Index

  Back Top Print

Card. Victor Manuel Fernández
Prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede

 

Omelia
di Sua Eminenza il Cardinale Víctor Fernández
per l’ordinazione episcopale di S. E. Mons David A. Waller,
Vescovo dell’Ordinariato personale di Nostra Signora di Walsingham

Cattedrale di Westminster, Londra – 22 giugno 2024

 

 

I. Il Vangelo: Cristo, il Buon Pastore (Gv 10, 11-16)

1. Tra le varie immagini che il Signore ha usato per rappresentare la sua relazione con i discepoli, quella del Buon Pastore occupa un posto unico nella nostra Tradizione per la sua ricchezza di sfumature. Un pastore guida dall’interno; vive vicino al suo gregge, che conosce la sua voce.

Per questo motivo, in un sermone sul Vangelo di oggi, San John Henry Newman ha spiegato che l’immagine del Buon Pastore rivela l’enorme amore di Cristo, che ha svuotato se stesso, che si è fatto uomo e che – dall’interno dell’umanità – ci ha guidati verso il Padre.[1]

2. Oltre a ciò che l’immagine del Buon Pastore ci mostra di Cristo, essa trasmette anche un messaggio molto potente sul nostro ruolo nel seguirlo.

Secondo Newman, il Vangelo di oggi ci insegna che non è soprattutto la ragione a spingerci a credere in Cristo e a seguire la sua voce, ma è l’amore. Come ha spiegato Newman:

«Noi crediamo, perché amiamo. [...] L’insegnamento di [questo] testo è che coloro che credono in Cristo, credono perché sanno che Egli è il Buon Pastore; e lo conoscono dalla sua voce».[2]

Come Newman e tutti noi che viviamo la nostra Fede sappiamo, ascoltare la voce del Buon Pastore e seguirlo tocca ogni aspetto della nostra vita e ogni giorno del nostro pellegrinaggio terreno.

II. Il ruolo del Vescovo e la Successione Apostolica

3. Per aiutarci a sentire la voce del Buon Pastore e a seguirlo, il Signore ha designato i suoi Apostoli come primi Pastori del suo gregge, a partire da San Pietro, al quale ha affidato il compito di “pascere i miei agnelli” e “curare le mie pecore” (cfr. Gv 21, 15-17). Qui vediamo il legame inscindibile tra Cristo Buon Pastore e il ministero pastorale che ha affidato ai suoi Apostoli.

4. Questo sacro mandato di pascere il gregge nel nome di Cristo viene trasmesso di generazione in generazione attraverso il dono della Successione Apostolica.

Questa ininterrotta imposizione delle mani – dagli Apostoli a oggi – è uno dei tesori che la nostra Chiesa cattolica ha custodito. È un elemento essenziale del tesoro della Tradizione che San Paolo descrisse nella sua Prima Lettera ai Corinzi quando disse: «Ho ricevuto dal Signore quel che a mia volta vi ho trasmesso» (1Cor 11, 23).

E l’ordinazione episcopale che qui oggi celebriamo diventa il collegamento più recente di quella sacra trasmissione, in cui noi, Vescovi ordinanti, possiamo dire: «Ciò che ho ricevuto dal Signore, ora lo trasmetto a te».

III. Il significato e la missione dell’Ordinariato

5. Il cammino verso la piena partecipazione al dono della Successione Apostolica – con tutti gli altri tesori che la nostra Chiesa cattolica possiede in pienezza – è stato una parte centrale del percorso di questa comunità dell’Ordinariato.

Per accogliere le richieste di gruppi di Anglicani che desideravano entrare in piena comunione con la Chiesa Cattolica, la Santa Sede ha istituito l’Ordinariato, simile come a una Diocesi, che il Concilio Vaticano II definisce come «una Chiesa particolare nella quale è presente e opera la Chiesa di Cristo, una, santa, cattolica e apostolica».[3]

6. Allo stesso tempo, questa “porzione del Popolo di Dio” è strutturata in modo da consentire agli Anglicani, che stavano entrando nella piena comunione con la Chiesa cattolica, di conservare quegli elementi che il papa San Paolo VI ha descritto come «il legittimo prestigio e il degno patrimonio di pietà e di usi» propri della Comunione Anglicana.[4]

7. Queste riflessioni evidenziano due dimensioni cruciali della vita dell’Ordinariato. Da un lato, come parte integrante della Chiesa Cattolica, l’Ordinariato ha la missione di collaborare con le altre Chiese particolari «nelle quali e a partire dalle quali esiste l’unica e sola Chiesa Cattolica».[5]

Allo stesso tempo – secondo le parole della Costituzione Apostolica Anglicanorum coetibus – l’Ordinariato è invitato a vedere gli aspetti positivi della tradizione anglicana conservati in esso «quale dono prezioso [...] e ricchezza da condividere».[6]

8. L’esistenza dell’Ordinariato, quindi, riflette una realtà profonda e bella circa la natura della Chiesa e l’inculturazione del Vangelo, come un ricco patrimonio Inglese.

Infatti, la Chiesa è una e il Vangelo è uno, ma nel processo di inculturazione il Vangelo si esprime in una varietà di culture. In questo modo, la Chiesa acquisisce un nuovo volto, come insegna Papa Francesco nell’Evangelii Gaudium:

«Nella storia della Chiesa, il cristianesimo non dispone di un unico modello culturale [...]. Nelle espressioni cristiane di un popolo evangelizzato, lo Spirito Santo abbellisce la Chiesa, mostrandole nuovi aspetti della Rivelazione e regalandole un nuovo volto».[7]

In questo processo, la Chiesa non solo dona, ma viene anche arricchita. Infatti, come insegnava San Giovanni Paolo II, «ogni cultura offre valori e forme positivi che possono arricchire il modo in cui il Vangelo è annunciato, compreso e vissuto».[8]

9. Nel caso dell’Ordinariato, la Fede Cattolica è inculturata da persone che hanno sperimentato il Vangelo nel contesto della Comunione Anglicana. Entrando in piena comunione con la Chiesa Cattolica, essa si è arricchita.

Possiamo dire, quindi, che l’Ordinariato rappresenta uno dei volti della Chiesa, che, in questo caso, riceve alcuni elementi della ricca storia della tradizione Anglicana: elementi che ora sono vissuti nella pienezza della comunione Cattolica.

IV. Collaborazione nella Piena Comunione

10. Per questa stessa ragione, quando consideriamo la natura unica dell’Ordinariato, dobbiamo sempre vederla nel contesto più ampio della sua partecipazione integrale alla comunione Cattolica. Per questo, per essere vera, la sua vita ecclesiale deve sempre lavorare per l’unità della Chiesa.

Questo avviene quando l’Ordinariato prega, vive e lavora in comunione con le altre Chiese locali per favorire la crescita comune della vita spirituale, della vita fraterna e dell’opera di evangelizzazione dello stesso territorio.

Questa collaborazione favorisce il vitale “scambio di doni” attraverso il quale – come insegna Papa Francesco – «lo Spirito può condurci sempre di più alla verità e al bene».[9]

11. Nel caso di Londra, il lavoro di dialogo e collaborazione implica, in primo luogo, una comunione affettiva ed effettiva con l’Arcidiocesi di Westminster e con le altre Diocesi locali.

Infatti, i sacerdoti dell’Ordinariato collaborano già generosamente con le parrocchie di questa Arcidiocesi, e lo stesso avviene in altre Diocesi della Gran Bretagna. Tuttavia, possiamo sempre crescere in uno spirito di dialogo e di condivisione, anche per quanto riguarda gli obiettivi pastorali, alla luce di quanto proposto da Papa Francesco.

Inoltre, in spirito di comunione, la presenza del Cardinale Nichols, del Vescovo Lopes e del Vescovo Randazzo – così come la mia presenza qui – è un segno delle tre relazioni essenziali che definiscono l’Ordinariato: la relazione con la Santa Sede, con le Diocesi locali e con gli altri Ordinariati.

V. Intercessione e ispirazione dai Santi di oggi: San Tommaso Moro e San Giovanni Fisher

12. Mentre noi tutti, venuti da luoghi vicini e da lontano, ci riuniamo per celebrare l’ordinazione del Vescovo eletto Waller, è una benedizione poterlo fare nella Cattedrale di Westminster, che è così centrale per la vita della Chiesa cattolica qui in Inghilterra.

Vedendo le reliquie e le immagini dei santi qui commemorati, potremmo ben esclamare con Newman: «Beati coloro che decidono – sia che si tratti di bene, sia che si tratti di male, sia che si tratti di sole, sia che si tratti di tempesta, sia che si tratti di onore, sia che si tratti di disonore – che [Cristo] sarà il loro Signore e Maestro, il loro Re e Dio!».[10]

13. Tra i grandi santi inglesi che hanno vissuto questo proposito “fino alla fine” ci sono i due santi che oggi celebriamo: San Tommaso Moro e San Giovanni Fisher.

San Tommaso Moro nacque qui a Londra e divenne Lord High Chancellor d’Inghilterra, mentre San Giovanni Fisher fu Cardinale Vescovo di Rochester. In questi due santi abbiamo un laico e un prelato: entrambi molto ferventi nell’amore per Cristo e nel desiderio di comunicarlo agli altri.

Questo è, infatti, ciò su cui insiste Papa Francesco e che dobbiamo fare tutti: annunciare a tutti l’amore di Dio, manifestato nelle braccia aperte di Cristo, che oggi opera nelle nostre vite.

14. L’intercessione dei santi di oggi sarà invocata in modo speciale con il loro inserimento nelle Litanie dei Santi, mentre chiediamo il loro sostegno – insieme a quello di tutti i santi – per il ministero del nostro nuovo Vescovo. L’esempio di questi santi offre a lui anche un utile incoraggiamento e ispirazione per seguire l’amore e la dedizione di questi santi nella cura del gregge a lui affidato.

15. Mentre il Vescovo eletto Waller assume la responsabilità di Vescovo dell’Ordinariato di Nostra Signora di Walsingham, preghiamo affinché possa rimanere sempre molto vicino a Cristo, il Buon Pastore. Che possa anche rimanere vicino al suo gregge – con semplicità, gentilezza e dedizione – per guidarlo nel nome di Cristo. In ogni cosa, possa essere un servitore del Vangelo, secondo il cuore di Cristo.

Per questa missione, oggi riceve il fuoco dello Spirito Santo: l’unico capace di trasformare i nostri cuori, di guarire il nostro egoismo, di riempirci del suo fervore e della vera gioia nell’amore.

 


[1] Cf. J.H. Newman, Parochial and Plain Sermons, vol. 8, Rivingtons, London 1868, ser. XVI, 230ss.(cf. Fil 2:7ff., Hb 2:10).

[2] J.H. Newman, Sermons, Chiefly on the Theory of Religious Belief, Preached Before the University of Oxford, Rivington, London 1844, ser. XI, 229-230.

[3] Concilio Ecumenico Vaticano II, Decreto Christus Dominus (28 ottobre 1965), n. 11: AAS 58 (1966), 677. Cf. Benedetto XVI, Costituzione Apostolica Anglicanorum coetibus (4 novembre 2009), I § 3: AAS 101 (2009), 987; can. 369 CIC.

[4] Paolo VI, Omelia per la Canonizzazione di Quaranta Martiri dell’Inghilterra e del Galles (25 ottobre 1970): AAS 62 (1970), 753.

[5] Can. 368 CIC. Cf. Concilio Ecumenico Vaticano II, Costituzione Dogmatica Lumen Gentium (21 novembre 1964), nn. 13, 23: AAS 57 (1965), 17-18, 27-29.

[6] Benedetto XVI, Costituzione Apostolica Anglicanorum coetibus (4 novembre 2009), III: AAS 101 (2009), 987.

[7] Francesco, Esortazione Apostolica Evangelii Gaudium (24 novembre 2013), n. 116: AAS 105 (2013), 1068.

[8]Giovanni Paolo II, Esortazione post-sinodale Ecclesia in Oceania (22 novembre 2001), n. 16; citato in Francesco, Esortazione Apostolica Evangelii Gaudium (24 novembre 2013), n. 116: AAS 105 (2013), 1068.

[9] Francesco, Esortazione Apostolica Evangelii Gaudium (24 novembre 2013), n. 246: AAS 105 (2013), 1119.

[10] J.H. Newman, Parochial and Plain Sermons, op. cit., vol. 8, ser. XVI, 243.