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VIDEOMESSAGGIO DEL SANTO PADRE
 AI PARTECIPANTI AL FORUM
 
“A CHE PUNTO SIAMO CON AMORIS LAETITIA?
 STRATEGIE PER L’APPLICAZIONE
 DELL’ESORTAZIONE APOSTOLICA DI PAPA FRANCESCO”

[9-12 giugno 2021]

[Multimedia]

 

Cari fratelli nell’episcopato,

cari fratelli e sorelle,

mi rivolgo a voi in occasione del Forum organizzato dal Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita, a cinque anni dalla promulgazione dell’Esortazione apostolica Amoris laetitia. Ringrazio il Dicastero per aver preso l’iniziativa, nonostante le difficoltà pratiche dovute alla pandemia. E sono grato a tutti voi per aver risposto all’invito: i delegati degli Uffici Famiglia di oltre 60 Conferenze episcopali e di oltre 30 movimenti internazionali sono oggi qui, collegati per questo incontro.

Nel panorama delle iniziative più importanti dell’Anno “Famiglia Amoris laetitia”, il Forum rappresenta un momento essenziale di dialogo tra la Santa Sede, le Conferenze episcopali, i movimenti e le associazioni familiari. Lo Spirito Santo lo renda un momento di fecondità per la Chiesa, pastori e laici insieme, per metterci in ascolto delle necessità concrete delle famiglie e aiutarci a vicenda nell’avviare i processi necessari per rinnovare l’annuncio della Chiesa.

La domanda che vi ponete – “A che punto siamo con l’applicazione di Amoris laetitia?” – vuole stimolare a compiere un fecondo discernimento ecclesiale sullo stile e sulle finalità della pastorale familiare nella prospettiva della nuova evangelizzazione. L’Esortazione Amoris laetitia è il frutto di un’approfondita riflessione sinodale su matrimonio e famiglia e, in quanto tale, richiede un paziente lavoro di attuazione e una conversione missionaria. Questo Forum si pone in continuità con il cammino sinodale, che deve potersi concretizzare nelle Chiese locali e che richiede cooperazione, condivisione di responsabilità, capacità di discernimento e disponibilità a farsi prossimi alle famiglie.

Nel pieno delle difficoltà causate dalla pandemia, che «lacerano la vita della famiglia e della sua intima comunione di vita e di amore»,[1] la famiglia si mostra oggi più che mai segno dei tempi e la Chiesa è invitata anzitutto a un ascolto attivo delle famiglie e al tempo stesso a coinvolgerle come soggetti della pastorale. Occorre mettere da parte ogni «annuncio meramente teorico e sganciato dai problemi reali delle persone», così come l’idea che l’evangelizzazione sia riservata a una élite pastorale. Ogni battezzato «è soggetto attivo di evangelizzazione». Per portare l’amore di Dio alle famiglie e ai giovani, che costruiranno le famiglie di domani, abbiamo bisogno dell’aiuto delle famiglie stesse, della loro esperienza concreta di vita e di comunione. Abbiamo bisogno di sposi accanto ai pastori, per camminare con altre famiglie, per aiutare chi è più debole, per annunciare che, anche nelle difficoltà, Cristo si rende presente nel Sacramento del matrimonio per donare tenerezza, pazienza e speranza a tutti, in ogni situazione di vita.

Quanto è importante, per i giovani, vedere con i propri occhi l’amore di Cristo vivo e presente nell’amore degli sposi, che testimoniano con la loro vita concreta che l’amore per sempre è possibile!

Come gli sposi Aquila e Priscilla furono preziosi collaboratori di Paolo nella sua missione, anche oggi tante coppie di coniugi, e perfino famiglie intere con i figli[4] possono farsi valide testimoni per accompagnare altre famiglie, fare comunità, spargere semi di comunione tra le popolazioni che ricevono la prima evangelizzazione, contribuendo in maniera determinante all’annuncio del kerygma.

Il matrimonio, come il sacerdozio, ha «una diretta finalità di costruzione e dilatazione del Popolo di Dio»[5] e conferisce agli sposi una missione particolare nell’edificare la Chiesa. La famiglia è “Chiesa domestica”, luogo in cui agisce la presenza sacramentale di Cristo tra gli sposi e tra i genitori e i figli. In questo senso, «l’amore vissuto nelle famiglie è una forza permanente per la vita della Chiesa», costantemente arricchita dalla vita di tutte le Chiese domestiche. Pertanto, in virtù del Sacramento del matrimonio, ogni famiglia diventa a tutti gli effetti un bene per la Chiesa.

La corresponsabilità nei confronti della missione chiama, dunque, gli sposi e i ministri ordinati, specialmente i vescovi, a cooperare in maniera feconda nella cura e nella custodia delle Chiese domestiche. Pertanto, noi pastori dobbiamo lasciarci illuminare dallo Spirito, affinché si realizzi in questo annuncio salvifico da parte di coppie di sposi che spesso ci sono, sono pronte, ma non vengono chiamate.[9] Se invece le chiamiamo, le chiamiamo a lavorare con noi, se diamo loro spazio, esse possono dare il loro contributo alla costruzione del tessuto ecclesiale. Come la trama e l’ordito del maschile e del femminile, nella loro complementarietà, concorrono a formare l’arazzo della famiglia, analogamente i Sacramenti dell’ordine e del matrimonio sono entrambi indispensabili per edificare la Chiesa quale “famiglia di famiglie”. Potremo così avere una pastorale familiare in cui si respira pienamente lo spirito della comunione ecclesiale. Questa, infatti, «si configura […] come una comunione “organica”, analoga a quella di un corpo vivo […], caratterizzata dalla compresenza della diversità e della complementarietà delle vocazioni e condizioni di vita».

Vi invito, dunque, a riprendere in mano Amoris laetitia per individuare, tra le priorità pastorali che in essa sono indicate, quelle che più corrispondono alle esigenze concrete di ciascuna Chiesa locale e a perseguirle con creatività e slancio missionario. Nel tempo della pandemia il Signore ci ha dato l’opportunità per ripensare non solo i bisogni e le priorità, ma anche lo stile e il modo in cui si progetta e si realizza il nostro impegno pastorale. Sulla scia del valore programmatico di Evangelii gaudium e del programma pastorale concreto tracciato da Amoris laetitia per la pastorale familiare, «spero che tutte le comunità facciano in modo di porre in atto i mezzi necessari per avanzare nel cammino di una conversione pastorale e missionaria, che non può lasciare le cose come stanno».[11]

Uno sforzo particolare va fatto per la formazione dei laici, in modo speciale degli sposi e delle famiglie, affinché comprendano meglio l’importanza del loro impegno ecclesiale, ossia il senso della missione che scaturisce dall’essere sposi e famiglia. Tante famiglie non sono consapevoli del grande dono che hanno ricevuto nel Sacramento, segno efficace della presenza di Cristo che accompagna ogni momento della loro vita. Quando una famiglia scopre pienamente questo dono, sente il desiderio di condividerlo con altre famiglie, perché la gioia dell’incontro con il Signore tende a diffondersi e genera altra comunione, è naturalmente missionaria.[12]

Il percorso intrapreso con le Assemblee sinodali sulla famiglia ha aiutato la Chiesa a far emergere tante sfide concrete che le famiglie vivono: pressioni ideologiche che ostacolano i processi educativi, problemi relazionali, povertà materiali e spirituali e, in fondo, tanta solitudine per la difficoltà di percepire Dio nella propria vita. Alcune di queste sfide stentano ancora ad essere affrontate e richiedono un rinnovato slancio pastorale in alcuni ambiti particolari: penso alla preparazione al matrimonio, all’accompagnamento delle giovani coppie di sposi, all’educazione, all’attenzione nei confronti degli anziani, alla vicinanza alle famiglie ferite o a quelle che, in una nuova unione, desiderano vivere appieno l’esperienza cristiana.

Auspico, quindi, che queste giornate di lavoro siano una buona occasione per condividere idee ed esperienze pastorali; e anche per creare una rete che, nella complementarità delle vocazioni e degli stati di vita, in spirito di collaborazione e comunione ecclesiale, possa annunciare il Vangelo della famiglia nella maniera più efficace, rispondendo ai segni dei tempi.

Vi affido all’intercessione di Maria Santissima, e di San Giuseppe, perché la grazia di Dio renda fruttuoso questo vostro impegno per il bene delle famiglie di oggi e di domani. Vi benedico e vi auguro buon lavoro e vi chiedo per favore, di pregare per me. Grazie.

 

[1] Esort. ap. Amoris laetitia (in seguito AL), 19.

[2] AL, 201.

[3] Esort. ap. Evangelii gaudium (24 novembre 2013), 120.

[4] Cfr S. Giovanni Paolo II, Esort. ap. Familiaris consortio (22 novembre 1981), 50.

[5] Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1534.

[6] Conc. Ecum. Vat. II, Cost. dogm. Lumen gentium, 11.

[7] AL, 88.

[8] Cfr ibid., 87.

[9] Cfr Discorso per l’inaugurazione dell’Anno giudiziario del Tribunale della Rota Romana, 25 gennaio 2020.

[10] S. Giovanni Paolo II, Esort. ap. Christifideles laici (30 dicembre 1988), 20.

[11] Esort. ap. Evangelii gaudium, 25.

[12] Cfr ibid., 23.



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