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PELLEGRINAGGIO APOSTOLICO
DI SUA SANTITÀ PAOLO VI
IN ASIA ORIENTALE, OCEANIA E AUSTRALIA

SALUTI DEL SANTO PADRE PAOLO VI
NEGLI INCONTRI CON ENTI, COMUNITÀ, SODALIZI

Manila, Filippine
Domenica, 29 novembre 1970

 

La delegazione di Cebù

Malgrado il Nostro vivo desiderio, non ci è stato possibile rispondere all’invito insistente che il vostro Cardinale ci ha indirizzato a nome vostro. Abbiamo il piacere, tuttavia, di incontrare qui una delegazione della vostra Isola, che salutiamo con affetto particolare. Noi di ciò ringraziamo il Signor Cardinale Rosales e tutti coloro che han reso possibile il vostro viaggio fino a Manila.
Riferite ai vostri compatrioti che il Papa li ama, che benedice il clero, i religiosi e le religiose, i fedeli, le famiglie e l’intera popolazione dell’Isola. Il messaggio, che Noi vi affidiamo per essi, è quello stesso che Gesù ha consegnato ai suoi Apostoli prima di lasciarli: «Amatevi gli uni gli altri». È questo il segno, da cui si riconoscono i veri discepoli di Colui che è venuto per salvare tutta l’umanità, qualunque ne sia la razza, la lingua, la patria (Cfr. Io. 13, 34-35).
Di tutto cuore Noi vi impartiamo la Nostra affettuosa e paterna Benedizione Apostolica.

Il grande problema dell’alloggio

È per Noi una grande soddisfazione poter benedire queste nuove case in occasione della Nostra visita a Manila.
Il Nostro ministero è quello del Vangelo. Lo scopo del Nostro viaggio in Asia è pertanto di ordine spirituale, tende cioè ad annunciare la insondabile ricchezza del Cristo e la inconfondibile Speranza, che a noi deriva dalla sua Resurrezione (Cfr. Eph. 3). La Nostra missione è quella di fare in modo, mediante la sua grazia, che questa semente del Verbo cresca e si sviluppi nei cuori, e che questa Speranza cominci già a realizzarsi nella vita degli uomini di questo tempo, nel corso del loro pellegrinaggio sulla terra. È Nostro dovere parimenti condividere con loro «le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce, quelle dei poveri soprattutto e di tutti quelli che soffrono» (Cfr. Gaudium et spes, introd.). Tutto ciò vale a spiegare la Nostra presenza in questo luogo.
Conosciamo bene il grave problema dell’alloggio, che riguarda tante migliaia di famiglie nella vostra capitale, come del resto avviene nella maggior parte delle grandi città nel mondo. L’incremento della popolazione e così pure l’esodo rurale verso i grandi centri urbani rendono estremamente complessa l’azione delle Autorità responsabili. D’altra parte non ci sembra sufficiente attendersi tutto dalla competenza dei pubblici poteri: si tratta di un problema sociale di tale ampiezza e di sì urgente gravità che tutte le coscienze devono esserne vivamente interessate. La mancanza di alloggio o la carenza di quel minimum nelle condizioni di abitabilità sono tra le cause principali della degradazione della vita familiare e della cattiva tentazione della violenza. È questo un problema mondiale, che si pone in termini particolarmente drammatici nei Paesi in via di sviluppo. Esso sollecita tutte le buone volontà a dar prova di inventiva, di solidarietà sociale e di generosità per poter essere risolto.
È per questo che Noi alle persone ed agli enti che hanno permesso questa realizzazione, rivolgiamo le Nostre piu vive felicitazioni, esprimendo altresì l’augurio che il loro esempio sia imitato e seguito per il benessere di tutti.
Preghiamo intanto Dio Onnipotente di benedire tutti loro con le loro famiglie, di benedire le famiglie che occuperanno questi alloggi e di confortare quanti attendono di avere, a loro volta, la gioia di vivere in simili condizioni.

Ai cristiani non cattolici

Cari Fratelli,

Noi vi salutiamo nell’amore di Cristo come membri e rappresentanti di varie comunioni cristiane. Sebbene le vostre comunità e la Chiesa cattolica non siano ancora strette dai vincoli della piena unità, tuttavia noi siamo fratelli (Cfr. Unitatis redintegratio, 3). Noi partecipiamo alla fede che ci rende sudditi di un solo Signore. Noi riconosciamo un solo Battesimo. «La Parola di Dio scritta, la vita della grazia, la fede, la speranza e la carità, e molti altri doni dello Spirito Santo» (Ibid)  sono l’eredità comune a noi concessa dal Padre, per i meriti del sacrificio salvifico del suo Figlio diletto.
In questo momento, non si può non pensare all’importanza della chiamata dei popoli delle Filippine. Questa terra ha una speciale vocazione per essere la città collocata sul monte, la lampada posta in alto (Matth. 5, 14-16), che dà testimonianza luminosa tra le antiche e nobili culture dell’Asia. Sia come individui che come nazione, voi dovete manifestare la luce di Cristo con l’esempio della vostra vita.
A ciò si richiede, anzitutto, un’unità viva nella carità e nella verità. II nostro Salvatore la implorò per noi dal Padre, quando pregò affinché i suoi seguaci fossero una sola cosa, uniti realmente dalla vita del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, in modo che «il mondo possa credere che Tu mi hai mandato» (Io. 17, 21).
Noi costatiamo dolorosamente che questa unità non è ancora perfetta tra noi. Ma ci sentiamo incoraggiati, perché Nostro Signore ha pregato per i suoi seguaci «affinché diventino completamente una cosa sola» (Io. 17, 23).
Ed invero, per la bontà di Dio, noi abbiamo preso coscienza ancora una volta, in questi tempi, dei vincoli reali che già esistono tra noi. Noi abbiamo riscoperto quanto c’è di comune nella nostra eredità e perciò ora possiamo pregare insieme. Noi adesso possiamo proseguire nel dialogo e nello studio, in comune, dei problemi teologici.

Noi possiamo inoltre, in una forma di cui si sente oggi particolare bisogno, impegnarci a lavorare insieme per promuovere la giustizia a favore di tutti, tanto nei nostri paesi che nella famiglia delle nazioni. E per questo compito vi si offrono qui, nelle Filippine, le più ampie possibilità.
C’è tra i vostri giovani il desiderio sconfinato di creare una società nella quale l’onestà e l’integrità siano i supremi ideali. C’è il desiderio da parte di cristiani, tanto della Chiesa cattolica quanto delle comunioni alle quali voi appartenete, di essere il nuovo lievito che servirà a togliere ogni corruzione (1 Cor. 5, 7-8), particolarmente quella che si diffonde, quando le brame del cuore umano sono rivolte al potere e alla ricchezza. In questo felice momento del nostro incontro ci piace sottolineare ciò che già avemmo occasione di dire: «Tutti i cristiani, nostri fratelli, vorranno, non ne dubitiamo, ampliare il loro sforzo comune e concertato allo scopo di aiutare il mondo a trionfare dell’egoismo, dell’orgoglio e delle rivalità, a superare le ambizioni e le ingiustizie, ad aprire a tutti le vie d’una vita più umana, in cui ciascuno sia amato e aiutato come il suo prossimo, il suo fratello» (Populorum progressio, 82).
Questo è lo scopo che la Chiesa intende perseguire. Il compito di aiutare lo sviluppo integrale dell’uomo deve essere assolto da Cattolici che lavorano insieme coi loro fratelli Cristiani, e, naturalmente, con tutti gli uomini di buona volontà.
Mentre proclamare la Buona Novella di Cristo con la testimonianza della vostra vita e con l’integrità del vostro ordine sociale, diventi sempre più possibile per voi e per i figli della Chiesa cattolica «fare una comune professione di fede in Dio ed in Gesù Cristo di fronte ai non credenti» (Ad gentes, 15).
Cari amici, Noi vi ringraziamo per la squisita cortesia della vostra visita e preghiamo che questa Nostra presenza tra voi possa servire alla causa di Cristo «il cui Nome è il vincolo che ci unisce» (Ibid.).

La comunità ebraica

Siamo stati lieti di apprendere che il popolo ebraico nelle Filippine manifestò sentimenti di gioia e di attesa all'annuncio che era Nostro desierio visitare questa Nazione.
Ora che siamo qua giunti, desiriamo dir loro che il Nostro cuore è compartecipe della loro stessa gioia.
Noi speriamo che il senso di attesa si tramuti in spirituale appagamento, come nel Nostro così nel loro cuore, mentre ci è caro ricordare insieme, in questa circostanza, ciò che il Concilio Vaticano II chiamava «il vincolo con cui il popolo del Nuovo Testamento è spiritualmente legato con la stirpe di Abramo» (Nostra aetate, 4).

Il gruppo biblico

Vi siamo grati per il dono di queste copie del Vangelo di Marco presentateci, con particolare dedica, dalla Societa Biblica Filippina, membro delle Società Bibliche Unite, un’organizzazione internazionale, con la quale la Chiesa Cattolica ha ora molti fruttuosi piani di lavoro in comune.
Sappiamo che, con l’approvazione dei Vescovi, ci sono alcune traduzioni interconfessionali della Bibbia in cinque lingue di questa nazione, fatte secondo le norme approvate da Noi e dalle autorità delle Societa Bibliche Unite.
Siamo lien di aver oggi in mano i primi frutti di questa impresa nelle Filippine: il Vangelo di Marco nelle lingue Tagalog e Ilocano.
Noi ardentemente speriamo che una più intima familiarità con Cristo mediante la Parola di Dio produrrà una sempre più chiara e diffusa testimonianza cristiana nelle Filippine.

Ai non cristiani

Nel desiderio che Noi rivolgiamo la parola anche a voi, rappresentanti di tutte le religioni che si praticano in questo bell’Arcipelago, voi avete prevenuto la medesima Nostra aspirazione, ed è con gioia che troviamo l’occasione di questo incontro.
Posti a capo d’una Chiesa, che si proclama e sa di essere cattolica, cioé universale, il Nostro pensiero, come la Nostra sollecitudine, non si lascia fermare da alcuna barriera di luoghi, di popoli, o di religioni, ma si estende a tutti gli uomini. A più forte ragione ci sentiamo vicini a coloro che, insieme con Noi, condividono la ricerca fondamentale del divino e la confidente sottomissione alle leggi del Cielo; coloro che ricercano nella religione una soluzione ai grandi problemi, che mettono a confronto e angosciano gli uomini, ma che vi trovano anche la loro forza e la loro speranza.
Voi non ignorate, senza dubbio, che ai nostri giorni la Chiesa ha voluto aprirsi ancor più al contatto fraterno con tutti i popoli di ogni civiltà e di ogni religione, rispettando e ammirando i tesori compartiti a ciascuno e invitandoli a unirsi ad essa, in tutto ciiò ove sia possibile una collaborazione, per un regno più perfetto e più universale della giustizia e della pace, come per l’estinzione dei grandi flagelli o delle miserie che affliggono tanti milioni di nostri fratelli. E sempre con gioia che Noi costatiamo una tale unione, come è il caso del vostro Paese, e Noi preghiamo Dio di conservarla e di accrescerla per il suo onore ed il suo servizio, per il vostro proprio benessere e quello del mondo intero.

Servizio della verità nella professione giornalistica

Cari amici,

Mancherebbe qualche cosa a questa Nostra visita a Manila se non avessimo un momento per rivolgere una parola ai rappresentanti della stampa: a coloro ai quali va il merito di portare alla conoscenza del pubblico il Nostro viaggio coi meravigliosi mezzi di comunicazione.
Questi mezzi meravigliosi hanno oggi raggiunto un singolare grado di perfezione. La descrizione degli avvenimenti e la loro trasmissione sono cose veramente prodigiose. Ci sembra che ciò sia accompagnato da un notevole aumento di lavoro da parte di quelli ai quali è affidato il compito di questa difficile missione.
Noi apprezziamo il fatto che voi dovete essere sempre attenti, che vi dovete concentrare per fare dei riassunti che siano nello stesso tempo rapidi ed esatti. Spesse volte le condizioni esterne nelle quali dovete lavorare non sono affatto favorevoli. Oltre a questo c’è il lavoro necessario per completare i vostri articoli e le vostre relazioni. State sicuri che Noi ci rendiamo conto di quanto duro possa essere il vostro lavoro. Noi riconosciamo il grande merito e il debito di gratitudine che è dovuto a voi da parte di quelli che beneficiano di questa vostra fatica.
Noi stessi siamo del numero di costoro e siamo lieti di affermare la Nostra gratitudine e di esprimerla pubblicamente in questo Nostro incontro.

La vostra attività, come abbiamo già detto, è difficile, ma lasciateci ora dire che è nobile. Voi sapete che la grandezza d’una missione si misura dall’ideale che si serve e dalla qualità del servizio che gli si rende. L’ideale al quale voi servite è la verità. Voi stessi dovete rispecchiare questa verità: è vostro compito accettarla e trasmetterla agli altri. Che non abbiate mai a venir meno, cari amici, a questa vostra missione!
Non deformate mai la verità: non ingannate mai quelli che leggono le vostre relazioni e guardano a voi con fiducia. Quanto grande è il bene che i giornalisti possono compiere proprio nel modo col quale essi presentano le notizie. Quale differenza c’è tra la presentazione oggettiva e quella tendenziosa! La vostra coscienza ne è giudice e Noi preghiamo che essa sia sempre retta e intenta a servire la verità. Noi ripetiamo con convinzione profonda: la vostra missione è grande: solo voi potete assolverla. Il mondo se l’aspetta da voi.
Volgendo al termine, desideriamo fare un’ultima osservazione. A quelli tra voi che stanno seguendo a lungo il Nostro viaggio, obbligati a stare lontani dalle loro case, Noi esprimiamo il Nostro apprezzamento anche per il sacrificio e i disagi che stanno affrontando. Quando ritornerete alle vostre famiglie, vi chiediamo di portare il Nostro saluto ai vostri cari.
Per tutti voi imploriamo l’abbondanza delle divine benedizioni.

                                



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