The Holy See Search
back
riga

 

SYNODUS EPISCOPORUM
BOLLETTINO

ASSEMBLEA SPECIALE
PER IL MEDIO ORIENTE
DEL SINODO DEI VESCOVI
10-24 OTTOBRE 2010

La Chiesa Cattolica nel Medio Oriente:
Comunione e testimonianza.
"La moltitudine di coloro che erano diventati credenti
aveva un cuore solo e un'anima sola" (At 4, 32)


Questo Bollettino è soltanto uno strumento di lavoro ad uso giornalistico.
Le traduzioni non hanno carattere ufficiale.


Edizione italiana

11 - 14.10.2010

SOMMARIO

- SETTIMA CONGREGAZIONE GENERALE (GIOVEDÌ, 14 OTTOBRE 2010 - POMERIDIANO)
- ERRATA CORRIGE
- AVVISI

SETTIMA CONGREGAZIONE GENERALE (GIOVEDÌ, 14 OTTOBRE 2010 - POMERIDIANO)

- INTERVENTI IN AULA (CONTINUAZIONE)
- AUDITIO AUDITORUM (II)

Alle ore 16.30 di oggi giovedì 14 ottobre 2010, con la preghiera dell’Adsumus, è iniziata la Settima Congregazione Generale, per la continuazione degli interventi in Aula sul tema sinodale La Chiesa Cattolica nel Medio Oriente: comunione e testimonianza. “La moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuor solo e un’anima sola” (At 4, 32).

Presidente Delegato di turno S. B. Ignace Youssif III YOUNAN, Patriarca di Antiochia dei Siri (LIBANO).

Agli interventi sul tema sinodale è seguito un tempo di interventi liberi dei Padri Sinodali, alla presenza del Santo Padre.

Alle ore 18.30 il Presidente Delegato ha dato la parola all’Invitato Speciale, Sig. Muhammad AL-SAMMAK, Consigliere politico del Mufti della Repubblica (LIBANO) e successivamente all’Invitato Speciale, Ayatollah Seyed Mostafa MOHAGHEGH AHMADABADI, Professore della Facoltà di Diritto dell’Università “Shahid Beheshti” di Teheran; Membro dell’Accademia iraniana delle scienze (IRAN). Gli interventi integrali saranno pubblicati nel numero 12 di questo Bollettino.

A questa Congregazione Generale che si è conclusa alle ore 19.00 con la preghiera dell’Angelus Domini erano presenti 160 Padri.

INTERVENTI IN AULA (CONTINUAZIONE)

Sono intervenuti i seguenti Padri:

- Rev. P. Boulos TANNOURI, O.A.M., Superiore Generale dell'Ordine Antoniano Maronita (LIBANO)
- S. E. R. Mons. Chucrallah-Nabil HAGE, Arcivescovo di Tiro dei Maroniti (LIBANO)
- S. Em. R. Card. Peter Kodwo Appiah TURKSON, Presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace (CITTÀ DEL VATICANO)
- Rev. Raymond MOUSSALLI, Protosincello del Patriarcato di Babilonia dei Caldei (GIORDANIA)
- S. E. R. Mons. Edmond FARHAT, Arcivescovo titolare di Biblo, Nunzio Apostolico (LIBANO)
- S. E. R. Mons. Youssef ABOUL EL KHER, Vescovo di Sohag dei Copti (REPUBBLICA ARABA DI EGITTO)
- S. E. R. Mons. Grégoire Pierre MELKI, Vescovo titolare di Batne dei Siri, Esarca Patriarcale del Patriarcato di Antiochia dei Siri (GERUSALEMME)
- S. E. R. Mons. Paul DAHDAH, O.C.D., Arcivescovo titolare di Are di Numidia, Vicario Apostolico di Beirut dei Latini (LIBANO)
- S. E. R. Mons. Ruggero FRANCESCHINI, O.F.M. Cap., Arcivescovo di Izmir, Amministratore Apostolico del Vicariato Apostolico dell'Anatolia, Presidente della Conferenza Episcopale di Turchia (TURCHIA)

Diamo qui di seguito i riassunti degli interventi:

- Rev. P. Boulos TANNOURI, O.A.M., Superiore Generale dell'Ordine Antoniano Maronita (LIBANO)

La situazione socio-politica in Medio Oriente non è destinata a migliorarsi. Perciò l’emigrazione rimane la scelta più facile per scappare da tale situazione. La Chiesa non deve limitarsi alla logica puramente umana, al contrario, ispirandoci al Vangelo, essa deve indicare la scelta giusta anche se difficile: “Entrate dalla porta stretta” dice il Signore. È dovere dunque della Chiesa educare i fedeli ad accettare la croce e portarla con dignità. Però l’insegnamento non è l’unico mezzo per rafforzare la fede e la speranza dei fedeli. Ispirata dall’esempio del profeta Geremia che compra il campo del suo cugino quando la città santa stava sotto assedio, la Chiesa è così chiamata a compiere atti di questo tipo: atti profetici per dare speranza ai fedeli.

[00114-01.03] [IN088] [Testo originale: italiano]

- S. E. R. Mons. Chucrallah-Nabil HAGE, Arcivescovo di Tiro dei Maroniti (LIBANO)

Una lotta solidale con gli altri: la fondazione ADYAN (Instrumentum Laboris 106).
L’uomo in Medio Oriente, che sia cristiano o di un’altra religione, si trova in una situazione di precarietà davanti ai diversi mali d’ordine politico, economico, giuridico, sociale e morale (IL 106). Di fronte a questo stato di cose, il cristiano non può condurre una lotta solitaria, ma piuttosto solidale con tutti i cittadini.
La fondazione ADYAN (religioni) mi sembra un esempio concreto e significativo di questa lotta comune dei credenti. Creata da alcuni cristiani e da alcuni musulmani libanesi nel 2006, ADYAN mira, attraverso la sua azione, a promuovere una conoscenza illuminata delle religioni, un approccio integrale di vita comune e una solidarietà tra i credenti. Perciò offre studi interreligiosi e sviluppa da un lato ricerche teologiche nel dialogo e dall’altro crea reti interreligiose in cui credenti di diverse confessioni si trovano uniti nella ricerca di una comprensione più adeguata della propria fede e di una autenticità di vita e di testimonianza.
Attraverso programmi educativi, la fondazione aiuta i giovani a vivere la propria fede in modo personale. Inoltre essa contribuisce allo sviluppo di una morale sociale comune fondata sul rispetto dei diritti umani.
Attraverso i film che produce, essa mette in risalto i modelli di solidarietà intercomunitari.
Per consolidare la solidarietà spirituale a livello della base, si commemora ogni anno l’evento di Assisi del 1986, riunendo rappresentanti di tutte le religioni del paese attorno ai valori spirituali come per esempio:
la pace, la riconciliazione ecc... ADYAN non è forse un segno di speranza per tutti noi?

[00115-01.04] [IN089] [Testo originale: francese]

- S. Em. R. Card. Peter Kodwo Appiah TURKSON, Presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace (CITTÀ DEL VATICANO)

1. LA CONOSCENZA DELLA DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA:
Dalla lettura dell' Instrumentum Laboris di questo sinodo, emerge la necessità di diffondere maggiormente la conoscenza del Vangelo e della Dottrina Sociale della Chiesa fra i cristiani, e non solo, nei paesi dell' area medio-orientale. Quindi, secondo il senso del par. 26 (Instr. Laboris), la conoscenza del sito del PCGP potrebbe essere favorita come strumento al servizio delle Chiese locali per l'approfondimento della Dottrina Sociale della Chiesa. A questo proposito, il PCGP si impegna di completare la traduzione in Arabo del Compendium della Dottrina Sociale della Chiesa.
Inoltre, si potrebbe, visto l'intento del PCGP di istituire una summer school presso questo Dicastero, pensare di invitare e coinvolgere anche sacerdoti provenienti dal Medio Oriente nel senso del desiderio espresso in par. 26 (Instr. Laboris). Un' altra iniziativa che potrebbe essere promossa dal PCGP è quella di portare la dottrina sociale della Chiesa direttamente in Medio- Oriente, organizzando, ad esempio, un simposio di presentazione della Caritas in veritate.

2. LIBERTÀ RELIGIOSA
Al par. 37, si lege: "In Oriente, libertà di religione vuol dire solitamente libertà di culto .... " etc. Visto il tema del Messaggio della Pace 2011 (Libertà Religiosa, via per la pace), occorrerebbe, prima di tutto, ribadire il fatto che libertà religiosa autentica include la libertà di predicare e di convertire. Inoltre, è da notare che in alcuni paesi, il discorso sulla libertà religiosa è sempre visto con diffidenza. Per questi, la libertà religiosa implica relativismo religioso, indifferentismo e la negazione del patrimonio religioso del paese. La Chiesa Cattolica affrontava lo stesso problema al riguardo dell' interpretazione di "Dignitatis Humanae" del Vat.II ( la Dichiarazione sulla libertà religiosa) anni fa. Ma come ci insegna Papa Benedetto XVI, "La libertà religiosa non significa indifferentismo, e non implica l'uguaglianza di tutte le religioni" Civ. 55). Infatti, non c'è nessun conflitto fra la libertà religiosa e la forte difesa dell' identità religiosa d'una persona contro il relativismo. La libertà religiosa riguarda il privilegio (libertà) d'un credente di formare, vivere ed annunciare la sua esperienza religiosa, senza coercizione dello Stato, ma colla possibilità di contribuire alla costruzione dell' ordine sociale.
Quindi le Chiese e le religioni di minoranza in Medio-Oriente non devono subire discriminazione, violenza, propaganda diffamatoria (anti-cristiana), la negazione di permessi di costruire edifici di culto, e di organizzare funzioni pubbliche. Infatti, la promozione delle Risoluzioni contro Diffamazione delle Religioni nel quadro dell' Organizzazione delle Nazioni Unite non deve limitarsi a Islam (Islamofobia) nel mondo occidentale. Essa deve includere Cristianesimo (Cristianofobia: la religione e le comunità dei credenti) nel mondo Islamico.
Si può pure promuovere l'adozione, sempre nel quadro dell' ONU, d'una risoluzione sulla Libertà religiosa come alternativa alla risoluzione sulla Diffamazione delle Religioni.

3. MIGRAZIONE:
Nella sezione relativa all'immigrazione internazionale in Medio Oriente in particolare al paragrafo 49 e 50 si affrontano temi che stanno particolarmente a cuore a questo PCGP:
- Il tema dell' immigrazione, come fenomeno mondiale (emigrazione & immigrazione).
- Il tema del lavoro decente per i lavoratori domestici, che sono prevalentemente donne.
Qui si coniugano esigenze legate al rispetto della dignità umana, dei diritti umani e diritti dei lavoratori nonché esigenze legate al rispetto del credo religioso.

4. FORMAZIONE DEI GIOVANI PROMOTORI DELLA PACE
Infine, in virtù delle tante ostilità presenti nell'area mediorientale, il par.69 sottolinea l'importanza di "formare i giovani a superare queste barriere e ostilità interne, e a vedere il volto di Dio in ogni essere umano, per collaborare insieme ad edificare una città comune accogliente". Il PCGP potrebbe pensare di privilegiare nella scelta degli stagieres e dei partecipanti alle summer schools degli studenti provenienti dal Medio Oriente che, ritornati in patria, possono agire da portavoce di un messaggio di pace fra i giovani, specie di peace practitioner (cfr. Laura Villanueva e il suo peace Field Japan).
In conclusione, come sostenuto al paragrafo 115, la più grande testimonianza che i cristiani possono dare in campo sociale, in Medio Oriente come nelle restanti parti del mondo, è quello della gratuità dell' amore verso l'uomo. L'invito al dono e alla gratuità da parte di Papa Benedetto XVI nell' enciclica Caritas in veritate è, infatti, un invito ad assumere un atteggiamento fraterno, un'attitudine a promuovere la crescita del prossimo, un' attitudine alla ricerca del bene comune.

[00116-01.02] [IN090] [Testo originale: italiano]

- Rev. Raymond MOUSSALLI, Protosincello del Patriarcato di Babilonia dei Caldei (GIORDANIA)

Noi siamo parte della storia e della cultura di questa regione medio-orientale, e se saremo costretti ad abbandonarla perderemo la nostra identità nella prossima generazione. Per questo spero che dal Sinodo emerga la necessità di una più stretta collaborazione tra i capi delle varie Chiese nel dialogo reciproco con i fratelli musulmani moderati. Come sappiamo le nostre chiese con il clero in Iraq vengono attaccati. C’è una deliberata campagna per cacciare i cristiani al di fuori del paese. Ci sono piani satanici dei gruppi fondamentali estremisti che non sono solo contro i cristiani iracheni in Iraq, ma i cristiani in tutto il Medio Oriente.
I cristiani Caldei Cattolici sono la maggior parte della comunità dei profughi che ha come riferimento il vicariato del Patriarcato della Chiesa Caldea, sono circa 10.000 persone; inoltre ci sono Assiri-Siri-Armeni e altri circa 10.000 che vivono in Giordania con 350.000 musulmani iracheni profughi. Sono in condizioni di estrema povertà e senza alcuna speranza di tornare nella terra dei propri antenati. Da anni sono in situazioni di grande tribolazione spesso culminanti in atti di vera e propria persecuzione. Come Chiesa siamo impegnati con la Caritas, la missione pontificia, altre organizzazioni (educazione - catechismo - sanità - sociopastorali...) ma i nostri mezzi sono limitati. La maggior parte delle comunità dei profughi ci hanno consegnato alcuni documenti che contengono testimonianze scritte indirizzate a rappresentanze diplomatiche di paesi occidentali (in particolare Stati Uniti e Australia) e all'Ufficio di Amman dell'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i Profughi (UNHCR) al fine di ottenere il riconoscimento dello status di rifugiati. Secondo le loro fonti sono registrate circa 50.000 persone.
Vogliamo sensibilizzare la comunità internazionale che non può restare in silenzio davanti al massacro dei cristiani in Iraq, i Paesi di tradizione cattolica, affinché facciano qualcosa per i cristiani iracheni, a cominciare dalla pressione sul Governo locale. Stiamo attraversando un tempo catastrofico per l'emigrazione delle famiglie e la perdita del nostro popolo che parla ancora la lingua aramaica pronunciata da nostro Signore Gesù Cristo.

[00117-01.04] [IN091] [Testo originale: italiano]

- S. E. R. Mons. Edmond FARHAT, Arcivescovo titolare di Biblo, Nunzio Apostolico (LIBANO)

A parte il fatto che in Medio Oriente non siamo un “piccolo resto”, anche se l’espressione è biblica, questa conclusione è molto incoraggiante. Non siamo il piccolo resto, ma la mano tesa della Chiesa che comunica alla sua fonte d’Acqua Viva e testimonia la sua gioia ai fratelli più lontani. Il suo posto e la sua missione non dipendono né dalla benevolenza degli uni né dalla tolleranza degli altri. E mi permetto di fare due considerazioni, una sul passato e l’altra sul futuro dei cristiani in Medio Oriente.
Il passato recente ci ha fatto vivere grandi prove di fede che il Documento non esita a definire come “la mancata risoluzione del conflitto israelo-palestinese, il non rispetto del diritto internazionale e dei diritti umani, l’egoismo delle grandi potenze” (118) con tutte le loro conseguenze negative come l’emigrazione e lo scoramento. La situazione del Medio Oriente oggi è come un organo vivente che ha subito un trapianto che non riesce ad assimilare e che non ha avuto specialisti che la curassero. Come ultima risorsa l’Oriente arabo musulmano ha guardato alla Chiesa credendo, come dentro di sé pensa, che sia capace di ottenergli giustizia. Non è stato così. È deluso, ha paura. La sua fiducia si è trasformata in frustrazione. È caduto in una crisi profonda. Il corpo estraneo, non assimilato, lo corrode e gli impedisce di occuparsi del suo stato generale e del suo sviluppo. Il Medio Oriente musulmano nella sua schiacciante maggioranza è in crisi. Non può farsi giustizia. Non trova alleati né sul piano umano né sul piano politico, meno ancora sul piano scientifico. È frustrato. Si rivolta.
La sua frustrazione ha avuto come effetto le rivoluzioni, il radicalismo, le guerre, il terrore e l’appello (da’wat) al ritorno agli insegnamenti radicali (salafiyyah). Volendo farsi giustizia da solo il radicalismo ricorre alla violenza. Crede di fare più scalpore se si attacca ai corpi costituiti. Il più accessibile e il più fragile è la Chiesa. Non conoscendo la nozione di gratuità, esso accusa i cristiani di avere dei pensieri nascosti di proselitismo, di essere complici delle potenze imperialiste. Dall’Iraq alla Turchia, al Pakistan fino all’India, le vittime si sono moltiplicate. Si tratta sempre di innocenti e di servitori volontari (mons. Luigi Padovese, Andrea Santoro in Turchia, l’avvocato assassinato con la sua famiglia in Pakistan, Mons. Claverie e i religiosi e le religiose in Algeria, i sacerdoti, i religiosi e i fedeli innocenti, assassinati durante la guerra del Libano). Si tratta di facili prede.
Per il futuro il testo ci raccomanda di non aver paura. Ciò non vuol dire che dobbiamo essere indifferenti. Ma è il momento della purificazione e dei dolori del parto, anche nella società musulmana. Sta a noi continuare il nostro cammino in queste condizioni. È la nostra missione. È il nostro ruolo che nessun altro può svolgere al posto nostro. Si tratta di parlare non solo di Dio Onnipotente, ma anche di Gesù Cristo suo Figlio, in arabo. Non solo non bisogna avere paura, ma bisogna trasmettere il messaggio alle generazioni future. Bagnata dal sangue dei suoi martiri, incoraggiata dai suoi maestri, santi e beati, la Chiesa in Medio Oriente fiorirà come la vigna del Signore e porterà molti frutti.
Oggi, la Chiesa subisce ingiustizie e calunnie. Come nel Vangelo molti partono, altri si stancano, o fuggono. I frustrati e i disperati si vendicano sugli innocenti. Dietro alle uccisioni materiali e alle sconfitte più cocenti c’è il peccato. È questo “potere anonimo al quale servono gli uomini, dal quale sono tormentati gli uomini e perfino trucidati”, come ha detto il Santo Padre all’inizio dei nostri lavori (11 ottobre 2010).
Quando Gesù è morto “il velo del tempio si squarciò in due da cima a fondo, la terra si scosse, le rocce si spezzarono, i sepolcri si aprirono” (Mt 27,51-52). Il Male credeva di aver vinto. Nel momento della sua Risurrezione e della sua vittoria sulla morte, era l’alba discreta. Si è alzato senza frastuono. Ha fatto rotolare la pietra senza far rumore. Non c’erano testimoni. La Vita non ha bisogno di testimoni. È Maestro e Signore. Farà così anche per la sua Chiesa in Medio Oriente.
L’azione di Dio continua nella storia. La Chiesa in Medio Oriente vive in questo momento la sua Via Crucis e la sua via di purificazione che porta al rinnovamento, alla risurrezione. Le sofferenze e le angosce del presente sono i gemiti di una nuova nascita. Se durano è perché questo genere di demoni che tormentano la nostra società si scacciano solo con la preghiera. Forse non abbiamo ancora pregato abbastanza!

[00118-01.08] [IN092] [Testo originale: francese]

- S. E. R. Mons. Youssef ABOUL EL KHER, Vescovo di Sohag dei Copti (REPUBBLICA ARABA DI EGITTO)

I. Introduzione
A livello di tutte le eparchie e delle istituzioni educative ecclesiali sono stati compiuti degli sforzi comuni per prendersi cura della preparazione dei catechisti a livello personale e quotidiano, e a livello della Chiesa, al fine di assumere la responsabilità del servizio della catechesi.

II. Diversi ambiti di lavoro nel campo del servizio dell’educazione religiosa.
1. Gli istituti di insegnamento religioso
In tutte le eparchie sono stati aperti istituti per la formazione religiosa.
2. Una Commissione incaricata dal Consiglio dei Patriarchi e dei Vescovi cattolici si dedica alla preparazione e alla pubblicazione di un testo unico per l’istruzione religiosa, destinato all’insieme delle confessioni cattoliche in Egitto.
3. Un sacerdote e un laico della Chiesa cattolica hanno partecipato al Comitato istituito dal Ministero dell’Educazione e dell’Insegnamento in Egitto per aggiornare i metodi d’insegnamento cristiano.
4. La Segreteria generale delle scuole cattoliche si preoccupa di seguire e di formare gli insegnanti della scuole che dipendono da essa e che hanno la responsabilità dell’istruzione cristiana.

III. Le sfide e le difficoltà
1. Le situazioni economiche preoccupano le famiglie, considerate primo fondamento e luogo primario nel quale cresce il grano della fede.2. I mezzi della tecnologia moderna e dell’informazione attirano le menti dei bambini e dei giovani e portano a un cambiamento della scala delle virtù evangeliche.
3. La minoranza cattolica è attirata dal fanatismo religioso e confessionale come pure da molteplici seduzioni. Inoltre, le difficoltà confessionali incentrate sulle questioni liturgiche, come quelle di battezzare di nuovo e di impedire la comunione, non si occupano delle cose essenziali e creano scandalo e dispersione.
4. La superficialità del programma scolastico, la mancanza o debolezza di attitudine degli insegnanti di educazione religiosa fanno sì che quelli delle altre materie insegnino l’educazione religiosa come volontari.

IV. La prospettiva futura
1. C’è bisogno di unificare maggiormente gli sforzi al servizio della catechesi a tutti i livelli e di perseverare nella redazione e pubblicazione di libri unificati.
2. L’apertura del cuore e la libertà dal fanatismo religioso e confessionale offre l’opportunità di creare occasioni di lavoro comune e di focalizzarsi su ciò che ci unisce.
3. È necessario occuparsi di più dei giovani e accompagnarli affinché siano aggiornati riguardo ai cambiamenti del nostro tempo a partire dalle virtù evangeliche.
“Ogni giorno tutti insieme frequentavano il tempio [...] lodando Dio e godendo la simpatia di tutto il popolo” (At 2, 46-47).

[00131-01.05] [IN093] [Testo originale: arabo]

- S. E. R. Mons. Grégoire Pierre MELKI, Vescovo titolare di Batne dei Siri, Esarca Patriarcale del Patriarcato di Antiochia dei Siri (GERUSALEMME)

Su richiesta dell’Assemblea degli Ordinari cattolici della Terra Santa, parlerò della migrazione e della Terra Santa. Il fenomeno della migrazione esiste da sempre. Nel caso della Terra Santa, ci limiteremo alla situazione che prevale attualmente, e ciò fin dal XIX secolo.
Le cause sono sempre le stesse, politiche ed economiche. Finché non sarà risolto il conflitto israelo-palestinese, non dobbiamo sorprenderci di vedere altri cristiani prendere la via dell’esodo.
Essendo la prima causa dell’emigrazione, il conflitto in questione deve indurre le parti che si affrontano sul campo così come le Istanze internazionali a lavorare molto per una soluzione equa e durevole di questo conflitto.
D’altra parte occorre segnalare altri fattori che hanno contribuito alla diminuzione del numero dei cristiani in Terra Santa: la denatalità delle coppie, il matrimonio in età avanzata, la riunificazione delle famiglie, il proseguimento degli studi all’estero, ecc. E le divisioni politiche e religiose esistenti ne sono anch’esse una ragione valida.
Benefico da certi punti di vista per i Paesi che accolgono i nostri emigranti, l’emigrazione costituisce un duro colpo non solamente per la presenza e la testimonianza dei cristiani in Terra Santa, ma anche per la vita sociopolitica in generale, poiché priva i Paesi d’origine di potenziali che avrebbero potuto accelerare il loro progresso e sviluppo.
Questa situazione ci chiama in causa tutti. Occorre fare qualcosa. Ecco alcune piste da proporre:
- fare appello alle Istanze internazionali perché facciano pressione sulle parti interessate in vista di una soluzione rapida del conflitto;
- fare appello alle Chiese presenti perché operino seriamente sulla via del riavvicinamento e dell’unità;
- avviare più progetti concreti e comuni come gli alloggi, la creazione di posti di lavoro, gli ospedali, ecc.- farsi carico a livello pastorale dei cristiani africani e asiatici venuti da noi...

[00132-01.04] [IN094] [Testo originale: francese]

- S. E. R. Mons. Paul DAHDAH, O.C.D., Arcivescovo titolare di Are di Numidia, Vicario Apostolico di Beirut dei Latini (LIBANO)

Nel testo dell’Instrumentum laboris sono chiaramente espressi i fondamenti teologici, trinitari, cristologici ed ecclesiologici della comunione ecclesiale. Essi sono alla base della vita sacramentale e dell’impegno dei battezzati nelle attività necessarie per la crescita della Chiesa nella fedeltà e nella santità e per lo sviluppo delle attività di servizio e di testimonianza in seno alla società degli uomini. Sono anche il punto di riferimento della legislazione che gestisce le relazioni tra i membri della Chiesa, gerarchia e fedeli, tra le Chiese cattoliche e con le loro Chiese sorelle.
Il testo menziona gli organismi ecclesiali già istituiti per favorire e sviluppare la comunicazione tra le Chiese orientali cattoliche al livello globale, poi al livello dei patriarcati e infine a quello delle eparchie. Sottolinea il ruolo fondamentale del patriarca, poi del vescovo, per favorire la comunione, la coesione, l’unità nella diversità. Il testo non manca di sottolineare la “grave responsabilità spirituale e morale” dei ministri di Cristo e delle persone consacrate (n. 58).
In apparenza tutto è stato detto, tutto è chiaro; ma il testo suggerisce che la realtà è lontana dall’ideale così presentato e che c’è ancora molto da fare per realizzare la comunione. L’organigramma delle istituzioni ecclesiali e la legislazione che regola tali strutture sembrano perfetti, ma questa bella macchina funziona? Al n. 55 leggiamo: “Per promuovere l’unità nella diversità, occorre superare il confessionalismo in ciò che può avere di limitato o esagerato, incoraggiare lo spirito di cooperazione tra le varie comunità, coordinare l’attività pastorale e stimolare l’emulazione spirituale e non la rivalità”. Altrove (n. 58) si legge: “molti fedeli auspicano, da parte loro, una maggiore semplicità di vita, un reale distacco in rapporto al denaro e alle comodità del mondo, una pratica edificante della castità e una purezza di costumi trasparente”.
Il testo ci appare tranquillizzante e timido; ma si legge una chiara denuncia dei danni che causano il confessionalismo e il clericalismo, le meschinerie, la sete di guadagno, la ricerca di potere, gli agi e i titoli dei membri del clero e dei religiosi e delle religiose, che si comportano senza complessi come funzionari e notabili. Questi comportamenti non possono che causare scandalo, disgregazione della comunione, disaffezione e contestazione della Chiesa e della religione cristiana e favorire le sette di ogni genere.
In molte situazioni pastorali particolari, i fedeli fanno fronte ad atteggiamenti problematici del clero che riguardano concretamente la comunione ecclesiale:
- la pratica domenicale nella chiesa più vicina, qualunque sia questa vicinanza (locale, affettiva, linguistica o altra)
- la celebrazione del matrimonio nella Chiesa della sposa e non in quella del marito;
- la catechesi e la prima comunione in una parrocchia diversa da quella solita, per questioni di lingua e di cultura;
- il passaggio di un fedele a un’altra Chiesa cattolica;
- le tariffe talvolta esorbitanti chieste per i sacramenti (battesimi, matrimoni, ecc.).
In queste e in altre situazioni, il clero e i religiosi spesso dimostrano di non aver compreso che cosa sia la “comunione ecclesiale”.

[00133-01.04] [IN095] [Testo originale: francese]

- S. E. R. Mons. Ruggero FRANCESCHINI, O.F.M. Cap., Arcivescovo di Izmir, Amministratore Apostolico del Vicariato Apostolico dell'Anatolia, Presidente della Conferenza Episcopale di Turchia (TURCHIA)

La piccola Chiesa di Turchia, a volte ignorata, ha avuto il sue triste momento di fama con il brutale assassinio del Presidente della Conferenza Episcopale Turca, Mons. Luigi Padovese. In breve, voglio chiudere questa spiacevole parentesi cancellando insopportabili calunnie fatte circolare dagli stessi organizzatori del delitto. Perché di questo si tratta: omicidio premeditato, dagli stessi poteri occulti che il povero Luigi aveva, pochi mesi prima, indicato come responsabili dell'assassinio di Don Andrea Santoro, del giornalista armeno Dink e dei quattro protestanti di Malatya; cioè un' oscura trama di complicità tra ultranazionalisti e fanatici religiosi, esperti in strategia della tensione. La situazione pastorale e amministrativa del Vicariato dell' Anatolia è grave. I motivi sono:
1) Le divisioni all'interno della comunità cristiana, già fragile di per sé;
2) La gestione dell' economia di tutto il Vicariato;
3) La gravissima scarsità di personale missionario.
Cosa chiediamo alla Chiesa? Semplicemente quello che ora ci manca: un Pastore, qualcuno che lo aiuti, i mezzi per farlo, e tutto questo con ragionevole urgenza.
Il peso della gestione straordinaria di questa situazione è stato finora sostenuto esclusivamente
dall'Archidiocesi di di Smirne.
Siamo una Chiesa antichissima, tanto povera quanto ricca di una tradizione che solo Gerusalemme e Roma possono vantare. Non cominceremo certo adesso a lamentarci o piangere miseria, non è nostro uso, e lungi da noi anche solo il pensiero di rivendicare un'attenzione particolare per via dell'uccisione del Presidente della nostra Conferenza Episcopale; ma certo un'attenzione particolare merita la nostra gente e chi ha versato il sangue.
Perdonate lo sfogo: vi preghiamo di condividere con noi questa situazione che può essere superata, a breve, almeno in due aspetti: la nomina di un nuovo pastore e un sostegno economico.
L'invio di personale missionario dipende evidentemente da altri fattori che possono esigere tempi più lunghi ma questo non deve indurci a credere che non sia un aspetto meno urgente.
La Chiesa di Anatolia è a rischio di sopravvivenza, e questa è una situazione di cui vi faccio partecipi con un tono di gravità e urgenza. Voglio tuttavia rassicurare le Chiese vicine, in particolare quelle che soffrono persecuzione e vedono i propri fedeli trasformarsi in profughi, che come CET saremo ancora disponibili all'accoglienza e all'aiuto fraterno, anche oltre le nostre possibilità; così come siamo aperti ad ogni collaborazione pastorale con le Chiese sorelle e con i musulmani di una laicità positiva, per il bene dei cristiani che vivono in Turchia, e per il bene dei poveri e dei profughi numerosi in Turchia.
La culla della Chiesa delle origini, possa essere la casa della Chiesa unita.

[00136-01.04] [IN096] [Testo originale: italiano]

AUDITIO AUDITORUM (II)

Inoltre, sono intervenuti i seguenti Uditori e Uditrici:

- Sig.ra Rita MOUSSALLEM, Membro del Movimento dei Focolari (Opera di Maria) (LIBANO)
- Sig. Saïd A. AZER, Membro del Pontificio Consiglio per i Laici (REPUBBLICA ARABA DI EGITTO)
- Sig. Naguib KHOUZAM, Direttore Generale del "SETI Center" - Caritas Egitto (REPUBBLICA ARABA DI EGITTO)
- Rev.da Suora Karima TAMER HENDY AWAD, R.B.P., Superiora Provinciale delle Religiose di Nostra Signora della Carità del Buon Pastore (REPUBBLICA ARABA DI EGITTO)
- Prof. Marco IMPAGLIAZZO, Ordinario di Storia Contemporanea presso l'Università degli Studi per Stranieri di Perugia, Presidente della Comunità di Sant'Egidio (ITALIA)
- Prof. Sobhy MAKHOUL, Segretario Generale dell'Esarcato Maronita Cattolico di Gerusalemme, del Territorio dell'Autorità Palestinese e della Giordania (ISRAELE)
- Sig. Jacques F. EL KALLASSI, Direttore Generale di “Télé-lumière” e Presidente del Consiglio di Amministrazione di “Noursat” (LIBANO)
- Sig.ra Pilar LARA ALÉN, Presidente della "Fundación Promoción Social de la Cultura" (SPAGNA)

Diamo qui di seguito i riassunti degli interventi degli Uditori e Uditrici:

- Sig.ra Rita MOUSSALLEM, Membro del Movimento dei Focolari (Opera di Maria) (LIBANO)

L'Opera di Maria o Movimento dei Focolari è presente nel Medio Oriente sin dal 1967. E' radicata nella cultura del posto, in comunione stretta con la Chiesa universale e con le chiese locali, sotto la premura e la benedizione dei Patriarchi e Vescovi del luogo. Conta circa 15.000 tra membri e aderenti cattolici di vari riti.
Spronata a rievangelizzarsi continuamente dal contatto vivo con la Parola di Dio, cerca di affrontare i dolori e le sfide del Medio Oriente alla luce di essa. Seguendo gli insegnamenti della Chiesa, i suoi membri s'impegnano a testimoniare il Vangelo nella società dove vivono. La spiritualità di comunione che la caratterizza porta a fare l'esperienza del Risorto tra i Suoi, che infonde coraggio di fronte alle innumerevoli sfide. Non poche famiglie, tentate dall'emigrazione, forti del sostegno della comunità hanno deciso di rimanere nei propri Paesi per costruire insieme agli altri un futuro migliore. Molte le storie coraggiose di perdono e di riconciliazione che risultano di sprone per tanti. Gesù crocefisso e abbandonato, fonte inesauribile di amore e vita nuova, è per i suoi membri risposta e via, mezzo insostituibile per diffondere una cultura della Resurrezione.
Numerosi fratelli ortodossi condividono con i membri cattolici dell'Opera di Maria la sua spiritualità. Inseriti ciascuno nella propria chiesa, fortemente legati dalla carità di Cristo, vivono ed operano insieme per la realizzazione del testamento di Gesù: "che tutti siano uno" (Gv 17,21).
Con alcuni musulmani ed ebrei si fa una profonda esperienza di dialogo della vita e dell'esperienza religiosa, vivendo e lavorando insieme per la fratellanza universale e la pace.

[00119-01.03] [UD002] [Testo originale: italiano]

- Sig. Saïd A. AZER, Membro del Pontificio Consiglio per i Laici (REPUBBLICA ARABA DI EGITTO)

Migliaia di giovani e adulti, membri di più di venti movimenti apostolici - come pure del Cammino Neocatecumenale - partecipano in modo vivo ai servizi della Chiesa in Egitto, attraverso l’ascolto della Parola di Dio e la celebrazione dei santi sacramenti.
Ma ogni giorno devono affrontare tentazioni costanti, cosa che minaccia la loro fede.
Le sfide più importanti alle quali fanno fronte i membri di tali movimenti sono:
- l’emigrazione come conseguenza di una fede superficiale;
- i quotidiani e internet;
- il mondo che va verso una “cultura della morte”, come aveva detto Sua Santità Papa Giovanni Paolo II. Per fare qualche esempio: il matrimonio fra omosessuali, il divorzio-lampo, l’aborto, i costanti attacchi alla famiglia cristiana;
- molti cristiani non si interessano più alle liturgie, non ascoltano più;
- la Messa domenicale da sola non basta più per la crescita della fede;
- il perdono e la conversione sono valori che non esistono più nella vita quotidiana;
- la mancanza di unità tra i membri del clero, insieme alla loro formazione umana e spirituale talvolta inaccettabile, spesso scandalosa;
- per i giovani, l’essere circondati da un ambiente anti-evangelico.
La soluzione, dinanzi a queste sfide, consiste nella presa di coscienza, da parte dei membri di queste comunità, del senso della loro presenza, dell’importanza della loro missione e della loro vocazione cristiana per la Chiesa e il paese in cui vivono. Il Cammino Neocatecumenale, per esempio, ha l’esperienza viva di alcuni membri che hanno cancellato l’idea di emigrare, di giovani che hanno abbandonato la droga, di matrimoni ricostruiti, di apertura alla vita per quanto riguarda il numero di figli, di migliaia di ragazzi e di ragazze in tutto il mondo che donano la propria vita per le vocazioni sacerdotali e i monasteri, come pure di comunione con le altre Chiese.

[00120-01.04] [UD003] [Testo originale: francese]

- Sig. Naguib KHOUZAM, Direttore Generale del "SETI Center" - Caritas Egitto (REPUBBLICA ARABA DI EGITTO)

Contributo qualitativo cristiano
Al paragrafo 115, nel campo sociale la nostra testimonianza più importante è l’amore complementare per l’essere umano, e ciò può essere osservato nelle istituzioni educative: scuole, università, comitati e istituzioni per lo sviluppo, progetti economici, centri di formazione, centri sanitari. Tutti devono essere accessibili a tutti, senza discriminazioni su base sessuale, di fede, sociale o economica, concentrandosi soprattutto sui poveri e gli sfollati. E questa testimonianza della Chiesa esige:
1. Qualità attraverso l’impegno ad assicurare la qualità per mezzo di criteri specifici che indicano la qualità di tali contributi e attraverso il monitoraggio e la valutazione. E tutto ciò viene fatto secondo lo spirito della chiamata alla perfezione.
2. Rafforzamento attraverso l’aiuto ai partner che lavorano con noi e una buona distribuzione delle responsabilità, attraverso un’istituzione costante che sia incentrata sullo spirito di lavoro in aggiunta alle necessarie capacità.
3. Responsabilità attraverso la tolleranza e stabilendo le basi e praticando la valutazione dei meriti e l’applicazione di sanzioni. E questa responsabilità deve essere a tutti i livelli.
Suggerimenti per la testimonianza della Chiesa cattolica nel mondo sociale:
1. Chiediamo alla Chiesa di dichiarare guerra alla povertà e all’ignoranza.2. La Chiesa deve fare tutto il possibile per realizzare l’uguaglianza, la giustizia, e per difendere la dignità e i diritti umani di ogni persona.
3. Alla Chiesa si chiede di aiutare le nuove generazioni, a impegnarsi per il proprio paese attraverso lo sviluppo della società.
4. Alla Chiesa si chiede di lavorare nel campo del sociale attraverso un potenziamento di qualità e la responsabilizzazione.

[00121-01.05] [UD004] [Testo originale: arabo]

- Rev.da Suora Karima TAMER HENDY AWAD, R.B.P., Superiora Provinciale delle Religiose di Nostra Signora della Carità del Buon Pastore (REPUBBLICA ARABA DI EGITTO)

La Chiesa in Medio Oriente è più interessata delle altre alla conservazione della sua vocazione principale che consiste nello sviluppo di sante vocazioni; e questo perché è dall’Oriente che è venuto l’annuncio del Vangelo ed è ugualmente in Oriente, nei deserti dell’Egitto, che erano presenti i primi semi delle vocazioni e l’inizio della vita eremitica, sorgente del monachesimo, con i suoi grandi fondatori: Antonio, Macario e Pacomio. La pastorale apostolica delle vocazioni deriva dal cuore stesso dell’identità di ciascuna congregazione e della sua spiritualità. La Chiesa è consapevole delle numerose necessità del mondo e del ruolo apostolico che essa deve svolgere.
È perciò che si occupa della pastorale delle vocazioni e della loro scoperta e chiede, dunque, alle nostre congregazioni di presentare questo lavoro apostolico, dandogli il diritto di essere conosciuto con rispetto. La Chiesa è anche convinta che Cristo stesso chiama chi vuole, perché Egli continua a chiamare oggi come ieri e si serve di noi per far arrivare ai cuori il suo messaggio. Lo scopo della pastorale delle vocazioni è quello di aiutare il giovane a scoprire la propria vocazione nella vita cristiana, sia essa nel matrimonio o nella vita monastica, e a scoprire i modi di rispondere a questa chiamata. Se il giovane scopre la sua vocazione alla vita consacrata, la Chiese deve aiutarlo a scegliere una missione qualunque. Per la Chiesa, dunque, si tratta di aiutare i giovani a discernere la volontà di Dio e il suo progetto nella loro vita. Infatti, se i giovani cercano una spiritualità solida, oggi devono affrontare il problema dell’assenza di criteri relativi alle virtù e alla condotta da seguire. C’è un grande divario tra il livello scientifico dei giovani e la loro situazione a livello psichico, cristiano e affettivo, e ciò a causa della dissoluzione della famiglia. È per questo che il discernimento delle vocazioni è diventato un problema arduo. La pastorale vocazionale deve essere ecclesiale, cioè inserita in una programmazione pastorale d’insieme, aperta su tutte le vocazioni e comunitaria, riguardante le comunità monastiche e sacerdotali.

[00124-01.05] [UD005] [Testo originale: arabo]

- Prof. Marco IMPAGLIAZZO, Ordinario di Storia Contemporanea presso l'Università degli Studi per Stranieri di Perugia, Presidente della Comunità di Sant'Egidio (ITALIA)

È nell’interesse delle società musulmane che le comunità cristiane siano vive e attive nel mondo mediorientale. Un Medio Oriente senza cristiani significherebbe la perdita di una presenza interna alla cultura araba, capace di rivendicare il pluralismo rispetto all’islam politico e all’islamizzazione. Senza di loro l’Islam sarebbe più solo e fondamentalista. I cristiani rappresentano una forma di resistenza a un “totalitarismo” islamizzante. La loro permanenza in Medio Oriente è nell’interesse generale delle società della regione e dell’Islam.
Tra i cristiani e il Medio Oriente c’è un bisogno di sicurezza per il futuro. Questa sicurezza non verrà dalla protezione occidentale. Si è visto nella storia dolorosa dell’Iraq. La “sicurezza” viene dal riconoscimento della maggioranza dei musulmani. Non soltanto dal riconoscimento dei diritti, ma anche da un consenso sociale e culturale che esprima la volontà di vivere insieme. Questo processo esige dalle comunità cristiane di essere “minoranze creative”. Benedetto XVI ha affermato: “normalmente sono le minoranze creative che determinano il futuro, e in questo senso la Chiesa cattolica deve comprendersi come minoranza creativa”.
Non è opportuno dire: siamo poco numerosi, non dobbiamo essere troppo esigenti. La Chiesa non esiste senza missione, dimensione alla quale non può rinunciare. La prospettiva della minoranza creativa indica una via d’uscita: la creatività. La creatività spazza via la paura. Non viene dal numero, dal potere politico. La creatività viene dall’amore. Deve essere sempre più imitazione di Gesù. Dobbiamo amare di più! Anche essere fedeli alla tradizione significa essere creativi. In Medio Oriente non c’è solo da difendere un passato cristiano, ma anche da affermare una visione del futuro, partendo dalla convinzione che i cristiani hanno in questo una vocazione storica: comunicare il nome di Gesù, viverlo e, in tal modo lavorare per costruire in modo creativo una civiltà del vivere insieme di cui il mondo intero ha bisogno. C’è qui il dovere del dialogo. Parlo a nome della Comunità di Sant’Egidio, che dal 1986 continua a realizzare l’intuizione avuta da Giovanni Paolo II ad Assisi, quando ha riunito i leader religiosi e li ha invitati a pregare l’uno accanto all’altro per la pace nella convinzione che dalla fede religiosa possono scaturire grandi energie di pace. C’è un aspetto spirituale della pace, che è la fine della guerra, ma anche l’arte di vivere insieme in armonia. Le Chiese in Medio Oriente possono essere artefici di una civiltà del vivere insieme, esemplare a livello mondiale, nella misura in cui reintegrano e rivendicano con voce alta e forte il senso della loro missione.

[00122-01.05] [UD006] [Testo originale: francese]

- Prof. Sobhy MAKHOUL, Segretario Generale dell'Esarcato Maronita Cattolico di Gerusalemme, del Territorio dell'Autorità Palestinese e della Giordania (ISRAELE)

- Ho scoperto che il cristianesimo non è innanzitutto una religione, bensì l’AVVENIMENTO storico, singolare ed irripetibile, dell'Incarnazione del Verbo di Dio: Gesù Cristo.
- Riconoscere questo EVENTO è facile: come riconoscere il volto di un amico tra la folla. Perché ogni uomo è stato creato per questo incontro: come Giovanni e Andrea, la samaritana, Zaccheo e il centurione.
- Oggi, come in ogni angolo del mondo, in questo mondo "dopo Cristo e senza Cristo" come ha scritto C. Péguy, anche noi, cristiani della Terra Santa del Medio Oriente, abbiamo bisogno di incontrare QUI ED ORA lo sguardo di Cristo per ripartire da Lui. Tutto il resto ci sarà dato in più, abbiamo il bisogno di rinascere, come Nicodemo, per ritrovare letizia e gusto per la nostra vita e perciò poterla mostrare, a tutti coloro che incontriamo.
- Ricordiamoci infatti che noi GIÀ siamo luce del mondo e sale della terra e che tutto l'uomo e tutti gli uomini attendono Cristo, come ci ha ricordato Giovanni Paolo II nella sua prima enciclica "Redemptor hominis".
- Il cristiano è chiamato nel mondo a riconoscere la presenza del Cristo e a partire da Lui nell'affrontare ogni circostanza. Diversamente, i problemi appariranno sempre inesorabili e senza soluzione. Il nostro punto di partenza e di giudizio è originale: il Signore presente nella Sua Chiesa qui ed ora. Solo così possiamo diventare davvero utili al mondo.- Mancanza della pace. Conseguenza ovvia dell'assenza di giustizia in Medio Oriente. Le potenze mondiali che vantano di essere i difensori della libertà e dei diritti umani sono i primi a sacrificare i deboli e le minoranze sul tavolo delle trattative per il loro interesse politico ed economico.
- Nella realtà politica mondiale attuale, l'unico garante per la presenza cristiana è la Santa Sede, perciò chiediamo più incisività e dinamismo su questo versante.

[00123-01.03] [UD007] [Testo originale: italiano]

- Sig. Jacques F. EL KALLASSI, Direttore Generale di “Télé-lumière” e Presidente del Consiglio di Amministrazione di “Noursat” (LIBANO)

- L’informazione è il primo potere, l’arma del secolo, origine prima della conoscenza.
- Urgenza di creare una strategia nuova ed universale dell’informazione.
- L’informazione ha il dovere di educare i giovani cristiani e musulmani.
- Nutrire lo spirito dell’accettazione dell’altro: nutrire lo spirito di libertà, la libertà dello spirito, la libertà d’espressione, la liberà della donna.
- Il fatto di diffondere attraverso l’informazione la voce che i cristiani sono una minoranza ha come obiettivo non solamente di far sì che essi lascino l’Oriente, ma anche di cancellare la civiltà cristiana dalla storia.
- L’informazione è la prima introduzione al cambiamento.
- La prima introduzione al cambiamento e alla prosperità consiste nell’occuparsi dell’essere umano.
- L’informazione deve dire che le religioni, gli Stati e i regimi devono essere tutti a servizio dell’uomo e non l’uomo al loro servizio.
- L’informazione deve diffondere il fatto che la presenza cristiana in Oriente non è solo per noi stessi, ma rappresenta la fedeltà alle nostre patrie, una comunione con l’altro e un’apertura nei suoi confronti.
- L’informazione deve diffondere il fatto che ogni popolo ha il diritto di conoscere il suo patrimonio e la sua cultura storica e di conservarla.
- L’informazione è in grado di porre dei limiti alla violenza e al terrorismo, al disordine in materia di sicurezza, alla droga e alla cultura della morte, alle violazioni ambientali.

[00125-01.06] [UD008] [Testo originale: arabo]

- Sig.ra Pilar LARA ALÉN, Presidente della "Fundación Promoción Social de la Cultura" (SPAGNA)

Durante il mio primo viaggio in Libano nel 1992 mi resi conto della situazione del Paese e dei cristiani e la raccontai a Monsignor Álvaro del Portillo, all’epoca prelato dell’Opus Dei, che mi rispose che quello era uno degli argomenti che stavano più a cuore a Papa Giovanni Paolo II. Nel 1996 ebbi l’occasione di avere una conversazione con Sua Santità Giovanni Paolo II, che mi disse che il Libano è una terra di martiri e che “Finché essa avrà santi, ci saranno cristiani”. Mi chiese anche di lavorare per aiutare i cristiani della Terra Santa a non abbandonarla, perché essa non diventasse un museo.
Attualmente la Fondazione è presente in 41 Paesi e in 4 continenti. Nei 5 Paesi del Medio Oriente, la nostra zona prioritaria, abbiamo gestito più di 98 programmi con un giro di affari di oltre 60 milioni di euro.
Dopo questi anni di esperienza sul campo, vorrei fare alcuni commenti sulla situazione; in Medio Oriente assistiamo alla scomparsa di intere comunità cristiane, nell’indifferenza del mondo intero, specialmente dell’Europa. Allo stesso tempo la guerra fa parte della vita quotidiana; la povertà non è affatto l’unica causa dei conflitti, lo è piuttosto il fattore religioso. Infine, i cristiani continuano a vivere attorno alle loro Chiese, anche se, a volte, si tratta di un semplice formalismo sociale.
La conclusione è che la presenza dei cristiani è fondamentale per la pace e la riconciliazione, ma essi dovrebbero operare senza escludere la religione dalla vita pubblica, come è successo in Europa, perché questo non è affatto utile allo sviluppo. I valori religiosi ci permettono di progredire contemporaneamente sul piano sociale e personale. Di conseguenza i cristiani devono adeguare i loro comportamenti al loro credo, superare l’odio e i rancori e ricercare il perdono. Essi non dovrebbero affatto predicare, a parole, il messaggio evangelico e, nei fatti, la vendetta e la lotta armata.
Ciascuno ha l’obbligo di procurarsi una formazione che gli permetta di acquisire le condizioni adatte a progredire nella vita professionale e cristiana.

[00126-01.05] [UD009] [Testo originale: francese]

ERRATA CORRIGE

Le correzioni pubblicate nell'Errata Corrige sul Bollettino N.11 sono state riportate direttamente sui relativi Bollettini pubblicati in queste pagine Internet.

AVVISI

- DONO DEL SANTO PADRE
- “BRIEFING”
- CONFERENZE STAMPA

DONO DEL SANTO PADRE

Il Santo Padre ha voluto donare ai Padri Sinodali e agli altri Partecipanti all'Assemblea Speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei Vescovi la medaglia commemorativa del Viaggio Apostolico a Cipro (4-6 giugno 2010), durante il quale è stato consegnato l'Instrumentum laboris dell'assise.
L'opera si ispira alle "Ampolle dei pellegrini di Terrasanta", fiaschette metalliche per pellegrini custodite nel Tesoro del Duomo di Monza, e in particolare a una di queste, che raffigura "Cristo che ascende al cielo", secondo una tipica iconografia orientale, assiso in trono.
Il verso della Medaglia raffigura l'Ascensione. In basso al centro c'è la Madonna orante e nimbata, avvolta in un maphorion (manto), circondata dai dodici Apostoli, divisi in due gruppi e in atteggiamento di profonda emozione per essere testimoni dell'Ascensione. In alto, quattro Angeli sorreggono una mandorla, nella quale compare il Cristo benedicente, seduto in trono con nimbo crociato mentre regge con la mano sinistra il Vangelo. Sul collo dell'ampolla compare una croce posta sotto un arco dorato con una ghirlanda di foglie.
L'opera che raffigura l'Ascensione, dell'artista Luigi Teruggi, è stata realizzata dalla fabbrica di medaglie italiana "Johnson 1836", la più antica e importante fabbrica di medaglie d'Italia, con sedi a Baranzate (MI) e a Roma, fornitore anche di altre medaglie pontificie.

[00137-01.02] [NNNNN] [Testo originale: italiano]

“BRIEFING”

Per una più efficace informazione sui lavori sinodali sono stati organizzati per i Signori giornalisti accreditati 4 gruppi linguistici.

Qui di seguito sono riportati per ogni gruppo linguistico il luogo del “Briefing” e il nome dell’Addetto Stampa:

Gruppo linguistico italiano
Addetto Stampa: Rev. Mons. Giorgio COSTANTINO
Luogo: Sala dei giornalisti, Sala Stampa della Santa Sede

Gruppo linguistico inglese
Addetto Stampa: Dott.ssa Tracey Alicia McCLURE
Luogo: Aula Giovanni Paolo II, Sala Stampa della Santa Sede

Gruppo linguistico francese
Addetto Stampa: Sig.ra Romilda FERRAUTO
Luogo: Sala “Blu” 1° Piano, Sala Stampa della Santa Sede

Gruppo linguistico arabo
Addetto Stampa: Rev. P. Jean MOUHANNA, O.M.M.
Luogo: Sala delle telecomunicazioni, Sala Stampa della Santa Sede

Nei seguenti giorni gli Addetti Stampa terranno “Briefing” orientativamente alle ore 13.30:
- Venerdì 15 ottobre 2010 (con la presenza di un Padre Sinodale)
- Sabato 16 ottobre 2010
- Martedì 19 ottobre 2010 (con la presenza di un Padre Sinodale)
- Giovedì 21 ottobre 2010 (con la presenza di un Padre Sinodale)
- Venerdì 22 ottobre 2010 (con la presenza di un Padre Sinodale)

Eventuali cambiamenti nelle date e negli orari saranno comunicati appena possibile.

I nomi dei Padri Sinodali che parteciperanno ai briefing sono pubblicati di seguito.
Venerdì 15 Ottobre 2010
Italiano
- S. B. Fouad TWAL, Patriarca di Gerusalemme dei Latini (GERUSALEMME)
Inglese
- Rev. P. David NEUHAUS, S.I., Vicario del Patriarca di Gerusalemme dei Latini per la pastorale dei cattolici di lingua ebraica (GERUSALEMME)
Francese
- S. E. R. Mons. Camillo BALLIN, M.C.C.J., Vescovo titolare di Arna, Vicario Apostolico di Kuwait (KUWAIT)
Arabo
- S. E. R. Mons. Elie Béchara HADDAD, B.S., Arcivescovo di Sidone dei Greco-Melkiti (LIBANO)

Martedì 19 Ottobre 2010
Italiano
- S. E. R. Mons. Antonios Aziz MINA, Vescovo di Guizeh dei Copti (REPUBBLICA ARABA DI EGITTO)
Inglese
- S. E. R. Mons. Paul HINDER, O.F.M. Cap., Vescovo titolare di Macon, Vicario Apostolico di Arabia (EMIRATI ARABI UNITI)
Francese
- S. E. R. Mons. Guy-Paul NOUJAIM, Vescovo titolare di Cesarea di Filippo, Vescovo ausiliare e Sincello per Sarba (LIBANO)
Arabo
- S. E. R. Mons. Boutros MARAYATI, Arcivescovo di Alep degli Armeni (SIRIA)

Giovedì 21 Ottobre 2010
Italiano
- S. E. R. Mons. Dimitrios SALACHAS, Vescovo titolare di Carcabia, Esarca Apostolico per i cattolici di rito bizantino residenti in Grecia (GRECIA)
Inglese
- S. E. R. Mons. Paul Nabil EL-SAYAH, Arcivescovo di Haifa e Terra Santa dei Maroniti, Esarca Patriarcale di Antiochia dei Maroniti (ISRAELE)
Francese
- S. E. R. Mons. Youhanna GOLTA, Vescovo titolare di Andropoli, Vescovo di Curia di Alessandria dei Copti (REPUBBLICA ARABA DI EGITTO)
Arabo
- S. E. R. Mons. Giacinto-Boulos MARCUZZO, Vescovo titolare di Emmaus, Vescovo ausiliare di Gerusalemme dei Latini, Vicario Patriarcale di Gerusalemme dei Latini per Israele (ISRAELE)

Venerdì 22 ottobre 2010
I nominativi dei partecipanti saranno comunicati appena possibile.

CONFERENZE STAMPA

La seconda Conferenza Stampa sui lavori sinodali (con la traduzione simultanea in italiano, inglese, francese e arabo) si terrà nell’Aula Giovanni Paolo II della Sala Stampa della Santa Sede lunedì 18 ottobre 2010 (dopo la Relatio post disceptationem), alle ore 12.45 orientativamente. Interverranno:

- S. Em .R. Card. John Patrick FOLEY, Gran Maestro dell'Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme (CITTÀ DEL VATICANO), Presidente della Commissione per l’Informazione
- S. E. R. Mons. Antoine AUDO, S.I., Vescovo di Alep dei Caldei (SIRIA), Vice Presidente della Commissione per l’informazione
- Rev. P. Pierbattista PIZZABALLA, O.F.M., Custode di Terra Santa (GERUSALEMME)
- Rev. P. Federico LOMBARDI, S.I., Direttore della Sala Stampa della Santa Sede (CITTÀ DEL VATICANO), Segretario Ex officio della Commissione per l’Informazione

La terza Conferenza Stampa sui lavori sinodali (con la traduzione simultanea in italiano, inglese, francese e arabo) si terrà nell’Aula Giovanni Paolo II della Sala Stampa della Santa Sede sabato 23 ottobre 2010 (dopo il Nuntius e l’Elenchus finalis propositionum), alle ore 12.45 orientativamente. Interverranno:

- S. B. Antonios NAGUIB, Patriarca di Alessandria dei Copti (REPUBBLICA ARABA DI EGITTO), Relatore Generale
- S. E. R. Mons. Joseph SOUEIF, Arcivescovo di Cipro dei Maroniti (CIPRO), Segretario Speciale
- S. E. R. Mons. Cyrille Salim BUSTROS, S.M.S.P., Arcivescovo di Newton dei Greco-Melkiti (STATI UNITI D'AMERICA), Presidente della Commissione per il Messaggio
- Rev. P. Federico LOMBARDI, S.I., Direttore della Sala Stampa della Santa Sede (CITTÀ DEL VATICANO), Segretario Ex-Officio della Commissione per l’Informazione

I Signori operatori audiovisivi (cameramen e tecnici) e fotoreporter sono pregati di rivolgersi per il permesso di accesso al Pontificio Consiglio per le Comunicazioni Sociali.


Avviso ai lettori

Errata corrige

Nel caso venissero riscontrati degli errori nel contenuto del Bollettino, si prega di farne segnalazione direttamente alla Redazione, via E-mail a:
fungogenerale@pressva-fungo.va

 
Ritorna a:

- Indice Bollettino Synodus Episcoporum - Assemblea Speciale per il Medio Oriente - 2010
  [Plurilingue, Arabo, Francese, Inglese, Italiano, Spagnolo]

- Indice Sala Stampa della Santa Sede
 
[Francese, Inglese, Italiano, Portoghese, Spagnolo, Tedesco]

 

top