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GIOVANNI PAOLO II

UDIENZA GENERALE

Mercoledì, 21 luglio 1982

 

1. “Anche noi che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente, aspettando . . . la redenzione del nostro corpo” (Rm 8, 23). San Paolo nella lettera ai Romani vede questa “redenzione del corpo” in una dimensione antropologica e insieme cosmica . . . La creazione “infatti è stata sottomessa alla caducità” (Rm 8, 20). Tutta la creazione visibile, tutto il cosmo porta su di sé gli effetti del peccato dell’uomo. “Tutta la creazione geme e soffre fino ad oggi nelle doglie del parto” (Rm 8, 22). E contemporaneamente tutta “la creazione . . . attende con impazienza la rivelazione dei figli di Dio” e “nutre la speranza di essere lei pure liberata dalla schiavitù della corruzione, per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio” (Rm 8, 19.20-21).

2. La redenzione del corpo è, secondo Paolo, oggetto della speranza. Questa speranza è stata innestata nel cuore dell’uomo in un certo senso subito dopo il primo peccato. Basta ricordare le parole del libro della Genesi, che vengono tradizionalmente definite come il “proto-vangelo” (cf. Gen 3, 15) e quindi, potremmo dire, come l’inizio della Buona Novella, il primo annunzio della salvezza. La redenzione del corpo si collega, secondo le parole della lettera ai Romani, proprio con questa speranza, nella quale - come leggiamo - “noi siamo stati salvati” (Rm 8, 24). Mediante la speranza, che risale agli inizi stessi dell’uomo, la redenzione del corpo ha la sua dimensione antropologica: è la redenzione dell’uomo. Contemporaneamente essa si irradia, in un certo senso, su tutta la creazione, che sin dall’inizio è stata legata in modo particolare all’uomo ed a lui subordinata (cf. Gen 1, 28-30). La redenzione del corpo è, quindi, la redenzione del mondo: ha una dimensione cosmica.

3. Presentando nella lettera ai Romani l’immagine “cosmica” della redenzione, Paolo di Tarso colloca al suo stesso centro l’uomo, così come “in principio” questi era stato collocato al centro stesso dell’immagine della creazione. È proprio l’uomo, sono gli uomini, quelli che possiedono “le primizie dello Spirito”, che gemono interiormente, aspettando la redenzione del loro corpo (cf. Rm 8, 23). Cristo, che è venuto per svelare pienamente l’uomo all’uomo rendendogli nota la sua altissima vocazione (cf. Gaudium et Spes, 22), parla nel Vangelo della stessa divina profondità del mistero della redenzione, che proprio in lui trova il suo specifico soggetto “storico”. Cristo, quindi, parla nel nome di quella speranza, che è stata innestata nel cuore dell’uomo già nel “proto-vangelo”. Cristo dà compimento a questa speranza, non soltanto con le parole del suo insegnamento, ma soprattutto con la testimonianza della sua morte e risurrezione. Così, dunque, la redenzione del corpo si è già compiuta in Cristo. In lui è stata confermata quella speranza, nella quale “noi siamo stati salvati”. E, al tempo stesso, quella speranza è stata riaperta di nuovo verso il suo definitivo compimento escatologico. “La rivelazione dei figli di Dio” in Cristo è stata definitivamente indirizzata verso quella “libertà e gloria”, che devono essere definitivamente partecipate dai “figli di Dio”.

4. Per comprendere tutto ciò che comporta “la redenzione del corpo” secondo la lettera di Paolo ai Romani, è necessaria una autentica teologia del corpo. Abbiamo cercato di costruirla, riferendoci prima di tutto alle parole di Cristo. Gli elementi costitutivi della teologia del corpo sono racchiusi in ciò che Cristo dice, facendo richiamo al “principio”, in relazione alla domanda circa l’indissolubilità del matrimonio (cf. Mt 19, 8), in ciò che egli dice della concupiscenza, richiamandosi al cuore umano, nel Sermone della Montagna (cf. Mt 5, 28), ed anche in ciò che dice richiamandosi alla risurrezione (cf. Mt 22, 30). Ciascuno di questi enunziati nasconde in sé un ricco contenuto di natura sia antropologica, sia etica. Cristo parla all’uomo - e parla dell’uomo: dell’uomo che è “corpo”, e che è stato creato come maschio e femmina a immagine e somiglianza di Dio; parla dell’uomo, il cui cuore è sottoposto alla concupiscenza, e infine dall’uomo, davanti al quale si apre la prospettiva escatologica della risurrezione del corpo.

Il “corpo” significa (secondo il libro della Genesi) l’aspetto visibile dell’uomo e la sua appartenenza al mondo visibile. Per san Paolo esso significa non soltanto questa appartenenza, ma a volte anche l’alienazione dell’uomo dall’influsso dello Spirito di Dio. L’uno e l’altro significato rimane in relazione alla “redenzione del corpo”.

5. Poiché nei testi precedentemente analizzati Cristo parla della profondità divina del mistero della redenzione, le sue parole servono proprio quella speranza, di cui si parla nella lettera ai Romani. “La redenzione del corpo” secondo l’Apostolo è, in definitiva, ciò che noi “attendiamo”. Così attendiamo proprio la vittoria escatologica sulla morte, alla quale Cristo rese testimonianza soprattutto con la sua risurrezione. Alla luce del mistero pasquale, le sue parole sulla risurrezione dei corpi e sulla realtà dell’“altro mondo”, registrate dai Sinottici, hanno acquistato la loro piena eloquenza. Sia Cristo, sia poi Paolo di Tarso, hanno proclamato l’appello all’astensione dal matrimonio “per il Regno dei cieli” proprio in nome di questa realtà escatologica.

6. Tuttavia, la “redenzione del corpo” si esprime non soltanto nella risurrezione quale vittoria sulla morte. Essa è presente anche nelle parole di Cristo, indirizzate all’uomo “storico”, sia quando esse confermano il principio dell’indissolubilità del matrimonio, come principio proveniente dal Creatore stesso, sia anche quando - nel Discorso della Montagna - Cristo invita a superare la concupiscenza, e ciò perfino nei movimenti unicamente interiori del cuore umano. Dell’uno e dell’altro di questi enunziati-chiave bisogna dire che si riferiscono alla moralità umana, hanno un senso etico. Qui si tratta non della speranza escatologica della risurrezione, ma della speranza della vittoria sul peccato, che può essere chiamata la speranza di ogni giorno.

7. Nella sua vita quotidiana l’uomo deve attingere al mistero della redenzione del corpo l’ispirazione e la forza per superare il male che è assopito in sé sotto forma della triplice concupiscenza. L’uomo e la donna, legati nel matrimonio, devono intraprendere quotidianamente il compito dell’indissolubile unione di quell’alleanza, che hanno stipulato tra di loro. Ma anche un uomo o una donna, che volontariamente hanno scelto la continenza per il Regno dei cieli, devono dare quotidianamente una viva testimonianza della fedeltà a una tale scelta, ascoltando le direttive di Cristo dal Vangelo e quelle dell’apostolo Paolo dalla prima lettera ai Corinzi. In ogni caso si tratta della speranza di ogni giorno, che, a misura dei normali compiti e delle difficoltà della vita umana, aiuta a vincere “con il bene il male” (Rm 12, 21). Infatti, “nella speranza noi siamo stati salvati”: la speranza di ogni giorno manifesta la sua potenza nelle opere umane e perfino negli stessi movimenti del cuore umano, facendo strada, in un certo senso, alla grande speranza escatologica legata con la redenzione del corpo.

8. Penetrando nella vita quotidiana con la dimensione della morale umana, la redenzione del corpo aiuta, prima di tutto, a scoprire tutto questo bene, in cui l’uomo riporta la vittoria sul peccato e sulla concupiscenza. Le parole di Cristo, che derivano dalla divina profondità del mistero della redenzione, permettono di scoprire e di rafforzare quel legame, che esiste tra la dignità dell’essere umano (dell’uomo o della donna) e il significato sponsale del suo corpo. Permettono di comprendere e attuare, in base a quel significato, la libertà matura del dono, che in un modo si esprime nel matrimonio indissolubile, e in un altro mediante l’astensione dal matrimonio per il Regno di Dio. Su queste vie diverse Cristo svela pienamente l’uomo all’uomo, rendendogli nota la “sua altissima vocazione”. Questa vocazione è iscritta nell’uomo secondo tutto il suo “compositum” psico-fisico, proprio mediante il mistero della redenzione del corpo.

Tutto ciò che abbiamo cercato di fare nel corso delle nostre meditazioni, per comprendere le parole di Cristo, ha il suo fondamento definitivo nel mistero della redenzione del corpo.


Ai fedeli di lingua francese

Chers Frères et Sœurs,

Poursuivant notre méditation sur la théologie du corps, je voudrais vous rappeler aujourd’hui que, après le péché originel de nos premiers parents, Dieu, dans sa bonté, a immédiatement annoncé que l’homme serait sauvé. Il a donc mis au cœur de l’homme une grande espérance: le rachat, la rédemption de son corps, de sa personne et, en un certain sens, de toute la création. Depuis lors, l’humanité a vécu de cette espérance, à laquelle le Christ a donné comme un nouveau fondement par l’événement historique de sa mort et de sa résurrection. C’est précisément dans cette optique que l’apôtre Paul écrivait aux chrétiens de Rome: “Nous avons été sauvés, mais c’est en espérance . . . Nous avons commencé par recevoir le Saint-Esprit, mais nous attendons notre adoption et la délivrance de notre corps”. Cette délivrance aura lieu lors de la résurrection, par la victoire sur la mort. Mais dès ici-bas elle se réalise par notre lutte quotidienne pour maîtriser la concupiscence, les mauvais instincts qui nous entraînent au mal. Quel que soit l’état de vie que nous avons choisi le mariage ou la continence pour le Royaume des cieux -, il nous appartient de témoigner de notre vocation de fils de Dieu, de notre vocation de rachetés, en manifestant notre victoire sur le péché.

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Je suis heureux de saluer le groupe des pèlerins venant de Terre Sainte avec des Pères Franciscains, leurs curés.

Vous êtes, chers Frères et Sœurs, les fidèles de l’Eglise de Jérusalem, l’“Eglise-Mère”. Je vous remercie de l’affection filiale que vous me manifestez par votre visite. A vous et à vos frères qui vivez dans les lieux sanctifiés par la présence de Jésus, est en quelque sorte confiée la mission de témoigner d’une manière toute spéciale de la foi et de l’amour chrétiens; et ainsi vous ferez, des sanctuaires de la Terre du Christ, non pas des monuments vides et muets, mais des souvenirs éloquents de la vie, de la mort et de la résurrection de notre Sauveur.

Ce n’est pas une tâche facile. Parmi tant d’obstacles, il y a cette situation de conflit qui existe au Proche-Orient et qui divise les populations. La guerre y est devenue plus intense ces jours-ci, avec ses funestes conséquences: les victimes, les destructions, et aussi les ressentiments exacerbés. Dans un tel contexte, les chrétiens de Palestine sont appelés à montrer qu’en revendiquant la reconnaissance de leurs droits, ils sont inspirés par des pensées de justice et d’amour et non par la haine envers les autres.

Sachez que le Pape prie pour la paix et la réconciliation sur la terre de Jésus, Prince de la Paix, et qu’il est proche de ses fils catholiques de Terre Sainte: puisse leur vie chrétienne être soutenue par la grâce divine et la protection de Marie!

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Je salue aussi les anciens membres des Conférences de Saint-Vincent de Paul, naguère présents sur la terre africaine d’Oranie et vivant présentement dans la région de Marseille.

Chers amis, je sais combien le visage et la spiritualité de Monsieur Vincent ont imprégné vos âmes et votre action caritative, toujours discrète et persévérante. Je vous souhaite de vivre la présente étape de votre vie dans la paix du Christ et de rayonner encore sa charité. Je vous bénis de tout cœur.

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Je remercie spécialement de leur visite les membres de la chorale interdiocésaine du Collège Saint-Louis de Gonzague de Ninove, leur Père Directeur et leurs parents, venus fêter à Rome le vingtième anniversaire de cette fondation. A tous et à chacun, je souhaite de conserver toujours un zèle ardent pour la dignité et la beauté du culte divin. Et que le Christ Rédempteur, dont vous chantez à longueur d’année les louanges pour son œuvre de salut, vous récompense et vous bénisse!

Ai fedeli di lingua inglese

Dear brothers and sisters,

In his letter to the Romans, Saint Paul tells us that we “who have the first fruits of the Spirit groan inwardly as we wait for . . . the redemption of our bodies”. This deep truth sheds light on all the reflections we have been making at the general audiences. Indeed, the mystery of the redemption of the body is basic to our teaching on the indissolubility of marriage and on the value of voluntary continence for the sake of the Kingdom of heaven. For Saint Paul, the redemption of the body includes the redemption of man, and, in man, the redemption of the whole world. This redemption of the body is something already achieved in Christ, who confirms the hope through which we are saved. On our part we await the final victory over death, to which Christ bore witness by his Resurrection. But the redemption of the body is expressed not only in the final victory over death; it is also present in the words that Christ speaks to us each day and in which we find the strength and inspiration to follow our calling, whether it be to the indissoluble union of marriage or to celibacy or virginity. But at the basis of all this, there is the mystery of the redemption of our bodies.

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I wish to greet the members of the choirs present here today. I extend a special welcome to the Goulburn Consort of Voices from Australia; and also to the Chorus of the National Shrine of the Immaculate Conception in the United States. Your visit brings back happy memories of my being in Washington.

And, finally, my welcome goes to the visitors from Natal in South Africa and to the pilgrims from the different continents and countries of the world. May God bless you all!

A due gruppi giapponesi.

Dio sia lodato!

La guerra è opera umana. La guerra è distruzione di vita umana. La guerra porta la morte.

Così io ho lanciato un appello per la pace in Hiroshima. Da quella città è arrivata una delegazione per la pace, tra i cui membri è un superstite dell’esplosione atomica.

Dilettissimi, continuate sempre la vostra missione per la pace, poiché coloro che lavorano per la pace saranno chiamati figli di Dio.

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Dio sia lodato!

Sono molto lieto di accogliere qui il Coro Femminile di Omei molto famoso in Giappone, che sta iniziando una serie di concerti in vari luoghi d’Europa, e l’Istituto “Shoin Jogakuin” che comincia un suo viaggio di amicizia verso i giovani di vari paesi. Nella musica e nell’amicizia non vi è confine. Vi incoraggio perciò - come già ebbi a dire nella vostra Patria - ad essere strumenti per la concordia e la pace di quanti incontrate.

Ora, carissime giovani, cominciate il vostro viaggio di amicizia con la mia benedizione e sotto la protezione della Madre di Dio.

Vi ringrazio infine di vero cuore per essere venute qui a trovarmi. “Grazie”.

Dio sia lodato!

A fedeli di lingua tedesca

Liebe Brüder und Schwestern!

Herzlich grüße ich Euch zur jetzigen Ferienzeit in der Ewigen Stadt. Mögen die vielen und reichen Erlebnisse dieser Tage Euch in Eurem Glauben bestärken und Euch näher zu Gott bringen, der der Herr unseres Lebens und aller Zeit ist. Bei unseren heutigen Überlegungen erinnert uns der hl. Paulus daran, daß die Schöpfung der Vergänglichkeit unterworfen ist.

Wie die ganze Schöpfung seufzt und voller Sehnsucht auf das Offenbarwerden der Söhne Gottes wartet, so ”seufzen auch wir in unseren Herzen und warten darauf, daß wir mit der Erlösung unseres Leibes als Söhne offenbar werden“. Wir besitzen als Christen zwar schon die ”Erstlingsgabe des Geistes“, Ziel unserer Hoffnung bleibt aber noch die Erlösung des Leibes und die Erlösung der Welt. Wir halten noch Ausschau nach der endzeitlichen Vollendung.

Die ”Erlösung des Leibes“ wird in ihrer endgültigen Weise im eschatologischen Sieg über den Tod, in der Auferstehung, erfolgen. Dennoch hat sie auch schon jetzt schrittweise in der Geschichte zu geschehen, und zwar im ständigen Kampf gegen die Sünde, in der Überwindung der sinnlichen Begierde. Aus der endzeitlichen Berufung des Leibes und aus der Hoffnung auf seine endgültige Erlösung muß der Mensch für sein sittliches Streben im Alltag Hoffnung und Kraft ziehen, um das Böse mit dem Guten zu besiegen. ”An die Hoffnung ist unsere Rettung gebunden“, sagt der hl. Paulus: an die Hoffnung auf unseren Sieg über die Sünde und an die Hoffnung auf die endzeitliche, endgültige Erlösung unseres Leibes.

Mit nochmaligen besten Ferienwünschen erteile ich allen hier anwesenden Pilgern aus Deutschland, Österreich, der Schweiz und den Niederlanden von Herzen meinen besonderen Apostolischen Segen.

Ai fedeli di espressione spagnola

Amadísimos hermanos y hermanas,

Saludo ahora con afecto a todos los peregrinos de lengua española presentes en esta Audiencia.

Seguimos con las reflexiones de semanas anteriores: El Apóstol Pablo afirma en la carta a los Romanos que la redención debe ser vista en una dimensión antropológica y cósmica. Toda la creación visible, el mundo entero, sufre los efectos del pecado del hombre: “Pues sabemos que la creación entera hasta ahora gime y siente dolores de parto” (Rom. 8, 22).

No obstante esto, según el mismo Apóstol, la redención del cuerpo es objeto de esperanza. Para comprender esto se hace necesaria una auténtica teología del cuerpo. Es lo que hemos intentado en anteriores reflexiones, tomando como base las palabras mismas de Cristo: en la respuesta a una pregunta sobre la indisolubilidad del matrimonio (Cfr. Matth. 19, 8), en una afirmación del Sermón de la Montaña acerca de la concupiscencia (Cfr. Matth. 5, 28) y, finalmente, en la postura tomada por Cristo respecto a la resurrección del cuerpo (Cfr. ibid. 22, 30).

Cristo se dirige en todo momento al ser humano - creado a imagen y semejanza de Dios, - ante el que se abre la perspectiva escatológica de la resurrección, pues el destino último del hombre y de la mujer es Dios. Se trata, como se puede observar, de la esperanza de la victoria sobre el pecado, pues “en la esperanza todos hemos sido salvados”.

* * *

Saludo hoy de modo especial a la peregrinación de las Escuelas o Pías de Zaragoza venidas a Roma para celebrar el doscientos cincuenta aniversario de fundación.

Amados hijos: Como buenos seguidores del gran apóstol de la juventud, San José de Calasanz, continuad trabajando con renovada ilusión y entrega en el campo de la educación, a fin de que, abrazando como programa de vida el mensaje cristiano, los jóvenes y con ellos la sociedad actual respondan plenamente a los designios de Dios que son designios de justicia, de amor y de paz. A todos mi cordial Bendición.

Ai fedeli di lingua portoghese

Saúdo os queridos ouvintes de língua portuguesa, com afecto em Cristo!

Meditamos hoje, ainda com São Paulo, sobre a vida em matrimónio e em continência perfeita, à luz da redenção do corpo humano. No enquadramento da Palavra de Deus - sobre a corrupção, entrada no mundo após o pecado, e sobre a Redenção, prometida desde o “princípio” e realizada em Jesus Cristo - o Apóstolo aponta os fundamentos de esperança, enxertada no coração do homem: esperança da redenção antropológica e cósmica.

Cristo, o Redentor, veio revelar o homem ao próprio homem, com palavras e com a sua morte e ressurreição; e São Paulo, na luz do mistério pascal, explicita esta revelação do homem redimido, pela vitória escatológica sobre a morte, e pela vitória, no tempo, sobre o pecado; nisto está a fonte de inspiração e de coragem para lutar contra a tríplice concupiscência, para chegar à vitória, com Cristo, sobre o mal.

A esperança de Redenção definitiva deve iluminar a dignidade do ser humano, com o corpo, sempre dotado de sentido esponsal, pelos caminhos de uma liberdade amadurecida em doação pessoal - quer no matrimónio, quer no estado de continência perfeita “por amor do Reino dos céus” - para realizar uma vocação nobre e altíssima.

Ao desejar a todos que brilhe em sua vida a esperança da Redenção, quero saudar, em especial, o Coral da Câmara de Niterói, do Brasil: muito grato pela vossa presença aqui e pela beleza e vida com que enriquecestes este encontro. Continuai a semear a alegria e a esperança nos corações dos homens, a ajudá-los a elevarem-se para o Deus-Amor e a comungarem os ideais da fraternidade, da paz e do amor.

A todos - e aos que vos são queridos - dou a Bênção Apostólica.

Ad alcuni pellegrini ungheresi

Desidero salutare un gruppo di pellegrini provenienti dalla parrocchia di Véménd, Ungheria. È la prima volta che mettono piede sul suolo della Città Eterna, e scoprono, con cuore devoto, i veri tesori di Roma, le tracce dei santi, e particolarmente le tombe degli Apostoli. Diletti figli e figlie! San Michele Arcangelo, che voi venerate nella vostra Chiesa, sia la vostra guida nel mantenervi nella fede cristiana. Con la mia benedizione apostolica.

Ai fedeli polacchi

Matko Kościoła!

Twój Obraz na Jasnej Górze jest szczególnym znakiem Kościoła, który od tysiąca lat spełnia swe posłannictwo na ziemi polskiej. Ty, o Matko, jesteś obecna w posłannictwie Kościoła tak, jak byłaś z Bożego wybrania obecna w mesjańskim posłannictwie Chrystusa. Tę prawde przypomniał i na nowo wyjaśnił Sobór.

Kościół jest Ludem Bożym, wyrosłym z dziedzictwa Apostołów i z nim trwale zjednoczonym.

Kościół spełnia swe zbawcze zadanie pośród wszystkich narodów ziemi.

Od tylu pokoleń Kościół spełnia swe zbawcze zadanie pośród naszego Narodu.

W kolejnych doświadczeniach dziejów jest z narodem. Był z nim wczoraj - i jest dzisiaj.

O Matko! Niechaj Kościół na ziemi polskiej wpatruje się przenikliwie w Twoje Oblicze, aby uczyć się od Ciebie duchowego macierzyństwa. Macierzyństwo - to najszczególniejsza więź z człowiekiem: z człowiekiem żyjącym we wspólnocie własnego narodu.

Kościół na ziemi polskiej dał szczególne świadectwo tej więzi w czasach ostatnich. Żywym symbolem tej wiezi jest postać O. Maksymiliana Kolbe, na którego kanonizację oczekujemy w tym roku.

O Matko! Niechaj dalej trwa ta więź oparta na zbawczej służbie Kościoła - na wzór samego Chrystusa i Służebnicy Pańskiej!

Naród polski na przestrzeni stuleci wytrwał w wierności Kościołowi i Stolicy Apostolskiej.

W ciągu trudnych dni czasu obecnego Kościół w sposób szczególny pragnie być z Narodem na służbie prawdy i wolności każdego syna i córki polskiej ziemi.

Ed ecco una nostra traduzione italiana delle parole di Giovanni Paolo II.

Madre della Chiesa!

La tua effigie a Jasna Góra è un particolare segno della Chiesa, che da mille anni compie la sua missione in terra polacca. Tu, o Madre, sei presente nella missione della Chiesa così come sei stata presente, per divina elezione, nella missione messianica di Cristo. Il Concilio ha riconfermato ed ha spiegato di nuovo questa verità.

La Chiesa è il Popolo di Dio cresciuto nella eredità degli Apostoli e con essa saldamente unito.

La Chiesa compie la sua funzione salvifica tra tutte le Nazioni della terra.

Da tante generazioni la Chiesa compie la sua funzione salvifica tra la nostra Nazione.

Nelle continue prove della storia è con la Nazione. È stata con essa ieri - lo è oggi.

O Madre! Che la Chiesa in terra polacca fissi lo sguardo in modo penetrante sul tuo Volto, per imparare da te la maternità spirituale. La maternità è il più singolare legame con l’uomo: con l’uomo che vive nella comunità della propria Nazione.

La Chiesa in terra polacca ha dato una particolare testimonianza a questo legame negli ultimi tempi. Un vivo simbolo di questo legame è la figura del Padre Massimiliano Kolbe, la cui canonizzazione aspettiamo nell’anno in corso.

O Madre! Che continui a perseverare questo legame, basato sulla missione salvifica della Chiesa, secondo il modello di Cristo stesso e della Serva del Signore!

La nazione polacca nel corso dei secoli ha perseverato nella fedeltà alla Chiesa ed alla Sede Apostolica.

Nel corso dei giorni difficili del tempo attuale la Chiesa desidera, in modo particolare, essere con la Nazione al servizio della verità e della libertà di ogni figlio e figlia della terra polacca.

Ai gruppi italiani

Desidero ora rivolgere un particolare saluto al gruppo di sacerdoti e di religiose, aderenti al Movimento dei Focolari, che si sono raccolti in questi giorni rispettivamente a Frascati e a Rocca di Papa, per riflettere sulle esigenze che scaturiscono dalla vocazione cristiana all’unità.

Carissimi fratelli e sorelle, l’impegno di “fare unità” è una esigenza radicata nella natura stessa della Chiesa, Corpo mistico dell’unico Cristo. È verità che merita di essere sottolineata. Lasciatevi dunque coinvolgere sempre più nel dinamismo di questa unità: quanto più sarete una cosa sola fra voi, tanto più sarete una cosa sola con Cristo. A tutti imparto la mia apostolica benedizione.

* * *

Saluto ora la delegazione della cittadina messicana di Chipilo (Stato di Puebla), fondata cent’anni or sono da emigranti italiani del comune veneto di Segusino, da cui pure è giunta una rappresentanza che prende parte all’Udienza.

Carissimi, sono lieto di rivolgervi, nella vostra lingua d’origine, una speciale parola di affettuosa stima e di incoraggiamento: la fedeltà alle comuni tradizioni di fede, di onestà, di laboriosità valga a mantenere vivi in voi quei valori, che hanno permesso ai vostri padri di superare momenti difficili e di raggiungere gli importanti traguardi che costituiscono, oggi, il motivo della vostra fierezza. A tutti voi, come anche ai componenti delle vostre due comunità, imparto di cuore la mia benedizione.

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Non voglio tralasciare di rivolgere un saluto particolare ai giovani, fresco annuncio di primavera per la società e per la Chiesa; ai malati, preziosa riserva di spirituali energie per l’intera comunità cristiana; ed agli sposi novelli, testimonianza della forza vittoriosa dell’amore, che sfida ogni ostacolo e s’avvia con fiducioso ottimismo sulle strade della vita. Carissimi fratelli e sorelle, a tutti ed a ciascuno imparto la mia apostolica benedizione, pegno di sincero affetto ed auspicio di copiosi favori celesti

 

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