Lumen Fidei - page 5

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3. In questo processo, la fede ha finito per
essere associata al buio. Si è pensato di poterla
conservare, di trovare per essa uno spazio perché
convivesse con la luce della ragione. Lo spazio
per la fede si apriva lì dove la ragione non poteva
illuminare, lì dove l’uomo non poteva più avere
certezze. La fede è stata intesa allora come un
salto nel vuoto che compiamo per mancanza di
luce, spinti da un sentimento cieco; o come una
luce soggettiva, capace forse di riscaldare il cuo-
re, di portare una consolazione privata, ma che
non può proporsi agli altri come luce oggettiva e
comune per rischiarare il cammino. Poco a poco,
però, si è visto che la luce della ragione autonoma
non riesce a illuminare abbastanza il futuro; alla
fine, esso resta nella sua oscurità e lascia l’uomo
nella paura dell’ignoto. E così l’uomo ha rinun-
ciato alla ricerca di una luce grande, di una verità
grande, per accontentarsi delle piccole luci che
illuminano il breve istante, ma sono incapaci di
aprire la strada. Quando manca la luce, tutto di-
venta confuso, è impossibile distinguere il bene
dal male, la strada che porta alla mèta da quella
che ci fa camminare in cerchi ripetitivi, senza di-
rezione.
Una luce da riscoprire
4. È urgente perciò recuperare il carattere di
luce proprio della fede, perché quando la sua
fiamma si spegne anche tutte le altre luci finisco-
no per perdere il loro vigore. La luce della fede
possiede, infatti, un carattere singolare, essendo
1,2,3,4 6,7,8,9,10,11,12,13,14,15,...88
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