Index   Back Top Print

[ DE  - IT ]

DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI PRESULI DELLE DIOCESI NORD-OCCIDENTALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE DI GERMANIA
IN VISITA «AD LIMINA APOSTOLORUM»

Lunedì, 14 dicembre 1992

 

Caro Signor Cardinale,
Cari fratelli nell’Episcopato!

1. Do un caloroso benvenuto in occasione della vostra visita nella casa del Vescovo di Roma a voi, che siete responsabili della pastorale nelle diocesi della Germania del Nord e dell’Ovest. Saluto in particolare alcuni di voi che sono alla loro prima visita “ad limina”: il nostro caro Cardinale Meisner, Arcivescovo di Colonia e successore dell’indimenticato Cardinale Josef Höffner e il nostro caro Confratello Hubert Luthe, che come secondo Vescovo di Essen e successore del Cardinale Franz Hengsbach guida la diocesi della Ruhr. Ringrazio il Cardinale Meisner per le sue parole con le quali ha illustrato la situazione della vostra regione e le preoccupazioni che vi angustiano. L’obbiettivo primario della vostra visita che vi porta sulle tombe degli Apostoli Pietro e Paolo è quello di ravvivare la grazia del vostro ministero episcopale. Rafforzarvi nel vostro ministero apostolico è per me, in quanto successore di Pietro, un nobile compito. La vostra regione dispone di una preziosa e ricca eredità cristiana. Ho potuto constatare questo di persona durante le mie due visite pastorali in Germania. Nel corso dei nostri incontri avete illustrato con grande sincerità la totalità dei problemi in ambito pastorale. Essi sono sintomatici della secolarizzazione progressiva, che minaccia di porre sempre più in secondo piano la vostra eredità cristiana. Anche se i credenti non di rado si lasciano scoraggiare, in molti luoghi si è conservata un’attiva vita di comunità. Ci sono segni di speranza; il vostro impegno pastorale non è inutile. Anche in futuro non fatevi scoraggiare, ma continuate a operare insieme ai vostri sacerdoti, diaconi, religiosi e laici impegnati! Esprimete loro la mia fiducia e assicurate che io conosco le loro preoccupazioni e che le porto al Signore nella preghiera.

2. Nell’adempimento del vostro ministero di Pastori del Popolo di Dio sarà importante ricordarsi continuamente del significato dell’Eucaristia come fonte della nostra forza. Nella celebrazione eucaristica della comunità non solo i sacerdoti svolgono il loro compito e vivono il centro della loro esistenza sacerdotale, ma anche gli altri membri della Chiesa trovano la loro collocazione. La piena e attiva partecipazione alla sacra liturgia è “la prima e per di più necessaria sorgente dalla quale i fedeli possano attingere uno spirito veramente cristiano” (Sacrosanctum Concilium, 14). Fate sì che nelle comunità si conservi o venga ravvivato il senso del Mistero. È vostro compito tutelare la dignità delle celebrazioni liturgiche nelle vostre comunità. Nessuno, “anche se sacerdote aggiunga, tolga o muti alcunché di sua iniziativa, in materia liturgica” (Sacrosanctum Concilium, 22), neanche con l’intenzione di rendere consapevoli i credenti riuniti per la celebrazione delle attuali questioni socio-politiche. Nella celebrazione dei sacri misteri l’uomo deve ritrovare soprattutto Dio e non in primo luogo se stesso. I credenti devono partire dall’Eucaristia come centro della loro vita cristiana per adempiere al compito di annunciare la Buona Novella e per testimoniare, come laici, il Regno di Dio. Dall’Eucaristia essi devono attingere la forza per la loro attività di evangelizzazione a tutti i livelli della vita quotidiana così come nella politica, nella realtà sociale, nella cultura, nell’economia e nella scienza, ma anche nella vita internazionale e negli strumenti della comunicazione sociale, in tutti i campi della vita umana nel mondo (cf. Evangelii nuntiandi, 70). In questo modo la forza del Mistero Pasquale cambia il mondo e lo avvicina al Regno di Dio.

3. A questo riguardo, vorrei prendere in esame un ulteriore problema: la tendenza crescente della società a cambiare il ritmo di vita sia per motivi economici, sia per una preferenza esclusiva dell’organizzazione del tempo libero. Da correnti simili a questa, deriva il pericolo che il significato tradizionalmente religioso della domenica, giorno del Signore, passi in secondo piano; molte persone spesso non conoscono più questo significato. Dove però il dono della domenica e delle feste cristiane viene svuotato del suo significato originale, esso diviene un bene meramente utilitaristico. Inoltre, la conquista sociale del sabato libero rende la domenica, sempre più, parte conclusiva del “fine settimana”. D’altra parte gli impianti di produzione altamente tecnologici e le attività nell’ambito sociale esigono una maggiore flessibilità del processo di lavoro e di produzione nei quali il divieto generale del lavoro domenicale a qualcuno sembra un ostacolo. Pur tenendo conto di tutte le difficili implicazioni, vi prego di continuare a rivolgere la vostra attenzione alla conservazione della cultura domenicale poiché essa è più di una mera conservazione di una solennità della Chiesa. La domenica deve essere importante per noi anche per mantenere viva, in quest’epoca, la considerazione della dimensione del trascendente.

4. Vorrei che rivolgeste la vostra particolare attenzione al problema del ministero sacerdotale. In tutte le iniziative relative a una più adeguata pastorale per le vocazioni renderemo giustizia al sacerdozio e al suo insostituibile significato specifico per la Chiesa solo se non lo considereremo chiuso in se stesso e se intenderemo la pastorale come pastorale per le vocazioni. Essere uomo significa sempre essere chiamato da Dio, cosa che avviene nei modi più diversi. A maggior ragione l’essere cristiani può essere vissuto nel rapporto di scambio fra la chiamata di Dio e la risposta dell’uomo. Attraverso questa struttura fondamentale di dialogo viene creato lo spazio della Chiesa nella comunità. La chiamata e la risposta relativa della comunità nel sacerdozio sono unite. Innanzitutto, la “vocazione” avviene nell’incontro personale e fiducioso tra Dio e l’uomo concreto ed è per questo che nelle varie forme della pastorale per le vocazioni bisogna preoccuparsi di trasmettere agli uomini la capacità di percepire la chiamata di Dio nella loro vita. Poiché la fede cristiana così come il servizio del sacerdote per le loro caratteristiche sono connessi alla Chiesa e possono essere vissuti solo in essa, ogni forma di vocazione ha una dimensione ecclesiale: ogni vocazione autentica può essere accolta solo attraverso la Chiesa. La connessione tra la vocazione personale e l’accertamento dell’autenticità della vocazione da parte della Chiesa diventa sempre più difficile e allo stesso tempo sempre più importante in un’epoca caratterizzata da un crescente individualismo. Vi prego quindi di fare particolare attenzione alle iniziative a favore della promozione delle professioni religiose nelle diocesi, nei decanati, nelle parrocchie, presso gli ordini e le comunità religiose affinché questa connessione venga evidenziata.

5. Negli ultimi anni e decenni, è risultato evidente che la formazione sacerdotale è un processo che non si conclude con la consacrazione, ma rappresenta una maturazione che dura tutta la vita. Per questo è necessario in tutte le dimensioni e a tutte le età una sempre nuova formazione umana, teologica, spirituale e pastorale che vada al di là di un semplice “aggiornamento” e miri a uno sviluppo più ampio della personalità. Nel corso del Sinodo dei Vescovi del 1990 e nella conseguente Esortazione apostolica postsinodale Pastores dabo vobis è stata perciò espressamente sottolineata l’importanza di una “Formatio permanens” nella vita del sacerdote (cf. nn. 70 e 81). Un compito particolare viene attribuito al presbiterio della diocesi e alle varie forme di guida spirituale. A questo proposito vi ringrazio per aver affrontato questa questione poche settimane fa nella vostra comune “Lettera ai sacerdoti” e per aver fornito importanti indicazioni a riguardo.

6. Se intendiamo l’essere sacerdote come un modo di vita completo, il periodo compreso tra la prima formazione e il momento della consacrazione acquista un particolare significato. In questo periodo, vengono gettate le basi per i comportamenti e vengono trasmessi i punti di vista decisivi per l’attività futura. Come già l’Esortazione apostolica postsinodale, anche il vostro “ordinamento” ha sottolineato che la formazione sacerdotale può avvenire solo in una “contemporaneità” di vita spirituale e maturità umana, formazione teologica e abilitazione pastorale. Allo stesso tempo bisogna fare in modo che i candidati al sacerdozio vengano preparati a una capacità di collaborazione, che ha un fondamento spirituale, affinché possano soddisfare le esigenze che “il servizio all’unità” sacerdotale pone in una società in via di cambiamento. Il seminario non è mai una semplice forma di organizzazione, ma offre, proprio di fronte ai mutamenti, l’opportunità di portare in uno spazio comune le più diverse esperienze con Dio e con il mondo e di esaminarle e orientarle al servizio sacerdotale. È per questo che voi, cari fratelli, dovete impegnarvi in particolar modo a conservare questa istituzione e ad analizzare le nuove esperienze cresciute con essa per adattare, in modo corretto, validi metodi di formazione alle mutate situazioni del tempo e della vita. In quest’occasione vi prego di esprimere ai responsabili per la formazione sacerdotale la mia gratitudine per tutti i loro sforzi.

7. Come ho già dichiarato nella Pastores dabo vobis si deve attribuire una crescente importanza alla formazione intellettuale in vista della sempre più urgente nuova evangelizzazione del mondo. Di fronte alla sfida di interpretare, partendo dalla fede, un numero e un intreccio senza precedenti di situazioni di vita e di orientare queste ultime verso la fede è necessario un alto livello di riflessione teologica. A questi sforzi possono dare un grande contributo le facoltà teologiche attraverso il loro inserimento nella vita pubblica in Germania e le possibilità di contatto e di dialogo interdisciplinare offerte istituzionalmente dalle università e dalle scuole superiori. Per questo è decisivo lo stretto collegamento tra teologia e fede, tra scienza e religiosità. Nelle facoltà del vostro Paese vi è stato un ulteriore sviluppo in quanto vengono sempre più frequentate da laici qualificati ai quali devono essere trasmesse importanti conoscenze teologiche e impulsi spirituali per le loro attività nell’ambito della Chiesa e della società. È importante collegare questo sviluppo all’impegno primario di una formazione sacerdotale che ha un suo fondamento intellettuale affinché il necessario “sentire cum ecclesia” acquisti contemporaneamente ampiezza e profondità. Allo stesso tempo non si può ignorare che oggi molti giovani sono insicuri nella loro fede poiché non possiedono più le basi e l’appoggio necessari nella famiglia e nella società. Riconosco a voi il merito di intrattenere rapporti regolari con le vostre facoltà teologiche. Vi prego, comunque, di far sì che questi contatti contribuiscano a un rapporto tra il ministero dei Vescovi e il compito dei professori di teologia caratterizzato dall’amore per la Chiesa. Un’alta capacità intellettuale dei professori non è sufficiente. È soprattutto necessario che nella loro vocazione testimonino la fede nella Chiesa, che è oggetto dei loro studi, attraverso l’insegnamento e il loro esempio di vita. In questo contesto emerge anche dolorosamente un problema che, come ho intuito da molti discorsi, vi impegna da anni. Nonostante molti sforzi non riuscite a trovare, in misura sufficiente, nuovi docenti per le cattedre esistenti. Ciò accade, soprattutto, per il fatto che gli insegnanti nelle facoltà teologiche, di norma, devono essere sacerdoti. Gli sforzi volti a ottenere una adeguata presenza della teologia nelle scuole superiori devono quindi essere accompagnati da riflessioni, che rendano possibile, anche in futuro, coprire le cattedre con docenti qualificati per mezzo di studi più severi. Perciò vorrei incoraggiarvi a riflettere con attenzione per assicurare in futuro una distribuzione ponderata delle istituzioni scolastiche in Germania. Un ulteriore problema, che richiede la vostra attenzione, è lo studio della filosofia. Come presupposto importante per lo studio della teologia, finora la filosofia non è stata sufficientemente presa in considerazione. Vi prego di far notare alle facoltà questa mancanza, dove è necessario. Del vostro supporto ha avuto bisogno la pregevole iniziativa dell’Episcopato bavarese, di fondare e gestire l’unica università cattolica in Germania. L’università di Eichstätt ha bisogno dell’aiuto e della solidarietà dell’intera Conferenza Episcopale di Germania. Si tratta di un centro che promuove il dialogo tra fede e cultura e che offre una formazione integrale, in particolare una formazione professionale e una formazione alla luce della fede cattolica.

8. La presenza dei sacerdoti è necessaria in molti luoghi. Tuttavia, la situazione pastorale esige che i collaboratori altamente qualificati nelle comunità parrocchiali si rendano maggiormente consapevoli della loro responsabilità, poiché il loro servizio non è una professione come le altre, ma necessita di una vocazione di base. La missione della Chiesa esige una collaborazione consapevole di tutti coloro che nella cura delle anime sono soggetti alla responsabilità dei Vescovi, poiché essi hanno il compito di orientare la vita cristiana all’unità. La preziosa opera compiuta da collaboratori altamente qualificati non dovrebbe soffocare il grande idealismo, che viene espresso dai laici nelle vostre parrocchie. Una fruttuosa collaborazione da parte di tutti comunicherà a ogni cristiano la consapevolezza che la Chiesa, le diocesi e le parrocchie lo riguardano personalmente e che di fatto è in gioco la sua salvezza. Ogni battezzato ha il suo posto nella Chiesa, poiché questo è il luogo dove Cristo lo attende. Di conseguenza, bisogna promuovere la corresponsabilità, individuare punti focali, concertare il lavoro comune e distribuirlo e delegare i singoli compiti e le responsabilità in modo appropriato. Lo scopo di tutte le nostre riflessioni deve essere quello di creare uno spazio maggiore per la cura delle anime. Deve essere reso ancor più possibile il fatto che i sacerdoti e i diaconi guidino coloro che cercano aiuto e consigli personali. Più i sacerdoti saranno in grado di abbandonare la funzione del manager e del gestore, più saranno capaci di agire come curatori di anime. È prioritario per il sacerdote servire i sacramenti e annunciare il Vangelo. Per quanto riguarda gli altri ambiti della pastorale egli deve servirsi dei suoi collaboratori.

9. Anche le comunità religiose devono affrontare problemi simili nelle vostre diocesi. I religiosi secondo il loro proprio carisma sono inseriti nella comunità diocesana. Vorrei espressamente lodare il prezioso contributo che gli ordini religiosi offrono alla vita delle diocesi. “Vi sono poi diversità di carismi, ma uno solo è lo spirito” (1 Cor 12, 4) dice San Paolo. L’Enciclica Lumen gentium dichiara: “I religiosi pongano ogni cura, affinché per loro mezzo la Chiesa ogni giorno ... meglio presenti Cristo, o mentre egli contempla sul monte, o annunzia il regno di Dio alle turbe, o risana i malati e i feriti e converte a miglior vita” (n. 46). La diffusione di conventi di ordini di vita contemplativa, le prediche, la partecipazione nelle parrocchie, alla cura delle anime, l’assistenza ai malati, l’insegnamento e le opere di carità sono campi di azione in cui i religiosi delle vostre diocesi operano con dedizione. La vita improntata ai consigli evangelici è in particolar modo affidata alla cura e alla promozione dei Pastori della Chiesa. Ciò è reso evidente e rafforzato dal fatto che il prossimo Sinodo dei Vescovi, che si svolgerà nel 1994, riguarderà l’essenza e il compito della vita consacrata a Dio e la sua missione nella Chiesa e nel mondo. Vi prego affinché voi contribuiate con tutte le vostre forze alla preparazione e alla fruttuosa attuazione di questo Sinodo dei Vescovi. Dovete eliminare anche le difficoltà, che oggi affliggono molti ordini religiosi. I molteplici rivolgimenti sociali del nostro tempo influenzano anche gli ordini religiosi. Offrite ai religiosi e alle religiose consiglio e aiuto e fate in modo che sempre più giovani donne e uomini accolgano la chiamata a vivere secondo i consigli evangelici nelle varie comunità religiose della Chiesa. I Vescovi e i superiori degli ordini religiosi devono collaborare al disegno e all’attuazione delle opere apostoliche (cf. CIC, can. 678 § 3). Questa collaborazione, in cui i Vescovi portano la loro vocazione apostolica e i religiosi il servizio, secondo il proprio carisma, dovrebbe essere promossa con maggior vigore. I cambiamenti ottenuti attraverso necessarie attività che finora venivano svolte da religiosi, devono oggi essere perseguiti in collaborazione con il Vescovo, che rimane il primo responsabile per le istituzioni cattoliche al servizio del Popolo di Dio. Gli ordini religiosi in Germania hanno assunto seriamente il compito, ricevuto dal Concilio Vaticano II, di rinnovare la loro vita attraverso un ripensamento del carisma fondamentale e attraverso un adattamento adeguato alle sfide del nostro tempo. Essi hanno operato grandi e apprezzabili sforzi. Vorrei ringraziarvi per il valido lavoro, che i religiosi e le religiose hanno svolto nel vostro paese. Esprimete loro l’incoraggiamento del Papa; continuo a contare sulla loro preghiera.

10. Di grande importanza nella pastorale che voi svolgete insieme ai vostri sacerdoti e ai religiosi sarà la trasmissione della fede alle giovani generazioni. Il Concilio Vaticano II ha giustamente chiamato i giovani “la speranza della Chiesa” (Gravissimum educationis, 2). Il messaggio di salvezza è sempre nuovo e attuale e resta giovane anche nel dialogo con la gioventù: “La Chiesa ha tante cose da dire ai giovani, e i giovani hanno tante cose da dire alla Chiesa... un reciproco dialogo, da attuarsi con grande cordialità, chiarezza e coraggio” (Christifideles laici, 46). La Chiesa ha particolarmente bisogno dei giovani per trasmettere la fede alla fine di questo secolo; ha bisogno del loro dinamismo, della loro onestà e della nuova forza della loro fede. I giovani non sono solo l’oggetto della sollecitudine pastorale della Chiesa, bensì soggetti attivi della sua missione (cf. Christifideles laici, 46). Cari fratelli, aiutate i giovani a rafforzarsi nel loro idealismo e nella loro ricerca del significato del trascendente affinché non rimangano vittime di quella mentalità materialistica che chiede a tutto: “che cosa mi dà?”. La parcellizzazione dei diversi ambiti di vita dà ai giovani un profondo desiderio di totalità alla quale come Chiesa dobbiamo prestare una grande attenzione. Il messaggio di Gesù viene incontro a questo desiderio; tale messaggio deve essere contrapposto con la forza di una fede viva agli oscuri meccanismi e contenuti di meditazione così come alle pratiche occulte. Nella pastorale dobbiamo comunicare ai giovani l’esperienza che essi fanno parte del Corpo di Cristo. Hanno bisogno di sentirsi a casa nella comunità. Essi hanno bisogno di una casa spirituale, di un luogo dove possano vivere insieme per un periodo di tempo e in cui trovino una guida spirituale. Il giovane d’oggi non è più interessato soltanto a far rappresentare i propri interessi nelle associazioni giovanili della Chiesa. Per questa ragione vi invito a percorrere nuove vie oltre alla tradizionale opera delle associazioni, che presentino al giovane la Chiesa come patria, una Chiesa che pensa e sente a livello mondiale e che agisce concretamente sul luogo, che è disponibile a trasmettere l’amore di Cristo e a dargli spazio, come è scritto nella lettera agli Efesini: “radicati e fondati nella carità, siate in grado di comprendere con tutti i santi quale sia l’ampiezza, la lunghezza, l’altezza e la profondità, e conoscere l’amore di Cristo che sorpassa ogni conoscenza” (Ef 3, 17-19).

11. Su questa base, e tenendo conto dell’atteggiamento mostrato oggi da molti giovani, possiamo sperare anche per la Chiesa in un futuro in Europa. In vista della nuova evangelizzazione dobbiamo domandarci, al di là delle questioni urgenti dell’unificazione politica e economica: qual è la realtà spirituale, culturale e religiosa della nuova Europa? La Chiesa deve essere lievito. Noi stessi dobbiamo rinnovarci prendendo spunto dal Vangelo. La vera grandezza dell’amore di Dio, che si è rivelato sulla croce, si evidenzia per il fatto che Egli ama sempre noi per primi: “In questo sta l’amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi” (Gv 4, 10) per primo. L’amore, inteso in questo modo, ci dona la vera luce, lasciandoci riconoscere la nostra libertà che ci pone al servizio della verità. Sarà importante vedere se nei prossimi anni riusciremo a creare un insieme di basi etiche e di valori contrapposti all’adorazione della ricchezza e del successo. Ciò presuppone che la Chiesa ad Est e ad Ovest che esteriormente è stata a lungo divisa e che quindi ha fatto esperienze molto diverse debba nuovamente diventare un tutt’uno affinché possa divenire l’anima della nuova Europa. Lo scambio di esperienze e l’aiuto reciproco devono intensificarsi affinché le singole Chiese particolari imparino a conoscersi meglio, si arricchiscano vicendevolmente e, sulla base della Parola di Dio, il Vangelo, diventino veramente una cosa sola. Fate sì che nella nuova Europa venga annunciato un cristianesimo convincente e vigoroso.

12. Come insegnanti e annunciatori della fede avete spesso parlato di argomenti che riguardano la vita della vostra società. I suggerimenti che avete dato nell’ambito della giustizia sociale e dell’occupazione, sono stati presi da molti come spunto per diventare più attivi pubblicamente su tali questioni e per affrontare efficacemente i molteplici problemi della società. È impossibile menzionare tutte le lodevoli iniziative che hanno avuto il vostro appoggio: mi riferisco al lavoro dell’“Unione dei Lavoratori Cattolici” (KAB) che ha elaborato nell’ambito del centesimo anniversario dell’Enciclica Rerum novarum un lavoro intenso sull’Enciclica Centesimus annus attraverso il quale ha fatto comprendere a molte persone che l’insegnamento sociale della Chiesa tocca in gran misura i problemi della società. Dallo scorso anno abbiamo nel Beato Adolph Kolping un nuovo intercessore presso Dio. Egli ha compiuto dei passi per portare nelle coscienze degli uomini la questione sociale nella Germania dell’ultimo secolo e ha contribuito a far sì che la Chiesa nella sua totalità affrontasse difficili problemi sociali. Egli stesso diede uno splendido esempio con le opere compiute nella sua vita.

13. Vorrei anche ringraziarvi per il vostro coraggioso impegno a favore della conservazione del creato. Porre nuovamente il rapporto fra l’uomo e la natura su un piano di equilibrio rientra ugualmente nell’ambito delle responsabilità della Chiesa poiché qui si tratta nuovamente di una questione etica: “Ma il segno più profondo e più grave delle implicazioni morali, insite nella questione ecologica, è costituito dalla mancanza di rispetto per la vita, quale si avverte in molti comportamenti inquinanti” (Messaggio del Papa per la Giornata Mondiale della Pace 1990, n. 7).

Intendere il mondo come creato significa che ci è stato affidato come vita. Esso è un dono di Dio agli uomini e ci è stato dato per essere tramandato. Non abbiamo alcun diritto di distruggerlo e di far pesare su di esso debiti incalcolabili.

Noi uomini siamo una parte del creato. È fuori discussione che all’uomo spetti un posto speciale nel mondo. L’uomo può sfruttare le creature viventi e le cose ma deve sempre tenere presente che anch’esse sono parte del creato e mai una semplice materia nelle sue mani.

Il creato comprende l’attività e la creazione dell’uomo. Fate comprendere ai credenti che le attività culturali dell’uomo fanno parte del compito di creazione dell’uomo che egli deve svolgere con responsabilità nei confronti delle altre creature.

14. Cari Confratelli nell’Episcopato, al termine di questo incontro vorrei rafforzarvi e incoraggiarvi nel vostro servizio alla Chiesa. La nostra madre Chiesa rappresenta la Gerusalemme Celeste che è già presente fra noi. Pieno di speranza prego la Vergine Maria quotidianamente affinché interceda per voi presso suo Figlio perché Egli possa donarvi gioia e fiducia nella vostra missione. Allo stesso tempo chiedo per voi la protezione dei Patroni delle Diocesi e dei Santi dei vostri Vescovadi e imparto di cuore a voi, ai sacerdoti, ai diaconi, ai religiosi e a tutti i credenti la mia benedizione apostolica.

 

© Copyright 1992 - Libreria Editrice Vaticana

 



Copyright © Dicastero per la Comunicazione - Libreria Editrice Vaticana