Index   Back Top Print

[ IT  - PT ]

VIAGGIO APOSTOLICO IN ZIMBABWE,
BOTSWANA, LESOTHO, SWAZILAND, MOZAMBICO

INCONTRO CON I LAICI E I CONSACRATI NELLA CHIESA DI SANT’ANTONIO

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Maputo (Mozambico) - Domenica, 18 settembre 1988

 

Cari fratelli nel sacerdozio,
religiosi e religiose,
seminaristi e aspiranti alla vita consacrata
e laici impegnati.

1. È per me motivo di grande gioia questo incontro con voi, sui quali il Signore ha fissato lo sguardo con speciale predilezione. È stato lui a scegliervi e a chiamarvi, affinché, fin dalla consacrazione del Battesimo, rinunciaste al mondo e, in condizioni particolari, lo seguiste più da vicino:

- alcuni, i sacerdoti, segnati col segno dello Spirito Santo, per consacrarsi al culto divino, al ministero della Parola e al servizio della comunità;

- altri, i religiosi, perché vivano esclusivamente per lui, “per amore del Regno celeste”, nella libertà di chi si riconosce figlio di Dio, “signore” nei riguardi del mondo e fratello degli altri individui, in dialogo e comunione fraterna con loro;

- altri, infine, i laici, affinché esercitino con particolare impegno, per la parte che spetta loro, la missione di tutto il popolo cristiano, nella Chiesa e nel mondo.

A tutti voglio applicare le parole programmatiche dell’Apostolo: “liberati dal peccato e fatti servi di Dio, voi raccogliete il frutto che vi porta alla santificazione e come destino avete la vita eterna” (Rm 6, 22), nel testimoniare che il mondo non può essere trasfigurato, né offerto a Dio senza lo spirito delle Beatitudini (cf. Lumen Gentium, 31).

2. Sono venuto da voi per conoscervi meglio e dimostrarvi che tutta la Chiesa, Corpo mistico di Cristo, è con voi e condivide i vostri problemi e le vostre aspirazioni, le vostre sofferenze e le vostre speranze, in un momento di profonda trasformazione di questo Paese. Ciò comporta grandi mutazioni, non solo esterne, ma anche riguardanti l’“anima” di questo Popolo mozambicano che tutti amiamo. A questo popolo vogliate annunciare il Vangelo, affinché possa, con la forza dello Spirito Santo, purificarsi e affermarsi con pienezza, nel suo essere e nei suoi valori autentici.

La vostra generosità e dedizione sono state guidate dai pastori della Chiesa di questa giovane nazione, ai quali spetta il compito di orientare tutta la vita ecclesiale delle proprie comunità diocesane, differenziare ed armonizzare nella pastorale di gruppo le attività delle persone di vita consacrata (cf. Mutuae Relationes, 6) e riunire intorno a sé l’intero gregge e provvedere alla sua formazione, in modo che tutti vivano ed operino nella comunione della carità (cf. Christus Dominus, 16).

Nel salutarvi cordialmente, saluto anche i vostri fratelli e sorelle sparsi nel Mozambico, con l’espressione della mia stima in Cristo e con l’augurio che tutti continuino ad ascoltare “che cosa dice Dio, il Signore: egli annunzia la pace per il suo popolo, per i suoi fedeli, per chi ritorna a lui con tutto il cuore” (Sal 85 [84], 9).

So che le difficoltà di vario tipo che dovete affrontare non vi scoraggiano: né l’esiguità numerica, né i pericoli della guerra, né l’incertezza delle situazioni, né l’insufficienza di mezzi di ogni ordine. L’amore con cui Cristo vi ha amato e l’amore della vostra risposta sono più forti di tutto questo.

Con voi e per voi innalzo riconoscente le mie lodi al Dio di ogni consolazione e autore di ogni bene, per l’attività della vostra fede, per lo sforzo della vostra carità e per la costanza della vostra speranza, ben salda in Gesù Cristo (cf. 1 Ts 1, 3). È infatti di grande conforto per me, insieme con la sollecitudine di tutta la Chiesa, la testimonianza che state offrendo.

3. Saldi nella forza dello Spirito, siate presenti ai fratelli che soffrono, solidali con la loro sofferenza, per condividere con loro le insondabili ricchezze dell’amore divino e aiutarli, con la testimonianza di “Cristo in voi, speranza della gloria” (cf. Col 1, 27). E non esitate a porvi all’avanguardia della missione, affrontando i rischi maggiori, compreso il rischio della vostra vita. Sarà un bene se a voi potrà essere applicata la frase della Evangelii Nuntiandi: “In verità la Chiesa vi deve molto” (Pauli VI Evangelii Nuntiandi, 69).

In questo senso, non posso tralasciare di esprimere apprezzamento per il meritevole lavoro qui realizzato e da voi favorito, per far radicare la Chiesa nella cultura locale, per assicurare i servizi essenziali alle comunità cristiane, e dotarle delle strutture indispensabili al loro mantenimento e sviluppo. Oggi quale espressione della comunione ecclesiale, tutto questo va avanti grazie alla presenza e alla collaborazione fraterna dei benemeriti missionari, provenienti da altre nazioni; domani - Dio voglia! - grazie ai membri della comunità della Chiesa locale, realizzando quanto auspicato dal Concilio per quel che riguarda l’impianto solido della Chiesa in un determinato gruppo umano (cf. Ad Gentes, 19).

4. Prima di rivolgermi alle diverse componenti vorrei indicare a tutti due mete da tenere presente per incoraggiare ed unificare gli sforzi di carità pastorale e di apostolato:

1) - siate araldi ed artefici della conversione, in un senso più ampio: il cambiamento delle mentalità in funzione di valori di ordine superiore, quali sono il bene comune e il pieno sviluppo di tutto l’uomo e di tutti gli uomini (cf. Sollicitudo Rei Socialis, 38); preparerete, così, il cammino del perdono e della riconciliazione;

2) - siate testimoni e fautori della riconciliazione, cercando di estirpare dal cuore degli uomini il risentimento e l’avversione. Pertanto, pregate “che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità” (cf. 1 Tm 2, 4; 2 Pt 3, 9), annunciate il messaggio della riconciliazione (2 Cor 5,19), insistendo in ogni occasione opportuna e non opportuna (2 Tm 4, 2), perché si affermi “l’unità dello Spirito per mezzo del vincolo della pace” (Ef 4, 3).

Solo dopo aver percorso questi due cammini si potrà aspettare la piena realizzazione della promessa del salmo che abbiamo appena recitato: “Misericordia e verità s’incontreranno, giustizia e pace si baceranno. La verità germoglierà dalla terra e la giustizia si affaccerà dal cielo. Quando il Signore elargirà il suo bene, la nostra terra darà il suo frutto” (Sal 85 [84], 11-13).

5. Cari sacerdoti.

C’è una formula, molto conosciuta, creata dall’intuizione del Popolo di Dio, che dice: il sacerdote è un altro Cristo. Non è una metafora. È una realtà meravigliosa e confortante, ma che indica anche tremende responsabilità.

Diretti collaboratori del ministero episcopale, con l’Ordine sacerdotale siete stati introdotti in un tipo di vita che vi distingue in maniera essenziale dagli altri battezzati; per il “carattere” impresso su di voi, c’è stata una trasformazione nell’“organismo” soprannaturale, che vi ha abilitati ad agire “in persona Christi”, per servire l’amore col quale egli coinvolge l’intera famiglia umana. È un dono che stando in voi, ma non per voi, vi arricchisce e vi richiama affinché cresciate nella consapevolezza e nella coerenza di una reale conformazione a Cristo, sacerdote e buon pastore.

Costituiti “per il bene degli uomini nelle cose che riguardano Dio” (Eb 5, 1), la vostra funzione ecclesiale è essenziale e ben definita: non ha solo valore di rappresentanza giuridica della comunità. È vita: è vivere come se Cristo stesso vivesse in voi; significa essere sempre simili a lui nel comportamento, nel ministero consacrato, nel servizio e nel trattare i fratelli e le sorelle: in ogni caso deve essere evidente la vostra intimità col Padre, nello Spirito Santo. Il sacerdote non potrà mai essere un “altro Cristo” per gli uomini, se non sarà stato prima “uomo di Dio” (cf. 1 Tm 6, 11).

6. Qui con voi, ringrazio l’Altissimo per la sublime missione e l’ineffabile fiducia riposte in voi, per il bene della Chiesa: della Chiesa nel Mozambico, che grazie alla dedizione dei suoi sacerdoti, anche nelle tribolazioni, sta qui sempre più crescendo in numero e qualità. Senza mai scoraggiarvi, appoggiatevi al Dio vivo, attraverso la preghiera in tutte le sue forme, centrata nell’Eucaristia e verificata sulla Liturgia delle Ore, accompagnata sempre da un’autentica devozione alla Vergine, Regina degli Apostoli.

Il vostro ministero pastorale, in comunione con il Vescovo, esige perseveranza, la sensibilità e la diligenza di cui ben narrano le parabole del regno (cf. Mt 13, 1-51); e non vi esime da chiedervi ripetutamente e a lungo: “Chi sono io, alla fine?”. La risposta starà nella vostra fede e nel vostro amore, chiamato, consacrato ed inviato per essere un “altro Cristo”, per il bene degli uomini, miei fratelli.

7. A causa di note vicende storiche nel Mozambico c’è una insufficienza di sacerdoti diocesani. Le vocazioni giunte alla consacrazione, negli ultimi tempi, sono poco numerose. C’è qualche sintomo di miglioramento, grazie a Dio. Senza il ministero gerarchico, i laici, con tutta la loro buona volontà, non sarebbero in grado di eseguire bene il proprio compito. Perciò, si spera, e c’è da chiederlo al Signore della messe, che, sempre di più, i sacerdoti mozambicani prendano in mano ed orientino i destini della Chiesa in questo Paese.

È più congeniale a voi, cari fratelli, che agli instancabili missionari, “prendere a cuore” l’uomo mozambicano, comunicare e dialogare nel suo “linguaggio”, riuscire a capire il suo modo di aprirsi a Dio e i suoi costumi. Ma sarà più grande anche l’efficacia della vostra testimonianza e del vostro esempio. Che Gesù Cristo - uomo perfetto, principio e ideale dell’uomo ricostruito, dell’uomo nuovo (cf. Gaudium et Spes, 22), nella dimensione divina e umana del mistero della redenzione - sia sempre il modello della vostra vita e del vostro impegno nell’opera di diffusione del Vangelo.

8. Mi piacerebbe, carissimi religiosi - anche sacerdoti, in gran parte - avere tempo per tracciare qui il vostro “ritratto”, in qualità di testimoni delle Beatitudini vissute nel quotidiano, testimoni dell’assoluto di Dio, dell’invisibile e della vita futura, che deve essere vissuta con speranza già nel presente; non essendo possibile, mi limito a ripetere per voi le parole della Evangelii Nuntiandi: “Siete un mezzo privilegiato di evangelizzazione efficace” (Pauli VI Evangelii Nuntiandi, 69).

Non vorrei tralasciare comunque di mettere in risalto l’originalità della vostra condizione ecclesiale e il suo indiscutibile valore. Anche quando vi dedicate direttamente alla “pastorale”, restate fedeli al vostro posto nella Chiesa, ben definito dal Concilio Vaticano II, e ai carismi che vi sono propri. E che la finalità della vostra attività, in accordo con quella del clero diocesano sia sempre a somiglianza della missione del Figlio di Dio fatto uomo, missione di amore, di pace e di redenzione.

Nelle vostre persone vedo la schiera di religiosi cui si lega la storia della Chiesa in questo Paese: ancora oggi, costituite la maggioranza del clero attivo. Perché il vostro servizio proceda, ogni volta con più frutti spirituali, per i figli di questa terra, sono certo che continueranno a svilupparsi armoniosamente, come finora, secondo lo spirito del documento Mutuae Relationes, i contatti, i dialoghi e i buoni rapporti dei superiori religiosi con i Vescovi, posti dallo Spirito Santo a governare la sua Chiesa.

9. Carissime religiose.

Anche a voi voglio esprimere stima per il dono che siete per i mozambicani, che hanno tanto bisogno della tenerezza della Madre Chiesa, sull’esempio della tenerezza materna di Maria, la Madre di Gesù. Per alcuni ha “incominciato già a brillare una luce”, altri, ancora non hanno visto la “grande luce” del “Principe della Pace” (cf. Is 9, 2. 6). Potrà succedere attraverso la vostra testimonianza di amore sponsale a Cristo, per il quale tutta la verità salvifica del Vangelo si fa particolarmente visibile fra gli uomini; da qui nasce, come cosa intrinseca alla vostra vocazione, la vostra partecipazione all’apostolato della Chiesa, nella sua missione universale (cf. Redemptionis Donum, 15).

La testimonianza del dono totale della vostra persona a Dio, per servirlo nei fratelli, vissuta in castità, povertà ed ubbidienza, fa di voi l’espressione privilegiata della Chiesa stessa, che così interroga la società e il mondo. E, sensibili alle necessità e alle sofferenze degli uomini che sono davanti ai vostri occhi in maniera così chiara e sconcertante, non dimenticate mai: la vostra opera fondamentale di apostolato rimane quello che voi siete nella Chiesa, secondo le parole dell’Apostolo: “Voi infatti siete morti e la vostra vita è ormai nascosta con Cristo in Dio” (Col 3, 3).

10. La maturità e la continuità di una Chiesa particolare devono moltissimo anche alla vita consacrata. Nel Mozambico si sta vivendo un momento di buone speranze: il confortante momento della nascita di vocazioni femminili e di nuovi istituti nelle diocesi. Queste speranze potranno essere confermate se ci sarà una formazione raffinata e profonda delle nuove religiose mozambicane, con il dovuto inquadramento: visione di fede, per sostenere la generosità e il perfezionamento nella carità, preghiera-dialogo continuo con Dio (cf. Gv 15, 5), vincolo con un determinato istituto, con il suo carisma e la sua vita comunitaria, nonostante le sollecitazioni del presente.

È, di per sé, molto valido il modello concreto di vita che offrite, soprattutto ai giovani - con la disponibilità, il distacco, la competenza e l’operosità - nelle comunità, nell’insegnamento, nella cura dei malati e nell’assistenza ai poveri di ogni condizione, nella promozione della donna e degli analfabeti. Ma, ricordate sempre che dovete far risplendere in tutto questo il dono della redenzione, impressa nei consigli evangelici, come “sacrificio vivente, santo e gradito a Dio” (cf. Rm 12, 1): in un continuo atteggiamento di offerta. Siate assidue nella preghiera, gioiose nella dedizione ed entusiaste della vostra vocazione!

11. Desidero qui ricordare quelli e quelle che vivono totalmente consacrati alla preghiera, al silenzio e alla penitenza: i religiosi di vita contemplativa. Anche loro sono costruttori della “città” di Dio, con quello che sono, costituendo per gli uomini “segni” dell’amore-redenzione e arricchendo la Chiesa pellegrina di una misteriosa fecondità apostolica.

So che sono ancora pochi, i contemplativi, in terra mozambicana, ma il Signore provvederà; e sono certo che non mancheranno persone attente ad assecondare la divina Provvidenza affinché si moltiplichino.

12. Ai cari seminaristi e agli aspiranti alla vita consacrata voglio dirigere ugualmente un saluto amichevole e una parola: avete sentito quello che ho appena detto ai vostri fratelli e sorelle maggiori, che già assaporano e vedono quanto è buono il Signore. E non troverete strano certamente che la Chiesa si mostri attenta e perfino esigente per quel che riguarda la vostra formazione e buona preparazione per l’impegno che volete assumere, coscientemente e con generosità. La Chiesa è madre e maestra e possiede una lunga esperienza.

Imparate a distinguere la voce di Dio e ad approfondire quella “scienza” importantissima che è la conoscenza di se stessi e la ricerca delle certezze, in rapporto al bel sogno che, in un’ora felice, avete incominciato a sognare; donare la vostra vita, in una consacrazione totale al Signore.

Come il giovane Samuele (cf. 1 Sam 3, 1-10), cercate queste certezze sotto l’orientamento dei vostri maestri. Stabilite un dialogo intimo, nella preghiera e nella meditazione, con Cristo, il “buon Maestro” (cf. Mt 19, 6 ss), affinché vi illumini nella risposta che dovete dare a Dio. Non vi lasciate sedurre da umani interessi. Il consacrato non è una persona sottratta alla società, bensì una persona che ad essa si dedica con raddoppiato valore. La vita consacrata è, perciò, un modo superiore di servire i vostri fratelli, il vostro Paese: di servire questo caro popolo mozambicano, che ha sete di verità e fame del “pane della vita” (cf. Gv 6, 48).

13. Con grande soddisfazione vedo qui rappresentati, e voglio salutarli, i laici del Mozambico, in particolare quelli che si sono impegnati a prendere parte attiva alla vita della Chiesa. Nell’animare le comunità, nella catechesi, nei diversi servizi comunitari, la vostra presenza e la vostra azione sono una preziosa collaborazione per l’attuazione della pastorale; preziosa non soltanto perché moltiplica il numero dei lavoratori della Chiesa, così necessari nelle circostanze attuali del vostro Paese, ma perché indica che avete capito bene il valore del vostro Battesimo e della vostra Confermazione. Ricordate, però, che il frutto del vostro apostolato procede di pari passo con la qualità della vostra fede, della vostra preghiera e della vita personale, familiare e professionale.

In una fiduciosa collaborazione con i pastori, la vostra attività nella Chiesa è importante. Ma la vostra attenzione e dedizione dovranno estendersi ad un campo più vasto, affinché il vostro ambiente sia animato dalla forza del Vangelo. I cristiani, mossi dallo spirito delle Beatitudini, articolano la loro azione con ciò che si fa all’interno della comunità nazionale, ai diversi livelli, per il bene comune. Dovunque si muovano, nei differenti settori della società - dalla politica alla cultura, dall’educazione alla preghiera, dal lavoro alla sofferenza - hanno lo scopo di formare un’immensa famiglia di fratelli, uniti dalla forza della redenzione di Cristo, nostra Pasqua, per ascoltare “che cosa dice Dio il Signore: egli annunzia la pace per il suo popolo, per i fedeli e la speranza a quelli che a lui si convertono” (Sal 85 [84], 9).

14. Fratelli e sorelle.

Il momento storico che questa nazione sta vivendo esige da tutti, senza eccezione, sacrifici, rinunzie, dedizione e amore. È risaputo ed edificante che non pochi tra di voi - sacerdoti, religiosi, religiose e laici - per stare più vicini alle popolazioni si assoggettano alle loro sofferenze e difficoltà, alla loro instabilità e al loro isolamento. Al di là dell’ardore apostolico, dimostrano di sapere in chi hanno riposto la loro fiducia (cf. 2 Tm 1, 12). Grazie alla forza misteriosa dello Spirito di amore e di fortezza, c’è profumo di olocausto volontario, che ogni giorno si leva da queste terre verso l’Alto. Che sia promessa di pace e prosperità per tutto il popolo mozambicano.

E poiché abbiamo bisogno di santi più numerosi, di santi mozambicani, invochiamo lo Spirito della santità e della giustizia: “Tana Moya” (Vieni Santo Spirito).



Copyright © Dicastero per la Comunicazione - Libreria Editrice Vaticana