpo di Cristo, e di porgerlo ai fedeli. (DV 21)
Paragonando la Liturgia della Parola e l'Eucarestia con due "mense", la DV voleva sottolineare a giusto titolo l'importanza della Parola. Questa espressione riprende un dato tradizionale che viene sottolineato con forza da Origene, per esempio, quando esorta al rispetto della Parola come se fosse il corpo di Cristo : "Se, quando si tratta del suo corpo, usate a giusto titolo tante precauzioni, perché vorreste che la negligenza della Parola di Dio meritasse un castigo minore di quella del suo corpo?"[24]
Se si vuol conservare la metafora delle due mense, non dovremmo rivedere il modo di venerarle? [25] Non dovremmo anche sottolineare in particolare la loro unità poiché esse servono lo stesso "Pane di vita" (Gv 6, 35-58) ai fedeli? Che sia sotto forma di Parola da credere o di Carne da mangiare, la Parola proclamata e la Parola pronunciata sulle offerte partecipano allo stesso evento sacramentale
. La Liturgia della Parola ha in sé stessa una forza spirituale che è comunque decuplicata dal suo legame intrinseco con l'attualizzazione del mistero pasquale: la Parola di Dio che si fa carne sacramentale per la potenza dello Spirito. Questo mistero sacramentale si compie tramite le parole, come ricorda il Concilio di Trento [26] e anche tramite l'azione dello Spirito Santo che si esercita sul ministro ordinato e che è esplicitamente invocato nell'epiclesi.
Lo Spirito conferisce alla Parola proclamata nella Liturgia una virtù performativa, cioè "viva e efficace" (Eb 4, 12). Ciò significa che la Parola liturgica, come il Vangelo, "non è soltanto una comunicazione di cose che si possono sapere, ma è una comunicazione che produce fatti e cambia la vita".[27] Questa virtù performativa della Parola liturgica dipende dal fatto che Colui che parla non vuole tanto istruire con la sua Parola, bensì comunicare sé stesso. Colui che ascolta e risponde non aderisce solo a verità astratte; si impegna personalmente con tutta la sua vita, manifestando così la sua identità di membro del corpo di Cristo. Lo Spirito Santo è la chiave di questa comunicazione vitale: plasma il Corpo sacramentale e ecclesiale del Cristo, come in Maria ha plasmato il suo Corpo di carne e, secondo Origene, il "Corpo della Scrittura".[28] Così, con il Figlio e lo Spirito, "il Padre che è nei cieli viene con molta amorevolezza incontro ai suoi figli e entra in conversazione con essi" (DV 21). Come formare discepoli e ministri capaci di valorizzare la dimensione trinitaria e responsoriale della Liturgia? Queste incidenze pastorali non riguardano solo una riforma degli studi, ma anche una rivalorizzazione della contemplazione delle Scritture.

b) L'omelia

Nonostante il riordinamento di cui l'omelia è stata oggetto al Concilio, sperimentiamo ancora l'insoddisfazione di molti fedeli nei confronti del ministero della predicazione. Questa insoddisfazione spiega in parte la fuga di molti cattolici verso altri gruppi religiosi. Per colmare le lacune della predicazione, sappiamo che non basta dare la priorità alla Parola di Dio, poiché occorre anche che essa sia interpretata correttamente nel contesto mistagogico della Liturgia. Non basta neppure ricorrere all'esegesi né utilizzare nuovi mezzi pedagogici o tecnologici; non basta più neppure che la vita personale del ministro sia in profonda armonia con la Parola annunciata. Tutto ciò è molto importante, ma può rimanere qualcosa di estrinseco al compimento del mistero pasquale del Cristo. Come aiutare gli omelisti a mettere in relazione la vita e la Parola con questo avvenimento escatologico che fa irruzione all'interno dell'assemblea? L'omelia deve raggiungere la profondità spirituale, cioè cristologica della Sacra Scrittura.[29] Come evitare la tendenza al moralismo e coltivare il richiamo alla volontà di credere?
L'Instrumentum laboris ha evidenziato il passaggio di Luca 4, 21, che parla della "prima omelia" di Gesù nella sinagoga di Nazareth: "Allora cominciò a dire: ‹Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi›". Il Vangelo di Luca introduce questa sequenza in modo solenne, facendo una sorta di riassunto della predicazione e del destino di Gesù. In un certo senso, la scena nella sinagoga di Nazareth fu simbolo della sua vita. Le persone si sono stupite del messaggio di grazia che usciva dalla sua bocca, ma alla fine erano pronte a gettarlo nel precipizio. L'inizio della sua predicazione è stato il prologo del mistero pasquale.
"Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi" (Lc 4, 21). Tra l'oggi del Risorto e l'oggi dell'assemblea, c'è la mediazione della Scrittura portata dallo Spirito sulle labbra dell'omelista. "Tutti gli rendevano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca" (Lc 4, 22). Illuminato dallo Spirito Santo, il testo spiegato in modo semplice e familiare serve come mediazione per l'incontro tra il Cristo e la comunità. Il compimento della Scrittura avviene così nella fede della comunità che accoglie il Cristo come Parola di Dio. L'oggi che interessa il predicatore è l'oggi della fede, l'esperienza di fede di abbandonarsi a Cristo e di obbedirgli fino alle esigenze morali del Vangelo.
Il sacerdote in quanto ministro della Parola completa ciò che manca alla predicazione di Gesù per il suo corpo che è la Chiesa. Egli condivide le sofferenze della preparazione, le difficoltà della comunicazione, ma soprattutto la gioia di essere strumento dello Spirito Santo a servizio di un avvenimento radicale: "l'accoglienza dell'uomo all'offerta d'amore di Dio che si presenta a lui nel Cristo".[30]

c) L'Ufficio divino

Dio continua a parlare con il suo popolo mediante suo Figlio, nello Spirito, "non solo con la celebrazione dell'eucaristia, ma anche in altri modi specialmente con la recita dell'ufficio divino" (SC 83). Gesù Cristo "ha introdotto nell'esilio terreno l'inno che si canta in cielo per tutta l'eternità. Egli unisce a sé tutta la comunità umana e se la associa nel canto di questo inno di lode". "Per cui, scrive sant'Agostino, l'unico salvatore del corpo mistico, il Signore nostro Gesù Cristo, è colui che prega per noi, prega in noi, è pregato da noi; prega per noi come nostro sacerdote, prega in noi come nostro capo, è pregato da noi come nostro Dio: riconosciamo pertanto in Lui la nostra voce e in noi la sua".[31]
L'Ufficio divino fa parte dell'esercizio della funzione sacerdotale di Gesù Cristo, alla quale la Chiesa è intimamente associata in quanto Sposa del Verbo incarnato. La riforma dell'Ufficio divino realizzato dal Concilio ha prodotto grandi frutti nella Chiesa grazie allo sviluppo di una pratica molto più diffusa in forma semplificata che permetta un contatto frequente e orante con la Parola di Dio. Questa pratica monastica e conventuale, condita anche da letture patristiche, rimane un elemento costitutivo della tradizione ecclesiale e costituisce quindi un riferimento importante per l'interpretazione della Scrittura nella Chiesa.
Questa pratica ecclesiale incarna la finalità spirituale delle Sacre Scritture e valorizza la preghiera insuperabile dei salmi. "Certo, tutta la Sacra Scrittura, del Vecchio come del Nuovo Testamento, è ispirata da Dio e utile per l'insegnamento, come riportato, però il libro dei Salmi, scrive Sant'Atanasio, come un paradiso contenente tutti i frutti degli altri libri, propone i suoi canti e aggiunge i propri frutti agli altri nella salmodia"[32]. Colui che recita i salmi si trova come davanti a uno "specchio" in cui può ritrovare i propri sentimenti, come Agostino, quando confessa che in tal modo "la verità si infiltrava nel mio cuore trasportato dal fervore, le mie lacrime scendevano e questo mi faceva star bene".[33]
Il Sinodo dovrebbe ricordare fino a che punto la pratica fervente dell'Ufficio divino, secondo la regola di ciascuna comunità, funga da fermento prezioso di vita comunitaria e di gioia[34]. Essa incarna la Sequela Christi, l'unione della Sposa con lo Sposo nella lode d'amore e d'intercessione per la gloria di Dio e la salvezza del mondo.

2. Lectio divina

La tradizione della Chiesa diffonde anche la prassi della Lectio divina come gioiosa contemplazione della Sacra Scrittura, proprio come Maria che meditava in cuor suo tutti i misteri di Gesù. "Maria ricercava il senso spirituale della Scrittura e lo trovava collegandolo (symballousa) alle parole, alla vita di Gesù e agli avvenimenti che veniva scoprendo nella sua storia personale". In ciò, "Maria si fa simbolo per noi, per la fede dei semplici e per quella dei dottori della Chiesa che cercano, soppesano, definiscono come professare il Vangelo".[35]
"Vorrei soprattutto evocare e raccomandare l'antica tradizione della Lectio divina", scrive Papa Benedetto XVI. "L'assidua lettura della sacra scrittura accompagnata dalla preghiera realizza quell'intimo colloquio in cui, leggendo, si ascolta Dio che parla e, pregando, Gli si risponde con fiduciosa apertura del cuore (cf DV 25). Questa prassi, se efficacemente promossa, recherà alla Chiesa - ne sono convinto - una nuova primavera spirituale".[36]
Perché la prassi della Lectio divina sia vissuta con maggior frutto, il testo della DV 23 ci pone nella giusta prospettiva, evocando la Chiesa, Sposa del Verbo incarnato, che è animata e istruita dallo Spirito Santo. Questa ecclesiologia sponsale introduce essa stessa il clima di amore e reciprocità che favorisce la contemplazione della Scrittura. Questa preziosa indicazione ci aiuta a prendere coscienza dei presupposti ecclesiologici che rivestono un ruolo più importante di quanto sembri nel dialogo con Dio nel testo sacro. Nella misura in cui la Chiesa, nei suoi membri, si sente sposa amata, oggetto di un amore elettivo, sarà del tutto naturale rivolgersi amorosamente alla Sacra Scrittura come alla sorgente che scaturisce incessantemente dall'amore divino.[37]
"In tale prospettiva, vanno considerate, rettamente comprese e recuperate le straordinarie esegesi dei Padri e la grande intuizione medievale dei "quattro sensi della Scrittura" perché non hanno perso il loro interesse".[38] La prassi della Lectio divina darà frutti nella misura in cui si trovi immersa in un'atmosfera di fiducia nei confronti delle Scritture, cosa che suppone una esegesi del testo "alla luce dello stesso Spirito mediante il quale è stata scritta" (DV 12). In tale contesto non si incoraggerà mai a sufficienza "lo studio dei Santi Padri d'Oriente e d'Occidente e delle sacre liturgie" (DV 23).
In sintesi, la Lectio divina può dare un grande contributo al dialogo della Chiesa con Dio, alla formazione dei discepoli e delle comunità cristiane e anche al riavvicinamento delle Chiese e comunità ecclesiali mediante la "lettura spirituale comune della Parola di Dio"[39].
È auspicabile che il Sinodo incoraggi la ricerca di strategie nuove, semplici e attraenti, adeguate all'insieme del popolo cristiano o a categorie particolari di fedeli, per sviluppare il gusto e la pratica di una lettura continua, sia comunitaria che personale, della Parola di Dio.

B. L'interpretazione ecclesiale della Parola di Dio

1. Elementi problematici

L'interpretazione delle Scritture nella Chiesa ha dato luogo, a partire dalle origini apostoliche, a conflitti e tensioni ricorrenti. Scismi e separazioni hanno aggiunto altri ostacoli. Parallelamente a questi sfortunati avvenimenti, l'esegesi e la teologia non solo si sono allontanate l'una dall'altra, ma anche dall'interpretazione spirituale della Scrittura che era comune nell'epoca patristica.[40] Il modello contemplativo della teologia monastica e patristica ha ceduto il posto a un modello speculativo e spesso polemico sotto l'influenza di errori da combattere e di scoperte storiche, filosofiche e scientifiche. Si aggiungano anche la svolta antropocentrica del pensiero moderno, che ha scartato la metafisica dell'essere a favore di una epistemologia immanentista. Prigioniero del recinto incantato del cogito (Ricœur), l'uomo è affascinato dalle proprie prodezze speculative (Hegel), ma perde il senso della meraviglia dinnanzi al mistero dell'essere e della Rivelazione.[41]
In questo contesto di separazione e di conflitto fra la fede e la ragione, si assiste alla rimessa in discussione dell'unità della Scrittura e a una eccessiva frammentazione delle interpretazioni. D'ora in poi la relazione interna dell'esegesi con la fede cessa di essere unanime e aumentano le tensioni tra esegeti, pastori e teologi. [42] Certo, l'esegesi storico-critica si completa sempre di più con altri metodi, alcuni dei quali si riannodano alla tradizione e alla storia dell'esegesi.[43] In genere, però, dopo molti decenni di concentrazione sulle meditazioni umane della Scrittura, non è forse necessario ritrovare la profondità divina del testo ispirato, senza perdere le preziose acquisizioni delle nuove metodologie?
Non si insisterà mai abbastanza su tale punto, poiché la crisi dell'esegesi e dell'ermeneutica teologica colpisce profondamente la vita spirituale del Popolo di Dio e la sua fiducia nelle Scritture. Essa colpisce anche la comunione ecclesiale, a causa del clima di tensione, spesso malsano, che regna fra la teologia universitaria e il Magistero ecclesiale. Di fronte a tale delicata situazione, e senza entrare nei dibattiti scolastici, il Sinodo deve dare un orientamento per risanare i rapporti e favorire l'integrazione delle acquisizioni delle scienze bibliche ed ermeneutiche nell'interpretazione ecclesiale delle Sacre Scritture.[44]
In tal senso, i dialoghi, promossi dalla Congregazione della dottrina della fede, dovrebbero essere intensificati per approfondire in modo multidisciplinare e rispettoso delle competenze i punti controversi e preparare così il compito della Chiesa che deve adempiere "il divino mandato e ministero di conservare e interpretare la Parola di Dio" (DV 12). In questo senso la Pontificia Commissione Biblica e la Commissione Teologica Internazionale rivestono un ruolo importante e molto apprezzato. Il Sinodo potrebbe riconoscere il prezioso contributo di questi organismi e incoraggiare sessioni congiunte [45] al fine di intensificare il dialogo fra pastori, teologi ed esegeti. Potrebbe anche suggerire incontri regionali dello stesso tipo che contribuirebbero a creare un sano clima di comunione e di servizio alla Parola di Dio. Inoltre il Sinodo potrebbe proporre di considerare il senso spirituale della Scrittura quale asse di integrazione di questa ricerca di unità.[46]

2. Il senso spirituale della Scrittura

"Il teologo competente riconosce chiaramente, scrive padre De Lubac, che l'esistenza di un doppio significato letterale e spirituale è un dato inalienabile della tradizione. Essa fa parte del patrimonio cristiano. Esso [il senso spirituale] è, ripetiamolo con i Padri, il Nuovo Testamento stesso, con tutta la sua fecondità, che si rivela a noi 'come compimento e trasfigurazione dell'Antico'"[47] Secondo San Tommaso d'Aquino, il senso spirituale presuppone il senso letterale e poggia su di esso.[48] Tuttavia, ogni interpretazione simbolica o spirituale deve mantenere una omogeneità con il senso letterale. Giacché, "ammettere dei significati eterogenei equivarrebbe a togliere al messaggio biblico le sue radici, che sono la Parola di Dio comunicata storicamente, e ad aprire la porta a un soggettivismo incontrollabile".[49]
Questo timore del soggettivismo e la mancanza di riflessione contemporanea sull'ispirazione scritturale spiegano la lentezza dell'esegesi cattolica contemporanea nell'interessarsi veramente al senso spirituale della Scrittura.[50] Ciononostante prende forma in tal senso una evoluzione significativa: "Come regola generale, scrive la PCB, possiamo definire il senso spirituale, compreso secondo la fede cristiana, il senso espresso dai testi biblici quando vengono letti sotto l'influsso dello Spirito Santo nel contesto del mistero pasquale di Cristo e della vita nuova che ne risulta"[51] Questa definizione ben si collega con l'orientamento della DV 12, che chiede di interpretare i testi biblici con lo stesso Spirito con cui furono scritti.
Infatti è stato lo Spirito a preparare gli avvenimenti dell'Antico e del Nuovo Testamento secondo una progressione che va dalla promessa al compimento; è per mezzo dello Spirito che questi avvenimenti sono stati interpretati mediante parole profetiche e riletture simboliche o sapienziali per condurre il Popolo di Dio, attraverso purificazioni e approfondimenti successivi, all'incontro con Gesù Cristo, pienezza della Rivelazione. In fondo, il senso spirituale della Scrittura, "il vero senso rimane quello dello Spirito Santo".[52] "Quanto a me, scrive san Bernardo, così come mi ha insegnato il Signore, cercherò nei profondi recessi della parola sacra il suo Spirito e il suo vivo significato; questo da parte mia, poiché credo in Gesù Cristo. Come non cercare di estrarre dalla lettera morta e insipida un alimento spirituale gustoso e salutare, come si separa il grano dalla pula, la noce dal guscio o come si estrae il midollo da un osso? Non ho nulla a che fare con questa lettera che sa di carne e dà la morte a chi la mangia. Ma ciò che si nasconde sotto il suo involucro viene dallo Spirito Santo".[53]
La pratica dell'esegesi spirituale della Scrittura richiede qui ancora un approfondimento pneumatologico. Non basta solamente leggere "sotto l'influenza dello Spirito Santo", occorre cercare di percepire nella lettera lo Spirito in essa contenuto. Così, lo Spirito Santo non è solo un agente estrinseco della produzione della Sacra Scrittura; è colui che, nella Bibbia, si esprime d'intesa con la Parola del Padre, che è Gesù Cristo. Nel prolungamento di questa ricerca, sarebbe opportuno che il Sinodo si interrogasse sulla pertinenza di una eventuale enciclica sulla interpretazione della Scrittura nella Chiesa..

3. L'esegesi e la teologia

L'esegesi e la teologia si occupano dello stesso oggetto, la Parola di Dio, ma da prospettive diverse e complementari. L'esegeta studia la "lettera" della Scrittura "con lo stesso spirito mediante il quale è stata scritta [54] per ricavare con esattezza il senso dei sacri testi" (DV 12). È attento alla genesi storica dei testi, al loro genere letterario, alla loro strutturazione, ma anche al rapporto fra i diversi libri della Bibbia e tra i due Testamenti. Il Sinodo dovrebbe accogliere il rifiorire dell'interesse per l'approccio canonico della Scrittura e gli sforzi per proporre delle sintesi di teologia biblica come interessanti passi avanti nella direzione di una intelligenza globale della Scrittura. Anche il teologo si sforza di interpretare la "lettera" in funzione de "l'unità di tutta la Scrittura, tenuto debito conto della viva tradizione di tutta la Chiesa" (DV 12), dei linguaggi filosofici e non solo che caratterizzano la cultura della sua epoca, rispettando per quanto possibile le sensibilità particolari dei suoi contemporanei.
Esegeti e teologi sanno che "le sacre Scritture contengono la parola di Dio e, perché ispirate, sono veramente parola di Dio, sia dunque lo studio delle sacre pagine come l'anima della sacra teologia (DV 24). Questa Parola di Dio è sempre e simultaneamente la Parola della fede, la testimonianza di un popolo e dei suoi autori ispirati. Conseguentemente, i metodi esegetici e teologici devono riflettere l'interdipendenza della "lettera", dello Spirito e della fede nel lavoro di interpretazione. Il rapporto di Alleanza tra Dio e il suo popolo abita il testo stesso ed esige un'interpretazione non soltanto noetica, ma anche dinamica e dialogale. Insomma, o gli esegeti e i teologi interpretano rigorosamente la Bibbia nella fede e nell'ascolto dello Spirito, oppure si attengono alle caratteristiche superficiali del testo se si limitano a considerazioni storiche, linguistiche o letterarie.
Tra i compiti impellenti della ricerca, l'approfondimento dell'epistemologia teologica con l'aiuto dei Padri della Chiesa e dei santi è fondamentale. Con il loro atteggiamento personale e metodico di fede contemplativa, essi si aprono alla profondità del testo, cioè alla presenza di Dio che parla oggi attraverso di esso e interpella l'ascoltatore. Da qui la loro testimonianza di una "scienza dell'amore[55]" che rimane la via d'accesso per eccellenza alla conoscenza di Dio. "La precisione ispirata con la quale i santi meno speculativi insistono su certi aspetti della vita cristiana può avere effetti imprevedibili sulla teologia viva della Chiesa. Pensate alla regola di San Benedetto, al testamento di San Francesco d'Assisi, agli esercizi di Sant'Ignazio"[56]. Anche se i santi citati non sono teologi professionisti, gli accenti propri della loro vita fungono da "canoni" e da regole di interpretazione della Rivelazione poiché "sono coloro che amano chi conosce di più Dio. Essi devono essere ascoltati dal teologo". [57] Santa Teresa del Bambin Gesù sapeva che la sua via di infanzia spirituale era un esempio da imitare e San Paolo, nella Bibbia cristiana, si mostra lui stesso esempio.
"Per un'etica antropologica chiusa, la schiettezza con cui San Paolo dimostra in sé stesso la santità cristiana - al fine di dimostrare la verità dogmatica - e presenta l'analisi della propria esistenza davanti alla Chiesa intera e davanti al mondo avrà sempre qualcosa di sorprendente. Ma essa è soltanto il riflesso esatto e docile, sul piano ecclesiale, della straordinaria affermazione del Cristo, quella di essere lui stesso nella sua esistenza viva la verità di Dio".[58] "Il modo in cui San Francesco comprende la Scrittura si differenzia da quello dei suoi biografi su alcuni punti essenziali. Quest'ultimi hanno familiarità con i metodi scientifici dell'epoca e si concentrano su un'esegesi simbolica in cui l'immaginazione non conosce limiti. Per Francesco tutto è completamente diverso: egli non ha idea dei principi ermeneutici accettati al suo tempo. La sua esegesi è realista, concreta, la sua immaginazione è legata alla lettera della Scrittura".[59] Insomma, i santi contemplano con gli occhi dello Spirito le profondità di Dio che emergono dalla Sacra Scrittura. [60] "I santi stanno al Vangelo come una partitura cantata sta a una partitura scritta", scrive San Francesco di Sales.[61]


III. MISSIO: LA PAROLA DI DIO NELLA MISSIONE DELLA CHIESA

Abbiamo posto la Parola di Dio nella vita della Chiesa sotto l'egida della Communio, poiché la Parola accolta nella fede ci introduce nella comunione trinitaria. L'esperienza di questa comunione comporta una conversione sempre più profonda all'Amore e una partecipazione al dinamismo missionario ed escatologico della Parola di Dio. Animato dallo Spirito della Pentecoste, questo Sinodo vuol fare eco a questo dinamismo.
"La Parola di Dio cresceva e si diffondeva", ci riferiscono gli Atti degli Apostoli (At 12, 24). Essa faceva adepti tra i Giudei e i pagani, come testimonia Pietro stesso davanti alla comunità di Gerusalemme parlando dell'effusione dello Spirito Santo sui pagani. È così che "la parola del Signore cresceva e si rafforzava" per la Sua potenza (At 19, 20), incrementando la Chiesa e comunicandole la pace del Regno (cf At 9, 31).

A. ANNUNCIARE IL VANGELO DEL REGNO DI DIO

1. La Chiesa, serva della Parola

La Chiesa "ha una viva consapevolezza che la parola del Salvatore - 'Devo annunziare la Buona Novella del Regno di Dio' - si applica in tutta verità a lei stessa. E volentieri aggiunge con San Paolo: 'Per me evangelizzare non è un titolo di gloria, ma un dovere. Guai a me se non predicassi il Vangelo!'" (1 Cor 9, 16). Il centro della missione della Chiesa è l'evangelizzazione. Evangelizzare significa: "predicare e insegnare, essere il canale del dono della grazia, riconciliare i peccatori con Dio, perpetuare il sacrificio del Cristo nella s. Messa, che è il memoriale della sua morte e della sua gloriosa risurrezione" (EN 14). "Evangelizzare, per la Chiesa, è portare la Buona Novella in tutti gli strati dell'umanità, è, col suo influsso, trasformare dal di dentro, rendere nuova l'umanità stessa: 'Ecco io faccio nuove tutte le cose!"' (Ap 21, 5)". (EN 18).
Nell'adempimento della sua missione evangelizzatrice, la Chiesa accoglie e serve la Parola di Dio. Con la profezia, la Liturgia e la diaconia, essa testimonia il dinamismo personale della Parola incarnata. Vescovi, sacerdoti, diaconi, laici e persone consacrate, tutti rimangono nella Parola e agiscono in armonia con essa, secondo il carisma che hanno ricevuto dallo Spirito. Collaborando così con la Parola di Dio, la Chiesa partecipa alla missione dello Spirito che riunisce i "figli di Dio che erano dispersi" (Gv 11, 52) ricapitolandoli "in Cristo" (cf Ef 1, 10).

2. Il Gesù storico dei Vangeli

Come ai tempi degli apostoli, la Chiesa annuncia il Regno di Dio, cioè Gesù, il Cristo, così come è presentato nei Vangeli. Ora questo compito è stato ipotecato dall'influenza delle correnti di esegesi che hanno aumentato il divario tra il "Gesù della storia" e il "Cristo della fede". Queste correnti esegetiche hanno messo in discussione il valore storico dei Vangeli, minando così la credibilità del testo. "Una simile situazione è drammatica per la fede, dichiara Benedetto XVI, poiché il vero punto di forza da cui dipende tutto - l'amicizia intima con Gesù - è incerto".[62] Tuttavia, da qualche decennio, la ricerca biblica ha ristabilito il valore storico dei Vangeli[63] e ha riaffermato anche il loro carattere biografico[64]. Questi risultati non sono ancora molto conosciuti e non hanno corretto l'impatto negativo dell'esegesi razionalista sulla vita spirituale e sulla testimonianza missionaria dei cristiani.
In questo contesto, la pubblicazione del libro Gesù di Nazareth di Papa Benedetto XVI rappresenta un grande evento che libera l'accesso alla figura autentica di Gesù. Esso mostra che l'identità divina di Gesù, storicamente attestata dai Vangeli, emerge dai testi stessi e dalla testimonianza coerente e credibile del Nuovo Testamento. Pur valorizzando i risultati positivi dell'esegesi storico-critica, il Papa ne sottolinea i limiti metodologici e auspica lo sviluppo de "l'esegesi canonica" per completare l'interpretazione teologica. L'atteggiamento liberatore di Benedetto XVI consiste nel "confidare nei Vangeli", presentando il "Gesù dei Vangeli come un Gesù reale", come un "Gesù storico" nel vero senso della parola [65].
Questo libro "non è in alcun modo un atto del Magistero"[66], ma rimane comunque un faro che protegge dagli scogli e dai naufragi. La sua testimonianza avvicina la teologia e l'esegesi mediante l'unione armoniosa della competenza scientifica e della testimonianza personale di un'autorità ecclesiale. Va da sé che un'opera simile aiuta a dissipare la confusione propagata da alcuni fenomeni mediatici [67] e a rilanciare il dialogo della Chiesa con la cultura contemporanea. Il Sinodo potrebbe riconoscere in questo libro un luogo importante per la rifondazione di una cultura contemplativa dei Vangeli.

B. INCARNARE LA TESTIMONIANZA DI DIO AMORE

1.
Il primato dell'amore

Oggi quando lo Spirito parla alla Chiesa ricordandole le Scritture, la chiama a una nuova testimonianza d'amore e di unità affinché ravvivi la credibilità del Vangelo di fronte a un mondo che è più sensibile ai testimoni che ai dottori. "Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni con gli altri" (Gv 13, 35). Il segno dell'amore reciproco prolunga la testimonianza di Dio, poiché incarna l'amore stesso di Gesù che ha detto: "Che vi amiate gli uni con gli altri; come io vi ho amato" (Gv 13, 34). Questo "come" significa: amatevi dello stesso amore con cui io vi amo. Tutta la preghiera sacerdotale di Gesù, sintesi della sua offerta pasquale, mira a associare l'umanità alla testimonianza di unità della Trinità: "E la gloria che tu hai dato a me io l'ho data a loro, perché siano con noi una cosa sola. Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell'unità e il mondo sappia che tu mi hai mandato e li hai amati come hai amato me" (Gv 17, 22-23). Gregorio di Nissa identifica la Gloria con lo Spirito[68], che prega anch'egli con il Cristo affinché i suoi discepoli siano consacrati nella verità, cioè consumati nell'unità. Questa preghiera solenne dimostra che la fedeltà al comandamento dell'amore coinvolge non solo la salvezza del credente, ma anche e soprattutto la credibilità della Trinità nel mondo. "Che tutti siano una cosa sola. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato" (Gv 17, 21).
La testimonianza della Parola di Dio esige quindi dei discepoli missionari[69] che siano autentici testimoni del primato dell'amore sulla scienza. San Paolo lo afferma senza mezzi termini nell'inno alla carità della prima Lettera ai Corinzi (1 Cor 13, 1-13) e nell'esortazione ai Filippesi: ricercate "l'unione dei vostri spiriti, con la stessa carità, con i medesimi sentimenti" (Fil 2, 2) sull'esempio di Cristo nella sua kenosis. "Non sono manuali aridi, anche se sono pieni di verità indiscutibili, che possono esprimere per il mondo la verità del Vangelo e renderlo plausibile, è l'esistenza dei santi che sono stati rapiti dallo Spirito Santo del Cristo. Il Cristo non ha contemplato altra apologetica" (Gv 13, 35)".[70]

2. La testimonianza ecumenica

A partire dall'ingresso ufficiale della Chiesa cattolica nel movimento ecumenico, i papi hanno fatto della causa dell'unità dei cristiani una priorità. Peraltro, il riavvicinamento ecumenico ha permesso alle Chiese e alle comunità ecclesiali di interrogarsi insieme sulla propria fedeltà alla Parola di Dio. Benché gli incontri e i dialoghi ecumenici abbiano suscitato frutti di fraternità, di riconciliazione e di aiuto reciproco, la situazione attuale è caratterizzata da un certo malessere che richiede una conversione più profonda a "l'ecumenismo spirituale"[71] ."Questa conversione del cuore e questa santità di vita, insieme con le preghiere private e pubbliche per l'unità dei cristiani, devono essere considerate come l'anima di tutto il movimento ecumenico" (UR 8).
Questo orientamento del Concilio conserva tutta la sua attualità come esorta il Santo Padre: "Ascoltare insieme la parola di Dio; praticare la lectio divina della Bibbia, cioè la lettura legata alla preghiera; lasciarsi sorprendere dalla novità, che mai invecchia e mai si esaurisce, della parola di Dio; superare la nostra sordità per quelle parole che non si accordano con i nostri pregiudizi e le nostre opinioni; ascoltare e studiare, nella comunione dei credenti di tutti i tempi; tutto ciò costituisce un cammino da percorrere per raggiungere l'unità nella fede, come risposta all'ascolto della Parola."[72].
Tra le numerose testimonianze ecumeniche del nostro tempo, citiamo a titolo d'esempio il movimento dei Focolari fondato da Chiara Lubich, la cui spiritualità dell'unità pone l'accento su "l'amore reciproco" e l'obbedienza alla "Parola di vita". La pedagogia di questo movimento dà giustamente la priorità all'elemento dinamico dell'amore rispetto all'elemento noetico della Parola. Questa priorità richiede da parte di tutti i partner ecumenici una conversione sempre più profonda al disegno d'amore di Dio trinitario, che lo Spirito Santo cerca di portare a compimento con "gemiti inesprimibili" (Rm 8, 26).
È significativo il fatto che questo movimento cattolico ed ecumenico - non dovremmo forse dire solo "cattolico", cioè ecumenico? - porti il nome canonico di "Opera di Maria". In esso vi confluiscono serenamente e armoniosamente - come d'altronde in altri movimenti[73] - il movimento biblico, il movimento ecumenico e il movimento mariano, grazie a una pratica risoluta della Parola di Dio, incarnata e condivisa.[74] Questa testimonianza ricorda che l'unità dei cristiani e il suo impatto missionario non sono innanzitutto "opera nostra", ma dello Spirito e di Maria[75].


C. DIALOGARE CON LE NAZIONI E CON LE RELIGIONI

1. A servizio dell'uomo

L'attività missionaria della Chiesa affonda le radici, come abbiamo detto, nella missione del Cristo e dello Spirito che rivela e diffonde la comunione trinitaria in tutte le culture del mondo. La portata salvifica universale del mistero pasquale del Cristo richiama l'annuncio della Buona Novella a tutte le nazioni e anche a tutte le religioni. La Parola di Dio invita ogni uomo al dialogo con Dio che vuole salvare tutti gli uomini in Gesù Cristo, l'unico mediatore (1 Tm 2,5 ; Eb 8,6 ; 9,5 ; 12,24). L'attività missionaria della Chiesa testimonia il suo amore totale per Cristo che comprende ogni cultura. Nei suoi sforzi di evangelizzazione delle culture, quest'attività riguarda l'unità dell'umanità in Gesù Cristo, ma nel rispetto e nell'integrazione di tutti i valori umani.[76] "In conclusione, fratelli, tutto quello che è vero, nobile, giusto, puro, amabile, onorato, quello che è virtù e merita lode, tutto questo sia oggetto dei vostri pensieri" (Fil 4,8).
Nel suo dialogo liturgico con Dio, la Chiesa intercede per tutti gli uomini e soprattutto per i più poveri. La sua passione per la Parola di Dio la conduce sui passi di Gesù povero, casto e obbediente, per portare la speranza, la riconciliazione e la pace in tutte le situazioni di ingiustizia, di oppressione e di guerra. Come per il "buon Samaritano", questa preoccupazione per qualsiasi uomo esprime la compassione della Chiesa per ogni sofferenza umana e la sua disponibilità a soccorrere i poveri e gli afflitti. Consapevole della presenza di Gesù al suo fianco, come sulla via di Emmaus, essa interpreta la Scrittura come lui "partendo da Mosè e da tutti i profeti" e spiegando a ogni uomo il mistero di Gesù salvatore: "Non bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?" (Lc 24, 26).
Questa esegesi di Gesù, ripresa continuamente dalla Chiesa, conferma l'interpretazione cristologica del Primo Testamento che i Padri, fin da Origene e Ireneo, hanno ampiamente sviluppato. Ai nostri giorni, tenuto conto della storia tragica delle relazioni fra Israele e la Chiesa, siamo invitati non solo a riparare l'ingiustizia commessa nei confronti degli ebrei, ma anche a "un rinnovato rispetto per l'interpretazione giudaica dell'AT"[77]. Un dialogo rispettoso e costruttivo con il giudaismo può servire inoltre ad approfondire, da entrambe le parti, l'interpretazione della Sacra Scrittura [78] .

2. Il dialogo interreligioso

Fra gli interlocutori dei differenti dialoghi della Chiesa con le nazioni, il popolo ebraico occupa un posto particolare in quanto erede della prima Alleanza con cui condividiamo le Sacre Scritture. Questa eredità comune ci invita alla speranza, "perché i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili!" (Rm 11, 29), come testimonia appassionatamente San Paolo nella lettera ai Romani: "Vorrei infatti essere io stesso anatema, separato da Cristo a vantaggio dei miei fratelli, miei consanguinei secondo la carne. Essi sono Israeliti e possiedono l'adozione a figli, la gloria, le alleanze, la legislazione, il culto, le promesse, i patriarchi; da essi proviene Cristo secondo la carne, egli che è sopra ogni cosa, Dio benedetto nei secoli. Amen." (Rm 9, 1-5); "Non voglio infatti che ignoriate, fratelli, questo mistero, perché non siate presuntuosi: l'indurimento di una parte di Israele è in atto fino a che saranno entrate tutte le genti. Allora tutto Israele sarà salvato come sta scritto" (Rm 11, 25-26).
Seguono immediatamente i fedeli di fede musulmana, radicati anch'essi nella tradizione biblica, che professano un unico Dio. Di fronte alla secolarizzazione e al liberalismo, sono degli alleati nella difesa della vita umana e nell'affermazione dell'importanza sociale della religione. Il dialogo con loro è più importante che mai nelle circostanze attuali per "promuovere insieme per tutti gli uomini la giustizia sociale, i valori morali, la pace e la libertà" (NA 3). La testimonianza dei martiri di Tibhirine in Algeria nel 1996 eleva questo dialogo a un livello forse mai raggiunto nella storia, per quanto riguarda il servizio dell'uomo e la riconciliazione dei popoli. Le audaci iniziative di Papa Benedetto XVI sostengono la prosecuzione perseverante del dialogo con l'Islam.
Vengono infine gli uomini "di ogni tribù, lingua, popolo e nazione" (cf. Ap 5, 9), che sono sotto il cielo, poiché l'Agnello immolato ha versato il suo sangue per tutti. La Parola di Dio è destinata specialmente a coloro che non ne hanno mai sentito parlare, poiché, nel cuore di Dio e nella coscienza missionaria della Chiesa, gli ultimi hanno la grazia di essere i primi.[79]
In un mondo in via di globalizzazione, con i nuovi mezzi di comunicazione, il campo della missione è aperto a nuove iniziative d'evangelizzazione in uno spirito di autentica inculturazione. Siamo nell'era di Internet e le possibilità di accedere alla Sacra Scrittura si sono moltiplicate [80]. Il Sinodo deve ascoltare, discernere ed incoraggiare i progetti di trasmissione e di trasposizione delle Sacre Scritture in tutti questi nuovi linguaggi che aspettano di servire la Parola di Dio.

Conclusione

"E chi è che vince il mondo se non chi crede che Gesù è il Figlio di Dio? [...] Ed è lo Spirito che rende testimonianza, perché lo Spirito è la verità. Poiché tre sono quelli che rendono testimonianza: lo Spirito, l'acqua e il sangue, e questi tre sono concordi. Se accettiamo la testimonianza degli uomini, la testimonianza di Dio è maggiore" (1 Gv 5, 5-9).
Gesù viene sempre, nella Chiesa, per "rendere testimonianza della Verità" e per comunicare a coloro che credono nel suo nome la conoscenza del Padre, che egli possiede in pienezza. Questo messaggio di Giovanni delinea il primo obiettivo e la prima preoccupazione del Sinodo: ascoltare ed accogliere nuovamente Dio che parla e chiedere la grazia di una fede rinnovata nel suo Verbo incarnato. Consapevoli del rinnovamento ecclesiologico legato alla concezione dinamica e dialogale della Rivelazione, abbiamo suggerito alcune tracce di approfondimento della Parola di Dio a partire dalla fede di Maria così come si prolunga nella vita della Chiesa, la Liturgia, la predicazione, la Lectio divina, l'esegesi e la teologia.
L'applicazione di questo paradigma mariano presuppone un approfondimento pneumatologico della tradizione ecclesiale e dell'esegesi scritturale che rendano conto della virtù performativa della Parola di Dio, distinguendola accuratamente dalla presenza eucaristica. Più che una biblioteca per eruditi, la Bibbia è un tempio in cui la Sposa del Cantico ascolta le dichiarazioni dell'Amato e celebra i suoi baci (cf Ct 1,1). "Chi è istruito dallo Spirito Santo comprende ogni cosa, scrive San Silvano, la sua anima si sente come in Cielo, poiché lo Spirito Santo stesso è in Cielo e sulla terra, nella Sacra Scrittura e nelle anime di tutti coloro che amano Dio".[81]
Questa prospettiva più dinamica che noetica richiede una teologia più contemplativa, radicata nella Liturgia, nei Padri e nella vita dei santi, un'esegesi praticata nella fede in conformità con il suo oggetto, e anche una filosofia dell'essere e dell'amore.
Essa si apre a una lettura spirituale della Bibbia più fruttuosa, a una interpretazione ecclesiale della Scrittura e a una rivitalizzazione del dialogo missionario della Chiesa in tutte le sue forme. La frequentazione più assidua delle Scritture rinvigorirà la coscienza missionaria della Chiesa e il suo amore per l'uomo, immagine di Dio che tende alla somiglianza divina.
San Cesario d'Arles esortava spesso i suoi diocesani a non trascurare mai ciò che egli chiamava "nutrimento dell'anima per l'eternità": "Vi prego, diletti fratelli, di applicarvi a consacrare alla lettura dei testi sacri tante ore quante potrete".[82] Spesso, alla fine della giornata, amava domandare ai suoi sacerdoti, a proposito della meditazione della Parola di Dio: "Che cosa avete mangiato oggi?" Magari potessimo avere la stessa disponibilità, lo stesso gusto per la Parola di Dio e porci a nostra volta la stessa domanda: "Che cosa abbiamo mangiato oggi?"

Note

[1] S. CESARIO D'ARLES, sermone VI.
[2] Instrumentum laboris, 4.
[3] L'aggettivo "dialogale" è un neologismo. È usato qui per esprimere la dimensione personale e responsoriale della fede come dialogo con Dio. Corrisponde in certo modo alla differenza fra "teologico" e "teologale", il primo riferito all'aspetto noetico e il secondo all'aspetto personale.
[4] Vedi J. Ratzinger, Commento di Dei Verbum in LThK, 1967 ; A. Grillmeier in LThK Vat. II, vol. 2, Freiburg i. Br., 1967 ; H. de Lubac, La Révélation divine, Paris, Cerf, 1983, 190 p; A. Vanhoye, "La réception dans l'Église de la constitution Dei Verbum. Du Concile Vatican II à nos jours", in Esprit et Vie, n° 107, giugno 2004, 1a quindicina, pp. 3-13 ; H. Hoping: "Theologischer Kommentar zur Dogmatischen Konstitution über die göttliche Offenbarung. Dei Verbum", in P. Hünermann, B. J. Hilberath (Hrsg), Herders theologischer Kommentar zum Zweiten Vatikanischen Konzil. Freiburg-Basel-Wien: Herder, 2005; pp. 695-831 ; C. Théobald, "La Révélation. Quarante ans après Dei Verbum", in Revue théologique de Louvain 36 (2005), pp. 145-165.
[5] Instrumentum laboris, 6.
[6] M. Seckler, "Der Begriff der Offenbarung", in Handbuch der Fundamentaltheologie, Ed. W. Kern et.al., vol.2, Freiburg i. Br., 1985, pp. 64-67.
[7] Ibid.
[8] J. Rigal, "Le phénomène gnostique", in Esprit et Vie, n° 192, aprile 2008 - 2a quindicina, pp. 1-10.
[9] P. Bordeyne et L. Villemin (dir.), L'herméneutique théologique de Vatican II, Paris, Cerf (coll. "Cogitatio Fidei"), 2006, 268 p.
[10] Benedetto XVI, Lettera enciclica Deus caritas est.
[11] Benedetto XVI, Lettera enciclica Spe salvi, n° 9.
[12] Gv 19, 25-27 ; Gv 20, 21-22 ; 1 Pt 2, 9-10.
[13] S. Ireneo di Lione, Trattato contro le eresie, I, 3.
[14] S. Cipriano, De Orat. Dom. 23: PL 4, 553.
[15] Instrumentum laboris, 25.
[16] "Non crediamo in formule, ma nelle realtà che esse esprimono e che la fede ci permette di 'toccare'. 'L'atto (di fede) del credente non si ferma davanti all'enunciato, ma alla realtà (enunciata)' (S. Tommaso d'Aquino, S. th. 2-2, 1, 2, ad 2)" (CEC 170). L'oggetto formale della fede è la Persona che enuncia e che si dona nel suo enunciato supremo, Gesù Cristo, che lo Spirito Santo ci autorizza a professare. La fede è essenzialmente trinitaria, è un atto di dono personale in risposta a un dono tri-personale di Dio. Nel testo della Dei Verbum si percepisce un equilibrio ancora da raggiungere fra l'aspetto personale o dinamico e l'aspetto noetico della fede.
[17] H. de Lubac, L'Écriture dans la tradition, Aubier, 1966, p. 100.
[18] Equivale a dire che la vita di fede di Maria è più che un esempio per la Chiesa, è madre, ovvero fonte permanente di vita per la Chiesa.
[19] Vedi Conc. di Trento, sess. XXII, 17 sett. 1562, Decr. De Ss. Eucharist., c. 1. "volle lasciare alla Chiesa, sua diletta Sposa, un sacrificio visibile"; Lumen Gentium 4; Dei Verbum 8, 23; Sacrosanctum Concilium, 7. Vedi anche: Ef 5, 21-32; Ap 22, 17; Gv 2; Gv 19, 25-27).
[20] H. de Lubac, L'Écriture dans la tradition, Aubier, 1966, p. 246 ; l'autore fa riferimento a san Bernardo, Sup. Missus est, h. 4, n. 11, facendo parlare Maria: "Nec fiat mihi verbum scriptum et mutum, sed incarnatum et vivum" (PL, 183, 86 B).
[21] Sull'espressione, vedi W. Rordorf, "La confession de foi et son "Sitz im Leben" dans l'Église ancienne" in Novum Testamentum, Vol. 9, Fasc. 3 (Lug., 1967), pp. 225-238; A. Vanhoye, "La réception dans l'Église de la constitution dogmatique Dei Verbum. Du Concile Vatican II à aujourd'hui", Esprit et Vie, n° 107, giugno 2004, p. 9.
[22] Questa dimensione responsoriale si trova già espressa con enfasi nella descrizione del rito fondatore dell'alleanza sinaitica (Es 24, 3.7) e anche nella narrazione della fase preparatoria (Es 19, 8).
[23] Gv 19, 30; Gv 20, 22 ; At 2, 1-13; Rm 8, 15-17; Gal 4, 6.
[24] Origene, Omelie sull'Esodo, 13, 3.
[25] La storia della redazione di questo passaggio mostra che, nella versione finale, è stata apportata una sfumatura: si usa l'espressione sicut et au invece di velut per evitare di forzare un confronto nel senso di una identica venerazione. Vedi H. Hoping, op. cit., 2005; p. 791.
[26] "Il Corpo si trova sotto la specie del pane e il Sangue sotto la specie di vino per la virtù delle parole" Denz. 1640.
[27] Benedetto XVI, Spe salvi, 2.
[28] Origene, I principi, IV, 2.8. ; cf Benedetto XVI, Sacramentum caritatis, 12-13.
[29] Vedi Lumière de la Parole, Culture et Vérité, 1990, il commento alle letture domenicali delle annate A, B et C di H. U. v. BALTHASAR, che mette in risalto l'unità delle tre letture da un punto di vista teologico. Questo commento pubblicato in varie lingue risponde a una necessità spesso espressa dagli omelisti. L'originale in tedesco Licht des Wortes. Skizzen zu allen Sonntagslesungen è stato pubblicato da Paulinus Verlag, Trier, 1987.
[30] J. Ratzinger, Dogma e predicazione, Op. cit., p. 50; cf Benedetto XVI, Sacramentum caritatis, 46.
[31] S. Agostino, Commento ai salmi 85.
[32] S. Pio X, Costituzione apostolica Divino afflatu, 1911, Liturgia delle Ore, vol. 3, p. 1254.
[33] Ibid.
[34] Menzioniamo il felice rinnovamento biblico di numerose pratiche e devozioni che sono anche luoghi importanti di meditazione della Sacra Scrittura: l'adorazione eucaristica fuori dalla messa, il santo rosario, la via crucis, ecc.
[35] Instrumentum laboris, 25.
[36] Benedetto XVI, "Ad Conventum Internationalem La Sacra Scrittura nella vita della Chiesa" (16.09.2005): AAS 97 (2005) 957. Vedi anche C.M. Martini,
"La place centrale de la Parole de Dieu dans la vie de l'Église - L'animation biblique de toute la pastorale" in Catholic Biblical Federation, n° 76/77, 2005, p.33.
[37] Cf. H. U. v. Balthasar, Sponsa Verbi. Skizzen zur Theologie II, Johannes Verlag, 1961 ; La Dramatique divine. II. Les personnes du drame. 2. Les personnes dans le Christ, pp. 209-367 ; H. Rahner, "Die Gott Geburt. Die Lehre der Kirchenväter von der Geburt Christi Aus dem Herzen der Kirche und der Gläubigen", in Symbole der Kirche (O. Müller, Salzburg, 1964, 13-87); L. A. Schökel, Símbolos matrimoniales en la Biblia, Estella, Verbo Divino, 1997.
[38] Instrumentum laboris, 22.
[39] W. Kasper, "Dei Verbum Audiens et Proclamans" in Catholic Biblical Federation, n° 76/77, 2005, p.11. Vedi anche Groupe des Dombes, Pour la conversion des Églises, Paris, 1991.
[40] H. U. v. Balthasar, Retour au Centre, Desclée de Brouwer, 1998, pp. 25-57
[41] H. U. v. Balthasar, Theologik 1. Wahrheit der Welt, Johannes Verlag, 1985, pp. 11-23 ; Phénoménologie de la Vérité. La Vérité du monde, Beauchesne, 1952.
[42] Vedi a questo proposito I. de la Potterie, L'exégèse chrétienne aujourd'hui, Fayard, 2000, p. 220, in particolare J. Ratzinger, "L'interprétation de la Bible en conflit. Problèmes des fondements et de l'orientation de l'exégèse contemporaine", pp. 65-109.
[43] Pontificia Commission Biblica, Interpretazione della Bibbia nella Chiesa, 1.
[44] J. Ratzinger, "L'interprétation de la Bible en conflit", in L'exégèse chrétienne aujourd'hui, Fayard, pp. 65-109; I. De la Potterie, "L'exégèse biblique, science de la foi", in ibid., pp. 111-160.
[45] L'interpretazione della Bibbia nella Chiesa. Atti del Simposio promosso della Congregazione per la Dottrina della Fede, Settembre 1999, Libreria Editrice Vaticana, 2001.
[46] W. Kasper, op. cit., p. 11. "La lecture spirituelle de l'Écriture et l'exégèse scripturaire sont réponses au malaise œcuménique et exégétique"
[47] H. de Lubac, L'Écriture dans la tradition, Aubier, 1966, p. 201. Per lo studio generale del magistrale contributo di Padre de Lubac, cf R.Voderholzer, Die Einheit Der Schrift Und Ihr Geistiger Sinn, Johannes, 1998, p. 564.
[48] S. Tommaso d'Aquino, S. th. I, q. 1, a. 10, ad 1.
[49] Pontificia Commissione Biblica, Interpretazione della Bibbia nella Chiesa, 2.B.1.
[50] A. Vanhoye, op cit. pp. 3-13.
[51] Pontificia Commissione biblica, op. cit., 2.B.2.
[52] H. U. v. Balthasar, "Le sens spirituel de l'Écriture" in L'exégèse chrétienne aujourd'hui, op. cit., p. 184.
[53] S. Bernardo di Chiaravalle, Sermoni sul Cantico dei Cantici, 73, 2.
[54] Benedetto XV, Encicl. Spiritus Paraclitus, 15 sett. 1920, E. B., 469; S. Girolamo, Sulla lettera ai Galati, 5, 19-21, PL 26, 417 A.
[55] S. Teresa di Lisieux, Manuscrits autobiographiques, B 1r°-v°; F.-M. Léthel, Connaître l'amour du Christ qui surpasse toute connaissance, Carmel, 1989, p. 593 (La théologie des saints comme science de l'amour, pp. 3-7).
[56] H. U. v. Balthasar, "Actualité de Lisieux", conferenza a Notre-Dame de Paris, in Thérèse de Lisieux, Conférence du centenaire 1873-1973, numero speciale di Nouvelles de l'Institut catholique, p. 112.
[57] H. U. v. Balthasar, "L'amour seul est digne de foi", Aubier, 1966, p. 11.
[58] H. U. v. Balthasar, "La Gloire et la Croix", t. 1, Aubier, 1961, p. 194.
[59] A. Rotzetter, "Mystique et observation littérale de l'Évangile chez François d'Assise", in Concilium 169, 1981, p. 86.
[60] Cf. M. Ouellet, "Adrienne von Speyr et le samedi saint de la théologie" in Hans Urs von Balthasar - Stiftung Adrienne von Speyr und ihre spirituelle Theologie, Johannes, 2002, p. 145, pp. 31-56.
[61] S. Francesco di Sales, Lettera CCXXIX [6 Ottobre 1604]: Œuvres XII, Annecy, Dom Henry Benedict Mackey, o.s.b., 1892-1932, pp. 299-325.
[62] J. Ratzinger -Benedetto XVI, Jésus de Nazareth, Flammarion, 2007, p. 8.
[63] A. Schweitzer, Storia della ricerca sulla vita di Gesù, Paideia, 1986 ; J. Jeremias, Il problema del Gesù storico, Paideia, 1973.
[64] R. Burridge, What are the Gospels? A Comparaison with Greco-Roman Biography. Cambridge, University press 1992.
[65] J. Ratzinger- Benedettto XVI, Op. cit., p.17.
[66] Ibid. p. 19.
[67] Cf D. Brown, Il Codice da Vinci, Jean-Claude Lattès, 2004, p. 574.
[68] S. Gregorio di Nissa, 15a omelia sul Cantico dei Cantici
[69] CELAM, "Disciples et missionnaires de Jésus-Christ, pour qu'en Lui nos peuples aient la vie en plénitude" (Documento di Aparecida), Va Conferenze generale di Aparecida (Brasile) dal 13 al 31 maggio 2007.
[70] H. U. v. Balthasar, "La Gloire et la Croix", op. cit., p. 418.
[71] UR e UUS ; vedi anche W. Kasper, Manuel d'œcuménisme spirituel, Nouvelle Cité, 2007, p. 96.
[72] Benedetto XVI, Allocuzione Il mondo attende la testimonianza comune dei cristiani (25.01.2007): L'Osservatore Romano, E.H.L.F. 5 (30.01.2007) p. 3.
[73] Specialmente le comunità e movimenti di Sant'Egidio, Taizé, ecc.
[74] C. Lubich, Pensée et spiritualité, Nouvelle Cité, 2003,p. 510.
[75] M. Ouellet, Marie et l'avenir de l'œcuménisme, Communio XXVIII, 1- Gennaio-Febbraio 2003, pp. 113-125; D.-I Ciobotea; B. Sesboue ; J.-N. Peres ; "Marie: L'oecuménisme à l'épreuve", L'actualité Religieuse dans le Monde, 1987, no46, pp. 17-24.
[76] AG 11; EN 20; RM 3.
[77] Pontificia Commissione Biblica, Il popolo ebraico e le sue sacre Scritture nella Bibbia Cristiana, 2001: J. Ratzinger, Prefazione, p. 12.
[78] Ibid., nn. 9, 11, 21-22,85-86.
[79] AG 10.
[80] A titolo d'esempio, la Biblia Clerus della Congregazione per il Clero offre strumenti di consultazione molto validi provenienti, fra l'altro, dalla Bible chrétienne scritta da Dom Claude-Jean Nesmy e da Madre Élisabeth de Solms, benedettini delle abbazie di La Pierre qui Vire et Solesmes, pubblicata da Éditions Anne Sigier.
[81] S. Silvano del Monte Athos, Écrits spirituels, Spiritualité orientale n° 5, Abazia di Bellefontaine, 1976/1994, p. 30.
[82] S. Cesario d'Arles, Sermone VIII, 1; (Cf. SC 175, pp. 349-351).

[00009-01.27][NNNN] [Testo originale: francese]

AVVISI

- CONFERENZA STAMPA
- BRIEFING PER I GRUPPI LINGUISTICI
- POOL PER L'AULA DEL SINODO
- BOLLETTINO
- DIRETTE TV
- NOTIZIARIO TELEFONICO
- ORARIO DI APERTURA DELLA SALA STAMPA DELLA SANTA SEDE


CONFERENZA STAMPA

La prima Conferenza Stampa sui lavori sinodali (con la traduzione simultanea in italiano, inglese, francese, spagnolo e tedesco) si terrà oggi, lunedì 6 ottobre 2008, alle ore 12.45 nell'Aula Giovanni Paolo II della Sala Stampa della Santa Sede.

Gli operatori audiovisivi (cameramen e tecnici) e i fotoreporter sono pregati di rivolgersi al Pontificio Consiglio per le Comunicazioni Sociali per il permesso di accesso.

Gli operatori audiovisivi ammessi sono pregati di trovarsi nell'Aula Giovanni Paolo II 30 minuti prima dell'inizio della Conferenza Stampa; i fotoreporter ammessi 15 minuti prima. I Signori giornalisti sono invitati a prendere posto nell'Aula 5 minuti prima dell'orario d'inizio della Conferenza Stampa.

Interverranno i seguenti Padri Sinodali:

- S.Em.R. Card. Marc OUELLET, Arcivescovo di Québec (CANADA), Relatore Generale
- S.E.R. Mons. Claudio Maria CELLI, Arcivescovo titolare di Civitanova, Presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali (CITTÀ DEL VATICANO), Vice Presidente della Commissione per l'Informazione

BRIEFING PER I GRUPPI LINGUISTICI

Il primo briefing per i gruppi linguistici avrà luogo (nei luoghi di briefing e con gli Addetti Stampa indicati nel Bolletino N.2) domani, martedì 7 ottobre 2008 alle ore 14.00 circa, a conclusione del Briefing della Bible Society alle ore 13.00 nell'aula Giovanni Paolo II della Sala Stampa della Santa Sede (originariamente previsto per mercoledì 8 ottobre 2008).
Si ricorda che gli operatori audiovisivi (cameramen e tecnici) e i fotoreporter sono pregati di rivolgersi al Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali per il permesso di accesso (molto ristretto).

POOL PER L'AULA DEL SINODO

Il prossimo pool per l'Aula del Sinodo sarà formato per la preghiera di apertura della Seconda Congregazione Generale di martedì mattina 7 ottobre 2008.
Presso l'Ufficio Informazioni e Accreditamenti della Sala Stampa della Santa Sede (all'ingresso, a destra) sono a disposizione dei redattori le liste d'iscrizione al pool.
Si ricorda agli operatori audiovisivi (cameramen e tecnici) e ai fotoreporter di rivolgersi al Pontificio Consiglio per le Comunicazione Sociali per la partecipazione al pool per l'Aula del Sinodo.
I partecipanti al pool sono pregati di trovarsi alle ore 08.30 nel Settore Stampa allestito all'esterno, di fronte all'ingresso dell'Aula Paolo VI, da dove saranno chiamati per accedere all'Aula del Sinodo, sempre accompagnati da un ufficiale della Sala Stampa della Santa Sede, rispettivamente dal Pontificio Consiglio per le Comunicazioni Sociali.

BOLLETTINO

Il prossimo Bollettino N. 5, riguardante i lavori della Seconda Congregazione Generale della XII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, sarà a disposizione dei Signori giornalisti accreditati martedì 7 ottobre 2008, all'apertura della Sala Stampa della Santa Sede.

DIRETTE TV

In seguito a quanto pubblicato sul Bollettino N. 2 del 3 ottobre 2008, si comunica che nel pomeriggio di oggi, lunedì 6 ottobre 2008 saranno trasmessi in diretta TV gli interventi del Rabbino Primus Iopes Shear-Yashuv COHEN (ISRAEL) e di S.Em.R. Card. Albert VANHOYE, S.I., Rettore emerito del Pontificio Istituto Biblico di Roma (FRANCIA).

NOTIZIARIO TELEFONICO

Durante il periodo sinodale sarà in funzione un notiziario telefonico:
- +39-06-698.19 con il Bollettino ordinario della Sala Stampa della Santa Sede;
- +39-06-698.84051 con il Bollettino del Sinodo dei Vescovi, antimeridiano;
- +39-06-698.84877 con il Bollettino del Sinodo dei Vescovi, pomeridiano.


ORARIO DI APERTURA DELLA SALA STAMPA DELLA SANTA SEDE

La Sala Stampa della Santa Sede, in occasione della XII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi resterà aperta dal 3 al 26 ottobre 2008 secondo il seguente orario:
- Venerdì 3 ottobre: ore 09.00 - 15.00
- Sabato 4 ottobre: ore 09.00 - 14.00
- Domenica 5 ottobre: ore 09.00 - 13.00
- Lunedì 6 ottobre: ore 09.00 - 20.00
- Da martedì 7 ottobre a sabato 11 ottobre: ore 09.00 - 16.00
- Domenica 12 ottobre: ore 09.30 - 13.00
- Lunedì 13 ottobre e martedì 14 ottobre: ore 09.00 - 16.00
- Mercoledì 15 ottobre: ore 09.00 - 20.00
- Giovedì 16 ottobre e venerdì 17 ottobre: ore 09.00 - 16.00
- Sabato 18 ottobre: 09.00 - 19.00
- Domenica 19 ottobre: ore 10.00 - 13.00
- Da lunedì 20 ottobre a sabato 25 ottobre: ore 09.00 - 16.00
- Domenica 26 ottobre: ore 09.00 - 13.00

Il personale dell'Ufficio Informazioni e Accreditamenti sarà a disposizione (nell'ingresso a destra):
- Lunedì-Venerdì: ore 09.00 -15.00
- Sabato: ore 09.00 -14.00

Eventuali cambiamenti saranno comunicati appena possibile, tramite annuncio nella bacheca della Sala dei giornalisti presso la Sala Stampa della Santa Sede, nel Bollettino informativo della Commissione per l'informazione della XII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi e nell'area Comunicazioni di servizio del sito Internet della Santa Sede.
 

 
Ritorna a:

- Indice Bollettino Synodus Episcoporum - XII Assemblea Generale Ordinaria - 2008
  [Plurilingue, Francese, Inglese, Italiano, Spagnolo, Tedesco]

- Indice Sala Stampa della Santa Sede
 
[Francese, Inglese, Italiano, Portoghese, Spagnolo, Tedesco]

 

top