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SYNODUS EPISCOPORUM
BOLLETTINO

ASSEMBLEA SPECIALE
PER IL MEDIO ORIENTE
DEL SINODO DEI VESCOVI
10-24 OTTOBRE 2010

La Chiesa Cattolica nel Medio Oriente:
Comunione e testimonianza.
"La moltitudine di coloro che erano diventati credenti
aveva un cuore solo e un'anima sola" (At 4, 32)


Questo Bollettino è soltanto uno strumento di lavoro ad uso giornalistico.
Le traduzioni non hanno carattere ufficiale.


Edizione plurilingue

04 - 11.10.2010

SOMMARIO

- SOLENNE APERTURA DELL’ASSEMBLEA SPECIALE PER IL MEDIO ORIENTE DEL SINODO DEI VESCOVI
- PRIMA CONGREGAZIONE GENERALE (LUNEDÌ, 11 OTTOBRE 2010, ANTEMERIDIANO)
- AVVISI

SOLENNE APERTURA DELL’ASSEMBLEA SPECIALE PER IL MEDIO ORIENTE DEL SINODO DEI VESCOVI

Ieri, domenica l0 ottobre 2010, XXVIII Domenica del tempo "per annum", conclusa nella Basilica di San Pietro la Concelebrazione dell'Eucaristia con i Padri Sinodali in occasione della solenne apertura dell' Assemblea Speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei Vescovi, ritmata da inni mediorientali, durante la quale si è pregato anche in diverse lingue mediorientali, il Santo Padre Benedetto XVI si è affacciato alla finestra del suo studio nel Palazzo Apostolico Vaticano per recitare l' Angelus con i fedeli e i pellegrini convenuti in Piazza San Pietro. Nell'introdurre la preghiera mariana il Papa è tornato a parlare del Sinodo per il Medio Oriente: "Vengo or ora dalla Basilica di San Pietro dove ho presieduto la Messa di apertura dell' Assemblea Speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei Vescovi. Questa straordinaria assise sinodale, che durerà due settimane, vede riuniti in Vaticano i Pastori della Chiesa che vive nella regione mediorientale, una realtà quanto mai variegata: in quelle terre, infatti, l'unica Chiesa di Cristo si esprime in tutta la ricchezza delle sue antiche Tradizioni. Il tema su cui rifletteremo è il seguente: «La Chiesa Cattolica nel Medio Oriente: comunione e testimonianza». Infatti, in quei Paesi, purtroppo segnati da profonde divisioni e lacerati da annosi conflitti, la Chiesa è chiamata ad essere segno e strumento di unità e di riconciliazione, sul modello della prima comunità di Gerusalemme, nella quale «la moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuor solo e un'anima sola» (At 4,32) come dice San Luca. Questo compito è arduo, dal momento che i cristiani del Medio Oriente si trovano spesso a sopportare condizioni di vita difficili, sia a livello personale che familiare e di comunità. Ma ciò non deve scoraggiare: è proprio in quel contesto che risuona ancora più necessario e urgente il perenne messaggio di Cristo: «Convertitevi e credete nel Vangelo» (Mc 1,15). Nella mia recente visita a Cipro ho consegnato lo Strumento di Lavoro di questa Assemblea sinodale; ora che essa è iniziata, invito tutti a pregare invocando da Dio un'abbondante effusione dei doni dello Spirito Santo. Il mese di ottobre è detto il mese del Rosario. Si tratta, per così dire, di un’ “intonazione spirituale” data dalla memoria liturgica della Beata Vergine Maria del Rosario, che si celebra il giorno 7. Siamo dunque invitati a lasciarci guidare da Maria in questa preghiera antica e sempre nuova, che a Lei è specialmente cara perché ci conduce direttamente a Gesù, contemplato nei suoi misteri di salvezza: gioiosi, luminosi, dolorosi e gloriosi. Sulle orme del Venerabile Giovanni Paolo II (cfr Lett. ap. Rosarium Virginis Mariae), vorrei ricordare che il Rosario è preghiera biblica, tutta intessuta di Sacra Scrittura. È preghiera del cuore, in cui la ripetizione dell’Ave Maria orienta il pensiero e l'affetto verso Cristo, e quindi si fa supplica fiduciosa alla Madre sua e nostra. È preghiera che aiuta a meditare la Parola di Dio e ad assimilare la Comunione eucaristica, sul modello di Maria che custodiva nel suo cuore tutto ciò che Gesù faceva e diceva, e la sua stessa presenza. Cari amici, sappiamo quanto la Vergine Maria sia amata e venerata dai nostri fratelli e sorelle del Medio Oriente. Tutti guardano a Lei quale Madre premurosa, vicina ad ogni sofferenza, e quale Stella di speranza. Alla sua intercessione affidiamo l'Assemblea sinodale che oggi si apre, affinché i cristiani di quella regione si rafforzino nella comunione e diano a tutti testimonianza del Vangelo dell'amore e della pace".
Quindi, dopo la recita della Preghiera mariana, il Papa ha aggiunto: "[in francese] Je salue avec joie les pèlerins francophones présents pour la prière de l'Angelus. Aujourd'hui s'ouvre l'Assemblée Spéciale pour le Moyen-Orient du Synode des Évêques. Je recommande à votre prière les travaux des Pères synodaux. Je vous invite aussi à prier pour les Chrétiens du Moyen-Orient, afin que Dieu leur donne d'avoir toujours «un seul coeur et une seule âme» pour témoigner courageusement de la Bonne Nouvelle du Salut là où ils se trouvent. Puisse la Vierge Marie, Notre-Dame du Rosaire, les y accompagner! [in inglese] I offer warm greetings to the English-speaking visitors gathered for this Angelus prayer. I invite all of you to join me in praying for the Special Assembly for the Middle East of the Synod of Bishops, which opened this morning in Saint Peter's Basilica. May this momentous ecclesial event strengthen the communion of the faithful in the Middle East, especially as they give witness to the Gospel of Jesus Christ and to the gift of peace he offers. As we entrust these prayers to the powerful intercession of the Blessed Virgin Mary and Saint Joseph, her Spouse, who themselves came from that region, I invoke upon you and your families God's abundant blessings".

Per due settimane i cattolici del Medio Oriente saranno al centro dell’attenzione della Chiesa intera poiché tutti i loro Vescovi saranno riuniti a Roma nel Sinodo. Il Medio Oriente è una regione in cui i cristiani sono minoranza, in alcuni Paesi veramente molto piccola e priva di ogni influsso politico o sociale, e in cui la situazione di guerra o di tensione permanente logora la speranza nell'avvenire e spinge a emigrare. Ma è anche la regione in cui il cristianesimo è nato, dove ha radici e tradizioni antichissime e di straordinaria ricchezza culturale e spirituale. Perciò i problemi delle Chiese nel Medio Oriente ci interessano e ci coinvolgono tutti, e perciò il Papa ha convocato questa Assemblea Speciale, che per la prima volta è dedicata non a un tema o a un continente o a un singolo Paese, ma a una specifìca regione del mondo. "Comunione e testimonianza" è il tema dell' Assemblea Speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei Vescovi, che ricorda come la prima comunità dei credenti a Gerusalemme "aveva un cuore ed un'anima sola". Chi non ha potere politico né militare, chi spesso subisce violenza non può che appellarsi alla forza dello spirito e dell'amore, e può elevare un grido e un'invocazione di pace forti e credibili, non legati o mescolati a rivendicazioni o interessi di parte. L'unione più profonda fra le diverse comunità cattoliche sparse nel Medio Oriente, favorita dal sostegno delle tante Chiese di altre parti del mondo che mostrano la loro solidarietà con aiuti spirituali e materiali, favorita soprattutto dalla presenza e dalla partecipazione continua e intensa del Papa - vero fondamento di unione - fanno di questa Assemblea Speciale una voce, un segno e un seme di speranza e pace.

[00016-01.05] [NNNNN] [Testo originale: italiano]

PRIMA CONGREGAZIONE GENERALE (LUNEDÌ, 11 OTTOBRE 2010, ANTEMERIDIANO)

- SALUTO DEL PRESIDENTE DELEGATO, S. EM. R. CARD. LEONARDO SANDRI, PREFETTO DELLA CONGREGAZIONE PER LE CHIESE ORIENTALI (CITTÀ DEL VATICANO)
- RELAZIONE DEL SEGRETARIO GENERALE DEL SINODO DEI VESCOVI, S.E.R. MONS. NIKOLA ETEROVIĆ, VESCOVO TITOLARE DI CIBALE (CITTÀ DEL VATICANO)
- RELAZIONE PRIMA DELLA DISCUSSIONE DEL RELATORE GENERALE, S. B. ANTONIOS NAGUIB, PATRIARCA DI ALESSANDRIA DEI COPTI (REPUBBLICA ARABA D’EGITTO)

Questa mattina lunedì 11 ottobre 2010 alle ore 09.00, alla presenza del Santo Padre, nell’Aula del Sinodo in Vaticano, con il canto dell’Ora Terza, aperto dall’inno Veni, Creator Spiritus, hanno avuto inizio i lavori dell’Assemblea Speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei Vescovi, con la Prima Congregazione Generale.

Il Santo Padre Benedetto XVI ha tenuto la riflessione.

Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricordato che l’11 ottobre 1962, Giovanni XXIII ha affidato il Concilio Vaticano II al Cuore Materno di Maria, “Dei Genetrix”. Anche oggi, il Santo Padre ha voluto affidare i lavori dell’Assemblea Speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei Vescovi all’intercessione della Vergine Madre di Dio.
Tramite Maria, ha ricordato il Papa, Dio si è unito radicalmente con l’uomo Gesù, da cui è nato il Dio della Terra. Citando il Vangelo di Giovanni e la Lettera di San Paolo Apostolo agli Efesini il Papa ha ricordato che con l’incarnazione Dio ci ha tirati in Sé stesso e ora siamo pienamente partecipi della relazione con Lui. Citando Paolo VI, secondo cui Maria è “Mater Ecclesiae” ha ricordato che con la nascita di Cristo inizia il momento della ricapitolazione; perciò la Madre di Dio è Madre della Chiesa perché Madre di Colui che è venuto per riunirci tutti nel suo Corpo risorto.
Il Santo Padre ha spiegato che nel primo capitolo del Vangelo di Luca si legge come lo Spirito Santo si effonde su Maria, che partorisce con dolore e ci dona il Figlio di Dio. Lo stesso dolore, poi, si ritroverà nel mistero della Croce, verso la resurrezione e l’universalizzazione del Corpo unico che è la Chiesa.
Il Santo Padre ha poi fatto riferimento al salmo 81, recitato durante l’Ora terza. In questo salmo, in una visione profetica, ha spiegato, si vede un depotenziamento e una caduta degli dei, che perdono il carattere divino. Questo nuovo corso di Israele è anche la trasformazione del mondo e la conoscenza del vero Dio; il depotenziamento delle forze che dominano la terra.
Tutto questo è un processo di dolore, che non è mai finito. Passa dalla Croce di Cristo e continua nelle comunità cristiane nascenti. È un processo di trasformazione che costa la sofferenza dei testimoni di Cristo.
Anche oggi il Signore deve nascere del mondo con la caduta degli dei, con il dolore e il martirio dei testimoni, contro le divinità di oggi: capitali anonimi che schiavizzano gli uomini, violenza perpetrata in nome di Dio, ideologie, droga, nuovi modelli di vita.
Minacciate dal nostro comportamento, ha detto il Papa, vacillano le fondamenta esteriori perché vacillano quelle interiori. È la fede, soprattutto quella dei semplici, il vero fondamento e la vera saggezza, oltre che la vera forza della Chiesa.

[00011-01.05] [NNNNN] [Testo originale: italiano]

Pubblicheremo appena possibile il testo integrale della riflessione del Papa.

Presidente Delegato di turno S. Em. R. Card. Leonardo SANDRI, Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali (CITTÀ DEL VATICANO).

L’assemblea sinodale aperta ieri da Benedetto XVI, che ha presieduto la solenne Concelebrazione Eucaristica nella Basilica di San Pietro, accoglierà fino al 24 ottobre 2010 una rappresentanza dei Presuli del Medio Oriente, sul tema La Chiesa Cattolica nel Medio Oriente: comunione e testimonianza. “La moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuor solo e un’anima sola” (At 4, 32).

Dopo l’ora terza, sono intervenuti a questa Prima Congregazione Generale: S. Em. R. Card. Leonardo SANDRI, Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali (CITTÀ DEL VATICANO), per il Saluto del Presidente Delegato; S. E. R. Mons. Nikola ETEROVIĆ, Vescovo titolare di Cibale, Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi (CITTÀ DEL VATICANO), per la Relazione del Segretario Generale.

Dopo l’intervallo è intervenuto S. B. Antonios NAGUIB, Patriarca di Alessandria dei Copti (REPUBBLICA ARABA D’EGITTO), per la Relazione prima della Discussione del Relatore Generale.

A conclusione della lettura della Relatio ante disceptationem è seguito un breve momento di interventi liberi.

La Prima Congregazione Generale dell’Assemblea Speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei Vescovi si è conclusa alle ore 12.25 con la Recita dell’Angelus Domini guidata dal Santo Padre.

La Seconda Congregazione Generale, nel corso della quale avranno inizio gli Interventi in Aula, avrà luogo nel pomeriggio di oggi, 11 ottobre 2010, alle ore 16.30.

Pubblichiamo qui di seguito i testi integrali degli interventi, pronunciati in Aula.

SALUTO DEL PRESIDENTE DELEGATO, S. EM. R. CARD. LEONARDO SANDRI, PREFETTO DELLA CONGREGAZIONE PER LE CHIESE ORIENTALI (CITTÀ DEL VATICANO)

Beatissimo Padre,
rendiamo grazie a Dio, insieme a Vostra Santità, per la comunione col Successore di Pietro, che ci fa sentire Chiesa di Cristo, da Lui eternamente amata. Tramite il suo popolo santo, Egli ama l'umanità e vuole presentarsi anche oggi, come Signore della storia. Rendiamo grazie per questa espressione di collegiale fraternità episcopale a beneficio della Chiesa in Medio Oriente.
Uniti a Lei, Santo Padre, vogliamo confidare nella misericordia di Dio e chiedere che venga presto in Oriente e in Occidente il Suo regno di verità, di amore e di giustizia.
Nulla ci separerà dall'amore di Cristo (Rom 8,35): è la conferma che riceviamo in questi giorni, mentre siamo sempre in ascolto di "ciò che lo Spirito dice alle Chiese" (Ap 2,11) e di ciò che Vostra Santità confida ai cristiani del Medio Oriente.
Ora, qui a Roma portiamo nel cuore l'Oriente, i tesori preziosi della sua tradizione spirituale, la gloria e i meriti, come le fatiche del suo passato; le sofferenze e le attese per il presente e il futuro. Un "vincolo aureo" unisce tutte le epoche delle Chiese d'oriente: è il martirio cristiano. Esso illustra anche ai nostri giorni una fedeltà al Vangelo, che ha scritto indelebili pagine di fraternità ecumenica. Pur registrando la situazione qualche miglioramento, in taluni contesti i cattolici con gli altri cristiani soffrono ancora ostilità, persecuzioni e il mancato rispetto del diritto fondamentale alla libertà religiosa. Il terrorismo e altre forme di violenza non risparmiano nemmeno i nostri fratelli ebrei e musulmani. Vicende umanamente indegne si moltiplicano e colpiscono vittime innocenti. La perdita di persone e di beni, e di ragionevoli prospettive, genera la realtà migratoria, che è triste ed è purtroppo persistente al di là di talune eccezioni positive. L'angoscia riaffiora non raramente a porre la domanda cruciale se vi possano essere giorni di vera pace e prosperità in Medio Oriente o se per l'avvenire non sia in gioco la stessa sopravvivenza della "plebs sancta Dei".
Ella, Padre Santo, non ha mai perso la speranza. E piuttosto la infonde nelle Chiese d'Oriente perché vivano il mistero evocato dal profeta Ezechiele, quello della "gloria del Signore" la quale "entra nel tempio per la porta che guarda ad Oriente" (Ez 43,4).
L'Oriente risponde perseverando nella comunione e nella testimonianza; risponde con la ferma volontà di offrire e ricevere la speranza della Croce.
Nel cenacolo sinodale "sub umbra Petri" vogliono entrare con i loro pastori i figli e le figlie delle Chiese Orientali: desiderano essere "un cuor solo e un'anima sola" (At 4,32) e fare propria la preghiera sacerdotale di Cristo “ut unum sint” (Gv 17,21). L'oriente conferma davanti a Vostra
Santità la sua missione, quella cioè di cooperare all'unità di tutti i cristiani specialmente orientali secondo il mandato del Concilio Ecumenico Vaticano II (cfr OE 24). Oggi, 11 ottobre, ricorre la memoria liturgica del beato Giovanni XXIII. Al caro Pontefice "amico sincero dell’Oriente" affidiamo la preghiera per i lavori sinodali.
Lo stesso amore vediamo in Lei, Padre Santo. Mi faccio perciò interprete della fedeltà e della totale adesione alla Sua Persona e al Suo Magistero dei Pastori e dei fedeli del Medio Oriente, mentre a nome dei Presidenti Delegati, del Relatore Generale, dei Segretari Generale e Speciale e di tutti i Partecipanti esprimo a Vostra Santità la riconoscenza più profonda.
L'intercessione della Tuttasanta Madre di Dio ottenga frutti abbondanti da questa provvidenziale iniziativa a bene della Chiesa e in auspicio di pace per il Medio Oriente e per il mondo.
Grazie, Santo Padre.

[00012-01.05] [NNNNN] [Testo originale: italiano]

RELAZIONE DEL SEGRETARIO GENERALE DEL SINODO DEI VESCOVI, S.E.R. MONS. NIKOLA ETEROVIĆ (CITTÀ DEL VATICANO)

Padre Santo,
Eminentissimi ed Eccellentissimi padri,
Cari fratelli e sorelle,

“Vattene dalla tua terra, dalla tua parentela e dalla casa di tuo padre, verso la terra che io ti indicherò. Farò di te una grande nazione e ti benedirò, renderò grande il tuo nome e possa tu essere una benedizione” (Gen 12, 1-2). Abram, nato a Ur dei Caldei, ascoltò queste parole che Dio gli indirizzò a Carran. Attraversò la regione e si stabilì presso la Quercia di Morè (cfr Gen 12, 6). Si accampò in seguito nel Negheb (cfr Gen 12, 9), scese in Egitto (cfr Gen 12, 10-20) da cui risalì al Negheb, poi a Betel (cfr Gen 13, 1-2) e in seguito nella terra di Canaan (cfr Gen 13, 12), stabilendosi alle Querce di Mamre, ad Ebron (cfr Gen 13, 18). Dio stabilì un’alleanza con il suo servo Abram, diventato Abraham, perché incaricato di una missione particolare: “Quanto a me, ecco, la mia alleanza è con te: diventerai padre di una moltitudine di nazioni. Non ti chiamerai più Abram, ma ti chiamerai Abramo, perché padre di una moltitudine di nazioni ti renderò” (Gen 17, 4-5). Conoscendo la fede e la giustizia di Abramo (cfr Gen 15, 6), Dio gli fece una triplice promessa: un figlio, un popolo numeroso e una terra. Il giuramento del Dio d’Israele non verrà mai meno, come del resto conferma san Paolo (cfr Rm 9, 1 - 11,36).

“Io sono colui che sono!” (Es 3, 14), sono parole sacrosante che il Signore Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, apparso sul monte Oreb in una fiamma di fuoco, di un roveto che ardeva ma non si consumava, rivolse a Mosè rivelando il suo santo nome ed affidandogli la missione di liberare il suo popolo dalla schiavitù dell’Egitto: “Ho osservato la miseria del mio popolo in Egitto e ho udito il suo grido a causa dei suoi sovrintendenti: conosco le sue sofferenze [...]. Perciò va’! Io ti mando dal faraone. Fa’ uscire dall’Egitto il mio popolo, gli Israeliti!” (Es 3, 7.10). Forte del sostegno del Dio dei Padri, Mosè, superando numerose difficoltà, guidò il popolo ebreo attraverso il Mar Rosso e per il deserto verso la Terra promessa, che poté solamente vedere dal “monte Nebo, che è in terra di Moab, di fronte a Gerico” (Dt 32, 49), dove morì e fu sepolto “di fronte a Bet-Peor” (Dt 34, 6). Per mezzo di Mosè, suo amico (cfr Es 33, 11), Dio stabilì sul monte Sinai l’alleanza con il popolo scelto. Se ascolterà la voce di Yahvè e osserverà la sua legge, il popolo sarà per lui “un regno di sacerdoti e una nazione santa” (Es 19, 6). Dio affidò al popolo eletto le “dieci parole”, i Dieci comandamenti, impegno e condizione dell’alleanza (cfr Es 20 - 24).

“In verità, in verità vi dico: prima che Abramo fosse, Io Sono” (Gv 8, 58). Discutendo con gli ebrei nel tempio di Gerusalemme, Gesù allude al nome divino rivelato a Mosè (cfr Es 3, 14), dichiarando implicitamente di essere egli stesso Dio, nato a Betlemme per salvare gli uomini (cfr Lc 1, 4-14). “Abramo, vostro padre, esultò nella speranza di vedere il mio giorno; lo vide e fu pieno di gioia” (Gv 8, 56). Gesù Cristo, “figlio di Davide, figlio di Abramo” (Mt 1, 1), si appropria pure dell’espressione “giorno del Signore”, riservata a Dio nell’Antico Testamento, presentandosi egli stesso come il vero oggetto della promessa fatta ad Abramo, della gioia da lui provata nella nascita del figlio Isacco (cfr Gen 12, 1-3).

Dopo 30 anni di vita nascosta a Nazaret, Gesù, che predicava per tutta la Galilea (cfr Mt 4, 23) percorrendo “tutte le città e i villaggi’ (Mt 9, 35), doveva indicare il suo rapporto anche con il grande profeta Mosè. All’inizio della sua vita pubblica, sul lago di Tiberiade chiamò i discepoli che erano convinti di aver trovato “colui del quale hanno scritto Mosè nella legge, e i Profeti: Gesù il figlio di Giuseppe, di Nàzaret” (Gv 1, 45). Tale esperienza ebbe conferma sul monte Tabor ove “due uomini conversarono con lui: erano Mosè ed Elia, apparsi nella gloria, e parlavano del suo esodo, che stava per compiersi a Gerusalemme” (Lc 9, 30-31). Nella discussione con membri del suo popolo ebreo, nel tempio di Gerusalemme, Gesù si rifà anche alla testimonianza di Mosè: “Se infatti credeste a Mosè, credereste anche a me: perché egli ha scritto di me” (Gv 5, 46). L’Evangelista Giovanni sintetizza con le seguenti parole il diverso contributo di entrambi nella storia della salvezza: “La legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo” (Gv 1, 17).
Da questi brevi cenni all’Antico e al Nuovo Testamento, risulta evidente l’importanza della geografia biblica del Medio Oriente per tutti i cristiani e, in particolare, per coloro che vivono in Terra Santa, terra che Gesù ha santificato con la sua nascita a Betlemme, con la sua fuga in Egitto, con la vita nascosta a Nazaret, con la sua predicazione in Galilea, Samaria, Giudea, accompagnata dai segni e dai miracoli e, soprattutto, con la sua passione, morte e resurrezione, nella città santa di Gerusalemme. Il ricordo della storia della salvezza, che ha avuto luogo in Medio Oriente, continua vivo nei cuori degli abitanti di tale regione e, in particolare, dei cristiani. Essi continuano i popoli della Bibbia. Grazie a loro, gli eventi accaduti tanti secoli fa, rimangono vivi non solamente per la forza della Parola di Dio che è sempre viva ed efficace (cfr Eb 4, 12), bensì per il legame vitale con la terra benedetta dalla presenza particolare di Dio rivelatosi nella pienezza dei tempi (cfr Eb 9, 26) nel Suo Figlio Unigenito Gesù Cristo. Come esistono i popoli della Bibbia, si potrebbe pure parlare dei Vescovi della Bibbia, riferendosi ai luoghi nei quali essi svolgono la loro attività pastorale. Tali Pastori sono numerosi in questa Assise sinodale che raccoglie tutti gli Ordinari delle 101 circoscrizioni ecclesiastiche del Medio Oriente a cui rivolgo un saluto del tutto particolare. Ad essi bisogna aggiungere 23 Vescovi della Diaspora, che con la loro cura pastorale accompagnano i fedeli emigrati dal Medio Oriente in varie parti del mondo.

Tutti i Vescovi sono, in qualche modo, Vescovi della Bibbia. Oltre i Vescovi della geografica biblica, vi sono anche Vescovi della comunione biblica. La presenza dei rappresentanti di tutti i cinque continenti dimostra in modo evidente l’interesse dei cristiani del mondo intero per la Chiesa Cattolica che pellegrina nel Medio Oriente. Ad essi si aggiungono 19 Vescovi di Paesi limitrofi o particolarmente impegnati nel soccorrere spiritualmente e materialmente i loro fratelli e sorelle della Terra Santa.

In tutto, a quest’Assemblea Speciale per il Medio Oriente prendono parte 185 Padri sinodali, di cui 159 partecipano ex officio, 17 sono di nomina Pontificia. Tra essi vi sono 9 Patriarchi, 19 Cardinali, 65 Arcivescovi, 10 Arcivescovi titolari, 53 Vescovi, 21 Vescovi Ausiliari, 87 religiosi di cui 4 eletti dall’Unione dei Superiori Generali. Quanto agli uffici svolti, vi sono 9 Capi dei Sinodi dei Vescovi delle Chiese Orientali Cattoliche sui iuris, 5 Presidenti delle Riunioni Internazionali delle Conferenze Episcopali, 6 Presidenti di Conferenze Episcopali, 14 Capi dei Dicasteri della Curia Romana, 1 Arcivescovo Coadiutore, 4 emeriti, di cui 2 Cardinali e il Patriarca latino emerito di Gerusalemme.

La Terra Santa è cara a tutti i cristiani. Ho l’onore di salutare in modo particolare i Delegati Fraterni di 13 Chiese e comunità ecclesiali.

Il Medio Oriente è casa anche dei nostri fratelli e sorelle ebrei e musulmani, perché rappresenta il luogo ove sono nate pure tali due religioni monoteiste. Pertanto sono lieto di annunciare che nel corso dei lavori avremo la gioia di ascoltare gli indirizzi di un rabbino e di due illustri rappresentanti dell’Islam sunnita e sciita.

Saluto, poi, 36 Esperti e 34 Uditori, che hanno volentieri accettato la loro nomina e sono venuti per arricchire la riflessione sinodale con la loro testimonianza e le ricche esperienze pastorali, maturate principalmente nel Medio Oriente. Vi sono anche alcuni rappresentanti di organismi che aiutano in modo concreto le Chiese della regione.
Sono assai grato agli Assistenti, ai Traduttori e al personale tecnico, come pure ai generosi Collaboratori della Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi, per la loro preziosa collaborazione, cosciente che senza il loro qualificato e generoso contributo non sarebbe stato possibile organizzare questa Assise sinodale.

La presente relazione è composta di VI parti:

I) Apertura ideale dell’Assemblea Speciale a Cipro
II) Alcuni dati statistici
III) Indizione dell’Assemblea Speciale per il Medio Oriente
IV) Preparazione dell’Assemblea Speciale per il Medio Oriente
V) Osservazioni d’indole metodologica
VI) Conclusione

I) Apertura ideale dell’Assemblea Speciale a Cipro

Beatissimo Padre,
a nome dei Padri sinodali e di tutti i partecipanti all’Assise sinodale, ho l’onore di ripeterLe il più cordiale saluto, già anticipato dall’Em.mo Cardinale Delegato Leonardo Sandri, Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, per avere convocato quest’Assemblea sinodale e per averla idealmente aperta a Nicosia, Cipro, ove si è recato in Visita Apostolica dal 4 al 7 giugno 2010.
L’Assemblea Speciale per il Medio Oriente non era programmata con largo anticipo. Lei, Santo Padre, ha accolto con esemplare prontezza la proposta di vari Vescovi della regione medio-orientale di convocarli a Roma, per ascoltare le gioie e i dolori, le speranze e le preoccupazioni dei cristiani e degli uomini di buona volontà nel Medio Oriente, terra così importante per tutta la Chiesa, anzi per il mondo intero. In tale modo, per Lei, Santità, si tratterà della 4a Assemblea sinodale in 5 anni di Pontificato. Una volta, il venerabile Servo di Dio Papa Giovanni Paolo II aveva detto che, considerato il numero dei Sinodi da lui presieduti, egli sarebbe stato ricordato come il Papa del Sinodo, “Papa sinodale” [1]. Sembra che anche Vostra Santità si stia incamminando su una strada simile, nella sollecitudine propria del Vescovo di Roma, in comunione con i confratelli nell’episcopato e al servizio dei fedeli affidati alle loro cure pastorali.
Nel corso del suo Pontificato, Vostra Santità si è recato ben 3 volte nel Medio Oriente. La prima Visita Apostolica, dal 28 novembre al 1° dicembre 2006, riguardava la Turchia. Rimane viva nella memoria il Suo Pellegrinaggio dall’8 al 15 maggio 2009 in Giordania, Israele e Palestina. Il culmine della menzionata Visita a Cipro, poi, è stata la consegna dell’Instrumentum laboris ai rappresentanti dell’episcopato cattolico del Medio Oriente, degnamente rappresentati dai 7 Patriarchi e dal Presidente della Conferenza Episcopale dell’Iran. All’appuntamento, purtroppo, non ha potuto presentarsi Sua Eccellenza Mons. Luigi Padovese, O.F.M. Cap., Vicario Apostolico di Anatolia e Presidente della Conferenza Episcopale di Turchia, barbaramente ucciso alla vigilia della Visita Apostolica. In occasione della consegna dell’Instrumentum laboris, Sua Santità ha avuto parole affettuose nei suoi riguardi, ringraziando anche per il notevole contributo alla redazione dei documenti di preparazione dell’Assise sinodale e cioè dei Lineamenta e dell’Instrumentum laboris. Indirizziamo al Signore la preghiera perché accolga il suo fedele servo nel suo Regno di luce, di pace e di eterna gioia, affinché dal cielo egli possa intercedere per il successo di questa Assise sinodale. Possa il suo sacrificio aprire nuovi cammini di mutua conoscenza, di collaborazione nel rispetto della vera libertà religiosa in tutti i Paesi del Medio Oriente e del mondo. Al contempo, preghiamo per il ravvedimento di quanti sono stati coinvolti nella sua tragica morte.
In occasione della consegna dell’Instrumentum laboris, Vostra Santità ha ricordato il motto per l’Assemblea sinodale: “la moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuor solo e un’anima sola” (At 4, 32), sottolineando l’attualità della comunione e della testimonianza per la vita cristiana. Ha poi indicato lo scopo della presente Assise in due punti: 1) “approfondire i legami di comunione fra i membri delle vostre Chiese locali, come pure la comunione di queste medesime Chiese tra di loro e con la Chiesa universale” e 2) “incoraggiarvi nella testimonianza della vostra fede in Cristo, che voi rendete nei Paesi dove questa fede è nata ed è cresciuta” [2]. Oltre a tali scopi principali, vi sono anche altre ragioni per cui è stata convocata l’Assemblea Speciale per il Medio Oriente. Essa rappresenta l’occasione propizia “per i cristiani del resto del mondo di offrire un sostegno spirituale e una solidarietà per i loro fratelli e sorelle del Medio Oriente” [3], soprattutto coloro che soffrono grandi prove a causa della difficile situazione attuale nella regione. Inoltre, l’Assemblea Speciale permette di mettere “in risalto il valore importante della presenza e della testimonianza cristiane nei Paesi della Bibbia, non solo per la comunità cristiana a livello mondiale, ma ugualmente per i vostri vicini e concittadini”.[4] I cristiani, che da quasi 2.000 anni vivono nel Medio Oriente desiderano vivere in pace e in armonia con i loro vicini ebrei
e musulmani. I cristiani meritano la riconoscenza per il ruolo inestimabile che rivestono, spesso “come artigiani della pace nel difficile processo di riconciliazione” [5]. Pertanto, dovrebbero essere sempre rispettati tutti i loro diritti, incluso quello alla libertà di culto e la libertà religiosa.

II) Alcuni dati statistici

Ringraziamo insieme il Dio buono e misericordioso per gli abbondanti doni che la Chiesa nel Medio Oriente ha ricevuto durante quasi 2.000 anni della sua esistenza. I discepoli del Signore Gesù, spesso in situazioni avverse, fino al martirio, hanno dato testimonianza di viva fede, di ardente speranza e di operosa carità. Grazie all’assistenza dello Spirito Santo, la presenza continua dei cristiani in Terra Santa offre un valido motivo di speranza anche per il loro presente e il futuro in tale importante regione. La Terra Santa è il loro luogo nativo, la loro patria, alla cui costruzione in stati democratici e prosperi desiderano apportare un contributo prezioso ed unico, disposti a collaborare con tutti gli uomini di buona volontà, specialmente con i fedeli dell’ebraismo e dell’islam.

Al riguardo, sembra utile indicare alcuni dati statistici riguardanti il Medio Oriente. Nella documentazione di preparazione all’Assise sinodale, soprattutto nei Lineamenta e nell’Instrumentum laboris, con la denominazione Medio Oriente si intende, oltre Gerusalemme e i territori palestinesi, i seguenti 16 Stati: Arabia Saudita, Bahrein, Cipro, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Giordania, Israele, Iran, Iraq, Kuwait, Libano, Oman, Qatar, Siria, Turchia e Yemen.

Si tratta di una regione vasta, che si estende su 7.180.912 kmq. Dall’acclusa mappa si apprende che nel Medio Oriente vivono 356.174.000 persone, di cui 5.707.000 cattolici, che rappresentano l’l,60 % della popolazione. Questi dati sono presi dall’Annuarium Statisticum Ecclesiae 2008 nella sua ultima edizione dell’anno 2010. Non è però stato facile avere dati affidabili circa il numero dei cristiani nel Medio Oriente. Nella mappa qui riportata, il loro numero approssimativo sarebbe di 20.101.866 persone e cioè il 5,90 % della popolazione. I dati, anche se orientativi, rendono idea della presenza della minoranza cristiane nella regione maggiormente musulmana, ad eccezione di Israele, ove gli Ebrei sarebbero il 75,6 %, i musulmani 16,7 %, i cristiani 2,1 %, i drusi 1,6 %, altri 4% [6].
 

PRESENZA dei CATTOLICI nei Paesi del Medio Oriente

1/4

Fonte: Annuarium Statisticum Ecclesiae

1980

CATTOLICI

PAESI

SUPERFICIE
(kmq)

POPOLAZIONE

%

Cipro

9.251

630.000

8.000

1,27

Egitto

1.001.449

41.990.000

158.000

0,38

Giordania

89.324

3.190.000

76.000

2,38

Iran

1.648.195

37.450.000

19.000

0,05

Iraq

438.317

13.080.000

378.000

2,89

Israele

20.770

3.870.000

147.000

3,80

Libano

10.400

3.160.000

1.215.000

38,45

Siria

185.180

8.980.000

227.000

2,53

Turchia

774.815

44.920.000

17.000

0,04

TOTALE

4.177.701

157.270.000

2.245.000

1,43

Arabia Saudita

2.149.690

8.370.000

135.000

1,61

Bahrein

678

350.000

6.000

1,71

Emirati Arabi Uniti

83.600

800.000

25.000

3,13

Kuwait

17.818

1.360.000

49.000

3,60

Oman

212.457

890.000

4.000

0,45

Qatar

11.000

220.000

5.000

2,27

Yemen

527.968

7.900.000

2.500

0,03

TOTALE

3.003.211

19.890.000

226.500

1,14

TOTALE
GENERALE

7.180.912

177.160.000

2.471.500

1,40

 

PRESENZA dei CATTOLICI nei Paesi del Medio Oriente

2/4

Fonte: Annuarium Statisticum Ecclesiae

1997

CATTOLICI

PAESI

SUPERFICIE
(kmq)

POPOLAZIONE

%

Cipro

9.251

770.000

17.000

2,21

Egitto

1.001.449

62.010.000

218.000

0,35

Giordania

89.324

5.770.000

71.000

1,23

Iran

1.648.195

60.690.000

12.000

0,02

Iraq

438.317

21.180.000

275.000

1,30

Israele

20.770

5.830.000

106.000

1,82

Libano

10.400

3.140.000

1.967.000

62,64

Siria

185.180

14.950.000

309.000

2,07

Turchia

774.815

63.750.000

32.000

0,05

TOTALE

4.177.701

238.090.000

3.007.000

1,26

Arabia Saudita

2.149.690

19.490.000

641.000

3,29

Bahrein

678

620.000

30.000

4,84

Emirati Arabi Uniti

83.600

2.580.000

155.000

6,01

Kuwait

17.818

1.810.000

156.000

8,62

Oman

212.457

2.400.000

52.000

2,17

Qatar

11.000

570.000

60.000

10,53

Yemen

527.968

16.480.000

3.000

0,02

TOTALE

3.003.211

43.950.000

1.097.000

2,50

TOTALE
GENERALE

7.180.912

282.040.000

4.104.000

1,46


PRESENZA dei CATTOLICI nei Paesi del Medio Oriente

3/4

Fonte: Annuarium Statisticum Ecclesiae

2006

CATTOLICI

PAESI

SUPERFICIE
(kmq)

POPOLAZIONE

%

Cipro

9.251

791.000

17.000

2,15

Egitto

1.001.449

75.510.000

197.000

0,26

Giordania

89.324

5.600.000

79.000

1,41

Iran

1.648.195

70.600.000

17.000

0,02

Iraq

438.317

28.810.000

304.000

1,06

Israele

20.770

7.050.000

128.000

1,82

Libano

10.400

3.817.000

1.836.000

48,10

Siria

185.180

18.870.000

401.000

2,13

Turchia

774.815

72.970.000

32.000

0,04

TOTALE

4.177.701

284.018.000

3.011.000

1,06

Arabia Saudita

2.149.690

23.680.000

900.000

3,80

Bahrein

678

757.000

41.000

5,42

Emirati Arabi Uniti

83.600

4.006.000

459.000

11,46

Kuwait

17.818

2.532.000

300.000

11,85

Oman

212.457

2.580.000

72.000

2,79

Qatar

11.000

679.000

64.000

9,43

Yemen

527.968

22.282.000

6.000

0,03

TOTALE

3.003.211

56.516.000

1.842.000

3,26

TOTALE
GENERALE

7.180.912

340.534.000

4.853.000

1,43


PRESENZA dei CATTOLICI nei Paesi del Medio Oriente

4/4

Fonte: Annuarium Statisticum Ecclesiae

2008

CATTOLICI

PAESI

SUPERFICIE
(kmq)

POPOLAZIONE

%

Cipro

9.251

794.000

25.000

3,15

Egitto

1.001.449

79.100.000

196.000

0,25

Giordania

89.324

5.850.000

109.000

1,86

Iran

1.648.195

72.580.000

19.000

0,03

Iraq

438.317

32.150.000

301.000

0,94

Israele

20.770

7.300.000

133.000

1,82

Libano

10.400

3.921.000

2.030.000

51,77

Siria

185.180

19.640.000

428.000

2,18

Turchia

774.815

74.840.000

37.000

0,05

TOTALE

4.177.701

296.175.000

3.278.000

1,11

Arabia Saudita

2.149.690

24.810.000

1.250.000

5,04

Bahrein

678

1.201.000

65.000

5,41

Emirati Arabi Uniti

83.600

4.770.000

580.000

12,16

Kuwait

17.818

2.682.000

300.000

11,19

Oman

212.457

2.795.000

120.000

4,29

Qatar

11.000

1.541.000

110.000

7,14

Yemen

527.968

22.200.000

4.000

0,02

TOTALE

3.003.211

59.999.000

2.429.000

4,05

TOTALE
GENERALE

7.180.912

356.174.000

5.707.000

1,60


Nella mappa si distinguono due regioni del Medio Oriente. La prima ove i cristiani sono tradizionalmente presenti e che, purtroppo, nell’insieme mostra una forte flessione, anche in paragone ai dati dell’anno 1980 e ciò non tanto nel numero dei cattolici quanto in percentuale nei rispettivi Paesi. Il numero dei cattolici non ha seguito la crescita demografica degli abitanti. Il secondo gruppo rappresenta i Paesi ove la presenza cristiana è notevolmente aumentata negli ultimi decenni, grazie a tanti fedeli che in cerca di lavoro e di migliori condizioni di vita sono venuti ad abitarvi per un certo periodo di tempo. Grazie a Dio, in tali Paesi la tendenza è contraria, visto che i cattolici aumentano sia in numero sia in percentuale. È uno dei segni dei tempi che la Chiesa nell’insieme e i Pastori del Medio Oriente devono adeguatamente valutare, rendendo grazie a Dio che può scrivere anche con modi e tempi inattesi la storia della salvezza del mondo.

Nel discorso in occasione della consegna a Nicosia dell’Instrumentum laboris, il Santo Padre Benedetto XVI ha fatto presente il notevole contributo dei cristiani allo sviluppo integrale dei Paesi in cui vivono: “Voi contribuite in innumerevoli modi al bene comune, per esempio attraverso l’educazione, la cura dei malati e l’assistenza sociale, e voi operate per la costruzione della società” [7].

Alcuni dati disponibili illustrano chiaramente l’affermazione del Vescovo di Roma che, nel corso del suo Viaggio Apostolico in Giordania il 9 maggio 2009 ha benedetto la prima pietra dell’Università di Madaba del Patriarcato Latino di Gerusalemme. Nel Medio Oriente la Chiesa Cattolica gestisce 686 scuole materne con 92.661 alunni, 869 scuole primarie con 343.705 alunni, 548 scuole medie con 183.995 alunni. Vi sono poi 13 Istituti di Studi Superiori, tra cui 4 Università. Quanto al numero degli alunni, 2.443 frequentano gli Istituti Superiori, 1.654 gli studi ecclesiastici e 34.506 altri studi universitari [8]. È utile ricordare che tali scuole non sono frequentate solo dai cattolici o dai cristiani ma sono aperte ad appartenenti ad altre religioni, in particolare ai musulmani. È un modo pratico ed efficace con cui la Chiesa contribuisce all’educazione dei giovani, speranza per la Chiesa e per la società.

La Chiesa Cattolica è inoltre in prima linea nell’apostolato della carità nei riguardi dei malati, anziani, portatori di handicap, poveri. Nel Medio Oriente, la Chiesa ha 544 strutture sanitarie cattoliche: 76 ospedali e case di cura, 113 strutture sanitarie per gli anziani, 331 ambulatori e dispensari, 24 strutture sanitarie per i portatori di handicap, centri di riabilitazione gestiti da diversi Istituti di Vita consacrata. Anche queste istituzioni sono aperte agli altri cristiani, ai musulmani e a tutte le persone in necessità.

Numerose iniziative intese ad aiutare i fratelli in grave necessità sono gestite dalle rispettive Caritas nazionali della Regione MONA (Medio Oriente, Corno d’Africa e Africa del Nord).

Prezioso aiuto ai fratelli e sorelle del Medio Oriente viene assicurato dal Sovrano Militare Ordine di Malta, dall’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme e, soprattutto, dalla benemerita Congregazione per le Chiese Orientali che coordina l’aiuto di vari organismi, tra cui bisogna menzionare la Riunione delle Opere di Aiuto alle Chiese Orientali (ROACO).

III) Indizione dell’Assemblea Speciale per il Medio Oriente

Il Santo Padre Benedetto XVI ha annunciato la decisione di convocare l’Assemblea Speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei Vescovi il 19 settembre 2009, nel corso dell’incontro con i Patriarchi e gli Arcivescovi Maggiori delle Chiese Orientali Cattoliche sui iuris.
L’idea di convocare tale Assise sinodale è stata il risultato di un duplice dinamismo pastorale. Da una parte, vari Vescovi, soprattutto dalle regioni più travagliate del Medio Oriente, come per esempio l’Iraq, hanno pregato il Santo Padre di riunire i Vescovi della regione per ascoltare di prima mano informazioni sulla situazione, spesso drammatica, in cui vivono i fedeli affidati alla loro cura pastorale, per vedere, con la grazia dello Spirito Santo e nella comunione episcopale, possibili vie per migliorare tale situazione, a cominciare dalla comunione all’interno delle Chiese e tra di esse. Di tale desiderio dei Pastori in gravi avversità, si sono fatti interpreti anche alcuni cardinali e prelati della Curia Romana che hanno frequenti contatti, istituzionali e personali, con i Pastori e i cristiani della Terra Santa.

D’altra parte, durante i suoi Viaggi Apostolici in Turchia e poi in Giordania, Israele e Palestina, il Santo Padre Benedetto XVI ha visto con i propri occhi e toccato con mano le gioie e i dolori di varie Chiese locali. Ha pertanto accolto il loro desiderio di non sentirsi sole, di rafforzare i legami di comunione con la Chiesa universale tramite il Vescovo di Roma che la presiede nella carità. Del resto, l’annuncio della convocazione dell’Assise sinodale è stato fatto in ambiente di profonda comunione del Papa con i Capi delle Chiese Orientali Cattoliche sui iuris, ricevuti a Castel Gandolfo. Tale significativo gesto, incontro e agape fraterna, è stato anche motivato dal desiderio della Santità Vostra di “ascoltare la voce delle Chiese che voi servite con ammirevole abnegazione e di rafforzare i vincoli di comunione che le legano alla Sede Apostolica” [9]. Inoltre, Ella, Santo Padre, ha espresso la sua volontà di “promuovere quella sinodalità tanto cara all’ecclesiologia orientale e salutata con apprezzamento dal Concilio Vaticano II” [10]. Ricordando, poi, l’appello di pace che i Patriarchi Le avevano consegnato nel corso della XII Assemblea sinodale sulla Parola di Dio, Ella ha rivolto il pensiero, soprattutto alle regioni travagliate del Medio Oriente. In tale contesto ha dato l’annuncio dell’Assemblea Speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei Vescovi, affidandone i risultati alla materna intercessione di Maria Santissima, così onorata nelle venerate Chiese Orientali Cattoliche, come pure presso i nostri fratelli e sorelle di altre Chiese cristiane.

IV) Preparazione dell’Assemblea Speciale per il Medio Oriente

Nell’Udienza concessami il 13 giugno 2009, il Santo Padre si è espresso anche in merito alla proposta di convocare un’Assemblea Speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei Vescovi. Per esaminare adeguatamente la questione, ha disposto di fare una riunione di studio presso la Segreteria Generale l’8 luglio 2009. A tale incontro hanno partecipato i Responsabili dei quattro Dicasteri della Curia Romana che hanno contatti più frequenti con la Chiesa Cattolica nel Medio Oriente: i Prefetti della Congregazione per le Chiese Orientali e per l’Evangelizzazione dei Popoli, i Presidenti del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani e del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso. All’incontro ha preso parte anche un rappresentante della Sezione per i Rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato. Dopo uno scambio di informazioni sulla situazione ecclesiale e sociale nella regione, sono state analizzate le proposte di una convocazione dell’Assemblea Speciale per il Medio Oriente, i possibili temi dell’Assise sinodale, il numero dei partecipanti, come pure la data della celebrazione. È stata sottolineata la necessità di costituire un Consiglio Presinodale per il Medio Oriente per preparare i rispettivi documenti.

Nell’Udienza concessami il 7 settembre, ho presentato al Santo Padre Benedetto XVI i risultati della menzionata riunione di studio. Dopo matura riflessione, Sua Santità ha reso nota la sua decisione di convocare l’Assemblea Speciale per il Medio Oriente dal 10 al 24 ottobre 2010 sul tema: La Chiesa Cattolica in Medio Oriente: comunione e testimonianza. “La moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuor solo e un’anima sola” (At 4, 32). Come già detto, l’annuncio di tale importante evento è stato fatto dallo stesso Santo Padre Benedetto XVI il 19 settembre 2009. Sua Santità ha inoltre disposto che divenissero membri del Consiglio Presinodale per il Medio Oriente della Segreteria Generale tutti e 7 i Patriarchi, 6 delle Chiese Orientali Cattoliche sui iuris e il Patriarca latino di Gerusalemme, come pure i due Presidenti della Conferenza Episcopale della Turchia e dell’Iran.
Considerato il tempo relativamente ristretto per la preparazione dell’Assise sinodale, la Segreteria Generale ha programmato di organizzare la prima riunione del Consiglio Presinodale per il Medio Oriente nei giorni 21 e 22 settembre 2009, in seguito all’incontro dei Patriarchi e degli Arcivescovi Maggiori con il Santo Padre.

Lo scopo di tale riunione era di preparare i Lineamenta, documento di riflessione sul tema dell’Assise sinodale. Dopo un ampio scambio di pareri sulla complessa situazione del Medio Oriente, i Membri del Consiglio hanno concordato lo schema dei Lineamenta con precise indicazioni circa il suo contenuto.

Nella riunione del 24 e 25 novembre 2009, i Membri del Consiglio Presinodale hanno esaminato la bozza del Documento. Forti dell’esperienza pastorale nei singoli Paesi del Medio Oriente, essi hanno apportato varie modifiche che sono state in seguito inserite nel testo. Esso è stato inviato per posta elettronica ai Membri del Consiglio Speciale per il Medio Oriente, per un’ultima approvazione, pregando di far pervenire eventuali rilievi entro il mese di novembre. Esaminate le osservazioni pervenute, la Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi ha curato la versione definitiva del documento che è stato tradotto in 4 lingue: arabo, francese, italiano e inglese.

I Lineamenta, che portano la data dell’8 dicembre 2009, sono stati presentati nella Sala Stampa della Santa Sede il 19 gennaio 2010 dall’Ecc.mo Mons. Nikola Eterović, Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi, e dal Sotto-Segretario, Mons. Fortunato Frezza. Il Documento è stato ampiamente diffuso, anche tramite il sito internet vaticano nelle pagine della Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi.

Le Chiese Orientali Cattoliche sui iuris, le Conferenze Episcopali, i Dicasteri della Curia Romana, l’Unione di Superiori Generali, come pure altri organismi interessati, hanno avuto tempo fino alla Pasqua del 2010 - che per provvidenziale coincidenza è stata celebrata da tutti i cristiani, tutte le tradizioni incluse, nella stessa data del 4 aprile -, per far pervenire alla Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi le risposte al Questionario dei Lineamenta. Le risposte dovevano servire per redigere l’Instrumentum laboris, documento di lavoro dell’Assemblea Speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei Vescovi.

L’Instrumentum laboris

Nonostante il poco tempo a disposizione per lo studio dei Lineamenta, la percentuale delle risposte è stata assai soddisfacente. Esse sono state divise in varie categorie secondo le istituzioni con le quali la Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi mantiene rapporti ufficiali.

Istituzioni: n° - Risposte (%):

Chiese Orientali Cattoliche sui iuris: 6 - 6 (100 %)

Patriarcato latino di Gerusalemme: 1 - 1 (100 %)

Conferenze Episcopali: 3 - 3 (100 %)

Dicasteri della Curia Romana: 26 [11] - 14 (56 %)

Unione dei Superiori Generali: 1 - 1 (100 %)

Alla Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi sono pervenuti anche contributi di vari Istituti di Insegnamento Superiore, di alcune Università, come pure di comunità religiose e di fedeli, anche da persone laiche, che hanno a cuore il presente e il futuro della Chiesa Cattolica nel Medio Oriente.

Il Consiglio Presinodale per il Medio Oriente si è riunito nei giorni 23 e 24 aprile 2010 per esaminare le risposte pervenute alla Segreteria del Sinodo dei Vescovi, che sono state integrate in una bozza di Documento, redatto dalla Segreteria Generale con l’aiuto di alcuni esperti. Esso ha mantenuto sostanzialmente la struttura dei Lineamenta, facilitando il compito del Consiglio di esaminare il Documento. Rispettando i contributi pervenuti dai menzionati organismi degli Episcopati dei singoli Paesi, i Membri del Consiglio Presinodale hanno arricchito le bozze con singoli apporti, risultato della loro feconda esperienza pastorale, fornendo valide indicazioni per completare il testo, opera svolta dalla Segreteria Generale. In seguito, per posta elettronica, il Documento è stato inviato a tutti i Membri del Consiglio Presinodale con preghiera di far pervenire eventuali osservazioni entro il 15 maggio 2010. Dopo aver integrato il testo con i rilievi pervenuti, il Documento è stato completato e tradotto nelle 4 lingue: arabo, francese, italiano e inglese. Il 7 giugno 2010, il Santo Padre Benedetto XVI ha avuto la bontà di consegnarlo personalmente a Nicosia, Cipro, ai Membri del Consiglio Presinodale in rappresentanza di tutto l’episcopato del Medio Oriente.

In seguito alla consegna dell’Instrumentum laboris da parte del Santo Padre, il quale ancora una volta profondamente ringraziamo, il Documento è stato ampiamente diffuso dalla Segreteria Generale del Sinodo, adoperando, tra l’altro, la propria pagina nel sito vaticano.

Nomina dei Membri della Presidenza dell’Assise sinodale
Il 24 aprile 2010 il Sommo Pontefice Benedetto XVI ha nominato i Membri della Presidenza dell’Assemblea Speciale per il Medio Oriente:
due Presidenti Delegati ad honorem: Sua Beatitudine il Sig. Card. Nasrallah Pierre SFEIR, Patriarca di Antiochia dei Maroniti, Libano, e Sua Beatitudine il Sig. Card. Emmanuel III DELLY, Patriarca di Babilonia dei Caldei, Iraq.
due Presidenti Delegati: Sua Eminenza il Sig. Card. Leonardo SANDRI, Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, e Sua Beatitudine Ignace Youssif III YOUNAN, Patriarca di Antiochia dei Siri, Libano.
Relatore Generale: Sua Beatitudine Antonios NAGUIB, Patriarca di Alessandria dei Copti, Egitto.
Segretario Speciale: Sua Eccellenza Mons. Joseph SOUEIF, Arcivescovo di Cipro dei Maroniti, Cipro [12].

V) Osservazioni d’indole metodologica

Il Sinodo dei Vescovi è il luogo privilegiato della comunione episcopale. In occasione di esso, i Vescovi rinsaldano tra di loro e con il Romano Pontefice i legami di comunione effettiva ed affettiva. Non si tratta solamente di un sentimento, per quanto nobile. È una realtà ecclesiale che richiede assidua presenza, paziente ascolto, grande disponibilità, attenzione nei riguardi del prossimo, considerazione verso le necessità dell’altro, collaborazione con i confratelli, sacrificio orientato al bene di tutti. Sono sicuro che con tale spirito di servizio ecclesiale, ogni Padre sinodale sarà pronto ad accettare e a compiere l’incarico che gli sarà affidato, per elezione, per designazione o per nomina, dando il proprio contributo alla riuscita dell’Assise sinodale. Spesso si tratta di servizi nascosti, ma assai importanti per la riuscita dell’Assemblea sinodale. Perché il numero più elevato possibile di Padri sinodali possa svolgere un ruolo attivo in favore di tutta l’Assemblea, è vivamente raccomandato che ognuno eserciti solamente un incarico.

Nell’Udienza concessami il 26 marzo 2010, il Santo Padre Benedetto XVI ha approvato i criteri circa la partecipazione all’Assise sinodale, concordati in seno al Consiglio Presinodale per il Medio Oriente della Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi, riunitosi nei giorni 24 e 25 novembre 2009. Dopo l’approvazione del Sommo Pontefice, tali criteri sono stati comunicati ai Patriarchi delle Chiese Orientali Cattoliche sui iuris e ai Presidenti delle Conferenze Episcopali della regione.

Secondo la decisione del Santo Padre Benedetto XVI, all’Assise sinodale partecipano ex officio tutti i Vescovi attivi del Medio Oriente: Ordinari ed Ausiliari, come pure coloro che sono ad essi equiparati. In tale numero sono inclusi i cardinali senza limite d’età, come pure i Capi delle maggiori Chiese Orientali Cattoliche sui iuris. Inoltre, all’Assise sinodale hanno diritto di partecipare i Vescovi della Diaspora delle rispettive Chiese Orientali Cattoliche.
Il Santo Padre ha poi approvato che i Paesi dell’Africa nord-orientale siano rappresentati da un Vescovo. Inoltre, Sua Santità ha disposto che all’Assise sinodale partecipino i Presidenti delle Conferenze Episcopali dei cinque continenti. La loro presenza è segno della vicinanza dell’episcopato universale verso i confratelli vescovi nel Medio Oriente. Ad essi, poi, si aggiungono Vescovi rappresentanti di Paesi che accolgono fedeli provenienti dal Medio Oriente e offrono notevole aiuto alla Chiesa Cattolica nella regione sia con l’opera di missionari e missionarie, sia di natura finanziaria. In conformità alle norme dell’Ordo Synodi Episcoporum, il Santo Padre ha completato il numero dei Padri sinodali con nomine proprie.
Il Santo Padre Benedetto XVI, ha volentieri accettato la proposta del Consiglio Presinodale di invitare un significativo numero di Uditori, uomini e donne, impegnati nell’evangelizzazione e nella promozione umana nel Medio Oriente. La loro presenza e la loro parola permetteranno di avere una visione ampia sulla vita ecclesiale e sociale nella regione, vista anche da parte dei laici. All’Assise sinodale è presente un significativo numero di Esperti, disposti ad assistere con la loro preparazione ed esperienza il Segretario Speciale e il Relatore Generale nel corso dei lavori sinodali.

La metodologia sinodale non ha subito grandi cambiamenti in rapporto a quella già verificata nei recenti sinodi presieduti dal Santo Padre Benedetto XVI. Tuttavia, può essere utile richiamare alcuni elementi importanti.

1) Ogni Padre sinodale è vivamente invitato a leggere attentamente il Vademecum che ogni partecipante ha già ricevuto. Seguendo le norme della Lettera Apostolica Apostolica sollicitudo e dell’Ordo Synodi Episcoporum, come pure della prassi sinodale, in tale documento è descritto dettagliatamente il modo di procedere nella presente Assemblea sinodale.

2) Il Vademecum è stampato in 4 lingue: arabo, francese, italiano e inglese, mentre per comodità il Kalendarium dei lavori è riportato in lingua latina, tuttora lingua ufficiale del Sinodo dei Vescovi. Da esso risulta che sono previste 14 Congregazioni generali e 6 Sessioni dei Circoli minori.

3) Anche nella presente Assemblea, allo scopo di facilitare una partecipazione maggiore, ogni padre sinodale potrà intervenire nell’Aula sinodale per 5 minuti. Si spera che il maggiore numero possibile potrà prendere la parola. Ad ogni modo, ogni Padre sinodale potrà consegnare per iscritto un suo intervento, che sarà esaminato con tutta la considerazione e tenuto presente nel momento di redazione delle proposte e dei documenti.

4) Per favorire un maggiore approfondimento dei temi all’ordine del giorno, al termine della Congregazioni Generali pomeridiane, dalle 18 alle 19, vi sarà un’ora di discussione libera. I Padri sinodali che richiederanno la parola, potranno parlare non più di 3 minuti.
Al riguardo, mi permetto di segnalare due aspetti. È importante tener presente che la discussione libera dovrà essere circoscritta al tema del Sinodo: “La Chiesa Cattolica nel Medio Oriente: comunione e testimonianza”. È un argomento assai importante e ricco di contenuto, che bisogna approfondire in vari aspetti ecclesiali e cercare di tradurre in iniziative di attività pastorale. I Presidenti Delegati sono pertanto pregati di fare attenzione affinché la discussione non esca dal tema stabilito. È inoltre opportuno che nella discussione libera i Padri parlino liberamente, senza leggere il testo scritto, come nel caso degli interventi ufficiali durante le Congregazioni generali. Eventualmente possono avere degli appunti, ma sono da preferire gli interventi liberi, incluse le domande, le riflessioni spontanee, anche se magari non perfette nella loro formulazione.

5) Per evitare la non necessaria ripetizione dei temi, ho pregato i Patriarchi delle Chiese Orientali Cattoliche di concordare gli argomenti degli interventi dei singoli membri in modo che la posizione del rispettivo Sinodo dei Vescovi di ogni Chiesa sui iuris possa essere presentata fedelmente, nella globalità, con una ricca varietà dei temi. La Segreteria Generale farà in modo che si possa sentire la voce di tutte le Chiese Orientali Cattoliche, anche di quelle che hanno meno Vescovi. Per ordinare gli interventi è assai importante che i Padri sinodali chiedano quanto prima la parola. Del resto, dato che l’Assise sinodale dura due settimane, solamente la prima settimana è riservata agli interventi dei Padri sinodali in quest’aula.6) I Padri sinodali sono cordialmente pregati di curare le sintesi dei testi pronunciati, che normalmente vengono pubblicate. Se qualcuno per qualsiasi ragione non volesse che il suo intervento venga diffuso, è pregato di segnalarlo alla Segreteria Generale. Ciò vale anche per i testi in scriptis che è sempre possibile consegnare alla Segreteria Generale.

7) La Segreteria Generale ha assicurato la traduzione simultanea nelle 4 lingue ufficiali dell’Assemblea sinodale: arabo, francese, italiano e inglese. In tali lingue è possibile fare interventi nel corso dei lavori.

8) Anche le Proposizioni potranno essere redatte in tali 4 lingue. Si raccomanda vivamente che ogni proposizione sia concisa, centrata a un solo argomento. Tenendo presente la dottrina della Chiesa, che non occorre ripetere, i Padri sinodali dovrebbero piuttosto proporre consigli intesi ad approfondire la comunione ecclesiale e a ravvivare la testimonianza cristiana nel Medio Oriente per il bene della Chiesa Cattolica.

9) Per favorire maggiormente la comunione tra i Padri sinodali, i circoli minori saranno in tre lingue: arabo, francese e inglese. Prossimamente riceverete la lista dei membri di ogni circolo, composto in genere secondo le vostre indicazioni circa la conoscenza delle lingue. Si può cambiare circolo minore solamente per grave ragione e d’accordo con il Segretario Generale.

10) Per facilitare il lavoro, anche nell’attuale Assemblea sinodale si adopereranno spesso i mezzi elettronici. Nel Vademecum avete indicazioni precise sul modo di usarli. Se fosse necessario, i Padri potranno aiutarsi reciprocamente, soprattutto all’inizio dei lavori, indicando al vicino come adoperare tali mezzi. Ad ogni modo, nell’aula vi sono i tecnici a cui potrete eventualmente chiedere assistenza. È importante che ogni Padre rispetti il posto che gli è stato assegnato secondo la precedenza, in quanto ogni sedia è collegata con un numero nel sistema elettronico del voto. Tra l’altro, col sistema elettronico ogni giorno sarà fatto il controllo delle presenze. Vi saranno poi varie elezioni e votazioni con l’apparecchio che avete a vostra disposizione.

11) La presenza di alcuni Delegati fraterni, rappresentanti di altre Chiese e comunità ecclesiali, è diventata ormai una prassi collaudata. La loro partecipazione è particolarmente significativa in questa Assemblea sinodale, considerata la loro presenza nella Terra Santa e nel Medio Oriente. Essi potranno rivolgersi all’Assemblea e partecipare ai lavori dei circoli minori. I cristiani dappertutto, ma in modo speciale nella Terra di Gesù, sono chiamati a procedere sul cammino verso la piena unità di tutti coloro che credono nel Signore Gesù, che hanno ricevuto lo Spirito Santo per glorificare con le parole e soprattutto con la loro vita il nostro Padre che è nei cieli.

12) Tre invitati speciali sono ugualmente attesi nel corso dei lavori sinodali. Si tratta del rabbino David Rosen, Direttore del Dipartimento per gli Affari Interreligiosi dell’American Jewish Committee e Heilbrunn Institute for International Interreligious Understanding, Israel, e dei Signori: Muhammad al-Sammak, Consigliere politico del Gran Mufti del Libano, per l’islam sunnita, e Ayatollah Seyed Mostafa Mohaghegh Damad Ahmadabadi, Ph. D., Professore presso la Facoltà di Diritto alla Shahid Beheshti University di Teheran e Membro dell’Accademia Iraniana delle Scienze, per l’islam sciita. Siamo grati che i tre Invitati abbiano accettato l’invito del Santo Padre a prendere parte a questa Assemblea. Si tratta di un gesto significativo che ribadisce la volontà della Chiesa Cattolica di continuare il dialogo con l’ebraismo, con il quale condivide la maggior parte dei libri dell’Antico Testamento. La presenza di due illustri musulmani rappresenta, inoltre, la volontà di procedere sul dialogo vitale tra i cristiani e il mondo dell’Islam per il bene dei fedeli delle rispettive religioni, come pure degli abitanti del Medio Oriente e del mondo intero.

VI) Conclusione

“Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura” (Mc 16, 15). Tali parole furono pronunciate da Gesù risorto a Gerusalemme prima di salire al cielo e sedersi alla destra di Dio (cfr Mc 16, 19). Il Maestro aveva assicurato i discepoli: “Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28, 20). Pertanto, il Signore accompagnava la diffusione del Vangelo che dalla Terra Santa si estendeva al mondo intero: “Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano” (Mc 16, 20). L’annuncio della Buona Notizia presupponeva due dimensioni essenziali: la comunione e la testimonianza. Esse sono connaturali al cristianesimo fin dagli inizi. Gesù Cristo aveva scelto i Dodici apostoli (cfr Mt 10, 1-4: Mc 13, 13-19; Lc 6, 13-16), formandone il nucleo della Chiesa. In seguito, Gesù designò altri settantadue discepoli, inviandoli “due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi” (Lc 10, 1). Tra i suoi discepoli, il cui numero si allargava sempre di più, erano “alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità .... che li servivano con i loro beni” (Lc 8, 2.3). Pur nella varietà delle vocazioni e dei compiti impartiti, tutti loro erano impegnati a vivere l’ideale della vita cristiana: “la moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuor solo e un’anima sola” (At 4, 32). D’altra parte, il Signore prima di salire al cielo disse ai discepoli: “riceverete la forza dello Spirito Santo che scenderà su di voi, e di me sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino ai confini della terra” (At 1, 8).

La Parola del Signore Gesù è stata messa in pratica. Basti ricordare le missioni degli apostoli nel mondo allora conosciuto, la loro testimonianza fino al martirio come pure la fondazione delle prime comunità cristiane secondo l’ideale evangelico di “un cuor solo e un’anima sola” (At 4, 32). Trovandoci a Roma, è doveroso rievocare con gratitudine l’esempio dei Santi Pietro e Paolo che, lasciando le loro terre d’origine, hanno portato il Vangelo al centro dell’impero romano, ed hanno concluso la loro predicazione con il martirio, espressione suprema della testimonianza cristiana. Da quel tempo a Roma esiste una fiorente comunità cristiana, con a capo il proprio Vescovo che, per la divina Provvidenza, presiede nella carità a tutta la Chiesa. Il 264° successore dell’apostolo Pietro, come pure dell’eredità apostolica di Paolo, Papa Benedetto XVI accoglie cordialmente i confratelli della Terra Santa, accorsi a Roma all’Assemblea Speciale per presentargli di persona la situazione della Chiesa Cattolica nel Medio Oriente, per approfondire il senso di comunione cattolica, tenendo presente anche la sua dimensione ecumenica, e per ravvivare la testimonianza cristiana. Non c’è dubbio che sotto la saggia presidenza di Sua Santità Benedetto XVI tali propositi saranno realizzati. Al contempo, i Padri sinodali del Medio Oriente sono molto grati al Santo Padre per il costante appoggio, di cui è espressione privilegiata questa Assise sinodale, per l’infaticabile impegno nella ricerca di soluzioni giuste e durature dei gravi problemi della regione, soprattutto dell’avvento della pace nella giustizia. Essi sono altresì grati al Sommo Pontefice perché con il carisma petrino aiuterà i Vescovi del Medio Oriente a raggiungere lo scopo di questa Assemblea sinodale. È da sperare che, ritornando da Roma, al termine dell’Assise sinodale, i Pastori delle benemerite Chiese Orientali Cattoliche, come pure la Chiesa di tradizione latina, potranno glorificare Dio per un rinnovato senso di comunione e per un nuovo vigore nella testimonianza cristiana, negli ambienti in cui vivono e nei contatti che hanno non solamente con i cristiani, bensì anche con i membri di altre denominazioni religiose, soprattutto con gli ebrei e i musulmani.
Affinché tale voto possa realizzarsi, invochiamo l’intercessione di tutti i santi della regione, in particolare dei numerosi martiri della Terra Santa e, soprattutto, della Beata Vergine Maria, madre di Gesù e madre della Chiesa. Ella non mancherà di vegliare sulla diletta Chiesa Cattolica nella terra ove Ella ha vissuto collaborando alla realizzazione del sublime mistero dell’incarnazione e della redenzione dell’uomo e dell’umanità. Invitandoci: “qualsiasi cosa vi dica, fatela” (Gv 2, 5), Ella ci esorta ad avere fiducia non nelle nostre forze e progetti, bensì nella promessa: “non temere, piccolo gregge, perché al Padre è piaciuto dare a voi il Regno” (Lc 12, 32).

Grazie per il paziente ascolto. La grazia dello Spirito Santo ci accompagni nel nostro lavoro sinodale.

NOTE

[1] Organizzare sessioni continentali del Sinodo in preparazione al Terzo Millennio, L’Osservatore Romano, 16-17 gennaio 1995, p. 4.
[2] Benedetto XVI, Discorso a Nicosia durante la consegna dell’Instrumentum laboris del Sinodo per il Medio Oriente, L’Osservatore Romano, 7-8 giugno 2010, p. 9.
[3] Ibidem
[4] Ibidem.
[5] Ibidem
[6] Cfr Calendario Atlante De Agostini 2010, Istituto Geografico De Agostini, Pioltello (MI) 2009, p. 678.
[7] Benedetto XVI, Discorso a Nicosia durante la consegna dell’Instrumentum laboris del Sinodo per il Medio Oriente, L’Osservatore Romano, 7-8 giugno 2010, p. 9.
[8] I dati statitistici sono presi dall’Annuarium Statisticum Ecclesiae 2008, Città del Vaticano 2010, pp. 281 e 285-287.
[9] Benedetto XVI, Ad Patriarchas et Archiepiscopos Maiores Orientales, AAS 101 (2009) p. 858.
[10] Ibidem, p. 858.
[11] Anche se i Lineamenta sono stati inoltrati a tutti i 26 Dicasteri, le risposte sono pervenute da quelli che maggiormente seguono la situazione ecclesiale nel Medio Oriente e i cui Capi prendono parte all’Assise sinodale.
[12] Cfr L’Osservatore Romano, 25 aprile 2010, p. 1.

[00001-01.15] [NNNNN] [Testo originale: italiano]

RELAZIONE PRIMA DELLA DISCUSSIONE DEL RELATORE GENERALE, S. B. ANTONIOS NAGUIB, PATRIARCA DI ALESSANDRIA DEI COPTI (REPUBBLICA ARABA D’EGITTO)

Très Saint-Père,
Éminences, Béatitudes, Excellences,
Frères Délégués des Églises Sœurs
et des Communautés Ecclésiales,
Chers Sœurs et frères, invités et experts,
Je remercie tout d’abord Sa Sainteté le Pape de m’avoir nommé à cette charge de Rapporteur Général de l’Assemblée. C’est la première fois que j’assume une telle charge imposante. Je tâcherai de l’accomplir de mon mieux, comptant sur l’aide du Seigneur et sur votre indulgence.

Avant- Propos

Saint Luc rapporte dans les Actes que Jésus, au moment de quitter les siens, leur donna cette consigne: «vous allez recevoir une puissance, celle du Saint-Esprit qui viendra sur vous ; vous serez alors mes témoins à Jérusalem, dans toute la Judée et la Samarie, et jusqu'aux extrémités de la terre» (Ac 1, 8).
Les Apôtres réalisèrent cette mission dès qu’ils reçurent le Saint-Esprit, et se mirent à annoncer sans peur la Bonne Nouvelle de la vie, de la mort et de la résurrection du Seigneur (cf. Ac 2, 32). Le fruit de la première annonce de Pierre fut la conversion et le baptême d’environ trois mille personnes, de nombreux autres suivirent. Leur vie se transforma radicalement. « La multitude des croyants n'avait qu'un cœur et qu'une âme. Nul ne disait sien ce qui lui appartenait, mais entre eux tout était commun. » (Ac 4, 32).
Ce sont ces évènements fondateurs qui inspirèrent le thème et les objectifs de notre Assemblée Spéciale pour le Moyen-Orient du Synode des Évêques : Communion et témoignage, témoignage communautaire et personnel, émanant d’une vie ancrée dans le Christ et vivifiée par l’Esprit Esprit. Cet exemple de l’Église des Apôtres a toujours été le modèle de l’Église à travers les siècles. Notre Assemblée synodale voudrait nous aider à revenir à cet idéal, pour une révision de vie qui nous donne un nouvel élan et une nouvelle vitalité, qui nous purifient, nous renouvellent, et nous fortifient.
C’est de la main du Saint-Père personnellement que nous avons reçu l’Instrumentum laboris de la présente Assemblée spéciale, au cours de sa visite Apostolique à Chypre, exprimant par là son souci particulier pour nos Églises. La Concélébration Eucharistique solennelle, présidée par Sa Sainteté hier matin est le meilleur gage de la bénédiction divine de cette Assemblée. Assurés de ce soutien, et comptant sur l’aide et l’accompagnement de la Sainte Vierge, nous entreprenons nos travaux avec confiance.

Introduction

Nous avons tous accueilli l’annonce de cette Assemblée Spéciale du Synode des Évêques avec beaucoup de joie, d’enthousiasme, de gratitude et de ferveur. Nous y avons vu de la part du Saint-Père l’accueil paternel et compréhensif d’un vœu qui nous était très cher, et le souci particulier de l’Évêque de Rome pour nos Églises, en tant que Pasteur Suprême de l’Église Catholique. Nous avions déjà senti cette attention spéciale dans plusieurs occasions, et fréquemment dans les discours et les homélies de Sa Sainteté. Nous l’avons touchée tout particulièrement dans ses Voyages Apostoliques en Turquie (2006), puis en Jordanie, Israël et Palestine (2009), et tout récemment à Chypre (2010). Mais la présence actuelle du Saint-Père au milieu de nous vient nous apporter l’amour, la solidarité, la prière et le soutien du Successeur de Pierre, du Saint-Siège et de toute l’Église.
Aussitôt après que le Saint-Père annonça l’évènement, le 19 septembre 2009, la Secrétairerie Générale du Synode des Évêques avec le Conseil pré-synodal pour le Moyen-Orient prépara tout d’abord le texte des Lineamenta puis celui de l’Instrumentum laboris. Celui-ci se base en premier lieu sur l’Écriture Sainte, et se réfère principalement aux documents du Concile Œcuménique Vatican II, au Code des Canons des Églises Orientales, et au Code de Droit Canonique. Une attention spéciale est accordée aussi aux dix Lettres Pastorales du Conseil des Patriarches Catholiques d’Orient. Je crois que ce travail fut mené à bonne fin, malgré la hâte imposée par le très peu de temps disponible.
Je considère utile d’indiquer les points suivants à approfondir lors de nos travaux, en référence à l’Instrumentum laboris.

A. BUT DU SYNODE (3-6)

Le double objectif du Synode fut bien perçu et apprécié par nos Églises :

1) Confirmer et renforcer les chrétiens dans leur identité, grâce à la Parole de Dieu et aux Sacrements.
2) Raviver la communion ecclésiale entre les Églises sui iuris, afin qu’elles puissent offrir un témoignage de vie authentique et efficace. Dans notre contexte de vie, la dimension œcuménique, le dialogue interreligieux, et l’aspect missionnaire font partie intégrante de ce témoignage.

Le document insiste sur la nécessité et l’importance que les Pères Synodaux fournissent aux chrétiens de nos pays les raisons de leur présence, pour les confirmer dans leur mission d’être et de rester des témoins authentiques du Christ ressuscité dans chacun de leurs pays. Au milieu des conditions de vie parfois très difficiles, mais aussi promettantes, ils sont l’icône visible du Christ, l’incarnation vivante de Son Église, et le canal actuel de l’action de l’Esprit Saint.

B. RÉFLEXION GUIDÉE PAR l’ÉCRITURE SAINTE (7-12)

Nous nous sentons fiers d’appartenir à des terres où des hommes inspirés par l’Esprit Saint ont écrit les Saints Livres dans quelques-unes nos langues. Mais ceci nous impose aussi des obligations exigeantes. L’Écriture Sainte doit être l’âme de notre vie religieuse et de notre témoignage, et ceci communautairement ainsi qu’individuellement. La sainte Liturgie constitue le centre et le point culminant de notre vie ecclésiale. Nous y célébrons et écoutons régulièrement la Parole de Dieu. À la lumière de la Sainte Bible, lue, priée et méditée en Église, en petit groupe, aussi bien que personnellement, nous devons chercher et trouver les réponses au sens de notre présence, de notre communion et de notre témoignage, adaptées au contexte et aux défis des circonstances toujours nouvelles.
Le document attire l’attention sur l’insuffisance de répondre à la grande soif qu’ont nos fidèles de la Parole de Dieu, de sa compréhension et de son implantation dans leurs cœurs et dans leurs vies. Des initiatives adaptées et suffisantes devraient être pensées, lancées, encouragées et soutenues, en utilisant aussi les médias modernes. Les personnes qui, en vertu de leur vocation, sont en contact plus direct avec la Parole de Dieu, sont tenues à un engagement de témoignage et d’intercession pour le peuple de Dieu. La mémorisation de textes est toujours efficace et fructueuse.
« L’histoire du Salut » est à mettre en évidence dans l’exégèse et la présentation du sens des Écritures. Elle révèle l’unique plan divin qui se réalise dans le temps, dans un lien étroit entre l’Ancien et le Nouveau Testament, et trouve son centre et son sommet dans le Christ. Étant le Livre de la communauté chrétienne, le texte biblique ne peut être correctement interprété qu’en son sein. La Tradition et l’enseignement de l’Église, surtout dans nos pays d’Orient, sont donc une référence incontournable de la compréhension et de l’interprétation de la Bible.
La Parole de Dieu est la source de la théologie, de la morale, de la spiritualité et de la vitalité apostolique et missionnaire. Elle illumine la vie, la transforme, la guide et l’affermit. Quelques personnes ignorantes ou malintentionnées utilisent la Bible comme livre de recettes ou de pratiques superstitieuses. À nous d’éduquer nos fidèles à ne pas y donner crédit. La Parole de Dieu illumine aussi les choix communautaires et personnels, pour répondre aux défis de la vie, inspirer le dialogue œcuménique et interreligieux, et orienter l’engagement politique. Elle devrait donc être la référence des chrétiens dans l’éducation et le témoignage. Elle aidera ainsi les hommes de bonne volonté à trouver des pistes à leur recherche de Dieu.

I. L’ÉGLISE CATHOLIQUE AU MOYEN-ORIENT

A. SITUATION DES CHRÉTIENS AU MOYEN-ORIENT

1. Bref regard historique : unité dans la multiplicité (13-18)

La connaissance de l’histoire du christianisme au Moyen-Orient est importante pour nous-mêmes, ainsi que pour le reste du monde chrétien. Sur ces terres Dieu a choisi et guidé les Patriarches, Moïse et le peuple de l’Ancienne Alliance. Il a parlé à travers des Prophètes, des juges, des rois, et des femmes de foi. En la plénitude des temps, Jésus-Christ, le Sauveur, s’y incarna, vécut, choisit et forma ses disciples, et y accomplit son œuvre de salut. L’Église de Jérusalem, née le jour de la Pentecôte, fut la source de toutes les Églises particulières, qui continuèrent et continuent à travers le temps l’œuvre du Christ, par l’action de l’Esprit Saint, sous la guide du Pape, successeur de Pierre.
Après des petits conflits au début de sa marche, l’Église connut des divisions successives aux Conciles d’Éphèse (431), et de Chalcédoine (451). Ainsi naquirent l’«Église apostolique assyrienne d’Orient», et les «Églises orthodoxes orientales» : copte, syriaque et arménienne. Au XI ème siècle, il y eut la grande scission entre Constantinople et Rome. Ces divisions ont eu lieu autour de questions théologiques, mais les motifs politico-culturels ont joué le rôle principal. Les études historiques et théologiques ont la charge de mieux illustrer ces périodes et évènements tragiques, pour aider au dialogue œcuménique.
Fruits amers du passé, toutes ces divisions existent aujourd’hui encore dans nos pays. Grâce à Dieu que l’Esprit travaille les Églises pour que se réalise la prière du Christ : « Qu’ils soient un en nous, eux aussi, afin que le monde croie que tu m’as envoyé » (Jn 17, 21).

2. Apostolicité et vocation missionnaire (19-23)

Nos Églises, bénies par la présence du Christ et des Apôtres, ont été le berceau du christianisme et des premières générations chrétiennes. C’est pourquoi elles ont la vocation propre d’y maintenir vive la mémoire des origines, de renforcer la foi de ses fidèles, et de vivifier en eux l’esprit de l’Évangile, pour qu’il guide leur vie et leurs rapports avec les autres, chrétiens et non chrétiens.
D’origine apostolique, nos Églises ont à leur tour la mission particulière de coopérer à l’annonce de l’Évangile. L’étude de l’histoire missionnaire de nos Églises aiderait à stimuler cet élan évangélique, qui avait caractérisé nos origines. « L’être missionnaire » est un devoir gratuit qui s’impose à nous, en tant qu’Églises enracinées dans les origines, et en raison de notre patrimoine si riche et si varié. Ce que nous avons reçu, nous avons à en faire bénéficier ceux qui en sont privés. Nos Églises doivent s’appliquer à vivifier en elles l’élan évangélique missionnaire.
Cette ouverture à l’action de l’Esprit nous aidera à partager avec nos très nombreux concitoyens la richesse de l’amour et la lumière de l’espérance qui sont en nous (cf. Rm 5, 5). De fait « Nous sommes, au milieu de la société où nous vivons, un signe de la présence de Dieu dans notre monde. Cela nous invite à être ‘avec’, ‘dans’, et ‘pour’ la société où nous vivons. C’est une requête essentielle de notre foi, de notre vocation et de notre mission ».[1] « L’Église ne se mesure pas statistiquement par des chiffres, mais par la conscience vive que ses fils ont de leur vocation et de leur mission ».[2]
Pour assurer l’avenir de nos Communautés, les Pasteurs doivent accorder une attention spéciale à la pastorale des vocations, par des moyens adaptés et efficaces, surtout auprès des jeunes et des familles. Grâce à Dieu, nos Églises ont des vocations, mais quelques diocèses ou éparchies en manquent sérieusement. Peut-être devons nous commencer à vivre « l’être missionnaire » entre nos éparchies/diocèses, et entre nos Églises de la région. L’exemple de prêtres, de religieux et de religieuses, pieux, heureux, épanouis et unis, est le meilleur moyen d’attirer les jeunes à la consécration totale à Dieu. Ce Synode pourrait être l’occasion de réviser le style, les méthodes et les programmes dans les séminaires et les maisons de formation.
La coordination et l’entraide entre les congrégations, les ordres religieux et les Évêques, aide à susciter des vocations. Il faudra trouver aussi des moyens appropriés pour soutenir et renforcer les congrégations et les instituts de vie consacrée. La vie contemplative doit être encouragée là où elle existe. Par la prière, nous pouvons préparer le terrain à l’action de l’Esprit pour la susciter là où elle n’existe pas. Les Ordres existant dans nos pays pourraient prendre l’initiative d’établir des communautés dans d’autres lieux ou pays de la région.

3. Rôle des chrétiens dans la société, malgré leur petit nombre (24-31)

Nos sociétés, malgré leurs différences, ont des caractéristiques communes : l’attachement à la tradition, le mode de vie traditionnelle, le confessionnalisme et la différentiation sur la base de la religion. Ces facteurs peuvent rapprocher et unifier, mais aussi écarter et diviser. Les chrétiens sont dans leurs pays des «citoyens natifs», membres de plein droit de leur communauté civile. Ils sont chez eux, et souvent de très longue date. Leur présence et leur participation à la vie du pays sont une richesse précieuse, à protéger et à maintenir. Une laïcité positive permettrait à l’Église de donner un apport efficace et fructueux, et aiderait à renforcer la citoyenneté de tous les membres du pays, sur la base de l’égalité et de la démocratie.
Dans son action pastorale, culturelle et sociale, l’Église a besoin de plus et de mieux utiliser la technologie et les moyens modernes de communication. Des cadres spécialisés sont à former dans ce but. Les chrétiens orientaux doivent s’engager pour le bien commun, dans tous ses aspects, comme ils l’ont toujours fait. Ils peuvent aider à créer des conditions sociales qui favorisent le développement de la personnalité et de la société, en collaboration avec les efforts des autorités politiques. Malgré qu’ils soient des faibles minorités, leur dynamisme est rayonnant et apprécié. Ils ont besoin d’être soutenus et encouragés à maintenir cette attitude, même dans les circonstances difficiles. L’affermissement de leur vie de foi, ainsi que du lien social et de la solidarité entre eux les aideraient beaucoup, sans repli sur soi dans une attitude de ghetto.
Par la présentation de la Doctrine sociale de l’Église, nos communautés offrent un apport valable pour la construction de la société. La promotion de la famille et la défense de la vie devraient occuper une place principale dans l’enseignement, et la mission de nos Églises. L’éducation est un domaine privilégié de notre action et un investissement majeur. Dans la mesure du possible, nos écoles pourraient aider davantage les moins favorisés. Par ses activités sociales, sanitaires, et caritatives, accessibles à tous les membres de la société, elles collaborent visiblement au bien commun. Ceci est possible grâce à la générosité des Églises locales, et la charité de l’Église universelle. Pour assurer sa crédibilité évangélique, l’Église doit prendre les moyens pour garantir la transparence dans la gestion de l’argent, en distinguant clairement ce qui lui appartient et ce qui est propre au personnel de l’Église. Des structures appropriées sont requises en vue de cela.

B.LES DÉFIS AUXQUELS SONT CONFRONTÉS LES CHRÉTIENS

1. Les conflits politiques dans la région (32-35)

Les situations politico-sociales de nos pays ont leur répercussion directe sur les chrétiens, qui en sentent plus fortement les conséquences négatives. Dans les Territoires Palestiniens la vie est très difficile, et parfois insoutenable. La position des chrétiens arabes est très délicate. Tout en condamnant la violence d’où elle vient, et en appelant à une solution juste et durable du conflit israélo-palestinien, nous exprimons notre solidarité avec le peuple palestinien, dont la situation actuelle favorise le fondamentalisme. L’écoute de la voix des chrétiens du lieu pourra mieux aider à comprendre la situation. Le statut de Jérusalem devrait tenir compte de son importance pour les trois religions : chrétienne, musulmane et juive.
Il est regrettable que la politique mondiale ne tienne pas suffisamment compte de la tragique situation des chrétiens de l’Irak, qui sont la principale victime de la guerre et de ses suites. Au Liban, une majeure unité entre les chrétiens aiderait à assurer une majeure stabilité dans le pays. En Égypte, les Églises gagneraient beaucoup à coordonner leurs efforts en vue d’affermir leurs fidèles dans la foi, et de réaliser des œuvres communes pour le bien du pays. Selon les possibilités disponibles dans chaque pays, les chrétiens ont à favoriser la démocratie, la justice et la paix, et la laïcité positive dans la distinction entre religion et État, et le respect de chaque religion. Une attitude d’engagement positif dans la société est la réponse constructive et pour la société et pour l’Église.

2. Liberté de religion et de conscience (36-40)

Les droits humains sont la base qui garantit le bien de la personne humaine intégrale, critère de tout système politique. Ceci découle de l’ordre de la création elle-même. Celui qui ne respecte pas la créature de Dieu selon l’ordre établi par Lui, ne respecte pas le Créateur. La promotion des droits humains ont besoin de paix, justice et stabilité.
La liberté religieuse est une composante essentielle des droits de l’homme. La liberté de culte n’est qu’un aspect de la liberté religieuse. Dans la plupart de nos pays, elle est garantie par les constitutions. Mais même là, dans quelques pays, certaines lois ou pratiques en limitent l’application. L’autre aspect est la liberté de conscience, basée sur le libre choix de la personne. Son absence entrave le choix libre de ceux qui auraient voulu adhérer à l’Évangile, qui craignent aussi des mesures de vexation pour eux-mêmes et pour leurs familles. Elle ne peut exister et se développer que dans la mesure de la croissance du respect des droits de l’homme dans leur totalité et leur intégralité.
L’éducation dans ce sens est un apport précieux au progrès culturel du pays, pour plus de justice et d’égalité devant le droit. L’Église catholique condamne fermement tout prosélytisme. Il serait bon de discuter sereinement ces questions dans les structures et les instances de dialogue, principalement à l’intérieur de chaque pays. Les nombreux instituts d’éducation dont disposent nos Églises sont un moyen privilégié pour favoriser cette éducation. Les centres hospitaliers et de services sociaux constituent eux aussi un témoignage éloquent de l’amour du prochain, sans distinction ni discrimination aucune. La valorisation des journées, des évènements et des célébrations locales et internationales dédiés à ces thèmes, aident à diffuser et à renforcer cette culture. Les mass-médias sont à utiliser pour propager cet esprit.

3. Les chrétiens et l’évolution de l’Islam contemporain (41-42)

À partir des années 1970, nous constatons dans la région la montée de l’Islam politique, qui comprend différents courants religieux. Il affecte la situation des chrétiens, surtout dans le monde arabe. Il veut imposer un mode de vie islamique à tous les citoyens, quelques fois par la violence. Il constitue donc une menace pour tous, et nous devons ensemble affronter ces courants extrémistes.

4. L’émigration (43-48)

L’émigration au Moyen-Orient commença vers la fin du XIXème siècle, pour des causes politiques et économiques. Les conflits religieux ont été déterminants dans quelques périodes tragiques. Actuellement l’émigration s’est accentuée dans nos pays. Les causes principales sont le conflit israélo-palestinien, la guerre de l’Irak, les situations politiques et économiques, la montée du fondamentalisme musulman, et la restriction des libertés et de l’égalité. Les jeunes, les personnes instruites, et les gens aisés, sont les plus nombreux à partir, privant l’Église et le pays des ressources les plus valables.
Il revient aux responsables politiques d’affermir la paix, la démocratie et le développement, pour favoriser un climat de stabilité et de confiance. Les chrétiens, avec toutes les personnes de bonne volonté, sont appelés à s’engager positivement à la réalisation de cet objectif. Une plus grande sensibilisation des Instances internationales au devoir de contribuer au développement de nos pays aiderait beaucoup dans cette ligne. Les Églises particulières d’Occident pourraient avoir leur influence bénéfique et efficace dans cette action. Les Pasteurs devraient rendre les fidèles plus conscients de leur rôle historique. Ils sont porteurs du message du Christ à leur pays, même dans les difficultés et les persécutions. Leur absence effectuerait gravement l’avenir. Il est important d’éviter tout discours défaitiste, ou d’encourager l’émigration comme option préférentielle.
D’autre part, l’émigration constitue un soutien notable aux pays et aux Églises. L’Église du pays d’origine doit trouver les moyens de maintenir des liens étroits avec ses fidèles émigrés, et assurer leur assistance spirituelle. Il est indispensable d’assurer la Liturgie, dans leur rite, aux fidèles des Églises orientales qui se trouvent dans un territoire latin. La liquidation des propriétés dans la patrie est fortement regrettable. La conservation ou l’acquisition de biens fonciers encouragerait à y retourner. Les communautés de la Diaspora ont le rôle d’encourager et de consolider la présence chrétienne en Orient, en vue de renforcer son témoignage et de soutenir ses causes, pour le bien du pays. Une pastorale appropriée doit prendre soin de l’émigration à l’intérieur du pays.

5. L’immigration chrétienne internationale au Moyen-Orient (49-50)

Les pays du Moyen-Orient connaissent un nouveau phénomène important : l’accueil de très nombreux travailleurs immigrés Africains et Asiatiques, dont la majorité sont des femmes. Souvent ils sont affrontés à des situations d’injustice et d’abus, et d’infractions aux lois et aux conventions internationales. Nos Églises doivent faire un effort plus important pour les aider, par l’accueil et par l’accompagnement religieux et social. Ils ont besoin d’une pastorale appropriée, dans une action coordonnée entre les Évêques, les Congrégations religieuses, et les Organisations sociales et de bienfaisance.

C. RÉPONSES DES CHRÉTIENS DANS LEUR VIE QUOTIDIENNE (51-53)

Le témoignage chrétien à tous les niveaux est la réponse principale dans les circonstances où ils vivent. Dès les origines, la vie monastique y occupe une place importante. La vie contemplative orante a aussi sa mission d’intercession pour l’Église et la société.
Le perfectionnement du témoignage chrétien, en suivant toujours plus Jésus-Christ, est une exigence requise à tous les niveaux : clergé ; Ordres, Congrégations, Instituts et Sociétés de vie apostolique ; aussi bien que laïcs, selon la vocation propre à chacun. La formation du clergé et des fidèles, les homélies, et la catéchèse doivent approfondir et renforcer le sens de la foi, et la conscience du rôle et de la mission dans la société, comme traduction et témoignage de cette foi. Un renouveau ecclésial est à réaliser : conversion et purification, approfondissement spirituel, détermination des priorités de la vie et de la mission.
Un effort spécial doit être accordé à découvrir et à former les ‘cadres’ nécessaires à tous les niveaux. Ils doivent être un modèle de témoignage, pour soutenir et encourager leurs frères et sœurs surtout dans les temps difficiles. Il est opportun aussi de former des cadres pour la présentation du Christianisme, soit aux chrétiens peu en contact avec l’Église ou loin d’elle, soit aux non-chrétiens. La qualité des cadres est plus importante que le nombre. La formation permanente est indispensable. Une attention particulière doit être accordée aux jeunes, force du présent et espérance de l’avenir. Les chrétiens doivent être encouragés à s’engager dans les institutions publiques pour la construction de la cité.

II. LA COMMUNION ECCLÉSIALE

La diversité dans l’Église Catholique, loin de nuire à son unité, la met en valeur. Le mystère de la Sainte Trinité est le fondement de la communion chrétienne. L’Église est mystère et sacrement de communion. L’amour est au centre de cette réalité : « Voici mon commandement: aimez-vous les uns les autres comme je vous ai aimés » (Jn 15, 12). Confrontés continuellement aux défis du pluralisme, nous sommes appelés à une conversion constante pour passer de la mentalité du confessionnalisme à un sens authentique d’Église.

A. COMMUNION DANS L’ÉGLISE CATHOLIQUE ET ENTRE LES DIVERSES ÉGLISES (55-56)

Les signes principaux qui manifestent la communion dans l’Église catholique sont : le Baptême, l’Eucharistie, et la communion avec l’Évêque de Rome, Coryphée des Apôtres (hâmat ar-Rusul). Le C.C.E.O. réglemente les aspects canoniques de cette communion, accompagnée et assistée par la Congrégation pour les Églises Orientales et les divers Dicastères romains.
Entre les Églises catholiques au Moyen-Orient, la communion est manifestée par le Conseil des Patriarches Catholiques d’Orient (C.P.C.O.). Leurs lettres pastorales sont des documents de grande valeur et de grande actualité. Dans chaque pays, la communion est renforcée par l’Assemblée des Patriarches et des Évêques ou par la Conférence épiscopale. Dans un esprit de fraternité et de coopération, elle étudie les problèmes communs, donne des directives pour affermir le témoignage chrétien, et coordonne les actions pastorales. Il est souhaitable qu’une Assemblée régionale rassemble l’Épiscopat du Moyen-Orient, à un rythme périodique à déterminer par le Conseil des Patriarches Catholiques d’Orient. Même si les Églises sui iuris sont ouvertes à tous les fidèles catholiques, il faut cependant soigneusement éviter de les éloigner de leur Église d’origine.
Il est opportun de souligner aussi les relations entre nos Églises d’Orient et l’Église de la tradition latine (« Église d’Occident »). Nous avons besoin les uns des autres. Nous avons besoin de leur prière, de leur solidarité, et de leur longue et riche expérience spirituelle, théologique et culturelle. Eux aussi ont besoin de nos prières, de notre exemple de fidélité à notre riche et varié patrimoine des origines, et à notre unité dans la variété et la multiplicité. « Le trésor antique et vivant des traditions des Églises orientales enrichit l’Église universelle, et ne devrait jamais être compris comme des réalités à préserver seulement »[3] La communion entre Églises ne signifie point uniformité, mais amour réciproque et échange de dons.

B. COMMUNION ENTRE ÉVÊQUYES, CLERGÉ ET FIDÈLES (57-62)

Dans une même Église, la communion se réalise sur le modèle de la communion avec l’Église universelle et l’Évêque de Rome. Dans l’Église Patriarcale, elle s’exprime par le Synode des Évêques autour du Patriarche, Père et Chef de son Église. Dans l’Éparchie, elle se fait autour de l’Évêque, qui doit veiller à l’harmonie de l’ensemble. Des structures de travail d’ensemble et de coordination pastorale aideront à renforcer la communion. Elle ne peut se réaliser que sur la base des moyens spirituels, notamment la prière, l'Eucharistie, et la Parole de Dieu. Les Pasteurs, les personnes consacrées, les animateurs et responsables diocésains et paroissiaux, ont la lourde responsabilité d’être exemple et modèle pour les autres. Ce Synode nous donne l’occasion d’une sérieuse révision de vie, en vue d’une conversion effective. Son thème est éclairé par le modèle de la communauté chrétienne primitive : « La multitude des croyants n’avaient qu’un cœur et qu’une âme ».
La participation des fidèles laïcs à la vie et à la mission de l’Église est un postulat indispensable de la communion. Les structures apparentes peuvent masquer une passivité, ou un rôle purement exécutif. Les laïcs devraient effectivement participer dans la réflexion, la décision et l’exécution. En union avec les Pasteurs, leurs initiatives pastorales valables et positives sont à encourager, ainsi que leur engagement dans la société. La place et le rôle de la femme, religieuse et laïque, dans l’Église sont à valoriser et à élargir. Les Conseils pastoraux, paroissiaux, diocésains, et nationaux, doivent être valorisés. Les Associations et Mouvements internationaux doivent davantage s’adapter à la mentalité, aux traditions, à la culture et à la langue de l’Église et du pays qui les accueillent, et œuvrer en étroite coordination avec l’Évêque du lieu. L’intégration dans la tradition orientale est grandement recommandable. Ceci s’applique aussi aux Congrégations religieuses d’origine occidentale.

III. LE TÉMOIGNAGE CHRÉTIEN

A. TÉMOIGNER DANS L’ÉGLISE : LA CATÉCHÈSE

1. Une catéchèse pour aujourd’hui, par des fidèles bien préparés (62-64)

Être chrétiens signifie être témoins du Christ, vivifiés et guidés par l’Esprit Saint. L’Église existe pour rendre témoignage à son Seigneur. C’est son annonce principale. Ce témoignage se transmet à travers l’exemple, les œuvres, et la catéchèse, surtout l’initiation à la foi et aux sacrements. Elle doit s’adresser à tous les groupes d’âge, les enfants, les jeunes et les adultes. Après une bonne préparation, des jeunes peuvent être de bons catéchistes pour les autres jeunes. Des parents bien préparés participeront à l’activité catéchétique dans la famille et dans la paroisse. Les écoles catholiques, les associations et les mouvements apostoliques sont des lieux privilégiés pour l’enseignement de la foi.
La présence et l’assistance d’un directeur spirituel auprès des jeunes, et des autres groupes d’âge, sont une aide précieuse à la formation religieuse, favorisant l’application de la foi à la vie concrète. Dans les paroisses, les institutions éducatives et culturelles, la formation religieuse aura une place opportune, et tiendra compte des véritables problèmes et défis actuels. Il faudra assurer une bonne formation des éducateurs de la foi. Sans le témoignage de leur vie, l’action des catéchistes restera stérile. Ils sont avant tout des témoins de l’Évangile. La catéchèse doit aussi promouvoir les valeurs morales et sociales, le respect de l’autre, la culture de la paix et de la non-violence, ainsi que l’engagement pour la justice et l’environnement. La Doctrine Sociale de l’Église, peu présente, est partie intégrante de la formation de la foi.

2. Méthodes de catéchèse (65-69)

L’action catéchétique ne peut pas se limiter aujourd’hui à la seule transmission orale. Les moyens actifs sont indispensables. Les enfants et les jeunes aiment l’action en groupes : liturgiques, sportifs, chorales, scouts, et autres. Ils seraient à former là où ils n’existent pas. Mais il faut se garder qu’elles ne se transforment en simple activité sociale, privée d’espace pour la formation de la foi.
Les nouveaux médias sont très efficaces pour annoncer l’Évangile et en témoigner. Nos Églises ont besoin de personnes spécialisées dans ces domaines. Peut-être pourrions-nous aider les plus doués à s’y former, et les engager ensuite dans ce travail. Au Liban, «La Voix de la Charité» (Sawt al-Mahabba), et surtout TéléLumière/Noursat, rendent un grand service aux chrétiens de notre région, et arrivent aux autres continents. D’autres pays ont entrepris des initiatives semblables. Tous ont besoin de soutien et d’encouragement.
La catéchèse doit prendre en considération le contexte conflictuel des pays de la région. Elle doit affermir les fidèles dans la foi, et les former à vivre le commandement de l’amour, et à être artisans de paix, de justice et de pardon. L’engagement dans la vie publique est un devoir qu’imposent le témoignage et la mission d’édifier le Royaume de Dieu. Tout ceci requiert la formation à dépasser le confessionnalisme, le sectarisme, et les hostilités internes, pour voir le visage de Dieu dans chaque personne, et collaborer ensemble à construire un avenir de paix, de stabilité et de bien-être.

B. UNE LITURGIE RENOUVELÉE ET FIDÈLE À LA TRADITION (70-75)

La liturgie « est le sommet vers lequel tend l’action de l’Église, et en même temps la source d’où découle toute sa vertu ».[4] Dans nos Églises orientales, la Divine Liturgie est au centre de la vie religieuse. Elle joue un rôle important à garder l’identité chrétienne, à renforcer l’appartenance à l’Église, à vivifier la vie de foi, et à susciter l’attention de ceux qui sont loin, et même de ceux qui ne croient pas. Elle constitue donc une annonce et un témoignage importants d’une Église qui prie, et non seulement qui agit.
Le renouvellement de la liturgie est beaucoup désiré. Tout en restant enraciné dans la tradition, il tiendra compte de la sensibilité moderne, et des besoins spirituels et pastoraux actuels. Une commission d’experts est nécessaire pour un travail de réforme liturgique. Il s’avère aussi nécessaire d’adapter les textes liturgiques dans les célébrations des enfants et des jeunes, en s’inspirant toujours du patrimoine propre. Un groupe interdisciplinaire d’experts est nécessaire pour ce travail. Le renouvellement liturgique est demandé aussi pour les prières dévotionnelles. Dans tout ce travail d’adaptation et de réforme, il faudra tenir compte de la dimension œcuménique. L’épineux problème de la communicatio in sacris nécessite une étude spéciale.

C. L’ŒCUMÉNISME (76-84)

« Qu’ils soient un … afin que le monde croit » (Jn 17, 21). Cette prière du Christ doit être continuée par Ses disciples en tout temps. La division des chrétiens s’oppose à la volonté du Christ, constitue un scandale, et fait obstacle à l’annonce et au témoignage. La mission et l’œcuménisme sont étroitement liés. Les Églises catholiques et orthodoxes ont beaucoup en commun, au point que les Papes Paul VI, Jean-Paul II et Benoît XVI parlent de ‘communion à peu près complète’. Ceci est à mettre en relief plus que les différences. Le Baptême est le fondement des rapports avec les autres Églises et Communautés ecclésiales, rendant possibles et nécessaires de nombreuses actions et initiatives communes. L’enseignement religieux doit englober expressément l’œcuménisme. Toute action ou publication offensive ou troublante devrait être soigneusement évitée.
Un effort sincère est nécessaire pour surmonter les préjugés, mieux se comprendre, et viser la plénitude de communion dans la foi, les sacrements et le service hiérarchique. Ce dialogue se déroule à plusieurs niveaux. Au niveau officiel, le Saint-Siège entreprend des initiatives avec toutes les Églises d’Orient. Les Églises orientales catholiques y sont représentées. Une forme nouvelle d’exercice de la primauté, sans renoncement à l’essentiel de la mission de l’Évêque de Rome, est à trouver.[5] Il est souhaitable d’établir des commissions locales de dialogue œcuménique. L’étude de l’histoire des Églises orientales catholiques, tout comme celle de l’Église de tradition latine, permettrait de clarifier le contexte, la mentalité, et les perspectives liées à leur naissance.
L’action œcuménique nécessite des comportements adéquats : la prière, la conversion, la sanctification, et l’échange réciproque des dons, dans un esprit de respect, d’amitié, de charité mutuelle, de solidarité et de collaboration. Ces attitudes sont à cultiver et à encourager, par l’enseignement et les différents médias. Le dialogue est un moyen essentiel de l’œcuménisme. Il requiert une attitude positive de compréhension, d’écoute, et d’ouverture à l’autre. Ceci aidera à surmonter les méfiances, et à travailler ensemble pour développer les valeurs religieuses, et collaborer aux projets d’utilité sociale. Les problèmes communs doivent être abordés ensemble.
Nous avons à renforcer aussi les initiatives et les structures qui expriment et soutiennent l’unité, comme le Conseil des Églises du Moyen-Orient, et la Semaine de prière pour l’unité des chrétien. La ‘purification de la mémoire’ est un pas important dans la recherche de la pleine unité. La collaboration et la coopération dans les études bibliques, théologiques, patristiques et culturelles, favorisent l’esprit de dialogue. Une action commune pourrait avoir lieu pour la formation d’experts en médias dans les langues locales. Dans l’annonce et la mission, on évitera soigneusement tout prosélytisme, et tout moyen opposé à l’Évangile. Un effort est à faire pour l’unification des fêtes de Noël et de Pâques.

D. RAPPORTS AVEC LE JUDAÏSME

1. Vatican II : Fondement théologique du lien avec le judaïsme (85-87)

La déclaration ‘Nostra aetate’ du Concile Vatican II traite spécifiquement du rapport entre l’Église et les religions non chrétiennes. Le judaïsme y occupe une place de choix. Ce document s’inscrit dans le contexte de deux constitutions dogmatiques : la ‘Lumen gentium’ sur l’Église, et la ‘Dei Verbum’ sur la révélation. La première affirme que le Peuple de l’Ancien Testament reçut les alliances et les promesses, et que le Christ est issu, selon la chair, de ce peuple, qui continue dans celui de la Nouvelle Alliance, et énonce les préfigurations vétérotestamentaires de l’Église. La seconde constitution considère l’Ancien Testament comme une préparation à l’Évangile, et une partie intégrante de l’histoire du Salut.

2. Magistère actuel de l’Église (88-89)

Sur la base de ces principes théologiques, des initiatives de dialogue ont eu lieu, au niveau du Saint-Siège et des Églises locales. Le conflit israélo-palestinien a ses répercussions sur les rapports entre Chrétiens et Juifs. A plusieurs reprises, le Saint-Siège a clairement exprimé sa position, surtout à l’occasion de la visite de S.S. le Pape Benoît XVI en Terre Sainte en 2009.
Aux Palestiniens, Il affirmé leur droit à une patrie souveraine, sûre et en paix avec ses voisins, à l’intérieur de frontières reconnues internationalement.[6] Puis à Jérusalem , on a même déclaré « La ville est appelée la mère de tous les hommes. Une mère peut avoir de nombreux enfants, qu’elle doit rassembler et non pas diviser ».[7] Aux Israéliens, il a souhaité que les deux peuples puissent vivre en paix, chacun dans sa patrie, avec des frontières sûres, internationalement reconnues.[8] Au chef de l’État d’Israël, il a dit « la question de la sécurité durable repose sur la confiance, elle s’alimente aux sources de la justice et de la probité, et elle est scellée par la conversion des cœurs ».[9]

3. Désir et difficulté du dialogue avec le judaïsme (90-94)

Nos Églises refusent l’antisémitisme et l’antijudaïsme. Les difficultés des rapports entre les peuples arabes et le peuple juif sont plutôt dues à la situation politique conflictuelle. Nous distinguons entre la réalité religieuse et la réalité politique. Les chrétiens ont la mission d’être des artisans de réconciliation et de paix, basées sur la justice pour les deux parties. Des initiatives pastorales locales de dialogue avec le judaïsme ont lieu, par exemple la prière en commun principalement à partir des Psaumes, et la lecture et la méditation de textes bibliques.
Ceci crée de bonnes dispositions, pour invoquer ensemble la paix, la réconciliation, le pardon mutuel, et les bons rapports. Un problème surgit quand on soumet certains versets de la Bible à des interprétations tendancieuses, justifiant ou favorisant la violence. La lecture de l’Ancien Testament, et l’approfondissement des traditions du judaïsme aident à mieux connaître la religion juive. Elles offrent un terrain commun d’études sérieuses, et aident à mieux connaître le Nouveau Testament et les Traditions orientales. D’autres possibilités de collaboration se présentent dans la réalité actuelle.

E. RAPPORTS AVEC LES MUSULMANS (95-99)

La Déclaration ‘Nostra aetate’ du Concile Vatican II pose aussi le fondement des rapports de l’Église catholique avec les musulmans. On y lit : « L’Église regarde aussi avec estime les musulmans qui adorent le Dieu un, vivant et subsistant, miséricordieux et tout-puissant, créateur du ciel et de la terre, qui a parlé aux hommes ».[10] Après le Concile, de nombreuses rencontres ont eu lieu entre les représentants des deux religions. Au début de son pontificat, le Pape Benoît XVI déclara : « Le dialogue interreligieux et interculturel entre chrétiens et musulmans ne peut pas se réduire à un choix passager. C'est en effet une nécessité vitale, dont dépend en grande partie notre avenir ».[11]
Plus tard le Saint-Père visita la Mosquée Bleue d’Istanbul, Turquie (30.05.2006), et celle de Al-Hussein Bin Talal à Amman, Jordanie (11.05.2009). Le Conseil Pontifical pour le Dialogue Interreligieux entretient des rencontres de dialogue d’importance capitale. On recommande la création de commissions locales de dialogue interreligieux. Il est nécessaire de donner la première place au dialogue de vie, qui offre l’exemple d’un témoignage silencieux éloquent, et qui parfois est l’unique moyen de proclamer le Royaume de Dieu. Seuls les chrétiens qui offrent un témoignage de foi authentique, sont qualifiés pour un dialogue interreligieux crédible. Nous avons besoin d’éduquer nos fidèles au dialogue.
Les raisons de tisser des rapports entre chrétiens et musulmans sont multiples. Tous sont concitoyens, partagent la même langue et la même culture, ainsi que les joies et les souffrances. En outre, les chrétiens ont la mission de vivre comme témoins du Christ dans leurs sociétés. Dès sa naissance, l’Islam trouva des racines communes avec le Christianisme et le Judaïsme, comme le Saint-Père le mentionna.[12] La littérature arabo-chrétienne doit être mise davantage en valeur.
L’Islam n’est pas uniforme, il présente une diversité confessionnelle, culturelle et idéologique. Des difficultés dans les relations entre chrétiens et musulmans surgissent du fait qu’en général les musulmans ne distinguent pas entre religion et politique. D’où le malaise des chrétiens de se sentir en situation de non-citoyens, bien qu’ils soient chez eux dans leurs pays bien avant l’Islam. Nous avons besoin d’une reconnaissance, qui passe de la tolérance à la justice et à l’égalité, basées sur la citoyenneté, la liberté religieuse et les droits de l’homme. C’est la base et le garant d’une bonne coexistence.
Les chrétiens tiendront à s’enraciner toujours mieux dans leurs sociétés, et à ne pas céder à la tentation du repli sur soi en tant que minorité. Ils ont à travailler ensemble pour la promotion de la justice, la paix, la liberté, les droits de l’homme, l’environnement, et les valeurs de la vie et de la famille. Les problématiques socio-politiques sont à aborder, non comme des droits à réclamer pour les chrétiens, mais comme des droits universels, que les chrétiens et les musulmans défendent ensemble pour le bien de tous. Nous avons à sortir de la logique de défense des droits des chrétiens, pour nous engager pour le bien de tous. Les jeunes auront à cœur d’entreprendre des actions communes dans ces perspectives.
Il est nécessaire de purifier les livres scolaires de tout préjugé sur l’autre, et de toute offense ou défiguration. On cherchera plutôt de comprendre le point de vue de l’autre, tout en respectant les croyances et les pratiques différentes. On mettra en valeur les espaces communs, notamment au niveau spirituel et moral. La Sainte Vierge Marie est un point de rencontre de grande importance. La récente déclaration de l’Annonciation comme fête nationale au Liban est un exemple encourageant. La religion est constructrice d’unité et d’harmonie, et une expression de communion entre les personnes et avec Dieu.

F. LE TÉMOIGNAGE DANS LA CITÉ (100-117)

Tous les citoyens de nos pays doivent affronter ensemble deux défis principaux : la paix et la violence. Les situations de guerres et de conflits que nous vivons génèrent la violence et sont exploitées par le terrorisme mondial. L’Occident est identifié avec le Christianisme, et on attribue les choix de ses États à l’Église. Tandis qu’aujourd’hui ses gouvernements sont laïcs, et de plus en plus opposés aux principes de la foi chrétienne. Il est important d’expliquer cette réalité, et le sens d’une laïcité positive, qui distingue le politique du religieux.
Dans ce contexte, le chrétien a le devoir et la mission de présenter et de vivre les valeurs évangéliques. Il doit aussi apporter la parole de vérité (qawl al-haqq) devant les injustices et la violence. La pédagogie de la paix est la seule réaliste, car la violence n’a porté qu’échecs et désastres. Être artisans de paix exige beaucoup de courage. La prière pour la paix est indispensable, car elle est avant tout un don de Dieu.

1. Ambiguïté de la modernité (103-105)

Dans nos sociétés, l’influence de la modernisation, de la globalisation et du laïcisme ont leur répercussion sur nos chrétiens. Toutes nos sociétés sont envahies par la modernité, surtout par les chaînes mondiales de la TV et l’internet. Elle apporte de nouvelles valeurs, mais en fait perdre d’autres. Elle est une réalité ambiguë. D’une part, elle attire par ses promesses du bien-être, de la libération des traditions, de l’égalité, de la défense des droits de l’homme, et de la protection des faibles. D’autre part, beaucoup de musulmans y voient un visage athée et immoral, une invasion de cultures troublantes et menaçantes, à tel point que certains la combattent de toutes leurs forces.
Pour les chrétiens aussi, la modernité constitue un risque, et apporte la menace du matérialisme, de l’athéisme pratique, du relativisme et de l’indifférentisme, menaçant nos familles, nos sociétés, et nos Églises. Dans nos instituts d’éducation, ainsi que par les médias, nous avons à former des personnes capables de discernement, pour ne choisir que le meilleur. Il nous faut rappeler la place de Dieu dans la vie personnelle, familiale, ecclésiale et civile, et prier davantage.

2. Musulmans et chrétiens doivent parcourir ensemble le chemin commun (106-110)

De là le devoir que nous avons tous, musulmans et chrétiens, comme citoyens, d’agir ensemble pour le bien commun. En outre, les chrétiens sont motivés aussi par leur mission de contribuer à édifier une société plus conforme aux valeurs de l’Évangile, surtout la justice, la paix et l’amour. En cela nous suivront l’exemple et les traces des générations de chrétiens, qui ont joué un rôle essentiel dans la construction de leurs sociétés. Beaucoup ont été des pionniers de la renaissance de la culture et de la nation arabe. Aujourd’hui aussi, malgré leur nombre limité, leur rôle est reconnu et apprécié, surtout dans les domaines de l’éducation, la culture, et la promotion sociale. Il faudra encourager nos laïcs à s’engager toujours plus dans la société.
L’égalité des citoyens est affirmée dans toutes les Constitutions. Mais, dans les États à majorité musulmane, à part quelques exceptions, l’Islam est la religion d’État, et la sharia est la source principale de la législation. Dans quelques pays ou parties de pays, elle est appliquée à tous les citoyens. Pour le statut personnel, quelques pays accordent aux non musulmans des statuts particuliers, et reconnaissent leurs tribunaux dans ce domaine. D’autres confient aux tribunaux ordinaires l’application des statuts particuliers des non musulmans. La liberté de culte est reconnue, mais pas la liberté de conscience. Avec l’intégrisme montant, les attaques contre les chrétiens augmentent.

G. CONTRIBUTION SPÉCIFIQUE ET IRREMPLAÇABLE DU CHRÉTIEN (111-117)

La contribution spécifique du chrétien à sa société est irremplaçable. Par son témoignage et son action, il l’enrichit des valeurs que le Christ a apportées à l’humanité. Beaucoup de ces valeurs sont communs avec ceux des musulmans, d’où la possibilité et l’intérêt de les promouvoir ensemble. La catéchèse doit former des croyants qui soient des citoyens actifs. L’engagement social et politique dépourvu des valeurs de l’Évangile est un contre-témoignage.
Au milieu du conflit israélo-palestinien, le chrétien peut et doit apporter sa contribution spécifique pour la justice et la paix, dénonçant toute violence, encouragent le dialogue, et appelant à la réconciliation, basée sur le pardon réciproque par la force de l’Esprit Saint. C’est l’unique voie pour créer une réalité nouvelle. L’apport chrétien peut encourager les responsables politiques à s’y décider. Le chrétien a aussi la mission de soutenir ceux qui souffrent à cause des situations conflictuelles, et les aider à ouvrir leur cœur à l’action de l’Esprit.
L’application de ces principes varie selon la situation de chaque pays. Il est primordial d’éduquer les chrétiens à contribuer au bien commun, comme un devoir sacré. Ils travailleront avec les autres pour la paix, le développement, et l’harmonie des relations. Ils s’efforceront de promouvoir la liberté, la responsabilité, et la citoyenneté, pour que le sujet soit respecté pour lui-même, et non en fonction de son appartenance confessionnelle ou sociale. Ils exigeront aussi, avec des moyens pacifiques, la reconnaissance et le respect de leurs droits.
L’amour gratuit pour l’homme est notre plus important témoignage dans la société. Nous l’exprimons et le vivons dans nos instituts éducatifs, médicaux, sociaux, et caritatifs, par l’accueil et le service accordés à tout le monde sans distinction. Le service des autres est l’élément marqueur de notre identité de chrétiens, et non l’appartenance confessionnelle. Notre tâche primordiale est de vivre la foi, laisser parler nos actions, vivre la vérité, et la proclamer dans la charité, avec courage, et pratiquer la solidarité dans nos institutions. Nous devons vivre une foi adulte, non superficielle, soutenue et vivifiée par la prière. Notre crédibilité exige la concorde au sein de l’Église, la promotion de l’unité parmi les chrétiens, une vie religieuse convaincue et traduite dans la vie. Ce témoignage éloquent demande une éducation et un accompagnement permanents, avec les enfants, les jeunes, et les adultes.

CONCLUSION

QUEL AVENIR POUR LES CHRÉTIENS DU MOYEN-ORIENT ?
« NE CRAINS PAS, PETIT TROUPEAU! »

A. QUEL AVENIR POUR LES CHRÉTIENS DU MOYEN-ORIENT ? (118-119)

Les contextes actuels sont source de difficultés et de soucis. Animés par l’Esprit Saint et guidés par l’Évangile, nous les affrontons dans l’espérance, et la confiance filiale dans la Divine Providence. Nous sommes aujourd’hui un ‘petit reste’, mais notre comportement et notre témoignage peuvent faire de nous une présence qui compte. Les conflits et les problèmes locaux, ainsi que la politique internationale, ont généré dans la région le déséquilibre, la violence, et la fuite vers d’autres terres. C’est un motif majeur d’assumer notre vocation et notre mission de témoignage, au service de la société.
Face à la tentation du découragement, nous devons nous souvenir que nous sommes des disciples du Christ ressuscité, vainqueur du péché et de la mort. Il nous répète : « Ne crains pas petit troupeau » (Lc 12, 32). Par Lui, avec Lui, et pour Lui, nous avons un avenir ! À nous de le prendre en main, en collaboration avec les hommes de bonne volonté, pour la vitalité de nos Églises, et la croissance de nos pays, dans la justice, la paix et l’égalité. « Ce n’est pas un esprit de peur que Dieu nous a donné, mais un esprit de force, d’amour et de maîtrise de soi » (2 Tim 1, 7). Nous sommes guidés par notre foi en la vocation que le Seigneur nous a confiée, sachant que Lui-même est engagé avec nous, pour être des artisans de paix, et créer une culture de paix et d’amour.

B. L’ESPÉRANCE (120-123)

Le Christ, né dans la Terre Sainte, a apporté la seule vraie espérance à l’humanité. Depuis lors elle a animé et soutenu les personnes et les peuples souffrants. Elle reste source de foi, de charité et de joie, même au milieu des difficultés et des défis, pour former des témoins du Christ ressuscité, présent au milieu de nous. Avec Lui et par Lui, nous pouvons porter nos croix et nos souffrances. Elle nous donne aussi la force d’être « coopérateurs de Dieu » (1 Cor 3, 9), pour contribuer à la construction du Royaume de Dieu sur terre. Ainsi nous préparerons un avenir meilleur pour les générations futures.
Ceci exige de nous plus de foi, plus de communion, et plus d’amour. Nos Églises ont besoin de croyants-témoins, tant au niveau des Pasteurs, qu’au niveau des fidèles. L’annonce de la Bonne Nouvelle ne peut être fructueuse que si les évêques, les prêtres, les religieux, le religieuses et les laïcs sont enflammés de l’amour du Christ, et embrasés du zèle de le faire connaître et aimer. Nous avons confiance que ce Synode ne sera pas seulement un évènement passager, mais qu’il permettra réellement à l’Esprit de faire bouger nos Églises.
Aux chrétiens de Terre Sainte, le Saint-Père Benoît XVI adressa ces paroles à Jérusalem, le 12 mai 2009: « Vous êtes appelés à servir, non seulement comme une lumière-témoin de foi, mais aussi comme un levain d’harmonie, de sagesse et d’équilibre, dans la vie d’une société qui traditionnellement a été pluraliste, multiethnique, et plurireligieuse, et qui continuera à l’être … ici, il y a de la place à tous ».[13]

Implorons la Sainte Vierge Marie, si honorée et si aimée dans nos Églises, de former nos cœurs à l’exemple du cœur de son Fils, Jésus. Et accueillons son invitation : « Tout ce qu’Il vous dira, faites-le » (Jn 2, 5).

NOTES:

[1] Lettre des patriarches Catholiques d’Orient, 1992
[2] Lettre des patriarches Catholiques d’Orient, 1991
[3] Benoît XVI, Discours avec les consacrés et les mouvements ecclésiaux, Amman, 09.05.2009
[4] Concile Œcuménique Vatican II, Const. sur la Sainte Liturgie ‘Sacrosanctum Concilium’, 10
[5] Cf. Jean-Paul II, Lettre Encyclique ‘Ut unum sint’, 20.05.1995, 95
[6] Cf. Benoît XV I, Cérémonie de bienvenue à Bethléem, 13.05.09
[7] Custodie de Terre-Sainte, Commentaire sur la Messe dans la Vallée de Josaphat à Jérusalem, 12.05.2009
[8] Cf. Benoît XVI, Discours à l’aéroport de Tel Aviv, 11.05.2009
[9] Benoît XVI, Discours au Président d’Israël, 11.05.2009
[10] Concile Œcuménique Vatican II, Déclaration Nostra aetate, 3
[11] Benoît XVI, Rencontre avec des représentants de communautés musulmanes, Cologne, 20.08.2005
[12] Cf. Benoît XVI, Entretien aux journalistes au cours du vol,08.05.2009
[13] Cf. Benoît XVI, Discours aux chrétiens de Terre Sainte, Jérusalem 12.05.2009

[00002-03.08] [NNNNN] [Texte original: français]

AVVISI

- CONFERENZA STAMPA
- “BRIEFING”
- “POOL”
- BOLLETTINO SYNODUS EPISCOPORUM
- COPERTURA TV IN DIRETTA
- NOTIZIARIO TELEFONICO
- ORARIO DI APERTURA DELLA SALA STAMPA DELLA SANTA SEDE

CONFERENZA STAMPA

La prima Conferenza Stampa sui lavori sinodali (con la traduzione simultanea in italiano, inglese, francese e arabo) si terrà nell’Aula Giovanni Paolo II della Sala Stampa della Santa Sede oggi, lunedì 11 ottobre 2010, alle ore 12.45 orientativamente. Interverranno:
- S. B. Antonios NAGUIB, Patriarca di Alessandria dei Copti (REPUBBLICA ARABA D’EGITTO), Relatore Generale
- S. E. R. Mons. Béchara RAÏ, O.M.M., Vescovo di Jbeil dei Maroniti
- Rev. P. Federico LOMBARDI, S.I., Direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Segretario ex-ufficio della Commissione per l’Informazione (CITTÀ DEL VATICANO)


Le successive Conferenze Stampa si terranno:
- Lunedì 18 ottobre 2010 (dopo la Relatio post disceptationem)
- Sabato 23 ottobre 2010 (dopo il Nuntius e l’Elenchus finalis propositionum)

I Signori operatori audiovisivi (cameramen e tecnici) e fotoreporter sono pregati di rivolgersi per il permesso di accesso al Pontificio Consiglio per le Comunicazioni Sociali.

“BRIEFING”

Per una più efficace informazione sui lavori sinodali sono stati organizzati per i Signori giornalisti accreditati 4 gruppi linguistici.

Qui di seguito sono riportati per ogni gruppo linguistico il luogo del “Briefing” e il nome dell’Addetto Stampa:

Gruppo linguistico italiano
Addetto Stampa: Rev. Mons. Giorgio COSTANTINO
Luogo: Sala dei giornalisti, Sala Stampa della Santa Sede

Gruppo linguistico inglese
Addetto Stampa: Dott.ssa Tracey Alicia McCLURE
Luogo: Aula Giovanni Paolo II, Sala Stampa della Santa Sede
Gruppo linguistico francese
Addetto Stampa: Sig.ra Romilda FERRAUTO
Luogo: Sala “Blu” 1° Piano, Sala Stampa della Santa Sede

Gruppo linguistico arabo
Addetto Stampa: Rev. P. Jean MOUHANNA, O.M.M.
Luogo: Sala delle telecomunicazioni, Sala Stampa della Santa Sede

Nei seguenti giorni gli Addetti Stampa terranno i “Briefing” orientativamente alle ore 13.30:
- Martedì 12 ottobre 2010
- Mercoledì 13 ottobre 2010
- Giovedì 14 ottobre 2010
- Venerdì 15 ottobre 2010
- Sabato 16 ottobre 2010
- Martedì 19 ottobre 2010
- Giovedì 21 ottobre 2010
- Venerdì 22 ottobre 2010

Qualche volta gli Addetti stampa potranno essere accompagnati da un Padre sinodale o da un Esperto.

I nominativi dei partecipanti ed eventuali cambiamenti alle date e all’orario di cui sopra saranno comunicati appena possibile.

“POOL”

Si prevedono “pool” di giornalisti accreditati per accedere all’Aula del Sinodo, in linea di massima per la preghiera di apertura delle Congregazioni Generali antemeridiane, nei giorni seguenti:
- Martedì 12 ottobre 2010
- Giovedì 14 ottobre 2010
- Venerdì 15 ottobre 2010
- Sabato 16 ottobre 2010
- Lunedì 18 ottobre 2010
- Giovedì 21 ottobre 2010
- Sabato 23 ottobre 2010

Nell’Ufficio Informazioni e Accreditamenti della Sala Stampa della Santa Sede (all’ingresso, a destra) saranno messe a disposizione dei redattori le liste d’iscrizione ai “pool”.

Per i “pool” i fotoreporter e gli operatori TV sono pregati di rivolgersi al Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali.

I partecipanti ai “pool” sono pregati di trovarsi alle ore 08.30 nel Settore Stampa, allestito all’esterno di fronte all’ingresso dell’Aula Paolo VI, da dove saranno accompagnati da un officiale della Sala Stampa della Santa Sede (per i redattori) e del Pontificio Consiglio per le Comunicazioni Sociali (per i fotoreporter e troupe TV). È richiesto un abbigliamento confacente la circostanza.

BOLLETTINO SYNODUS EPISCOPORUM

Il Bollettino informativo della Commissione per l’informazione dell’Assemblea Speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei Vescovi, dal titolo Synodus Episcoporum, pubblicato dalla Sala Stampa della Santa Sede, uscirà in 6 edizioni linguistiche (plurilingue, italiana, inglese, francese, spagnola e araba), con 2 numeri al giorno (antimeridiano e pomeridiano) o secondo necessità.

Il numero antimeridiano uscirà a conclusione della Congregazione Generale del mattino e il numero pomeridiano uscirà il mattino seguente.

La distribuzione ai Signori giornalisti accreditati si effettuerà nella Sala dei giornalisti della Sala Stampa della Santa Sede.

L’edizione plurilingue riporterà i riassunti degli interventi dei Padri sinodali preparati da loro stessi, nelle lingue in cui saranno consegnati per la pubblicazione. Le altre 5 edizioni riporteranno la versione rispettivamente in italiano, inglese, francese, spagnolo e arabo.

Il terzo numero del Bollettino conterrà l’Omelia del Santo Padre durante la Solenne Concelebrazione Eucaristica di apertura del mattino di domenica 10 ottobre 2010 (sarà a disposizione dei Signori giornalisti accreditati all’apertura della Sala Stampa della Santa Sede, sotto embargo).

Il quarto numero del Bollettino conterrà le relazioni che saranno presentate nella Prima Congregazione Generale del mattino di lunedì 11 ottobre 2010 (che sarà anche trasmessa in diretta TV nella Sala Stampa della Santa Sede).

COPERTURA TV IN DIRETTA

Saranno trasmesse in diretta sui monitor nella Sala delle telecomunicazioni, nella Sala dei giornalisti e nell’Aula Giovanni Paolo II della Sala Stampa della Santa Sede:
- Domenica 17 ottobre 2010 (ore 10.00): Solenne Concelebrazione Eucaristica con Canonizzazione (Piazza San Pietro)
- Lunedì 18 ottobre 2010 (ore 09.00): Parte della Congregazione Generale in cui viene svolta la Relatio post disceptationem
- Domenica 24 ottobre 2010 (ore 09.30): Solenne Concelebrazione della Santa Messa a conclusione del Sinodo (Basilica di San Pietro)

NOTIZIARIO TELEFONICO

Durante il periodo sinodale sarà in funzione un notiziario telefonico:
- +39-06-698.19 con il Bollettino ordinario della Sala Stampa della Santa Sede;
- +39-06-698.84051 con il Bollettino del Sinodo dei Vescovi, antimeridiano;
- +39-06-698.84877 con il Bollettino del Sinodo dei Vescovi, pomeridiano.

ORARIO DI APERTURA DELLA SALA STAMPA DELLA SANTA SEDE

La Sala Stampa della Santa Sede, in occasione dell’Assemblea Speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei Vescovi resterà aperta dall’8 al 24 ottobre 2010 secondo il seguente orario:
- Da lunedì 11 ottobre a sabato 16 ottobre: ore 09.00 - 16.00
- Domenica 17 ottobre (Santa Messa con Canonizzazione): ore 09.00 - 13.00
- Da lunedì 18 ottobre a sabato 23 ottobre: ore 09.00 - 16.00
- Domenica 24 ottobre (Santa Messa di chiusura): ore 09.00 - 13.00

Il personale dell’Ufficio informazioni e accreditamento sarà a disposizione (nell’ingresso a destra):
- Lunedì-Venerdì: ore 09.00-15.00
- Sabato: ore 09.00-14.00

Eventuali cambiamenti saranno comunicati appena possibile, tramite annuncio nella bacheca della Sala dei giornalisti nella Sala Stampa della Santa Sede, nel Bollettino informativo della Commissione per l’informazione dell’Assemblea Speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei Vescovi e nell’area Comunicazioni di servizio del sito Internet della Santa Sede.


Avviso ai lettori

Regole ortografiche applicate per i testi in arabo

Si avvisa che per i testi in arabo sono state applicate le seguenti regole ortografiche.

Per quanto riguarda l’uso delle sigle degli Ordini religiosi: l’uso delle sigle degli Ordini religiosi in arabo presenta alcune complicazioni e quindi per il Bollettino - che non è una pubblicazione ufficiale, ma uno strumento di lavoro ad uso giornalistico - è stata scelta la soluzione meno faticosa e più semplice. Nel lavoro accademico non si usa indicare le appartenenze a Ordini religiosi, ma questa soluzione non è stata ritenuta opportuna per il Bollettino. La soluzione sarebbe stata indicare i nomi degli Ordini religiosi per intero, ma questa prassi si sarebbe discostata molto dalle altre edizioni linguistiche. Quindi, per l’Edizione araba è stato deciso di sostituire le sigle degli Ordini religiosi con il nome di uso comune (gesuiti, salesiani, francescani, ecc.).

Per quanto riguarda i nomi e i titoli dei Partecipanti: per i nomi non arabi dei Partecipanti la Redazione del Bollettino ha seguito il consueto metodo di traslitterazione secondo la pronuncia. Per i nomi originali in arabo dei Partecipanti, in assenza della versione araba dell’Elenco dei partecipanti, è stata fatta una ricerca sistematica a cura della Redazione del Bollettino. Per circa il 5 % dei nomi arabi, di cui non è stato possibile rintracciare in tempo il nome originale in arabo, è stato deciso di effettuare comunque la re-traslitterazione in caratteri arabi a partire dall’Elenco dei partecipanti consegnato in versione plurilingue con caratteri romani, per conservare l’uniformità ortografica dell’Edizione araba.
In assenza della dicitura araba, tutti i titoli di tutti i partecipanti sono stati traslitterati (o re-traslitterati), anche qui con un certo margine di errore.

Errata corrige

Nel caso venissero riscontrati degli errori, si prega gli interessati di voler segnalare alla Redazione del Bollettino i nomi e/o i titoli errati e la corretta ortografia araba, via E-mail a:
fungogenerale@pressva-fungo.va
Lo stesso indirizzo E-mail potrà essere usato anche per segnalare degli errori riguardanti tutto il contenuto del Bollettino.
 

 
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  [Plurilingue, Arabo, Francese, Inglese, Italiano, Spagnolo]

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