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VIAGGIO APOSTOLICO IN PORTOGALLO
(10-13 MAGGIO 1991)

SANTA MESSA
PER I FEDELI DEL PATRIARCATO DI LISBONA

OMELIA DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II

Stadio di Restelo (Lisbona)
Venerdì, 10 maggio 1991

 

1. “Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra”! (Mt 28, 18).

Queste parole furono pronunciate da Cristo, al termine della sua missione messianica sulla Terra, nel momento di tornare al Padre. Egli è il Figlio dell’Uomo, vincitore della morte, inflittagli dagli uomini sul legno della Croce. Ora, sul Monte dell’Ascensione, Lo vediamo risorto, conservando nel fianco trafitto, nelle mani e nei piedi, i segni della crocifissione. Questi costituiscono appunto i segni del Suo potere.

Il Suo potere non si misura con nessuno dei criteri della autorità temporale. “Il mio regno non è di questo mondo” (Gv 18, 36) - Egli disse a Pilato, confermando allo stesso tempo che era un Re, ma che i suoi sudditi erano i discepoli della Verità: “Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce” (Gv 18, 37).

Nel momento della dipartita da questo mondo per tornare al Padre, Egli rivela ai discepoli l’esclusività e gli orizzonti del Regno al di là di ogni confine: il “potere sui cieli e sulla terra” è tutto e solo suo! Detiene questo potere da sempre, in quanto Dio; lo ha acquisito come Uomo, come Figlio dell’Uomo, come Redentore del mondo.

2. Cari fratelli, nell’esercizio ed in virtù di questo Suo potere, il Signore manda gli Apostoli in tutto il mondo: “Andate . . . e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro di osservare tutto ciò che vi ho comandato”. E aggiunge: “Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28, 19-20).

L’Eucaristia - memoria e attualizzazione della presenza di Cristo fra i Suoi, fino alla Sua gloriosa Venuta - celebrata qui nella capitale del Portogallo, ci offre, oggi, l’occasione giusta per glorificare il Padre per averci donato Suo Figlio e per la magnificenza del Suo potere, in questa Nazione realmente gloriosa, specialmente sotto l’aspetto missionario. Grande gioia e speranza pervadono la mia anima nel vedervi quali eredi e prosecutori della prima semina del Vangelo, che ha portato abbondanti frutti qui e nei cinque continenti, potendosi dire dei cristiani portoghesi: “Per tutta la terra si diffonde la loro voce” (Sal 19, 5)

Porgo il mio rispettoso saluto al Signor Presidente della Repubblica e alle autorità presenti. Ringrazio per le parole di benvenuto del Cardinale Patriarca, che esprimono i sentimenti e i progetti che vi animano; a lui e agli altri fratelli nell’Episcopato che partecipano a questa Celebrazione, va il mio abbraccio affettuoso e felice. Saluto cordialmente ognuno di voi, amati fratelli, in questo Stadio do Restelo che ci ospita - sacerdoti, religiosi, religiose, diaconi e fedeli laici - e tutti quanti sono uniti a noi attraverso la radio e la televisione. Infine, vorrei esprimere la mia stima e la mia solidarietà a tutti i portoghesi che vivono lontano dalla loro terra e dalla loro famiglia: emigranti, missionari e fratelli ausiliari, così come ai funzionari cooperatori nei più svariati servizi che il Portogallo sostiene, anima o dirige: il Papa vi augura, in Cristo, la più grande felicità.

3. Amati fratelli e sorelle! Con il Signore Risorto, sul Monte della Galilea, c’erano gli Undici Apostoli. Egli aveva promesso loro, nel Cenacolo, la venuta dello Spirito Santo, in questi termini: “Giovanni ha battezzato con acqua, voi invece sarete battezzati in Spirito Santo, fra non molti giorni” (At 1, 5). Gli Apostoli serbavano il ricordo del battesimo di Giovanni e le aspettative da lui create nel popolo. Quali figli della loro Nazione, non li abbandona il pensiero della ricostituzione del regno di Israele. È in quel momento, udendo il Signore parlar loro del Regno di Dio (cf. At 1, 3), lo interrogano circa la sua instaurazione: quando verrà questo regno? Ma Gesù dirige il loro pensiero verso un altro regno. È il Regno eterno di Dio, che è entrato nella storia dell’umanità, insieme con la venuta del Messia, e ha confermato la sua presenza, nella storia, attraverso la Sua Croce e la Sua Risurrezione.

Questo Regno “in cielo e in terra” aspetta un nuovo Battesimo - il Battesimo nello Spirito Santo: “. . . avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino agli estremi confini della terra” (At 1, 8).

4. Mi sarete testimoni... Il Regno di Dio, rivelato in Cristo, radicato nella storia dell’uomo attraverso la Sua Croce e la Sua Risurrezione, ha bisogno di testimoni.

I primi testimoni sono gli Apostoli. Dopo di essi, ne vennero altri, cosicché la testimonianza apostolica di Cristo, data con la forza dello Spirito della Verità, descrive, di generazione in generazione, circoli sempre più ampi.

Un giorno, in questa Terra, anche i vostri antenati si trovarono nel cerchio dell’evangelizzazione. Infatti, a metà del III secolo, la Chiesa sembra essere qui già regolarmente costituita, fatto, questo, che ci rivela che i messaggeri della Buona Novella giunsero nella vostra Terra molto presto, istruendo nella Fede Cristiana i suoi abitanti, che, ricevendo il battesimo, furono introdotti nella Vita Trinitaria di Dio, con la forza dello Spirito Santo, ossia, con la forza di quel potere che Cristo, Redentore dell’Uomo, ha in cielo e in terra. Le famiglie divennero cristiane, e, mediante esse, l’intera società si cristianizzò.

In seguito, venne il momento in cui gli stessi figli e figlie della vostra terra, grazie alla fede ricevuta, divennero messaggeri della Buona Novella presso altri popoli. “Per mari mai prima di allora navigati” (Luís De Camões, I Lusiadi, I,1), tracciarono nuove rotte verso occidente e verso il Sud, e, oltrepassando il Capo di Buona Speranza, giunsero in Oriente, incontrando popoli e culture con le quali condivisero la loro anima cristiana: Capo Verde, Guinea, Angola, São Tomé e Principe, Mozambico, India, Brasile, Cina, Giappone, Malesia, Indonesia.

Nonostante le diverse vocazioni della Chiesa e della società temporale (cf. Gaudium et spes, 39), possiamo dire che la storia della Nazione è la storia della salvezza. Nel potere del Signore Risorto, “non mancarono coraggiose gesta cristiane, in questa piccola casa Lusitana” (Luís De Camões, I Lusiadi, VII, 14), compiute dai nuovi discepoli di Cristo: San Giovanni di Brito, San Francesco Saverio, Beato Ignazio de Azevedo e seguaci, il Beato José de Anchieta il Venerabile Gonçalo da Silveira, e i sacerdoti Manuel da Nobrega e Antonio Vieira, e tanti altri, specialmente i membri delle varie famiglie religiose impegnate nell’evangelizzazione. Spinti dalla forza dello Spirito Santo, divennero testimoni dell’opera di Salvezza. Andarono e annunciarono a popoli e terre lontane: “Acclamate a Dio”! “Acclamate a Dio da tutta la terra, cantate alla gloria del suo nome” (Sal 66, 1-2). Questa nostra Celebrazione ben si inserisce nella commemorazione dei Cinque Secoli di Evangelizzazione e Incontro di Culture, che contribuirono a formare la grande famiglia universale che ai nostri giorni diviene una realtà sempre più concreta.

Il seme del Vangelo si è radicato davvero nel profondo del suolo portoghese e ha prodotto abbondanti frutti. Oggi, da questa stessa città che, per cinque secoli, ha visto partire tanti missionari e missionarie, il Successore di Pietro, con lo sguardo rivolto ai “confini della terra che si allontanano sempre di più” (cf. Ioannis Pauli PP. II, Redemptoris missio, 40), desidera condividere, con i suoi amati fratelli e sorelle del Portogallo, la propria sollecitudine e compassione per quelle moltitudini bisognose di Cristo.

Oggi, i testimoni di Cristo Risorto siete voi: voi che ascoltate e accogliete la parola di Dio, ognuno secondo la propria vocazione, voi che silenziosamente tante volte testimoniate la Buona Novella del Signore Gesù, il Cristo Re con le braccia aperte per orientare verso il Suo cuore “mite e umile” (Mt 11, 29) i passi affaticati degli uomini di questo secolo che, molto spesso per avere tutto, hanno perduto Dio! La via per giungere alla mente e al cuore degli uomini si trova nel potere di Gesù Cristo che conserva nel petto, nelle mani e nei piedi i segni della Sua morte redentrice sulla Croce.

5. Il Vangelo è giunto alla vostra Terra e non l’ha più lasciata. Diffuso ampiamente nel mondo, da altri popoli è rimasto con voi. Tuttavia oggi, dopo tanti secoli, sentiamo da ogni parte, soprattutto qui in Europa, la necessità che il Vangelo ritorni. È indispensabile ricostituire cristianamente il tessuto umano della società. Noi crediamo che le aspirazioni profonde dell’uomo trovano in Cristo, e in Lui solamente, la risposta adeguata nella sua piena dimensione.

La Chiesa cattolica non può sottrarsi all’esplicito mandato di Cristo di annunciare che Dio ama gli uomini e li salva in Gesù, Suo Figlio. Lo fa “rivolgendosi all’uomo nel pieno rispetto della sua libertà: la missione non restringe la libertà, ma piuttosto la favorisce. La Chiesa propone, non impone nulla: rispetta le persone e le culture, e si ferma davanti al sacrario della coscienza. A coloro che si oppongono con i più vari pretesti all’attività missionaria la Chiesa ripete: “Aprite le porte a Cristo!”” (cf. Ioannis Pauli PP. II, Redemptoris missio, 39). Egli non esitò a proclamare che era la Verità (Gv 14, 6) e a garantire che tale Verità ci avrebbe reso liberi (Gv 8, 32). Sappiamo che, per mezzo di Cristo crocifisso, morto e risorto, si realizza la totale e autentica liberazione dal male, dal peccato e dalla morte, in Lui, Dio dà la “nuova vita”, divina e eterna. È questa la “Buona Novella” che cambia l’uomo e la storia dell’umanità, e che tutti i popoli hanno diritto di conoscere.

6. Un tempo, il compito di evangelizzare poteva sembrare in certo qual modo riservato ai missionari. Il Concilio Vaticano Il, ponendo l’attività evangelizzatrice al cuore della vita ecclesiale, ha voluto responsabilizzare riguardo ad essa tutte le comunità e tutti i fedeli cristiani: “La Chiesa... per sua natura è missionaria” (Ad gentes, 2), e quindi i “credenti in Cristo debbono sentire come parte integrante della loro fede la sollecitudine apostolica di trasmetterne ad altri la gioia e la luce. Tale sollecitudine deve diventare, per così dire, fame e sete di far conoscere il Signore, quando si allarga lo sguardo agli immensi orizzonti del mondo non cristiano” (Ioannis Pauli PP. II, Redemptoris missio, 40).

Esorto le comunità cristiane - parrocchie, gruppi, movimenti apostolici - e tutti i loro membri a intensificare la propria attività evangelizzatrice, e a non trascurare il loro dovere di portare il Vangelo di Cristo alle persone e agli ambienti che ne sono carenti. Dovrete divenire dei credenti coraggiosi, dotati di una fede indistruttibile, alimentata costantemente da una profonda vita interiore, che faccia risplendere davanti agli uomini con intensità sempre maggiore la Luce di Cristo.

7. Vi chiedo di avere lo stesso coraggio che animò i missionari del passato, la stessa disponibilità ad ascoltare la Voce dello Spirito.

In questi giorni, la Chiesa torna al Cenacolo di Gerusalemme. Lì dove gli Apostoli si incontravano uniti nella preghiera, insieme a Maria, la madre del Signore (cf. At 1, 14), lì si trova tutta la Chiesa, che si prepara al battesimo: “fra pochi giorni sarete battezzati nello Spirito Santo”. Questo battesimo è ricordato e vissuto nella Solennità della Pentecoste. “Anche noi, ben più degli Apostoli, abbiamo bisogno di essere trasformati e guidati dallo Spirito” (Redemptoris missio, 92). Dobbiamo provare di nuovo questo “potere” che Cristo ha “in cielo e in terra”: il potere rivelato nella Sua Croce e Risurrezione. È necessario che ci incontriamo ancora una volta con questo “potere” salvifico, lasciando che si riveli davanti a noi la grandezza divina e umana del mistero pasquale del Redentore.

Mentre si avvicina il giubileo dell’anno Duemila, dobbiamo impegnarci in un nuovo avvento missionario, in questo mondo in balìa dei più diversi e, spesso, tragici avvenimenti storici. Cristo vive con gli uomini, al di là del tempo e della caducità del nostro mondo umano, come Egli stesso ci ha assicurato: “Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”.

Egli è con noi, Amen.



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